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J.A. Goldstone, Perché l'Europa? L'ascesa dell'Occidente nella storia mondiale 1500-1850, Appunti di Storia Moderna

Riassunto del libro per l'esame di Storia Moderna - Scienze della formazione primaria - unimore

Tipologia: Appunti

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Dario.Marini_Ricci 🇮🇹

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Scarica J.A. Goldstone, Perché l'Europa? L'ascesa dell'Occidente nella storia mondiale 1500-1850 e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! GOLDSTONE PERCHE' L'EUROPA? L'ASCESA DELL'OCCIDENTE NELLA STORIA MONDIALE 1500-1850 1. IL MONDO INTORNO AL 1500: QUANDO LE RICCHEZZE ERANO IN ORIENTE. Il viaggio di Cristoforo Colombo e quello di Vasco da Gama fecero dell’Atlantico la porta attraverso cui gli europei potevano raggiungere l’Asia e le Americhe, inaugurando una rete sempre più fitta di scambi commerciali marittimi, attività missionarie e colonie che avrebbe collegato l’Europa al resto del mondo. Prima del 1488, anno in cui il capitano portoghese Bartolomeo Diaz giunse fino all’Oceano Indiano, gran parte degli europei credeva che non vi fossero rotte marittime per l’Oriente. Le civilità del Medio Oriente e dell’Asia (arabi, persiani, armeni e indiani), invece, non subivano affatto tali restrizioni. Colombo e i portoghesi cercavano nuove rotte per giungere alle ricchezze dell'Oriente, e il risultato più importante del loro viaggio fu quello di porre fine all’isolamento degli europei, mettendoli direttamente in contatto col fiorente mercato delle civiltà asiatiche. Ma tra l’Europa e l’Asia vi era un altro continente: il Nord e il Sud America. Prima del contatto col Nuovo mondo, per l’Europa erano poche le cose di valore da scambiare con spezie, seta e altri costosi beni asiatici; una volta giunti nelle Americhe, attraverso la conquista e la schiavitù, gli europei si impossessarono delle enormi miniere e giacimenti di oro ed argento, espandendo così i propri commerci con l’Asia. Cina e India, ad ogni modo, erano molto più ricche dell'Europa sotto molti punti di vista: le terre erano più fertili e davano rese migliori, e le tecniche produttive erano superiori. IL CLIMA, IL SUOLO E LE ZONE AGRICOLE DELL’EURASIA: LA PRODUTIVITA' AGRICOLA ASIATICA COME PRIMA CHIAVE DELLA RICCHEZZA. Possiamo immaginare il vasto continente eurasiatico diviso in più zone, diverse per clima, suolo e colture: 1) l’Europa, connotata da venti freddi e pioggia in inverno e un’aria mite e asciutta in estate, tale da sostenere un’agricoltura fondata su cereali asciutti, frutta e ortaggi; 2) l’Asia centrale e il Medio Oriente (blocco che si estende dagli Urali al confine della Cina), dove in buona parte non cade abbastanza pioggia da consentire la crescita di foreste, e dunque vi sono praterie dove le popolazioni nomadiallevano cavalli, cammelli, bovini, capre, ecc. Fanno eccezione le aree soggette a inondazioni stagionali ad opera dei grandi fiumi, o le zone situate su montagne o altipiani, che ricevono nevicate abbastanza abbondanti da fornire acqua per l’irrigazione estiva. 3) India, Cina, Corea , Giappone, e sud-est asiatico: zone dei monsoni, caratterizzate da forti venti stagionali, inverni asciutti ed estati piovose. Mentre in Europa il suolo è poco profondo e calcareo, oppure sabbioso, roccioso, e dunque la terra è alquanto difficile da lavorare (tanto che gli agricoltori possono piantare solo colture restistenti, quali grano, miglio, orzo, avena, fagioli), nelle regioni dei monsoni il terreno è fertile e leggero, nonchè copiosamente umidificato, consentendo coltivazioni di riso, più produttivo del grano europeo in quanto ha più chicchi per pianta, è più resistente all'acqua e non necessita periodi di riposo. I Cinesi, quindi, producevano più cibo per acro di terra rispetto agli europei. L’agricoltura monsonica però aveva un risvolto negativo: le piogge potevano mancare, detrminando una terribile siccità, oppure cadere più intensamente, spazzando via i campi, portando la morte di fame per milioni di persone. Fu così che i cinesi e vari popoli asiatici svilupparono varie tecnologie per controllare gli approvvigionamenti d’acqua. LE TECNOLOGIE PER PLASMARE L'AMBIENTE E PRODURRE BENI COMMERCIABILI. In tutta l'Asia le società agricole svilupparono elaborate reti di canali, fossi e sbarramenti per deviare le acque dei fiumi verso i terreni produttivi. I cinesi inventarono le chiuse per far navigare le chiatte sul terreno irregolare, eliminando la necessità di rimuovere, trasportare e caricare nuovamente la merce imbarcata durante l’attraversamento delle zone collinari. Oltre ad essere maestri nell'agricoltura, i popoli Meno malattie e un bel clima determinavano però una notevole crescita della popolazione, del commercio e soprattutto dei prezzi dei generi alimentari (cicli che naturalmente si invertivano nelle situazioni opposte; più malattie e un clima pessimo portavano ad un crollo dei prezzi e alla disoccupazione, mentre l’unico lato positivo era l’aumento dei salari). La storia economica mondiale prima del 1800 mostra alti e bassi, ma con un mutamento complessivo relativamente scarso. Alla fine del ‘700, la maggior parte delle famiglie cinesi (per lo più contadini) consumava probabilmente una quantità di cibo analoga o maggiore di quella della maggioranza degli inglesi (perlopiù lavoratori salariati del settore primario o industriale). Ma gli europei non erano i più avanzati dal punto di vista tecnologico? Non ci fu nell'Inghilterra del 1600 una rivoluzione agricola che accrebbe enormemente la produttività? TENDENZE GLOBALI E DI LUNGO PERIODO DELL'INNOVAZIONE TECNOLOGICA PRIMA DEL 1800. La prima cosa da riconoscere a proposito dell'innovazione tecnologica nelle epoche precedenti il 1800 è che essa è realmente esistita, ma scoperte, trasformazioni tecnologiche e organizzative erano molto disperse nello spazio e nel tempo, e tendevano a rimanere isolate invece di innescare una successione di innovazioni continuative e cumulative. Era inoltre difficile parlare di una leadership tecnologica complessiva, dal momento che furono sviluppate moltissime tecnologie diverse in luoghi e momenti differenti: la Cina