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L'età moderna dalla scoperta dell'America alla Restaurazione, Schemi e mappe concettuali di Storia Moderna

Documento completo del manuale di Storia moderna.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 05/06/2023

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Scarica L'età moderna dalla scoperta dell'America alla Restaurazione e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! francesco Benieno DTA RA IAU lead ll wo] SÙ) A 1 NR hi SR TIIEFALO,IT n Lueli amucderiza Dalla scoperta dell'America alla Restantazione ME Francesco Benigno moderna AL n ta n li dvi 10.3. Il ruolo degli scambi a lungo raggio 4.6. La natura e i saperi «occulti» 10.4. Le finanze dei sovrani e delle repubbliche Bibliografia 10.5. Il commercio del denaro 10.6. La questione dei prezzi 5. Solo la grazia salva: la Riforma protestante Bibliografia 5.1. Le 95 tesi che sconvolsero il mondo 5.2. Nascita del movimento protestante 11. L’affermazione del barocco 5.3. Dai tentativi di conciliazione al conflitto 11.1. Ingegno e meraviglia 5.4. Protestantesimi 11.2. Lo spettacolo del mondo 5.5. L’anglicanesimo 11.3. La cultura della Controriforma Bibliografia 11.4. La politica barocca Bibliografia 6. La frontiera mediterranea e l’impero ottomano 6.1. L’impero ottomano 12. Un mondo di numeri: la nascita della scienza moderna 6.2. La monarchia cattolica di Filippo II 12.1. La rivoluzione celeste 6.3. L’azione di Filippo II nel Mediterraneo 12.2. Il metodo sperimentale: Galileo Galilei 6.4. Guerra e guerriglia: le grandi battaglie e le piccole scorrerie 12.3. Una nuova medicina Bibliografia 12.4. L’universo come macchina 12.5. I luoghi del sapere: università e accademie 7. La Chiesa in armi: l’Europa della Controriforma Bibliografia 7.1. Il Concilio di Trento 7.2. Apparati e pratiche repressivi 13. Tra guerra e rivolta: la crisi politica di metà Seicento 7.3. L’attuazione dei decreti tridentini e i nuovi Ordini religiosi 13.1. Lo scenario: la guerra dei Trent’anni Bibliografia 13.2. Ministri-favoriti 13.3. Il governo straordinario e di guerra 8. Cristianesimo lacerato: l’età delle guerre di religione 13.4. Tempi di rivolta 8.1. La monarchia cattolica di Filippo II tra religione ed egemonia Bibliografia 8.2. L’Inghilterra di Elisabetta 8.3. Le guerre di religione in Francia 14. La rivoluzione inglese 8.4. Monarcomachi e «politiques» 14.1. L’Inghilterra di Giacomo I Stuart Bibliografia 14.2. Una stella fissa: Buckingham 14.3. La monarchia personale di Carlo I 9. La rivolta dei Paesi Bassi e la nascita delle Province Unite 14.4. Una guerra civile 9.1. Un’area fiorente tra crescita e crisi 14.5. La sconfitta di Carlo I e la proclamazione del Commonwealth 9.2. Le ragioni del conflitto con la Spagna Bibliografia 9.3. Repressione e rivolta 9.4. La nascita delle Province Unite 15. Il Seicento fra crisi e trasformazioni 24.3. Sovrani illuminati? 18.3. Il fascino del modello inglese 24.4. Le riforme nell’impero asburgico Bibliografia 24.5. La soppressione della Compagnia di Gesù 24.6. Le riforme in Italia 19. Il gioco delle dinastie: i nuovi assetti politici europei nella prima metà del Bibliografia Settecento 19.1. La guerra di successione spagnola 25. Niente tasse senza rappresentanza: la nascita degli Stati Uniti d’America 19.2. Unioni e conquiste 25.1. Il mondo coloniale nord-americano 19.3. Le guerre del Nord e la successione polacca 25.2. Niente tasse senza rappresentanza: le ragioni di un conflitto 19.4. La guerra di successione austriaca 25.3. La guerra d’indipendenza Bibliografia 25.4. La costituzione degli Stati Uniti Bibliografia 20. L’espansione europea e le nuove gerarchie economiche internazionali 20.1. I cambiamenti negli imperi coloniali del Portogallo e della Spagna 26. La rivoluzione francese 20.2. La Gran Bretagna alla conquista dell’impero 26.1. I limiti di un sistema 20.3. Nuove egemonie e nuovi commerci con l’Asia 26.2. Una crisi politica 20.4. Il ruolo del Mediterraneo nella nuova divisione internazionale del lavoro 26.3. L’irruzione della piazza (1789-91) Bibliografia 26.4. La Prima Repubblica (1792-94) 26.5. La guerra civile e il «Terrore» (1793-94) Premessa Bibliografia 27. L’erede imperfetto: Napoleone Bonaparte 27.1. La svolta militare della rivoluzione 27.2. Dal consolato all’impero 27.3. La monarchia amministrativa 27.4. L’egemonia francese in Europa e le sue conseguenze 27.5. Il tramonto dell’impero napoleonico Bibliografia 28. La prima rivoluzione industriale 28.1. Invenzioni e innovazioni 28.2. Un ambiente che muta 28.3. La nascita della società industriale Bibliografia 29. Restaurare l’antico regime Questo testo, suddiviso in trenta concisi capitoli che affrontano le principali 29.1. Il Congresso di Vienna tematiche della storia moderna, è stato progettato ai fini dell’insegnamento 29.2. Il nuovo dispotismo reazionario... universitario nelle nuove lauree triennali. Al contempo, esso si propone di 29.3. ... e i suoi nemici incorporare nel sapere consolidato talune nuove acquisizioni, derivanti dalla 29.4. Libertà e indipendenza più recente ricerca storica. Bibliografia Per questa ragione esso può risultare interessante anche per un pubblico più vasto e segnatamente per chi voglia tenersi aggiornato rispetto alle nuove 30. Ancora la rivoluzione interpretazioni storiografiche. 