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L'architettura del Cinquecento: contesto, artisti, edifici di riferimento., Dispense di Storia Dell'architettura

Dispensa sull'architettura del Cinquecento, indagata attraverso l'analisi del contesto, degli artisti e degli edifici di riferimento. Ci si concentra sulle figure di Donato Bramante, Giulio Romano, Michelangelo Buonarotti e Jacopo Barozzi detto Il Vignola con la spiegazione dettagliata delle opere architettoniche più rilevanti. Si presenta un focus su Andrea Palladio e i suoi capolavori di Villa Barbaro, Palazzo Thiene, Palazzo Valmarana, La Rotonda e la Chiesa del Redentore.

Tipologia: Dispense

2017/2018

In vendita dal 31/08/2021

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Scarica L'architettura del Cinquecento: contesto, artisti, edifici di riferimento. e più Dispense in PDF di Storia Dell'architettura solo su Docsity! Il Cinquecento Contesto Artisti Edifici di riferimento Le novità e cambiamenti nel primo Cinquecento riguardano il modo di pensare l’edificio architettonico, l’antico e l'architettura in generale rapporto tra spazio, struttura e articolazione degli ordini: nel primo ‘500, il tema chiave dei trattati. Attenzione al sistema degli ordini (Serlio e la tavola sinottica), per individuare regole grammaticali declinabili in modo diverso, i cui sperimentatori furono proprio Raffaello e Bramante (le loro strutture “romane” furono fondamentali per capire il rapporto tra spazio, struttura e articolazione degli ordini fu fondamentale) o con Serlio e la tavola sinottica = elemento di conclusione nella vicenda della ricerca del significato degli ordini, aprendo invece la pagina del nuovo linguaggio architettonico di Palladio o con Michelangelo gli ordini divennero un mezzo per arrivare al suo fine, ovvero dare una concezione di struttura dello spazio slegata dal sistema tradizionale virtuviano, suscitando emozioni e facendo capire che gli elementi sono diversi in base alla collocazione, al rapporto con la struttura, al rapporto con la luce il rapporto con l’antico: «E ciò direbbe anche Apelle e Vitruvio s'egli comprendessero gli edifici e le pitture che avete fatto e ordinato in questa città, rimbellita, magnificata dallo spirito dei vostri concetti (nonché le opere) anticamente moderni e modernamente antichi» Pietro Aretino, lettera a Giulio Romano, 1542 (in Pietro Aretino, Lettere, Libro II, Parma 1998) = reinterpretazione personale del modello antico > ‘500 = cantiere della varietà e dell’arbitrarietà, ovvero ogni architetto segue dei principi propri, rendendo le opere d’arte dei concetti, oggetto esprimenti sentimenti e sensazioni passaggio fondamentale: costruzione di un nuovo sistema, fatto di parole articolabili in discorsi complessi (la travata ritmica è una versione di una possibile frase) architettura romana del primo Cinquecento: svolta verso la magnificenza ornamentale con Palladio la regola della natura divenne la prima legge da rispettare in architettura, ovvero il rapporto tra forma architettoniche e natura è l’unico vincolo ineliminabile che un architetto deve rispettare quando si appresta a progettare o realizzare una costruzione = tutte le parti dell’architettura sono la trasposizione dei principi naturali, nonché statici. Però, sempre nel rispetto di questa regola, anche gli antichi hanno espresso la possibilita” di ideare delle varianti in Francia: si sviluppa la stereometria ossia tecnica costruttiva alternativa basata sul taglio e l’utilizzo della pietra per comporre strutture complesse. Si basa sulla necessità di determinare preventivamente la conformazione dei singoli elementi costitutivi e la possibilità di verificare la stabilità strutturale: si tratta quindi di una compenetrazione tra solidi e l’individuazione di linee curve di intersezione. e 1518 Palazzo Branconio dell’ Aquila, Raffaello, Roma o o o o o commissionato da Giovan Battista Branconio dimensioni del terreno di costruzione permisero la