aveva assunto un ruolo guida nell’invenzione e lo sviluppo della carriola, dei canali e della bussola magnetica, l’India aveva il primato mondiale nella realizzazione dei tessuti in cotone, Venezia era nota per la lavorazione del vetro, e così via. Fu proprio questa dispersione di talenti tecnologici ad alimentare il commercio globale. Prima del 1800, dunque, vi era una innovazione discontinua. Poichè le innovazioni rimanevano sporadiche e isolate, non potevano far balzare in avanti le società nel loro complesso. Consideriamo ora le 2 principali trasformazioni tecnologiche verificatesi in Gran Bretagna: la rivoluzione agricola e i primi stadi della rivoluzione industriale (che tra l'altro non hanno prodotto alcun segno di benessere materiale). CAMBIAMENTO O RIVOLUZIONE? LE TRASFORMAZIONI AGRICOLE E INDUSTRIALI PRIMA DELL'1800. Si verificarono indubbiamente trasformazioni nell’agricoltura inglese che consentirono una maggiore produzione, ma non si trattò mai di una vera e propria rivoluzione. Nel corso del ‘600, inglesi ed olandesi avevano cominciato a sperimentare una certa varietà di sementi, estendendo tali metodi agricoli intensivi ad aree sempre più vaste, riuscendo così a nutrire la popolazione con circa 1/3 di contadini in meno di quanti ne fossero prima necessari. Quanto agli altri lavoratori, alcuni erano sprofondati nella miseria delle compagne, altri andarono a lavorare nelle nuove fabbriche, altri ancora si erano spostati a fare impieghi tradizionali (artigiani, servitù, falegnami, fabbri, produzione di tessuti). Questi lavoratori non avevano più bisogno di aspettare di ereditare un'azienda agricola per dar vita a una propria famiglia, ma gli era sufficiente trovare un lavoro; cominciarono così a sposarsi più precocemente, innescando in Inghilterra un boom demografico. I miglioramenti del settore agricolo però non tennero il passo con l'aumento della popolazione, non avendo essi accresciuto la produzione complessiva in tale misura. In quello stesso periodo, in Cina sperimentarono miglioramenti in campo agricolo. Qui la popolazione si nutriva principalmente di riso, che portava diversi vantaggi, nella coltivazione. Tra il 1400 e il 1500 gli agricoltori cinesi scoprirono un nuovo tipo di riso originario del Vietnam, il "champa", che cresceva più rapidamente e maturava prima, incrementando così notevolmente la produzione, ma non fu l’unica nuova varietà di riso messa a punto, assieme a cotone, granturco e soia. La popolazione potè raddoppiare tra il 1700 e il 1800, conoscendo variazioni davvero minime nel livello di vita. La prima fase della rivoluzione industriale in Gran Bretagna sviluppò la produzione del filato di cotone, della ceramica, del carbone e del ferro; si trattava di progressi straordinari, ma rappresentavano in realtà il mero raggiungimento delle civiltà avanzate dell'Asia, che producevano già tessuti di cotone, porcellane e ghisa di alta qualità e in grandi quantità. Ancora nell’800 i britannici erano alla ricerca di beni scambiabili con la Cina, fin quando non vi importò dall’India l’oppio. In sintesi, prima del 1800 sia Gran Bretagna che Cina conobbero notevoli cambiamenti nelle loro economie, senza però conoscere una autentica svolta verso più elevati livelli di vita. Solo dopo il 1800 vi sarà una crescita economica incrementale; allora Europa ed Asia vivevano pressapoco allo stesso livello. 3. GRANDI RELIGIONI E CAMBIAMENTO SOCIALE. Le religioni politeiste furono praticate da molte civiltà avanzate, tuttavia tra il 600 a.C. e il 630 d.C. un distacco dal politeismo si diffuse in tutto il mondo antico, durante la cosidetta "età assiale", periodo che originò le "grandi religioni": ebraismo rabbinico, il confucianesimo, buddhismo, induismo, cristianesimo e islam. L'ETA' ASSIALE E LE RELIGIONI DELLA SALVEZZA Tutte le religioni condividevano tre caratteristiche principali che le distinguevano dalle precedenti dottrine: • Si rivolgevano a un’unica e fondamentale entità, che poteva presentarsi in forme diverse • Per vivere in accordo con tale principio di ordine universale era indispensabile un virtuoso codice morale di comprotamento • Proclamarono che la loro fede era accessibile a tutti gli esseri umani indistintamente. Tutte le figure centrali dell’età assiale (Gesù, Maometto, Buddha, Confucio) vissero, professarono e guadagnarono i loro principali discepoli in quest’epoca. A partire dal 700 a.C., i contatti tra le varie culture del mondo portarono a una condivisione di idee e problemi relativi alla vita e all'universo. L'innovazione dell'età assiale fu la sostituzione dei rituali animali con un codice di comportamento etico e morale. Questi precetti vennero solitamente illustrati da "testi sacri", che mostravano le conseguenze di un comportamento corretto e di uno errato. Nello sviluppo di codici morali le religioni si influenzarono reciprocamente ed attinsero l'una dall'altra. NORME SACRE E PROFANE: LO SCONTRO TRA RELIGIONE E IMPERO. La conciliazione tra obblighi delle religioni e richieste dei governanti terreni divenne uno dei fattori principali del mutamento sociale nel corso negli ultimi 2000 anni. Società diverse sperimentarono soluzioni differenti a tale problema. Vi furono 2 approcci; uno è stato quello per cui le stesse persone assolvono la guida sia in ambito religioso che in ambito sociale. Questo richiedeva però uno stile di vita troppo preciso e impegnativo da parte dei re, che dunque tentarono di trovare una forma di organizzazione sociale che consentisse di dividere potere e status tra i governanti e i sacerdoti o profeti. Solo in Cina la soluzione più semplice, secondo cui storicamente divisa fra stati belligeranti, molti dei quali erano piuttosto ricchi, che portava ad una maggiore competizione, quindi tale sistema di stati concorrenti non fu prerogativa esclusiva dell’Europa, nè condusse a maggiore prosperità. Inoltre il potestantesimo sorse nel 1500, ma per tutto il secolo in Europa le innovazioni furono alimentate dalle città cattoliche, e alla testa delle esplorazionie del commercio globali vi erano le cattoliche Spagna e Portogallo. Anche il fatto che il protestantesimo sia propulsore della rivoluzione scientifica è smentito dal fatto che, pur essendo molti