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L'empirismo del XVIII secolo: Locke e Hume, Appunti di Filosofia

La concezione empirista della conoscenza di John Locke, fondatore dell'empirismo. Vengono descritti i limiti della ragione umana, la classificazione delle idee in semplici e complesse, la conoscenza intuitiva, la dimostrazione e la sensazione, l'esistenza della realtà esterna e la politica liberale di Locke. utile come appunti per lo studio della filosofia moderna.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 03/02/2023

ale.giarnera
ale.giarnera 🇮🇹

14 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica L'empirismo del XVIII secolo: Locke e Hume e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! Alessandro Giarnera L’empirismo del XVIII secolo: Locke e Hume John Locke Locke è generalmente considerato il fondatore dell’empirismo, cioè la concezione che vede la conoscenza come totalmente dipendente dall’esperienza. Infatti, gli empiristi pensano all’esperienza come l’origine, il mezzo e la prova della validità della conoscenza. Inoltre, Locke condivide e applica il pensiero del criticismo, ovvero la tendenza ad assumere un comportamento critico nei confronti delle facoltà umane, individuandone i limiti. Di conseguenza, Locke descrive i limiti della ragione umana, che però ritiene sia comunque da considerare come un probabile mezzo di verità, essendo l’unico a nostra disposizione. Tali limiti sono: il fatto che la ragione umana non è unica, infatti è diversa da individuo a individuo, il fatto che essa dipenda dall’esperienza per generare le idee e il fatto che non sia infallibile. Infatti, la ragione può sbagliare per quattro motivi: - La mancanza di prove - La malafede, ovvero la non volontà di vedere le prove che si hanno davanti - L’incapacità di usare le prove a disposizione - L’errata misura della probabilità, cioè del peso che hanno le prove che si usano LE IDEE Dal punto di vista degli oggetti della conoscenza, cioè le idee, Locke smentisce l’innatismo cartesiano, che vedeva l’idea di Dio e le idee logico-matematiche come idee innate, portando tre argomentazioni a dimostrazione della sua falsità: - Se le idee fossero innate sarebbero uguali per tutti, ma ciò non vale “per i bambini e per i deficienti”. (A ciò gli innatisti risponderanno che queste due categorie dei persone hanno le idee ugualmente agli altri, ma non sono in grado di esprimerle. Locke, tuttavia, non crede che ciò sia possibile). - Tutto ciò che è necessario sapere è ottenibile dalla realtà esterna. - Esistono persone, come i membri di civiltà selvagge, che non hanno l’idea di Dio. Dal canto suo Locke classifica le idee in due categorie: semplici e complesse. Le idee semplici si suddividono in idee di riflessione e idee di sensazione, di cui le prime derivano dall’interno e le seconde dalla realtà esterna. Le idee di riflessione si dividono in oggettive e soggettive, di cui le oggettive non dipendono dalla percezione dell’individuo ed esistono anche se non percepite (ad esempio le idee di dimensione, forma, movimento ecc.), mentre le soggettive dipendono dal soggetto e smettono di esistere nel modo in cui sono state percepite quando il soggetto termina di percepirle (es colore, odore, sapore ecc.). Invece, le idee complesse sono composizioni di idee semplici (es. l’idea di canarino è composizione delle idee di volatile, giallo ecc.) che si suddividono in tre categorie: idea di sostanza, idea di modo e idea di relazione. L’idea di sostanza è ciò che consideriamo come sussistente di per sé, mentre le altre due dipendono dall’idea di sostanza essendo rispettivamente l’idea dei modi di essere della sostanza e l’idea del rapporto tra sostanze. L’idea di sostanza era considerata veritiera dai filosofi precedenti, tuttavia Locke applica il criticismo mettendo in dubbio la certezza dell’esistenza della sostanza. Innanzitutto, definisce l’idea di sostanza dicendo che spesso accade che la nostra mente involontariamente tende a considerare composizioni di idee semplici come un’unica idea semplice, di cui non riesce a concepire 1 Alessandro Giarnera l’autosussistenza, supponendo quindi l’esistenza di un substratum, la sostanza, su cui essa si basa, ma Locke precisa il carattere arbitrario di tale sostanza. Inoltre Locke è nominalista, infatti ritiene come Hobbes che le parole siano soltanto cose astratte che noi usiamo per comodità, ma che non hanno un vero significato. Introduce così le idee generali, che considera segni di un insieme di cose particolari, ricavati con un processo di astrazione. LA CONOSCENZA Locke classifica tre tipi di conoscenza: la conoscenza intuitiva, la dimostrazione e la sensazione. - La conoscenza intuitiva è la più precisa, nonché la più immediata e raramente sbaglia. Consiste nel vedere con gli occhi della mente ed è usata per conoscere l’Io - La dimostrazione consiste in una serie di prove ed è usata per conoscere Dio - La sensazione è la meno precisa e serve a conoscere la realtà esterna e dimostrarne l’esistenza. Dal punto di vista dell’Io, Locke riprende la concezione cartesiana dicendo che se penso e dubito, non posso dubitare della mia esistenza. Dal punto di vista di Dio, Locke dice che poiché nulla può essere generato dal nulla, allora deve esserci qualcosa che ha generato l’universo, e quella cosa è Dio, che è eterno, onnipotente e onnisciente. Per quanto riguarda la realtà esterna, Locke ha un pensiero utilitarista, sostenendo che anche se la certezza data dalla sensazione sulla realtà esterna non è assoluta, poiché essa ci permette di vivere adeguatamente, non abbiamo alcun motivo di cercare oltre. Inoltre, Locke presenta le prove dell’esistenza della realtà: - Le idee mancano quando manca o l’organo di senso o l’oggetto da percepire - Non possiamo sottrarci alla realtà perché essa agisce anche su di noi, quindi quando subiamo un’azione non possiamo dubitare dell’esistenza della realtà. - I sensi si completano a vicenda, ad esempio percependo un fiore con la vista, lo percepisco anche con l’olfatto Infine, Locke introduce anche il concetto di conoscenza probabile che è quella che assume la veridicità o la falsità di una proposizione, non per la sua evidenza (che manca), ma per conformità con l’esperienza passata con la testimonianza di altri uomini. Ad esempio quando ci allontaniamo da un oggetto smettendo di percepirlo, la certezza della sua esistenza scompare, tuttavia è ragionevole pensare che esso esista anche quando smettiamo di percepirlo in quanto ogni volta che torniamo l’oggetto è lì. LA POLITICA Dal punto di vista politico, Locke è liberale in quanto divide la sfera pubblica in cui si devono rispettare delle regole da quella privata in cui si ha una libertà quasi totale, è liberalista in ambito economico ed è contrattualista in quanto crede che siccome sono i cittadini a eleggere i rappresentanti in parlamento, indirettamente allora le leggi provengono dal basso e crede che non si debba sottostare ad alcun potere legislativo se non quello stabilito per consenso. Inoltre, il suo Stato ideale è uno stato di diritto, cioè dove anche il Re è sottoposto alle leggi. I principi fondamentali del pensiero politico di Locke sono: - La suddivisione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario in mano a tre organi differenti 2
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