realizzazione di un vero palazzetto, il più in vista due piani separati da una sola cornice ma uniti da un cornicione sporgente piano bottega ordine dorico con colonne tuscaniche, inquadrano archi, trabeazione piano nobile alternanza di nicchie (vuoto) e finestre sormontate da edicola all’antica (&timpano ricurvo o triangolare) e ordini come elemento puramente decorativo (trabeazione delle edicole unificata come anche nei loro parapetti) piano attico con cornicione e triglifi semicolonne corporee al posto del bugnato, edicole e nicchie con statue al posto di lesene e finestre nel mezzanino collegate da festoni al posto di buchi scorniciati no perfetta corrispondenza di linguaggio architettonico e struttura costruttiva > facciata ripresa nel progetto per la facciata (1517, 1520 abbandonato) della Chiesa di S. Lorenzo a Firenze di Michelangelo Buonarotti (un’elegante struttura lineare, travata ritmica da decorare con statue erilievi). Raffaello tradusse nel linguaggio di Bramante un prototipo di Giovanni da Sangallo, che prevedeva un corposo blocco con vestiboli. AI pianterreno colonnati su largo vestibolo centrale e su due più piccoli laterali + parete articolata da campi ciechi che nascondono volte a botte + sovrapposizione di ordine ionico (accompagnato da un blocco nudo) e dorico + dilatazione dell’intercolumnio centrale e restringimento di quelli laterali (eliminazione dell’attico intermedio) e piano superiore con lesene ioniche aggettano nella trabeazione e nel frontone ® 1518 Villa Madama, Raffaello, Roma o o commissionato da Giulio Il primo progetto esecutivo affidato a Raffaello, anche se era stato precedentemente affidato a Giuliano da Sangallo progetto grandioso su scala territoriale: sviluppata lungo una collina alle porte di Roma = simbolo di potenza pontificato mediceo iniziato nel 1516, costruzione dal 1518, interruzione nel 1521 con la morte di Leone X per mancanza di mezzi e di voglia 1° progetto: vestibolo aprirsi su doppia scala equestre fino al cortile rettangolare terminato in un ninfeo a forma di esedra con dietro teatro; facciata con semicolonne dell’ordine gigante, nicchie con statue e torre circolare a dx del giardino con cappella =passaggio da un semplice cortile di servizio ad uno splendido e uno segreto all’interno parti autonome unite da un’alternanza di spazi aperti (vestibolo dà su giardino, altro lato della villa su altro giardino e altra parte ancora teatro, loggiato aperto su peschiera) 2° progetto: cambiamenti per questioni statiche, funzionali ed estetiche. Teatro scavato ulteriormente nel pendio, cortile ridotto ad un basso cilindro e meno articolato e riduzione del numero di ali della loggia (articolazione più fitta, più scavata e alleggerita da lesene che fiancheggiano i pilastri che reggono la cupola e volte a crociera che si susseguono) progetto definitivo rimanda alle ville imperiali = logge e cortile circolare con scalone monumentale = cortili con teatro all'aperto e peschiere = grandi appartamenti con stanze private, spazi di rappresentanza, sala cupolata e ambienti sottostanti dedicati alle stalle facciata doveva presentare un ordine gigante, arcate tenebrose e finto travertino rimando a San Pietro nella varietà, corrispondenza non perfetta e ritmicità nell’uso di ordini intersecati a doppio livello ripresa della formula dell’edicola antica (come in Palazzo Branconio) grande apparato decorativo interno a grottesche (=Domus Aurea di Nerone) è Raffaello riprende la distinzione dei piani a seconda della funzione, assenza di perfetta corrispondenza tra architettura e struttura costruttiva, comples ità di importanza prima decorativa che strutturale. Gli ordini costituiscono un apparato autonomo e decorativo. 