protagonisti chiave dello sviluppo della scienza di fede protestante (come Newton o Keplero), le più grandi enunciazioni scientifiche furono di tre individui di fede cattolica: Copernico, Cartesio e Galileo. E anzi, in realtà tra il 1500 e il 1700 la chiesa cattolica fu spesso aperta e incoraggiante nei confronti del progresso scientifico. Quanto alla convinzione che la religione occidentale abbia costituito il fondamento della crescita economica, bisogna tener presente che le ricostruzioni storiche dell’epoca furono scritte dagli europei in un’epoca in cui l’Europa, pur brevemente, era la potenza dominante mondiale. TOLLERANZA O ORTODOSSIA: STABILITA' IN CAMBIO DI CRESCITA. C'è qualcosa di che influisce sull'avvento e il declino di questi periodi economicamente eccezionali? Possiamo individuare un fattore religioso che sembra accompagnare l'andamento di queste epoche, ovvero la presenza o meno di pluralismo e tolleranza religiosa all'interno di una nazione. Per contrasto, il declino di tali periodi di fioritura è quasi sempre segnato dal ritorno o dalla imposizione di una schiacciante ortodossia religiosa ufficiale. Per oltre 700 anni dal sorgere dell'islam, i sovrani islamici governarono con tolleranza sui popoli di altre religioni. In questi periodi l'islam fu alla guida dei progressi scientifici del pianeta. In tutto il mondo la pratica della tolleranza religiosa declinò bruscamente a partire dal 1600. In Cina, India e Medio Oriente i sovrani trattarono il dissenso religioso come una minaccia per la propria autorità e rafforzarono ortodossie religiose sempre più rigide. La stessa tendenza prevalse in gran parte dell'Europa, dove a partire dal 1800 si affermò l'ortodossia di una chiesa sostenuta dallo stato. Dalla guerra dei 30 anni in particolare, si acuì l’intolleranza religiosa in tutta Europa, fatta eccezione per l’Inghilterra, la Danimarca e la Prussia. Quel che sembra chiaro è che il progresso economico prospera al meglio quando diverse religioni coesistono in una società pluralista e tollerante. All'opposto, la crescita economica viene limitata quando gli stati impongono una rigida uniformità del pensiero religioso. 4. COMMERCI E CONQUISTE Nella storia mondiale commerci e conquiste procedono in associazione fra loro; alla riuscita delle conquiste ha spesso fatto seguito lo sviluppo degli scambi, che hanno aperto nuovi itinerari. Il desiderio degli europei di incrementare i propri commerci con l'oriente li spinse a concquistare territori del Nuovo Mondo che gli fornirono l'argento da scambiare con l'Asia. Per spiegare tale ascesa, sono state elaborate diverse tesi, ma è certo che prima del 1500 gli europei non erano conquistatori di altre società. Fino al 1400, gli italiani erano riusciti a stringere rapporti commerciali con vari stati diversi che affacciavano sul Mediterraneo orientale, da cui ottennero diversi privilegi mercantili. Dal 1453, però, gli ottomani tagliarono fuori gli europei dalle rotte commerciali verso l'Asia, portando i navigatori alla ricerca di nuove rotte. Seguirono così le imprese di Colombo e Vasco da Gama; l’ondata di espansioni marittime europee nel XV secolo fu quindi uno sforzo congiunto volto a reagire all’espansione della potenza ottomana, conclusosi gradualmente col controllo degli europei stessi su gran parte della superficie del pianeta. L'INGRESSO DEI PORTOGHESI NEL COMMERCIO EUROASIATICO ATTORNO AL 1500. Vasco da Gama sbarcò in India verso la fine del ‘400, portando con sè cianfrusaglie rispetto agli artefatti asiatici, e accorgendosi di essere in notevole svantaggio, dal punto di vista commerciale. Esortato da un sovrano locale ad andarsene, per poi tornare con merce di loro interesse, tale da rendere possibile lo scambio, da Gama tornò al comando di 20 navi armate (gli europei godevano di migliore armamento), imponendo così lo scambio commerciale agli asiatici attraverso la dimostrazione di una strordinaria britalità, e catturò una nave indiana colma di donne e bambini indiane, per poi incendiarla. Successivamente, da Gama approfittò degli attriti fra sovrani locali per stipulare un trattato con un re del luogo che garantisse i diritti commerciali del Portogallo; questo fu l’esordio europeo nelle relazioni commerciali in Asia. I portoghesi penetrarono nell’Oceano Indiano con un netto vantaggio nell’armamento navale sulle imbarcazioni musulmane, ma il principale vantaggio dei primi era costituito dal fatto che alle potenze dell'Asia non interessava molto chi gestiva il commercio sulle coste, purchè i traffici continassero ad affluire all’interno (il vantaggio di un’artiglieria navale superiore era poco sfruttabile quando essi affrontavano forze di terra). La piu grande minaccia per i portoghesi era quindi la loro concorrenza europea nei traffici marittimi, ossia i britannici e gli olandesi. LE POTENZE EUROPEE IN ASIA E AFRICA 1500-1700. Per quasi un secolo i portoghesi rimasero la pincipale potenza europea in Asia (gran parte delle altre nazioni europee si logorarono combattendo guerre di religione in casa propria). Tuttavia, a differenza di Spagna e Portogallo, i cui sovrani inviarono spedizioni militari in America e Asia, i governanti inglesi e olandesi incoraggiarono le compagnie mercantili a sviluppare traffici con ristretto di proprietari di piantagioni. Ci si potrebbe chiedere inoltre come si sarebbe potuta sviluppare l'industrializzazione stessa senza il cotone, che veniva prodotto dagli schiavi nel nuovo mondo; il fatto è che non fu però il cotone ad alimentare l'industrializzazione, ma l'innovazione dei macchinari e lo sfruttamento della potenza idraulica e di quella del vapore, che conseguentemente aumentarono la domanda del cotone. Si tenga inoltre presente che ad aprire la strada al mondo moderno non furono gli stati in questione, bensì regioni e paesi di piccole dimensioni e privi di schiavi. Le tesi secondo cui l'ascesa dell'occidente fu costruita sulla schiavitù non hanno quindi fondamento. IL PREDOMINIO EUROPEO DOPO IL 1800 Dopo il 1800 si avviò la grande epoca dell'imperialismo europeo, durante la quale le principali potenze del continente esercitarono il proprio controllo su ogni angolo del pianeta. Grazie alle innovazioni tecnologiche