Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

L'anima semplice. Suor Giovanna della Croce, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Riassunto del libro per l'esame di Usi e riusi della scrittura femminile Storini

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 24/07/2020

valentina_roma
valentina_roma 🇮🇹

4.4

(70)

19 documenti

1 / 7

Toggle sidebar
Discount

In offerta

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica L'anima semplice. Suor Giovanna della Croce e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! L’anima Semplice (Suor Giovanna della Croce). Dedica 1. Il capitolo si apre con le terzine finali del III canto del Paradiso, incentrato sulla figura di Piccarda Donati e Costanza d’Altavilla. Qui vengono condannati coloro che in terra non hanno portato a compimento i voti, dunque sarebbero delle anime difettive e per qst sono più distanti dalla fonte della beatitudine divina. Sono le 5 e la pesante porta del coro si apre. Qst suore vengono chiamate Trentatrè o ordine delle Sepolte Vive . Pian piano erano apparse anche altre suore a pregare intorno alla grata, in tutto erano 14.Non si erano scambiate nessuna parola, si sentivano solo sospiri dolenti e preghiere. Entrò la badessa, molto anziana, ricurva, lentissima e sostenuta da un’altra monaca; tutta vacillante si inginocchiò mentre le accompagnatrici in segno di rispetto arretrarono. Si chiamava Suor Teresa di Gesù. Le preghiere duravano molto, fino a notte. Ogni monaca sedeva nel suo apposito stallo. Erano tutte anziane, ma i loro grandi mantelli neri chiudevano i loro corpi e non lasciavano intravedere molto della loro persona, fisionomia se non l’andatura. La badessa sedeva in mezzo su un alto seggiolone, attorniata dalle altre. Osservava attentamente tutti e 33 gli stalli, un tempo li aveva visti tutti occupati da 33 suore (anni di Cristo) e il terribile ordine delle Sepolte Vive perché conduceva una claustrazione assoluta, infrangibile, si insuperbiva di essere al completo. Il numero delle monache con il tempo era diminuito e di contro nessuna nuova creatura muliebre si era offerta di acconsentire al tremendo giuramento, tanto che molte converse rinunciavano prima ai voti. La badessa aveva 80 anni circa e anche le consorelle erano anziane, Suor Giovanna della Croce era una delle + giovani, non aveva 60 anni. Entrò un prete e vi fu un rapido movimento tra le suore, sgomento, come se il loro pudore fosse stato offeso. Non portava buone notizie infatti ormai era stato deciso dalla legge, che avrebbero dovuto lasciare il convento, entro due giorni. Avevano fatto di tutto per evitarlo ma nemmeno il Papa potè far valere il suo potere. Di fronte alla notizia le donne, caddero in una totale disperazione, pianti, singhiozzi, scoraggiamento. La legge ecclesiastica, prevedeva che avrebbero dovuto vivere e morire nel convento ma ora venivano cacciate; il papa stesso era in stato di oppressione e povertà. Disperate chiesero dove sarebbero andate, cosa avrebbero fatto e il prete gli risponde che dovevano tornare nella famiglia originaria, nelle loro case ma ribattono che quella era la loro casa. Avevano giurato castità, obbedienza, povertà e perpetua clausura a Dio, ora erano nel peccato xk avevano infranto il giuramento ma il prete le rassicurò dicendole che Dio le avrebbe perdonate xk è buono. Sembravano più vecchie e + prossime alla morte, si trascinavano a forza, dopo la notizia. Guardavano fissamente alle tombe delle consorelle morte e sepolte in convento. Ogni volta che suor Giovanna della Croce parlava, veniva tacciata dalla badessa. La cella di Suor Giovanna era poco illuminata così lasciava accesa una lampadina giorno e notte, in segno di devozione al Crocifisso. La regola impediva alle Trentatrè di tenere la luce accesa