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John Dewey - Esperienza e educazione / Riassunto, Sintesi del corso di Pedagogia

Riassunto dettagliato del libro, capitolo per capitolo e paragrafo per paragrafo

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 16/02/2019

gemma_bianchi
gemma_bianchi 🇮🇹

4.4

(109)

11 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica John Dewey - Esperienza e educazione / Riassunto e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! John Dewey - Esperienza ed educazione - Prefazione Tutti i movimenti sociali danno luogo a conflitti che si riflettono in controversie intellettuali: compito di un’intelligente teoria dell’educazione è quello di discernere le cause dei conflitti esistenti e poi indicare un piano di operazioni che provenga da un livello più profondo e più comprensivo di quello rappresentato dalle pratiche e dalle parti che si contendono la vittoria, significa che è necessario introdurre un nuovo ordine di idee che avvii nuove pratiche. Dirigere una scuola che si ispiri a un nuovo ordine di idee è molto più difficile che indirizzarla sul sentiero battuto; ne consegue che ogni movimento verso un nuovo ordine di idee e di attività orientate da queste provoca, prima o poi, un ritorno a quelle che sembrano le idee e le pratiche più semplici e fondamentali del passato. Educazione tradizionale e educazione progressiva La storia della teoria dell’educazione è caratterizzata dall’opposizione fra l’idea che l’educazione sia sviluppo dal di dentro e l’idea che essa sia formazione dal di fuori; per quanto concerne l’oggetto pratico della scuola, tende ad assumere la forma di contrasto fra l’educazione tradizionale e quella progressiva. Educazione Tradizionale Il sistema tradizionale, nella sua essenza, è un’imposizione dall’alto e da fuori; inoltre ciò che viene insegnato è pensato come essenzialmente statico. Alla base c’è l’idea che la materia dell’educazione consti di “corpi” di informazioni e di abilità che sono stati elaborati in passato e, quindi, che il compito precipuo della scuola sia di trasmetterli alla nuova generazione; nel passato sono state generate norme e regole di condotta e quindi l’addestramento morale consiste nel formare abiti di azione conformi a queste regole e norme. Lo scopo principale è di preparare il ragazzo alle responsabilità future e al successo nella vita mediante l’acquisizione di un insieme di conoscenze e di forme di abilità ben fondate che costituiscono il materiale dell’istruzione; gli insegnanti sono i mezzi attraverso i quali sono comunicate abilità e conoscenze e rafforzate le regole della condotta. Educazione Progressiva L’educazione progressiva è in sostanza una critica al sistema tradizionale: l’idea fondamentale è che c’è un’intima e necessaria relazione fra il processo dell’esperienza effettiva e l’educazione. All’educazione dall’alto e dal di fuori si oppongono l’espressione e la cultura dell’individualità; alla disciplina esterna, la libera attività; all’imparare dai libri e dai maestri, l’apprendere attraverso l’esperienza; alla preparazione per un futuro più o meno remoto si oppone il massimo sfruttamento delle possibilità della vita presente; ai fini e ai materiali statici è opposta la familiarizzazione con il mondo in movimento. I principi generali della nuova educazione non possono risolvere di per sé nessuno dei problemi dell’effettiva e pratica gestione delle scuole progressive, piuttosto essi pongono nuovi problemi che devono essere affrontati sulla base di una nuova filosofia dell’esperienza. Una filosofia dell’educazione che professa di essere fondata nell’idea della libertà può diventare altrettanto dogmatica quanto l’educazione alla quale reagisce, poiché reagire a un movimento non significa buttarsi all’estremo opposto rischiando di produrre un ulteriore effetto negativo ma guardare criticamente ai vecchi e nuovi principi per trovare la soluzione migliore: qualsiasi teoria e qualsiasi sistema pratico è dogmatico, quando non è basato su un esame critico dei propri fondamenti. Bisogno di una teoria dell’esperienza Il rifiutare la filosofia e la pratica dell’educazione tradizionale pone un nuovo difficile tipo di problema educativo a coloro che credono nella nuova educazione: fra tutte le incertezze c’è un solo punto fermo ovvero il fatto che la nuova filosofia dell’educazione si innesta su un qualche tipo di filosofia empirica e sperimentale. Credere che ogni educazione autentica proviene dall’esperienza non significa però che tutte le esperienze siano genuinamente o parimenti educative poiché esperienza ed educazione non possono equivalersi: è diseducativa ogni esperienza che ha l’aspetto di arrestare o fuorviare lo svolgimento dell’esperienza ulteriore. Tutto dipende dalla qualità dell’esperienza che si fa: da un lato può essere immediatamente gradevole o sgradevole, dall’altro essa esercita la sua influenza sulle esperienze ulteriori; il primo aspetto è ovvio e facile da cogliere mentre l’effetto di un’esperienza non lo si può conoscere subito ed è quindi compito dell’educatore disporre le cose in modo che le esperienze non si limitino ad essere immediatamente gradevoli ma promuovano nel futuro esperienze che si desiderano. È un grande