1. Donato Bramante Roma, Cortile del Belvedere (1503, 1505) scala urbana, parte essenziale della ricostruzione voluta da papa Giulio Il per il palazzo del Vaticano e S. Pietro a confermare la sua visione dell’imperator e potifex maximus (=Roma capitale artistica d’Europa e Stato della Chiesa come potenza europea) collegamento tra l’appartamento Borgia e la Villa di Imocenzo VIII (vecchio palazzo papale): enorme cortile circondato da logge sobrie sui lati, mentre internamente ricchissimo = Giulio si interessò solo della costruzione del passaggio orientale del collegamento, poi elevato al livello del terzo piano del palazzo (dove si trasferì nel 1506, anno del “disegno grandissimo” per la riorganizzazione del palazzo pontificio) distribuzione su 3 livelli/terrazze (=Santuario della Fortuna Primigenia a Palestina, è struttura del giardino tipicamente romano), spazio di 300 metri con dislivello di 25, collegate da scale o inferiore più ampio, richiama ippodromo romano, con scale laterali che portano al superiore, zona per gli spettacoli o secondo cortile con scala concentrica (alternanza nicchia tona e coppie di paraste) o ultimo con nicchione con pigna, portico corinzio cieco sistema laterale delle logge, coniugazione di struttura e ornamento o primo livello: arcate intervallate da paraste, ordine dorico ispirato al Colosseo o secondo livello: campate delimitate da colonna/parasta ionica con trabeazione e semi-paraste laterali che conducono alle edicole dai frontoni alternati e fiancheggiate da nicchie per le statue o. terzo livello: intersezione di ordine minore architravato e uno maggiore con pilastri o terzo cortile: travata ritmica che alterna campate di diverse dimensioni attraverso un sistema di pieni e vuoti (=campata piena ha colonne di inquadramento nicchie con ordine di paraste corinzie che sostengono una trabeazione, vuota con arcate) che avanza in corrispondenza delle colonne e arretra negli archi spazio concepito secondo precise regole prospettiche: punto di fuga si trovava nella terrazza più alta, chiusa da un’esedra a 300 metri di profondità importante per rapporto tra spazio, struttura e articolazione degli ordini, ma anche per identità tra struttura e ornamento (vedere Codice Corner = raccolta di tutto ciò che si faceva a Roma in quegli anni, strumento principale di documentazione e formazione artistica) costruzione di un nuovo sistema, fatto di parole articolabili in discorsi complessi 2. Giulio Romano Contesto mantovano: Francesco II Gonzaga (marchese tra 1484 e 1519) fu celebrato come costruttore di sontuosi palazzi (anche se poco considerate dalla storiografia perché distrutte o danneggiate), ma non avvertiva l’esigenza di accogliere a corte architetti affermati (prima dell’arrivo di Giulio Romano no progettisti di primo piano) nonostante il contatto con i principali centri artistici italiani. Quindi, rispetto all’esperienza romana del primo Cinquecento, Mantova appariva un fenomeno marginale con alcuni episodi significativi. La svolta nella cultura artistica mantovana avvenne con Federico II Gonzaga (marchese dal 1519, duca 1530-40) e, consapevole dei limiti culturali degli artefici di Mantova, individuò come riferimento privilegiato l’arte romana grazie al supporto del consigliere Baldassarre Castiglione: questi non favorì solamente un indirizzo più raffaellesco, ma soprattutto pose le premesse per il trasferimento di Giulio Romano a Mantova (=aveva segnalato al marchese i giovani eredi di Raffaello e mostrato le capacità progettuali di Giulio, assegnandoli il nuovo incarico del palazzo a Marmirolo). > 1524trasferimento a Mantova, terminato l’apprendistato romano si convertì da Giulio di Raffaello da Urbino a Giulio Romano per un allontanamento definitivo dal maestro e l’affermazione della propria identità iniziando la diffusione nel settentrione della scuola romana è 1540 (morte di Federico) Giulio pensa di lasciare Mantova, ma è trattenuto dal cardinale Ercole, reggente che riconosce quanto sia indispensabile per soddisfare /’appetito del fabbricare, degli argenti e delle pitture: instaura un rapporto di maggiore familiarità con l’artista a cui concede una certa autonomia (=commissioni relazionate a incarico di vescovo di Mantova, come ricostruzione del duomo