di notte e quando andavano a dormire ma gli era concesso tenerla accesa solo se così rendevano omaggio alle immagini che veneravano. Non poteva dormire senza quella luce e quando la notte si spengeva, lei subito presa da ansietà la riaccendeva. La cella era molto semplice e modesta letto, sedia e armadio. C’era un balcone che dal monastero di Suor Orsola dava sul panorama del golfo di Napoli che non poteva contemplare a causa delle gelosie serrate che tuttavia facevano entrare aria (simbolo anche in Una fra tante e i Misteri del chiostro). Nei primi tempi della monacazione era continuamente attratta da quelle gelosie, non resisteva al desiderio di guardare ancora ma da lontano, lo spettacolo delle cose. Tanto che qst abitudine la confessò come fosse un peccato xk la riconduceva alla vita mondana. Con il tempo, con la giovinezza che finiva e le memorie che si cancellavano, vinse quella tentazione cioè dimenticò che da quel balcone si scorgeva il mondo! . Dopo aver ricevuto la notizia della scacciata si ritira nella cella, senza chiuderla a chiave xk la regola lo vietava e inizia a pregare, con l’anima confusa, turbata e agitata. Aveva obliato tutta la sua vita anteriore alla monacazione. Era una vita dolorosa, angusta, opprimente e insopportabile per un carattere passionale, ribelle domato dalla vita claustrale. Aveva patito molto i voti, pianse di rabbia, tristezza e noia per molto tempo ma poi le supreme consolazioni lente, costanti e tranquille erano discese su di lei e iniziò a condividere le abitudini umili candide e puerili delle giornate monacali con quel rimpicciolimento dell’esistenza materiale e quelle formule continuamente ripetute che spezzano le volontà, le persuadono e stringono l’esistenza in un anello. La regola delle Trentatrè così dura e austera le era divenuta dolce e seguiva con piacere gli ordini. Suor Giovanna della Croce, nel mondo era stata una creatura d’impulso, facile all’entusiasmo, al furore e alle lacrime ma qst ardore si era equilibrato mettendosi al servizio di Dio. Non era più una donna e una creatura muliebre ma una monaca, tra le Sepolte Vive. Non ricordava più come si chiamava nel mondo ma conosceva solo il nome chiostrale. Aveva chiesto al cielo la pace, un’altra vita e l’oblio in cambio di gioventù, bellezza, desiderio d’amore, di gioia, felicità. In quel momento si sentiva strappata crudelmente alla pace e alla sua seconda vita e brandelli di vita le riapparivano alla memoria, ormai da anni non + evocati. Addirittura si nasconde il viso nelle mani per evitare quei ricordi. Nel mondo si chiamava Luisa Bevilacqua e apparteneva ad una famiglia borhgese agiata, i suoi commerciavano merceria. Aveva una sorella minore, Grazia e un fratello maggiore Gaetano. Entrambi erano egoisti, freddi, calcolatori, adorati dai genitori mentre lei raccoglieva un affetto distratto e glaciale e dice “quanto mi hanno resa infelice Signore!”. Trasalì perchè quella voce che si lagnava di esser stata trattata con crudeltà dalla gente che + amava, non la sentiva da 30 anni. Da tanto tempo il suo cuore si era risanato da quella ferita sanguinante. A 20 anni aveva amato passionalmente Silvio Fanelli e lui ricambiava allo stesso modo. Si sposarono presto e Luisa ebbe una dota di 30mila lire, meno rispetto all’altra sorella e al primogenito maschio che aveva ereditato la restante parte del patrimonio. Tuttavia a lei bastava xk Silvio era un nobile, leale e sincero. Lo adorava e ne era molto gelosa. Il suo cuore era stato infranto xk la tradì con la sorella Grazia, lui mosso dalla fatutità degli uomini e lei dal desiderio di fare un dispetto alla sorella. Lo tennero nascosto per un po' e poi glielo dissero apertamente ma Luisa non era morta di dolore solo per orgoglio. Nessuno aveva detto una parola di biasimo verso i