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L’attivismo di John Dewey, Appunti di Pedagogia

Elaborato di pedagogia generale per la prova itinere su John Dewey e l’attivismo

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 20/02/2022

Giuliiietta
Giuliiietta 🇮🇹

4.3

(43)

29 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica L’attivismo di John Dewey e più Appunti in PDF di Pedagogia solo su Docsity! Giulia Mezzasalma 100022389 Attivismo come way of life «John Dewey è stato il più grande pedagogista del Novecento: il teorico più organico di un nuovo modello di pedagogia, nutrito dalle diverse scienze dell’educazione; lo sperimentatore più critico dell’educazione nuova, che ne ha delineato anche le insufficienze e le deviazioni; l’intellettuale più sensibile al ruolo politico della pedagogia e dell’educazione, viste come chiavi-di-volta di una società democratica. Inoltre, il pensiero pedagogico di Dewey si è diffuso in tutto il mondo e ovunque ha operato una profonda trasformazione, alimentando dibattiti e sperimentazioni e un rilancio della pedagogia al centro dello sviluppo culturale contemporaneo nei vari Paesi […]»1 Dewey viene considerato oltre che un filosofo uno tra i più grandi pedagogisti del 1900 il quale ha esercitato una profonda influenza sulla cultura, sul costume politico e sui sistemi educativi del proprio paese. E’ considerato uno dei più grandi pedagogisti innanzi tutto perché è stato un teorico organico di quei nuovi modelli di pedagogia che a partire da quello stesso periodo iniziavano ad affacciarsi nel panorama mondiale e poi, anche perchè egli si avvale delle diverse scienze dell’educazione2. La sua formazione è stata influenzata dall'evoluzionismo di Darwin3 e dal pragmatismo americano4. Ciò che coglie di definitivo nel darwinismo è proprio l’evoluzionismo, poiché esso dà conto alla realtà, alla natura e al rapporto uomo-ambiente ed individua nell’evoluzione una linea di sviluppo razionale, quindi, in altre parole permette di ripensare radicalmente i rapporti individuo-ambiente non solo in termini biologici, ma anche culturali e sociali. Proprio da qui deriva il suo concetto di transazione e relazione transazionale cioè l’adattamento tra l’individuo e l’ambiente. 1 F. Cambi, Storia della pedagogia, Laterza, Roma, 2000, p. 360 2 Proprio a questo riguardo, Dewey sostiene che il processo educativo ha due aspetti uno psicologico l’altro sociologico, due aspetti che non possono essere né subordinati e né trascurati. Quello psicologico è basilare perché gli istinti e le potenzialità del ragazzo non solo forniscono il materiale ma danno anche il via all’apprendimento e all’educazione. Per quanto riguarda l’aspetto sociologico, nell’educazione è necessario conoscere le condizioni sociali e la società per poter interpretare le potenzialità del fanciullo che devono essere tradotte nei loro equivalenti sociali. L’educazione non può essere vista come un compromesso tra i due aspetti, ma come un adattamento alla società. 3 Secondo la teoria dell’evoluzionismo ogni essere vivente deriva dalla graduale evoluzione di altre forme elementari che col tempo sono diventate più complesse. In pratica con il passare del tempo, da generazione a generazione avvengono alcuni piccoli cambiamenti che non solo portano ad un cambiamento più evidente, ma permettono agli individui di riuscire ad adattarsi all’ambiente evolvendosi in esso e con esso. Dewey si ricollega 4 Per pragmatismo si intende un movimento filosofico il quale sostiene che l’attività concreta, intesa nel senso di un comportamento diretto alla realizzazione di un fine concreto, esercita un primato su quella teoretica astratta o etico- morale. I suoi fondatori furono Charles Sanders Peirce e William James. Invece, per quanto riguarda il pragmatismo Dewey lo rielabora in una nuova prospettiva denominata strumentalismo o come la definiva lui “attivismo5” il quale si basa su una concezione dell'esperienza come rapporto tra uomo e ambiente, dove l'uomo non è uno spettatore passivo, ma interagisce con ciò che lo circonda. Il pensiero dell'individuo nasce dall'esperienza intesa