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Jean-Paul Sartre: vita e opere, Appunti di Filosofia

La vita di Sartre, il suo rapporto con Simone de Beauvoir; la fenomenologia e il soggiorno a Berlino; dal dopo guerra alla sua morte. Le sue opere: "la trascendenza dell'ego", "la nausea", "l'immaginazione", "l'immaginario", "l'essere e il nulla", "critica della ragione dialettica". E anche alcuni suoi testi commentati. 7 pagine totali

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 07/09/2022

laura-cualbu
laura-cualbu 🇮🇹

10 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Jean-Paul Sartre: vita e opere e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! JEAN-PAUL SARTRE VITA: Nacque a Parigi nel 1905 e morì nel 1980, è uno degli esponenti più importanti dell’esistenzialismo (il cui iniziatore è Martin Heidegger -nonostante non si identifica come esistenzialista- che riprende il pensiero di Kierkegaard). Sartre fu ateo convinto e dichiarato per tutta la vita e questo rappresenta una grande differenza nei confronti di Kierkegaard. QUESTIONE RELIGIOSA: Il suo pensiero ha degli spunti religiosi, ma non l’ha mai considerata un’opzione valida per sé stesso, probabilmente a causa del nonno, Charles Schweitzer (uomo di grande cultura, un intellettuale ed era stato orientato alla cultura proprio da lui), che gli aveva insegnato a disprezzarla. La religione rimane come sfondo, ma sempre in termini negativi. Testo les motesopera con cui ricevette il premio Nobel, dice che il nonno faceva le battute su Lourdes. Raccontava la vita di santi: una che raccoglieva con la lingua il sangue dei malati, che un uomo paralitico era stato immerso nell’acqua santa e ne era uscito vedente da due occhi. SIMONE DE BEAUVOIR: Simone de Beauvoir è stata la compagna (rappresentano una delle coppie più conosciute e famose), era una grande donna di cultura, filosofa famosissima e autrice di opere di grande successo, era una donna molto libera. Esprime questa libertà anche nei costumi, nella Francia degli anni 30 era una giovane insegnate e si metteva molto in mostra non solo con il vestiario, ma anche negli atteggiamenti o ancora nelle relazioni. Questa libertà portò a una grande intesa tra i due, quando si incontrarono a Parigi. Sartre richiese anche di sposarla, ma lei non fu disponibile, fece invece la proposta di avere una coppia libera. Incarnarono questa tipo di coppia moderna e rifiutavano l’ideologia tradizionale della famiglia. È stata una coppia comunque molto affiatata, lei ci fu anche durante la sua morte. Negli anni y60, quando c’è stata la rivoluzione dei costumi, è diventato uno dei punti di riferimento, un’icona. FENOMENOLOGIA E BERLINO: Nel 1934 si trova a Parigi in un locale e un suo amico filosofo, mentre stano bevendo un aperitivo gli dice che c’era una nuova filosofia nascente in Germania che permetteva di parlare di tutte le cose dell’esistenza e della quotidianità, chiamata Fenomenologia (questa è la filosofia da cui partirà) fondata da Husserl. Nello stesso anno si recò a Berlino proprio per studiare questo tipo di filosofia, non sapeva il tedesco e il suo soggiorno era caratterizzato da divertimento, da esperienze, da girare e conoscere nuova gente. Era bulimico della lettura, leggeva tantissimi libri, per poter lavorare sempre fece aiuto di tantissimi aiuti: fumo, alcool, droghe (anfetamine, ansiolitici). Racconta come alcuni tipi di droghe facessero lavorare il cervello con il doppio della velocità, e tantissime opere, soprattutto dopo la guerra, erano proprio il frutto di momenti sotto l’effetto di queste sostanze, per questo motivo molto difficili. DAL DOPO GUERRA ALLA SUA MORTE: Nel 1940 i tedeschi invadono la Francia e lui venne catturato, ma riuscì a liberarsi e divenne Dopo la guerra ebbe una fortuna enorme, era tanto influente che durante la guerra fredda si poteva permettere di proclamare giudizi in relazione all’occidente, era molto privilegiato. Fonda la rivista dal nome “le temps modernes”. Ebbe contatti molto stretti con il partito comunista francese e con il