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L'arte di costruire presso i romani, materiali e tecniche, Appunti di Storia Dell'architettura

Costruzione romanaCostruzione anticaArcheologiaIngegneria Civile

Testo legato ai metodi di costruzione dei romani, metodi, materiali e tecniche

Tipologia: Appunti

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Scarica L'arte di costruire presso i romani, materiali e tecniche e più Appunti in PDF di Storia Dell'architettura solo su Docsity! L'arte di costruire presso i romani, materiali e tecniche Jean Pierre Adam LA TOPOGRAFIA -Allineamento di una linea: disposizione di funicelli o picchetti, per definire i limiti di una costruzione -Coltellazione: allineamento e misurazione -Groma: strumento per effettuare queste operazioni di traguardo. Si tratta di una croce a quattro bracci ortogonali dai quali pendono un filo a piombo per ciascun braccio, che due a due formano i piani di traguardo. Il piede della groma, su cui si metterà la squadra tramite un perno più corto rispetto ai bracci, è provvisto di una punta per essere fissato a terra. La messa in posizione avviene mettendo poi l'asse della squadra a piombo, grazie al relativo filo a piombo. Si suppone che era stato creato anche per dividere lo spazio lungo il cardo e il decumano e procedere con la centuriazione -Rilevamento per coordinate: si traccia una linea retta di base picchiettata, dalla quale con la groma si effettuano due rilievi: la distanza dal punto di partenza lungo la retta e le distanze dalla retta ai punti da rilevare -Corobate: creato per lavori di livellamento. È un lungo cavalletto dai piedi verticali, provvisto di un alloggiamento sul piano superiore e lateralmente di linee verticali di riferimento per i fili a piombo. Nel caso di terreni in lieve pendenza, si procede alla lettura dell'altezza su un'asta graduata, invece che usare un picchetto ad altezza fissa come era solito fare sui terreni pianeggianti. I MATERIALI DA COSTRUZIONE LA PIETRA -Estrazione: l'architettura di qualità richiede l'estrazione di pietre con certe qualità estetiche e meccaniche, le qualità fisiche vengono determinate in base al tipo di taglio (molto tenera, tenera, semicompatta, compatta, dura, fredda). Solitamente si usavano pietre locali, le pietre d'importazione venivano usate solo per elementi di pregio. Per scalzare i blocchi si potevano usare fessure naturali, facendo leva su cunei metallici. Questo procedimento, veniva effettuato se i blocchi estratti potevano avere dimensioni simili a quelli di posa, comportando un notevole risparmio di tempo. Altrimenti il cavapietre doveva decidere la parete verticale e la parete orizzontale, infine, dopo aver scavato dei solchi a destra e a sinistra, determinare la faccia posteriore. -Sollevamento e trasporto: il trasporto a terra avveniva su rulli di legno con l'aiuto di funi o leve. Per il sollevamento, se il carico era inferiore ai 15 kg veniva facilmente trasportato dagli operai, o da una catena di operai. La puleggia è la prima macchina per il sollevamento, ma il peso sollevabile è pari a quello dell'operaio. Il verricello (tipico meccanismo dei pozzi), riduce di molto lo sforzo per sollevare un peso , e permette di sollevare un peso tre volte maggiore dello sforzo. Un altro strumento è la capra, composto da due pezzi di legno legati in cima e divaricati alla base, tenuti in posizione da tiranti. Il verricello permetteva il sollevamento dei pesi. Maggiore era il carico più venivano introdotti paranchi con pulegge. Per mettere in opera le colonne, si fissavano in un telaio rigido e per mezzo di una stanga appoggiata a terra, avente i bracci a squadra, si procedeva al sollevamento tramite funi. L'ARGILLA Materiale plastico e malleabile imbevuto d'acqua che conserva la forma in cui è stato modellato tramite essicazione. Viene utilizzato nei paesi poveri di vegetazione e caratterizzati da un clima caldo e secco. -Argilla cruda: è meglio utilizzare argille magre, cioè argilla mischiata naturalmente con sabbia o sgrassare argille grasse per evitare screpolature nel materiale durante la fase di essicazione. La preparazione avviene depositando il materiale in una fossa riempita d'acqua, se necessario viene anche impastata con lo sgrassante (vegetale: paglia, erba secca torchis; minerale: sabbia, ghiaia pisè). Una prima messa in opera avviene in intelaiature lignee dentro le quali viene gettata l'argilla e battuta con il mazzapicchio per compattarla e liberarla dall'umidità. Un secondo