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Itinerari di storia della scuola italiana 1861 1943 - letteratura per l'infanzia UNIVAQ, Appunti di Letteratura

Esame: letteratura per l'infanzia Riassunto del libro: Itinerari di storia della scuola italiana 1861 1943 Corso di scienze della formazione primaria LM85bis, L'Aquila

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 31/08/2023

Laura9725
Laura9725 🇮🇹

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Scarica Itinerari di storia della scuola italiana 1861 1943 - letteratura per l'infanzia UNIVAQ e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! Itinerari di storia della scuola italiana 1861 1943 INTRODUZIONE Dall'unità d'Italia 1861 al secondo dopoguerra 1943 la scuola risultava essere fortemente selettiva con meccanismi di esclusione sociale. Per molti ragazzi di famiglia operaia o contadina l'unica possibilità di formazione era la scuola elementare. Dalla legge Casati 1859 alla riforma gentile 1923, il fine era la riproduzione delle classi sociali e dunque della società classista. Per quanto riguarda la struttura amministrativa, il sistema scolastico era accentrato e burocratico. Con il fascismo gli insegnanti persero le loro associazioni sindacali e gli studenti ricevettero una formazione paramilitare. L'Italia repubblicana erediterà il sistema scolastico dal fascismo, con le sue caratteristiche di accentramento, autoritarismo e conformismo. TASSO DI ANALFABETISMO IN ITALIA: 1861 → 78% 1951 → 12,9% CAPITOLO 1 LA SCUOLA DOPO L’UNITA’ Le caratteristiche della legge casati La legge Casati fu promulgata nel 1859, pensata piemontese, con l'unità d'Italia nel 1861 fu estesa a tutto il territorio per combattere l'analfabetismo ed estendere l'obbligo scolastico su tutta la nazione. Tra le principali caratteristiche possiamo ricordare che la legge Casati: • divideva l'istruzione umanistica da quella tecnica, considerando quest'ultima una brutta copia della prima • non considerava l'istruzione professionale • prevedeva un obbligo scolastico di soli due anni senza sanzioni per chi non lo rispettasse • inoltre le scuole elementari erano gestite dai comuni i quali non avevano i mezzi finanziari adeguati • Affrontava in modo non omogeneo il problema del personale Il fine affidato a questa legge era la conservazione e la tutela della gerarchia sociale e delle asimmetrie di potere vigenti. La lenta diffusione dell'istruzione elementare L'istituzione della scuola elementare ebbe fin da subito forti oppositori, tra cui soprattutto la chiesa. Il clero cercò di diffondere l'opinione che l'obbligo scolastico avrebbe favorito la diffusione del socialismo e delle rivoluzioni. I gesuiti ritenevano che l'istruzione del popolo avrebbe portato a: la ribellione, il disordine e la delinquenza. Anche la classe dirigente era contraria alla scuola elementare e riteneva che i ceti popolari erano una classe bisognosa, non tanto di istruzione, ma di educazione. Vigeva il principio di Baccelli “istruire il popolo quanto basta, educarlo più che si può”. La condizione delle classi popolari italiane continuò così a caratterizzarsi per lunghi decenni, non solo per la miseria largamente diffusa, ma anche per livelli di istruzione bassissimi. Nel 1861 il tasso di analfabetismo del Regno d'Italia era del 78%, in alcune zone del mezzogiorno il tasso saliva al 90%. La scuola Elementare L'istruzione elementare era strutturata in due cicli (inferiore e superiore, ciascuno della durata di due anni) e differenziata in classi maschili e femminili. Le scuole erano divise in urbane e rurali, in base alla loro popolosità. Solo il grado inferiore dell'istruzione elementare era obbligatorio e gratuito. L'istruzione del grado inferiore comprendeva l'insegnamento religioso, la lettura, la scrittura, l'aritmetica elementare, la lingua italiana. L'istruzione del grado superiore comprendeva: la calligrafia, la geografia elementare, scienze fisiche e naturali; inoltre nelle scuole maschili superiori: i primi elementi della geometria ed il disegno lineare; nelle scuole femminili: i lavori donneschi. Le spese per l'istruzione elementare erano a carico dei comuni, le cui finanze si mostrarono ben presto largamente insufficienti per una politica di alfabetizzazione delle masse. La legge Casati stabiliva che i maestri dovevano essere eletti e assunti direttamente dai municipi, con contratti rinnovabili ogni tre anni. Il maestro doveva essere in possesso di patente di idoneità all'insegnamento e di attestato di moralità, quest'ultimo rilasciato dal sindaco; Inoltre doveva aver compiuto 18 anni se uomo, 16 se donna. Le patenti si ottenevano superando un concorso, cui potevano accedere i licenziati dalle scuole normali. In questo periodo vi era il problema della carenza dei maestri, in quanto: • vi erano poche scuole normali • in pochi potevano permettersi di proseguire gli studi per problemi economici • gli stipendi dei maestri erano molto bassi La legge Casati fissava per i maestri il minimo dello stipendio, differenziandolo: - per grado (inferiore e superiore) - in base alla popolosità dei comuni in cui si prestava servizio - per sesso (femminile e maschile). Inoltre i maestri correvano sempre il rischio di subire licenziamenti immotivati, spesso erano vittime di pregiudizi, soprattutto le giovani maestre. Noto fu il caso della maestra Italia Donati suicidatasi nel 1886 perché umiliata dall’ingiusta accusa di aver ottenuto il posto dopo essersi sottomessa ai desideri del sindaco. La legge Casati impose l'obbligo scolastico solo per il grado inferiore della scuola elementare, fece poco per farlo rispettare. Su questo aspetto intervenne la sinistra storica, con la legge coppino 1877. Quest'ultima innalzò l'obbligo scolastico a tre anni ed introdusse sanzioni per gli inadempienti. Con questa legge le elementari rimasero sotto la gestione dei comuni, dunque non si risolse il problema dell'analfabetismo. La legge Casati è composta di 5 titoli: Le scuole elementari attive erano 567. ➢ Nel 1862 vi erano 727 scuole elementari e 26 scuole serali per l'alfabetizzazione degli adulti ➢ Nel 1871, il tasso di analfabetismo regionale passò all'84,3% Le scuole elementari attive erano 1027 ➢ Nel 1881, il tasso di analfabetismo regionale era ancora dell'80% Le scuole elementari attive erano 1224 Occorre ricordare che i frequentanti del corso superiore di scuola elementare erano solo il 4% del totale. • Per quanto riguarda la scuola secondaria nel 1862 vi erano complessivamente iscritti, nel grado inferiore, il 0,03% e nel grado superiore il 0,04% della popolazione regionale. • Nel 1881 gli iscritti nel grado inferiore della scuola secondaria erano il 0,16% della popolazione regionale, mentre gli iscritti al grado superiore il 0,06% • nel 1901 gli iscritti nel grado inferiore della scuola secondaria erano lo 0,2% e nel grado superiore lo 0,07% della popolazione regionale. CAPITOLO 2 LA SCUOLA NELL’ETA’ GIOLITTIANA Sull’età giolittiana L'aspetto più importante dell'età giolittiana è stato l'intensificazione dell'industrializzazione, grazie all'applicazione delle nuove scoperte scientifiche, l'impiego dell'energia elettrica, la diffusione della cultura positivista. Per Giolitti, la possibilità di modernizzare il paese risiedeva nella realizzazione di un blocco di tutte le forze sociali e politiche progressiste, e nell'instaurazione di un rapporto funzionale tra governo e movimento operaio organizzato e fra forze imprenditoriali e rappresentanze sindacali. La maggiore apertura mostrata nei confronti delle istanze delle classi lavoratrici non rispondeva quindi solo ad una richiesta di maggiore democrazia, ma aveva come fine anche una precisa prospettiva economica. La richiesta di migliori retribuzioni, infatti, era necessaria anche ai fini del progresso economico, poiché i bassi salari facevano diminuire sia i consumi sia la produttività del lavoro. Si sviluppò così una convergenza tra settori della borghesia produttiva e dirigenti del riformismo socialista, da cui scaturirono importanti trasformazioni: • Fu incoraggiato il riconoscimento del sindacato come mediatore nei conflitti di lavoro • Rispettato il diritto di sciopero • protetto lo sviluppo delle cooperative • limitato il lavoro notturno delle donne • elevata l'età minima per il lavoro infantile • Potenziata l'istruzione elementare Occorre ricordare che questo processo di rinnovamento non investì il mezzogiorno. Giolitti potenziò l'apparato industriale del nord, ma non attuò riforme strutturali, né tantomeno prese in considerazione l'idea di una riforma agraria nel sud. Le province meridionali risentirono poco degli effetti delle legislazioni scolastiche dell'età giolittiana. Il processo di industrializzazione e di ammodernamento non investì il sud, dove le condizioni sociali restavano disastrose. Ancora nel 1921 la grande maggioranza degli analfabeti viveva al sud. L'organizzazione dei maestri. La legge Nasi, Orlando, Daneo-Credaro Nel 1901 nacque il primo sindacato dei maestri: Unione magistrale nazionale (UMN), caratterizzato per il suo orientamento laico e democratico. Credaro fu il primo presidente dell'unione magistrale nazionale ed il suo obiettivo era effettuare un progetto di riforma dell'istruzione elementare e il miglioramento delle condizioni dei maestri; inoltre voleva fondare una sorta di ‘’partito della scuola’’ unendo tutti gli insegnanti e gli amici dell'istruzione. La prima grande conquista dell’UMN fu la LEGGE NASI (1903): con la quale i maestri ottennero finalmente lo stato giuridico (dunque ottennero tutela). La LEGGE ORLANDO (1904): prolungò l'obbligo scolastico fino al 12° anno di età, ridusse a quattro anni la scuola elementare introducendo al termine della classe 4ª un esame di maturità per coloro che intendevano proseguire gli studi, per tutti gli altri istituì un corso popolare di classe 5ª e 6 ª; inoltre migliorò le retribuzioni dei maestri, istituì le scuole serali e l'assistenza scolastica per gli alunni più bisognosi. Il provvedimento che meglio corrisponde a questa fase storica di profonde trasformazioni economiche-sociali, culturali e politiche fu la LEGGE DANEO-CREDARO (1911): La legge avocò finalmente le scuole primarie allo stato, sollevando così i municipi dalla relativa spesa, affermò il principio della scuola elementare quale servizio pubblico statale da garantire a tutta la popolazione. Questa legge istituì anche il patronato scolastico obbligatorio in tutti i comuni (con il compito di fornire assistenza agli alunni più bisognosi), inoltre istituì nuovi circoli didattici, le scuole reggimentali e quelle carcerarie, nonché nuove scuole per l'alfabetizzazione degli adulti. La legge stanziò anche fondi per gli asili e per le biblioteche popolari, scolastiche e magistrali. Scuola e istruzione elementare in Abruzzo 1901-1921 All'inizio del 1900 l'Abruzzo era in una condizione di inferiorità in quanto mancavano gli istituti che accoglievano il bambino negli anni dell'infanzia più tenera. Nel 1901-1902 vi erano solo 50 asili in cui potevano accedere gratuitamente i bambini delle classi meno agiate. Nel 1901 il tasso di analfabetismo regionale era del 69,2%, le scuole elementari attive erano 1584, Mentre 89 erano le scuole serali per l'alfabetizzazione degli adulti. Nel 1911 il tasso di analfabetismo regionale scese al 57%. Nel 1921 il tasso di analfabetismo regionale scese al 44,3%, nello stesso anno le scuole elementari attive erano 4059. Nel 1908 vi era ancora la mancanza di molti alunni nelle scuole rurali, i locali scolastici erano insufficienti, era ancora molto alto il numero di fanciulli che non rispettavano l'obbligo scolastico. Tra gli aspetti positivi: apparve migliorata la situazione degli adulti analfabeti. Restava però ancora irrisolto lo storico problema della carenza del personale, molte scuole dovettero restar chiuse, furono chiamati alcuni maestri a riposo e persone adatte anche se prive di titolo di studio. La principale causa di questa situazione erano i bassi salari. Nel Congresso magistrale regionale furono affrontati diversi temi, come: • la scuola per gli adulti • l'assistenza scolastica • il problema del mantenimento delle scuole esistenti e la necessità di costruire scuole nei comuni ancora privi • l'organizzazione e i programmi delle scuole rurali • l'attivazione della classe quinta e sesta elementare Nel 1908 vennero istituiti i segretariati e le scuole per gli emigranti in Abruzzo. Il segretariato provinciale tra i vari compiti doveva istituire, nei centri della provincia, corsi e scuole per gli emigranti analfabeti. (Si legge in una relazione redatta da Alfonso postiglione: <<La categoria dei maestri ha il dovere di dare agli emigrati tutta l'assistenza necessaria per togliere tanti poveri lavoratori dalle grinfie di avidi speculatori>>.). Per la scuola laica L'età giolittiana si caratterizzò anche per le grandi mobilitazioni in favore di una maggiore laicità della scuola. Gli insegnanti parteciparono attivamente a queste battaglie. Nel settembre 1904, si tenne a Roma il Congresso internazionale del libero pensiero, il più grande evento politico-culturale anticlericale dell'età giolittiana. A livello locale, molti insegnanti si impegnarono nella costituzione di sezioni aderenti all'associazione nazionale del libero pensiero Giordano Bruno. La costituzione della sezione aquilana avvenne subito dopo il Congresso, Si costituì un comitato promotore, che invitò la cittadinanza a prendere parte alla conferenza del 9 ottobre per la costituzione della locale sezione del libero pensiero. Dopo una successiva assemblea del 23 ottobre, la sezione aquilana iniziò la sua opera di diffusione della cultura scientifica, razionalista e laica, tra i ceti popolari e le classi lavoratrici. Una forte spinta al locale movimento laico e anticlericale venne anche dalla manifestazione nazionale del 17 Febbraio 1907, anniversario del rogo di Giordano Bruno. Il comitato centrale romano aveva lanciato la proposta di una lunga e intensa agitazione da preparare e realizzare in tutte le città d'Italia << contro la marea reazionaria e clericaloide che dilaga>>. Seguirono lunghe e intense manifestazioni in tutte le città d'Italia, anche a l'Aquila. del corso inferiore. Nel liceo venivano impartiti i seguenti insegnamenti: lettere italiane, latine e greche; filosofia, storia ed economia politica, matematica e fisica, scienze naturali, chimica e geografia, storia dell'arte. A chiusura del triennio superiore era previsto l'esame di maturità Il Liceo Scientifico Il liceo scientifico era di durata quadriennale, permetteva l'accesso alle facoltà di Scienze e di medicina e chirurgia. Al liceo scientifico si accedeva: dal ginnasio inferiore o dal grado inferiore dell'istituto tecnico e solo dopo aver superato l'esame di ammissione. Tra le materie ricordiamo lettere italiane e latine, storia, filosofia ed economia politica, matematica e fisica, scienze naturali, chimica e geografia, una lingua straniera, disegno. A chiusura del percorso era previsto l'esame di maturità. Il liceo femminile Gentile istituì il liceo femminile per ridurre il numero di studentesse iscritte nel liceo classico. Il liceo femminile era di durata triennale, aveva il fine di <<impartire un completamento di cultura generale alle giovinette che non aspirano né agli studi superiori né al conseguimento di un diploma professionale>>. Al liceo femminile si accedeva dal ginnasio o dal grado inferiore dell'istituto magistrale e solo dopo aver superato l'esame di ammissione, al termine del triennio era previsto l'esame di licenza. Non consentiva l'accesso all'università e non rilasciava un diploma professionale, dunque non ci furono iscritti e fallì. L'istituto magistrale Soppresse le scuole complementari femminili e le scuole normali, Gentile istituì l'istituto magistrale per la formazione degli insegnanti delle scuole elementari. La sua durata era di 7 anni, suddivisi in corso inferiore di quattro anni e corso superiore di tre anni. Il numero degli istituti magistrali fu ridotto a circa la metà delle scuole normali precedentemente esistenti, ciò determinò una espansione dell'istruzione magistrale privata. Per accedere bisognava superare l'esame di ammissione. Al termine del corso di studi era previsto un esame di abilitazione magistrale, superato il quale era anche possibile partecipare all'esame per l'ammissione all'istituto superiore di magistero. L'istituto tecnico Soppressa la scuola tecnica, Gentile la sostituì con una scuola complementare triennale (di cui parleremo più avanti); al tempo stesso istituì anche il nuovo istituto tecnico della durata di 8 anni. Il nuovo istituto tecnico era composto da un corso inferiore quadriennale con il latino e da un corso superiore quadriennale. Lo scopo dell'istruzione tecnica era quello di preparare all'esercizio di alcune professioni. Per essere ammesso si doveva superare un esame d'ammissione. Chi conseguiva la licenza del grado inferiore poteva partecipare all'esame per l'ammissione al liceo scientifico. La scuola complementare Come sappiamo, la vecchia scuola tecnica fu soppressa e sostituita con una scuola complementare triennale. L'istruzione impartita nella scuola complementare si configurava come compimento di quella elementare. A differenza della vecchia scuola tecnica, la nuova scuola complementare era priva di ulteriori sbocchi, non consentiva cioè l'accesso a nessun indirizzo dell'istruzione media di secondo grado. La vecchia scuola tecnica era considerata una vera e propria scuola di popolo, che offriva alle classi inferiori la possibilità di salire socialmente e culturalmente. Da Gentile a Bottai La scuola complementare, uno dei cardini della riforma, fallì. Nel corso del ventennio, la scuola subì un processo di fascistizzazione. ▪ Nel 1923 fu introdotto per gli insegnanti un giuramento di fedeltà al re, allo statuto, alle altre leggi dello Stato e al fascismo ▪ nel 1925 entrò in vigore nelle pubbliche amministrazioni l'obbligo del saluto fascista, introdotto per legge anche nelle scuole di ogni ordine e grado nel 1926. ▪ Nella scuola secondaria venne accresciuta l'autorità dei presidi: il preside con Gentile divenne una guida che controllava l'insegnamento dei professori (preside-duce) ▪ Tra il 1924 e il 1926 gli insegnanti persero le loro organizzazioni: l’UMN e la FNISM ed altre organizzazioni sindacali furono sciolte ▪ nel 1929 con il concordato stato-chiesa l’insegnamento religioso venne posto obbligatorio in tutte le scuole (tranne che nelle università) ▪ Nel 1929, il ministero della pubblica istruzione fu trasformato in ministero dell'educazione nazionale, in quanto non si occupava solo di scuola ma anche delle associazioni nate per educare i giovani, nel tempo libero, agli ideali del regime, come l'opera nazionale balilla (ONB). Gli alunni iscritti all’ONB godevano di privilegi come: assegnazione di borse di studio, posti gratuiti nei convitti, nei campeggi, colonie estive… Inoltre si mettevano in buona luce i genitori dei bambini e iscritti e