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L'arte della gioia e Goliarda Sapienza, Sbobinature di Teoria della Letteratura

introduzione sull'autrice, riassunto dettagliato del libro e rispettiva analisi.

Tipologia: Sbobinature

2020/2021
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Caricato il 09/03/2022

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Scarica L'arte della gioia e Goliarda Sapienza e più Sbobinature in PDF di Teoria della Letteratura solo su Docsity! L’arte della gioia Autrice Goliarda Sapienza (Catania, 10 maggio 1924 – Gaeta, 30 agosto 1996) fu figlia dell'avvocato socialista Giuseppe Sapienza e della sindacalista Maria Giudice, la prima dirigente donna della Camera del Lavoro di Torino. I genitori, entrambi vedovi, con tre figli l’uno e sette l’altra, la crescono in un clima di assoluta libertà da vincoli sociali: il padre ritenne opportuno non farle nemmeno frequentare la scuola, per evitare che la figlia fosse soggetta a imposizioni e influenze fasciste.[1] Eredita il nome dal figlio maggiore del padre, il fratellastro Goliardo Sapienza, morto affogato in mare tre anni prima della sua nascita, presumibilmente ucciso dalla mafia, che difendeva gli interessi dei proprietari terrieri. Introduzione Il testo è scritto per la maggior parte in prima persona (di Modesta), ma talvolta anche in terza persona, soprattutto nella prima parte del romanzo, e vengono spesso cambiati i registri linguistici. Riassunto Parte prima Modesta, il personaggio principale, vive con la poverissima famiglia composta da madre e sorella disabile in un paese povero della Sicilia. Unico amico è Tuzzu, il ragazzo con cui si confida ed inizia a parlare di masturbazione ed eccitazione. Il violento padre naturale di Modesta, in visita alla madre, violenta la figlia ed il gran trambusto porta ad un incendio in cui muoiono la madre e la figlia disabile. Modesta viene quindi accolta ancora bambina in un convento. Nel convento viene educata ed istruita. Gli scambi affettuosi con la madre superiora portano ad un alterco e ad una simulazione di tentato suicidio per non essere cacciata in un orfanotrofio. Unico amico che ha al convento è il giardiniere Mimmo, che le parla della vita. La morte della madre superiora, Leonora, che aveva tenuto conto di Modesta nel proprio testamento, apre alla protagonista la possibilità di trasferirsi presso la famiglia nobile e benestante della superiora. All'inizio Modesta crede di dover prendere i voti per condurre una vita non povera e dignitosa. Nel corso del soggiorno presso la villa del Carmelo, però, realizza di poter restare in quella casa anche senza dover prendere i voti. Inizia una tenera relazione con Beatrice, figlia della madre superiora Leonora e nipote della anziana principessa a capo della famiglia, Gaia. Inizia anche ad aiutare Gaia nella gestione degli affari della famiglia ed in questo modo ne conquista la fiducia. Per questo, Gaia, organizza la sua successione, facendole sposare con un matrimonio di convenienza l'unico vero erede dei Brandiforti, Ippolito, il figlio disabile di Gaia. In quella villa, Modesta scopre la cultura nella stanza dello zio Jacopo, la dipendenza delle persone per lei come succede ad Ippolito e la possibilità di manipolare le persone grazie a Gaia. Scopre anche una sessualità diversa da quella omosessuale insieme all'uomo che gestisce le terre per la signora Gaia, Carmine. Modesta resta incinta di quest'uomo ma il bambino viene fatto passare come figlio di Ippolito e per questo erede maschio della casata. Il bimbo si chiamerà Prando. In questo modo Modesta si assicura il posto di principessa dopo la morte di Gaia. Parte seconda Rimasta sola con Beatrice dopo la morte di Gaia, va a vivere a Catania, sempre odiata dalla vecchia padrona. Modesta inizia a capire il fardello di essere la principessa, obbligata agli affari e senza tempo per sé o Beatrice. Entrambe conoscono il dottore Carlo, milanese e comunista. La famiglia Brandiforti si trasferisce in una villa al mare, villa Suvarita, che diventerà il centro della vita della protagonista. Lì Carmine va più volte a trovare Modesta ed i due passano lunghe notti di amore e di condivisione. Nel frattempo, durante il giorno, il timido dottore Carlo si innamora di Modesta ma non riesce a carpirne l'immensità del desiderio. Beatrice, ignara di questo, si innamora di Carlo, lo sposa e si trasferisce con lui a Catania. I due avranno presto una figlia, Bambolina anche detta Bambù. Sono gli anni '20, gli anni di rivolta e di grandi idee. Carlo va e viene dal nord e porta sempre nuove idee e storie. Carmine