uso è quello della fabbricazione di mattoni crudi, cioè la preparazione di parallelepipedi di argilla molto maneggevoli, lasciati essiccare al sole, preferibilmente in primavera o autunno. -Argilla cotta: veniva usata argilla sgrassata con minerali, poiché resistevano alla cottura. I forni, di forma circolare o allungata, avevano una camera di combustione nella parte inferiore, coperta da una volta in mattoni che forma la suola del forno, dove vengono posti i mattoni per la cottura (il laboratorio), il quale presentava un'apertura in sommità per garantire il passaggio dell'aria. CALCE E MALTE Utilizzazione sistematica della calce per la preparazione di molti leganti di murature. La formazione della malta avviene per calcinazione di una pietra calcarea che produce calce viva, la quale viene spenta con acqua ed infine mischiata con inerti, da origine alla malta. La pietra calcarea viene cotta in forni con focolare alla base, il prodotto finale è la calce viva. appositi nel muro, che potevano infilarsi da parte a parte. I travicelli potevano essere segati (diventando catene nella muratura) o rimossi e riutilizzati (uso di piccole architravi o archetti per permettere l'inserimento nei fori dei travicelli). IL LEGNO -Abbattimento: avviene perlopiù in inverno per la perdita di linfa, ma per impalcature o centine non si badava alla qualità. Il taglialegna si serviva di ascia (per abbattere l'albero) o di sega e cunei (per tronchi di grosse dimensioni). -Taglio: i tronchi vengono sagomati e puliti dai rami, imbevuti d'acqua e fatti asciugare. Per prima cosa si suddivideva l'albero in tronconi, successivamente veniva rimossa la corteccia, e se non si volevano mettere in opera con le dimensioni naturali si provvedeva alla squadratura, per dare un profilo quadrato o rettangolare ai tronchi. -Assemblaggio: avviene per giustapposizione di elementi lignei montati tramite un incastro alle estremità, con le più svariate forme. In particolare le frecce di Giove riuscivano a mettere in tensione due elementi incastrati tra loro. STRUTTURA A GRANDI BLOCCHI -Opera megalitica poligonale: messa in opera nelle mura ciclopiche, radice di antichità dei muri realizzati. L'opus siliceum è il più raffinato e presenta blocchi accostati e paramenti picchiettati. -Opera quadrata: messa in opera di blocchi tagliati in forma regolare di parallelepipedi disposti su filari orizzontali. Fondazioni: una volta scavato fino al SOLIDUM (strato compatto a sufficienza), si procede con la realizzazione delle fondazioni che avranno uno spessore maggiore rispetto al muro che le sovrasta, per accogliere i carichi ed evitare lo sprofondamento. -Alzato: varia a seconda delle disposizioni dei blocchi che determinano il disegno dei giunti. -Diatono: le sue facce sono visibili da entrambi i lati del muro, se disposti perpendicolari sono di testa, se disposti paralleli al muro di taglio o di alto. STRUTTURE CON PIETRE DI PICCOLE DIMENSIONI -Fondazioni: permettono una conformazione a scarpa, realizzabile gettando malta e pietre dentro casseformi sostenute internamente da pali. -Opus incertum: tipo di paramento che mette insieme pietre irregolari di piccole dimensioni, talvolta lavorate sulla facciavista che riveste l'opus caementicium. -Opus reticolatum: evoluzione dell'opus incertum, si ha una standardizzazione delle pietre in modo che abbiano facciavista quadrata e una facilità di composizione che si limita all'accostamento degli angoli, i quali rivolti come mattoni a dente di sega. -Opus vittatum: disposizione di blocchetti quadrangolari della stessa altezza su filoni orizzontali. -Opus mixtum: paramento in cui vengono usati pietre e mattoni contemporaneamente. -Opus spicatum: paramento con pietre disposte a 45 gradi, cambiando la direzione di piano in piano di ogni filare, tipico soprattutto delle zone fluviali. -Mattone, opus testaceum: caratteristico della maggior parte delle opere di età imperiale, testimonianza di una massiccia produzione e una maggiore velocità e facilità di posa. La composizione è eterogenea in quanto i mattoni fanno da paramento e hanno un nucleo interno in opera cementizia. Le invenzioni riguardano solamente le dimensioni e la forma del materiale, anche se le abitudini regionali hanno prodotto una gran quantità di mattoni. -Colonne in muratura: sovrapposizione regolare di mattoni spessi 5 cm di forma pentagonale che vanno a disporsi a raggiera intorno ad un nucleo circolare. Per completare l'effetto delle scanalature vengono inseriti degli elementi a losanga che in pianta disegneranno 20 scanalature. Ogni piano di posa viene alternato in modo che i giunti si incrocino, infine la colonna verrà rivestita di stucco. Un altro modo è quello di realizzare colonne composte da laterizi a forma di cuneo che si dispongono intorno ad un nucleo circolare e impilati in modo da alternare i giunti. ARCHI E VOLTE -Origini: la tecnica si diffonde a partire dai Greci ed Etruschi, i Romani adottarono la tecnica e la perfezionarono a partire dalla metà del III secolo a.C. -Meccanica dell'arco: l'arco ad aggetto è una tecnica antica che si caratterizza per la sovrapposizione di blocchi via via sempre più grandi e a sbalzo l'uno sull'altro in modo da evitare la realizzazione di un'architettura monolitica che non sarebbe stata in grado di sorreggere il peso. -Intersezioni e incroci: si ha un intersezione quando due volte si incontrano a livelli differenti , si ha una volta a crociera quando due volte a botte che si innestano hanno la stessa altezza e lo stesso livello di chiave. Entrambi permettono aperture senza nuocere alla stabilità della volta, poichè le spinte vengono scaricate sui punti d'innesto delle volte. LA CARPENTERIA -I pavimenti e soffitti: pavimenti tipici delle zone settentrionali, consistono in lunghe palanche disposte su un piano di terra battuta. Per ventilare il pavimento e isolarlo dall'umidità, si realizzò un vuoto sanitario che distaccava il piano del pavimento dalla terra battuta di 50 cm circa. Si incastrava nei muri perimetrali e poggiava nel mezzo su dei pilastrini, inoltre si effettuavano delle aperture per il ricambio d'aria. Per realizzare il pavimento del piano superiore si appoggiavano delle travi correnti su delle sporgenze disposte sulla muratura o in apposite cavità. Sopra le travi correva un tavolato perpendicolare di palanche che faceva da supporto a uno strato di malta di 15-30 cm, il quale poi riceveva un suo rivestimento. In genere le travi venivano nascoste da un contro soffitto composto da elementi lignei fissati al di sotto delle travi, il quale veniva intonacato e successivamente anche decorato, se necessario. -Scale di legno: solitamente la scala si assesta su uno zoccolo in muratura da 1 a 3 gradini sul quale vengono incastrati i montanti di legno, che facevano da supporto ai gradini. Potevano essere di due tipi: a gradini pieni o a pioli. La scala solitamente veniva separata dal locale della casa mediante un tramezzo in opera a graticcio. Le scale a gradini pieni potevano avere inclinazioni tra i 35 e 40 gradi. La scala a pioli era più usuale per il minor ingombro e anche per la lunghezza e il risparmio di materiale. I montanti, inclinati a circa 60 gradi, ospitavano gradini in legno spessi 3 cm. -Carpenteria di copertura: la forma più rudimentale è quella ad una falda, costituita da travicelli che ricevevano un piano di correnti perpendicolari sui quali venivano appoggiate le tegole. Il tetto a due falde era impostato a partire da una trave di colmo, più alta fino alle estremità dei muri, più basse, tra le quali venivano appoggiati i travicelli che seguivano l'inclinazione. La nascita della capriata ha probabilmente origine navale e consiste nel legare assieme i singoli elementi della carpenteria, dando origine ad una struttura di forma triangolare. È composta da due puntoni (obliqui), una catena (elemento orizzontale alla base) che tiene in tensione i puntoni, e il monaco, elemento verticale legato ai puntoni e che tiene in tensionione la catena e le nega di flettersi. -Materiali usati nella copertura Terracotta: disposizione di tegole, elementi piatti con alette, e coppi, con profilo a diedro o a semicerchio. Pietra: riservato per lo più a edifici funerari, venivano disposte lastre esagonali in sostituzione a quelle in terra cotta. Vegetali: probabilmente tipico degli edifici rurali, si usavano paglia, canne o altri vegetali per la copertura. Metalli: l'uso del metallo rimane del tutto eccezionale, la copertura del Pantheon aveva tegole in bronzo. I RIVESTIMENTI Intonaci-Struttura: hanno la funzione di proteggere la muratura e nascondere l'aspetto delle strutture in grandi blocchi, ma anche per livellare le irregolarità. Vitruvio suggerisce 7 strati, partendo dal più grossolano al più fine e dall'aspetto più liscio. Solitamente i rivestimenti sono composti da soli 3 strati, di cui il primo, il più spesso, poteva essere inciso per favorire l'aderenza del successivo, il secondo veniva lisciato per accogliere un ultimo strato, costituito di solito