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Krapp's Last Tape (Samuel Beckett), Appunti di Letteratura Inglese

Riassunto e analisi dell'opera "Krapp's Last Tape" di Samuel Beckett

Tipologia: Appunti

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Caricato il 23/11/2020

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Scarica Krapp's Last Tape (Samuel Beckett) e più Appunti in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! Krapp’s Last Tape L'ultimo nastro di Krapp (Krapp's Last Tape) è un'opera teatrale in atto unico di Samuel Beckett, pubblicata nel 1958 su Evergreen Review (No. 5, summer 1958). Krapp, il protagonista dell'opera drammatica, utilizza come diario un vecchio registratore, in cui descrive le sue giornate, i pensieri e i desideri. La prima si ebbe a Londra, al Royal Court Theater. L'atto unico ha inizio con il vecchio Krapp intento ad ascoltare una sua registrazione diaristica di trent'anni prima, dalla quale si evince l'entusiasmo che l'allora giovane clown aveva nei confronti della vita. Arrivato all'età anziana e sentendo prossima la morte, deride sé stesso per il futile tentativo di dare un senso alla propria esistenza, rivelatasi poi fallimentare. Quando Beckett ascoltò per la prima volta la voce dell’attore irlandese Pat Magee, nel dicembre del 1957, la trovò incredibilmente uguale alla voce che aveva immaginato avessero i suoi personaggi. La coincidenza fu ancora più sorprendente perché Beckett ascoltò Magee alla radio mentre declamava alcuni passi tratti proprio da suoi testi. Non è un caso, dunque, che nello stesso periodo le carte di Beckett accolgano un nuovo lavoro teatrale dal titolo provvisorio di Magee Monologue in cui il protagonista ascolta la sua stessa voce provenire da un registratore. Ma L’ultimo nastro di Krapp (questo il titolo definitivo della pièce) andrà ben oltre questa circostanza personale e si affermerà nel tempo come uno dei capolavori del teatro beckettiano. In questo atto unico Beckett riesce a condensare, in una dimensione tragicomica e con una stupefacente economia di parole e di gesti, il senso stesso del rapporto tra l’Uomo e il Tempo e tra l’Artista e il fallimento dell’Arte. Beckett immagina che Krapp, da giovane, abbia registrato un diario sulle bobine di un magnetofono (un apparecchio che all’epoca in cui fu scritto il testo era il massimo della tecnologia). L’azione scenica ci mostra Krapp, ormai vecchio, che in occasione del suo compleanno – come fa ormai da tempo – ha l’abitudine di riascoltare le bobine registrate in gioventù e di registrarne a sua volta una nuova. Il titolo dell’opera dichiara esplicitamente la dimensione definitiva dell’azione cui stiamo assistendo: quella che si compie alla fine della messinscena è la registrazione dell’ultimo nastro di Krapp, appunto. Krapp è ormai giunto alla conclusione della sua vita. Non avrà più occasione di registrare un nuovo nastro. La morte (o meglio, la fine, per usare un concetto più strettamente beckettiano) è ciò che lo attende ormai. Krapp è un artista. Beckett ce lo comunica a modo suo: conciandolo come un clown (sebbene tutti i riferimenti nel copione che dovrebbero mostrarlo come un pagliaccio – naso rosso, scarpe lunghissime, ecc. – siano stati poi sempre attenuati nelle messe in scena). Ma è un tipo particolare di clown, un clown scrittore che – come capiamo ascoltando insieme al Krapp vecchio il nastro registrato più di trent’anni prima – era convinto di trovarsi all’alba di una carriera folgorante, di aver ormai ricevuto l’illuminazione che lo avrebbe consegnato alla gloria e ad una vita di altissima levatura spirituale. E perché questo si adempisse sceglieva di rinunciare alla vita vera, all’amore, alle passioni quotidiane. Si definisce qui il divario tra luce e ombra, tra corpo e spirito che è una delle chiavi di lettura dell’opera, una chiave importante perché suggerita dallo stesso Beckett con una nota in calce al primo copione in cui l’autore indicava l’elemento manicheista come una “matrice culturale” dell’opera. Il Krapp vecchio invece, quello che noi vediamo in scena, non è altro che un fallito (Krapp si legge come il termine inglese crap, cioè “merda”). L’illuminazione, la gloria, la vita d’artista non hanno prodotto nessun effetto. L’unica opera scritta non ha venduto che una manciata di copie. In compenso tutto ciò cui aveva rinunciato è andato perduto davvero. Krapp non sopporta più il sé stesso da giovane, lo deride, lo insulta. Se potesse si mostrerebbe a lui, vecchio e sfatto come è ora, afflitto da problemi di stitichezza e di alcolismo, per fare vedere a quel “povero cretino” come si è ridotto. L’opera si conclude in modo estremamente desolato, con Krapp che guarda fisso il vuoto davanti a sé mentre nel registratore gira silenziosamente il nastro ormai finito. Il personaggio di Krapp, nella storia della letteratura, si pone agli antipodi rispetto al narratore della Recherche. Nota Cascetta, riferendosi al Krapp di Beckett: “Il punto di arrivo dell’esistenza dello scrittore, come di ogni altra esistenza, è l’esperienza della failure. Siamo lontani dall’approdo di Proust, dall’orgogliosa affermazione di una paga felicità dello spirito che, ricostruendo il passato, tocca l’eternità”. Qui, dunque, ricordare non significa elevarsi bensì prendere atto del proprio fallimento. Sul fronte della costruzione del testo, Beckett raggiunge in Krapp uno dei vertici insuperabili nella fusione dei registri. Il rigore ieratico dell’idea scenica (un uomo che ascolta la sua voce) si fonde con le gag da basso cabaret (Krapp che scivola sulla buccia di banana), il sottotesto filosofico che guida l’azione si intreccia con la volgarità di molte battute, humour e lirismo si accompagnano per tutta l’opera. Il personaggio che ascolta la sua stessa voce è una delle icone beckettiane per eccellenza e sarà una delle cifre dell’ultimo Beckett sia nel teatro sia nella narrativa sia nelle produzioni televisive. Anche l’uso della voce registrata diventerà sempre più preponderante nel teatro beckettiano. In Krapp, per la prima e ultima volta, Beckett decide di mettere in scena il mezzo che riproduce la voce. La voce fuori scena non è ancora un elemento straniante (un effetto speciale si potrebbe dire) ma un oggetto di scena pienamente giustificato dal contesto. Bisogna considerare, come già detto, che all’epoca il registratore era un apparecchio appena arrivato sul mercato e sicuramente non di uso comune. Beckett dimostrò una notevole lungimiranza nel travasare il gesto della scrittura in un medium tecnologico (perché Krapp in fondo è uno scrittore che però affida il suo diario non alla carta ma a bobine magnetiche). Così come sorprende l’efficacia con cui l’autore ha saputo descrivere la vecchiaia di un artista fallito se si considera che quando scrisse L’ultimo nastro di Krapp Beckett era un giovane artista nel pieno del successo. Krapp è anziano ed emotivamente depresso. È il suo sessantanovesimo compleanno. Krapp è seduto alla sua scrivania ma è rivolto dall'altra parte. In cima alla scrivania ci sono scatole contenenti bobine di nastri registrati, un registratore da bobina a bobina e un microfono. Dopo essersi seduto per un momento, Krapp si alza e cerca le chiavi nelle tasche. Quindi passa attraverso la scrivania finché non trova una banana, che sbuccia. Gettando la buccia sul pavimento, si mette la banana in bocca ma non la morde né la mastica. Dopo un momento di immobilità, inizia a camminare mentre mangia la banana. Dopo essere quasi scivolato sulla buccia scartata, la allontana con un calcio e continua a camminare fino a quando non ha consumato l'intera banana. Poi guarda attraverso la scrivania in cerca di una seconda banana. Ancora una volta sbuccia la banana e se la mette in bocca solo per stare fermo, non mangiandola. Si mette la banana in tasca. Krapp entra nell'ombra, si apre un tappo di sughero e torna un attimo dopo con un libro mastro. Si siede alla sua scrivania per rivedere ciò che ha scritto. Legge il libro mastro e controlla ripetutamente le scatole e il loro contenuto, esaminando i nastri etichettati "Madre a riposo finalmente", "l'infermiera oscura" e "equinozio memorabile". Alla fine, trova il nastro che sta cercando, intitolato "addio all'amore". Mette il nastro nel registratore e ascolta. La sua voce, più giovane, esce dal registratore. Krapp si adegua al suo posto per mettersi comodo e fa cadere accidentalmente una scatola di nastri. Questo lo fa arrabbiare e spazza la scrivania di tutto tranne che del registratore. Quindi riavvolge il nastro dall'inizio.
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