per motivi di ordine estetico e funzionale contro il preesistente edificio medievale, anche se lui rivaluta) > nell’ultimo periodo lavora contemporaneamente ad altri progetti per altri committenti: dimostrazione che è uno tra i maggiori architetti italiani del Cinquecento è che gli viene offerto l’incarico di San Pietro dopo la morte di Antonio da Sangallo il Giovane nel 1546, ma la prospettiva di un ritorno a Roma dopo vent’anni con un incarico prestigioso è spezzata dalla morte di Giulio nello stesso anno > principale allievo ed erede fu Primaticcio, anche se si allontanò dalla corte per dirigersi a Fontainebleau > l’artista romano trapiantato nell’Italia settentrionale sviluppa temi già introdotti nella città natale senza trascurare la cultura locale e proprio l’incontro ravvicinato con la cultura gotica gli fornisce nuovi spunti opera una vera e propria contaminazione stilistica creando ambiguità concettuali altera la sintassi classica rendendola più complessa: conoscenza dell’arte antica e messa a punto di una normativa coerente rendono possibili varianti e trasgressioni motivi rintracciabili in esempi antiquari: si muove nell’ambito della tradizione classica forzandone i confini; non si preoccupa di individuare le invarianti delle architetture imperiali per creare un sistema compositivo univoco, ma preferisce moltiplicare le alternative con rare citazioni e temi originali yy Firenze, Biblioteca Laurenziana (1523,1550) commissionata Giulio de’ Medici e avviata dopo che questo venne eletto papa nel 1523: costruita per conservare la collezione di libri della famiglia Medici, arresto con Sacco di Roma e con partenza di Michelangelo per Roma l’opera rimane incompiuta (mancava il livello superiore del vestibolo, la scalinata e il soffitto e le panche della sala di lettura) edificio molto documentato è testimonianza di intenso scambio tra committente ed architetto (=direttive precise e si rimetteva all’opinione dell’artista, spronandolo a “fantasia nuova”) collocata tra il primo e il secondo chiostro del monastero di San Lorenzo o vincolo progettuale era realizzare senza interrompere attività claustrale o porsi sopra alla struttura preesistente delle residenze dei monaci: necessità di leggerezza ottenuta attraverso introduzione di finestre e presenza di pilastri di sostegno dentro alla muratura che corrispondono esternamente a paraste spazio interno molto articolato, rispetto all’esterno meno considerato esternamente è costituita dal ricetto (ovvero la parte più alta di ingresso, forse progetto inziale comprendeva lucernario, visto come troppo rischioso introduce livello più alto per far entrare luce) e dalla sala di lettura struttura interna della sala di ingresso: il ricetto doveva essere concepito in modo monumentale o necessità di struttura continua con la sala di lettura, quindi impostazione di un alto basamento (alto quanto le porte) da cui innestare il sistema degli ordini O pareti articolate secondo sistema di 3 ordini sovrapposti (forte verticalismo): mensole voltate reggono colonne a tutto tondo portanti incastrate in nicchie come se sostituissero il muro (affiancate da paraste con capitello e pilastro nel caso degli angoli), sia per lo spazio ristretto che come elemento strutturale. Livello superiore con aperture con finestre non ad edicola intercalate da paraste piene. Ritmo dall’angolo: muro edicola parasta-colonna-pilastro- colonna-parasta-muro (=non è risolto in modo strutturale) = rapporto struttura-omamento (dettagli frutto di licenza) o scala di collegamento realizzata da Bartolomeo Ammanuati in un secondo momento: parte da progetti di Michelangelo che prevedevano due rampe che si collegavano tramite mezzanini, fino a ottenere una soluzione più scenografica e unitaria con gradini ovali convessi che si allargano scendendo (“colata lavica” di ovali, doveva occupare quasi per intero lo spazio) formulazione riuscita e geniale di un linguaggio architettonico ed essenzialmente nuovo rogetto per la facciata della Chiesa di San Lorenzo (1515-20) concorso che definiva vincoli progettuali precisi, soprattutto dimensionali, per ottenere ‘una corrispondenza tra le proporzioni interne ed esterne dell’edificio partecipazione di contemporanei quali Raffaello, Jacopo Sansovino e Giuliano da Sangallo elaborazione di 5 progetti (numerosi disegni e due modelli lignei) fino a descrivere una struttura a nartece con un prospetto rettangolare, forse di rimando classico, scandito da potenti membrature animate da statue in marmo, bronzo e da rilievi. = verso una concezione nuova di facciata, non come aggregazione di elementi singoli, ma articolata in modo unitario, dinamico e fortemente plastico non si conoscono le ragioni per cui nessuna delle proposte venne realizzata. Si optò per una facciata a capanna digradante, con pietra grezza a vis ju cui si aprono tre portali centinati, mentre il fianco è di pietra liscia, decorato da un ordine di arcate cieche e lesene Roma, Palazzo Farnese (1516-1550) o Progetto originario di Antonio da Sangallo per il cardinale Alessandro Farnese (1513-14) costruito a partire sul preesistente palazzo Albergati-Ferritz, prossimo alla nuova via Giulia ma rivolto vero il lato opposto dove il committente, una volta divenuto papa Paolo II Farnese, avrebbe costruito l'omonima piazza scelte architettoniche fanno ricorso alle esperienze precedenti di Giuliano e di Vitruvio, come la scelta dell'ordine dorico facciata: ordine di grandi paraste sopra ai cantonati bugnati del pian terreno (=anche se avrebbe preferito delimitare con bugne anche i piani superiori del palazzo) gli ordini restano all’interno dove impiega la soluzione vitruviana del vestibolo in forma di atrio a tre navate su colonne e applica proporzioni vitruviane al cortile loggiato con robusti pilastri e archi inquadrati da tre ordini sovrapposti dorico ionico corinzio di semicolonne =raccordo della loggia con l’atrio è ottenuto riportando i profili dei capitelli e della trabeazione come imposta degli archi sui pilastri della loggia, mentre i singolari archi strombati tamponano i passaggi dalle navate laterali dell’atrio agli archi della loggia proseguito lentamente e modificato quando Paolo III decise di aumentare l’altezza e collocare una grande sala a lato commi: ionato dal futuro papa Paolo III: inizio 1515-16 ma cambio progetto con nuovo ruolo committente, da palazzo cardinalizio a palazzo pontificio si colloca nella sequenza di storia delle residenze ma diverso dagli altri perché si adatta alle necessità del committente, soprattutto al suo cambio di status (da cardinale a papa assume aspetto severo e aulico con nuovo ingresso ed eliminazione dell’impianto delle botteghe) facciata continua: paramento murario policromo e bugnato, ordini presenti solo ai lati, ritmicità attraverso alternanza di edicole timpanate o timpani circolari (rimando ai Mercati Traianei) cornicione: per le sue membrature è un elemento nuovo sia nelle parti che nelle dimensioni che lo compongono e che si rapporta alle dimensioni complessive dell’edificio come una sorta di elemento di chiusura = oggetto di collisione: Michelangelo non si interessò delle regole vitruviane (della grammatica corretta degli ordini, ciò avrà peso nell’architettura del ‘600). si converte in palazzo monumentale su schema vitruviano, composto da navata centrale (ingresso) e colonne che dividono le navate laterali elementi di contesto influenzarono la fabbrica O posizione: si apre su una piazza che determina visuale su palazzo man mano che ci si avvicina; ampliamento della prospettiva e visuale attraverso un paramento di facciata che elimina gli ordini (collocati solo ai lati), mostrandosi nella sua imponenza di mattoni disposti con un gioco di colori o posizionamento a ridosso di Via Giulia che corre dietro al palazzo e oltre ad essa vi era il Tevere quindi un ponte doveva collegare l’altra sponda con il giardino urbano del palazzo o corte interna sul retro: organizzazione della struttura