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Analisi del Periodo e Struttura della Frase Semplice, Sintesi del corso di Linguistica Generale

Il tema dell'analisi del periodo in grammatica, prendendo in considerazione due prospettive: la struttura di frase che contiene frasi in una o più posizioni occupate da costituenti nominali e il periodo come strategia per combinare due o più frasi semplici in una struttura complessa. Vengono inoltre analizzate le strategie di collegamento, la coordinazione e la subordinazione, e l'idea di studiare il periodo a partire dal modello offerto dalla frase semplice. Viene infine presentata una gerarchia di elementi principali e complementi nella frase.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 15/12/2021

Chiari-22
Chiari-22 🇮🇹

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Scarica Analisi del Periodo e Struttura della Frase Semplice e più Sintesi del corso in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! 1. Contenuti, presupposti e limiti dell'approccio tradizionale Nelle grammatiche tradizionali : il PERIODO è definito : 2 prospettive (che fanno riferimento alla struttura della frase semplice): 1) struttura di frase che contiene frasi in una o più posizioni occupate da costituenti nominali Es: “Luca ha visto la sua amica” —> il compl. ogg. è occupato da un costituente nominale “la sua amica” 2) Il periodo è visto come strategia per combinare due o più frasi semplici in una struttura complessa Es: “E’ piovuto per una settimana” / “Il muro della vigna è crollato” —> è possibile collegarle : “Siccome è piovuto per una settimana, il muro della vigna è crollato” oppure “Il muro della vigna è crollato perché è piovuto per una settimana Il periodo è dunque collegato da frasi —> 2 strategie di collegamento : 1) Coordinazione —> collega frasi di pari rango, entrambe dello ma stesso grado. (Con le congiunzioni) ° la Giustapposizione (coordinazione per asindeto) —> il collegamento non è grammaticale 2) Subordinazione —> collega frasi di rango diverso (frase principale e frase subordinata) Es: “Il muro è crollato perché ha piovuto” 1.2 Una prima analisi L’idea che il periodo sia una combinazione di frasi è vera solo per alcune forme di periodo: Es: “Il muro della vigna è crollato perché è piovuto per una settimana” —> è possibile isolare le due frasi potenzialmente indipendenti. Esse posso essere subordinate (se collegate da congiunzioni subordinative), ma anche coordinate (“ “ “ “ coordinative) e giustapposte (in assenza di collegamento grammaticale). Giustapposizione —> ci fa passare dalla dimensione grammaticale a quella testuale, nella quale frasi indipendenti grammaticalmente si concatenano in un testo coerente e coeso. 1.3 Il periodo: una definizione orientativa Quando si parla di periodo si pensa alla subordinazione. Ma anche la coordinazione è presente. Un periodo di congiunzione subordinativa può contenere frasi coordinate sia alla principale sia a una qualsiasi delle subordinate che lo formano. Quindi —> il periodo è una struttura di frase che contiene una o più frasi indipendentemente dal fatto che esse siano coordinate o subordinate. Tracciamo una frontiera netta —> tra periodo (che appartiene alla grammatica della frase) e giustapposizione (che appartiene al testo) 2. La frase modello (1) “Il tuo contributo è necessario”. “ E’ necessario che tu dia un contributo” (2) “Gli ho scritto per il nostro incontro”. “ Gli ho scritto per dargli la bella notizia” (3) “Diego camminava lentamente”. “ Diego camminava zoppicando” (4) “La casa rossa è di Diego”. “La casa che vedi laggiù è di Diego” (1) espressione nominale (2) “ preposizionale (3) Avverbio di modo che modifica il verbo (4) Aggettivo che modifica il nome IDEA DI STUDIARE IL PERIODO A PARTIRE DAL MODELLO OFFERTO DALLA FRASE SEMPLICE Nel momento in cui la struttura del periodo è modellata sulla struttura della frase semplice, l’analisi della struttura complessa del periodo dipende dalla frase semplice. E per questo motivo che bisogna aprire una discussione sulla descrizione della frase semplice. 