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L'educazione motoria nella scuola primaria, Schemi e mappe concettuali di Educazione Fisica

Sintesi dell'educazione motoria nella scuola primaria, utile alla preprazione dell'esame di Educazione Motoria, Università di Bologna

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

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Scarica L'educazione motoria nella scuola primaria e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Educazione Fisica solo su Docsity! L'EDUCAZIONE MOTORIA NELLA SCUOLA PRIMARIA: Educare attraverso il corpo e il movimento è una tematica su cui esiste molta attenzione ma anche scarso riscontro in ambito scolastico. Le esperienze educative, però, non possono prescindere dal coinvolgimento del corpo e dell'agire come espressione della persona. CAP.l: La parola corporeità indica l'avere un corpo e anche l'essere corpo. Nella riflessione fenomenologica, il termine corporeità è sinonimo di corpo quando è strettamente correlato al concetto di esperienza vissuta, interconnesso con il mondo della vita: è il luogo attraverso il quale prendiamo conoscenza del nostro essere nel mondo, attraverso il quale percepiamo il mondo esterno e costruiamo la nostra identità. > Dati questi presupposti, è fondamentale pensare e progettare pratiche educative nelle quali il corpo sia adeguatamente incluso e riflettere sulla sua funzione nella costruzione della personalità. Qualsiasi approccio educativo\pedagogico ha, però, i propri modelli culturali, idee e giudizi, che posizionano il concetto di “corpo” in relazione alle priorità educative e di apprendimento. Nietzsche: fu il primo ad attribuire al corpo una centralità, sostenendo che il corpo sia vita, e rinunciare ad esso, negarlo, sarebbe come perdere il legame con la vita stessa. La fenomenologia di Husserl, ricostruisce una relazione tra corpo e coscienza, all'interno del “mondo della vita”. > Il corpo è prima di tutto corpo proprio, punto zero della coscienza, attraverso il quale la coscienza del soggetto percepisce il mondo, si rapporta ad esso secondo una modalità di integrazione reciproca, che Husserl definisce con il termine di intenzionalità. (alla radice di ogni esperienza c'è una relazione concreta, tra soggetto che è corpo e tutto ciò che è esterno al soggetto). Il corpo NON è una dimensione del soggetto, ma è il soggetto nella sua complessità. Il corpo ha, inoltre, una natura ambivalente: è capace di essere soggetto e oggetto allo stesso tempo. IL CORPO VISSUTO: IL CORPO OGGETTO: è il corpo proprio, presente nella è il corpo studiato, osservato, quello nostra coscienza, la percezione di me, dell'anatomia ed è percepito come il “corpo vivo”. esterno alla coscienza. LA PEDAGOGIA DELLA CORPOREITA?: Con l’espressione “pedagogia della corporeità” si vuole indicare l’attenzione educativa e progettuale verso il corpo vissuto. L'attenzione crescente per la relazione tra dimensione mentale e corporea ha, infatti, dato vita a una serie di teorie. Ne è un esempio l’EMBODIED THEORY, nata poco più di 20 anni fa: la parola “embodied” spiega bene l'idea del legame imprescindibile tra corpo e mente. L'Embodied theory è un campo di ricerca che promuove tutte quelle esperienze educative in cui i soggetti si esercitano a prendere coscienza della propria esperienza vissuta, a partire dalla loro corporeità. > La pedagogia della corporeità ha molti punti in comune con questo tipo di educazione e viceversa. Nella scuola, però, nelle varie discipline, c'è una separazione tra corpo e mente, tra il corpo e l'Io e in quelle poche ore dedicate all'educazione fisica, si pine attenzione solo al corpo come mera macchina per poi tronare all'immobilità del corpo distaccato, appunto, dall’Io. Questo perché si ha l'idea che si apprenda meglio stando seduti, fermi. La pedagogia della corporeità rivolge l’attenzione al corpo vissuto, ed è interessata a recuperare l’attenzione per tutto ciò che riguarda il rapporto tra il osggetto in educazione, il soggetto educante, se stesso e il mondo percepito. Sono 2 le dimensioni interessanti: - la corporeità del bambino: molto spesso sacrificata in una restrizione fisica e sensoriale - la corporeità dell'insegnante: quasi negata del tutto da una cultura ancora più resistente e in questo caso è importante effettuare percorsi di formazione professionali. Dentro le scuole, l'adulto è infatti rigidamente insediato, muove bracci a e mano e usa la voce, non molto di più. Occorre quindi richiamare l’attenzione sul bisogno di formare chi educa a percepirsi, a riconoscersi, a trovare la propria identità. I bambini hanno bisogno di vedere nell'altro tutta la sua identità. Il soggetto che apprende in età evolutiva non ha ancora fatto sufficiente esperienza di sé nel mondo, l'educatore adeguatamente