traditori e nemmeno una parola di pietà per lei anzi tutti i suoi parenti, sentiti come complici, non ci trovavano nulla di male nel fatto che fosse passato da una sorella all’altra e che la sposasse. Luisa dichiarò che volentieri l’avrebbe ceduto alla sorella, quelle parole vennero pronunciate dietro la spinta della forza del Signore, che la chiamava xk il mondo degli egoisti, disumani, crudeli non era fatto per quell’anima appassionata. La delusione d’amore aveva spento ogni sua speranza e desiderio aveva solo la nostalgia della solitudine e preghiera xk tutti coloro che lei aveva amato erano stati falsi, brutali; vedeva solo una via di verità e dolcezza davanti a lei. Prima del matrimonio, Luisa prese la decisione risoluta della vocazione monacale, voleva stare nel chiostro governato dalla regola più aspra, dove la clausura fosse perpetua e assomigliasse alla morte. I parenti cercano di distoglierla ma tutti i tentativi furono vani. Entra come novizia a 22 anni e a 25 pronunciò i voti eterni; adesso erano 35 anni che era entrata nel monastero di Suor Orsola Benincasa senza mai uscirne +, senza rivedere parenti, amici, città ma solo il Signore. Qnd Suor Giovanna ricorda in quella notte la sua semplice e comune storia le era sembrato un dramma tremendo che solo il suo cuore era stato in grado di superare senza rompersi per lo schianto, si sentiva l’eroina di un romanzo straziante. Con il tempo tutto qst aveva perso valore e importanza, adesso la sua storia le era sembrata quella di un’altra persona, le parole che le erano sfuggite le sembravano quelle di un’altra persona che aveva vissuto nel passato e che nel presente non c’era più. Lei si era liberata in Gesù con una fede semplice, modesta e continua non “esuberante” tramite estati o crisi mistiche. Giovanna anticipava. Quando erano piccole, vivevano agiatamente nella casa paterna, avevano la donna di servizio ma adesso la sorella era rimasta vedova e aveva dilapidato quasi tutta l’eredità, aveva rendite scarse, una figlia da maritare e un figlio che non lavorava ma cercava semplicemente la dote, usando semplicemente la sua seduttività. Quasi povera eppure aveva accolto in casa la sorella anche se si diceva che il Governo avrebbe restitutito alle monache discacciate, la loro dote…. Suor Giovanna non spendeva nulla in abiti, ma continuava ad usare gli unici due che aveva, anzi si faceva problemi per comprare un paio di scarpe nuove. Il giorno dopo tornò a casa il nipote Francesco, rientrato da Caserta con un amico. Suor Giovanna sembra sollevata perché viveva la preoccupazione mentre la madre e la sorella sono in camera a discutere per le calze. Il nipote le chiede che avrebbe bisogno di un favore cioè che le presti dei soldi per pagarsi il viaggio e lei obbedisce.  Suor Giovanna della Croce, fu visitata da suor Francesca delle Sette Parole, che dopo la cacciata, non avrebbe trovato pace se non fosse riuscita a ritrovare una sua sorella sepolta; tra tutte le Tentatrè erano le uniche ad essere rimaste in contatto, di tutte le altre non avevano avuto + notizia. Nelle visite restavano un po' taciturne, osservandosi come per riconoscersi, non si baciavano o abbracciavano xk la regola non permetteva segni di affetto. Hanno un dialogo intenso, si raccontano di come hanno passato quei mesi lontane. Hanno dovuto cambiare le loro abitudini, le devozioni per es Suor Giovanna digiunava tutti i giovedì e venerdì ma adesso non poteva più xk la prendevano in giro. Suor Francesca le confessa che i suoi parenti vivevano in ristrettezze economiche e avevano fatto un grande sforzo accogliendola, per loro era un peso quindi appena potè contribuì con le spese ma con ciò che le era restato, poteva campare solo altri due mesi; il dopo le metteva paura xk non sapeva come avrebbe campato quindi