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ITALO SVEVO italiano, Schemi e mappe concettuali di Italiano

ITALO SVEVO italiano sintesi utile per la maturità - voto 89

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 10/10/2023

mauri-hwn
mauri-hwn 🇮🇹

23 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica ITALO SVEVO italiano e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! ITALO SVEVO VITA 19 dicembre 1861 – Italo Svevo nasce a Trieste da un’agiata famiglia borghese di origine ebraica. Il suo vero nome è Aron Hector Schimtz (dopo vari pseudonimi, nel 1892 adotterà definitivamente quello di Italo Svevo, in cui confluiscono le sue due culture, quella italiana e quella tedesca). 1873-1880 – il padre, commerciante in vetrami, figlio di un funzionario imperiale austriaco, lo indirizzò verso la carriera commerciale: Italo fu mandato, insieme a due fratelli, in un collegio in Germania, dove studiò materie utili all’attività commerciale e s’impadronì perfettamente del tedesco, dedicandosi anche ad appassionate letture. Tornato in Italia completa gli studi commerciali a Trieste presso l’Istituto Superiore di Commercio. Si dedica allo studio della letteratura italiana e francese. Inizia a collaborare col giornale triestino “L’Indipendente”, di orientamento liberal-nazionale e irredentista. Le difficoltà economiche del padre, in seguito ad un investimento industriale sbagliato, lo costringono a lavorare come impiegato nella sede triestina della Banca Union di Vienna. Da tale sterile lavoro trova sollievo frequentando, di notte, la Biblioteca Civica di Trieste e cominciando a comporre testi drammatici e prime bozze narrative. 1892 – pubblica il suo primo romanzo, Una vita: rifiutato da Treves col titolo Un inetto, fu stampato da Svevo a proprie spese presso l’editore Vram (fu un insuccesso). 1895-1898 – al funerale della madre, incontra una cugina, Livia Veneziani, che diventerà sua moglie (1896) → questo matrimonio segnerà una svolta nella vita di Svevo: i Veneziani erano facoltosi industriali (il suocero aveva inventato la formula chimica della vernice antiruggine sottomarina e la sua fabbrica era ben inserita nel mercato internazionale) → Svevo abbandona l’impiego alla banca ed entra nella ditta dei suoceri = accede al mondo dell’alta borghesia e compie, per lavoro, numerosi viaggi in Francia ed Inghilterra. viene pubblicato, prima a puntate su “L’Indipendente”, poi in un volume unico a sue spese, il secondo romanzo Senilità → insuccesso: dichiara di abbandonare la letteratura, ma continua a scrivere novelle, drammi, racconti, articoli, lettere e abbozzi di saggi. 1906 – conosce lo scrittore irlandese James Joyce, dal quale prende lezioni d’inglese e che diventerà un suo stretto amico. 1910– entra in contatto con la psicoanalisi e con il pensiero di Freud: • era attivo a Trieste un medico, Edoardo Weiss, allievo di Freud; • il cognato, Bruno Veneziani, si reca a Vienna per essere curato da Freud; • traduce un testo di Freud, Sul sogno. 1919-1925 – allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, la fabbrica di vernici fu requisita dalle autorità austriache, quindi Svevo, libero da ogni incombenza pratica, poté riprendere l’attività letteraria → elabora il suo terzo romanzo, La coscienza di Zeno, che fu un altro insuccesso. Esasperato, invia il libro a Joyce, che si trovava a Parigi, per averne un parere: Joyce, riconosciutone lo straordinario valore, fa recensire l’opera ad alcuni suoi amici intellettuali, che favoriranno la diffusione del romanzo presso il pubblico francese ed europeo. In Italia rimase intorno a lui un alone di diffidenza e disinteresse, solo il giovane poeta Eugenio Montale gli dedicherà un ampio saggio che segnerà la consacrazione dello scrittore anche in patria. 