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Italo Svevo: Senilità, il tema dell'inetto. Riflessioni su Zeno Cosini, Appunti di Italiano

Italo Svevo: Senilità, il tema dell'inetto. Riflessioni su Zeno Cosini

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 13/05/2022

Lorenzo032
Lorenzo032 🇮🇹

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Scarica Italo Svevo: Senilità, il tema dell'inetto. Riflessioni su Zeno Cosini e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! ITALO SVEVO: LA FIGURA DELL’INETTO; IL SECONDO ROMANZO “Senilità”; Zeno Cosini e il fumo Capitolo primo di “Senilità” Capitolo | tratto da “Senilità”, il secondo romanzo di Svevo. In questo romanzo troviamo la raffigurazione dell’inetto. Spiegazione attenta del ritratto dell’inetto e delle caratteristiche tipiche dell’inetto. L’inetto è il personaggio inadatto a vivere, dal latino, in aptus. Egli è inadatto alla vita ed è incapace di prendere delle decisioni. Questa è la parte iniziale delromanzo “Subito con le prime parole che le rivolse volle avvisarla che non intendeva compromettersi in una relazione troppo seria”. Il protagonista è quest'uomo di 35 anni che si chiama Emilio Brentani che conosce una ragazza, una giovane ragazza di nome Angiolina di estrazione sociale modesta. Egli si presenta a questa ragazza nel tentativo di conquistarla dicendole però che non intendeva compromettersi in una relazione molto seria. “Parlò cioè a un dipresso così: — T'amo molto e per il tuo bene desidero ci si metta d'accordo di andare molto cauti. — La parola era tanto prudente ch'era difficile di crederla detta per amore altrui, e un po’ più franca avrebbe dovuto suonare così: —Mi piaci molto, ma nella mia vita non potrai essere giammai più importante di un giocattolo. Ho altri doveri io, la mia carriera, la mia famiglia.” Attenzione a cosa dice ora il narratore: “La sua famiglia? Una sorella non ingombrante né fisicamente né moralmente, piccola e pallida, di qualche anno più giovane di lui, ma più vecchia per carattere o forse per destino. Dei due, era lui l’egoista, il giovane; ella viveva per lui come una madre dimentica di se stessa, ma ciò non impediva a lui di parlarne come di un altro destino importante legato al suo e che pesava sul suo, e così, sentendosi le spalle gravate di tanta responsabilità, egli traversava la vita cauto, lasciando da parte tutti i pericoli ma anche il godimento, la felicità.” Questo è il ritratto di un inetto, di una persona che ha 35 anni e che in realtà non prende nessuna decisione perla sua vita. Vive ancora con la sorella, adducendo a lei la colpa del suo non crearsi una famiglia perché lui dice che doveva badare a lei ma in realtà era la sorella che si prendeva cura di lui. Quindi queste di Emilio erano tutta una serie di menzogne, di autoinganni, che lui diceva a sé stesso pernon vivere la vita pienamente e scansare i pericoli o le sofferenze dovute eventualmente ad una relazione che magari l'avrebbe fatto soffrire... ma così Emilio si perdeva anche i piaceri della vita perché quando una persona non si mette in campo, non partecipa alla vita ma sta sempre in disparte... è vero che evita pericoli ma così facendo evita anche le occasioni di gioia e di piacere. Emilio era un uomo inadatto e incapace a vivere e che si creava degli autoinganni. Quindi quando si presenta a questa ragazza Angiolina lui dice di voler iniziare una relazione con lei... ma per lui lei sarà solo un giocattolo perché lui ha altre cose a cui pensare, ovvero la famiglia e la carriera. Main realtà la famiglia non c’era perché in realtà c'era questa sorella che era lei a doversi occupare di lui e non certo Emilio che si occupava della famiglia. “A trentacinque anni si trovava nell’anima la brama insoddisfatta di piaceri e di amore, e già l’amarezza di non averne goduto, e nel cervello una grande paura di sé stesso e della debolezza del proprio carattere, invero piuttosto sospettata che saputa per esperienza” Emilio sospettava di essere debole e quindi non faceva nulla per dimostrarsi forte, capace di vivere la vita e quindi pensava di essere incapace non tanto peresperienza ma perché lo sospettava, sospettava che lui avesse questo carattere. “La carriera di Emilio Brentani era più complicata