marxismo e divenne uno dei paladini dei diritti umani e questo si vide sia quando l’Algeria fece la battaglia per l’indipendenza contro i francesi colonizzatori, lui si schierò proprio con gli algerini, sia quando gli Americani entrarono in guerra con il Vietnam e lui insieme a Russel propose un tribunale di guerra per punire i crimini degli americani. Nel 1964 vinse il premio Nobel per la letteratura ma lo rifiutò e nello stesso anno adottò Arlette Elkann-Sartre dopo una storia sentimentale. Nel 1968 Sartre divenne uno degli esponenti più importanti dei moti e lui si schierò sempre dalla parte degli studenti contro i professori. La sua vita ebbe un decadimento forte, divenne ceco e nacquero tutti i problemi legati al tipo di vita che faceva fino al 1980, quando morì. OPERE: 1. LA TRASCENDENZA DELL’EGO: Opera che prepara il periodo esistenzialista ma è fenomenologica, scritta nel 1934 ispirata al pensiero di Husserl. È possibile trovare l’opera datata più tardi perché uscì in una rivista francese qualche anno dopo, ma Simone de Beauvoir nel libro “l’età forte” ci racconta che Sartre l’aveva scritta a Berlino, quindi la data precedente è certa. Secondo lui bisogna partire dalla coscienza per capire cosa sia l’esistenza, ma la coscienza è di difficile comprensione, a parer suo è qualcosa che non necessariamente ha un “io” (l’io non è la coscienza e non ha un dentro). Anche se parte da un concetto delle prime opere di Husserl, poi lo critica perché in quelle successive abbandona l’idea originaria, mentre per Sartre è uno dei pensieri cardine. La coscienza non posizionale secondo Sartre non è qualcosa che ha un -dentro-, ma ha soltanto un -fuori-, per rendere l’idea la spiega così: “è come un vento che va verso fuori”. Se noi provassimo ad entrare nella coscienza, saremo spinti da questo vento perché ha solo un tendere verso fuori, e non un dentro. L’io è la conoscenza che io ho quando conosco e nasce quando entro in rapporto con le cose, ma si trova fuori, è come un oggetto che mi permette di relazionarmi con il resto. Non esiste un io trascendentale [(quello che dà la forma alla mia conoscenza), perché come succedeva in Kant questo “io” trasforma la mia conoscenza; quindi, accade che quello che io conosco è diverso da quello che esiste e si arriva ad avere due realtà: quella che conosco e quella che esiste (che in Kant erano fenomeno e - Il fenomeno d’essere : la realtà così come si appare - L’essere del fenomeno : la realtà così com’è. Partendo dal fenomeno d’essere si deve arrivare a capire l’essere del fenomeno, e questo può essere realizzato solo dalla coscienza. Per Sartre noi non siamo mai nulla, la coscienza è quindi un’attività di nullificazione continua, non una cosa. Ciò significa che il nulla è costitutivo della coscienza, dominata appunto da esso (il nulla), perché noi continuamente siamo una cosa diversa. La distensione tra il conoscere e la realtà della cosa è quella tra: - L’essere in sé : qualcosa di pieno e indipendente da chi lo conosce, questo è inarrivabile - l’essere per sé : la realtà in quanto viene conosciuta ed è la nostra attività di conoscere gli oggetti. Sartre chiama l’essere per sé nulla perché quando conosciamo nullifichiamo l’oggetto, cioè l’oggetto viene trasformato in base al significato che noi gli diamo e l’oggetto non è più sé stesso, ma qualcosa di completamente nuovo e diverso. Questo significa che noi siamo assolutamente liberi, non esiste nulla che noi facciamo che non sia un atto di libertà perché le cose sono ciò che noi decidiamo che siano; quindi, qualunque cosa noi facciamo dietro c’è sempre la scelta libera che noi gli diamo. La libertà intesa come nullificazione coscienziale del mondo mediante l’attribuzione a esso di una serie di significati coincide dunque (per Sartre) con la struttura stessa dell’esistenza che risulta libera per costituzione ontologica. Questa libertà fa sì che l’uomo si trovi in uno stato di permanente conflitto con gli altri: perché quando io riempio l’altro con i miei significati, lui nello stesso momento sta compiendo la stessa azione verso di me. In quanto libero l’uomo è per Sartre responsabile del mondo e di sé stesso. Sartre dice che siamo condannati ad essere liberi e la libertà è qualcosa di assoluto. Siccome l’uomo è dominato dal nulla (perché ogni atto della coscienza è un atto di nullificazione), il suo obbiettivo è trovare la stabilità: vorrebbe non soltanto essere per sé, ma anche in sé. Ma questo non è possibile perché la coscienza è sempre un atto di nullificazione, non ha una stabilità. L’unico essere intelligente che è cosciente (per sé) e fondamento di sé stesso (in sé) è Dio, che è il desiderio dell’uomo di sfuggire a questo processo di nullificazione assoluta, è quindi ciò che l’uomo vorrebbe essere, ma non può essere. Per questo l’uomo è un dio mancato. La coscienza può sorgere solamente dopo l’essere, come nulla dell’essere stesso, non come fondamento dell’essere. Dal punto di vista di questa ontologia negativa, che Sartre chiama psicoanalisi esistenziale, tutti i comportamenti umani sono fallimentari. la coscienza vorrebbe che il fatto di conoscere lo renda stabile. Ecco perché tutti i popoli hanno un ideale di Dio, l’idea di dio non nasce dal fatto che uno contempla la natura, ma perché costitutivamente l’uomo ha questo ideale di fondare sé stesso. =sente già l’esigenza di Dio l’esistenzialismo è quella filosofia nella quale l’esistenza (ciò che cambia in continuazione) precede l’essenza (ciò che stabile). L’uomo non è libero, ma è la libertà stessa; libertà e essere umano sono la stessa cosa. l’uomo non cincide mai non sé stesso perché in quel caso sarebbe stabile, ma l’uomo cambia sempre quindi è a distanza da sé. 6. CRITICA DELLA RAGIONE DIALETTICA (1960): Dopo la sua giovinezza, si è adattato alle esigenze dalla storia che stava vivendo. All’interno della tradizione marxista scrive l’opera “critica della ragione dialettica” (1960) che dice di aver scritto sotto l’effetto di droghe. La tesi fondamentale dell’opera è l’affermazione della struttura dialettica del corso storico, considerato come un processo in divenire che non si conclude mai ed è sempre in via di farsi. Ciò accade perché per Sartre la dialettica è un processo in cui il soggetto è l’uomo con i suoi bisogni. La dialettica della storia avviene in questa doppia tensione tra il contesto in cui mi trovo e la libertà che mi caratterizza. Qui porta una correzione alla filosofia marxista, quella del riconoscimento dell’assoluta libertà dell’uomo. Lui dice che Marx ha, in qualche modo, dimenticato l’aspetto fondamentale dell’uomo: la libertà. Quindi afferma che è vero che ci sono delle condizioni di lavoro che rendono l’uomo schiavo e passivo, ma senza dimenticarsi che l’uomo è sempre libertà. Quando prevale l’elemento passivo l’operaio è alienato. Questa alienazione non è possibile solo nei rapporti dell’uomo con la natura, ma anche nei rapporti tra gli umani. In relazione a questo il discorso assume un particolare rilievo dal punto di vista storico-politico e di ciò che si definisce “fenomenologia della dinamica rivoluzionaria”. Per prima cosa distingue il concetto di “serie” e quello di “gruppo”:  La serie è il numero -collettivo- e una -molteplicità discreta- di individui formata da una p-pluralità di solitudini- ostili tra loro. Questa nozione di serie allude ai rapporti in cui l’individuo non vive un’esperienza di autentica unione con gli altri (come il bus o la spesa al mercato).  Il gruppo è un’organizzazione di individui caratterizzata da un’unità di intenti, all’interno del quale ognuno si sente “immedesimato” con gli altri. La fratellanza del gruppo riesce a mantenersi in vita solo grazie alla condizione di crescente terrore, ossia attraverso la disciplina, l’obbedienza e il controllo dispotico che culminano nell’attribuzione di tutto il potere a un’unica sovranità. Quindi, nonostante sia un superamento della serie, rischia comunque di sfociare in una nuova serialità alienata, dove gli individui si sentono di nuovo estranei l’uno all’altro e alla comunità reale.
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