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Jane eyre analisi, Appunti di Letteratura Inglese

Analisi dettagliata del romanzo "Jane Eyre" di Charlotte Bronte

Tipologia: Appunti

2015/2016
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Caricato il 20/05/2016

grazia_mastrillo
grazia_mastrillo 🇮🇹

4.7

(15)

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Jane eyre analisi e più Appunti in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! Jane Eyre di Charlotte Brontë Jane Eyre è un romanzo della scrittrice inglese Charlotte Brontë, pubblicato per la prima volta il 16 Ottobre 1847. Il romanzo è scritto sotto forma di autobiografia, infatti originariamente fu pubblicato con il nome di “Jane Eyre: An Autobiography” sotto lo pseudonimo di Currel Bell. Abbiamo, infatti, molti elementi autobiografici. Charlotte visse nello Yorkshire, vicino alla brughiera e da piccola restò molto in contatto con questo scenario, proprio per questo motivo fa delle descrizioni mozzafiato. Una sequenza del romanzo, ambientata a Lowood è basata sulle personali esperienze della stessa autrice. La vita dura, la gente che moriva di tifo sono tutte cose che ha vissuto in prima persona. Fu orfana anche lei perché sua madre morì presto lasciandola con suo marito e una zia. La morte di Helen Burns, morta di tubercolosi, richiama le morti delle due sorelle di Charlotte, Elizabeth e Maria. Poi, la vita sregolata e l’alcolismo di John Reed rimandano al fratello di Charlotte che diventò dipendente di oppio e alcool prima della sua morte. Jane invece è proprio Charlotte Brontë, la quale è stata una governante come la protagonista. Si tratta di un romanzo di formazione che narra della crescita, educazione e maturazione del personaggio principale. Abbiamo il primo bildungsroman al femminile della letteratura inglese in cui Jane cerca l’amore, la felicità, la giustizia e la libertà. Il romanzo ha alcune tematiche che rimandano al genere gotico, contaminato dal romanticismo. Vi sono numerosi avvenimenti soprannaturali, come i riferimenti alle favole, i sogni profetici e anche, ad esempio, come quando lei è convinta di vedere lo spettro dello zio nella camera rossa. Il linguaggio usato dall’autrice è poetico, raffinato e ricercato, e Jane ci narra le sue disavventure usando un tono della narrazione piuttosto elevato. Il ritmo è altalenante: a tratti è incalzante per via degli avvenimenti narrati e dei colpi di scena, a volte diventa più lento, soprattutto nelle descrizioni e nelle parti più prolisse della storia. Charlotte Brontë caratterizza i personaggi in modo impeccabile creando profili caratteriali del tutto verosimili e realistici. L’analisi interiore psicologica della protagonista è notevole e la scrittura in prima persona contribuisce al coinvolgimento totale del lettore, il quale si ritrova completamente immerso nella vita di Jane. Jane Eyre è la protagonista del romanzo. • “EYER”, cioè “osservatrice” perché descrive ogni cosa dettagliatamente; • “IRE”, cioè “ira” perché ha una vita infelice e piena di ingiustizie; • “FRESH AIR”, cioè “bisogno di respirare” perché va sempre in cerca di qualcuno che le vuole bene veramente e, soprattutto, in cerca della felicità. Non viene considerata molto bella, è piccola, minuta e gracile. Veste abiti neri molto uniformi e non ama indossare gioielli per sembrare più bella. È un’orfana che cresce in solitudine, senza nessuno che si occupi veramente di lei e le voglia bene. È una piccola, semplice e povera governante e prova dei sentimenti intensi. È dotata di profonda capacità di compenetrazione e forte senso di uguaglianza e giustizia, indipendenza, rispetto di se stessa e moralità. La possiamo, quindi, considerare una “new woman” dell’epoca vittoriana poiché osa amare il suo padrone e lo sposa sfidando i pregiudizi sociali. È il primo personaggio femminile della letteratura a rivendicare con forza il diritto di esprimere e far valere le proprie emozioni e agire in base alle proprie convinzioni poiché, precedentemente, la figura dell’eroe era sempre riservata ai personaggi maschili. “Women are supposed to be