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L' età giolittiana - appunti di storia su Giolitti, Appunti di Storia

Il periodo storico dell'Età Giolittiana in Italia, in cui Giovanni Giolitti fu Capo del Governo Italiano quasi ininterrottamente dal 1903 al 1914. la situazione critica dell'Italia all'inizio del 900, la tensione sociale tra grandi imprenditori e classe operaia, e la capacità di Giolitti di conciliare aspettative e ambizioni di tutti i protagonisti della scena internazionale. Vengono descritte le principali riforme giolittiane e il suo approccio alla politica sociale.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 28/02/2022

pernasettova
pernasettova 🇮🇹

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(4)

27 documenti

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Scarica L' età giolittiana - appunti di storia su Giolitti e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Età Giolittiana All’inizio del 900 in Italia c’era una situazione critica -> tensione sociale di contrapposizione al nord tra grandi imprenditori e classe operaia, al sud tra i proprietari terrieri e i braccianti agricoli. Questo quadro di confusione istituzionale tocca il culmine con l’assassinio di Umberto I per mano di un anarchico  viene eletto sovrano suo figlio Vittorio Emanuele III che abbandona la politica autoritaria del padre. Affida la presidenza del Consiglio al liberale Zanardelli che era stato ministro della giustizia di Crispi (riforma codice penale, aveva concesso limitata libertà di sciopero e nella crisi di fine secolo si era schierato dalla parte di Pelloux.) Ora lui affida l’incarico come Ministro degli Interni a Giovanni Giolitti. Nel 1903 Zanardelli abbandona e diventa primo ministro Giolitti. Lui fu più volte Capo del Governo Italiano quasi ininterrottamente dal 1903 al 1914. Il periodo del suo governo passa alla storia come Età Giolittiana. Lui si conquisto una fama duratura e controversa, seppe conciliare aspettative e ambizioni di tuti i protagonisti della scienza internazionale con obiettivo di allargare il consenso alla base liberale, facendo sì che il governo diventasse il motore della pacificazione e modernizzazione del paese. Obiettivo raggiunto non attraverso un programma preciso ma muovendosi in modo pragmatico per ottenere il miglior risultato possibile. In campo parlamentare questa sua politica significò portare il centro liberale ad appoggiarsi prima alla destra e poi alla sinistra per convenienza  accusa di trasformismo e poi di clientelismo -> la sua figura fu accostata a quella di Depretis. Problemi principali in campo sociale  lui si mosse con abilità, già lo aveva fatto come ministro degli interni. Negli ultimi decenni dell’800 la forza del movimento dei lavoratori era cresciuta perché erano legati alle condizioni generali del paese e alla crescente capacità di organizzazione dei salariati. Dal punto di vista delle condizioni generali quello che contribuì ad incrementare la forza dei lavoratori fu l’ istruzione elementare (legge coppino 1877), altro fattore fu l’allargamento del diritto di voto (1882 suffragio esteso agli operai alfabetizzati). All’aumento della popolazione corrispondeva un aumento della mano d’opera. Dal punto di vista organizzativo, all’inizio del 900 il movimento sindacale e contadino aveva solidi riferimenti perché nel 1891 a Milano era stata fondata la prima camera del lavoro e dal 1892-1895 si era costituito il Partito Socialista Italiano, primo partito di massa della penisola che aveva adottato una politica gradualista e riformatrice. Nelle campagne si era diffuso il fenomeno delle leghe dei contadini che erano divise in leghe rosse di ispirazione socialista e leghe bianche di ispirazione cattolica. Quest’ultime, su sollecitazione del Rerum Novarum, si opponevano allo sfruttamento dei lavoratori e volevano società una società più equa. Giolitti si accorse che gli operai ormai erano in primo piano nella vita pubblica e che l’attivismo degli operai non poteva essere limitato dalla società liberale e quindi diede maggiore libertà all’associazione e promosse un’associazione assistenziale e fidenziale nelle mani dei lavoratori. 1901-1902 inondata di scioperi  Giolitti quando era ministro degli interni garantiva l’ordine pubblico lasciando che il conflitto tra padroni e salariati si risolvesse tra le parti in causa. Successivamente furono parate una serie di leggi favorevoli ai lavoratori che esprimevano un’apertura da parte del governo verso i socialisti. Nasce il Consiglio Superiore del Lavoro che garantiva il controllo delle condizioni di vita dei lavoratori. Furono istituite norme che limitavano il lavoro anche notturno delle donne e dei minori, poi estese di più nel 1906, e che garantivano il riposo settimanale. Fu emanata anche una legge che istituiva l’assicurazione obbligatoria per gli infortuni sul lavoro Venne varato un pacchetto di leggi per il sud Italia che prevedeva anche sgravi fiscali. Vennero istituite aziende municipalizzate (acqua, gas, trasporti) e venne nazionalizzato il servizio telefonico. Quando Giolitti divenne Presidente del Consiglio, invitò Turati (presidente del partito socialista) a portare i socialisti nell’esecutivo ma lui rifiutò perché all’interno del partito socialista c’erano delle forti opposizioni: una corrente di destra, guidata da Bonomi e Bissolati, favorevoli al revisionismo di Bernstein, e una forte corrente di sinistra massimalista che voleva il programma massimo socialista, non accettavano compromessi con la borghesia, corrente rivoluzionaria guidata da Labriola. Durante il Congresso di Bologna del 1904 la maggioranza del Partito Socialista fu conquistata dai massimalisti -> Labriola divenne segretario e a Giolitti venne meno l’appoggio parlamentare che aveva avuto fino a quel momento. Giolitti continuò comunque sulla sua strada, nel mese di settembre una truppa incaricata di controllare una manifestazione in Sardegna, intervenne con violenza causando la morte di alcuni rappresentanti -> proteste in tutta Italia. La Camera del Lavoro di Milano proclamò uno sciopero generale che si estese a tutta la penisola  Giolitti non ricorse alla forza ma attese che lo sciopero si esaurisse e poi chiese lo scioglimento della camera dei deputati. Questa linea politica del governo fu premiata nelle successive elezioni anche perché la sinistra radicale fu sconfitta. Ci fu una breve pausa senza Giolitti al governo fino al ritorno nel 1906, contemporaneamente Turati e i riformisti ottenevano la maggioranza all’interno del partito socialista -> fondazione della CGL = Confederazione Generale del Lavoro. A questa si aggiungeva anche la Federterra = federazione italiana dei lavoratori della terra, è un sindacato contadino. Gli industriali diedero vita alla Confindustria completato quadro generale della rappresentanza a livello produttivo. Ora Giolitti ha nuovamente l’appoggio della sinistra riformista e riprese la politica della conciliazione tra le parti sociali per solidificare lo stato italiano nato da poco. Alcune riforme giolittiane avevano come obiettivo il riuscire ad ottenere un controllo sempre maggiore dello stato sullo sviluppo del paese: nazionalizzazione delle principali reti ferroviarie (prima dei privati); conversione della rendita dei titoli pubblici -> abbassamento degli interessi pagati dallo Stato verso chi possedeva titoli pubblici per favorire l’abbassamento del deficit pubblico; nascita del monopolio statale delle assicurazioni sulla vita -> nasce l’INA = Istituto Nazionale delle Assicurazioni. Intervento statale sull’istruzione pubblica  nel 1911 viene emanata la legge Daneo-Credaro che poneva a carico dello stato il costo dell’istruzione elementare, che prima era sui comuni i quali spesso non avevano le finanze per la realizzazione. Relativamente alla tutela del lavoro, venne istituito l’ispettorato del lavoro (= organismo che quando ci sono situazioni particolari interviene a tutela del lavoratore. Es: gravidanza). Altro grande problema era la questione cattolica: c’era ancora una frattura tra chiesa e stato, Giolitti la volle risanare -> primo atto di avvicinamento dei cattolici alla vita politica: elezioni del 1904. Per compensare la mancanza d’appoggio dei socialisti e per arginare l’ascesa della sinistra totalitaria, Giolitti cercò un accordo con i cattolici -> Pio X non si oppose e allentò il non expedit. Giolitti garantì che il suo esecutivo avrebbe rinunciato agli atteggiamenti laicisti e anticlericali che segnarono i governi precedenti-> le gerarchie ecclesiastiche si fecero convincere a votare, soprattutto nei collegi in cui era reale il pericolo dei sovversivi (= sinistra radicale). In questa occasione approdarono alla camera i primi cattolici deputati (= fedeli che accettavano di rappresentare individualmente in parlamento gli interessi della chiesa), diversi dai deputati cattolici nati nel 1914. Ulteriore modifica del non expedit si ebbe anche con le elezioni del 1909. L’aver varato una riforma elettorale che ampliava il suffragio suscitò il timore che avanzasse ulteriormente la sinistra soprattutto per le future elezioni del 1912.
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