30.1. La rivoluzione spagnola Il progetto è stato ideato da Francesco Benigno in collaborazione con 30.2. La guerra d’indipendenza greca Massimo Carlo Giannini e Nicoletta Bazzano. A Massimo Carlo Giannini si 30.3. I moti italiani deve, oltre alla cura editoriale, anche la scrittura dei capitoli 3, 10, 15, 20, 21, 30.4. L’insurrezione decabrista in Russia romano impero. Nel corso del basso Medioevo (secoli XII-XIV) gli imperatori dell’impero. tedeschi come Federico I di Hohenstaufen, detto il Barbarossa (1123-90), o Federico II di Svevia (1194-1250), si erano duramente scontrati con il papato che temeva lo strapotere dell’autorità imperiale e le connesse pretese che i suoi detentori, come rappresentanti della volontà di Dio nella sfera degli affari terreni, potevano avanzare in materia di organizzazione ecclesiale. Se per il papato la rinascita dell’impero aveva finito per costituire una minaccia, viceversa, per tutti coloro che – come ad esempio Dante Alighieri (1265-1321) – ritenevano pericolose e sbagliate le pretese papali di costituire la massima autorità religiosa e politica della cristianità, il sogno dell’impero, e cioè di una monarchia universale in grado di garantire nella realtà terrena la realizzazione dei valori cristiani (e in primo luogo della pace), rimase a lungo vivo. Per quanto decaduto e ormai circoscritto alla realtà germanico-boema, a cavallo fra Medioevo ed età moderna, l’impero conferisce ancora a chi ne cinge la corona una teorica superiorità rispetto agli altri sovrani e costituisce una fondamentale risorsa di legittimazione giuridica e politica per poteri di natura «pubblica» (principi, città, feudatari, signori) e «privata» (corporazioni, comunità, istituzioni ecclesiastiche). Finché tuttavia a tale autorità universale non corrisponde un’intrinseca forza politico-militare del detentore del titolo imperiale, nessuno ritiene praticabile la prospettiva di una nuova rinascita imperiale. Ciò fino a quando la corona imperiale non si posa sul capo di un sovrano come Carlo V d’Asburgo, che si presenta quale nuovo Carlo Magno e Le quattro eredità di Carlo V che possiede teoricamente risorse economiche e forze in grado di assoggettare l’intero continente europeo. La parola «impero» richiama antiche e importanti tradizioni cui occorre, sia Anche in questa straordinaria e irripetibile congiuntura, tuttavia, il sogno pure rapidamente, accennare. Nella sua fase tarda l’impero romano era stato un della rinascita dell’impero, come del resto rilevò la maggioranza degli impero cristiano e l’imperatore aveva rappresentato una sorta di onnipotente osservatori coevi, si dimostra irrealizzabile. Lo stesso Carlo V, che pure ha esecutore della volontà divina in terra. La memoria di questo unico, sconfinato impiegato le sue migliori energie nel tentativo di ridare vigore all’idea potere terreno, costruito a imitazione del potere spirituale dell’unico Dio imperiale, deve riconoscere, alla fine della propria vita, l’incapacità a superare le dell’Antico e del Nuovo Testamento e per questo ammantato esso stesso di enormi difficoltà legate alla complessità della politica europea e, nella sacralità, non aveva da allora più abbandonato l’Europa. Allorché, una volta fattispecie, la propria impotenza a tenere unito e a trasmettere a un unico erede dissolto l’impero romano, il regno dei franchi – sicuramente il più forte dei il complesso di domini che ha governato. Questa ammissione traspare regni creati nell’Europa romanizzata in seguito alle cosiddette invasioni chiaramente dalla sua decisione di dividere l’eredità asburgica in due tronconi: barbariche – aveva coltivato ambizioni di espansione e di egemonia su scala egli lascia al figlio Filippo II le corone di Castiglia e di Aragona, più i territori europea, non a caso aveva di nuovo guardato all’impero romano come a un dell’eredità borgognona e italiani, mentre al fratello Ferdinando garantisce la modello da imitare. Tra l’VIII e il IX secolo, infatti, il sovrano franco Carlo successione al trono imperiale, sostenuta dai tradizionali possedimenti asburgici Magno, con l’appoggio del papato, aveva