errore credere che l’aula tradizionale fosse un luogo in cui gli alunni non facevano esperienza, il punto da mettere in risalto è invece il fatto che le esperienze che venivano fatte erano in gran parte negative. Finchè l’esperienza non è concepita in modo che quello che ne risulta sia un piano che permetta di decidere circa la materia di studio, i metodi d’istruzione e di disciplina, l’arredamento materiale e l’organizzazione sociale della scuola, essa è campata in aria: proprio perché le scuole progressiste non possono affidarsi a tradizioni cristallizzate e abiti istituzionali, come invece faceva la scuola tradizionale, se non vogliono procedere più o meno a caso devono farsi dirigere da idee che, quando sono articolate in modo coerente, costituiscono una filosofia dell’educazione. Torna quindi l’idea che una coerente teoria dell’esperienza che fornisca una direzione positiva alla scelta e all’organizzazione di metodi e materiali educativi appropriati è indispensabile se si vuole dare un nuovo indirizzo alle scuole. I criteri dell’esperienza Il continuum sperimentale è un principio implicito in ogni tentativo di distinguere le esperienze che hanno un valore educativo da quelle che non lo hanno: in sostanza, questo principio poggia sull’abitudine, se si dà all’abitudine un’interpretazione biologica. La caratteristica fondamentale dell’abito è che ogni esperienza fatta e subita modifica chi agisce e chi subisce, e al tempo stesso questa modificazione influisce sulla qualità delle esperienze seguenti poiché è un poco modificato anche il soggetto che la intraprende: da questo punto di vista il principio della continuità dell’esperienza significa che ogni esperienza riceve qualcosa da quelle che l’hanno preceduta e modifica in qualche modo la qualità di quelle che seguiranno. La crescita, ovvero il crescere come svolgimento, non soltanto fisicamente ma anche intellettualmente e moralmente inteso, è un esempio del principio di continuità: ma la crescita è vera solo quando sviluppa delle capacità positive poiché mentre il principio di continuità si applica in qualche modo in ogni caso, la qualità dell’esperienza presente influenza il modo in cui il principio si applica dato che esso può operare anche in modo da arrestare un individuo su un basso livello di crescita. Tocca all’educatore rendersi conto in quale direzione si muove un’esperienza: da un lato occorre stare all’erta per vedere quali attitudini e tendenze abituali si stanno creando, distinguendo tra quelle che aiutano e quelle che ostacolano la crescita, e dall’altro si deve avere una certa comprensione simpatica dell’individuo in quanto individuo per avere un’idea di quello che sta accadendo effettivamente negli spiriti di chi sta imparando. L’esperienza non si compie soltanto all’interno della persona, ogni esperienza autentica ha un aspetto attivo che cambia in qualche modo le condizioni obbiettive sotto cui si compie l’esperienza: una delle principali responsabilità dell’educatore è che egli non solo deve essere attento al principio generale della formazione e dell’esperienza mediante le condizioni circostanti, ma che riconosca pure in concreto quali sono le condizioni che facilitano le esperienze che conducono alla crescita e cerchi di estrarne tutti gli elementi che possano contribuire a promuovere esperienze di valore; questa partecipazione attiva dell’insegnante è un’altra ragione della maggiore difficoltà della scuola progressista. La parola interazione esprime il secondo principio essenziale: essa assegna eguali diritti ai due fattori dell’esperienza, le condizioni obbiettive e le interne; qualsiasi esperienza normale è un gioco reciproco di queste due serie di condizioni (il problema dell’educazione tradizionale era non di porre l’accento sulle condizioni esterne ma sul fare così poca attenzione alle interne). L’educatore ha il potere di regolare le condizioni oggettive e la sua abilità di influenzare direttamente le esperienze degli altri, e quindi la loro educazione, gli impone il dovere di determinare quell’ambiente che interagirà con le capacità e i bisogni che posseggono coloro a cui insegna, per creare un’esperienza che abbia valore: la responsabilità di scegliere condizioni oggettive porta allora con sé la responsabilità di comprendere i bisogni e le attitudini degli individui che imparano in un dato tempo. I due principi non agiscono separati l’uno dall’altro, la continuità e l’interazione nella loro attiva unione reciproca offrono la misura del significato e del valore educativo di un’esperienza. - Il principio dell’interazione ci fa intendere che il mancato adattamento del materiale ai bisogni e alle attitudini degli individui può provocare un’esperienza non educativa quanto il mancato adattamento di un individuo al materiale. - Il principio di continuità nella sua applicazione all’educazione significa tuttavia che il futuro deve essere tenuto presente in ogni gradino del processo educativo. È erroneo supporre che la mera acquisizione di una certa quantità di nozioni insegnate e studiate allo scopo di essere utili in un certo momento del futuro abbia questo effetto; spesso le cose imparate a scuola non progrediscono in
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