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L'ETA' GIOLITTIANA- LIBRO DAL 900 AD OGGI CAP.4, Appunti di Storia

Per età giolittiana s'intende quel periodo della storia italiana che va dal 1903 al 1914, un decennio che prese il nome dai governi del liberale Giovanni Giolitti, che caratterizzarono la vita politica italiana sino alla vigilia della prima guerra mondiale.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 27/09/2022

martinabf97
martinabf97 🇮🇹

3.8

(8)

20 documenti

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Scarica L'ETA' GIOLITTIANA- LIBRO DAL 900 AD OGGI CAP.4 e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! CAP. 4-ITALIA GIOLITTIANA 1. LA CRISI DI FINE SECOLO Negli ultimi anni dell’800’ l’Italia fu teatro di una crisi politico-istituzionale. La posta in gioco era l’evoluzione del regime liberale verso forme più avanzate di democrazia. Il conflitto in Italia si concluse con l’affermazione delle forze progressiste che portò ad una fase di intenso sviluppo industriale. Negli anni che seguirono la caduta di Crispi (Marzo 1896) e il ritorno al potere di Rudini, nacque il desiderio di ricreare un fronte comune contro le minacce portate all’ordine dai ‘nemici delle istituzioni’. I MOTI PER IL PANE: La tensione esplose nella primavera del 1898, l’improvviso aumento del prezzo del pane fece scoppiare una serie di manifestazioni popolari. La risposta del governo fu durissima:  Interventi delle forze dell’ordine.  Proclamazione dello stato d’assedio.  Trasferimento di determinati poteri alle forze armate. La repressione raggiunse il culmine a Milano nelle giornate dell’8 e 9 maggio, quando le truppe del generale Bava Beccaris fecero uso dell’artiglieri contro la folla inerme provocando circa 100 morti e più di 500 feriti. Di conseguenza i capi socialisti, radicali e repubblicani furono arrestati e condannati severe (Turati ebbe 12 anni di detenzione). PROGETTI AUTORITARI E OSTRUZIONISMO: Una volta riportato l’ordine, i gruppi moderati e conservatori cercarono di dare una base legislativa all’azione repressiva dei poteri pubblici. Dimesso Rudini (giugno 1998’) il tentativo fu ripreso da Luigi Pelloux: propose una serie di provvedimenti che prevedevano di andare a limitare il diritto di sciopero e la libertà di stampa; i gruppi di estrema sinistra risposero alla proposta di Pelloux mettendo in atto la tecnica dell’ostruzionismo: prolungare all’infinito le discussioni bloccando così l’azione della maggioranza. LA SCONFITTA DI PELLOUX E LA MORTE DI UMBERTO I: Incapace di venire a capo dell’ostruzionismo e indebolito dall’opposizione, composta dai gruppi liberali-progressisti guidati da Zanardelli e Giolitti, Pelloux decide di sciogliere la Camera, dimettersi e affidare la carica a Giuseppe Saracco. Un mese dopo il re Uberto I cadde vittima di un attacco per mano di un anarchico Gaetano Bresci. LA SVOLTA LIBERALE Il governo Saracco inaugurò una fase di distensione della politica Italiana che fu favorita da Vittorio Emanuele III. Quando il governo Saracco fu costretto a dimettersi il re chiamò alla guida del governo (1901) il leader della sinistra liberale Zanardelli, che affido il Ministero degli interni a Giolitti. Il governo Zanardelli-Giolitti si caratterizzo per alcune importanti riforme sociali:  Estese norme che limitavano il lavoro minorile e femminile nell’industria.  Fu costituito un Consiglio superiore del lavoro.  Venne approvata una legge per la Municipalizzazione dei servizi pubblici. Tutto ciò porto a favorire un aumento delle organizzazioni sindacali, operaie e contadine. Nel novembre del 1901 le organizzazioni dei lavori agricoli si riunirono nella Federazione Italiana dei lavoratori della terra (FEDERTERRA) i cui obbiettivi erano:  Aumento dei salari.  Diminuzione orario lavorativo.  Creazione di uffici di collocamento. Lo sviluppo delle organizzazioni sindacali portò ad un brusco aumento degli scioperi, da ciò ne derivò un notevole aumento dei salari operai e agricoli. 3.DECOLLO INDUSTRIALE ITALIANO E PROGERSSO CIVILE A partire dagli ultimi anni dell’800’, l’Italia conobbe il suo primo grande sviluppo industriale, grazie a tra importanti avvenimenti:  La creazione della rete ferroviaria aveva favorito i processi di commercializzazione.  La scelta protezionistica del 1887 aveva reso possibile la creazione di un’industria siderurgica.  Il riordinamento del sistema bancario attuato dopo la crisi della Banca romana aveva creato una struttura finanziaria efficiente.  Costruzione della Banca commerciale e il Credito italiano, che facilitarono il risparmio a favore degli investimenti industriali. I settori che fecero registrare i maggiori progressi furono:  La siderurgica.  L’industria cotoniera.  Nel settore agro-alimentare si sviluppo l’industria dello zucchero.  Industria chimica (gomme Pirelli).  Industria meccanica.  