2.1 Il modello tradizionale La FRASE —> combinazione di un soggetto e di un predicato (secondo il modello che si è formato nei secoli a partire dal De Interpretatione di Aristotele) IL PREDICATO —> è nominale (se il suo termine principale è un aggettivo collegato al soggetto da una forma verbale detta copula : Giovanni è alto / è un alpinista) è verbale (se occupato da un verbo predicativo : Giovanni dorme) TUTTE LE ALTRE ESPRESSIONI DELLA FRASE —> sono forme “complementari” (i complementi), senza gerarchia e senza ordine. Es: “/eri sera il nonno ha raccontato una favola a Beatrice” —> una favola (compl.ogg.) a Beatrice (compl.termine) —> concorrono con il verbo a delineare il processo descrittivo (sono argomenti del verbo) * L'uso del termine “complemento” per tutte le diverse relazioni finisce per appiattire le differenti rilevanti e tale concetto non è definito in modo rigoroso. 2.2 Alla ricerca di una gerarchia: Fornaciari PREMESSA —> egli osserva come la tradizione grammaticale offre “una selva infinita di complementi” dovuta al fatto che si privilegia la forma dell’espressione isolata (l'amica preposizione che la introduce) rispetto alla relazione che ciascuna espressione intrattiene con la struttura della frase nel suo insieme. Propone un suo criterio d'ordine basato su un principio gerarchico: 1) il soggetto, il predicato e il compl.ogg. formano “gli elementi principali” della frase (IL NUCLEO) 2) tutte le altre espressioni sono considerate complementi : sono distinti in due strati —> 1. ATTRIBUTIVI (sono determinazioni del nome : aggettivi / nomi con funzione appositiva : il poeta Virgilio / espressioni preposizionali...) Il verbo “accadere” —> come ogni verbo qualifica i suoi argomenti “Questo è accaduto ieri all'alba” —> l’espressione introdotta dal verbo “accadere” è un MARGINE ESTERNO. I margini esterni che si lasciano riformulare con “accadere” sono indifferenti al processo, esso può essere collocato nello spazio e nel tempo. IL MARGINI INTERNI —> che non si lasciano staccare con la riformulazione in “accadere”. Es: LO STRUMENTO —> una riformulazione come —> “Giulio ha potato le rose. È accaduto con queste forbici” anche se è comprensibile NON è coerente perché non soddisfa i requisiti di coerenza del compl. di strumento. (“accadere” non potrebbe essere utilizzato per esprimere lo strumento). Incompatibilità dello strumento con il verbo “accadere”. 2.5.1 Margini del processo e del predicato 2 strati di margini : 1) margini dell’intero processo (esterni al processo) —> comprendono le circostanze spaziali e temporali, la causa e la concessione. Possono essere definiti CIRCOSTANZIALI. Es: “La strada si è allagata. È accaduto ieri, a causa della pioggia, nonostante la pulizia”. 2) Margini del predicato (interni al processo) —> comprendono lo strumento, il collaboratore dell’agente, il beneficiario, il motivo dell’azione. 2.5.2 | modificatori del verbo Si applicano direttamente al contenuto del verbo. Tipi di MODIFICATORI : ° molto generici —> sono compatibili con qualsiasi tipo di evento (si lasciano staccare con il verbo “accadere”) Es: “L’auto è uscita di strada, è accaduto improvvisamente” ° quelli che richiedono la presenza di un verbo d'azione —> si lasciano staccare con “farlo”, ma NON con “accadere”. Es: “Giorgio ha ridipinto la bicicletta, ha fatto accuratamente” ° quelli che richiedono un'azione ancora più specifica —> non si lasciano staccare facilmente neanche con “farlo”. Formulazione poco naturale: Es: “l bambini hanno parlato tutta la sera a voce alta” > “I bambini....., l'hanno fatto a voce alta” 2.5.3 Modificatori e complementi del nome Ogni frase contiene un numero variabile di espressioni nominali che possono occupare, da sole o precedute da preposizioni, tutte le posizioni di margine. Es: “Le rose, Giulio le ha potate con queste forbici” —> Il soggetto “Giulio” Il compl.ogg “le rose” Il pronome “le” Lo strumento “queste forbici” : sono tutte ESPRESSIONI NOMINALI Un’espressione nominale può essere realizzata : da un nome proprio, da un nome comune preceduto da un articolo da un pronome da un altro determinante (questo, quello, molti, poche...) SINTAGMA NOMINALE —> un nome comune preceduto da un determinante. All’interno del sintagma nominale il nome può essere modificato da un aggettivo (“fiore azzurro”) o specificato da un complemento (“fiore di pesco”). 2.6 La frase come modello del periodo Gli ARGOMENTI —> possono essere specificati solo all’interno della frase e sono collegati al verbo che li controlla. [Argomenti centrali : soggetto e l'oggetto diretto. Argomenti collaterali : i complementi ] I MARGINI —> esprimono relazioni concettuali che possono essere specificate sia all’interno della frase (subordinate o coordinate), sia in una dimensione testuale (le indipendenti giustapposte alla frase principale). Un MARGINE che esprime una circostanza esterna (la causa) e uno del predicato (come il collaboratore dell'agente), possono essere espressi all’interno della frase ma anche portati fuori, in una dimensione non più grammaticale ma TESTUALE (giustapponendo le frasi indipendenti che formano un testo coerente e coeso). 3. SUBORDINATE COMPLETIVE E MARGINI 3.1 Il modello tradizionale di analisi Quando si descrivono i MARGINI l’ordine logico va dal contenuto all'espressione: in primo luogo dovremo descrivere le relazioni tra processi come un sistema che si sviluppa dalle relazioni più semplici alle più complesse. A questo punto, per ogni relazione ci dovremo chiedere quali repertori di mezzi la lingua ci offre per la sua espressione. 3.2 Frasi completive e margini Osserviamo 2 periodi : (1) Luca teme che Giovanni abbia perso il treno (2) Giovanni ha perso il treno perché la sua sveglia si è rotta. (1) la frase subordinata “che Giovanni...” —> compl.ogg. del verbo “temere” —> è una completiva e fa parte del NUCLEO. (2) La frase subordinata “perché la sua sveglia...” —> è un MARGINE Perché nella (2) la frase subordinata è un MARGINE? ° Perché la frase subordinata (1) esprime un costituente essenziale del nucleo, se la togliamo non rimane una frase incompiuta —> “Luca teme” —> che non esprime dunque un processo saturo. * Quando c’è una frase completiva, il periodo ha la funzione di costruire un NUCLEO DI PROCESSO. ° La frase subordinata (2) NON è costituente essenziale del nucleo, ma è un'’ESPANSIONE —> se la togliamo rimane una frase principale indipendente. * Quando contiene un MARGINE, il periodo ha la funzione di collegare 2 processi saturi secondo una RELAZIONE CONCETTUALE. 3.3 Costruzioni esocentriche ed endocentriche L'IDEA DEL PERIODO —> combinazione di frasi complete già da sole. Questo è valido per i periodi che includono frasi subordinate con funzione di margine, ma NON per i periodi che includono frasi completive. Due frasi possono essere collegate tramite : - relazione subordinativa —> “// muro è crollato perché è piovuto a lungo” - relazione coordinativa —> “è piovuto a lungo e il muro è crollato” - Giustapposizione —> “è piovuto a lungo. Il muro è crollato” La linguistica del 900 ci offre gli strumenti per definire la differenza tra la posizione di una completiva, la relazione tra margine e frase principale... tramite la distinzione tra strutture ESOCENTRICHE E ENDOCENTRICHE. STRUTTURA ESOCENTRICA —> combina 2 costituenti per produrre una struttura nuova. Nessuna delle 2 parti è il centro della costruzione. Es: “Mi dispiace che (predicato) Diego abbia perso il treno (soggetto)” La frase non è né un soggetto, né un predicato, ma è di rango superiori e li incorpora entrambi. STRUTTURA ENDOCENTRICA —> ha un centro: il nucleo, arricchito con espansioni che non cambiano le proprietà del nucleo Le strutture endocentriche si suddividono in 2 tipi: 1. Subordinative —> combina il nucleo con un margine 2. Coordinative —> moltiplica i nuclei congiungendo 2 o più espressioni della stessa categoria. Es: “La sua sveglia si è rotta e Giovanni ha perso il treno” * La Giustapposizione —> non è compresa in nessuna delle 2 strutture perché non contiene nessuna connessione grammaticale. 3.4 Circostanziali, avverbiali o margini? Le frasi subordinate non completive sono di 3 tipi: 1. Circostanziali —> i suoi membri non sono argomenti (non argomentale) 2. Avverbiali —> con gli avverbi di luogo (che esprimono circostanze spaziali, esprimono anche gli argomenti localizzazione e meta Es: “Sono andato laggiù” 3. Margini —> diversi strati di riflessione non argomentale presenti nella frase (margini del predicato, del nome, del verbo...). Sulla base della funzione si distinguono 2 proposizioni relative : 1) RESTRITTIVE —> sono essenziali per definire la funzione del nome antecedente (Es: se il nome ha funzione referenziale, la subordinata restrittiva è indispensabile per l’identificazione del referente). Sono strettamente legate al nome antecedente. Accettano solo il “che”. 2) APPOSITIVE —> attribuiscono una proprietà alla frase indipendente (hanno funzione simile a una frase giustapposta o incidentale). Sono generalmente separate da una virgola. Accettano anche le forme come “il quale”. (Es: “Ho incontrato la sorella di Giovanni, la quale è appena tornata da Londra”) Ci sono: 1) nomi saturi —> che classificano oggetti (es: libro, cane...) 2) Nomiinsaturi —> si riferiscono a proprietà o processi (es: stanchezza, passeggiata...) Alcuni nomi insaturi (che esprimono atteggiamenti) ammettono di saturare uno dei loro argomenti con una frase subordinata completiva. 5. Le relazioni transfrastiche Sono ponti concettuali tra processi saturi. All’interno del periodo la relazione tra subordinate e relazioni concettuali è PLURIVOCA: - Da un lato la stessa relazione concettuale può essere espressa da diversi tipi di subordinate. - Dall’altro uno stesso tipo di subordinata può esprimere relazioni concettuali diverse tra loro. 5.1 Un esempio: le cause e i motivi Cause —> trovano posto all’interno della nostra categorizzazione spontanea degli eventi del mondo fenomenico. Motivi —> rinviano alle azioni compiute da esseri umani liberi e responsabili, capaci di valutare e di decidere. Il fine è un tipo particolare di motivo. 5.1.1 Motivi retrospettivi e prospettivi : il fine 1. Motivo retrospettivo —> quando l’azione è motivata da qualcosa che è accaduto prima. 2. Motivo prospettivo —> esplorare il futuro e progettario. 1. In primo luogo gli esseri umani fanno previsioni. La previsione precede l’azione. 2. Inoltre gli umani fanno progetti che riguardano il futuro. Es. (1) “Marta ha pensato di voler diventare traduttrice. Per raggiungere il suo obiettivo si è iscritta alla facoltà di Lingue” Ciò che ha motivato Marta non è un fatto accaduto prima, ma un impulsò interno, la sua intenzione che un fatto si realizzasse nel futuro. La relazione (appena descritta) tra un progetto e un'azione si chiama FINE. Il FINE può essere espresso da una frase finale o da una frase causale. Es: (2) “Marta si è iscritta alla facoltà di Lingue per diventare traduttrice” (3)” “ “ perché voleva diventare traduttrice” * Quindi : Da un lato le frasi possono avere forma simile ma esprimere contenuti diversi (una un motivo retrospettivo e l’altra prospettivo). Dall'altro le frasi diverse esprimono contenuti simili come le farsi (2) e (3) che sono rispettivamente una finale e una causale, ma che esprimono entrambe un FINE. 5.1.2 Cause e motivi : criteri concettuali e testuali C'è una DIFFERENZA CONCETTUALE. Causa —> catena causa-effetto (propria degli esseri non pensanti) Motivo —> catena decisione-azione (propria dell’uomo) Prima di passare all’azione, un essere umano pensa, soppesa i pro e i contro. Una differenza concettuale così centrale nella nostra vita pratica non può non influire in profondità sull’espressione linguistica. La distinzione tra le cause e i motivi è indispensabile per la nostra vita pratica —> bisogna esplicitare il momento della decisione per distinguere tra i due: Es: “Giovanni ha deciso di punire suo figlio” —> è un'espressione coerente “Il fiume ha deciso di straripare” —> è un’espressione incoerente (perché un fiume non prende decisioni). Motivo prospettico —> non possiamo non parlare di volontà, intenzioni e desideri. Ma se parliamo di un fiume, esso non può prevedere o volere qualcosa. E in primo luogo una questione di COERENZA CONCETTUALE. 6. L'espressione delle relazioni transfrastiche 6.2 Connessione grammaticale e coerenza testuale La coordinazione —> costruisce una struttura di frase complessa (connessione grammaticale) La giustapposizione —> dispone in sequenza 2 frasi grammaticalmente indipendenti destinate a funzionare come un frammento di testo. (connessione testuale). 6.2.1 Il testo tra coerenza e coesione Un testo non è unificato da connessioni grammaticali. Se ha una struttura unitaria è perché possiede un contenuto concettuale coerente. La COERENZA DI UN TESTO —> è sottolineata e sostenuta da segnali linguistici specializzati, che hanno il compito di mettere in luce i rapporti tra gli enunciati in modo diretto. COESIONE —> quando ci riferiamo alla funzione testuale di questi mezzi linguistici. Anche se collaborano a uno scopo comune, la coerenza e la coesione sono proprietà distinte: Coerenza concettuale —> proprietà costitutiva di un testo o di un atto di comunicazione unitario. E necessaria per la coesione di un testo. Coesione —> NON è una proprietà costituiva di un testo, ma solo una proprietà tipica. Non è né necessaria né sufficiente alla coerenza di un testo. 6.2.2 Coerenza concettuale e coerenza testuale Coerenza concettuale —> è una proprietà del significato delle espressioni complesse : delle frasi. Come tale è una proprietà negativa, si tratta dell'assenza di conflitto tra i concetti che formano un processo. Es: “Dormono i bambini...” (coerenza concettuale —> perché il “sonno” è attribuito a esseri umani che sono in grado di dormire). “Dormono i picchi delle montagne” (conflittuale) Coerenza testuale —> un testo è coerente se i contenuti di tutti gli enunciati che lo compongono concorrono a costruire un messaggio unitario. È una proprietà positiva e costitutiva del testo. 6.2.3 Congiunzioni coordinative e avverbi anaforici Le congiunzioni —> creano connessioni grammaticali tra frasi semplici o complesse e sono mezzi di costruzioni di frasi complesse. Es: la “e” (che collega 2 frasi complete in un periodo). Le espressioni anaforiche —> NON sono congiunzioni, ma avverbi o locuzioni avverbiali e NON collegano frasi. NON creano connessioni grammaticali, ma relazioni concettuali. Es: “per questo” (che riprende il processo costruito dalla frase precedente) Caso ambiguo —> “quindi” : è considerata una congiunzione coordinante, ma se osserviamo il suo comportamento si avvicina agli avverbi anaforici. Il “quindi” si comporta come l’avverbiale anaforico “perciò”. Es: “Piove. Quindi la campagna è allagata” “Piove. Perciò la campagna è allagata” Gli avverbi anaforici possono entrare non solo nelle giustapposizioni e nelle coordinazioni, ma anche in alcune relazioni subordinative: Es: “Si è osservato che molti batteri acquistano con il tempo la capacità di resistere a un certo antibiotico, che diventa pertanto (quindi / dunque) inefficace nei loro confronti”. 