e belliche (come la potenza del vapore per svolgere l’attività estrattiva, nuove tecniche per usare il carbone nella raffinazione dei metalli), diversi stati europei e gli Stati Uniti divennero capaci di controllare enormi quantità di energia di nuovo tipo, manipolando ingenti volumi di materiali a costi sempre più bassi. Ma allo stesso tempo, la maggior parte dei paesi asiatici ed africani stava attraversando una fase di difficoltà; il risultato fu la manifestazione da parte di Europa e USA di un’ingente capacità di esercitare la violenza e produrre beni a basso costo. Non furono il colonialismo e la conquista a rendere possibile l'ascesa dell'occidente, bensì al contrario furono l'ascesa dell'occidente e il declino del resto del mondo che resero possibile l'espansione generalizzata dell'Europa sul pianeta. I COSTI DELL'IMPERIALISMO E IL PROBLEMA DELLA CRESCITA ECONOMICA. Alcuni studiosi hanno attribuito all'imperialismo europeo la responsabilità della povertà delle regioni al di fuori dell'Europa. L'afflusso dei prodotti qui realizzati scalzò la manifattura locale, gli europei si crearono reti di trasporto per assecondare le proprie necessità, e pure un altro prodotto europeo, il marxismo rivoluzionario, sferrò un ulteriore colpo all'ordinata amministrazione economica e alla stabilità politica. In breve, anche se l’imperialismo europeo non può essere considerato la causa dell’ascesa dell’occidente, esso impose comunque un certo grado di declino a gran parte del resto del mondo. Tuttavia, pur giudicando negativamente l’impatto dell’imperialismo europeo sul resto del mondo, non tutte le sventure delle nazioni in via di sviluppo vanno ad esso imputate; vi sono infatti alcuni paesi mai colonizzati, che sono oggi ancora poveri (come Liberia o Etiopia), mentre , sempre da un punto di vista economico, alcune vittime eccellenti del colonialismo, come Cina, India e Corea, sono oggi in forte crescita. L'imperialismo non costituisce quindi l'unico o comunque il più importante fattore del successo economico. 5. VITA FAMILIARE E TENORE DI VITA. Le economie del mondo premoderno erano cicliche: il numero dei poveri aumentava e diminuiva assieme ai salari, alla disoccupazione, ai canoni d'affitto dei terreni e ai altri indicatori economici. Nel mondo preindustriale la miseria fu sempre un fenomeno molto diffuso.Tra il 1500 e 1750 la popolazione di Asia ed Europa raddoppiò. All’incirca due o tre volte ogni secolo, una serie di inverni estremamente rigidi o estati particolarmente asciutte causavano cattivi raccolti, determinando una notevole scarsità di cibo, che portava molte persone a morire di fame. Tuttavia queste crisi di mortalità non arrestavano la crescita demografica, dal momento che a perire erano fondamentalmente i più deboli. Prima di passare all'esame del reddito all'interno delle società diamo uno sguardo alle differenze dei modelli familiari. MATRIMONIO E VITA FAMILIARE Le famiglie non avevano ovunque la stessa struttura. In Europa settentrionale, ad esempio, quando una coppia si sposava, dava vita a un proprio focolare autonomo; il mantenimento della famiglia e della casa era la principale responsabilità del marito, e dal momento che all’interno di tale sistema era necessario avere sufficienti risparmi, sia gli uomini che le donne lavoravano diversi anni, prima di sposarsi. Nell'Europa orientale e meridionale le famiglie erano tendenzialmente più ampie; in sostanza, le nuove coppie si stabilivano nella stessa casa con altri parenti, e ciò consentiva loro di sposarsi più giovani e mettere al mondo più figli, avendo modo di ricevere sostegno da parte degli altri parenti. In Cina, invece, il figlio rimaneva nella residenza d'origine e la sposa lo raggiungeva; essendo la nuova coppia giovane e inesperta, la donna sottostava all’autorità della suocera, che ne supervisionava il lavoro nelle faccende domestiche. In questa maniera, gli uomini potevano maritarsi presto e le donne già a 12-13 anni. Nessuna società trarrebbe vantaggi da una crescita tanto rapida da eccedere la sua disponibilità di cibo, fu dunque questa la preoccupazione costante delle società premoderne, che svilupparono pratiche sociali volte a limitare la crescita demografica, riducendo il numero complessivo di figli che potevano avere le donne. Dal punto di vista demografico quelle nordeuropee si sposavano tardi ma non veniva imposto alcun ostacolo alla procreazione di figli, che al contrario veniva addirittura incoraggiata. All'opposto, nelle società caratterizzate da matrimoni precoci, era prevista una serie di pratiche volte a limitare la procreazione tra le donne sposate (pratiche che naturalmente divenivano più flessibili durante i periodi successivi a carestie e disastri ciclici); tra queste si annoverano: la previsione che i mariti trascorressero diversi anni a lavorare lontano dal proprio villaggio d'origine, dopo al matrimonio; la limitazione per le vedove della possibilità di sposarsi; l’autorizzazione dell’infanticidio o dell’abbandono dei figli indesiderati. Entrambi i sistemi erano finalizzati al mantenimento della fertilit’ e della crescita demografica entro livello contenuti, tant’è che tra il 1500 e il 1750 il numero di bambini che riusciva ad arrivare all’età adulta fu all’incirca lo stesso nella famiglie inglesi e cinesi. Per vedere come i livelli di vita variarono nel periodo considerato, occorre considerare i dati relativi ad alcuni indicatori fondamentali: l’aspettativa di vita e la statura, i salari percepiti dai lavoratori, le stime dei cosumi, le popolazioni urbane, e le stime della produttività. ASPETTATIVA DI VITA E STATURA MEDIA. Una delle misure più immediate ed efficaci del benessere delle persone è quella della durata media delle loro vite (la loro “aspettativa di vita”). Dall'impero romano alle società preindustriali tale aspettativa era piuttosto bassa (30 anni), per via dell’alta mortalità infantile. Ciò va interpretato nel senso che, se un individuo viveva fino ai 60 anni, altri morivano a 1 anno o meno. Altri indizi sulla stabilità prolungata delle persone si ricavano da studi sulla statura della popolazione, ossia sulla loro altezza media, che sarebbe strettamente correlata alla qualità e alla quantità della loro dieta. Inoltre chi viveva in città aveva ancora minori possibilità di sopravvivenza, a causa della totale dipendenza dal lavoro salariato (tant’è che, se non riuscivano a trovare un lavoro, morivano letteralmente di fame), oltre al fatto che le città erano focolai di malattie-epidemie per via del sovraffolamento, delle condizioni insalubri e del commercio, che importava direttamente morbi da tutto il mondo. Non vi è divario tra le società europee e quelle asiatiche. SALARI, REDDITI E CONSUMI. Sia in Asia, sia in Europa, i salari hanno conosciuto nel tempo fasi ascendenti e discendenti. Fino al 1800-1850 i livelli salariali delle grandi città europee erano abbastanza simili, per poi differenziarsi nel ‘900; ciò significa che fino ad allora l’ascesa del’occidente non fu una crescita generale dell’Europa, ma i paesi più ricchi avevano accresciuto le proprie ricchezze, mentre quelli più poveri non avevanmo seguito lo stesso andamento. Nel corso dell’800 vi fu una incredibile mancanza di progressi nel tenore di vita delle più ricche città europee. Cinesi e Indiani Tra il 1500 e 1800 in tutto il mondo le linee di sviluppo furono pressapoco le stesse: il tenore di vita era determinato della produttività agricola e quest’ultima dipendeva a sua volta dalle tecniche finalizzate all'intensificazione dell'agricoltura, la quale rese possibile innalzare o mantenere invariati sia la produttività, che il tenore di vita. RIVOLUZIONE INDUSTRIALE E SALARI REALI. Nel periodo compreso tra 1500 e 1750 la vita materiale ruota tutta intorno all’agricoltura e al commercio; solo piccoli gruppi di artigiani o singole famiglie sono impegnati nella produzione di oggetti. E’ dunque normale che i paesi più ricchi fossero quelli con i più alti livelli di produttività agricola. Ma i limiti delle società agricole sono chiaramente evidenti in Europa: i salari crescono al crescere della produttività, ed anche la popolazione tende ad aumentare fino a neutralizzare quello stesso aumento di produttività. Da lì cresce il valore dei prodotti, il salario diminuisce e sorgono carestie per mancanza di risorse con il seguente calo demografico. Fu l'industria a determinare l'aumento dei salari dopo il 1750, la cui affermazione consentì ai lavoratori di guadagnare un salario dalla produzione manifatturiera, mentre le altre regioni e tutti i paesi che dipendevano dall'agricoltura rimasero indietro. La popolazione non divenne ricca improvvisamente; all'inizio gli aumenti salariali rimasero contenuti, per poi accelerare dopo il 1800. Ciononostante, la diffusione dell'industria fu relativamente lenta. L'OCCIDENTE ERA MOLTO DIVERSO DALL'ORIENTE, MA NON SEMPRE PIU' RICCO. Da questo capitolo possiamo apprendere 4 lezioni preziose: 1 nessuna società preindustriale fu costantemente povera nè ininterrottamente ricca . Le condizioni di vita variavano notevolmente nel tempo e nello spazio (tanto che i paesi più ricchi nel 1500 non lo erano più necessariamente nel 1700). 2 il livello di vita medio rimase per secoli quasi immutato. 3 i livelli di vita rimasero simili fino al 1800 circa in tutti i paesi europei e asiatici, mentre da allora si registrò una divergenza tra i due continenti; nelle principali regioni europee i redditi aumentarono, mentre in quelle più arretrate diminuirono. 4 il segreto di questa divergenza all'interno dell'Europa risulta profondamente radicato nella produttività interna. Nel 1800 le aree più ricche del continente erano anche le più sviluppate nella produttività agricola, raggiungendo quella asiatica. In altre parole le nazioni europee più ricche non divennero tali perchè s'impossessarono di maggiori ricchezze prelevandole da altre aree del mondo, o perchè possedevano grandi imperi e praticavano la schiavitù: il motivo fu invece che i lavoratori dei paesi più ricchi divennero più produttivi rispetto a quelli di altre aree. I 2 fattori principali che determinarono il sorgere dell'industria moderna furono la potenza dello stato e lo sviluppo della tecnologia industriale. 6. STATI, LEGGI, IMPOSTE E RIVOLUZIONI. Come si è visto, sul finire del 1800 l'Europa ruppe con la produttività ciclica del passato, dato che i redditi reali balzarono improvvisamente verso l'alto. Nello stesso periodo in asia la produttività agricola cominciò a diminuire e con l'impetuosa crescita della popolazione asiatica nel 1900 i redditi calarono notevolmente. Secondo molti studiosi che prendono il nome di “istituzionalisti”, la ragione di tali trasformazioni va ricercata nelle forme di governo; le norme che regolavano la proprietà e le libertà di cui disponevano le persone furono i fattori cruciali che resero possibile la crescita economica. Questi studiosi ritengono dunque che la comprensione dell’ascesa dell’occidente dipenda dall’individuazione delle caratteristiche peculiari degli stati europei. TRA GLI STATI EUROPEI ESISTEVA UNA COMPETIZIONE MILITARE E RELIGIOSA MAGGIORE DI QUELLA TRA GLI IMPERI ASIATICI? Una differenza tra gli stati europei e quelli asiatici è l'assenza di vasti imperi in Europa, in particolare tra il 1500 e 1800. Al contrario, durante lo stesso arco temporale, gran parte del Medio Oriente e del Nord Africa fu soggetta all'impero ottomano, l’India all'impero mogul e la Cina alla dinastia Ming, e poi aquella Quing. Molti studiosi hanno ipotizzato che la concorrenza tra gli stati rendesse l'Europa più propensa all'innovazione, sottolineando come questa spingesse i sovrani a migliorare le tecnologie militari e a fare concessioni ai propri sudditi, accordando loro imposte più lievi per guadagnarne il consenso. Tuttavia questa teoria è semplicistica, poichè anche gli stati asiatici erano spesso in guerra tra loro. Bisogna inoltre riconoscere che la concorrenza tra gli stati europei spinse la maggior parte dei sovrani a contrastere il pluralismo all'interno dei propri confini, soffocando l'innovazione e la libertà di pensiero. In breve, tanto in Europa quanto in Asia esistevano decine di unità politiche concorrenti, che produssero una competizione militare costante e consentirono il prosperare di visioni del mondo e religioni diverse, nonostante gli sforzi dei sovrani di affermare l’unità confessionale all’interno dei rispettivi paesi. CICLI DI RIVOLTE E RIVOLUZIONI IN EUROPA E IN ASIA. La pretesa che l'Asia fosse caratterizzata da sistemi politici ed economie immobili, sostenuta da Weber, Marx, Malthus e Smith, è completamente errata. In realtà tra il 1500 e 1800 tutte le principali società , In Europa il concetto di legge era molto diverso; esso derivava dal diritto romano e le norme venivano approvate dall'assemblea del ceto dominante (dunque si applicavano a tutti, senza esonerare il sovrano). Dopo la caduta dell’impero romano d’occidente e i re barbari, il diritto romano venne riabilitato da papa Gregorio VII, all’epoca del quale la chiesa cattolica si proclamò ente giuridico e autonomo. I decreti reali, pertanto, non avevano valore nei suoi riguardi, mentre il diritto della chiesa (detto canonico) aveva forza prevalente nei confronti della chiesa stessa. Il cardinale-ministro divenne una figura comune nelle corti europee e la legislazione degli stati cominciò ad assumere nuovamente la forma del diritto romano. L'unica regione europea dove non si affermò il diritto romano fu l'Inghilterra: nel 1500, in seguito ad una controversia col papa sul diritto di un re al divorzio, infatti, Enrico VIII soppresse la chiesa cattolica nel paese e si proclamò unico legittimo capo della chiesa anglicana. Questi provvedimenti indebolirono il diritto romano a favore del common law, una dottrina comune che consisteva dalle sentenze emesse dai giuristi del passato, raccolte come riferimento per quelli del presente. A differenza del diritto romano, che nel tempo fu utilizzato per sottomettere i sudditi alla volontà del sovrano, il common law non era facilmente piegabile alla stessa, poichè la presenza di una giuria, i cui membri erano persone comuni o funzionari pubblici, rendeva più difficile per lo stato accusare e imprigionare i cittadini, mentre negli stati a principio del diritto romano era sufficiente l'ordine dei giudici nominati dallo stato stesso. Un altro risultato delle guerre civili inglesi fu la sopravvivenza di un’assemblea elettiva, il parlamento, come contrappeso al potere regio, risalente alle lotte medievali tra nobiltà e monarchi inglesi, e alla Magna Charta, che limitava il potere di questi di imporre le tasse o togliere la proprietà/la libertà alle persone, se tali atti non erano conformi alle leggi approvate dal parlamento. Si può pensare che gli inglesi godessero del privilegio di essere il popolo con la tassazione e il governo più leggeri di tutta Europa e anche rispetto l'Asia, ma in realtà l'Inghilterra del 1600 era il paese più tassato probabilmente del mondo. In Gran Bretagna, all’epoca, metà della terra coltivata era sfruttata da grandi aziende agricole commerciali, il cui titolare aveva in affitto o proprietà decine di ettari, e si affidava prevalentemente al lavoro salariato per la loro coltivazione. Oltretutto il sistema fiscale britannico suscitava l’invidia degli altri sovrani; un esercito di ispettori doganali imponeva dazi in tutti i principali porti del paese (le imposte più remunerative erano quelle sulle bevande alcoliche), e una rigida regolamentazione della navigazione garantiva che solo mercanti e imbarcazioni britanniche fossero autorizzate a commerciare dai porti e con le colonie del paese. Tuttavia la peculiarità britannica non era nel livello alto delle imposte ma nel modo in cui venivano impiegati i proventi, che andavano a finanziare il debito dello stato e la Royal Navy, la marina da guerra inglese, che andava a proteggere le flotte mercantili che andavano oltremare. Questo dato però non ci permette di capire come la tutela e lo sviluppo delle compagnie mercantili inglesi abbiano portato al processo di industrializzazione. Anche gli ordinamenti giuridici europei non erano a favore dell'accumulazione di grossi capitali. TOLLERANZA E PLURALISMO CONTRO L'ORTODOSSIA DI STATO. Come detto precedentemente, nel 1750 il sistema giuridico inglese era sotto molti punti di vista unico al mondo, ma soprattutto la Gran Bretagna tutelava giuridicamente i seguaci di confessioni religiose diverse dalla chiesa anglicana ufficiale. Anche le università, che in tutta Europa e Asia erano controllate dalle rigidi confessioni religiose, trovava nella Gran Bretagna ampio spazio di collaborazione e innovazione. Se ci fu un fattore decisivo in grado di promuovere una nuova fase di crescita delleìa produttività e delle attività economiche innovative che spezzassero i cicli delle socità agrarie, furono le idee nuove. Nelle altre parti del mondo invece, nonostante i progressi, vi era la convinzione che per consolidare l’ordine politico e sociale fosse necessaria l'unità religiosa, bandendo dai propri paesi ogni divisione o controversia religiosa, cacciando ogni gruppo minoritario dal paese (come fece Luigi XIV) o ripristinando un credo più ortodosso (ad esempio la dinastia Manciù in Cina, i cattolici in Spagna e Italia, o l’islam con gli ottomani). L'imposizione di una rigida ortodossia condusse alla stagnazione ed alla perdita di conoscenze e innovazione. 7 .CAMBIARE IL RITMO DEL CAMBIAMENTO: CI FU UNA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE? I confronti tra le società europee e quelle asiatiche hanno mostrato come gli europei non fossero progrediti rispetto ai paesi asiatici fino alla fine del 1700. Ma nella maggior parte degli imperi e delle monarchie asiatiche fu un periodo di chiusura e conservazione, in cui i governi cercarono di rafforzare il regime ortodosso e il conformismo religioso. In questo modo, anche se il progresso materiale non si arrestò, quello tecnologico e le invenzioni rallentarono, mentre in Europa accadde il contrario; dal 1600 infatti si ebbe uno straordinario sviluppo di innovazioni scientifiche e tecniche (quali i telescopi, le navi, la birra, la pesca, miglioramenti della burocrazia statale, la macchina a vapore ecc...), senza però che queste portassero ad un cambiamento del tenore di vita europeo, pur consentendo alle aree più avanzate di raggiungere il livello più progredito della Cina e di altre zone asiatiche. Nel 1800 le città più ricche del mondo si trovavano ancora prevalentemente in Asia; non devo dunque sorprendere che prima del 1850 si fosse messo in dubbio che quella