muore e Modesta ne conosce i figli. Mattia è quello con cui si scontra verbalmente ma con cui inizia anche una relazione, trattandolo da immaturo e cercando in lui il tanto amato Carmine. Ippolito, da tempo alle cure di altre badanti, ha una rapporto con una di queste, Inès, che partorisce Jacopo e che lascia alla famiglia Brandiforti, andandosene. Modesta, ormai appassionata di politica, entra nei giri dei comunisti di Catania e si iscrive all'università. Quando lo scontro si fa più acceso, Carlo viene gravemente ferito da un gruppo di fascisti e muore lentamente. I suoi amici comunisti lo vendicano ed in particolare Modesta, grazie all'aiuto del fidatissimo amico di famiglia Pietro si assicura del compimento della vendetta. Il fratello di Mattia è collegato con gli assassini di Carlo, e Modesta, in un alterco con l'amante, spara a Mattia. Parte terza Modesta e Mattia si sono feriti a vicenda senza uccidersi, ma lasciandosi un segno indelebile. Beatrice rimasta vedova si lascia morire. Questa ondata di morte porta con sé tanti bambini in quella casa, Prando, Jacopo, Bambolina. Modesta assume Stella come aiutante insieme al suo figliolo, 'Ntoni. Su suggerimento di Pietro, Dal punto di vista formale, sicuramente si nota come il romanzo sia stato rimaneggiato più volte, poiché non vi è uniformità di stile e di tecnica narrativa. Se inizialmente la trama viene scandita in capitoli imperniati su una narrazione in prima persona, con ellissi regolari e una focalizzazione interna, a partire dalla seconda parte si attua una vera e propria evoluzione stilistica, a tratti irregolare: aumentano le parti dialogate, che si ispessiscono fino a diventare vere e proprie scene teatrali. Qui emerge il talento artistico di Sapienza in quanto attrice e sceneggiatrice, la sua capacità di sviscerare l’interiorità dei suoi personaggi attraverso conversazioni che alternano momenti intimi a riferimenti quotidiani, schermaglie amorose a momenti di tensione. Le parti narrative si asciugano progressivamente, per colmare i piccoli vuoti lasciati dal dialogato, le cesure si fanno meno regolari e nette, sfociando nella figura narratologica della metalessi, piccoli cortocircuiti temporali che disorientano momentaneamente il lettore. Questo è per esempio il caso della scena tra Nina e Modesta, chiuse in una prigione fascista. Per cercare di allenare i muscoli indolenziti e non sentire i morsi della fame, le due donne fingono di camminare all’aperto, libere sulla spiaggia. Proprio mentre le due parlano, si attua il salto temporale: Nina e Modesta si trovano davvero all’aperto ora, sulla piccola isola in cui il regime le ha spedite in esilio. Così la narrazione di una festa sulla spiaggia, qualche capitolo prima, si trasforma in un racconto iterativo che giunge a comprendere tutti i momenti felici trascorsi davanti al mare da Modesta e la sua famiglia. Infine, merita un piccolo accenno la lingua utilizzata. Se nelle parti narrative la lingua è un italiano standard, nelle conversazioni lo slittamento verso il dialetto è piuttosto frequente, soprattutto quando impegnato nel dialogo è un personaggio poco istruito. È proprio l’utilizzo puntuale del dialetto a conferire realisticità agli scambi di battute. Come ricordava Bachtin, il romanzo trae la sua forza dalla polifonia delle voci, irriducibili alla visione del mondo dell’autore, e la difformità delle personalità e delle identità trova rilievo proprio sul piano linguistico, poiché il linguaggio diventa il simbolo di un mondo interiore unico e indipendente, quello proprio del personaggio. Se un difetto deve essere per forza trovato in questo romanzo, forse è quello inerente alla mancata uniformità dello stile, poiché esso non appare studiato in precedenza dall’autrice, ma piuttosto scaturisce da un’evoluzione e un cambiamento in certo senso drastico del progetto autoriale, ipotesi confermata dalle continue revisioni e riscritture cui fu sottoposto il manoscritto prima della pubblicazione. Se infatti la storia di Modesta trae origine da un certo numero di premesse, il suo svolgimento solo in parte ne tiene conto e ne rimane fedele. Tuttavia, ciò non sminuisce affatto la grandezza letteraria di questa opera, con tutta la compagine di significati a essa sottesi. Vale la pena ricordare uno dei passaggi più significativi di tutto il romanzo, la manifestazione più netta della volontà di Modesta di non piegarsi a qualunque regola oppressiva proveniente dall’esterno: questo rifiuto di inchinarsi al mondo definisce lo spessore di questo memorabile personaggio:
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