tentato di fare rinascere quell’antica in Austria, cui si sommano le corone recentemente acquisite di Boemia e istituzione universale, adattandola alla nuova realtà dell’Europa medievale: in d’Ungheria. Ciò significa la nascita di due rami dinastici distinti, alleati e tale contesto, il giorno di Natale dell’anno 800, papa Leone III aveva imparentati, ma guidati da differenti interessi dinastico-territoriali, e sancisce così apertamente il tramonto della prospettiva di un unico impero cristiano capacità di controllo di vasti possedimenti territoriali. Si tratta anzitutto europeo; una prospettiva destinata alla sconfitta e resa inattuabile dalla forza dei dell’aumento della capacità di prelievo fiscale, reso in parte autonomo dalla nuovi processi che investono l’Europa tra Quattro e Cinquecento: la fine contrattazione annuale che ne vincola l’esazione all’assenso delle dell’unità religiosa cristiana, i nuovi equilibri territoriali determinati rappresentanze politiche dei territori (ad esempio gli Stati generali o i dall’avanzata dell’impero ottomano nel Mediterraneo e dall’avvio dello Parlamenti). È attraverso l’ampliamento della potestà d’imporre e incassare sfruttamento delle Americhe, ma soprattutto la formazione e il consolidamento tasse che le corone riescono a finanziare apparati burocratici stabili (e cioè in diverse parti del continente europeo di forti poteri monarchici, in grado di stipendiati) e soprattutto eserciti e flotte sempre più potenti e tendenzialmente sottomettere vaste estensioni territoriali, nuclei di quelle che saranno in ferma permanente, cioè pagati in maniera continuativa e non solo in considerate in seguito alcune tra le più importanti nazioni europee. occasione di una guerra, come usava nei secoli precedenti (cfr. infra, cap. 10). Questa affermazione di potenza comporta due essenziali conseguenze. Nei confronti degli assetti tradizionali interni al regno, si manifesta l’inclinazione dei sovrani a liberarsi di ogni struttura di potere che minacci o condizioni 1.1. Le nuove monarchie... quello della corona. Si pensi anzitutto ai grandi feudatari, abituati da secoli a considerarsi dei «quasi pari» del re, ma si pensi anche alle città autonome, L’elemento più importante nello sviluppo delle società europee all’inizio avvezze all’autogoverno e a una sostanziale indipendenza. All’origine della dell’età moderna è la formazione di poteri monarchici che dispiegano la loro propensione dei sovrani a estendere il raggio d’azione della giustizia regia e a autorità su territori di ampie dimensioni. In questi ambiti il potere dei sovrani incrementare le forme di controllo del territorio da parte di ufficiali nominati si esercita più fortemente che nel passato, grazie alla creazione di efficaci direttamente dalla corona sta dunque essenzialmente l’esigenza di tenere a ancorché esili strutture burocratiche incaricate del controllo della vita civile e freno e sotto tutela le tendenziali spinte centripete. E tuttavia questa esigenza fa religiosa, dell’amministrazione della giustizia e della riscossione delle tasse, oltre avvertire il bisogno di un apparato regio più consistente e quindi di maggiori che, naturalmente, di armare in caso di necessità un esercito o una flotta per la risorse finanziarie per sostenerne il funzionamento, cui si può far fronte solo difesa del territorio o per la conquista di nuovi possedimenti. Tale sviluppo accrescendo il controllo del territorio, in un processo circolare che acquisirà amministrativi, culturali e politici nel segno di una sempre crescente omogeneizzazione. Al contrario, mentre il caso della Francia (tradizionale modello di riferimento per l’idea di un percorso storico finalizzato all’edificazione dello «Stato moderno») appare sempre più un caso a se stante, la costruzione delle «nuove monarchie» viene vista come un processo molto più complesso e meno lineare di quanto si ritenesse in passato. In particolare lo storico inglese John H. Elliott ha fatto notare come, nella stragrande maggioranza dei casi, i sovrani europei della prima età moderna siano portatori di differenti diritti di successione sui diversi territori che formavano i loro domini, titoli che venivano accumulati e giustapposti, come tante corone su un’unica testa, senza fondersi in superiori unità politiche, giuridiche e amministrative. Tale agglomerato politico-territoriale, tenuto insieme dalla sola persona del sovrano – e dagli appartenenti alla sua dinastia –, è stato definito da Elliott «monarchia composita». L’affermazione di principi di parziale razionalizzazione amministrativa e politica deve essere pertanto ricondotta all’esito di un processo, per nulla lineare, volto a inglobare le diverse tradizioni giuridiche