1926-1927 – scoppia il “caso Svevo”: fama e viaggi che stimolano ulteriormente la sua scrittura (progetta un quarto romanzo, Il vecchione, compone una serie di racconti e testi teatrali). 13 settembre 1928 – muore dopo un incidente automobilistico. LA POETICA Svevo fu uno scrittore completamente differente dai suoi predecessori, egli era infatti prima un impiegato e poi un imprenditore e la sua formazione fu prettamente commerciale. Si approcciò alla letteratura e alla filosofia da autodidatta, compiendo studi differenti: lesse i filosofi Schopenhauer, Nietzsche, Darwin, Marx (da cui fu talmente influenzato da simpatizzare per il socialismo) e Freud (Svevo non apprezzò la psicoanalisi come terapia, fu sempre diffidente e critico, la ritenne un semplice strumento di scavo interiore), i grandi romanzieri realisti (Bazac e Stendhal) e naturalisti francesi (Zola), gli umoristi inglesi (Dickens) e gli scrittori russi (Dostoievskij). Svevo non usò asetticamente tutte queste conoscenze ma in modo critico, come strumenti conoscitivi affinché fornissero risposte alle sue personali esigenze. Importante fu anche l’amicizia con Joyce, che gli consentì di rafforzare la fiducia in se stesso e nelle proprie capacità scrittorie. Egli riteneva che i poeti non avessero più certezze o valori da comunicare, ma potessero parlare dell’unica cosa che in parte conoscevano ossia la propria vita interiore → la letteratura diventa solo un modo per conoscersi meglio, essa è un fatto privato, non ha più nulla a che fare con l’arte. Tematiche – ricordo: è la parte più intima di ciascuno, è adatta all’introspezione e consente di muoversi nel tempo; malattia-inettitudine: la letteratura ritrae la vita, ma questa è malata → bisogna usare la letteratura per vivere di meno e quindi essere meno malati. Stile – realismo; per molto tempo la critica ha sostenuto che Svevo “scrivesse male”. Egli infatti rifiuta lo stile aulico, prediligendo uno asciutto, modellato sulla sintassi tedesca ed il dialetto triestino. Questa lingua in realtà è efficacissima nel riprodurre il modo di esprimersi dei suoi personaggi. OPERE • Una vita - Pubblicata a spese dell’autore nel 1892. - Il titolo originale doveva essere Un inetto (modificato in seguito al rifiuto dell’editore di pubblicare un’opera con un titolo così poco accattivante) → il romanzo suscitò scarsissimo interesse. - Trama: racconta la sconfitta esistenziale di Alfonso Nitti, un giovane che abbandona il paese e la madre per andare a lavorare a Trieste, dopo che il padre morendo li ha lasciati in profonde ristrettezze economiche. Si impiega presso la banca Maller, un lavoro che trova arido e mortificante. Riesce a trovare sollievo solo nella biblioteca comunale, dove si abbandona ad intense letture ed ai suoi sogni di gloria letteraria. L’occasione di riscatto gli giunge in seguito all’invito a casa del direttore di banca, il signor Maller. Qui conosce Macario, un giovane brillante e sicuro di sé, in cui rivede una sorta di modello, e la figlia di Maller, Annetta, la quale ha anch’essa ambizioni letterarie e sceglie Alfonso come collaboratore per la stesura di un romanzo. Alfonso, pur senza amare Annetta, la seduce e si unisce a lei, ed avrebbe avuto la possibilità di cambiare la sua vita sposando la giovane, ma colto da un’inspiegabile paura, fugge da Trieste e ritorna nella casa materna. Qui trova la madre gravemente malata e, una volta morta, torna a Trieste, credendosi pronto ad unirsi con Annetta, ma scopre che quest’ultima si è fidanzata con Macario: invaso da una folle gelosia, ferito dal disprezzo e dall’odio che lo circonda nella banca, di cui dice non curarsi, e declassato nella gerarchia lavorativa, decide di affrontare direttamente Maller, il quale mal intende le sue parole credendole ricatti. Si susseguono una serie di errori e fraintendimenti