interna attraverso un sistema di tre ordini sovrapposti, porticati sovrapposti che richiamano il Colosseo. Relazione logge ordini non è diretto perché questi non corrispondono ai piani del palazzo Dimostra la conoscenza dell’antico, ma in qualche modo lo supera proponendo soluzioni originali in accordo al suo talento (=capitello ionico michelangiolesco o capitello ionico moderno). Gli ordini sono utilizzati come strumento per dare struttura allo spazio, sia come elementi funzionali al sostegno che alla decorazione (rapporto struttura ornamento), ma soprattutto volti a suscitare emozioni. Precursore di tendenze seicentesche che sovvertiranno completamente le regole teoriche con sperimentazioni personali e originali 4. Andrea Palladio Andrea Palladio era considerato come il principale punto di riferimento per gli architetti contemporanei (quali Vincenzo Scamozzi, Inigo Jones in Inghilterra e addirittura Borromini per la forza e poetica delle composizioni, piuttosto che la semplicità della forma) e per i posteri (nel Settecento nei casi di Ruskin e Le Corbusier). Ancora oggi è considerato come una figura altamente professionale in grado di soddisfare la triade vitruviana di funzione, struttura e aspetto: nonostante si fondasse su norme precise, era comunque capace di rinnovarsi ed evitare ripetizioni, sia da un punto di vista estetico che funzionale/costruttivo. Palladio viene visto come un architetto © Intellettuale: sistematizza le conoscenze, frutto di trent'anni di attività di progettista, ne / quattro libri dell’architettura (1555-70). Indica regole sistematiche per il costruire ed esempi di progetti, perché anziché modelli da copiare, le tipologie architettoniche assumono la fisionomia di schemi compositivi dove poter esercitare infinite varianti. 1. Materiali, tecniche costruttive e ordini: 2 breve trattato de’ cinque ordini, et di quelli avertimenti, che sono più necessarij nel fabricare, a partire dalla conoscenza dei materiali costruttivi e dei vari tipi di murature, per finire con le dimensioni e proporzioni di stanze, porte, finestre, camini e scale Opere dell’autore: i disegni di molte case ordinate da lui dentro, e fuori della Città, et i disegni delle case antiche de’ Greci, et de’ Latini: e si tratta di quella magnifica carrellata di ville e palazzi che ha avuto un’enorme influenza sullo sviluppo dell’architettura occidentale (opere autografe che dimostrano il rapporto con la committenza) 3. Edifici pubblici: delle vie, de’ ponti, delle piazze, delle basiliche, e de’ xisti dove Palladio mostra tutta la sua competenza di esperto costruttore 4. Tempi antichi: si descrivono, e si figurano i tempij antichi, che sono in Roma, et alcuni altri, che sono in Italia, e fuori d’Italia: cura e bellezza dei rilievi di tanti monumenti antichi D e Concreto: costruttore tecnico che esordisce come scalpellino e acquisisce sempre più conoscenze arrivando a una grande padronanza del cantiere è Innovazione della villa: creazione di un complesso unitario funzionale con una parte destinata alla residenza del padrone (deve dimostrare la sua condizione sociale, introduzione di pochi riferimenti che distinguono, no trasposizione residenza di città in campagna, generalmente caratterizzati da pronao e timpano) e un’altra alla gestione della proprietà (rurale) è Rispetto delle leggi naturali universali ma, come avevano già dimostrato gli antichi, possibilità di variazione da parte dell’architetto nel rispetto dell’arte e della ragione Parte da antico (ricostruzione di edifici antichi è esercitazione di progettazione, rilievi più dettagliati e illustrati rispetto a quelli delle sue opere) ma utilizzato in modo parsimonioso, seleziona elementi. Profonda conoscenza anche del contemporaneo e radicamento in territorio fertile Elementi di continuità fanno comprendere cosa conosce, mentre gli elementi innovativi dimostrano cosa vuole creare yy Vicenza, Palazzo Valmarana (1565) complesso residenziale in un lotto urbano con pianta