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Jean Piaget: trascrizione della lezione/video di Paolo Legrenzi per Eduflix, Appunti di Storia Della Pedagogia

Questo documento è una trascrizione abbastanza fedele della lezione/video di Paolo Legrenzi sulla figura di Jean Piaget per Eduflix. Essendo un trascrizione di un discorso orale presenta tutte le fattezze del caso: frasi spezzate, non terminate, sospese, ripetizioni, macchie di sugo, ...

Tipologia: Appunti

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Scarica Jean Piaget: trascrizione della lezione/video di Paolo Legrenzi per Eduflix e più Appunti in PDF di Storia Della Pedagogia solo su Docsity! Questo documento è una trascrizione abbastanza fedele della lezione/video di Paolo Legrenzi sulla figura di Jean Piaget per Eduflix. Essendo un trascrizione di un discorso orale presenta tutte le fattezze del caso: frasi spezzate, non terminate, sospese, ripetizioni, macchie di sugo, ... 1. La psicologia e lo sviluppo infantile. 00:00. Piaget è un grande studioso della prima metà del ‘900 che ha contribuito nel periodo delle grandi scuole psicologiche alla storia delle idee della psicologia e a definire la natura e le caratteristiche e l’idea che noi abbiamo di persona umana. Il problema che ha affrontato Piaget, da quando è andato a lavorare con Simon, è un problema che caratterizza tutta la psicologia nel suo primo mezzo secolo di vita e cioè un problema di metodo. L’interesse per lo sviluppo dei bambini era un interesse che precedeva Piaget, era un interesse che noi già avevamo nell’800. Nell’800 i bambini venivano studiati con la tecnica dei diaristi. Cosa fa un diarista? Racconta in un diario la crescita del bambino. C’era una tradizione di osservazione in condizioni naturali, quindi non artificiali, del comportamento dei bambini. La psicologia nel suo complesso al suo inizio si pone il problema del metodo. Il primo metodo che viene in mente agli psicologi era anche quello che era venuto in mente ai filosofi, ai romanzieri: quando uno vuole descrivere come funziona l’animo umano guarda sé stesso mentre pensa, si emoziona, ragiona, decide, … e cerca di descrivere i contenuti della sua vita mentale, cioè si guarda dentro. Questa tecnica viene chiamata introspezionismo. E’ evidente che questa tecnica si può usare solo con una persona adulta che padroneggi bene il linguaggio e sappia descrivere i suoi contenuti mentali. E’ molto più difficile da usare con un bambino, che non padroneggia il linguaggio e non può essere addestrato nell’uso di questa tecnica. Inoltre questa tecnica, nei primi quarant'anni di vita, aveva mostrato evidenti limiti, perché una persona ha difficoltà a raccontare in maniera fedele quello che succede mentre pensa, ragiona, decide, … Non solo, dai tempi degli studi di Freud e dopo di lui si è scoperto che tantissimi processi mentali sono processi di cui non ci rendiamo conto. E’ un po’ come la digestione: non ci rendiamo conto perché è automatica e non ne siamo consapevoli. Freud pensava che ciò caratterizzasse pochi aspetti della vita emotiva e intellettuale dell’uomo, invece caratterizza moltissimi aspetti della vita intellettuale. 2. Jean Piaget. 4:00. Jean Piaget nasce in Svizzera a Neuchatel nel 1896. Già da giovanissimo si appassiona alla zoologia, inizia a pubblicare i suoi studi su riviste autorevoli. All’università della sua città si orienta verso gli studi delle scienze naturali e contemporaneamente si appassiona alla psicologia. Dopo la laurea nel 1918 frequenta per un anno l’ospedale psichiatrico di Zurigo ed entra in contatto con le teorie psicologiche di Freud e di Yung. L’anno successivo si reca a Parigi dove inizia lo studio dello sviluppo mentale infantile, tematica che segnerà tutta la sua vita di studioso. Tornato in svizzera nel 1921, entra nell’istituto Jean Jaque Rousseau di Ginevra. Dal matrimonio con la sua collaboratrice Valentine Chatenay nascono tre figli sui quali i due coniugi effettuano una serie di osservazioni riportate in una serie di volumi come “la nascita dell'intelligenza nel bambino” del 1936 e “la costruzione del reale nel bambino” del 1937. Nel corso degli anni 20 e 30 Piaget ottiene diverse cattedre universitarie. Dopo la seconda guerra mondiale riveste anche importanti incarichi all’Unesco e comincia a ricevere molti riconoscimenti ufficiali. Dal 1952 comincia ad insegnare psicologia genetica alla Sorbona di Parigi e tre anni più tardi fonda il centro internazionale di epistemiologia genetica a Ginevra. Da quegli anni le sue opere, che erano scritte in francese, iniziano ad essere tradotte nelle altre lingue e i suoi studi diventano accessibili ad un pubblico internazionale. Piaget si spegne a Ginevra nel 1980. 3. Piaget e i bambini. 6:50. I bambini hanno bisogno di crescere con sé stessi tanto quanto hanno bisogno di conoscere il mondo…​ J.Condry Piaget quindi si trova a dover lavorare ponendosi il problema dello sviluppo intellettuale e anche della sua misura, non solo della descrizione come i diaristi, ma anche nell’interazione che si ha coi bambini per esempio problemi da risolvere oppure interrogandoli su alcuni aspetti della loro vita mentale. Da un lato non poteva usare un colloquio psicanalitico che aveva innaugurato Freud, perché questo presupponeva di avere a che fare con degli adulti, d’altro lato non voleva neanche limitarsi a osservare i bambini e in terzo luogo non voleva neanche semplicemente ridurre lo studio del comportamento dei bambini ad un rapporto tra stimolo e risposta. Quindi lui, e qui sta il suo grandissimo contributo metodologico, introdusse l’uso di una tecnica che lui chiamava colloquio clinico, in cui presentava dei problemi ai bambini (all’inizio ha studiato suprattutto i suoi figli) che consistevano in giochi e attraverso il modo in cui risolvevano questo gioco scopriva le tappe dello sviluppo intellettuale. Inoltre questo tipo di metodologia sperimentale gli permetteva di descrivere in maniera molto analitica le prestazioni intellettuali dei bambini e quindi di contribuire a quel grande movimento che caratterizza tutta la psicologia per cui le prestazioni della psiche umana vengono misurate. All’inizio si potevano misurare solo i tempi, con Piaget si iniziano a misurare anche prestazioni più complesse come la soluzioni dei compiti. L’altro aspetto della storia delle idee per cui Piaget è molto importante è il rapporto del suo pensiero con la biologia. Piaget, molto anticipando la psicologia contemporanea, ha una concezione biologico-naturalistica e quindi introdurrà delle nozioni teoriche come l’accomodamento e l’assimilazione che traggono ispirazione dalla tradizione biologica dei lavori di Darwin. Da un certo punto di vista i lavori degli etologi dello stesso periodo (prima metà del ‘900) che osservavano il comportamento animale in condizioni naturali (non dentro una gabbia come facevano i comportamentisti) non era un lavoro così diverso da quello che faceva Piaget con i bambini. 4. Il metodo dei giochi. 10:30. Giocare significa allenare la mente alla vita. Un gioco non è mai solo un gioco.​ S. Littleword. Cosa faceva in concreto Piaget con i bambini? Qualche esempio può dare l’idea della sua metodologia. Ad esempio studiava se i bambini avessero capacità di ragionamento logico. Dava a dei bambini delle biglie, tutte di legno, si vedeva che erano di legno, alcune erano colorate di rosso, altre colorate di nero. Poi chiedeva: sono di più le biglie rosse o le biglie nere? Il bambino rispondeva correttamente alla domanda. Poi domandava: sono di più le biglie rosse o quelle di legno? Il bambino si trovava a dover rispondere confrontando un insieme con un suo sottoinsieme. Piaget scopre che solo ad un certo stadio dello sviluppo intellettuale questa operazione diventa possibile. Prima, il bambino