anche gli insegnanti che procuravano gli iscritti. ▪ Anche i programmi e i contenuti delle materie erano conformi ai principi del regime. La riforma dei programmi del 1936 dichiarò obbligatoria nell'ultima classe dei licei la lettura della: dottrina del fascismo (redatta da Gentile e firmata da Mussolini) ▪ Poco prima della campagna d’Etiopia si introdusse per gli alunni maschi delle scuole secondarie inferiori e superiori e alle università l'insegnamento di cultura militare obbligatorio ▪ Nel 1938 furono promulgate le leggi razziali, nelle scuole non erano ammessi e vennero sospesi alunni e di insegnanti di razza ebraica. Vennero istituite scuole elementari per fanciulli di razza ebraica (in tali scuole gli insegnanti potevano essere di razza ebraica). Nel 1939 il gran consiglio del fascismo approvò anche la CARTA DELLA SCUOLA , presentata da Giuseppe Bottai. Le innovazioni previste da Bottai erano molte. La scuola italiana venne distinta in quattro ordini: 1. Elementare 2. Medio 3. superiore 4. universitario L'ordine elementare includeva la scuola materna (biennale), la scuola elementare e la scuola artigiana. La scuola elementare era divisa in due cicli. Il primo ciclo, denominato ‘scuola elementare’, era di tre anni, e si distingueva in scuola elementare urbana e scuola elementare rurale; il secondo ciclo, di due anni, era denominato ‘scuola del lavoro’. Terminata la scuola del lavoro i ragazzi avrebbero potuto passare alle scuole dell'ordine medio oppure continuare nella scuola artigiana (che rientrava nell'ordine elementare). La scuola artigiana era di tre anni e costituiva una sorta di completamento dell'istruzione elementare. Il destino scolastico dei ragazzi era quindi segnato molto presto (alla conclusione del secondo ciclo dell'istruzione elementare), e in base a criteri di natura economica. In questo modo la carta della scuola ratificava ancora una volta quella stratificazione sociale che il regime voleva mantenere inalterata. Alla fine di ogni corso di studi degli ordini elementare e medio era previsto un esame di licenza. Le scuole dell'ordine medio furono suddivise in due distinti filoni: 1. Il primo filone era costituito dalla scuola professionale e triennale e dalla scuola tecnica biennale 2. il secondo filone dell'ordine medio era costituito dalla scuola media unica, cui si poteva accedere superando un esame di ammissione, ed era destinata a chi poteva continuare gli studi nell'ordine superiore. Dalla scuola media si poteva accedere con un esame di ammissione, a tutte le scuole dell'ordine superiore. Gli istituti superiori erano: i licei classico, scientifico e artistico, l'istituto magistrale e i 5 tipi di istituto tecnico. Alla fine di ogni corso di studi dell'ordine superiore era previsto un esame di Stato. La legge bottai rimase inattuata per lo scoppio della seconda guerra mondiale, fu approvata e attuata solo la legge istitutiva della scuola media unica di tre anni (1940). ➢ Nel 1941 il tasso nazionale di analfabetismo era ancora del 13,8% ➢ nel 1951 gli analfabeti erano il 12,9% della popolazione; gli italiani in possesso di licenza elementare erano il 59% della popolazione, gli italiani in possesso di licenza media inferiore erano il 5,9% della popolazione; gli italiani in possesso di diploma di scuola superiore erano il 3,3% della popolazione, i laureati l'1% della popolazione. Spostando lo sguardo sull'Abruzzo osserviamo la seguente situazione: ➢ nel 1931 il tasso di analfabetismo regionale era ancora del 33,3% ➢ Nel 1951 gli analfabeti erano il 18,9% della popolazione regionale. Il sistema scolastico che l'Italia repubblicana ereditò dal fascismo si caratterizzava dunque non solo per le sue accentuate forme di accentramento, Autoritarismo, conformismo e
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