perché intanto si componeva di due occupazioni e due scopi ben distinti. Da un impieguccio di poca importanza presso una società di assicurazioni, egli traeva giusto il denaro di cui la famigliuola abbisognava.” Attenzione all’ironia che utilizza il narratore. Il narratore dice “la famigliola” ... ma perché utilizza questo vezzeggiativo perindicare la famiglia di Brentani? Perché in realtà non c'era la famiglia... non c'era la famiglia e quindi il narratore è come se volesse ridicolizzare e ironizzare sull’autoinganno e la menzogna di Emilio. Il narratore dice “Ia famigliola” come se fosse la famiglia felice fatta da madre, padre e figli. Manon era così perché peresempiola sorella di cui il narratore parla è una persona che sarebbe ben felice di vedere il fratello fuori dal suo atteggiamento da inetto, felice di vedere suo fratello sposato. Quindi il narratore ironizza su una famiglia felice che in realtà... non esisteva. “L'altra carriera era letteraria e all'infuori di una reputazioncella” ---> ironia e sarcasmo del narratore usate per mettere in ridicolo le abitudini di questo personaggio. In genere il narratore non dovrebbe ironizzare... secondo la tecnica naturalista e la tecnica verista, il narratore non dovrebbe proprio entrare a giudicare. Confronto narratore verista/naturalista vs narratore moderno: Secondola tecnica verista/naturalista il narratore non deve proprio entrare nel giudizio ma deve narrare la vicenda come se la vicenda fosse stata sviluppata da sé. Invece in questo che è un romanzo nuovo, psicologico, lo ascriviamo nel filone dei romanzi psicologici, il narratore ha il compito di svelare tutte le menzogne e tutti gli autoinganni del protagonista e lo fa anche attraverso l’ironia ovvero con i diminutivi e i vezzeggiativi usati perridicolizzare il comportamento del protagonista. “Non gli rendeva nulla ma lo affaticava ancora meno” ---> Emilio, l’inetto, che cosa faceva? Aveva scritto un romanzo quando era più giovane e aveva ottenuto un discreto successo ma poi non aveva fatto più nulla e quindi era rimasto sugli allori costituiti da questo romanzoscritto in gioventù che però non aveva avuto successivamente lo stesso seguito e la stessa diffusione. Egli si era impiegato come assicuratore presso un’azienda e quindi viveva una vita abbastanza grigia senza nessuna aspirazione e senza nessun desiderio. “Il romanzo, stampato su carta cattiva, era ingiallito nei magazzini del libraio, ma mentre alla sua pubblicazione Emilio era stato detto soltanto una grande speranza per l’avvenire, ora veniva considerato come una specie di rispettabilità letteraria che contava nel piccolo bilancio artistico della città. La prima sentenza non era stata riformata, s'era evoluta.” Il narratore è proprio crudele perché dice che il romanzo era ingiallito neimagazzini del libraio. Di fatto Emilio non era un grandissimo scrittore, non era uno scrittore famoso... quindisi parla di menzogne e autoinganno. vedere nota “menzogne e autoinganno” sulla pagina di Classroom. “la fisionomia del protagonista (...)” Emilio è inebriato dalla figura di questa donna che aveva una forza, quella forza che lui non arriva... questo stando alla sua visione. Quindi c'è questa contrapposizione all'interno delromanzo tra la malattia di Emilio che è una malattia psicologica, non è una malattia concreta, e la salute di Angelina. “La prima pagina già ci presenta in azione il meccanismo narrativo caratteristiche del romanzo si tratta di una relazione etero diegetico che vuol dire che vuol dire eterodiegetica. Eterodiegetica: narrazione dall'esterno, una narrazione dall'esterno... cioè il narratore è un narratore esterno alla vicenda ma il narratore non si eclissa come esigerebbero le leggi del romanzo naturalistico ma al contrario interviene frequentemente a giudicare, a commentare, a smascherare alibi e menzogne del protagonista e rivela subito per esempio che tra i propositi del protagonista c'era la volontà di divertirsi semplicemente con la ragazza. In seguito smonta anche l'alibi della famiglia e della carriera precisando la vera realtà della situazione di Emilio e nel suo discorso si si può notare il valore caustico e la perfidia di alcuni diminutivi” Quindi il narratore è sarcastico ed è anche perfido