confronta comunque le biglie rosse con quelle nere, cioè insiemi confrontabili. Piaget quindi scopre che fino ad una certa età (7-8 anni) i bambini non sono capaci di confrontare l’ampiezza di un insieme con l’ampiezza di un suo sottoinsieme. Altre caratteristiche del mondo più fisico vengono studiati Cioè noi ci adattiamo al mondo che ci circonda ma nello stesso tempo noi lo assimiliamo. C’è questa interazione tra prendere informazioni dall’ambiente che poi vengono rielaborate in maniera da plasmare l’ambiente. Questo rapporto che c’è con l’ambiente viene dalla tradizione biologica ed è molto importante per Piaget. Un altro punto che è molto rilevante nel lavoro di Piaget è la capacità di tradurre queste conoscenze in modi di educazione. Anche se Piaget non si interessava mai molto del mondo della scuola, apre - è il primo grande pioniere - lo studio della mente umana al suo sviluppo culturale nella storia di più generazioni e poi addirittura nella storia della specie e allo sviluppo della singola mente di un bambino che cresce. 8. Gli stadi dello sviluppo. 26:40. La crescita intellettuale dell’individuo, secondo Piaget, avviene attraverso cambiamenti evolutivi che prendono il nome di sviluppo cognitivo e che portano i bambini ad una comprensione sempre maggiore del mondo in cui vivono. Ad ogni età corrisponde un modello di ragionamento che rappresenta uno stadio della crescita intellettiva. Nello stadio sensomotorio​, durante i primi due anni di vita, le strutture mentali si formano sulla base della padronanza degli oggetti concreti. Dai 2 ai 7 anni invece i bambini apprendono il linguaggio simbolico e sviluppano le capacità di gioco e la fantasia: si tratta dello stadio ​pre-operatorio​. In quello successivo, ​stadio delle operazioni concrete​, che va dai 7 ai 12 anni, i fanciulli imparano a classificare e utilizzare segni e numeri. Dopo i 12 anni infine nello ​stadio delle operazioni formali​ raggiungono la capacità di astrazione necessaria allo sviluppo completo del pensiero e delle relazioni. Non è un caso che in molte società l’educazione dei bambini nelle scuole inizi a 6-7 anni, nel momento di passaggio dalle illusioni percettive alle operazioni cognitive complesse, che permettono di classificare, contare, descrivere gli oggetti. Secondo Piaget a questa età si impara meglio di fronte a oggetti ed eventi reali, per questo consiglia agli insegnanti di limitare le lezioni teoriche lasciando invece tempo e spazi ai bambini per apprendere attraverso l’esperienza concreta. Per Piaget l’educazione deve avere come fine principale quello di produrre degli individui capaci di fare cose nuove, cioè persone creative, inventive, capaci di scoprire. 9. Le capacità naturali della mente. 29:20. Quel che abbiamo alle spalle e quel che abbiamo davanti sono piccole cose se paragonate a ciò che abbiamo dentro.​ R.W.Emerson. Tutta questa tradizione di studi empirici, di prove sperimentali ricondotte a questa tecnica interattiva col bambino via via che risolve i problemi, e tuttta questa tradizione di osservazioni del bambino dall’età di 2-3 anni fino a quando diventa adolescente sono molto importanti perché permettono a Piaget non soltanto di essere un grande pioniere dello studio dell’età evolutiva, ma permettono di modificare l’idea prevalente di persona umana che dominava allora la psicologia dei tempi di Piaget, lavoro molto importante non perché cambia solo l’idea che noi abbiamo di bambino - prima avevamo l’idea che per passare da bambino all’adulto… l’adulto è un bambino più potente, un computer più potente di quello del bambino, cioè le stesse operazioni venivano fatte con più capacità, perché lo sviluppo era un aumento quantitativo delle nostre capacità intellettuali - mentre Piaget mostra che lo sviluppo ha delle sue leggi e dei suoi stadi, delle sue trasformazioni qualitative, per cui il bambino non è un adulto in piccolo, che sa fare un po’ meno bene le cose, ma fa delle cose diverse, soltanto la maturazione gli permette presempio di avere una capacità di pensiero logico, una capacità di soluzione di problemi che caratterizza poi l’adulto. E quindi c’è anche il tema della misura perché questo tipo di lavori permettono di avere strumenti operativi per studiare quando avvengono questi stadi e misurare questi passaggi e quindi c’è anche poi uno studio del ritardo intellettuale cioè di un bambino non normale. Ma l'importanza ancora più rilevante di Piaget nell’orizzonte della psicologia della prima guerra mondiale è che Piaget col suo tipo di studi, non presuppone di mettere in relazione diretta gli stimoli, cioè quello che lui presenta al bambino, e le risposte del bambino, concependo la mente come una tabula rasa, qualcosa che è vuoto quando noi nasciamo e che le esperienze successive, cumulandosi, permettono di riempire con determinate capacità mentali, - noi per descrivere il funzionamento della mente umana non possiamo soltanto mettere in relazione stimoli di un ambiente e le risposte dell’organismo, ma dobbiamo anche studiare quello che c’è in mezzo, cioè i meccanismi della mente umana, i quali non sono il prodotto del cumularsi di queste esperienze e di queste risposte, non sono un apprendimento che avviene su una tabula rasa, ma sono l’effetto di alcune capacità che fin dalla nascita noi abbiamo perché apparteniamo alla specie umana. 10. Non siamo una “tabula rasa”. 33:10. Si è sempre constatato che una mente creativa sopravvive a qualunque tipo di educazione. A.Freud. Quello che poi Chomsky farà per il linguaggio 30-40 anni dopo rispetto a Piaget, Piaget la fa per lo sviluppo intellettuale, ovvero mostra, e questo ha una importanza enorme, che l’individuo nasce con una dotazione innata e che ogni uomo e che ogni uomo ha delle capacità innate di tipo cognitivo cioè di ragionamento, decisione, pensiero e anche di tipo linguistico come mostrerà molto meglio Chomsky. Questo è molto importante perché, spiega l'individuo, nascendo con delle caratteristiche predeterminate che sono quelle stesse caratteristiche che fanno tutti gli uomini appartenenti alla specie umana e li fanno diversi da altre specie. In questo noi vediamo il grande contributo di Piaget nei rapporti tra psicologia e biologia, questo è molto moderno perché naturalmente la psicologia che allora dominava nel mondo anglosassone era una psicologia comportamentista, cioè una psicologia che voleva limitarsi a misurare quello che era misurabile in termini di risposte che un certo organismo dava a certi stimoli. La psicologia per ragioni metodologiche in fondo studiava l’uomo come fosse un topo messo in un labirinto, il quale, di fronte alle modificazioni che fate nel labirinto, produce risposte motorie diverse, quindi è un’idea molto riduttiva dell’uomo, che Piaget rifiuta in pieno. Quando infatti poi Piaget viene tradotto, viene visto, e diventa molto più importante a livello della psicologia mondiale rispetto a quanto non lo fosse mentre lavorava, un po’ perché non pubblicava in inglese, un po’ perché stava sempre dalle sue parti e non c’era un’integrazione della scienza a livello mondiale come c’è oggi e soprattutto per la barriera linguistica rispetto ai paesi che già allora erano molto importanti per la psicologia e cioè i paesi anglosassoni. Quindi queste barriere hanno fatto sì che sia stato conosciuto in ritardo, ma quando viene conosciuto, contribuisce, insieme alla figura gigantesca di Chomsky, a questa idea diversa di persona umana; cosa che ha delle conseguenze enormi perché se voi avete l’idea della persona umana come una tabula rasa su cui gli stimoli dell’ambiente portano i segni e producono poi le risposte - i grandi comportamentisti pensavano che se voi avevate due neonati e li scambiavate nella culla, questi due neonati, crescevano completamente diversi perché non avevano una dotazione innata - invece con il lavoro di Piaget abbiamo un’idea di dotazione iniziale e di vincoli iniziali; molto importante perché il comportamentismo che si afferma negli Stati Uniti e,, sottoforma di Pavlovismo, in Unione Sovietica dava invece l’idea che potevate costruire un uomo nuovo, semplicemente cambiando la società in cui questo individue era immerso, quindi questo tipo di idea comportava un minor rispetto per l'individuo, per il bambino, perché a seconda di come costruivate l’educazione, l’allevamento, l’ambiente sociale di questo bambino potevate trasformarlo come voi volevate. Questa è l’idea del Pavlovismo e del comportamentismo, cioè i due grandi sistemi che dominavano la psicologia mentre lavorava Piaget, nella sua Ginevra, sono sistemi che oggi noi sappiamo essere sbagliati e Piaget in questo è un grandissimo anticipatore. 11. Piaget e Montessori. II. 19:40. Per Montessori il bambino è un essere completo che contiene sia energie creative che disposizioni morali. E’ capace di concentrazione e disciplina, di coordinare il proprio lavoro per compiere gli esercizi che gli vengono affidati. Per questo la scuola, anche quella dell'infanzia, deve essere strutturata in modo da far emergere la sua natura autentica. Il principio fondamentale deve essere la libertà dell’allievo, poiché solo la libertà favorisce la creatività, dalla libertà emerge la disciplina, la capacità di regolarsi da solo quando c’è la necessità di seguire delle regole. Maria Montessori pensa l’educazione anche dei bambini con problemi psichici come un processo naturale e spontaneo, attraverso cui i bambini imparano a prendersi cura di sé stessi e sono incoraggiati a prendere decisioni autonome. Nel 1907 quindi fonda a Roma la prima Casa dei Bambini nel quartiere San Lorenzo. Non una casa per bambini ma una casa ​dei​ bambini in modo che possano sentirla veramente loro. Una casa in cui la socializzazione sia favorita da esercizi di vita pratica. Le attività vengono eseguite con l’ausilio di oggetti in modo che i bambini possano svolgerle in autonomia, e gli oggetti sono strutturati in modo da esibire una qualità sensoriale singola evidente: forma, colore, suono, dimensione, peso. L’insegnante dal canto suo aiuta il bambino a svilupparsi secondo il ritmo naturale e in base alla propria personalità. Il metodo montessoriano oggi è in uso in moltissime case dei bambini di tutto il mondo. 12. La bambola e il poliziotto. III. 40:00 La prima morale del bambino è l’obbedienza…​ J.Piaget. Dobbiamo però fare un quadro anche dei limiti di Piaget. Quando gli studiosi che Piaget aveva preceduto si mettono a studiare lo sviluppo intellettuale del bambino nel dettaglio, scoprono che Piaget non aveva avuto rigore metodologico, per cui alcune delle sue conclusioni nei domini più’ specifici - per esempio della capacità logica del bambino - erano sbagliate. Facciamo un esempio. Come erede della tradizione di Aristotele, Piaget pensava che sapere e pensare fosse manipolare una serie di regole logiche, cioè c’è uno scheletro di ragionamenti corretti e uno scheletro di ragionamenti che facevamo perché scorretti. Quando un bambino si sviluppava, dominava l’insieme di questi ragionamenti corretti. Questo ha fatto sì che Piaget interpretasse troppo i risultati e che non potesse arrivare alla conclusione che questi ragionamenti che un uomo fa dipendano dal contesto in cui vengono fatti. Ritorniamo all’esempio precedente della bambola nel villaggio. Cosa vede? Piaget pensava che fino ad una certa età il problema fosse insolubile e che solo con lo sviluppo del bambino e il decentramento della personalità il bambino sarebbe arrivato alla risposta. Invece se cambiamo questo compito e diciamo che invece di esserci una bambola c’è un poliziotto che deve controllare, il compito diventa molto più facile. Questo perché il bambino
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