come esperienza sociale. L'educazione deve aprire la via a nuove esperienze e al potenziamento di tutte le opportunità per uno sviluppo ulteriore. Il suo concetto di educazione, che ritroviamo in uno degli scritti giovanili “ il mio credo pedagogico” è innovativo per quanto riguarda gli anni di riferimento. E’ un concetto legato allo sviluppo naturale, fisico e mentale dell’individuo il quale plasma le sue facoltà, satura la sua coscienza, forma i suoi abiti e gli permette di esprimere le sue idee e mostrare i suoi sentimenti ed emozioni. E’ un processo che viene rapportato alla partecipazione dell’individuo alla società civile poiché l’individuo stesso viene considerato proprio nel suo essere partecipe nella società perciò si dà particolare importanza all’ambiente perché proprio attraverso questo rapporto si determina la formazione e la crescita educativa, un processo che ha inizio quasi dalla nascita e che continuamente permette agli individui di sviluppare le loro potenzialità per cui si parla di “ life for learning”. Dunque l’attivismo pedagogico è un approccio pedagogico che stimola l'apprendimento attraverso il fare. L'esperienza educativa deve quindi partire dalla quotidianità nella quale il soggetto vive, successivamente ciò che è stato sperimentato deve progressivamente assumere una forma più piena e organizzata. L'esperienza è realmente educativa nel momento in cui produce l'espansione e l'arricchimento dell'individuo, conducendolo verso il perfezionamento di sé e dell'ambiente. Un ambiente in cui vengono accettate le pluralità di opinioni di diversi gruppi in contrasto tra loro, favorisce lo sviluppo progressivo delle caratteristiche dell'individuo. L’esperienza è il punto di partenza di ogni pratica educativa, denota tutto ciò che avviene nel mondo, ciò che si prova, ciò che si subisce, è una realtà onniinclusiva. In scuola e società l’esperienza include i sogni, la morte, i lavori, gli errori. Da ciò ne scaturiscono due conclusioni: 1) l’esperienza umana è attiva e non conoscitiva 2) essa è valida e fertile nella misura in cui conduce a percepire quei significati tra l’attività del soggetto e le conseguenze che risultano dall’azione, l’attività senza la riflessione conseguente è nulla e quindi non costituisce esperienza6. 5 Per il carattere attivo e partecipato che Dewye teorizzava nella la formazione del cittadino e che oggi potrebbe essere ricondotto alla “cittadinanza attiva” il quale scopo fondamentale è creare coesione sociale. Per ottenerla occorrono infatti relazioni attive: una rete di scambi di informazioni, solidarietà, coinvolgimenti di tutti nella partecipazione civile. Questo processo inclusivo della società consolida il senso di identità e di appartenenza a una collettività. La coesione sociale è un indicatore di progresso civile e crea relazioni che consentono non solo una migliore democrazia ma anche un migliore sviluppo economico. Collante di una società coesa è la cittadinanza attiva e la partecipazione consapevole alla vita sociale. 6 Cfr. https://www.formazionescienzesociali.unisalento.it/c/document_library/get_file?uuid=f8f620e7-c43d-479e-a7c6- 04985ea74534&groupId=886128 Attraverso questi principi la scuola smette di essere basata su un’educazione solo teorica, ma anche pratica affinché le potenzialità dell’alunno possano essere sviluppate, affinché possa apprendere e trovare il suo posto all’interno della società ma soprattutto che vi sia questo equilibrio tra teoria e prassi. Proprio per questo gli argomenti trattati in classe devono essere organizzati in base alle caratteristiche di ogni studente. Il compito dell’insegnante non deve essere quello di imporre delle idee al fanciullo, ma di selezionale gli stimoli e le influenze che riceve dall’esterno e preparalo a poter reagire ad esse, ma soprattutto capire quali siano le sue “embedded powers” e aiutarlo a svilupparle per capire in quale posto della società potrebbe essere più utile. La disciplina scolastica deve derivare dalla vita stessa e non dall’insegnante, il quale suo compito, data la sua esperienza, è determinare come la disciplina della vita dovrà giungere