industriale fosse stata veramente una rivoluzione. Fu infatti solo a partire da quella data che la produzione fiorente e le nuove invenzioni (telefono, nel settore chimico e delle comunicazioni, luce elettrica, ecc..) cambiarono lo stile di vita europeo, rivoluzionando la percezione di ciò che era possibile nell'ambito della vita materiale. Con rivoluzione industriale non intendiamo un risultato, ossia il raggiungimento di un livello di reddito senza precedenti, ma l'intensificazione del ritmo dell'innovazione tecnologica per la quale sempre più settori della vita materiale vennero condizionati da nuove fonti di energia, nuove macchine e nuove tecniche. L'INNOVAZIONE COME FONTE DELLA CRESCITA INDUSTRIALE. I cambiamenti iniziarono in un piccolo numero di industrie, concentrate soprattutto nelle contee settentrionali e centrali dell’Inghilterra, per poi estendersi progressivamente ad altre regioni europee. Per quasi tutti i prodotti, la nuova tecnologia modificò uno dei principi fondamentali dell’economia: la legge dei rendimenti decrescenti. Per gran parte della storia umana, quando la produzione di qualche bene aumentava, i suoi costi facevano altrettanto, ma dal tardo 700 per l’Inghilterra e dal primo ‘800 per un piccolo numero di industrie, questa aumentò, mentre i costi della medesima crollavano. Prima del 1850 però, le industrie con la nuova tecnologia rappresentavano solamente una piccola quota dell'economia britannica. A determinare il vero cambiamento fu il fatto che, quando queste industrie nuove fecero sentire i propri effetti in tutta la Gran Bretagna, anche in altri settori si diffusero ulteriori innovazioni e settori interamente nuovi videro la luce. La diffusione prima europea poi planetaria delle stesse determinò un rimarcabile innalzamento del tenore di vita. Dopo il 1850, con la potenza del vapore e del diesel e l’energia elettrica si generò una disponibilità apparentemente illimitata di energia a basso costo. L'elemento comune a tutto questo processo cominciato attorno al 1700 fu l'intensificarsi delle innovazioni. Ciò che trasformò l'europa fu un numero crescente di innovazioni connesse tra loro in molti campi, che intensificarono il ritmo del cambiamento sino Gli approcci alla scienza della natura variarono nel corso del tempo e delle diverse civiltà. Ciononostante, la mggior parte delle tradizioni scientifiche premoderne aveva diversi elementi in comune: • generalmente la scienza rimaneva mescolata a credenze filosofiche e religiose e di solito qualsiasi incongruenza era risolta a favore della religione consolidata. • gran parte delle culture scientifiche premoderne distingueva la matematica dalla filosofia naturale, e veniva considerata utile per lo studio delle proprietà dei numeri e delle relazioni spaziali, non lo era invece per spiegare lo studio delle strutture fondamentali dell'universo; chi avesse voluto indagare attorno alla natura di Dio o all’anima, si sarebbe dovuto basare sull’esperienza e sulla logica. In tutte le principali tradizioni scientifiche la logica matematica non fu impiegata per mettere in discussione la concezione della natura spiegata dalla filosofia naturale e dal pensiero religioso. • gli assunti e le tradizioni scientifiche dominanti erano talmente consolidati, che anche il confronto con nozioni e idee differenti poteva difficilmente turbarli, e tendevano a crescere per accumulo, dato che ogni generazione successiva apportava modifiche a partire dalle opere dei predecessori. LA SINGOLARE TRAIETTORIA DELL'EUROPA: DALL’ACCETTAZIONE AL RIFIUTO DELLA TRADIZIONE CLASSICA (1500-1650). Con la consapevolezza che i viaggi spagnoli verso l’occidente non avevano scoperto una rotta alternativa per raggiungere l’India, bensì un intero nuovo continente sconosciuto ai geografi e agli scienziati dell’antichità (l’America), la geografia classica dei greci si rivelò completamente sbagliata. Parallelamente, tra la fine del 500 e l’inizio del 600, le conoscenze di Aristotele, Galeno e Tolomeo, accettate per oltre un millennio, furono per la prima volta messe in discussione dagli studiosi europei, che andarono in cerca di nuove osservazioni e nuovi strumenti per lo studio della natura; così Copernico provò la tesi, già sostenuta ma mai provata prima, che la Terra girava intorno al sole, Galileo attraverso l'utilizzo del telescopio, scoprì che questa non era al centro di tutti i movimenti celesti, e Bacon elaborò l’idea secondo cui non ci si poteva affidare alla logica deduttiva per comprendere la natura, e alla luce di ciò, propugnò il ricorso alla logica induttiva, fondata su un programma di sperimentazione e osservazione, per acquisire una conoscenza del mondo. Così gli europei scoprirono che la tradizione classica dovesse essere respinta e fosse necessario cercare nuovi modi per descrivere la natura. LA SCIENZA EUROPEA ALLA RICERCA DI NUOVE STRADE: IL METODO CARTESIANO E L'EMPIRISMO BRITANNICO (1650-1700). Prima del 1650, tutte le principali civiltà attingevano a quattro fondamentali fonti per giustificare la conoscenza e l’autorità: • la tradizione (conoscenza venerata poichè antica e utilizzata da molto tempo), • la religione (conoscenza basata sui testi sacri o massime), • la ragione (conoscenza ricavata dalla dimostrazione logica o dal ragionamento deduttivo), • l’osservazione e l’esperienza reiterata (conoscenza confermata da osservazioni condivise e ripetute dall’esperienza quotidiana). Con la guerra dei 30 anni la mancanza di un’autorità religiosa riconosciuta e di un qualunque modo per decidere tra rivendicazioni contrastanti pareva non offrire altra prospettiva che un conflitto interminabile. Come gli imperi asiatici, alcuni stati europei cercarono di promuovere un ritorno alla proprie credenze tradizionali e ortodosse, ma in altri come la Gran Bretagna o la Danimarca fu preservata la tolleranza religiosa, facendo sì che l’Europa occidentale divenisse una scacchiera di stati diversi che seguivano confessioni differenti, cosa che indebolì molto l'autorità della chiesa, soprattutto quella cattolica, provocando la ricerca di nuovi sistemi di conoscenza tra i pensatori. Dopo il 1650, furono proposte due strade principali per venire a capo di questo dilemma: il razionalismo e l’empirismo. Il primo cercava di pervenire a conclusioni sostanziali, ragionando esclusivamente attraverso la logica. Figura cruciale di tale pensiero fu Cartesio, che si prefisse di ragionare attraverso la logica, mettendo in dubbio l'esistenza di ogni cosa, e secondo il quale era possibile percepire lo spazio da un punto di vista logico soltanto quando qualcosa lo occupa (idea da cui ricavò la conseguenza che il mondo è riempito di particelle). In tal modo, cartesio costruì il modello di un universo meccanicistico in cui tutti i fenomeni derivano dallo scontro e dai movimenti di particelle, ragionamento che permetteva di applicare la matematica a tutti i fenomeni studiati, ma aveva il limite di non sperimentare le osservazioni tramite esperimenti, limitando dunque ciò che era possibile conoscere e ponendo la ragione al di sopra dell'esperienza. Secondo il disegno di Bacon, la conoscenza scientifica andava sviluppata per via sperimentale, e tale programma raggiunse la sua organizzazione più sistematica nella Royal Society di Londra, che fondava la propria ricerca su esperimenti basati su strumenti e apparecchiature scientifiche e condotti pubblicamente per divulgare il sapere. La fama della suddetta crebbe enormemente grazie alle scoperte di Newton, che fu Prima del 1700 quindi non c'era alcun indizio che forme di religione, tecnologia, commercio o anche le leggi d'europa potessero costituire un vantaggio particolare per il futuro. A dischiudere il percorso dell'Europa fu una combinazione di sei fattori eccezionali: • un insieme di nuove scoperte che spinse gli europei a mettere in dubbio e rifiutare l'autorità dei testi classici e religiosi con marcata radicalità (la religione e lo studio dei classici sopravvissero, ma solo come guide morali e spirituali, e non più come autorità sul mondo naturale); • gli europei svilupparono un approccio alla scienza che combinava ricerca sperimentale e analisi matematica della natura; • la determinante diffusione delle idee di Bacon sulle prove, le dimostrazioni e gli scopi dell'indagine scientifica (che spinse gli scienziati ad accumulare più dati possibile e far sì che fossero quei dati e quelle osservazioni a indicare le conclusioni); • l'elaborazione di un approccio strumentale alla sperimentazione e all'osservazione (che dispiegò osservazioni compiute con strumenti scientifici più affidabili del solo ragionamento logico); • un clima di tolleranza e di pluralismo, piuttosto che di conformismo e di ortodossia di stato, nonchè il sostegno della nuova scienza da parte della chiesa anglicana, consacrato mediante il toleration act del 1689; • l'ampio sostegno fornito alle capacità imprenditoriali e le strette relazioni sociali tra imprenditori, scienziati, tecnici, e artigiani. I FONDAMENTI DELLA CRESCITA ECONOMICA MODERNA Lo sviluppo di una moderna ingegneria scientifica e la sua applicazione all’industria non furono soltanto accidentali, ma anche cumulativi; il risultato di molti passi compiuti nei secoli, in uno sviluppo lungo e globale. Quasi tutto quello che consideriamo tipico della scienza e della matematica europee del 1500 e 1600 si basava sui progressi conseguiti tra l'800 e il 1400 dal mondo islamico, che allora si estendeva dalla Spagna fino all'India. Le radici della scienza moderna furono quindi fondamentalmente globali, e non europee. Infine la cultura dell'innovazione non fu un fenomeno europeo ma nordeuropeo, dal momento che molti paesi dell'Europa meridionale di allora erano frenati dall'ortodossia religiosa di stato. Solo dopo che la Gran Bretagna ebbe dimostrato l’importanza per il progresso economico del pluralismo e delle scienze sperimentali, il resto d’Europa si propose di emularla. GLI OSTACOLI ALLA CRESCITA ECONOMICA DI TIPO MODERNO Le ragioni per cui la crescita economica non si è diffusa ad un ampio numero di paesi sono principalmente la mancanza di formazione scientifica , l'assenza di opportunità imprenditoriali, o entrambe. • In primo luogo, la dipendenza dalla vendita di risorse naturali può intrappolare determinati paesi entro bassi livelli di sviluppo. Molte società sono certamente riuscite, per brevi periodi, a crescere economicamente vendendo risorse naturali a paesi più industrializzati, ma quando il mondo indistrializzato viene colpito da una crisi, o la domanda diminuisce, i mercati delle materie prime possono crollare. Inoltre i profitti finanziari derivano dalla lavorazione e trasformazione di materie prime in prodotti di valore, non dalla loro produzione. • un secondo ostacolo alla crescita può essere l'investimento in sistemi educativi non adatti (devono infatti essere sviluppate anche le materie scientifiche, oltre a quelle umanistiche; in caso contrario, come effettivamente accadde, si rischia un’imponente disoccupazione di uomini e donne incredibilmente qualificati). • un terzo ostacolo alla crescita è la mancanza di opportunità, per le persone dotate di idee, talento e istruzione, per creare nuove imprese. Esempio ne sono i paesi socialisti. • una quarta strada verso la povertà è la costruzione di economie chiuse, che sottraggono ai propri ingegneri anche le opportunità e gli incentivi ad innovare e competere. • un’ultima strada verso la povertà, molto più rara nel mondo di oggi, è stata il soffocamento dell’innovazione da parte dell’ortodossia religiosa o la prevalenza dell’istruzione di tale natura su quella tecnica e scientifica. L'IMMINENTE ASCESA DEL RESTO DEL MONDO Quando il resto del mondo realizzerà la propria ascesa in termini di quota del reddito e della produzione mondiale, l'Occidente declinerà, ed è ciò che si sta effettivamente verificando in Cina ed India. Se la crescita deriva dall’innovazione e dai progressi dell’ingegneria, tutti possono trarne dei benefici, e solo i paesi che bloccheranno l'innovazione rischieranno di impoverirsi. Nei prossimi decenni l’ascesa del resto del mondo accelererà quando le altre nazioni impareranno a rimuovere gli ostacoli alla crescita, e quando questa si diffonderà, l'ascesa dell'Occidente dal 1800 al 2000 sarà ricordata come una fase temporanea ma di profonda trasformazione della storia mondiale.
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