poiché era molto vecchia, sperava che Dio la facesse morire entro quel tempo. Suor Giovanna invece le confessa che non paga una pensione xk i suoi parenti non l’hanno mai voluto ma la situazione era difficile xk vivevano in ristrettezze quindi anche lei deve spendere per non essere una approfittatrice e un egoista. Rispetto a Suor Francesca aveva speso molto di + ; li aveva prestati al nipote che era giovane a aveva tanti bisogni, cerca una ragazza da sposare e non sapeva dirgli di no. Suor Francesca le chiede se fosse andata a casa loro, se Silvio fosse ancora vivo e lei gli risponde di no xk sarebbe stato ridicolo anche se in cuor suo lo aveva perdonato. Di ciò si era confessata e le era stato consigliato di non prestare più i soldi a loro. Sin da subito Suor Giovanna aveva avuto l’impressione che la sorella l’avesse portata con sé solo per interesse economico, in fondo si erano sempre odiate e in giro si sapeva che alle monache scacciate avrebbero ridato la dote. Ogni volta le chiedevano di questi soldi, riponevano in questa somma, tanto che in suo nome facevano progetti futuri ma non aveva l’assoluta certezza che glieli avrebbero dati, tuttavia non riusciva a dirglielo. In casa non si trovava bene perché deridevano la religione ed erano interessati solo alle cose mondane. Nel tempo libero, Sur Giovanna cuciva dei merletti per l’altare e la consorella le consigliò di venderli, per farci qualche guadagno e tirare avanti.  Mentre Suor Giovanna pregava nella sua stanza, entrò la nipote Clementina xk voleva affacciarsi al balcone che dava sul vico chiassoso per amoreggiare con Vincenzino; i due parlavano si mandavano segni di affetto ma Suor Giovanna di fronte a ciò si allontanò per non vedere e non sentire. Terminata la conversazione disse a sua nipote xk si comportava in quel modo e Clementina le rispose che non stava facendo nulla di male ma amoreggiava con una persona a cui voleva bene ed era ricambiata. Non doveva nascondere nulla, forse si comportavano peggio le donne sposate che tradivano i mariti e ne avevano molti esempi nel loro palazzo. Suor Giovanna è imbarazzata ma la nipote le dice che le ragazze adesso capivano tutto, non erano + stupide come ai suoi tempi anzi forse stupida era stata lei che per un tradimento era diventata una sepolta viva. Suor Giovanna si sentì umiliata, il pudore offeso e piena di vergogna. Infine le consegnò una lettera che non lesse subito x il dolore ; c’era scritto che il governo non le avrebbe restituito la dote ma le dava una pensione di 40 lire. Dopo un po' entro nella sua stanza sua sorella Grazia, le chiede falsamente come stesse, cosa faceva etc ma il punto vero della sua conversazione era ottenere un prestito dalla sorella dato che non arrivava a fine mese e l’affittuario le stava sul collo. Le dice che era colpa di suo marito se stavano in qst condizione xk si era mangiato sia l’eredità che la sua dote, lei dal canto suo aveva provveduto solo a ciò che riteneva necessario cioè imbellettare al meglio i figli in modo tale che trovassero un buon partito per sposarsi, così avrebbero vissuto bene, senza più problemi quindi investiva tutto in vestiti e gioielli per lei e i figli. Suor Giovanna le dice che volentieri l’avrebbe aiutata ma che non può xk la somma che le era rimasta è molto poca, non ha sprecato soldi ma li ha dati un po' alla famiglia x acquistare i beni primari e ai nipoti che glieli avevano chiesti. Grazia si infuria, le rinfaccia il vitto e l’amore per Silvio e le dice che aveva sprecato troppo quindi la invita ad andarsene tanto ormai l’ha tenuta per 10 mesi con sé quindi nessuno può dirle nulla. Suor Giovanna è molto scossa piange e morde il cuscino, solo quando fu sola.  Suor Giovanna sentiva il suo rotolare verso un precipizio di stenti e miseria e qst le metteva + paura e angoscia del giorno in cui abbandonò il monastero di Suor Orsola. Di nuovo fece un fagotto di poche cose per cercare un asilo poverissimo dove poter vivere, nell’avanzata vecchiaia. Era piena di dubbi, paure, smarrimenti. Non aveva idea di quanto potesse costare il cibo per una persona, in quei 40 anni aveva dimenticato tutto e poco aveva appreso stando a casa di sua sorella; non aveva idea di quanto costasse un alloggio. L’unica certezza che aveva era voler andare via xk non amava quella camera dato che salivano rumori, parolacce, bestemmie, odori nauseanti di gente povera, misera, corrotta e feroce. Quella mattina, si accorse che all’angolo della strada, in direzione della casa austera e silenziosa stava un ragazzo, che guardava continuamente la porta sempre aperta dell’edificio; un po' le fece paura xk il suo sguardo era insistente, come se stesse aspettando qualcosa. Si nascondeva quando passava qualcuno. Improvvisamente uscì un altro ragazzo, un marinaio e lo pugnalò. Suor Giovanna da dietro i vetri della finestra aveva assistito alla scena del delitto e aveva emesso un grido, improvvisamente si aprirono anche le gelosie della casa dirimpetto e Suor Giovanna vide delle donne, imbellettate, vestite di seta, dei divani rossi e specchi con cornici dorate che urlavano disperate Gennarino”. Malgrado la sua innocenza, ignoranza, cecità capì quanto vi era di immondo, orrendo, sozzo in quello spettacolo e per la vergogna, nausea e orrore cadde indietro a terra, come se morisse. 3 Dopo esser stata cacciata dalla casa della sorella, Suor Giovanna affitta una camera che condivide con una vedova Costanza de Dominici e suo figlio Enrico, studente di medicina. Suor Giovanna ha subito un’ulteriore dimezzamento della sua pensione mensile e la donna le sottolinea che non avrebbe potuto tirare avanti per molto da sola, ma avrebbe dovuto trovarsi un lavoro, magari vedendo i merletti da lei cuciti. Le consiglia di iniziare con la ragazza del 2p Concetta Guadagno ma è restia xk è l’amante di un uomo sposato e xk si vergognava di dover chiedere i soldi. Tuttavia viene incoraggiata da Costanza. Entra in una casa molto bella, agiata e la accoglie la serva. Concetta inizia a confidarsi della sua relazione con il compagno, geloso morbosamente tanto da maltrattarla con violenze fisiche. Di ciò lo giustifica, xk lei in passato era stata una donna dannata, perduta ma adesso non lo era +. Chiede a Suor Giovanna di poterla raccomandare a Dio e ai santi affinchè il compagno non la lascimai, altrimenti si troverebbe nel baratro, senza di lui non saprebbe dove andare e come campare. Alla fine compra i merletti di Suor Giovanna. - Poi viene raccontata la storia di Maria Laterza, che abitava al 3p del palazzo e aveva avuto un parto molto travagliato, che le aveva causato una forte emorragia, fatale se non fosse intervenuto il chirurgo. Era ancora molto debole, c’era la possibilità che ne riavesse una, quindi era necessario che qualcuno la accudisse giorno e notte e suo marito, che prevedeva già il disastro finanziario dovuto a quella malattia, pensò di chiamare Suor Giovanna sapendo che era poverissima. La monaca restò un po' incerta xk non aveva mai assistito i malati e la situazione la metteva in imbarazzo, come di pudore offeso ovvero quel sentimento di vergogna di chi ha eliminato del tutto dalla sua vita ogni declinazione dell’amore, del matrimonio e l’idea della procreazione. Anche qst volta subì l’influenza convincitrice di Costanza, che le disse che era da vario tempo nel mondo e doveva smettere di farsi tutti quei problemi se voleva mettere da parte qualche soldo. Lo prende come un ruolo di carità. Per lei era un ambiente profano, dove le ragioni della vita, del sesso, della generazione trionfavano. Forse nemmeno lei era più la stessa dato che erano cambiate le sue condizioni di vita.  