Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Kubrick: la critica-Kubrick oggi- le nuove prospettive, Sintesi del corso di Teoria Del Cinema

Kubrick non è un autore immediato, e questo spiega il difficile rapporto con la critica, sia americana che Europea (e in particolare italiana). I primi film passano sotto il silenzio, viene scoperto con Rapina a mano Armata (1956)

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 29/12/2019

carlotta_roma
carlotta_roma 🇮🇹

4.3

(11)

7 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Kubrick: la critica-Kubrick oggi- le nuove prospettive e più Sintesi del corso in PDF di Teoria Del Cinema solo su Docsity! La critica Kubrick non è un autore immediato, e questo spiega il difficile rapporto con la critica, sia americana che Europea (e in particolare italiana). I primi film passano sotto il silenzio, viene scoperto con Rapina a mano Armata (1956) e Orizzonti di Gloria (1957). In America viene rimproverata l’obsolescenza della tematica antimilitaristica, mentre è questa ad attirare in Europa. Lolita (1962) vede favorevole la critica americana, e delusa quella italiana, che avanza il dubbio di un intento puramente commerciale. Il dottor Stranamore (1964) porta disorientamento nei critici americani, più decisi a negare il valore del film di quelli italiani, per i quali c’è un certo clima di farsa che non sa farsi satira. 2001: Odissea nello Spazio (1968) diventa chiave per il rapporto con la critica: quella americana lo accoglie bene, si raffaroza la leggenda di Kubrick come genio perfezionista, solitario ed enigmatico. Inizia a essere visto dalla critica internazionale come degno di monografie. Più fredda quella italiana che continua a leggere la sua opera in chiave sostanzialmente ideologica: vedono i film più come prodotti commerciali e reazionari. Arancia Meccanica (1971) uguale, divide la critica. Barry Lindon (1975) vede critiche generalmente negative: in america si sottolinea la freddezza del trattamento, la fine della vitalità di Kubrick; In Italia le principali voci di levano contro il decoratissimo del film. Nel frattempo stava maturando in Italia una nuova generazioni di critici pronti a rileggere l’intera opera, dedicandosi più alla lettura dei singoli tempo e una lettura dell’opera nel suo insieme alla luce di un film rivelazione come 2001. Shining (1980) ottiene un buon successo di critica e pubblico, e ci sono vari pubblicazioni. Nel complesso si profila quella che sarà l’idea guida della critica per tutto il decennio: l’idea di Kubrick filosofo, capace di dare forma cinematografica, narrativa ma sopratutto visiva, ad alcune ossessioni del pensiero contemporaneo. Inizia ad essere collocato tra i rappresentati del moderno, e tra i registi “intellettuali”: sarebbe il grande rappresentante del cervello, del suo funzionamento e delle sue disfunzioni. La critica (sopratutto francese) si concentra su una rosa di temi: l’occhio, il modello, la dialettica interno-esterno, il labirinto. Full Metal Jacket (1978) è più “corazzato” nei confronti delle polemiche, ma non mancano le discussioni sull’onnipresenza della violenza. Resta il desiderio di esplorare le diverse dimensioni dell’opera kubrickiana, come il rapporto cinema-musica, attenzione ai film del passato. Lo stadio della riflessione su Kubrick ormai è molto avanzato. Bernardi fa un’interessante riflessione, tracciando una più ampia teoria della visibilità cinematografica, che considera il cinema come macchina della conoscenza sensibile e contrasta in tal modo le teorie tese a privilegiare l’aspetto narrativo e cognitivo dell’esperienza cinematografica. Sembra indicare la direzione della ricerca critica degli anni successivi: Kubrick regista dell’immagine, plasmatole di un’esperienza sensibile come esperienza di conoscenza. Seconda metà degli anni ’90 vedono una rinnovata attenzione sul regista, e i due eventi concomitanti della morte del regista e dell’uscita di Eyes Wide Shut (1999) vedono una nuova ondata di interventi. L’impressione complessiva, è che non sia possibile allo stato attuale aggiungere ulteriori elementi interpretatici: gli studiosi preferiscono lavorare sui singoli film, mettendo a fuoco sempre meglio la loro natura di macchine stilistiche e narrative perfette perfino nelle loro studiate imperfezioni. Kubrick oggi: Kubrick filosofo Il dibattito sul regista appare più vivo che mai, ma gli interventi non sembrano ridefinire in modo radicale le principali interpretazione della sua opera emerse prima della morte: il dibattito riproduce la caratteristica chiusura e autoreferenzialità dello stesso universo kubrickiano. Tuttavia è importante osservare tendenze e approfondimenti. 1) Un primo aspetto è la conferma che Kubrick abbia costituito la figura del regista-filosofo che lavora intorno all’idea della crisi del modello della ragione proprio dell’occidente. All’interno di questa posizione si osservano differenti accentuazioni 
 -da una visione esistenzialista, dominata dall’affermazione della libertà dell’individuo rispetto alla visione ottocentesca di un universo predeterminato 
 -chi sottolinea l’aspetto nichilista del tramonto dell’occidente, ovvero la crisi del modello di ragione come ossessione di controllo e regolamentazione sociale 
 -chi sottolinea invece come il suo sguardo non è mai cinico: la bellezza formale dei procedimenti compositi rinvia a una costante fiducia nel soggetto umano. 2) Un’altro aspetto è la questione della Storia:
 
 In primo luogo appare Kubrick come colui che è stato in grado di dare volto e voce al sentire collettivo di un secolo profondamente segnato da due guerre mondiali e dall’olocausto.
 -Critici osservano un rapporto mimetico con l’estetica nazista, fondato sulla relazione dialettica tra il potere delle immagini e le immagini del potere che è al centro di entrambe. 
 -Altri com l’ossessione di Kubrick per il nazismo rimanderebbe al suo legame con la cultura degli europei e all’ossessione per il potere, il controllo e la morte che la percorre intimamente. 
 
 In secondo luogo è stata sottolineata la sua particolare concezione della storia: l’universo kubrickiano è chiuso, autoreferenziale, solo apparentemente mobile, ma effettivamente stativo e privo di sviluppo.
 -Secondo alcuni antropologici la (sua) Storia assume, quindi, alcune caratteristiche del mito, al tempo stesso atemporale ed efficace nel determinare il presente, perpetuando in esso l’ordine della struttura sociale o la ripetizione rituale della violenza.
 -Secondo altri la visione della Storia di Kubirck è caratterizzata da una pluralità di mondi chiusi e universi paralleli coesistenti: non si dà un tempo uno ma temporalità multiple, parallele e irriducibili le une nelle altre. 
 
 Le due opinioni non contrastano: i mondi di Kubrick sono si plurimi, ma nel modo in cui un’unica immagine si moltiplica in un labirinto di specchi: le immagini prodotte sono chiuse in se stesse, autosufficienti, ma pure condannate a ripetere ciascuna all’interno dei propri limiti, le stesse mosse. 3) Un’altro aspetto è la questione del corpo del soggetto: questo è molto presente nel suo cinema, ma ciò che più interessa gli studiosi è la natura al tempo stesso intellettuale e “incorporata” dell’esperienza filmica che Kubrick costruisce. 
 -I film non possono essere pienamente compresi ma solo pienamente “sentiti” a un livello sensoriale preconscio, e solo successivamente ripensati a livello intellettuale. Il suo cinema è fatto per pensare a partire da dati esperienziali immediati. Mette in gioco energie e flussi che da una parte si esprimono in temi e forme specifiche, e per altro verso coinvolgono fisicamente lo spettaotre
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved