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Marx e l'idealismo hegeliano: critica alla filosofia del divenire, Schemi e mappe concettuali di Filosofia

La critica di Marx verso l'idealismo hegeliano, con particolare riferimento al concetto di 'sintesi' e alla sua applicazione alla realtà sociale e economica. Viene inoltre esplorata la critica di Marx alla giustificazionismo speculativo e alla concezione di alienazione in Hegel e Feuerbach.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 13/01/2022

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vincenza-stelitano 🇮🇹

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Scarica Marx e l'idealismo hegeliano: critica alla filosofia del divenire e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Filosofia solo su Docsity! KARL MARX - SINISTRA HEGELIANA 1844-1883 Obiettivo: un’analisi globale della realtà sociale e della storia, applicata poi alla contemporanea analisi del mondo borghese nella molteplicità delle sue manifestazioni. MARX €* HEGEL 1) 2) 3) CRITICA AL «MISTICISMO LOGICO»: per Marx Hegel ha commesso l’errore di considerare le singole realtà empiriche come manifestazioni del divenire dello Spirito, come momenti astratti. Quindi, l’idealismo hegeliano genera un rovesciamento del corretto rapporto tra concreto ed astratto: il concreto diviene manifestazione dell’astratto -> ciò che viene prima diviene manifestazione di ciò che viene dopo. Hegel, secondo Marx, dopo aver costruito il concetto astratto di Spirito partendo dalla realtà, fa della realtà la manifestazione dello Spirito. CRITICA AL GIUSTIFICAZIONISMO SPECULATIVO: se «tutto il reale è razionale e tutto il razionale è reale», ne deriva che tutto ciò che esiste ha una sua ragione logica per esistere e Marx non accetta questo tipo di giustificazionismo, soprattutto perché, se applicato alla storia, alla politica ed alla società, genera il giustificazionismo politico (3 ). CRITICA AL GIUSTIFICAZIONISMO POLITICO: se applichiamo il principio hegeliano a questa realtà storica, ne viene che essa è così e non avrebbe potuto essere che così -> è necessario, logico e giusto che sia com'è. Il concetto di ALIENAZIONE in Marx ha un significato diverso da quello hegeliano -> in Hegel (dinamica servo/padrone) è un fatto di coscienza, mentre qui si riferisce alla situazione economica e sociale in cui il proletario si trova. Tale condizione è il prodotto della situazione economica e sociale tipica del sistema capitalistico. L’operaio è alienato sotto quattro punti di vista: 1) 2) Rispetto al prodotto della sua attività: il proletario, con la propria forza-lavoro, produce un capitale che non gli appartiene e che, anzi, lo domina e lo fa sentire sottomesso al capitalista. Rispetto alla sua stessa attività: il lavoro dovrebbe essere qualcosa di libero e di creativo, ma nella società capitalista esso diviene una costrizione per il lavoratore, al punto che l’uomo si sente una bestia quando si dovrebbe sentire «uomo» (nel lavoro) e si sente «uomo» quando dovrebbe sentirsi bestia (quando si stordisce nel bere, nel mangiare, nel procreare). [Qui Marx fa riferimento al capitalismo selvaggio della seconda metà dell'Ottocento -> giornate lavorative di 14 ore!] Rispetto alla sua stessa natura: ciò che distingue l’uomo dall’animale è un lavoro libero e creativo, ma nella società capitalista il proletario è costretto ad un lavoro ripetitivo e forzato. Rispetto all’altro: l'atteggiamento più normale dovrebbe essere quello della solidarietà, dell'apertura all’altro, ma in tale società ciò non avviene in quanto l’altro è il capitalista, che tratta il proletario come un mezzo, lo sfrutta, lo espropria di tutto, anche del frutto della sua fatica. Pertanto, il rapporto con l’altro non può che essere conflittuale. LA CAUSA DELL’ALIENAZIONE risiede nella PROPRIETÀ PRIVATA DEI MEZZI DI PRODUZIONE, in virtù della quale il capitalista può sfruttare i salariati per accrescere la propria ricchezza (/ogica del profitto). Il capitalista non è cattivo, ma si comporta così perché la logica stessa del profitto tipica del sistema capitalistico prevede lo sfruttamento. Eliminando la proprietà privata dei mezzi di produzione, si potrà avviare un processo di disalienazione. CRITICA A FEUERBACH («Tesi su Feuerbach», 1845) Di Feuerbach Marx apprezza la critica ad Hegel, il rovesciamento soggetto-predicato, la presa in considerazione dell’individuo nella sua totalità fisica ed il concetto di alienazione religiosa. Tuttavia, individua 2 limiti: 1) Feuerbach, a differenza di Hegel, non ha colto /a storicità dell’uomo, la sua collocazione in un contesto, in una società precisa. 2) Per questo, non ha individuato /e cause reali di questa alienazione religiosa né i mezzi adeguati per uscirne. Feuerbach, per Marx, ha ridotto l'alienazione ad un fatto di coscienza, ma non è così -> il bisogno di creare Dio nasce dalla società economica in cui l’uomo si trova. Il bisogno religioso diviene così, per Marx, il prodotto di un'umanità alienata, che cerca nell’aldilà ciò che le viene negato nell’aldiqua. Dio, per Marx, è «l’oppio del popolo», un narcotico, uno strumento con cui le classi agiate tengono a bada quelle subalterne. Finché vi sarà sfruttamento, rimarrà il bisogno di Dio. Quindi, l’unico modo per eliminare l’alienazione religiosa consiste nell’eliminarne la CAUSA = la SOCIETÀ BORGHESE- CAPITALISTA. «IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA», 1848 Opera breve e divulgativa, destinata alla diffusione popolare. Punti salienti: 1) Analisi della funzione storica della borghesia Mentre le classi dominanti del passato tendevano alla conservazione del potere, la borghesia rivoluziona continuamente gli strumenti di produzione ed i rapporti sociali -> è una classe dinamica. Tuttavia, questo dinamismo conduce a delle crisi ricorrenti di sovrapproduzione -> la borghesia, per ovviare a queste crisi, o è costretta a distruggere parte della propria produzione o deve ricercare sempre nuovi sbocchi e mercati. Ciò genera una lotta spietata tra grandi capitalisti. 2) Lastoria intesa come «lotta di classe» Inoltre, la borghesia ha prodotto al suo interno una forza che sarà destinata a distruggerla: il PROLETARIATO, che non può non reagire a questa oppressione mettendo in atto una LOTTA DI CLASSE. La storia, per Marx, non può che essere lotta di classe ed ha come sbocco inevitabile /a rivoluzione del proletariato e l'affermazione della dittatura dei proletari. Come si arriva, però, a questo? Marx distingue: - Classe in sé: un aggregato di individui che si trovano in un contesto storico e sociale che, nel caso del proletariato, è caratterizzato da sfruttamento ed oppressione. Tale gruppo di individui sente l'oppressione, ma non ha ancora maturato una coscienza di classe, quindi ciascuno la vede come un fatto individuale. - Classe per sé: quel gruppo matura una coscienza di classe. Quando il proletariato matura una coscienza di classe, è pronto per la rivoluzione. Tale coscienza di classe si realizza grazie alla funzione-guida del partito comunista, che è l'avanguardia cosciente del proletariato -> fa prendere coscienza di sé come classe sfruttata e oppressa al proletariato. Il partito comunista fa comprendere a ciascun proletario che, se si trova in quella condizione, non si tratta di un fatto individuale, in quanto centinaia di persone vivono la stessa situazione, che è stata generata dalla struttura stessa della società borghese. Quando la classe in sé diventa classe per sé è possibile la RIVOLUZIONE. Se si rimane fermi alla Classe in sé, non saranno possibili rivoluzioni, ma solo ribellioni ed insurrezioni, scoppi di rabbia collettiva. Si noti il richiamo alla dinamica hegeliana del servo-padrone -> c'è possibilità di rovesciamento solo quando il servo prende coscienza del fatto che è il suo essere servo a far sì che il signore sia tale. Solo a quel punto si potrà avere il rovesciamento. Questa dinamica viene applicata da Marx alla realtà sociale: finché il proletario non ha coscienza di sé, non si potrà avere alcun cambiamento ed il capitalista continuerà ad esercitare un dominio assoluto. 3) Critica ai socialismi non-scientifici Secondo Marx i socialisti non-scientifici o utopisti, dopo aver denunciato lo sfruttamento tipico del sistema capitalistico, sono passati subito all’utopia di un sistema economico di stampo socialista. Marx individua un duplice errore: a) Manca la mediazione storica -> non specificano come si possa arrivare a realizzare questa utopia, quindi rischia di restare una bella aspirazione, un sogno irrealizzabile. b) Non hanno effettuato uno studio scientifico del sistema economico borghese. Si sono limitati a denunciarne i problemi, ma non hanno indagato nel dettaglio il funzionamento di tale sistema economico. Marx afferma che, per scardinare il sistema capitalistico, sia necessario studiarlo a fondo, allo scopo di individuare il suo «tallone d’Achille» -> se trovo il suo punto debole, lo posso scardinare. Marx sostiene che la caratteristica fondamentale dell'economia borghese sia data dall’accumulazione di denaro, che non è finalizzata al consumo ma all’accumulazione stessa. Nelle economie del passato, infatti, lo schema era questo: Nell’economia capitalista, invece, si ha un’inversione di tendenza: v il capitale con cui produciamo merce per ricavare denaro maggiore rispetto a quello iniziale. Quantità di denaro superiore rispetto a quella di partenza. Essendo il denaro l'equivalente del valore, questo «più» monetario viene definito da Marx PROBLEMA: da dove deriva questo PLUSVALORE? Esso deriva dalla modalità di produzione capitalista delle merci. Nella società borghese, infatti, il capitalista può comprare una merce particolare, che ha come caratteristica peculiare quella di produrre valore: si tratta della «merce umana», cioè dell’operaio -> La forza lavoro del proletario produce VALORE. La stessa forza lavoro, come tutte le merci, ha un proprio valore, rappresentato dal SALARIO v mezzi necessari per il sostentamento dell’operaio. Diventa, dunque, chiaro da dove derivi il PLUSVALORE -> deriva dalla quantità di lavoro e, quindi, di valore che il proletario svolge a totale beneficio del capitalista. v v Esprime il grado di Capitale investito in salari. sfruttamento della È «variabile» perché può variare il numero forza-lavoro operaia. degli addetti e l’entità del salario. Dal plusvalore deriva il PROFITTO, che non coincide con il plusvalore stesso perché quest’ultimo non si traduce tutto il profitto -> il capitalista deve comprare macchinari e materie prime, pagare l'energia... v v Capitale investito in salari. Capitale investito nelle macchine È «variabile» perché può variare e in tutto ciò di cui la fabbrica ha il numero degli addetti e l'entità bisogno. È costante. del salario. Il saggio di profitto è sempre inferiore al saggio del plusvalore ed esprime in modo più preciso il guadagno del capitalista.
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