e amministrative in complessi politico-territoriali più ampi. Questi processi si delineano concretamente in alcune realtà significative. La prima e più importante monarchia sulla scena europea è naturalmente quella di Francia, erede diretta del già citato regno franco e retta dalla dinastia dei Valois. La lunga guerra contro l’Inghilterra (chiamata guerra dei Cent’anni, sebbene in realtà si tratti di una serie di conflitti che coprono un arco cronologico ben più L’Europa intorno al 1500 lungo, dal 1337 al 1453) consente ai sovrani francesi di cementare l’unità del regno nella difesa dalle pretese di dominio inglesi. I sovrani della casa di Valois, Secondo il grande storico ottocentesco svizzero Jakob Burckhardt, le radici inoltre, sono molto attenti ad attaccare ed eliminare i domini feudali autonomi, dei processi di accentramento politico e di omogeneizzazione amministrativa potenziali pericoli per la stabilità della corona. È il caso del ducato di Borgogna, realizzati nelle «nuove» monarchie hanno la propria radice nella cultura un importante e ricco agglomerato territoriale comprendente la Borgogna, la rinascimentale, una cultura in cui lo Stato e la politica vengono percepiti Piccardia, l’Artois, la Franca Contea, il Lussemburgo, il Brabante e la Fiandra, chiaramente non più come riflesso della volontà divina, ma come artifizio la cui corte ha raggiunto fama europea per splendore e mecenatismo. Il re Luigi umano, fino ad assumere la forma di una vera e propria «opera d’arte» creata XI di Valois (1451-83), al fine di accrescere il proprio potere in Francia, dalla virtù di un principe. Nel corso del Novecento, la storiografia è venuta favorisce la disintegrazione del ducato, dopo aver sconfitto l’ultimo duca, Carlo quindi insistendo sulla creazione di possenti apparati burocratici, detto il Temerario, suo acerrimo avversario (1477). Sarà lo stesso Luigi XI, amministrativi e militari come il segno sicuro della realizzazione di un negli anni successivi, ad annettere al regno di Francia altri nuclei territoriali che sfuggivano al controllo dei Valois: l’eredità dell’estinta dinastia degli Angiò, a est la corona di Aragona, a sua volta comprendente diversi regni e principati: comprendente le importanti regioni dell’Angiò, del Maine e della Provenza. Il l’Aragona propriamente detta, la Catalogna, Valencia e le isole Baleari, la suo successore, Carlo VIII (1483-98), completerà questo processo sposando Sardegna (formalmente dal 1297), la Sicilia (dal 1409) e Napoli (dal 1442). Anna di Bretagna, erede del più importante complesso territoriale Il Portogallo, sotto la dinastia degli Aviz, aveva intrapreso tra Quattro e semiautonomo rimasto in territorio francese, la Bretagna appunto. Tale Cinquecento l’esplorazione a scopi commerciali della costa atlantica dell’Africa. percorso di aggregazione territoriale è sostenuto dal rafforzamento dell’esercito, Legando strettamente la propria crescita economica ai traffici commerciali dalla reso possibile dall’imposizione di una serie di tasse da versare direttamente alla corona, il Portogallo, attraverso la creazione di basi lungo le coste africane, dà corona (la taille, la taglia, una tassa diretta annuale gravante sui focolari vita, secondo un modello tradizionale sperimentato nel Mediterraneo, a una domestici, gli aides, gli aiuti, percepiti sui beni di consumo corrente, e la gabella rete marittima di scambi fra l’Europa e l’Africa occidentale (cfr. infra, cap. 3). del sale) ed è accompagnato da un crescente controllo sulla Chiesa francese, Gli altri regni iberici – a seguito di complesse vicende – intraprendono un dalla creazione di un’amministrazione stabile e dalla riorganizzazione degli percorso che culmina nell’unione dinastica derivante dal matrimonio (1469) apparati giudiziari. del sovrano di Aragona, Ferdinando II, con Isabella, regina di Castiglia. Tale I successori di Carlo VIII, e cioè i sovrani Luigi XII d’Orléans (1498- 1515), evento unisce le sorti dei due regni, che peraltro mantengono leggi e istituzioni Francesco I (1515-47) ed Enrico II (1547-59), procederanno nella loro azione distinte, e permette a Ferdinando e Isabella (conosciuti come «i re cattolici») di di governo lungo le medesime direttrici, ma in un contesto internazionale di creare un potente esercito comune e di condurre così a termine il processo di molto mutato, che avrà al suo centro la necessità di limitare sulla scena europea reconquista, letteralmente di riconquista, ma più propriamente di conquista la potenza della rivale casa d’Asburgo, sfruttando a tal fine il vero e proprio militare di quella parte della Castiglia meridionale ancora rimasta sotto terremoto politico e culturale provocato dalla Riforma. dominio