very calm generally: but women feel just as men feel; they need exercise for their faculties, and a field for their efforts as much as their brothers do; they suffer from too rigid a restraint, too absolute a stagnation, precisely as men would suffer, and it is narrow-minded in their more privileged fellow-creatures to say that they ought to confine themselves to making pudings and knitting stocking, to playing on the piano and embroidering bags. It is thoughtless to condemn them, or laugh at them, if they seek to do more or learn more than custom has pronounced necessary for their sex” Edward Fairfax Rochester è un uomo cupo, misterioso, passionale e impulsivo. Ha maniere ruvide e non è particolarmente bello. È il padrone della dimora di Thornfield ed è il tipico eroe byroniano, malvagio, aristocratico, lunatico, affascinante, intelligente, cinico, solitario, emotivamente ferito e irresistibile per le donne. Ha condotto una vita dissipata vagabondando e avendo svariate amanti per tutta Europa. splashing wet, and were admitted at a door; then the servant led me through a passage into a room with a fire, where she left me alone. I stood and warmed my numbed fingers over the blaze, then I looked round; there was no candle, but the uncertain light from the hearth showed, by intervals, papered walls, carpet, curtains, shining mahogany furniture: it was a parlour, not so spacious or splendida s the drawing-room at Gateshead, but comfortable enough.” Questa la descrizione dell’arrivo a Lowood e da qui segue una lunghissima e dettagliata narrazione di tutta la sua permanenza presso la scuola. Un altro luogo molto importante, che fa parte del secondo momento della storia di Jane Eyre, è Thornfield, il quale nome deriva da “thorns”, che significa “spine” e “field”, che significa “campo”, quindi “campo di spine”. Jane qui trascorrerà momenti di dolore mai provati prima poiché si innamora di Edward e il giorno delle nozze si scopre che l’uomo è già sposato con Bertha Mason e Jane decide di lasciare Thornfield. “I felt we were in a different region to Lowood, more populous, less picturesque; more stirring, less romantic.” All’arrivo a Thornfield, la carrozza si ferma davanti ad una casa, Jane scende ed entra in una camera illuminata dal fuoco e dalle candele. “A snug, small room; a round table by a cheerful fire; an armchair high-backed and old-fashioned, wherein sat the neatest imaginable little elderly lady” Questa la prima descrizione dell’ingresso nella dimora di Thornfield. Quando scopre che Mr. Rochester ha già una moglie, lei decide di scappare ed esce da Thornfield. Costeggia i campi e i sentieri fino al sorgere del sole e, ormai, le sue scarpe erano bagnate di rugiada. Camminava veloce come una pazza e piangeva fin quando cadde. Da lontano vide una carrozza, la fermò e salì. “Two days are passed. It is a summer evening; the coachman has set me down at a place called Whitcross; he could take me no farther for the sum I had given, and I was not possessed of another shilling in the world.” Whitcross deriva da “cross”, che significa “incrocio”. È un momento di scelta per Jane, o meglio lo possiamo definire un luogo di passaggio. “Whitcross is no town, nor even a hamlet; it is but a stone pillar set up where four roads meet : white-washed, I suppose to me more obvious at a distance and in darkness.” Jane camminò molto e decise di fermarsi per riposare, quando sentì una campana e si lasciò guidare dal suono. In lontananza vide un villaggio e un campanile. “All the valley at my right hand was full of pasture-fields, and cornfields, and wood; and a glittering stream ran zig-zag through the varied shades of green, the mellowing grain, the sombre woodland, the clear and sunny lea.” “About two o’clock, p.m., I entered the village.” Vagò per giorni, senza mangiare e senza un posto in cui dormire. Camminando si era avvicinata ai terreni paludosi dove vi erano solo campi sterili e incolti. Lì, su una collina, vide una luce e la raggiunse. Dopo aver attraversato i terreni paludosi trovò il sentiero che portava dritto al lume. Oltrepassò il cancello e vide