Poi viene raccontata la storia del giudice Notargiacomo, per il quale suor Giovanna lavora come serva. Era un uomo molto rigoroso, solitario, sospettoso, ogni volta le si raccomandava di non aprire a nessuno la porta e di non far entrare nessuno. Aveva un atteggiamento scontroso. Un giorno busso alla porta di casa, una donna che chiese di lui ma non essendoci decise di entrare lo stesso; Suor Giovanna cerca in tutti i modi di mandarla via anche usando una certa forza fisica, ma le viene rinfacciato il fatto che in quella casa era lei l’estranea poiche aveva davanti la moglie quindi se ne doveva andare. Quando il giudice tornò dal lavoro, vide Suor Giovanna fuori sul pianerottolo, che cercava di spiegarle il fatto, lui capì; verso quella donna provava terrore.  Un pomeriggio mentre suor Giovanna rientrava dall’ufficio di riscossione della sua pensione, vide che Costanza aveva un atteggiamento strano e agitato; suo figlio era stato bocciato a due esami di medicina quindi aveva perso la borsa di studio; in qst modo non poteva più aiutare la madre a campare; si dispera xk non sa come tireranno avanti nel frattempo la monaca viene a sapere che Concetta ha lasciato il palazzo poiché il compagnò decise di sposare un’altra donna; Maria in seguito ad alcuni stati deliranti, era stata rinchiusa in una casa clinica mentre il notaio si era suicidato il giorno stesso e loro due avevano perso l’unico sostentamento economico sicuro. Inoltre la pensione di Suor Giovanna era stata ridotta ulteriormente a 27 lire mensili, era nello stato di elemosina come le fa notare Costanza. Calò un silenzio, si guardarono e fra loro si sentì un dolore forte come la morte. 4 Nell’ultimo capitolo Suor Giovanna della Croce approda alla condizione di mendicante e non viene più identificata dalla voce narrante con il nome religioso ma come “la donna, la poverissima donna”. . Siamo in una zona diversa della città, Via di Porto solitamente molto frequentata ma in quel momento era un deserto. Stavano facendo dei lavori di ricostruzione, che erano cominciati da molto tempo ma proseguivano lentamente. Intorno si vedevano pali di legno, monticelli, ammassi petrosi, calce, rottami; la grande arteria sembrava abbandonata a sé stessa, lo spazio era umido e fangoso. Suor Giovanna era invecchiata ancora di +, faticava a camminare tanto che deve sorreggersi qua e là al muro, era molto più curva. Aveva lasciato la stanza da Costanza e avendo 17 lire al giorno si dovette prendere una camera in una locanda “Villa di Parigi”. Nella locanda trovavano rifugio persone povere, lavoratori/ici che versavano in condizioni di grande difficoltà; uomini e donne ma in stanze divise. Suor Giovanna condivideva la stanza con altre 2 donne, una di qst era malata di tosse e l’altra aveva due bambine. Una sera vennero degli ispettori per identificare le persone, per vedere se c’erano vagabondi, criminali o prostitute. Sono sempre 3 uomini, sono molto sfacciati con le donne xk insinuano che siano delle prostitute e che non lavorino dignitosamente. La locandiera dice all’orecchio ad uno di essi che un tra di loro, in passato era stata una monaca così le chiese se aveva avuto altri nomi in passato ma lei nega fermamente, è stata sempre Luisa Bevilaqua. Dopodichè si apre lo scenario del banchetto indetto dal comune di Napoli nel giorno di Pasqua a favore dei8 + bisognosi. SI svolse in una grande sala di una villa napoletana, da una parte i poveri e dall’altra i ricchi. Una ragazza aristocratica inizia a fare delle domande ai commensali per sapere se erano contenti del pranzo e Suor Giovanna le disse che fu una monaca ma che si era chiamata Suor Giovanna della Croce ma ora non +, era Luisa.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved