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ITALO SVEVO: La coscienza di Zeno, Guide, Progetti e Ricerche di Letteratura Italiana

Si tratta di un approfondimento sulla natura psicologica del personaggio. Si definisce il personaggio che rappresenta la figura centrale per molta letteratura europea del ‘900, un uomo inetto alla vita, "malato" di una malattia morale che spegne ogni spinta all'azione e ogni impulso vitale o ideale.

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2020/2021

In vendita dal 27/06/2023

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gloria-lo-faro-2 🇮🇹

11 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica ITALO SVEVO: La coscienza di Zeno e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Italo Svevo: La coscienza di Zeno La "malattia”, che impedisce a Zeno di coincidere interamente con la sua parte di borghese, porta alla luce l'inconsistenza della pretesa "sanità" degli altri, che in quella parte vivono perfettamente soddisfatti, incrollabili nelle loro certezze. Zeno, nella sua imperfezione di «inetto», è inquieto e disponibile alle trasformazioni, a sperimentare le più varie forme dell'esistenza, mentre i "sani" sono cristallizzati in una forma rigida e immutabile. Il valore di questa mobilità, come unico, relativo antidoto a quella malattia che è la vita in quanto tale, è affermato esplicitamente da Zeno: «Già credo che in qualunque punto dell'universo ci si stabilisca si finisce coll'inquinarsi. Bisogna muoversi. La vita ha dei veleni, ma poi anche degli altri veleni che servono di contravveleni. Solo correndo si può sottrarsi ai primi e giovarsi degli altri». Proprio perché Zeno vede il mondo da questo punto di vista mobile, in divenire, può cogliere la necrosi che paralizza i sani, il «veleno» che li «inquina». Zeno finisce in tal modo per scoprire che la «salute atroce» degli altri è anch'essa «malattia», la vera malattia. La visione dell' «inetto» mette in crisi, sconvolge le nozioni contrapposte e gerarchicamente ordinate di salute e malattia, di forza e debolezza. Tutto il discorso di Zeno si sviluppa in una continua oscillazione tra malattia e salute, tra coscienza e inganno, tra narrazione e riflessione, tra bisogno degli altri e difficoltà ad instaurare con loro un rapporto, tra desiderio e aridità sentimentale. Zeno è alla ricerca di un equilibrio che gli sfugge continuamente e che è consapevole di non poter raggiungere. Svevo come Pirandello esce dalla crisi letteraria e filosofica da cui era nato il Decadentismo, con posizioni molto diverse rispetto a Pascoli e a D'Annunzio, approdando ad una visione dell'arte molto più problematica di quella del Decadentismo. Se con i poeti simbolisti e con gli stessi Pascoli e D'Annunzio era ammessa una sorta di verità, pur se non univoca e granitica ma utile a dare spiegazione dell'esistere, con Svevo e Pirandello la possibilità di arrivare a una qualsiasi verità viene negata. La realtà è multiprospettica e dinamica, in assidua evoluzione e mutazione, pertanto la verità non esiste, ma esistono tante verità possibili e l'arte non può rappresentare la realtà ma sta al lettore dare una propria interpretazione e la costruzione di un senso. La modernità della visione di Svevo sta nell'idea di fare della coscienza di un personaggio il centro del romanzo, coscienza considerata nell'ottica della psicanalisi di Freud, si tratta quindi di una coscienza problematica, contraddittoria, in cui la parte istintiva e la parte razionale si contrastano in continuazione. E' una coscienza che mente, a se stessa e agli altri, che distoglie lo sguardo dalle vere cause del proprio disagio. Si definisce il personaggio che rappresenta la figura centrale per molta letteratura europea del ‘900, un uomo inetto alla vita, "malato" di una malattia morale che spegne ogni spinta all'azione e ogni impulso vitale o ideale: Zeno Cosini trascorre la sua vita in una statica indifferenza, basata su una capacità di auto-analisi che lo porta ad un'ironia distruttiva che lo allontana da ogni rapporto diretto con la realtà. Zeno rifiuta costantemente di abbracciare la vita perché ne rimarrebbe prigioniero, svicola continuamente, l’unica salvezza è non farsi catturare dalle situazioni. La scelta di Zeno è quella di rimanere nelle pieghe della storia è quella di non essere protagonista, né nel bene né nel male.
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