che nevrosi (in realtà è la proiezione della sua inettitudine) e ne attribuisce la causa alla sua dipendenza dal fumo, da cui tenta costantemente ed inutilmente di liberarsi → nella sua mente la guarigione dal vizio del fumo significherebbe l’avvio verso una riscossa fisica e sociale. Tale dipendenza, a cui Zeno collega intollerabili sensi di colpa, ha una genesi inconscia nell’ostilità che il protagonista prova nei confronti del padre (comincia a fumare rubando un sigaro che il genitore aveva dimenticato acceso). Negli anni giovanili ha condotto una vita oziosa, passando da una facoltà all’altra senza mai laurearsi e senza mai seriamente dedicarsi ad un’attività. Ciò delude il ricco padre, che non ha mai avuto la minima stima del figlio, infatti, morendo lo consegna alla tutela del suo amministratore, il signor Olivi, decretando la sua insanabile immaturità. Inoltre, prima di spirare, lo schiaffeggia → Zeno resta nel dubbio angoscioso se il gesto sia frutto dell’incosciente agonia o di una deliberata intenzione punitiva → cerca disperatamente di costruirsi giustificazioni che pacifichino la sua coscienza e gli dimostrino di esser privo di qualsiasi colpa (nel suo inconscio Zeno desiderava la morte paterna). Perso il padre, Zeno va alla disperata ricerca di una figura autoritaria a cui appoggiarsi e la trova in Giovanni Malfenti, uomo d’affari, abile e sicuro di sé, del quale decide di sposare una figlia. Sceglie la più bella, Ada, ma il suo fare goffo gli aliena completamente l’affetto della donna. Respinto si rivolge alla figlia più giovane, Alberta, ma anch’essa lo rifiuta. È quindi costretto a sposare la figlia più brutta, Augusta, la quale però è quella più adatta a rivestire tale ruolo, in quanto amorevole e materna. Alla moglie affianca una giovane amante, Carla, una ragazza povera che egli finge di proteggere. Il rapporto però è reso difficoltoso dai sensi di colpa di Zeno verso la moglie, fino a quando Carla non lo abbandona per un uomo più giovane. Desideroso di entrare nella normalità borghese, di diventare anch’egli un vero uomo d’affari, decide di fondare con Guido (marito di Ada e individuo sicuro di sé – riveste il ruolo del rivale, del sano) un’associazione commerciale. Nei confronti del cognato Zeno mostra fortissime ambivalenze: ostenta un affetto fraterno che in realtà maschera una profonda gelosia, che si tradisce clamorosamente ai funerali di Guido → purtroppo il cognato morirà involontariamente suicida per un cattivo affare (finge di volersi uccidere per convincere la moglie Ada ad aiutarlo economicamente con la propria dote, ma muore per davvero) e Zeno, a causa di un lapsus, invece di recarsi al suo funerale, sbaglierà corteo. Nell’ultimo capitolo, Zeno ormai anziano si ribella alla diagnosi del dottor S., il quale ha riconosciuto un classico caso di complesso edipico, ed afferma di essere perfettamente guarito, come testimoniano i successi commerciali ottenuti durante la guerra, che lo hanno trasformato da inetto in un abile e di successo uomo d’affari → in realtà non è guarito, in quanto è la vita stessa ad essere malata sin dalle radici. Il romanzo termina in chiave apocalittica, con una riflessione sull’uomo costruttore di ordigni che finiranno per portare ad una catastrofe cosmica. - Zeno Cosini: è un inetto, nevrotico, ironico, bugiardo ed ambiguo: - è malato ma la sua malattia è la vita - va in cura dal dottor S. ma non crede nella psicoanalisi - è un inetto ma alla fine ha successo negli affari - ama suo padre ma nel contempo lo odia - sposa una donna che non vorrebbe ma il matrimonio si rivela felice - ama sua moglie ma ha un’amante - odia il cognato Guido ma lo aiuta negli affari - vuole smettere di fumare ma non ci riesce - curioso e interessato alla vita ma non prende nulla sul serio - smaschera le bugie