molto articolata facciata è stratificazione di due sistemi: l’ordine gigante delle sei paraste composite sembra sovrapporsi all’ordine minore di paraste corinzie (=ai margini mancanza della parasta finale rivela il sistema sottostante, che sostiene il bassorilievo di un soldato con le insegne Valmarana) = ispirato ai palazzi capitolini di Michelangelo per inserimento dell’elemento aulico dell’ordine + evoluzione rispetto alla facciata di Palazzo Porto, Vicenza, 1546-49. Idea di palazzo doppio attraverso una prima idea dove i piedistalli delle lesene erano collocati direttamente sulla linea di separazione tra il piano terreno e quello nobile, mentre una successiva presentava l’aggiunta di una base per slanciare l'ordine. Soluzione attuale comporta invece una parte inferiore in bugnato e la superiore con mezze colonne e un’alta trabeazione (aggettante con effetto drammatico e monumentale di luci e ombre) sormontata da un attico = dimostrazione dell’arte del variare palladiana attraverso il cambiamento da corinzio a ionico e l’eliminazione del piedistallo Vicenza, Rotonda (1566-67) commissionata da Paolo Almerico nuova tipologia di villa suburbana, senza edifici di servizio, piuttosto che villa rustica: residenza vicina alla città e dedicata all’otium integrazione tra architettura e paesaggio unicum: no fedele a studi archeologici, innovazione pianta quadrata con aula circolare sormontata da una cupola (=anomalia per gli edifici civili) = edificio quadrato, completamente simmetrico e inscrivibile in un cerchio perfetto, è intersezione di un quadrato con una croce greca accesso attraverso 4 facciate, su un’alta scalinata, caratterizzate da pronai di 6 colonne ioniche, timpanati e agganciati al corpo di fabbrica lateralmente con pareti, sormontati da acroteri di rimando antico Venezia, Chiesa del Redentore (1576-77) VI VIV y ® facciata (prima immagine a sinistra): scandita da quattro colonne dal e chiesa di stato mediata da Marcantonio Raimondi e impossibilità di realizzazione della pianta centrale per necessità di rispettare la funzione pubblica e la rappresentazione del potere: tripartizione in base ai 3 gruppi sociali da ospitare © pianta longitudinale © parte comunitaria per la società civile: navata centrale voltata a botte affiancata da tre cappelle laterali poco profonde ma con nicchie che le collegano o parte aristocratica: zona antistante l’altare, sorta di transetto che si conclude con absidi laterali, separazione tra zone o parte clericale: zona del coro a esedra capitello ibrido tra corinzio e ionico (foglie d’acanto e volute) che sostengono una trabeazione continua e un timpano. Al centro un grande portale con semicolonne corinzie e un timpano più piccolo. Ai lati del timpano principale sono posti su due livelli finti timpani come nascosti 1 T dietro al principale e conclusione con un attico rettangolare ° = si presenta come una sezione prospettica dell’organismo dietro di essa, una proiezione sulla facciata della struttura interna > precedente in San Francesco della Vigna, Venezia, 1563 per Giovanni Grimani: proietta su un unico piano la navata maggiore, coperta da un grande timpano, e le due laterali coperte da due semitimpani, collegati organicamente dal rapporto modulare dei due sistemi di ordini che li sostengono (il maggiore per il principale e il minore per i semitimpani). Unica difficoltà è impostazione di entrambi gli ordini su uno stesso alto basamento (superamento nel Redentore con anteposizione di una grande scalinata alla sezione centrale della facciata) Palladio come architetto concreto, grande padronanza del cantiere Palladio come architetto intellettuale che sistematizza attraverso i Quattro Libri Parte da antico (ricostruzione di edifici antichi è esercitazione di progettazione, rilievi più dettagliati e illustrati rispetto a quelli delle sue opere) ma utilizzato in modo parsimonioso, seleziona elementi. Profonda conoscenza anche del contemporaneo e radicamento in territorio fertile (=cultura della villa) Creazione di un complesso unitario funzionale con una parte destinata alla residenza del padrone (deve dimostrare la sua condizione sociale, introduzione di pochi riferimenti che distinguono, no trasposizione residenza di città in campagna) e un’altra alla gestione della proprietà (rurale) Rispetto delle leggi naturali universali ma, come avevano già dimostrato gli antichi, possibilità di variazione da parte dell’architetto nel rispetto dell’arte e della ragione 5. Jacopo Barozzi detto Il Vignola Contesto, la Controriforma: Il XVI secolo è segnato dai contrasti religiosi a partire dalla riforma protestante (1517 Martin Lutero), determinando così una spaccatura tra la centro-settentrionale protestante e la meridionale cattolica: le conseguenze furono notevoli anche sul piano culturale e sociale. Non era solo un contrasto ideologico, ma uno scontro di potere, una guerra combattuta con le armi della Santa Inquisizione, dello spionaggio e della caccia alle streghe. Diventò sempre più cruenta con la conclusione del Concilio di Trento nel 1563: convocato nel 1545 per tentare una ricomposizione tra cattolici e protestanti, di fatto diventò il luogo d’elaborazione della nuova ideologia della Chiesa romana che, con la sua Controriforma, dava una risposta alla Riforma proposta dai protestanti. Infatti, dettò norme anche per la produzione artistica commissionata dalla Chiesa: maggior rispetto delle fonti, bando alle invenzioni gratuite e alle immagini di nudi, ma finì con determinare una svolta radicale influenzando definitivamente l’arte. Quel clima di gioiosa eleganza e di sensuale bellezza rinascimentale era tramontato per lasciare al suo posto un nuovo clima di rigore morale e di paura: i protestanti accusavano la Chiesa di aver perso il senso di umiltà e povertà delle origini per inseguire solo potere, ricchezza e piaceri terreni, quindi si instaurò un clima di maggior severità. In generale, questo clima controriformistico perdurò per tutto il XVII secolo, cominciando a diradarsi agli inizi del Settecento per scomparire definitivamente con l’Iluminismo. La Chiesa cattolica aveva sempre avuto un rapporto fecondo e produttivo con l’arte (unica religione monoteistica a non bandire, per motivi ideologici, la rappresentazione artistica di figure umane e di storie). Ecco perché l'improvviso atteggiamento di intolleranza condizionò profondamente l’arte: dopotutto all’epoca gli artisti erano ancora al servizio delle classi dominanti (Chiesa e aristocrazia) e dovevano adegua clima (evitare immagini gioiose in favore di immagini che susc sità di pentimento e di s Il Concilio di Trento si occupò delle arti nella sua ultima sessione di lavori: non si fornirono norme precise, ma si attuò un controllo delle immagini prodotte a fini religiosi. i al nuovo Roma, Chiesa del Gesù (1561-1570 ca.) e commissionata dal cardinale Alessandro Famese come chiesa madre dell’ordine dei Gesuiti © perla facciata progetto di Giacomo della Porta © pianta longitudinale quasi rettangolare per la presenza di un transetto abbreviato (quasi non sporge), tre cappelle laterali e presbiterio sormontato da cupola a incrocio del transetto = rimando al S. Andrea di Alberti ® restringimento e oscurità dell’ultima campata della navata per ottenere un contrasto con la luminosità della cupola precorre il barocco e simbolo dell’architettura della Controriforma: rispetto dei canoni tridentini per rinnovare e risanare la vita spirituale (tipico chiese dalla metà del ‘500), suggerisce un clima di spiritualità individuale e introspezione = | o unica navata, aula unica per mettere in comunicazione fedeli e sacerdote (espansione della voce, ordine caratterizzato da predicazione e necessità di osservare direttamente l’altare) cappelle laterali più basse per realizzare più funzioni contemporaneamente coretti sopra cappelle per espandere la musica, sono comunicanti copertura a volta austerità o 000
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