formato dovrebbe essere consapevole del eprcorso della costruzione dell'identità del bambino, non solo dal punto di vista teorico, ma dovrebbe aver acquisito sensibilità percettiva, consapevolezza senso- motoria. yy Nella relazione insegnamento-apprendimento, i docenti e ibambin NON possono eliminare la corporeità. Il corpo dice a ciasuno qualcosa e ognuno si relaziona a quel determinato contesto con modalità proprie, legate alla propria fisicità e alla percezione di essa. SCRIPT: congegno progettuale che coniuga gli schemi classici con le esigenze di un copione teatrale. Consiste nella descrizione dettagliata di quello che potrebbe\dovrebbe succedere. Possiamo collocare le aree di prossimità corporea per la mediazione cognitivo-affettivo- relazionale nello sviluppo dei processi di conoscenza su 3 principali versanti: 1- l'oggetto come attenzione al corpo nei suoi aspetti biofisici 2- le interazioni cognitive, con attenzione al movimento nelle sue varie forme e modalità; 3- il soggetto, con attenzione alle varie forme di espressione della persona nella sua corporeità e personalità. Come si vede, l'attività motoria costituisce una risorsa fondamentale per lo sviluppo dell'essere umano: una condizione senza la quale non vi è evoluzione per l'essere umano stesso. Essa è propedeutica, pervasiva e persistente nello sviluppo delle varie dimensioni della personalità e porta all’affinamento delle proprie caratteristiche in termini di quelle specificità che trovano nelle attività espressive-motorie, nel gioco e nello sport la loro naturale caratterizzazione. Nell'esperienza pre-concettuale, la persona organizza il suo rapporto con la realtà attraverso il proprio corpo. Sono gli schemi motori e d’azione che favoriscono lo sviluppo dei processi di rappresentazione e concettualizzazione. Gli schemi motori sono il frutto delle interazioni con la realtà e rendono possibile la comprensione della realtà stessa attraverso la costruzione dei concetti. La pratica motoria, inoltre, coniuga la presa di coscienza della corporeità con norme e principi volti a strutturare comportamenti e atteggiamenti valoriali e simbolico-culturali alla base dei processi di scambio e di inclusione sociale e, dunque, delle competenza di cittadinanza attiva e responsabile. Sul piano didattico: in aula è importante favorire esperienze attive e di movimento, utilizzare forme di mediazione didattica che coinvolgano il corpo, favorendo l'embodied cognition. E' Importante pensare a una scuola del movimento, che incoraggi i ragazzi al piacere dell'espressione corporea. Il corpo va considerato come “oggetto” nel suo funzionamento, come “linguaggio”, “forma” e “mezzo” espressivo del soggetto, come “movimento” e dunque nel suo valore intrinseco di interazione con l'ambiente. CAP.3: COMPETENZE DELL'INSEGNANTE: un insegnante di educazione motoria può definirsi competente SOLO quando riuscirà a interagire positivamente e con efficacia con gli alunni al fine di aiutarli, condurli e dirigerli verso l'acquisizione dell'intelligenza motoria o corporeo-cinestetica. La competenza, quindi, NON si riduce alla conoscenza della disciplina ne alle abilità tecnico-professionali (saper fare, saper mettere in pratica la sua competenza didattica ed educativa). La terza componente necessaria si trova nei tratti personali e individuali del carattere, negli atteggiamenti, nella disponibilità alloaggiornamento e all’autocritica. L'insegnante deve essere flessibile, empatico, responsabile, disponibile al cambiamento e a mettersi in gioco, con spirito d'iniziativa e di problem solving e nella sua passione e motivazione. Ci sono diverse definizione di competenza, in quanto il termine viene utilizzato in diversi ambiti. Più che di competenze del docente, si parla di docete competente. OBIETTIVO DEL DOCENTE: aiutare i bambini a implementare le capacità e abilità motorie per raggiungere la competenza e l'intelligenza motoria. Le abilità (saper fare) devono essere applicate in situazione, poiché l'esperienza maturata rende più consapevoli ed efficaci nelle abilità stesse. Le capacità sono invece componenti parziali delle abilità, ossia insieme di fattori e qualità che permettono la realizzazione di un movimento. Quindi, un'azione didattica volta ad implementare le capacità potrà indurre il miglioramento delle singole abilità. E' inoltre importante dapprima sperimentare in un ambiente facilitato e protetto e man mano proporre contesti sempre più variabili. Ciò permetterà al bambino di applicare in maniera libera e autonoma le abilità motorie in esperienze diverse, sollecitando lo sviluppo di competenze motorie. L'insieme delle competenze costituirà poi l'intelligenza motoria: proposta per la risoluzione di problemi che coinvolgono la nostra corporeità nell'agire motorio. Infine, il saper eseguire in modo efficace un movimento, dipende non solo dalle competenze motorie, ma anche da quelle intellettive, emotive, affettive e relazionali. > COMPETENZA: una o più caratteristiche intrinseche di un individuo, collegate a una prestazione efficace o eccellente, relativamente a un compito motorio o tattico- motorio, osservabile e misurabile sulla base di criteri prestabiliti > INTELLIGENZA MOTORIA: uso appropriato delle competenze possedute e la loro valutazione. Secondo MARGIOTTA, la qualità dell'insegnante passa attraverso le seguenti dimensioni: 1) conoscenza e padronanza del contenuto disciplinare 2) conoscenza e padronanza dei principi e delle metodologie di sviluppo del curricolo formativo e capacità di adattarlo in relazione agli alunni 3) competenze didattiche, ossia repertorio di strategie didattiche e capacità di applicarle in coerenza con il curricolo di riferimento; 4) capacità di riflessione e autocritica. L'insegnante di educazione motoria ha inoltre l'obiettivo di promuovere conoscenza e valori a tutti gli attori coinvolti nell'ambiente scolastico per cui NON solo i bambini, ma anche colleghi, genitori e dirigente scolastici, al fine di valorizzare l'attività motoria e allargarsi anche ad altri momenti della giornata scolastica e NON solo alle poche ore di educazione fisica. Innanzitutto sarebbe fare 2 ore di educazione fisica in 2 giornate diverse per garantire due giornate alla settimana di attività fisica e ludico-motoria. Ciò porta ad un’implementazione delle capacità e abilità motorie e un minimo ma significativo miglioramento dello stile di vita dei bambini. Inoltre, l'attività motoria può essere effettuata anche durante le altre discipline o durante il passaggio da una lezione all'altra. Molti studi stanno dimostrando l'efficacia delle PAUSE ATTIVE (dalle 4 alle 6 pause attive in una giornata scolastica, svolte in classe, ad esempio allungamento muscolare, autocontrollo respiratorio, andature sul posto) 0 PERIODI DI BREVE DURATA (10-15 minuti) in cui effettuare attività motoria. > gli effetti positivi riguardano miglioramenti di attenzione e del rendimento scolastico, piacere e soddisfazione. Il PROBLEMA delle pause attive sembra riguardare “solo” la convinzione dell’utilità da parte dei docenti, che vedono prioritario lo sviluppo del programma anche se diversi studi hanno mostrato come gli insegnanti abbiano sperimentato effettivamente una percezione di successo e facilità anche d'inserimento nella giornata scolastica. Infine, occorre prestare attenzione alla predisposizione dell'ambiente, la palestra originaria deve poter spostarsi nelle aule e soprattutto verso spazi esterni utilizzati anche per apprendimenti esperienziali delle varie discipline. Le varie proposte all'aperto, come giochi collettivi, camminata, corsa, salti, arrampicata promuovono: - sviluppo funzionale organico - sviluppo strutturale locomotorio\condizionale - sviluppo coordinativo - sviluppo della competenza di adattamento - sviluppo cognitivo-emotivo e morale. LE CONOSCENZE DI SETTORE: Le conoscenze rappresentano il sapere di un individuo. Esse possono essere generali, specifiche di un contenuto professionale o relative a un contesto. Si può inoltre distinguere tra conoscenze dichiarative (il “sapere cosa") e conoscenze procedurali (il “sapere cosa fare") Le conoscenze di settore di un docente di educazione fisica devono rifarsi ai seguenti contesti: - caratteristiche di genere e di età degli alunni - lo sviluppo della personalità dai 6 agli 11 anni nelle varie dimensioni: cognitiva, emotiva, motoria.. - indicazioni ministeriali e obiettivi specifici di apprendimento - effetti del movimento e forme di attività motoria da adattare ai diversi contesti - giochi di movimento tradizionali, semplificati, gioco-sport - piccoli e grandi attrezzi convenzionali e non Inoltre, le esperienze motorie dovrebbero essere personalizzate e adattate ai bisogni e interessi degli alunni, con l’obiettivo di acquisire abilità, capacità motorie, conoscenze e abilità sociali e per condurre una vita fisicamente attiva e salutare. a) ambiente in cui vengono applicate: distinguiamo open e closed skills. Nelle prima il bambino NON segue schemi predefiniti, ma analizza continuamente la situazione per capire quale abilità utilizzare; nelle secondo il bambino sa già cosa fare. b) Forma del movimento: distinguiamo i movimenti discreti, ovvero gesti isolabili e ben identificabili con un inizio e una fine; movimenti continui, ovvero gesti concatenati senza inizio e fine e in questo caso il bambino apprende il controllo dei movimenti secondo un ritmo; movimenti seriali, ovvero un insieme di movimento discreti e\o continui e in questo modo apprende a controllare in forma successiva i movimenti e anche in forma simultanea. c) Riferite al movimento di tutto il corpo o alla manualità d) riferite all'uso immediato o successivo del feedback: alcune abilità possono essere valutate e corrette mentre si svolgono altre, invece altre, come i movimenti veloci,no, ma solo alla loro successiva azione. e) riferite al loro livello di controllo e regolazione: tra cui ci sono le abilità semplici e complesse. Nelle prime è presente un solo movimento; nelle seconde sono presenti più di un movimento. f) riferite all'ambito psicomotorio (cognitive, tattiche e strategiche) Dalle conoscenze e abilità (che sono visibili) si va verso l'acquisizione di competenze. Queste ultime sono formate, appunto, da una parte visibile (conoscenze e abilità) e una parte invisibile (tratti-atteggiamenti come motivazione, impegno, consapevolezza, autoefficacia, stili di apprendimento, intelligenza applicata, meta-cognizione) che sono invece processi di apprendimento. La ricerca ha un'opinione condivisa sulla quantità e tipologia di attività fisica per i bambini dai 6 ai 10 anni: 60 minuti al giorno a intensità moderata. In ogni caso, è importante ridurre il tempo di sedentarietà. La cognizione è un'attività situata nel corpo e nell'ambiente, perciò la ricerca suggerisce che gli esseri pensanti devono essere considerati prima di tutto esseri che si muovono. L'attività motoria ha effetti sulla concentrazione, memoria e apprendimento. E’ fondamentale, però, che i bambini siano stimolati all’attività fisica da parte del contesto circostante e quindi dalle relazioni con adulti, insegnanti e genitori. NON deve essere ridotta all'ora di educazione fisica a scuola, ma supportato anche dall'esterno. Ci deve essere sinergia tra le inziative condotte a scuola e quelle proposte dalla comunità. Secondo il MODELLO ECOLOGICO è necessario coinvolgere tutti gli ambiti, da quello cognitivo, fisico, relazione. Sempre secondo tale modello, le modifiche all'ambiente sociale produrranno dei cambiamenti negli individui e il sostegno degli individui è fondamentale per l'attuazione di cambiamenti ambientali. Le linee guida internazionali condotte seguendo l'approccio ecologico, racocmandano le seguenti azioni: - istituzione di politiche che promuovno uno stile di vita slautare - aumento delle ore di attività motoria nei curricoli - incremento dell'educazione alla slaute fisica - adozione di programmi extracurricolari di attività motoria, che incontrino le preferenze e le necessità di tutti gli studenti - coinvolgimento dei familiari nella formazione e promozione dell'attività fisica, che incoraggi i figli ad assumere uno stile di vita attivo. - formazione di educatori competenti - coinvolgimento della comunità che proponga programmi e attività che possano attrarre i giovani -. valutazione regolare dell'istruzione e dei programmi attuati nelle scuole e dalla società. LA PROGETTAZIONE DIDATTICA: Il modello socio-costruttivista ed ecologico prevede che i/ soggetto sviluppi attitudini e comportamenti mediante il contatto con l'ambiente circostante, secondo il modello gerarchico: famiglia, scuola, società e cultura. Il processo di apprendimento e insegnamento si articola nel modello tripolare composto da: soggetto in apprendimento, contenuti di apprendimento e ambiente di apprendimento. MODELLO SVIZZERO DELLA SCUOLA IN MOVIMENTO: c'è una progettualità condivisa tra famiglia, tempo libero e scuola, facendo attenzione ai compiti a casa, al tragitto casa- scuola, allo sport scolastico facoltativo, agli eventi scolastici, tempo libero tra le lezioni, movimento anche nelle altre discipline. “INDICAZIONI NAZIONALI MIUR”: elencano una serie di riflessioni: 1- Tragitto casa-scuola: dedicare 10 minuti per andare e tornare da scuola a piedi o in biciletta, inoltre andare a scuola in compagnia degli amici senza adulti è uno spazio di relazione significativo, permette di acquisire responsabilità e accresce l'indipendenza, l'autonomia. Molto spesso, invece, i bambini vengono presi e portati in un altro ambiente chiuso per proteggerli. Questi comportamenti avvengono per 2 motivi: l'amplificazione del concetto di rischio, ampliata anche dai media; la sottovalutazione delle competenze dei bambini. L'esperienza di andare a scuola a piedi, da solo, rappresenta un momento di scoperta, di crescita. Per incrementare questa esperienza, è come sempre importante la collaborazione tra insegnanti e genitori, prima di tutto occorre prendere consapevolezza. Ci sono delle inziative (pedibus o bicibus) in cui i bambini che abitano vicino, di diverse età e classi possono essere accompagnati a piedi oin bici da alcuni adulti in forma organizzata a cura della scuola. Questo permette di creare una rete di collaborazioni tra scuola e organizzazioni territoriali, famiglie, enti locali, servizi sanitari per pianificare il percorso e il servizio. 2- compiti a casa: eseguire attività fisica nei momenti di svago e anche impegnativi. Ad esempio eseguire compiti poco complessi in posizioni attive; applicare le pause attive ogni 15-20 minuti, dedicandole appunto al movimento; eseguire alcuni compiti intellettuali eseguendo piegamenti o movimenti delle braccia o alzate e sedute dalla sedia; dedicare, nel fine settimana insieme ai genitori, un'ora al giorno ad attività ludiche 3- eventi scolastici: fare uscite didattiche, visite a una mostra nel territorio o giornate a tema, giornate dello sport, che permettono di motivare i bambini e movimentare la vita scolastica e aiutano il bambino a comprendere che ad esempio i luoghi di interesse presenti sul territorio possono essere raggiunti a piedi. 4- tempo libero tra le lezioni: promuovere il movimento a ricreazione e tra una lezione e l'altra o attraverso movimenti spontanei dei bambino anche all'aperto o attraverso attività organizzate. Non esiste un tempo troppo brutto per muoversi all'aperto quanto piuttosto un abbigliamento più o meno adeguato per farlo. Le caratteristiche metereologiche dovrebbero essere considerate una risorsa che permettono ai bambini di vivere i diversi aspetti della natura e avere consapevolezza delle stagioni. 5- movimento nell'apprendimento di altre discipline: l’attività fisica oltre agli effetti positivi sull'apprendimento, rende più piacevole la lezione. Esempi sono i dual- task,ossia attività in cui i bambini imparano le parole di una lingua straniera mimando le aizoni. 6- apprendimenti interdiscipinari: recitare ciò che si sta studiando, favorisce le associazioni tra rappresentazioni motorie e concetti. Le momorie motorie sonoo robuste, mentre quelle semantiche (legate al significato delle parole) sono più fragili. Tutto ciò è importante, ad esempio, per imparare una nuova lingua. 7- Sport scolastico opzionale: i progetti di integrazione all'educazione fisica scolastica sono risorse per incrementare l'offerta formativa di attività motoria per i bambini e devono essere coerenti con gli obiettivi di apprendimento sia motori che cognitivi e sociali. La progettazione può essere: ** Macroprogettazione: 2 ore per 33 settimane: arco di 5 anni, distribuzione dei 4 obiettivi di apprendimento secondo le indicazioni nazionali, con diversi livelli di complessità dalla prima alla quinta primaria. ** Mesoprogettazione: 2 ore per 33 settimane: annuale, di classe, distribuzione dei 4 obiettivi di apprendimento con diversi livelli di complessità riferiti alla classe; ** Microprogettazione: singola lezione di 60 minuti, riferita alla singola classe. La progettazione della singola lezione si può articolare nelle seguenti fasi: o Trasferimento della classe alla palestra: lo spostamento avviene in sicurezza, con l'insegnante; o Cambio abiti: la palestra dovrebbe avere uno spogliatoio, ogni bambino deve possedere e gestire in autonomia il materiale per svolgere l'attivita. E' utile, N.B. L’outdoor education NON deve sostituirsi alle altremodalità educative\ didattiche, come sempre è importante fornire agli alunni attività e metodologie diversificate. Possiamo individuare 3 forme didattiche di OUTDOOR EDUCATION: 1- Percorsi interdisciplinari: orticultura, osservazione quotidiana di spazi o fenomeni finalizzati alla cittadinanza attiva e sani stili di vita; 2- Gite e uscite presso fattorie, parchi, ambienti urbani che stimolano lo studio di materie scientifiche, geografia e storia. 3- Progetti d’attività motoria come trekking, arrampicata,canoa, finalizzati allo sviluppo psicomotorio e relazionale. PRASSEOLOGIA MOTORIA: si occupa della dimensione socioculturale e della natura comunicativa-relazionale delle pratiche corporee. I movimenti sono espressioni più ampie e significative di semplici modalità di azione, essi sono collegati a un contesto, motivazione, alle caratteristiche fisiche e coordinative, ad abilità cognitive, al carattere e al ruolo sociale. Le condotte quindi, sono in grado di mostrare la personalità globale della persona. Le attività si possono declinare in base ai rapporti del soggetto con gli altri: comunicazioni interpersonali e con l'ambiente: informazioni ambientali. Nelle prime, ossia negli scambi comunicativi con gli altri si può essere da soli o in compagnia di avversari e\o compagni. Qui possiamo individuare 3 tipi di attività: oppositive (duelli individuali); cooperative o miste (giochi di squadra che richiedono di opporsi e comunicare allo stesso tempo). Per quanto riguarda gli ambienti invece si può trovare in spazi noti o sconosciuti e imprevedibili. Incrociando le diverse circostanze viste in entrambi i piani, si vengono a definire 8 diverse esperienze. Le esperienze outdoor, rispetto a quelle indoor, richiedono un continuo adattamento alla situazione, le attività non producono perciò movimenti ripetitivi e automatici e, inoltre, l’affrontare delle situazioni nuove, inesplorate, anche di minima difficoltà permette di compattare il gruppo. LOGICHE INTERNE ED ESTERNE DELLE PRATICHE MOTORIE: quelle interne costituiscono una specie di carta d'identità dell'attività fisica attraverso l'analisi di fattori presenti in tutte le situazioni motorie, dette universali ludici: tempo, spazio, oggetti (che vanno di pari passo con l'evoluzione della società e della cultura), ruoli (diritti e doveri dei giocatori, regole), relazioni (connesse strettamente ai ruoli, nello sport i rapporti sono fissi, mentre nei giochi c'è più flessibilità), punteggio (anche qui differenza tra giochi, in cui si attribuisce importanza soprattutto al processo e sport in cui invece si tiene conto dei punti). Quelle esterne, invece, fanno riferimento ai fattori soggettivi (caratteristiche personali: genere, età. motivazioni) caratteristiche sociali (istruzione, aspetti economici, politici e culturali). Se un'attività risulta essere apprezzata e risulta adeguata al livello culturale e personale, avrà sicuramente successo. E' chiaro che con il cambiamento culturale e sociale cambiano anche i giochi, le dinamiche. Porgetto Erasmus plus bridge: | giochi tradizionali tra gli adolescenti sembrano non avere successo, le problematicità quindi non derivano dalla dimensione fisica, bensì valoriale. Questo progetto però, ha messo in luce la capacità dei giochi di promuovere socializzazione, senso di appartenenza a un gruppo, espressione e conoscenza interpersonale. Il gioco è uno strumento funzionale a introdurre i soggetti nel proprio ambiente sociale. ATTIVITA’ LUSICO-MOTORIE OUTDOOR: giochi motori cre-attivi all'aria aperta: è sconsigliabile avanzare proposte standard ma occorre invece coinvolgere gli alunni e spronarli nell'ideare con la guida degli adulti delle attività motorie. | bambini, quindi, osno invitati a esplorare l'ambiente circostante, il quale deve essere sicuro ed adeguato, inventare attività, regole d'uso e esporre poi il lavoro ai compagni. Si tratta di un percorso interdisciplinare poiché richiede capacità di osservazione, adattamento, sperimentazione, rielaborazione, autoregolazione, dimostrazione, esposizione dei passaggi svolti, ecc... Giochi per facilitare la socializzazione: giochi tradizionali che permettono di sperimentare i vari ruoli e relazioni diverse, l'ipotesi è che ciò agevoli la strutturazione delle identità personali e rapporti rispettosi all'interno dei gruppi. I giochi devono limitare l'interferenza degli adulti. Alla fine di ogni gioco si attua il de- briefing, ossia il focus group in cui i bambini riflettono ed esprimono la propria esperienza, i propri sentimenti, considerazioni rispetto ai compagni e sulle strategie. Ciò permette un maggior grado di consapevolezza rispetto all'appartenenza al gruppo, coesione, apertura verso gli altri e anche verso l'ambiente. / giochi\attività outdoor permettono quindi di esercitare, sviluppare capacità personali e sociali. SECONDA PARTE - CAP. 9: Le indicazioni nazionali, propongono cornici educative in cui trovano casa il movimento espressivo e la danza. Quest'ultima, però, non deve essere ricondotta a tecnicismi, ma al movimento spontaneo e primitivo: la definiamo, quindi, movimento danzante. Il movimento danzante ha rappresentato una delle prime forme di comunicazione simbolica spontanea. Alcuni studiosi pensano che esso sia una reazione muscolare istintiva, oppure eccesso di energia. Il bambino, già dai primi anni di vita, utilizza movimenti danzanti se sente un ritmo accattivante. Ritmo e movimento danzante accompagnano l'uomo fin dai tempi antichi, attraverso i quali si esprimevano emozioni, ancor prima delle parole, senza aver acquisito delle conoscenze tecniche. Il movimento danzante, inoltre, coinvolge il controllo e la consapevolezza del proprio corpo facendo riferimento: - alla direzione spaziale (avanti, indietro, destra e sinistra), - estensione spaziale (grande, piccolo, largo, stretto, corto, lungo), - consapevolezza spaziale rispetto ad altri (vicino, lontano) - consapevolezza temporale (durante e successioni: lento, veloce, prima, dopo, contemporaneamente, successivamente) - consapevolezza ritmica. IL SENSO RITMICO: Il ritmo è onnipresente nella nostra vita: dal ritmo cardiaco o respiratorio, al ritmo sonno-veglia, ai movimenti. Esiste un ritmo soggettivo quando l'espressione motoria può essere interpretata liberamente e un ritmo oggettivo quando ci si deve adeguare ad un ritmo dato. Creare il senso ritmico nei bambini significa partire da semplici movimenti, introducendo i tempi e lasciando il bambino libero di contarli, dilatando il tempo in base alla propria capacità esecutiva (ritmo soggettivo), aiutandolo gradualmente a controllare i tempi, le durate di un movimento, per passare piano piano al ritmo oggettivo in cui c'è un tempo dato che non può essere più dilatato in base ai bisogni di ognuno, MA occorre adeguarsi ad esso. PROPOSTE: Saltelli: si caratterizzano per una brevissima fase di volo, perciò si presta per sollecitare il controllo ritmico sul posto, ma anche in movimento. Partire dai saltelli è necessario per sensibilizzare i bambini alla percezione del tempo, degli accenti forti e deboli, dei ritmi binari e ternari. Le attività possono essere di tipo produttivo o riproduttivo, è necessario lasciare il tempo ai bambini di sperimentare e trovare il loro ritmo. ES: - saltelli su fila continua di cerchi, è necessario dare loro la consegna, ad esempio, saltare fino alla fine del percorso in modo libero, oppure saltare e contemporaneamente muovere liberamente le braccia (attività produttive). Altre attività possono essere di tipo riproduttivo e perciò è l'insegnante che da il comando, ad esempio “partire con le mani sui fianchi e seguire il tempo dato dall'insegnante. - Saltelli su file di cerchi abbinati a due a due o a tre a tre: per facilitare la percezione dei tempi forti e deboli del ritmo. Da un blocco di cerchi all’altro ci sarà un tempo forte (i bambini devono imprimere maggiore forza al salto per raggiungere la seconda coppia\terne di cerchi), mentre nel passaggio tra i cerchi di uno stesso blocco ci sarà un tempo debole (servirà un salto meno intenso). In ogni caso, è possibile combinare le esecuzioni con movimenti delle braccia o con l’uso di una palla, alternare i piedi, usare solo un piede, saltellare a ritroso, ecc... e aumentare gradualmente la complessità dell'esercizio motorio. Ciò che è importante è sviluppare una consapevolezza educativa-didattica rispetto ai compiti motori che vengono proposti ai bambini. Gli inseganti devono maturare la competenza operativa che gli consenta di assolvere alle seguenti azioni: 1- analizzare, comprendere e scegliere i contenuti proposti da guide e manuali; 2- variare i contenuti senza perdere di vista la loro funzione rispetto agli obiettivi che perseguono; 3- creare esercizi ex novo 4- divenire sempre più autonomi e indipendenti nella predisposizione dei contenuti da proporre. (diverse attività proposte: i trasporti su percorso; la catena; l'equilibrio; “regina o re”; il gambero) Tra le varie attività che è possibile proporre ai bambini, troviamo i percorsi motori. Questi ultimi sono uno strumento importante perché presentano delle caratteristiche di grande flessibilità applicativa, adattabilità agli obiettivi perseguiti e gradualità nel passaggio da proposte estremamente libere a proposte vincolate. Il percorso, inoltre, permette un feedback molto importante per l'educatore: consente di osservare l'allievo, di verificare e controllare i livelli di partenza e quelli di apprendimento, di valutare qualità particolari e di stimare le potenzialità individuali. Il percorso può essere realizzato con 3 dinamiche che consentono di assecondare lo sviluppo del bambino nell'arco dell'età della scuola primaria: 1- Il “percorso libero": serie variata di attrezzi e si lasciano i bambini liberi di affrontarli senza alcun vincolo -> consente il massimo della libertà di applicazione e della creatività. 2- Il “percorso aperto”: si mettono in linea gli attrezzi che lo compongono, quindi il bambini deve affrontare tutti gli elementi del percorso fino all'arrivo (non è più libero di andare dove vuole). “aperto” perché il bambino è libero di affrontare gli attrezzi che incontra come meglio crede. | percorsi aperti possono essere generali, se sollecitano più abilità di base; specifici, se sollecitano un particolare controllo (es. equilibrio) o particolari combinazioni di movimenti (es. correre, saltellare); speciali, quando richiamano tecniche specifiche di uno sport 3- il “percorso chiuso”: si struttura come i percorsi aperti, ma vincola i bambini, oltre che sulla direzione, sulle esecuzioni. INTERDISCIPLINARITA': significa richiamare conoscenze, abilità e competenze maturate in altre discipline. Particolarmente utile, per unire le attività motorie alle altre discipline, è la staffetta. In generale si predispone un percorso, in questo caso chiuso, con l'obiettivo di colmare eventuali lacune motorie evidenziate dal gruppo classe. In tal modo, si unisce l’attività ludica al recupero di qualche carenza motoria e, nel contempo, si realizzano collegamenti interdisciplinari con gli insegnamenti che si svolgono in aula. Le staffette disciplinari presentano alcuni elementi sui quali è bene una breve puntualizzazione: 1) il primo aspetto riguarda il consolidamento delle abilità motorie attraverso la ripetizione del movimento. | percorsi vengono predisposti dall'insegnante per impegnare i bambini in abilità lacunose. Organizzare attività ludiche di questo tipo consente di raggiungere un elevato numero di ripetizioni, senza annoiare i bambini. Staffetta dopo staffetta i bambini consolidano il comportamento motorio deficitario e colmano la lacuna osservata. 2) il secondo aspetto riguarda l'educazione alla competitività basata sul processo del giocare piuttosto che sul risultata finale. Non vengono messi in discussione i valori educativi della competizione, ma si ravvisa la necessità di avvicendarla a giochi e attività ludiche che tolgano l'eccessiva attenzione al risultato finale e riportino il vissuto senso-motorio sul piacere di giocare e confrontarsi; 3) il terzo aspetto interessante nelle staffette sta nel momento in cui inizia la collaborazione del gruppo squadra per realizzare il compito assegnato. (4) IL GIOCO - cap.i1 Il gioco è la più alta espressione del piacere e trova il suo apice nella forma spontanea dei bambini, in cui si decide come giocare, liberi di modificare scopi e regole, di decidere quando smettere. Questa tipologia di gioco è poco riproducibile nel contesto scolastico MA un insegnante attento e prudente può avvicinarsi a questa forma, mediando attraverso il “gioco deliberato”, ovvero un'attività ludica non rigidamente strutturata, basata sulle seguenti caratteristiche: - facilità esecutiva - regole semplici, flessibili e adattabili - durata limitata al piacere manifestato dai partecipanti - grande dinamicità applicativa: i giochi troppo statici NON rispondono ai bisogni dei bambini - gratificazione rivolta all'impegno, al processo di gioco e NON al risultato Il gioco è la migliore cornice educativa per sviluppare le competenze, è il contesto in cui il bambino applica tutti gli apprendimenti consolidati fino a quel momento e comporta il coinvolgimento di tutte le aree della personalità: 1- cognitiva 2- emotiva-affettiva 3- sociale 4- motoria Ci sono una serie di azione propedeutiche che forniscono ai bambini le abilità di base per poter giocare. Tali abilità possono essere sviluppate o rafforzate con una serie di proposte educative che dovrebbero sempre affiancare il gioco, non precederlo, alternandosi ad esso con proposte sempre più complesse e impegnative. Tra queste abbiamo, per esempio: - Correre: tale abilità rappresenta il primo e indispensabile requisito da sollecitare nei bambini. è un'abilità grosso-motoria che consente di padroneggiare lo spazio orizzontale, in tutte le sue dimensioni e orientamenti. Si può: o correre intenzionalmente nello spazio. In tale esercizio si richiedono ai bambini diversi compiti cognitivi, come correre combinando movimenti liberi degli arti superiori, distribuirsi bene nello spazio, evitare di urtare gli altri; o correre manipolando una palla, prima individualmente poi palleggiandola al suolo e poi passando e ricevendo una palla; O correre su percorsi motori o correre, palleggiare, passare e tirare la palla nei giochi di squadra - Attività di coppia con esclusione del canale visivo: attività di prevalente orientamento spazio-visivo che sollecita diverse abilità cognitive o compiti di chi guida: porre attenzione negli spostamenti, anticipare i movimenti delle altre coppie. Tutto questo porta il bambino ad analizzare la situaizone, ipotizzare soluzioni e decidere quale decisione intraprendere o compiti di chi viene guidato: il bambino in questo caso è portato a percepire il proprio corpo attraverso le sensazioni cinestetiche - Tiro al bersaglio: su bersaglio fisso, su bersaglio mobile Tutte queste attività trovano una sintesi applicativa nei giochi di squadra. I giochi collettivi sono applicazioni globali che consentono la realizzazione di sé, attraverso l'esercizio del corpo e delle facoltà cognitive, in un ambito socializzante e ludico. La proposta pedagogica che li riguarda, deve rispettare una serie di principi educativi: 1) La pazienza: chi educa lavora per la persona che il bambino rappresenta e non per sé stesso, quindi ottenere risultati immediati significa non avere rispetto dei tempi evolutivi e di apprendimento degli allievi e al contempo sottolinea il bisogno di dimostrare a se stesso e agli altri di essere bravo. Un tale approccio addestra gli allievi inducendoli ad apprendere tante abilità ma poche competenze. 2) Integrare gli aspetti cognitivi ed esecutivi: alternare percorsi dal semplice al complesso, dal noto all'ignoto. o Sviluppo del controllo motorio (dal semplice al complesso) o Sviluppo dell'adattamento motorio (dal facile al difficile) Oo Sviluppo del pensiero strategico-tattico (dal noto all'ignoto) 3) Il coinvolgimento cognitivo: il contesto viene reso complesso per il fatto che la collaborazione si allarga al rapporto cooperativo con i compagni e oppositivo con gli avversari. entrambi i rapporti si legano a 2 diversi condizioni: quella offensiva e
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