Scarica Sofocle: Antigone - Temi e Analisi e più Appunti in PDF di Greco solo su Docsity! L’Antigone è una tragedia di Sofocle che si inserisce nel ciclo tebano insieme ad “Edipo re” ed “Edipo a Colono”. Il dramma che è l’ultimo della raccolta parla di come all’indomani della morte di Eteocle e Polinice, Creonte ha ordinato che il primo sia onorato della sepoltura, considerandolo difensore della città e che il corpo di Polinice sia abbandonato agli animali da preda. Il prologo inizia in medias res, Antigone convoca sua sorella Ismene per farsi aiutare nell’impresa di contravvenire al bando di Creonte, ma Ismene non accetta di assecondarla, in quanto donna non ritiene di poter combattere contro un uomo. Antigone trasgredisce da sola il divieto e viene condannata a morte; non sopportando di morire di fame, sceglie di togliersi la vita provocando il suicidio di Emone, suo promesso sposo ed Euridice, madre di Emone e moglie di Creonte. La tragedia va in scena alle Grandi Dionisie nel 442441 a.C., periodo in cui il compito del teatro greco era quello di riappropriarsi del patrimonio mitico della tradizione e di reinterpretarlo in chiave politica, in funzione dei nuovi problemi connessi alla città. Sofocle si fa carico di raccontare l’uomo, i suoi interessi sono quindi di carattere antropologico. Diversi sono i temi affrontati nell’Antigone, tra i quali la questione del γένος (legame di sangue) che è imprescindibile, la critica alla tirannia e soprattutto la considerazione del νόμος (legge). Si apre, infatti, un discorso che verte sulla dicotomia “legge divina” della quale è portavoce Antigone e “legge della πόλις” proclamata da Creonte. Scavando a fondo nel significato di questo dualismo, possiamo rintracciare la riflessione di Sofocle che riguarda un aspetto più filosofico che politico. Infatti, Creonte ed Antigone sono l’esempio dell’umanità che si rapporta in due modi diversi all’incredibile fluire della vita e quindi anche alla morte. Nel primo stasimo della tragedia il coro propone un’analisi della figura dell’uomo, in particolare degli obiettivi raggiunti da lui grazie alle sue doti perciò anche detto “stasimo del progresso”. Il termine chiave che troviamo nel primo verso è δεινός, si tratta di un aggettivo polisemico, può avere sia il significato di “temibile” che di “portentoso” e ciò porta a pensare che Sofocle si volesse riferire ad entrambi i personaggi principali considerandone i diversi aspetti. Dal verso 333 al verso 360, come un climax, vengono esposti tutti i progressi umani a partire dall’acquisizione dell’arte dell’agricoltura “Γᾶν ἄφθιτον, ἀκαμάταν, ἀποτρύεται” (vv. 338-339) per proseguire con l’elogio della capacità dell’uomo di dominare anche il mondo animale attraverso il suo ingegno. Il climax termina infine con quello che è considerato il maggior prodigio, l’apprendimento dell’uso della parola “φθέγμα” (v.354) che ha dato modo di costruire rapporti sociali e di essere attivo anche nella gestione della πόλις, la dimensione politica sembra essere ciò che più caratterizza la dimensione umana e che riesce ad elevarla al di sopra della natura e degli animali.