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L A NASCITA DEL JAZZ, Appunti di Musica

Innanzi tutto bisogna dire che il jazz prima di diventare musica d’ascolto era musica da ballo, questo è un dato importante per capire i cambiamenti dei Jazz Club nel corso del tempo. Negli anni ’30 a New Orleans, culla del jazz, la musica nasceva nelle strade, il pubblico seguiva i concerti all’aperto o sotto i porticati delle case, mentre erano più rari i locali con musica dal vivo.

Tipologia: Appunti

2011/2012

Caricato il 03/01/2012

alessandramari
alessandramari 🇮🇹

4.3

(4)

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Scarica L A NASCITA DEL JAZZ e più Appunti in PDF di Musica solo su Docsity! L A NASCITA DEL JAZZ NEW ORLEANS Se incerte e di difficile attribuzione sono le date a cui fare risalire la nascita del jazz, sicura è invece l’identificazione di New Orleans come luogo d’origine e fondamentale punto di riferimento della tradizione musicale afro-americana. La natura cosmopolita della città, la sua posizione centrale nella geografia economico-culturale dell’America del XVIII-XIX secolo e una naturale inclinazione delle varie etnie che la abitavano a non rinunciare alle proprie origini culturali sono solo alcune fra le cause che fanno da sfondo alla nascita del jazz, sintesi estrema di istanze culturali disparate ma tra loro perfettamente amalgamabili. Le tradizioni musicali degli schiavi africani utilizzati nella raccolta del cotone e della canna da zucchero, straordinariamente ricche dal punto di vista ritmico, si trovarono a coabitare con l’incredibile quantità di musica concertistica e operistica di origine europea importata dalla popolazione creola ed eseguita nelle decine di teatri della città. All’apertura del primo grande teatro a New Orleans nel 1792, infatti, seguirono le costruzioni di molti altri fino alla inaugurazione, nel 1859, del New Orleans Opera House, teatro che da lì a poco seppe imporsi come il più importante palcoscenico musicale americano dell’epoca e che conservò per molti anni tale ruolo. È in questo contesto che la popolazione creola (costituita dai discendenti dei primi abitanti di origine francese e spagnola) e gli schiavi africani si trovarono a perpetuare le rispettive tradizioni musicali, finendo per influenzarle vicendevolmente. I ritmi esasperati delle danze tribali africane, le melodie “blues” delle canzoni tristi degli schiavi di colore, la passione per le bande di ottoni, che negli anni successivi alla Guerra Civile si andarono diffondendo in tutti gli Stati Uniti come sottofondo musicale in eventi come parate cittadine o cerimonie di ogni genere, e i ritmi sincopati del “ragtime” (una formula essenzialmente pianistica in voga verso la fine del XIX secolo soprattutto ad opera di Scott Joplin) furono tutti elementi che contribuirono alla definizione del nascente genere jazz. Molti musicisti, sia creoli che afro-americani, trovarono ispirazione nell’utilizzare tali ritmi e stili esecutivi dapprima nel contesto di melodie preesistenti e successivamente come piattaforma per esecuzioni di natura più improvvisata. L’improvvisazione infatti, elemento fondamentale nella definizione e sviluppo del jazz come genere musicale, divenne pratica diffusa anche tra musicisti di estrazione più “classica”. È opinione diffusa che il primo vero musicista jazz fu Ferdinand JosephLa Mothe, meglio noto col nome di Jelly Roll Morton. Nato e cresciuto a New Orleans da una famiglia creola, Jelly Roll era probabilmente il tipico prodotto dell’ambiente culturale della New Orleans di pura ascendenza europea, per molti versi ostile verso l’integrazione razziale della popolazione afro-americana. La sua attività musicale, tuttavia, si svolse prevalentemente nel contesto multietnico delle tante bische e bordelli della città e subì inevitabilmente le influenze ritmico-melodiche degli schiavi africani. Ma New Orleans fu anche il luogo di nascita e di ispirazione del grande padre della rivoluzione del jazz: Louis Armstrong. Nato nel 1901, “Satchmo” ricevette le prime lezioni di tromba in riformatorio manifestando da subito non solo un’enorme creatività ma anche uno smisurato talento comunicativo. Anticipatore dei tempi, a lui si deve la nascita del genere Swing e la progressiva affermazione sulla scena jazzistica delle big bands come formazioni strumentali. Attorno alla fine degli anni ‘20 molti musicisti jazz (incluso lo stesso Armstrong) iniziarono però un flusso migratorio che li portò dalla natia New Orleans verso territori più a nord, soprattutto Chicago. Tale diaspora, che segnò probabilmente la fine del ruolo centrale di New Orleans nel processo di evoluzione della musica jazz, fu dettata soprattutto, nel caso dei musicisti bianchi, dalla ricerca di maggiori opportunità di lavoro e di più allettanti condizioni economiche, e, nel caso dei musicisti di colore, dalla mortificante segregazione razziale praticata diffusamente negli stati del sud. Così come per la nascita del jazz, aspetti economico-sociali furono alla base del suo allontanamento da New Orleans, o meglio dell’esilio di quei musicisti che videro altrove l’esistenza di opportunità che New Orleans non era più in grado di offrire; gli stessi musicisti che contribuirono, negli anni a venire, a portare di diritto il jazz nella storia della musica universale. Il French Quarter, nucleo storico di New Orleans e polo attrattivo per gli amanti del jazz e del 1 rhythm and blues, è una vera e propria "città della musica". Adagiata fra l’antica e oramai scomparsa Congo Square, zona nella quale gli schiavi di colore praticavano fino ad un secolo fa i riti voodoo della loro tradizione religiosa, e le rive del Mississippi, il French Quarter rispecchia, architettonicamente, le influenze delle diverse dominazioni (francese prima, spagnola poi e infine nuovamente francese fino alla vendita dell’intero territorio della Lousiana da parte di Napoleone agli emergenti Stati Uniti nel 1803) alle quali la città fu sottoposta a partire dalla sua fondazione nel 1718. Le decine di club e locali che la animano fanno da sfondo a una intensissima attività musicale che si svolge nelle strade di questo quartiere dalle caratteristiche case con i balconi di ferro battuto riccamente decorati con piante subtropicali perfettamente a loro agio nel clima umido del delta del Mississippi. A tutt’oggi, sebbene parzialmente snaturata da una più che comprensibile vocazione turistica, la città è una meta fondamentale per musicisti e amanti della musica jazz di tutto il mondo alla ricerca di quelle atmosfere di inizio secolo che hanno caratterizzato la nascita del jazz e la progressiva definizione dei suoi vari filoni. Le band di ottoni, disseminate nelle strade del French Quarter, diffondono quelle sonorità Dixieland a cui viene spontaneo fare riferimento camminando per queste strade e che sono parte integrante della vita quotidiana di questa città. Tra i locali più famosi occorre ricordare il "Preservation Hall" sulla centralissima Bourbon Street. Musicisti professionisti si alternano ogni sera in locali come questo per riproporre i grandi classici della storia del jazz (scontati e dovuti gli infiniti omaggi a Louis Armstrong) o per proporre repertorio moderno. La città sembra essere un luogo perfetto per musicisti interessati a misurarsi soprattutto con il repertorio tradizionale, senza però dover rinunciare a sperimentare nuove sonorità e commistioni di stili, a cercare nuove dimensioni della musica jazz. Se la società americana è in continua evoluzione, così, quasi certamente, lo è la musica alla quale molte delle sue etnie hanno saputo contribuire e nella quale continuano ad identificarsi. Per chi guarda agli Stati Uniti con occhi europei, una visita a New Orleans è come risalire alle sorgenti del grande fiume della storia musicale americana, un salto in un passato che si perpetua nel rispetto, sì, della tradizione, ma con forme, colori e atmosfere che sono tuttavia sempre nuove e attuali e in quanto tali si svincolano da un qualsiasi contesto storico per toccare le corde di una sensibilità che non ha età. NEW YORK Innanzi tutto bisogna dire che il jazz prima di diventare musica d’ascolto era musica da ballo, questo è un dato importante per capire i cambiamenti dei Jazz Club nel corso del tempo. Negli anni ’30 a New Orleans, culla del jazz, la musica nasceva nelle strade, il pubblico seguiva i concerti all’aperto o sotto i porticati delle case, mentre erano più rari i locali con musica dal vivo. Il grosso cambiamento avvenne quando la musica jazz iniziò a raffinarsi e ad affacciarsi alle grandi città come Chicago, Detroit o New York. Negli anni ’30 iniziarono a sorgere ad Harlem (N.Y.), dove c’era un’enorme comunità nera, molte sale da ballo dove il pubblico oltre a poter ascoltare la musica aveva anche la possibilità di buttarsi in pista e ballare. Innanzi tutto bisogna dire che il jazz prima di diventare musica d’ascolto era musica da ballo, questo è un dato importante per capire i cambiamenti dei Jazz Club nel corso del tempo. Negli anni ’30 a New Orleans, culla del jazz, la musica nasceva nelle strade, il pubblico seguiva i concerti all’aperto o sotto i porticati delle case, mentre erano più rari i locali con musica dal vivo. Il grosso cambiamento avvenne quando la musica jazz iniziò a raffinarsi e ad affacciarsi alle grandi città come Chicago, Detroit o New York. Negli anni ’30 iniziarono a sorgere ad Harlem (N.Y.), dove c’era un’enorme comunità nera, molte sale da ballo dove il pubblico oltre a poter ascoltare la musica aveva anche la possibilità di buttarsi in pista e ballare. 2
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