della borghesia ma si integra nella vita borghese - tutta la sua narrazione è un gigantesco tentativo di giustificazione ma si tratta di autoinganni determinati da processi profondi e inconsapevoli (l’agire di Zeno è sempre il prodotto di impulsi inconsci) Man mano che scrive, scopre di essere davvero malato e che tale malattia riguarda la vita (è la vita stessa ad essere malata). Anche le persone che lui riteneva sane, in realtà, sono degli ottusi conformisti che rimangono cristallizzati nella loro forma rigida. Zeno, invece, in quanto inetto è disponibile alla trasformazione e alla sperimentazione di varie forme dell’esistenza, è un essere in divenire che può ancora evolversi → l’inettitudine non è più un marchio d’inferiorità, che condanna all’inadattabilità al mondo e alla sconfitta, ma diviene una condizione aperta, disponibile allo sviluppo, anche positivo. Grazie all’ironia Zeno acquista un distacco che gli consente di sorridere di tutto e di vivere con maggiore serenità. - Tempo: gli eventi non sono presentati nella loro successione storica, ma si mescolano in due tempi: 1. il tempo presente del racconto che si svolge nel giro di due anni; 2. il tempo passato del ricordo: ripercorre circa sei anni, non ricostruisce la vita secondo un ordine logico, ma la interpreta e la giudica alla luce del presente. - Narrazione: Zeno racconta tutto in prima persona + ciò che dice è alquanto inattendibile + non ci sono più punti di riferimento stabili + non interviene nessun narratore esterno a smascherare le menzogne. - Zeno rimane un inetto, ma grazie alla terapia ha imparato a guardarsi dentro = è il simbolo della crisi di certezze del primo Novecento. • Confronto Temi Una vita Senilità La coscienza di Zeno Narratore Voce esterna critica + punto di vista inattendibile del protagonista Monologo ironico ed inattendibile del protagonista Tempo Tempo lineare Tempo misto Protagonista Alfonso: piccolo borghese con aspirazioni letterarie Emilio: piccolo borghese con un passato da romanziere Zeno: giovane immaturo dell’alta borghesia, scrive per imposizione del dottore Oggetto del desiderio Annetta Angiolina Ada, Alberta, Augusta e Carla Rivale Macario: giovane sicuro di sé che sposerà Annetta Stefano Balli: artista dalla personalità dominante, di cui si innamorerà Angiolina Guido: disinvolto e sicuro di sé, marito di Ada ma morirà suicida per un dissesto finanziario Figura paterna Maller: uomo di successo e datore di lavoro Stefano Balli: esempio da imitare Il padre di Zeno, commerciante facoltoso; Giovanni Malfenti, uomo d’affari; il dottor S., psicoanalista di Zeno Inettitudine Malattia della volontà: non riescono a concretizzare i loro sogni Malattia della vita Conclusione Alfonso si suicida Emilio sopravvive nel ricordo Zeno si reputa guarito → le conclusioni dei tre romanzi si configurano come un percorso formativo, un’evoluzione psicologica. • Il vecchione - Svevo comincia a lavorare ad un quarto romanzo nella primavera del 1928. - Tema: la condizione alienata del vecchio Zeno nel mondo contemporaneo (la rivalità con i giovani, il timore di sentirsi inutile, il desiderio di ringiovanire e di non arrendersi alla vecchiaia). • Altre opere Ai tre romanzi si accompagnano articoli, abbozzi di saggi, scritti autobiografici, lettere e numerosi racconti che non furono mai raccolti in una struttura organica e molti dei quali incompiuti. Questi ultimi trattano i temi della malattia, dell’inconscio, della memoria, dei sensi di colpa e sono percorsi da un sottile umorismo. Italo Svevo compose anche 13 commedie, alcune ancora in fase di progettazione. Esse sono ambientate nel mondo borghese e mettono in scena i conflitti e le profonde tensioni familiari che si celano sotto le quotidiane buone maniere.
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