quandoridicolizza la carriera e la famiglia del protagonista... infatti qui sottolinea “impieguccio di poca importanza”, “famigliuola” e “reputazioncella”. “a volte il narratore interviene (...) autoinganni” In questi romanzi precedenti, cioè “una vita” e “senilità”, precedentialla “coscienza di Zeno”, noi vediamo questo ruolo del narratore eterodiegetico, cioè esterno alla vicenda, che però esprime giudizi sui comportamenti del protagonista.... quindilo facon sarcasmo pungente e smentisce gli autoinganni e le menzogne del protagonista, mette in ridicolo anche i suoi sognivelleitari e ci presenta appunto il personaggio come un inetto che non è capace di vivere. L’inetto è uno che non vuole in realtà vivere. II narratore qui lo analizza in maniera anche Sarcastica. Ne “la coscienza di Zeno” invece che cosa succede? Succede che il narratore della storia è proprio Zeno Cosini che narra in prima personala sua storia. Nella prefazione de “La coscienza di Zeno” a parlare il Dottor S che ci dice di avervoluto pubblicare le memorie (prima la chiama novella, poi la chiama biografia, poi la chiama la memoria) di Zeno perché il Dottor S aveva invitato il paziente Zeno a scrivere un diario e il DottorS decide di pubblicarlo. Lo pubblica mettendo in evidenza però che quello che sta raccontando Zeno che non è sempre la verità ma può essere anche l'insieme di molte bugie. Quindi è ancora più complesso addentrarsi, perl lettore, in un romanzo del genere... perché noi non abbiamo un narratore eterodiegetico che è la coscienza razionale di Emilio che ci dice la verità su come stannole cose. Infatti siamo noi a dover interpretare, a doverfarci un'idea e capire se effettivamente Zeno sta dicendo la verità oppure no. Non c'è nessun narratore esterno che ci indirizza o ci dice che in realtà quello che ti sta dicendo il personaggio, come peresempio accade in “Senilità” dove noi abbiamo narratore esterno che ci dà delle opzioni di lettura e ci dice come leggere. Con Zeno Cosinicome narratore non è così, non c'è una guida! ” Capitolo terzo de “La coscienza di Zeno Notiamo subito dalle prime pagine che a Narrare la storia chi è? è Zeno Cosini. Egli dice “Il dottore al quale ne parlai mi disse d'iniziare il mio lavoro con un'analisi storica della mia propensione al fumo” sta parlando in prima persona Zeno cosini che parla in prima persona del vizio del fumo “- Scriva! Scriva! Vedrà come arriverà a vedersi intero. Credo che del fumo posso scrivere qui al mio tavolo senz'andar a sognare su quella poltrona. Non so come cominciare e invoco l'assistenza delle sigarette tutte tanto somiglianti a quella che ho in mano. Oggi scopro subito qualche cosa che più non ricordavo. Le prime sigarette ch'io fumai non esistono più in commercio. Intorno al '70 se ne avevano in Austria di quelle che venivano vendute in scatoline di cartone munite del marchio dell'aquila bicipite. Ecco: attorno a una di quelle scatole s'aggruppano subito varie persone con qualche loro tratto, sufficiente per suggerirmene il nome, non bastevole però a commovermi per l'impensato incontro. Tento di ottenere di più e vado alla poltrona: le persone sbiadiscono e al loro posto si mettono dei buffoni che mi deridono. Ritorno sconfortato al tavolo.” Zeno ricorda attraverso le sigarette, gli viene alla mente il pacchetto di sigarette che lui fumava 30 anni prima. Lui si svolge questa seduta di psicanalisi all'età di 60 anni, quindi deve andare a ritroso nel tempo. Quindi dice le prime sigarette che lui fumò non esistono più in commercio e quindi va con la mente e vede quelpacchetto di sigarette e quel pacchetto di sigarette gli ricorda anche le persone che lui frequentava in quegli anni “Una delle figure, dalla voce un po' roca, era Giuseppe, un giovinetto della stessa mia età, e l'altra, mio fratello, di un anno di me più giovine e morto tanti anni or sono. Pare che Giuseppe ricevesse molto denaro dal padre suo e ci regalasse di quelle sigarette.” pare ---> uso particolare dei verbi. Pare = sembra che... lui non è sicuro di quello che dice perché sono tutti ricordi... “Ma sono certo che ne offriva di più a mio fratello che a me. Donde la necessità in cui mi trovai di procurarmene da me delle altre.” Zeno rubava le sigarette del padre, andava a rubare le sigarette del padre. “Così avvenne che rubai. D'estate mio padre abbandonava su una sedia nel tinello il suo panciotto nel cui taschino si trovavano sempre degli spiccioli: mi procuravo i dieci soldi occorrenti per acquistare la preziosa scatoletta e fumavo una dopo l'altra le dieci sigarette che conteneva, per non conservare a lungo il compromettente frutto del furto. Tutto ciò giaceva nella mia coscienza a portata di mano. Risorge solo ora perché non sapevo prima che potesse avere importanza. Ecco che ho registrata l'origine della sozza abitudine e (chissà?) forse ne sono già guarito.” È mai possibile che lui ricorda il momento in cui ha cominciato a fumare e forse tra qualche momento si toglierà questa abitudine “Perciò, per provare, accendo un'ultima sigaretta e forse la getterò via subito, disgustato. Poi ricordo che un giorno mio padre mi sorprese col suo panciotto in mano. lo, con una sfacciataggine che ora non avrei e che ancora adesso mi disgusta (chissà che tale disgusto non abbia una grande importanza nella mia cura) gli dissi che m'era venuta la curiosità di contarne i bottoni. Mio padre rise delle mie disposizioni alla matematica o alla sartoria e non s'avvide che avevo le dita nel taschino del suo panciotto. A mio onore posso dire che bastò quel riso rivolto alla mia innocenza quand'essa non esisteva più, per impedirmi per sempre di rubare. Cioè... rubai ancora, ma senza saperlo. Mio padre lasciava per la casa dei sigari virginia fumati a mezzo, in bilico su tavoli e armadi. lo credevo fosse il suo modo di gettarli via e credevo anche di sapere che la nostra vecchia fantesca, Catina, li buttasse via. Andavo a fumarli di nascosto. Già all'atto d'impadronirmene venivo pervaso da un brivido di ribrezzo sapendo quale malessere m'avrebbero procurato. Poi li fumavo finché la mia fronte non si fosse coperta di sudori freddi e il mio stomaco si contorcesse. Non si dirà che nella mia infanzia io mancassi di energia.” Cioè praticamente ha questa malattia, ha questa nevrosi che attribuisce al vizio del fumo e quindi va indietro perricordare gli eventi della sua infanzia. “Zeno è un inetto (...) vagheggia.” in Zeno ci sono due personalità: una è la sua coscienza simile al padre, che lo rimprovera se fuma o se ruba o se non conclude tudi ma dall'altro c'è Zeno invece che vorrebbe essere libero, che vorrebbe ribellarsi a queste imposizioni... e questo ricorda molto la teoria del super-io quindi ricorda le regole sociali che ti impongono di comportarti in un determinato modo nella famiglia, nella società ecc....a queste leggie a questo senso del dovere sioppone Zeno e quindi a queste leggisi oppone il desiderio di Zeno di rubare le sigarette, di fumare sempre l'ultima sigaretta, di allontanarsi dalla psicanalisi perché si ritiene guarito. È come se nella sua persona ci fosse una doppia personalità: la coscienza e l'incoscienza di Zeno... infattila dovremmo chiamare più “L’incoscienza di Zeno” che “La coscienza di Zeno” perché da quello che ci dice Zeno egli sembra più incosciente che cosciente. “So perfettamente come mio padre mi guarì anche di quest'abitudine. Un giorno d'estate ero ritornato a casa da un'escursione scolastica, stanco e bagnato di sudore. Mia madre m'aveva aiutato a spogliarmi e, avvoltomi in un accappatoio, m'aveva messo a dormire su un sofà sul quale essa stessa sedette occupata a certo lavoro di cucito. Ero prossimo al sonno, ma avevo gli occhi tuttavia pieni di sole e tardavo a perdere i sensi. La dolcezza che in quell'età s'accompagna al riposo dopo una grande stanchezza, m'è evidente come un'immagine a sé, tanto evidente come se fossi adesso là accanto a quel caro corpo che più non esiste. Ricordo la stanza fresca e grande ove noi bambini si giuocava e che ora, in questi tempi avari di spazio, è divisa in due parti. In quella scena mio fratello non appare, ciò che mi sorprende perché penso ch'egli pur deve aver preso parte a quell'escursione e avrebbe dovuto poi partecipare al riposo. Che abbia dormito anche lui all'altro capo del grande sofà? lo guardo quel posto, ma mi sembra vuoto. Non vedo che me, la dolcezza del riposo, mia madre, eppoi mio padre di cui sento echeggiare le parole.”
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