al ragazzo guidarlo nel processo di scoperta.12 Il discorso di Dewey sulla scuola si basa sull’importanza di riorganizzare la scuola e la società democratica del tempo, quindi una scuola che si adattasse anche alla trasformazione dovuta alla rivoluzione industriale e che determinava non solo forti disuguaglianze ma che metteva anche a rischio la partecipazione democratica dei cittadini stessi. Quindi lui si interroga su come la scuola avrebbe potuto aiutare gli individui ad accettare i cambiamenti per favorire la crescita della società, anche perché per lui stesso l’adattamento all’ambiente è importante per la sopravvivenza. Proprio all’interno di una società che stava subendo dei mutamenti, come Chicago, vi fu un evento che lo colpì molto, ovvero quello che gli studiosi definiscono “famoso” sciopero pullman. Dewey si trovò coinvolto in questo sciopero causato dagli operai che non avevano ricevuto i loro salari, che non avevano ferie, che lavoravano troppe ore. Proprio grazie ad esso lui capì che c’era una forte differenza di élite, ovvero tra coloro che possedevano il denaro e gestivano l’economia del paese e chi no. Capì che aveva davanti persone che non era in grado di far valere i propri diritti e non era giusto accettare una simile schiavitù. Iniziò a pensare che vi era un’assenza di democrazia, che alla società mancava una vera e propria l’educazione ed era preoccupato che i suoi figli ed in generale i bambini, continuando attraverso questa strada, avrebbero potuto non aver un buon futuro, perché non avrebbero potuto godere di diritti ed usare la loro libertà di pensiero. Decise che doveva attivarsi. Grazie all’incontro con Jane Addams13, riesce a mettere in atto la sua scuola laboratorio. Si rese conto che ciò che poteva garantire l’ordine e la crescita della società era l’educazione, per cui la scuola diventa proprio il luogo per sperimentare come essa possa essere 12 Una peculiarità della scuola attiva di Dewey è che rifletteva proprio il caos della società ed in questo si differenziava dalla scuola della Montessori. Sebbene entrambi concepissero la scuola come un modo per dare sfogo alla natura stessa dei bambini, in realtà vi era una differenza sostanziale: nella scuola deweyana regnava il caos perché la società stessa è un caos e nella vita non ci sarà nessuno che insegnerà ai bambini come uscirne, se non il loro proprio intelletto. Per cui cercava di metterli in difficoltà per insegnargli ad affrontare i problemi della società. Invece la scuola della Montessori nonostante fosse anch’essa collegata alla società in realtà non filtrava i problemi sociali, era più vista come un ambiente protetto, nella quale i bambini dovevano essere ordinati, lavorare nel silenzio, dovevano mantenere i posti loro assegnati. 13 Jane Addams è stata una scrittrice e un’attivista statunitense, filantropa, pacifista e femminista. Lei aiutò economicamente Dewey per poter realizzare la sua scuola laboratorio a Chicago. un bene comune e quindi un modo per avere una società democratica. Secondo Dewey il metodo dell’intelligenza è la risoluzione dei problemi che di volta in volta si presentano all’attenzione dell’individuo che scopre le situazioni complesse all’interno delle relazioni che caratterizzano la propria esperienza di vita. Ecco perché il filosofo americano si interessa in modo così “professionale” ai problemi educativi ed ecco perché la scuola-laboratorio diventa il luogo di sperimentazione delle conseguenze della “transazione” dell’individuo con l’ambiente, dell’individuo con gli altri individui per la costruzione di una società democratica. Riorganizzare la scuola significava riorganizzare la società democratica. Infatti, un altro concetto fondamentale di Dewey è il concetto di democrazia14. Egli sostiene che la società per essere curata ha bisogno che il processo educativo lavori sull’individuo e con l’individuo. Perché se si dà all’educazione l’opportunità di lavorare con l’individuo si potrà creare una società democratica. La sola forma di governo alla quale lui auspicava e quella che considerava migliore per gli individui poiché gli permetteva di godere di una libertà autentica15 e del potere decisionale. La democrazia è l’unica forma di governo che l’individuo deve realizzare e desiderare. La democrazia per Dewey non è solo una forma di governo perché è qualcosa che non si può costruire forzatamente solo attraverso le leggi perché altrimenti crollerebbe. E’ necessario, che per costituirla, ci si affidi all’educazione perché è l’unica arma che possediamo e che possa portare alla luce l’ideale etico e democratico che è nascosto all’interno di noi. Quando il nostro sentimento democratico viene fuori noi nel nostro piccolo gettiamo un piccolo seme per la democrazia, per cui tutti i cittadini insieme possono costituirla. Senza l’educazione la democrazia non potrebbe resistere alle intemperie umane. Definisce la democrazia come un’associazione morale e spirituale, come un modo di vita “way of life” cioè un modo di essere individuale e sociale, che richiede condivisione di valori, solidarietà, interesse allo scambio di esperienze, impegno a superare gli egoismi e le distanze tra le classi. Secondo lui la scuola è la base di quello che succederà poi in futuro per cui cerca di fare introiettare l’idea di democrazia fin dai banchi di scuola. C’è uno stretto rapporto tra democrazia ed educazione: perché se l’uomo è stato così intelligente a giungere a degli accordi in maniera democratica è bene che gli alunni lo imparino fin da scuola. Come all’interno del lavoro di gruppo: ognuno avrà il suo compito da svolgere e quindi avrà dei doveri e dei diritti all’interno del gruppo stesso. Il dovere di dover svolgere il proprio compito ed il diritto di appartenere a un gruppo, per poi tutti insieme giungere all’obiettivo comune. Quindi attraverso 14 Il concetto di democrazia ed il rapporto tra educazione e democrazia è espresso in “Democracy and education” del 1916. Un libro che appare essere una sintesi dell’intero pensiero di Dewey, anche perché i primi riferimenti a questa opera e al concetto di democrazia risalgono al 1886 quando scrisse un breve saggio “ethics of democracy” 15 Libertà autentica nasce da un processo intellettuale. Chi professa le proprie idee e chi critica le idee altrui con coscienza e scientificità deve aver sviluppato un intelletto critico. Esprimere le proprie idee per aiutare me stesso e gli altri. Questa libertà autentica era l’elemento chiave della teoria democratica deweyana. l’esperienza Dewey insegna anche il concetto di democrazia che poi i ragazzi una volta fatto proprio potranno dispendersi nella società e nel mondo del lavoro. La figura ed il pensiero di Dewey sono stati oggetto di apprezzamenti e di critiche, di studi approfonditi e di fraintendimenti. Nonostante ciò, tuttavia, “Dewey resta forse il pedagogista più autorevole e più suggestivo di tutto il secolo per la capacità, che egli ha ampiamente dimostrato, di sapere pensare il problema educativo in tutta la sua ampiezza e complessità, come pure per l’esplicito richiamo ad alcuni principi-valori che ancora oggi sono al centro del dibattito pedagogico, quali l’appello a valorizzare il metodo dell’intelligenza creativa modellata sul principio dell’indagine (e quindi sulla scienza) e quello rivolto a promuovere un incremento, insieme ideale e operativo, del principio di democrazia16» Sitografia John Dewey e l’influenza dell’educazione attiva – martina ori 20 ottobre 2019 http://www.canadausa.net/john-dewey-e-linfluenza-delleducazione-attiva/ http://romatrepress.uniroma3.it/wp-content/uploads/2019/05/Democracy-and-Education-di-John-Dewey.-Il- senso-e-le-possibilit%C3%A0-della-democrazia.pdf https://rivistedigitali.erickson.it/pedagogia-piu-didattica/archivio/vol-3-n-2/democrazia-educazione-metodo- scientifico-in-john-dewey/ https://tantestorie.weebly.com/uploads/3/8/8/3/38831493/dewey_letture.pdf http://www.edu.lascuola.it/riviste/NS/NsRicerca/13-14/02/09_Pezzano_John_Dewey.pdf https://rivistedigitali.erickson.it/pedagogia-piu-didattica/archivio/vol-3-n-2/democrazia-educazione-metodo- scientifico-in-john-dewey/ 16 Cambi, Storia della pedagogia, Laterza, Roma, 2000, p. 362
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