6.3 Codifica e inferenza CODIFICA —> la possibilità di dire una cosa in una maniera sola, senza ambiguità o squilibri. Congiunzioni causali come “perché”, “poiché” o “siccome” NON codificano la causa o il motivo, ma lo esprimono. Per sapere se la relazione è la causa o il motivo —> il destinatario del messaggio compie un ragionamento : UN’INFERENZA (deduzione intesa a sottolineare una conseguenza logica), che lo porta a trovare la risposta coerente —> sottopone un'espressione a un esame di coerenza. Es: ° Se una delle congiunzioni causali collega 2 eventi del mondo fenomenico —> la risposta coerente sarà la CAUSA. “Il muro della vigna è crollato perché ha piovuto” ° Se collega un'azione a un fatto, a una previsione o a un progetto —> la risposta coerente sarà un MOTIVO. “Giovanni ha preso l'ombrello perché pioveva” Quando c’è una connessione grammaticale —> La relazione è codificata ma non è detto che lo sia anche il suo contenuto. Quando c’è una giustapposizione —> La relazione non è codificata, ma il contenuto può esserlo. 6.3.1 La frase complessa La codifica di una relazione transfrastica attraverso una frase subordinata è completa quando la subordinata, grazie al significato della congiunzione e a una particolare distribuzione di modi e tempi verbali, codifica esattamente la relazione pertinente che si sarebbe potuta inferire / desumere in presenza di contenuti concettuali coerenti. Es: una frase concessiva introdotta da “benché” codifica esattamente una relazione concessiva 7.3 Tra periodo e testo : i nomi incapsulatori Danno un nome o direttamente alla relazione finale o a uno dei suoi costituenti concettuali e per questo possono entrare nella sua codifica. Nell'ambito del fine disponiamo di una famiglia ricchissima di incapsulatori. Tutti gli altri possono essere raggruppati in 3 classi: 1) metafore spaziali —> spostano il fine in uno spazio oggettivo esterno al soggetto. Questo spiega come mai questi nomi possano essere usati per attribuire un fine a soggetti non umani. Es: “La riunione ha lo scopo di preparare i programmi per il prossimo anno” 2) nomi relativi alla sfera dell’intenzione 3) nomi relativi alla sfera dei sentimenti I nomi di intenzione e di sentimento ci portano dal mondo esterno alla sfera interna del soggetto che agisce. 2) Es: “Giovanni è partito con l’intenzione / con l’idea di fare fortuna” 3) sono i nomi come “desiderio”, “pretesa”, “sogno” Es: “Giovanni è partito con il sogno di fare fortuna” 7.4.2 Il fine del dire Ci sono delle frasi finali implicite che non descrivono il fine del processo descritto dalla frase indipendente che le accompagna, ma il fine dell’atto di parola. Es: “Per essere sincero, la tua risposta non mi ha convinto” —> il fine espresso dalla subordinata si collega direttamente all’azione di parlare. La frase principale (“La tua risposta ...) non descrive l’azione principale alla quale la finale attribuisce un fine: ° in primo luogo il soggetto della finale implicita non coincide con l’agente dell’azione principale, ma con il parlante stesso. ° In secondo luogo la relazione finale non si lascia ristrutturare con una riformulazione in “farlo”. (“La tua risposta non mi ha convinto. Le-ha-fatto-peressere-sincero”). 7.5 Il fine tra margini e completive Frase di margine —> esprime un processo saturo destinato a collegarsi con il processo espresso dalla principale e riceve il suo contenuto grazie alla capacità di codifica di una forma di espressione (in particolare di una congiunzione) arricchita nel caso dall’inferenza. Frase completiva —> satura un argomento del verbo principale e riceve il suo contenuto dal verbo che la controlla. Il fine —> è diverso tra la frase margine e la frase completiva. ° le completive con contenuto finale non possono essere sostituite con “farlo”. 8.2.1 l'ordine delle frasi Mantenendo stabile la relazione di subordinazione grammaticale, possiamo invertire l'ordine della principale e della subordinata: Es: “Giovanni è andato al mercato per preparare la cena con gli amici” —> colloca l’azione principale in primo piano. “Per preparare la cena con gli amici, Giovanni è andato al mercato”
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