il profilo di una casa nera, bassa, piuttosto lunga. Era a Marsh End con St. John e la sua famiglia. Marsh End deriva da “marsh”, che significa “palude” e da “end”, che significa “fine”, infatti è la fine di un vagare senza meta e l’inizio di una vita senza più sofferenze. Lasciò Marsh End per andare a Morton. “My home, then,- when I at last find a home,- is a cottage: a little room with white-washed walls, and a sanded floor; containing four painted chairs and a table, a clock, a cupboard, with two or three plates and dishes, and a set of tea- things in delf. Above, a chamber of the same dimensions as the kitchen, with a deal bedstead, and chest of drawers; small, yet too large to be filled with my scanty wardrobe: though the kindness of my gentle and generous friends has increased that, by a modest stock of such things as are necessary.” Qui fa l’insegnante e ama molto il suo lavoro. Si affezionò subito alle sue alunne e anche loro le volevano molto bene. Però, nonostante la sua vita fosse cambiata e ormai tutto andava per il verso giusto, non ha mai dimenticato il signor Rochester. Il suo pensiero la perseguitava e il suo nome, ormai, era scolpito nel suo cuore. Cosi, decise di tornare a Thornfield per avere notizie di Mr. Rochester. Il viaggio durò trentasei ore e partì da Whitecross un martedì dopo pranzo per arrivare il giovedì mattina. Arrivata a Thornfield trovò la casa tutta bruciata e chiedendo informazioni a riguardo le viene comunicato che ad appiccare il fuoco era stata Bertha, la moglie del signor Rochester. Il signor Rochester si trovava alla villa di Ferndean e Jane andò a cercarlo. “The manor-house of Ferndean was a building of considerable antiquity, moderate size, and no architectural pretensions, deep buried in a wood. I had heard of it before. Mr. Rochester often spoke of it, and sometimes went there.” Incontrò finalmente il signor Rochester e nonostante fosse cieco, il sorriso gli animava il volto, i sui tratti prendevano un’espressione più calda e più dolce. Ferndean deriva da “fern”, che significa “felci”, le quali raffigurano un futuro felice per il signor Rochester e la signorina Jane. Infatti: “Reader, I married him. A quiet wedding we had: he and I, the parson and clerk, were alone present.” I temi presenti nel romanzo sono molteplici, ma quello principale, da cui derivano tutti gli altri, è quello dell’amore tra Edward e Jane. I due si sposeranno solo alla fine, dopo una serie di ostacoli, quando, però, entrambi si trovano in una situazione di parità perché lei acquisisce ricchezze materiali e lui, perdendo la vista, ha bisogno di qualcuno che lo aiuti. Questo amore senza limiti e sincero sfida le convenzioni sociali e ci troviamo di fronte all’idea emergente del femminismo, o piuttosto dell’eguaglianza degli uomini e delle donne. Jane non è una ragazza come tutte le altre e non si sottomette a niente e nessuno. Per la prima volta è la donna a far sottomettere l’uomo e a dimostrare la sua indipendenza. Non crede nell’inferiorità delle donne e si capisce benissimo che attraverso questo romanzo l’autrice vuole criticare la società e soprattutto il genere maschile. Infatti, un altro tema molto importante è quello della condizione delle donne in quel tempo, le quali erano schiave e nonostante l’aumento delle lavoratrici in molti settori, come le fabbriche, la maggior parte delle donne dovevano dedicarsi ai lavori di casa. Possiamo paragonare questo fantastico romanzo alla storia di Cenerentola. Una ragazza dal cuore d’oro, maltrattata da una matrigna e da due cattive sorellastre, fatta schiava e costretta ad occuparsi delle faccende di casa. Alla fine ha la fortuna di incontrare il suo principe e sposarlo abbandonando per sempre la sua vecchia vita. Un po’ come Jane, ma Cenerentola, prima del lieto fine non ha dovuto superare grandi ostacoli. Durante l’epoca Vittoriana il ruolo delle donne si riduceva a procreare ed occuparsi della casa. Non potevano esercitare una professione, a meno che non fosse quella di insegnante o di domestica, e non potevano votare.
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