arabo musulmano. Con la presa di Granada, nel 1492, viene abbattuto Sconfitta nelle sue pretese di dominare il regno di Francia, l’Inghilterra vive, l’ultimo regno arabo della penisola iberica, ma i re cattolici si trovano a nei decenni successivi alla conclusione della guerra dei Cent’anni, una serie di governare su una popolazione composta da cospicui gruppi etnici e religiosi conflitti intestini animati dalle due casate contrapposte degli York e dei che professano religioni diverse dal cristianesimo (ebraismo e islamismo). Lancaster, che si contendono il diritto alla successione sul trono inglese come Grazie anche alla creazione, nel 1478, di uno speciale tribunale ecclesiastico eredi dell’estinta dinastia dei Plantageneti. Questa stagione di conflitti che, inquisitoriale per i regni spagnoli – e detto perciò Inquisizione spagnola –, che dalle insegne sugli scudi delle due fazioni in lotta, è nota come guerra delle papa Sisto IV ha posto alle dirette dipendenze della corona, i due sovrani Due rose (1455-85) indebolisce l’autonomia della corona, rendendola puntano a imporre l’uniformità religiosa cristiana, non alcuni nuclei territoriali ben ampliare i propri domini diretti e ad accrescere in essi il proprio potere, così da definiti (e che saranno all’origine di talune moderne nazioni), una realtà trarne le risorse indispensabili a rafforzare l’autorità imperiale. Tale strategia, sfrangiata e complessa, composta di minuti pezzi irregolari, simile a un mosaico sostenuta da un’accorta politica di alleanze matrimoniali, ha soprattutto lo o, se si preferisce, a un puzzle. scopo di acquisire le corone di Boemia e di Ungheria – obiettivo che peraltro Si prenda il caso della Germania, che all’epoca è sotto la sovranità nominale viene raggiunto solo nel 1526 – creando un forte blocco territoriale del Sacro romano impero, il quale come si è detto non costituisce affatto nell’Europa centro-orientale capace di costituire un argine verso oriente un’entità statuale vera e propria, quanto piuttosto una confederazione di entità all’espansionismo dell’impero ottomano e verso mezzogiorno al peso politico-politico-territoriali dalle dimensioni più diverse: dalle piccole città-Stato, come economico della repubblica di Venezia. Norimberga, ai grandi principati laici ed ecclesiastici, come il ducato di Il Sacro romano impero, tuttavia, non è l’unica entità a fregiarsi del titolo Sassonia e l’arcivescovado di Brema. Due sono le principali differenze tra imperiale. I sovrani della Russia, ad esempio, a partire dal 1493 – allorché Ivan l’impero e una qualsiasi delle «nuove» monarchie. La prima è il carattere III (1462-1505) si proclama autocrate di tutte le Russie – utilizzano il titolo di elettivo (e non ereditario) del titolo imperiale: infatti, sulla base della procedura czar, derivato dal latino Caesar, in quanto anch’essi pretendono di essere i stabilita con la «bolla d’oro» dell’imperatore Carlo IV di Lussemburgo (1356), legittimi eredi dell’impero romano e «Cesare» sin dall’impero romano era l’imperatore viene scelto da un corpo elettorale non modificabile composto da l’appellativo con cui ci si rivolgeva all’imperatore. La sovranità dell’impero sette grandi elettori, quattro laici (il re di Boemia, il duca di Sassonia, il conte romano d’Occidente, estintosi formalmente nel 476 d.C., era infatti del Palatinato renano e il margravio del Brandeburgo) e tre ecclesiastici (gli sopravvissuta a lungo nell’impero romano d’Oriente, con sede a arcivescovi-principi di Colonia, Magonza e Treviri). La seconda è l’esistenza in Costantinopoli, l’antica Bisanzio. Nel 1453, con la conquista di Costantinopoli tutto il territorio dell’impero di poteri autonomi formalmente soggetti da parte degli ottomani guidati dal sultano Maometto II (1451-81), anche all’autorità imperiale, ma in sostanza svincolati dal suo potere. Quest’ultimo si l’impero romano d’Oriente (o bizantino) era scomparso: i sovrani russi ne risolve più in una serie di attribuzioni simboliche di grande prestigio, rivendicarono l’eredità, indicando nella propria nuova capitale, Mosca, la terza nell’esercizio di fondamentali prerogative giuridiche (ad esempio l’imperatore Roma, erede sia di Roma sia di Costantinopoli. A Costantinopoli, ribattezzata Istanbul, si erano insediati i sultani ottomani, che avevano edificato nel Mediterraneo orientale e nei Balcani un vasto raggiungono una discreta estensione di scala regionale. aggregato statuale, l’impero ottomano, che faceva perno sull’attuale Turchia e Tali entità politiche sono frammiste, specialmente nella penisola italiana, a comprendeva al suo interno province e potentati semiautonomi, ma tributari città indipendenti che si reggono in forma di repubblica, eredi della stagione del sultano dal punto di vista fiscale e tenuti a fornire uomini e mezzi per le medievale dei liberi comuni. La repubblica è una forma di governo rinata nel esigenze militari della politica di espansione nel bacino del Mediterraneo (Siria, Medioevo sulla scorta della suggestione degli esempi delle antiche città-Stato Palestina ed Egitto furono conquistati nel 1516-17). Dal punto di vista della Grecia classica e della Roma prima dei Cesari. I governanti di tali religioso l’impero ottomano è di fede musulmana, ma al suo interno sudditi di repubbliche cittadine sono eletti da liste di cittadini più o meno ampie e che, in religione diversa e perfino culti differenti vengono ampiamente tollerati (cfr. genere, non comprendono l’insieme della popolazione, ma solo i suoi strati infra, cap. 6). superiori, la sua parte più ricca e prestigiosa. In alcuni casi queste élites Nell’impero ottomano si ritrovano dunque alcune delle debolezze definiscono criteri rigidi di inclusione/esclusione dalle cariche di governo strutturali che affliggeranno storicamente sia il Sacro romano impero sia la civico, le quali conferiscono agli inclusi anche una patente di nobiltà (cfr. infra, Russia. Esse si possono sintetizzare nella difficoltà a governare grandi estensioni cap. 2). In Italia tra le repubbliche più importanti si contano Venezia, che oltre territoriali molto diversificate al loro interno e spesso non contigue a costruire un vasto impero commerciale (che include molte isole adriatiche e territorialmente, aventi istituzioni e tradizioni differenti. Territori abitati da greche più le grandi isole del Mediterraneo orientale, Cipro, Rodi e Candia) popoli di diversa radice etnica, con lingue, culture e fedi religiose diverse, ivi aveva allargato i propri confini in direzione della cosiddetta Terraferma, parte comprese le varianti di una stessa confessione. Infatti anche nel mondo degli attuali Veneto, Lombardia e Friuli; Firenze, che aveva realizzato in musulmano, come in quello cristiano, esistono diversi credi: alla religione Toscana uno Stato di dimensione regionale, assoggettando altre città musulmana ufficiale adottata dai sultani ottomani (il credo cosiddetto sunnita) concorrenti come Pisa, mentre i centri di Lucca o Siena sono rimasti si contrappone il credo sciita, una versione per certi aspetti più rigida della fede repubbliche autonome; Genova, infine, che aveva anch’essa creato una serie di musulmana, radicata soprattutto nell’impero persiano (nell’area dell’attuale basi commerciali sparse nel Mediterraneo, ma che, a differenza di Venezia, non Iran) che preme ai confini orientali dell’impero ottomano. le aveva trasformate in veri domini (ad eccezione della Corsica), preferendo Al di là degli imperi, comunque, la grande maggioranza dei poteri pubblici avere solo avamposti commerciali (cfr. infra, cap. 10). che governano le società europee sono organizzati in regni o principati. Molti Al di fuori della penisola italiana si reggono in forma repubblicana i cantoni regni, ad esempio nell’Europa orientale e settentrionale, non presentano svizzeri, uniti da una confederazione che, dal 1499, aveva posto termine a tuttavia le caratteristiche che abbiamo attribuito alle «nuove» monarchie. In un’ormai solo formale dipendenza dal Sacro romano impero. I cantoni elvetici alcuni casi, come in Polonia, la monarchia non riesce a divenire ereditaria, sono una serie di piccole repubbliche che hanno messo in comune la restando elettiva e perciò molto più debole e condizionata dai suoi elettori, i conduzione della politica estera, mantenendosi largamente autonome per tutti grandi nobili. In altri casi i processi di aggregazione su base dinastica non sono gli altri aspetti. In generale, come ben si vede nel avesse facile preda per chi possa mettere in campo un esercito di quella portata dominato la penisola avrebbe di conseguenza avuto l’egemonia sull’intero (15.000 fanti e altrettanti cavalieri), dotato oltretutto di pezzi di artiglieria continente europeo. montati su affusti trainati da cavalli, i quali, benché siano più rumorosi che Alla fine del Quattrocento, l’Italia risulta politicamente divisa in numerosi efficaci, impressionano notevolmente i contemporanei. Stati di dimensioni medie e piccole, ciascuno dei quali appare incapace di Tuttavia, di fronte al rischio di un’egemonia francese in Italia, il pontefice assoggettare gli altri, ma è sufficientemente robusto da evitare di essere Alessandro VI (Rodrigo Borgia, 1492-1503), originario di Valencia, promuove assorbito dai vicini. Solo per citare i principali, nell’Italia settentrionale si un’alleanza antifrancese che include Venezia, Milano, l’imperatore e i re contano, da est verso ovest, il ducato di Savoia, a cavallo delle Alpi cattolici e costringe Carlo VIII a effettuare una non agevole ritirata (1495). Se (comprendente gli attuali Piemonte e Savoia); la repubblica di Genova (grosso la spedizione di Carlo VIII può a prima vista apparire un evento occasionale, modo l’attuale Liguria); il ducato di Milano, governato prima dai Visconti e destinato a non ripetersi, essa, a ben vedere, mette in luce i gravi elementi di poi, dal 1450, dagli Sforza (che include buona parte dell’attuale Lombardia e instabilità e di debolezza che caratterizzano la realtà italiana e fanno alcune terre emiliane); la repubblica di Venezia. Nell’Italia centrale vi sono la dell’intervento del monarca francese il primo anello di una lunga serie. signoria di Firenze, sotto il governo dei Medici, che dal 1434 avevano Tra i fattori d’instabilità vi sono non solo le pretese del sovrano francese sul trasformato il comune fiorentino in uno Stato regionale formalmente regno di Napoli, ma anche i contrasti fra i potentati italiani sollevati dall’azione repubblicano, ma in sostanza principesco (comprendente la Toscana, eccetto le di Ludovico il Moro. Questi, proprio nell’ottobre 1494, succede nel titolo di repubbliche di Lucca e Siena), e lo Stato della Chiesa (che occupa le attuali duca di Milano al nipote Gian Galeazzo Sforza, in un modo poco chiaro: regioni del Lazio, dell’Umbria, delle Marche e parte dell’Emilia- Romagna). tenuto prigioniero dallo zio, Gian Galeazzo era infatti morto in circostanze Nell’Italia meridionale, infine, vi è il regno di Napoli, governato da un ramo misteriose. A ciò si aggiunge la conflittualità creata nello Stato della Chiesa cadetto, ma autonomo, della dinastia aragonese, mentre i regni di Sicilia e dalla tendenza dello spregiudicato papa Alessandro VI a usare il proprio potere per creare una vera e propria dinastia, aiutando il figlio Cesare, detto «il Valentino» (dal titolo di duca del Valentinois concessogli da Luigi XII di Per il suo successore sul trono di Francia, Francesco I, il controllo di Francia nel 1498), a costruirsi un principato fra Romagna e Marche. Milano, «chiave d’Italia», è un obiettivo prioritario. Con una nuova spedizione, L’improvvisa morte di Alessandro VI e l’ascesa al soglio pontificio, nel 1503, di il sovrano conquista il ducato sconfiggendo a Marignano (1515) i mercenari Giulio II (Giuliano Della Rovere, 1503-13), nemico giurato dei Borgia, svizzeri al servizio di Massimiliano Sforza, erede della dinastia ducale. Il trattato stronca tuttavia le ambizioni di Cesare. Anche a Firenze il potere della famiglia di Noyon (1516), stipulato tra Francesco I, il giovane e potente Carlo Medici, dopo la morte di Lorenzo, è sempre più fragile fino a essere rovesciato, d’Asburgo, nuovo sovrano di Castiglia e Aragona, la Confederazione elvetica e nel 1494, in occasione del passaggio dell’esercito di Carlo VIII, da una rivolta il papa, assegna Milano alla Francia e Napoli alla Spagna. La fragile tregua di impronta repubblicana che fa leva sulla predicazione di stampo radicale ed finisce però nel 1521, allorché Carlo d’Asburgo, ormai divenuto imperatore egualitario di un frate domenicano, Girolamo Savonarola. In nome del ritorno con il nome di Carlo V, alleato del papa e di Enrico VIII d’Inghilterra, muove allo spirito del vangelo e della purificazione dai peccati di una Chiesa corrotta e guerra alla Francia. Sotto le mura di Pavia, nel 1525, le truppe francesi di una città dilaniata dai contrasti politici, Savonarola propugna un intenso subiscono una disastrosa sconfitta da parte di quelle ispano-imperiali, superiori rinnovamento della società e delle istituzioni ecclesiastiche. Egli riesce per nei reparti di fanteria (detti tercios) armati di picche e soprattutto di archibugi. breve tempo a influenzare il governo repubblicano della città nel nome Lo stesso Francesco I viene fatto prigioniero e verrà rilasciato l’anno seguente dell’adesione ai rinnovati principi religiosi e dell’alleanza con la Francia. solo dopo aver firmato il trattato di Madrid (gennaio 1526), con cui rinuncia a Tuttavia il conflitto con Alessandro VI, che scomunica il frate, e la morte di ogni pretesa sull’Italia e cede a Carlo V i territori dell’ex ducato di Borgogna Carlo VIII, uniti ai rovesci militari, fanno perdere a Savonarola l’appoggio delle annessi alla Francia cinquant’anni prima e rivendicati dall’imperatore quale autorità cittadine; queste ultime, nel 1498, lo consegnano agli inviati papali che parte della propria eredità familiare. lo condannano al rogo come eretico. La drammatica fine del frate non A questo punto papa Clemente VII (Giulio de’ Medici, 1523-34), resosi impedisce che la repubblica fiorentina sia, a sua