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L’educazione interculturale nella scuola, Sintesi del corso di Pedagogia

Riassunto completo L’educazione interculturale nella scuola

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 06/05/2019

Auronnie26
Auronnie26 🇮🇹

4.4

(28)

27 documenti

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Scarica L’educazione interculturale nella scuola e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! EDUCAZIONE INTERCULTURALE NELLA SCUOLA 1. Verso una comprensione dialogica . 1. Flussi di uomini e di idee : Inizio: Ungare� a Parigi, poesia per l’amico morto suicida. La mobilità etnco-sociale degli ul�mi decenni. --> Ragioni: sopravvivenza, sussistenza. E’ importante, di fronte a questo movimento, far passare il messaggio che non esiste una cultura con la C maiuscola e non esiste una solo iden�tà. L’Io è sempre uno, ma le iden�tà sono tante. Parlare di poliden�tà e non monoiden�tà. Pensando ad educatori e formatori, la domanda è : come entrare in una prospe�va di educazione interculturale? 2. Un lungo apprendistato La le�ura ci offre un valido aiuto. Troviamo narrazioni, storie di vita, autobiografie dalle quali è possibile imparare. E’ importante ripar�re con buone le�ure dialogiche: Rorty propone una dis�nzione fra libri che ci aiutano nella ricerca dell’autonomia a libri che ci aiutano a diventare meno crudeli. Da alcune ricerche parebbe che la le�ura sia una pra�ca sempre meno ado�ata dai docen� e dagli allievi. I tes�, gli scri�ori, hanno spesso messo su carta dolori, frustrazioni, per es. nelle narrazioni etnografiche e le loro opere possono essere considerate come strumen� indispensabili per un autoaggiornamento costante. L’obie�vo dell’educazione interculturale è quello di porci in una prospe�va di comprensione dialogica, me�endo al primo posto la solidarietà fra gli individui, riuscendo a vedere gli altri come nostri simili, “almeno nel dolore”. Riconoscere quel che c’è di comune tra noi e l’Altro, pur mantenendo le differenze. La solidarietà non è però un qualcosa che si impara nei libri, ma me�endola in pra�ca nelle occasioni pedagogico-dida�che proposte dalla scuola. 3. Una pedagogia dialogica: Le classi mul�etniche possono parere una realtà nuova, ma in realtà, come fa presente Gadamer, la diversità è un privilegio della cultura europea, un elemento cara�erizzante dell’iden�tà europea. ES. Le diverse lingue in Europa, una diversità molto vicina. Essere europei significa essere individui che portano in sé culture diverse.David Davidson scrive che due individui di culture diverse che si giudiano rispe�vamente “strani” si formano ciascuno una teoria sul comportamento dell’altro. La comunicazione risulta più semplici se le congiu�ure di uno risultano corrisponden� al comportamento dell’altro. Gli individui danno luogo a una “Teoria Occasionale”: ciò che serve a ques� individui in quel momento per comprendersi a�raverso il dialogo è la capacità di far coincidere la propria teoria occasionale su ciò che di volta in volta viene enunciato”. (Es. “Agos�no” di Moravia: come me�e in a�o una teoria occasionale per farsi acce�aredall’altro adolescente, Berto). 4. Disagi Rorty: il ns sen�mento di solidarietà è più forte quando rivolto verso un “noi”. Contrapposizione “noi/loro”.E’ importante includere nella sfera del “noi” persone diverse (per credo, colore, religione, esperienze, nome) ma simili in quanto umani, simili nel dolore. Un esercizio u�le in questo senso consiste in un lavoro di eliminazione di molte con�ngenze, limitandoci semplicemente a descrivere gli effe� di quelle situazioni. Perché è la “situazione” che deve interessarci come educatori perché è quella che ci troviamo davan�: sia quella di uno straniero, o di un disabile, o di una persona in difficoltà. Un lavoro di raccolta di tes�monianze e di montaggio e comprensione per abituarsi a valorizzare le individualità ed aprirci verso l’altro, per operare in una consapevole interculturalità. Il Ministero della Pubblica Istruzione nel 2007 ha realizzato un testo rivolto agli insegnan� e alle suole e sceglie in modo ne�o la prospe�va interculturale nella formazione di ragazzi e adul�, l’integrazione degli alunni stranieri. Anche l’elezione di Obama rappresenta un momento importante di riconoscimento dei diri� civili e poli�ci di tu�. Cap. 2 Per una ci�adinanza interculturale 1. La complessità delle classi Una pedagogia dell’integrazione si realizza sopra�u�o all’interno della quo�dianità delle classi. E’ quindi interessante esplorare il mondo dei bambini immigra� a scuola. L’aumento degli immigra� nelle scuole pone l’accento sull’importanza della cultural inclusion, dei fa�ori lega� alla capacità di inserire le nuove culture nel contesto affe�vo e cogni�vo scolas�co. I fa�ori più importan� in questo processo sono: - fa�ori personali-relazionali - fa�ori del ruolo - fa�ori socio-is�tuzionali Per “cultura” s’intende un sistema storicamente creato di sensi e significa�, di credenze e pra�che in base alle quali un gruppo di esseri umani comprende e stru�ura le proprie vite individuali e colla�ve”. E’ un sistema dinamico, processuale. Comprende emozioni, ricordi, le�ure, sen�men�, conoscenze. Vi sono tes� della tradizione italiana che parlano di ques�oni interculturali, anche se interregionali. Ad es. La bella estate – Cesare Pavese: giovani delle Langhe che vanno in cerca di lavoro nelle ci�à del Nord, o Lingua di falce – Gavino Ledda, sulla cultura pastorale sarda. Nostro compito è quello di “abitare la distanza”, non tenere separate le culture che ci riguardano. L’educazione interculturale è un modo di concepire il ruolo dell’educazione in modo che più culture possano essere messe in relazione fra loro. Salvaguardare il pluralismo delle culture all’interno della stessa società. E’ una disciplina trasversale a tu�e le altre (storia, geografia, matema�ca...). Denota un campo di studi ampio, sociologico, linguis�co, psicologico, antropologico.1.1 Fa�ori personali-relazionali - Familiarizzare con la nuova lingua: le difficoltà della lingua si estendono con facilità anche alla sfera dei comportamen�. Franta e Colasan� dis�nguono all’interno della personalità sociale degli allievi tre �pi di comportamen� stru�urali interdipenden� fra loro: emozionale, cogni�va e strumentale. Hanno come conseguenza una maggiore o minore a�tudine individuale a me�ersi in gioco e inrelazione. Di solito nei primi ¾ mesi i bambini immigra� se ne stanno chiusi in sé stessi. Devono imparare a conoscere la scuola, l’italiano per studiare, la lingua per esprimersi. Poi riescono ad interagire con gli altri, allievi ed insegnan�. La situazione linguis�ca ideale è che il bambino immigrato parli la lingua madre con i genitori a casa e l’altra lingua con i compagni. In questo modo, le funzioni rispe�ve delle due lingue sono chiaramente definite. In molte scuole per una migliore acquisizione della lingua sono in a�o i laboratori linguis�ci individualizza�. differenze linguis�che e culturali come valori da porre a fondamento del rispe�o reciproco e della tolleranza (legge 40/98). Spe�a allo stato e agli en� locali di promuovere inizia�ve di accoglienza tutela delle culture e di realizzare a�vità interculturali comuni. E’ importante anche il proge�o di legge che intende tutelare la lingua e la cultura delle minoranze lignuis�che che vivono in Italia, con nelle scuole materne l’apprendimento e l’uso della lingua locale (es. il francese, il friulano, le popolazioni di origine albanese ecc...). Nella ns società esistono due tendenze opposte: 1. rendere universali valori, linguaggi, significa�. Assimilazione fra noi e gli altri. 2. escludere, frazionare, separare: dove la società si rinchiude in sé stessa. Nel trovare un equilibrio, un’iden�tà del noi, la scuola ricopre un ruolo fondamentale. Gli insegnan� possono aiutare gli alunni a capire i cambiamen�, gli squilibri del mondo, a formare idee posi�ve sulla diversità culturali. L’educazione interculturale ha messo in evidenza il fa�o che è meglio me�ere da parte un modello forma�vo tradizionale, chiuso nei confron� del mondo esterno, per modelli pedagogici più aper�, anche sperimentali, ad es. me�endo in dialogo situazioni, iden�tà, memorie diverse. Oltre alle materie tecniche, umanis�che, scien�fiche, i ragazzi possono aspe�arsi di apprendere alcuni saperi d’uso presen� nella vita quo�diana di popoli e gruppi etnici lontani: questo riguarda la formazione dell’educatore del P.S., la sua apertura verso il diverso. Disponibilità di mediatori culturali, materiale in distribuzione... Incontro con le persone che vengono da lontano e vivono nel ns paese, mantenendo in sé la memoria di altre culture è un fa�o necessario anche per gli educatori nel caso del P.S. (nel testo dice che è un fa�o necessario nella scuola). 2. Educazione alla ci�adinanza: Episodi di razzismo. Ognuno di noi, facendo un esercizio di memoria, può cercare di capire il vissuto di ogni bambino o ragazzo con cui ha a che fare per ripensare quali figure minacciose hanno inciso sulla formazione delle sue idee. (vale anche per educatori PS). L’e. i. trova la sua prima ragion d’essere come prevenzione al razzismo. Pregiudizi degli italiani vs gli stranieri derivan� da programmi tv (es. Arnold o I Robinson) o da riviste (e al PS anche pregiudizi degli stranieri verso gli italiani. Le immagini della tv italiana in Albania - x elaborato). CAP. 3 INDICAZIONI OPERATIVE E TEORICHE Funzione reiquilibratrice della scuola. Effe� posi�vi della presenza di bambini stranieri. Alcuni insegnan� si trincerano dietro alcuni a�eggiamen� non dialogici (potrei dirlo di alcuni operatori del P.S. o delle forze dell’ordine) Raccogliere istanze e bisogni dei minori: questo anche da parte di A.S., educatori, dirigen� d’Is�tuto, scolas�ci... Il ruolo dei dirigen� scolas�ci è determinante nel raccogliere istanze e bisogni che provengono dai docen� e nel trovare soluzioni norma�ve che consentano di reperire le risorse occorren�:l’assunzione di un mediatore linguis�co, inizia�ve di studio delle culture di provenienza delgli allievi, che favoriscano le relazioni con le famiglie, corsi di lingua italiana per stranieri, aggiornamento e formazione per i docen�... (Potrei dirlo di dirigente Mar�ni�, Comune di Milano....). 2. La ques�one linguis�ca: una discriminante I problemi linguis�ci sono lega� a quelli relazionali a causa dell’isolamento linguis�co degli immigra�. Tenere presente la diversa mentalitç e a�eggiamento psicologico dei ragazzi immigra� nei confron� della scuola. Inventare situazioni di gioco che coinvolgono tu� e danno buoni esi� per la partecipazione alla vita di classe. Potenziare il linguaggio mimico gestuale, lavorare più in gru�po, far interagire più linguaggi fra loro: audiovisivi, computer, musica... Mol� insegnan� ritengono che l’ignoranza totale della lingua italiana sia un fa�ore estremamente nega�vo che ritarda il processo di inserimento e socializzazione, con la duplice aggravante di creare notevoli difficoltà anche a loro stessi (i docen�) perché non conoscono la lingua dei bambini immigra�. Strumen� dida�ci sul piano editoriale, facilmente recuperabili:è un se�ore in espansione. libri di fiabe dei paesi di provenienza dei bambini immigra� 3 esempi di libri. Mi�gare i dubbi: Si è da tempo a�vata un’abitudine molto diffusa che vede i docen� impegna� a interrogarsi su se stessi e il loro ruolo a�raverso consultazioni informali, gruppi di studio, conta� con formatori esterni alla scuola. (vedi P.S.) Vi sono occasioni sempre più numero se di aggiornamento is�tuzionale. L’e.i. aumenta la s�ma degli insegnan� e migliora le abilità professionali dei docen�. Tessu� conne�vi pedagogici: Chiuque parte per emigrare lo fa per sfuggire a qlsa: paura, guerra, sterminio, fame, povertà, rica�, minacce. Pura disperazione. Ricerca di senso dell’esistenza. Speranza. L’organizzazione del sistema educa�vo non dev’essere rigida, ma in grado di consen�re spazi e tempi ai bisogni di ciascuno. Non vi devono essere forzature ad abbandonare la lingua madre.compi� primari dell’e.i. sono: 1. non accentuare le iden�ficazioni etniche e le separazioni 2. preparare tu� gli allievi a vivere in una società dove la diversità culturale è un dato di fa�o. A�eggiamento di equilibrio di educatori, insegnan�, animatori, che non esal� la differenza etnica come un dogma ma nemmeno la elimini. che sappia valorizzare nella giustra misura le culture di origine degli allievi immigra� in modo tale da comprendere le differenze in maniera dinamica, non rigida. A�eggiamento improntato al dialogo, all’interpretazione, alla revisione con�nua è fondamentale per ricercare modi e spazi di coesistenza nei quali la consapevolezza di sé, delle proprie origini, riesca a coniugarsi con il rispe�o dell’altro. Le difficoltà della migrazione; il rischio della ghe�zzazione (anche le comunità straniere a volte si cos�tuiscono come autonome e staccate dalla società che le ospita). La possibilità di incidere posi�vamente sul tessuto produ�vo e sociale ospitante senza restarne ai margini. Fra i principi fonda�vi dell’educare c’è il rispe�o per chi si educa e la disponibilità a confrontarsi con altri sistemi. L’esigenza di una organizzazione mutevole e relazionale si riscontra in modo par�colare nel processo di insegnamento/apprendimento dell’italiano come lingua seconda a bambini stranieri. Le ripercussioni delle differenze sul piano socio-relazionale e su quello dell’aprrendimento sono molto marcate. All’interno della scuola c’è l’abitudine a considerare la cultura come una realtà data per scontata, norme e valori, regole, che si sono consolidate nel tempo e sono condivise da chi già vive nella realtà scolas�ca. Anche la relazione insegnan� famiglie allievi è importan�ssima. Principi guida per una pedagogia del dialogo fra le culture: Classi mul�etniche: perme�ono di vivere quo�dianamente l’incontro con l’”altro” 1. Chi lavora in contes� educa�viscolas�ci e dell’extrascuola deve adoperarsi per creare le condizioni per l’instaurarsi di rappor� di interazione fra chi arriva da lontano e chi vive stabilmente in un luogo. 2. Entrambi devono proporsi di essere aper�. 3. Riconoscere il valore posi�vo della mescolanza 4. la pedagogia dev’esser in prima linea nel rifiutare qlnque posizione che intenda rivendicare la ‘purezza della razza’ 5. il rapporto fra noi e “gli altri” non si può mai dare per scontato; bisogna saper operare in modo che questo rapporto sappia trovare una sua collocazione posi�va all’interno dei processi forma�vi. Metodologie: Esistono varie metodologie. Il linguaggio non è il solo modo di fare e.i. Le metodologie sono stre�amente collegate alla dida�ca. 1. Metodologia della stra�ficazione delle esperienze - Docen� e allievi siano impegna� in un lavoro di ricerca per alcuni mesi che in alcuni momen� esce dagli schemi dell’organizzazione scolas�ca. Analizzare una situazione di �po interculturale o razziale complessa. Uscite, programmi audiovisi, incontri defini� da insegnan� e allievi. Raggiungere conoscenze ma non solo sul piano cogni�vo. Acquisire la consapevolezza che le culture si formano a�raverso un accumulo stra�ficato con�nuo. Es. lavoro dove tu� contribuiscono come un dizionario illustrato mul�lingue (in un’elementare). 2. Metodologia conversazionale: occasioni di incontro con il “volto” (alla Lévinas) di persone, linguaggi, modi inconsue�. Incontro con l’altro, scoperta di lingua, gestualità, immagini, metafore. Al centro dell’a�vità ci sono dialoghi, narrazioni, scambi di memorie.3. Metodologia prestazionale. A�vità condo�e da un esperto straniero – conta�o dire�o e con�nuato e altre a�vità da fare insieme - che si aggiungono alla programmazione dida�ca tradizionale. Valorizzazione di entrambe le culture che all’inizio sembrano molto lontane fra loro. CAP. IV DIVERSITA’ E UGUAGLIANZA Gli insegnan� e gli operatori possono costruire re� di conta�o tra culture e situazioni di vita diverse. Favorire quel processo di “me�ersi nei panni dell’altro”, dare il senso di un’appartenenza comune e di una iden�tà in formazione. I simboli sono stru�ure fortemente mediatrici,anche nel mediare culture, linguaggi e disagi perché perme�ono di trasme�ere un numero più alto di informazioni del linguaggio verbale. Sono costantemente presen� nelle fiabe. Aiutano a costruire la coscienza dei bambini e degli individui, riconducendoci a qlsa di originario. Sono importan� in riferimento all’iden�tà, quel luogo dove differenze, possibilità, disagi, ambiguità devono convivere. L’importanza delle relazioni, del reciproco riconoscimento. All’iden�tà si lega la memoria, che ci perme�e di collocarci in un tempo e in un luogo, per non sen�rci smarri�. I simboli, l’iden�tà, la memoria, l’a�tudine necessaria a rispecchiarsi nell’altro, l’idea dello sradicamento sono tra� che interessano chi si sposta da un luogo e va a vivere in un altro. E anche chi si trova a conta�o con queste persone, professionis� dell’educazione e is�tuzioni. -Insegnare l’integrazione considerando gli approci reciproci degli altri, delle loro culture, -Abba�ere i pregiudizi, lavorare sulle paure del diverso e del disagio. -Favorire la costruzioni di iden�tà flessibili che possano capire e individuare valori condivisibili che tengano conto dell’appartenenza culturale senza escludere l’universalità. -Favorire lo scambio di esperienze, valorizzare i vissu�, favorire processi di incontro e comunicazione. -Organizzare l’educazione in modo che possa arricchirsi anche con i contribu� che provengono dagli altri. E’ necessario so�olineare la necessità di far lavorare i ragazzi in ambien� in cui si sentano a loro
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