Industria automobilistica (nascita di Fiat). Ci si iniziava a chiedere perché l’Italia dovesse rassegnarsi a un ruolo secondario, pertanto prese piede la teoria elaborata da Enrico Corradini: il contrasto fondamentale non era più quello fra le diverse classi all’interno di un paese, ma quello fra paesi ricchi e paesi poveri. NAZIONALISMO: Da qui nacque un movimento nazionalista che si diede una struttura organizzativa alla fine del 1910 con l’Associazione nazionalista italiana, la quale diede vita ad una forte campagna in favore della conquista della Libia. GUERRA CON LA TURCHIA: La svolta decisiva avvenne nel Settembre del 1912 (dopo che la Francia si apprestò verso il Marocco) quando l’Italia inviò sulle coste libiche 35.000 uomini scontrandosi però contro l’impero Turco/Ottomano. La guerra fu più lunga del previsto e l’Italia dovette estendere il campo di guerra sino al Mare Egeo, occupando così Rodi e il Dodecaneso. Solo nel 1912 i Turchi acconsentirono alla Pace di Losanna, rinunciando alla sovranità politica sulla Libia. CONTRO ALLA GUERRA: Non mancarono ancora una volta gli oppositori decisi: i socialisti, i quali iniziarono una serie di campagne e manifestazioni contro la guerra. PRO ALLA GUERRA: Ma la maggioranza dell’opinione pubblica borghese si schierò a favore dell’impresa coloniale. GIOLITTI: Una fatalità. SOCIALISTI E CATTOLICI  Presupposto: Consapevolezza del fatto che le masse operaie erano diventate un soggetto politico indispensabile.  Obiettivo: L’obiettivo era quello di prevenire la rivoluzione sociale delle masse operaie, guidate dai partiti marxisti.  Strumento: Lo strumento per eccellenza era lo sciopero, il quale secondo Giolitti permetteva di migliorare le condizioni lavorative e di vita delle masse operaie, dissuadendole dalle avventure rivoluzionarie. Gli scioperi, per Giolitti non erano uno strumento pericoloso e rivoluzionario, finchè si mantenevano sulla semplice rivendicazione economica. Lo stato doveva trattenere l’esercito (cosi da scongiurare un’azione repressiva) e essere il garante dei diritti di tutti i cittadini, e quindi anche dei lavoratori. Nl 1904 l’ala rivoluzionaria del PSI (Partito Socialista Italiano) ottenne la maggioranza, pertanto fu organizzato il primo sciopero generale nazionale, durante il quale Giolitti non fece intervenire l’esercito (cosi come avvenne negli scioperi del 1907 e 1908). Per il movimento operaio lo sciopero costituì una prova di forza ma rilevò anche grandi limiti organizzativi, pertanto nel 1906 nacque la Confederazione Generale del Lavoro (CGL). Nel Congresso di Reggio Emilia del luglio 1912 i rivoluzionari riuscirono a porre l'espulsione dei riformisti di destra dal PSI, che diedero vita al Partito Socialista Riformista Italiano. I riformisti rimasti nel PSI furono ridotti e la guida del Partito tornò nelle mani degli intransigenti, tra i quali venne emergendo la figura di Benito Mussolini il quale venne chiamato alla direzione del quotidiano ‘Avanti’. Nel corso dell'età giolittiana il movimento cattolico italiano conobbe una trasformazione di grande importanza, tra cui troviamo la nascita del MOVIMENTO DEMOCRATICO-CRISTIANO il cui leader era Romolo Murri. Nel 1904 Papa Pio X sciolse l'Opera dei Congressi, creando al suo posto tre organizzazioni distinte: -Unione Popolare. -Unione economico-sociale. -Unione elettorale. Più tardi esse vennero riunite nella Direzione Generale dell'Azione Cattolica Poco prima delle elezioni del 1913 il Papa e i Vescovi iniziarono a favorire la tendenza clerico-moderata, la quale mirava a far fronte comune con i ‘partiti d'ordine’ (organizzazioni sindacali) per bloccare l'avanzata delle sinistre. La linea clerico-moderata ebbe la sua piena consacrazione con il Patto Gentiloni svoltosi durante le elezioni del Novembre del 1913 tra Giolitti e i cattolici (prime elezioni a suffragio universale maschile).  Le nuove elezioni infatti avrebbero potuto provocare una vittoria socialista (Mussolini ‘Avanti’) pertanto durante le elezioni Ottorino Gentiloni, presidente dell'Unione elettorale Cattolica, invitò i militanti ad appoggiare i candidati liberali che si impegnassero a: -Rispettare il programma che prevedeva la tutela dell'insegnamento privato. -L'opposizione al divorzio.  -Il riconoscimento delle organizzazioni sindacali cattoliche. LA CRISI DEL SISTEMA GIOLITTIANO Nel Maggio 1914 Giolitti rassegnò le dimissioni al suo successore Antonio Salandra (uomo della destra liberale). La guerra in Libia aveva nettamente peggiorato i rapporti politici e ela Settimana Rossa ne fu l’espressione, essa avvenne nel Giugno del 1914. La morte di tre uomini in uno scontro con le forze dell’ordine durante una manifestazione antimilitarista ad Ancona provocò un’ondata di scioperi e agitazione. La settimana Rossa si esaurì in pochi giorni e portò come unico risultato il rafforzamento delle tendenze conservatrici nella classe dirigente. In tale ambito la Grande Guerra avrebbe reso irreversibile la crisi dell’eta Giolittiana e messo in luce la debolezza di una linea politica, che aveva si donato all’Italia un buon avanzamento economico, ma si era anche dimostrata completamente impreparata a fronteggiare le problematiche provocate dalla nascente società di massa.
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