di calce pura. -Decorazione dipinta: dovendo accogliere degli affreschi, la prepariazione dell'intonaco era differente, poiché la pittura doveva aderire alla malta di calce prima che questa si asciugasse, in modo da sigillare il colore. Quindi l'ultimo strato era preparato a tratti, corrispondenti alle dimensioni dello spazio da decorare. I punti di raccordo o venivano resi invisibili oppure si cercava di far coincidere la fine del lavoro con delle fasce che separavano le zone decorative. Se la decorazione veniva fatta a posteriori, il pigmento veniva mischiato con colla. -Stucchi: decorazioni in rilievo eseguite con la malta. Gli stucchi bianchi volevano rievocare il marmo, composti da calce e polvere di marmo. Spesso avevano sotto strutture tali da sorreggere il peso dello stucco, composte da chiodi e supporti lignei. La modanatura avveniva tramite sagome o stampi. -Rivestimenti di lastre: stessa funzione degli intonaci, mascherare la struttura. Le lastre più sottili venivano applicate su uno strato di malta, l'unica accortezza era quella di evitare le sporgenze. Quelle più pesanti richiedono l'uso di grappe metalliche. Per superare le depressioni si realizzarono dei sifoni, cioè canali a tenuta stagna in piombo che sfruttavano il principio dei vasi comunicanti. Questo sistema non fu applicato a tutte le depressioni per l'alto costo e la richiesta di mano d'opera specializzata, tanto che i romani preferivano tracciare percorsi più lunghi. -Distribuzione urbana: le acque arrivavano nella parte alta della città in cisterne di raccolta: potevano essere STANZE A PILASTRI, CAMERE CON VOLTE A BOTTE, CAMERE PARALLELE (composte da più volte a botte). L'arrivo dell acquedotto in città corrisponde con il castellum acquae, dove l'acqua veniva filtrata, fatta decantare e riversata in canali di piombo che portavano l'acqua in città. Dato che il piombo era un materiale costoso, poteva essere sostituita da tubi di terracotta. In principio potevano essere utilizzati anche dei tronchi cavi, legati da cuoio o pezzi metallici. I canali portavano l'acqua a cisterne secondarie in città, col compito di interrompere la pressione dell'acqua causata dal dislivello. La distribuzione avveniva per mezzo di fontane pubbliche: si tratta di bacini rettangolari completamente lastricati nei quali l'acqua sgorgava per mezzo di un un pilastrino decorato. -Scarico dell'acqua: necessario per evacuare acqua in eccesso o sporca. L'acqua in eccesso veniva scaricata sul selciato della strada, ma spesso le latrine erano evacuate anch'esse su strada, se non veniva pensata una fossa. Questo problema igienico fu risolto da tutta l'acqua in eccesso che, scorrendo per le strade, le puliva efficacemente. Nelle città fornite d'impianto fognario, le canalizzazioni degli scarichi seguono il tracciato delle strade. RISCALDAMENTO -Tecniche di riscaldamento: il primo metodo di riscaldamento è quello del focolare domestico al centro della casa, il quale poi venne spostato con la comparsa della cucina, per riscaldare gli alimenti. Questo comporta a nuove tecniche di riscaldamento: dopo aver accantonato l'idea di bracieri mobili In montagna o sul litorale veniva scavata la roccia costituendo una strada a sbalzo, altre volte si scavavano in trincea (roccia più tenera). La galleria è l'ultima soluzione. In caso di forti depressioni venivano realizzati dei viadotti, dove la costruzione delle fondazioni e dei pilastri rappresentava il momento più difficile: nel caso si costruisca il ponte su un fiume, bisognava costruire un cassone di pali di legno che contenesse il getto legato con malta pozzolana, affinché si potesse costruire partendo sopra il livello dell'acqua. Inoltre consapevoli dell'effetto erosivo, si cercava di diminuire il numero dei piloni, fatto che poteva determinare altezze notevoli visto l'utilizzo di archi a tutto sesto. I ponti venivano costruiti a schiena d'asino o con una rampa che partiva dalla riva. Per limitare l'azione dell'acqua, nella parte bassa del pilone si ponevano due speroni uno nella facciata a monte che fungeva da frangiflutti l'altro nella faccia rivolta a valle per opporsi ai mulinelli. Infine per evitare che il pilone facesse da bariera alle piene, si ricavava un archetto all'interno del volume del pilastro. I ponti erano costituiti da una struttura in muratura rivestita da paramenti a grandi blocchi, ma si trovano anche ponti con struttura in muratura e rivestiti in mattoni. sez. di chiave
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