volta, travolta, nel 1512, dalle conto che il pericolo maggiore per la libertà d’azione dei potentati italiani era forze ispano-pontificie che ristabiliscono la signoria dei Medici. ormai costituito non dai francesi, ma dagli ispano-imperiali, opera un Tutti questi elementi di conflittualità e di debolezza interna degli Stati della rovesciamento delle alleanze che tuttavia non dà i frutti sperati. La coalizione penisola finiscono per fondersi nelle drammatiche vicende delle guerre d’Italia. antiasburgica (Lega di Cognac), animata dal pontefice con Francia, Venezia, Nel 1499 il nuovo re di Francia, Luigi XII, dapprima occupa il ducato di Milano, Genova e Firenze, si mostra infatti incapace di far fronte alla potenza Milano, del quale rivendica la sovranità a causa della propria discendenza da dell’esercito imperiale, che irrompe in Italia nella primavera del 1527 puntando una Visconti, e poi sigla un accordo con Ferdinando il Cattolico per spartirsi il su Roma e occupandola il 6 maggio, mentre Clemente VII si rifugia a Castel regno di Napoli (1500). Tuttavia ben presto scoppia la guerra fra i due sovrani, Sant’Angelo. Grande emozione suscita il fatto clamoroso che i mercenari che si conclude con la vittoria delle forze spagnole nella battaglia del Garigliano tedeschi (i lanzichenecchi) di fede protestante al servizio di Carlo V, rimasti (1504) e la conseguente rinuncia francese al regno, che passa nelle mani di privi del loro soldo, saccheggiano la città eterna. L’evento provoca un Ferdinando il Cattolico. V sui troni iberici, governa elettori, Carlo V aveva mobilitato i banchieri di Firenze, Anversa e Augusta, tra direttamente Milano (essendo stato investito dall’imperatore del titolo ducale), cui i famosi Fugger, ritenuti i più ricchi finanzieri d’Europa, riuscendo a offrire Napoli, Sicilia e Sardegna, nonché alcune piazzeforti strategiche lungo la costa una somma maggiore (cfr. infra, cap. 10). Alla fine gli Asburgo l’avevano toscana (tra cui Orbetello), ed esercita una notevole influenza sul resto della spuntata e Carlo era stato eletto imperatore. penisola, dove può contare sulla stretta alleanza del ducato di Savoia di Governare un insieme così vasto ed eterogeneo di territori, tuttavia, si Emanuele Filiberto e del ducato di Toscana di Cosimo I de’ Medici (che viene rivelerà presto un’impresa ardua. In Spagna, e in particolare in Castiglia, l’ascesa ricompensato per la sua fedeltà con l’annessione della repubblica di Siena). al trono imperiale del figlio della regina Giovanna la Pazza suscita timori e Oltre a significare la fine delle libertà italiane, le guerre d’Italia resistenze da parte di tutti coloro che temono l’emarginazione degli interessi rappresentano per l’intero continente europeo un momento fondante del castigliani in un conglomerato politico dal baricentro tedesco-fiammingo; un sistema diplomatico-militare delle potenze. Inoltre esse sono la prova del fuoco insieme dinastico, oltretutto, guidato da un sovrano, Carlo, nato a Gand e che per le nuove monarchie, da cui emerge la sproporzione tra le forze che queste risiede preferibilmente a Bruxelles. ultime sono in grado di mobilitare e quelle tradizionalmente poste in campo La successione di Carlo sui troni che erano stati dei re cattolici è, per queste dalle vecchie realtà statuali. Sul piano più strettamente italiano tali guerre sono ragioni, contrastata, sia nei domini d’Aragona sia soprattutto in Castiglia, dove la consacrazione dell’egemonia politico-militare spagnola sulla penisola, la divisione politica tra fautori e avversari della successione «austriaca» si un’egemonia destinata a durare quasi duecento anni. trasforma in una sorta di guerra civile e in una generale sollevazione delle città che esplode dopo la partenza del sovrano (1520). Radunate in una confederazione, detta dei Comuneros, le comunità urbane castigliane tentano di arrogarsi il diritto di parlare a nome del regno, minando le basi di 1.4. Il sogno infranto rappresentatività dell’aristocrazia feudale, che a questo punto, superate le sue tradizionali divisioni interne, finisce per schierarsi totalmente dalla parte di Carlo. Nell’aprile del 1521, a Villalar, le truppe lealiste dell’aristocrazia La presenza di un avversario tanto potente come l’impero ottomano assorbe castigliana sconfiggono le milizie cittadine e ristabiliscono l’ordine. una parte rilevante delle risorse finanziarie e militari dell’impero di Carlo V e All’inizio degli anni Trenta del Cinquecento, una volta stabilizzata la gli impedisce di concentrare le sue energie nella guerra con la Francia, il situazione spagnola con l’affermazione della propria legittima autorità in tradizionale avversario, il vero bastione contro cui si infrange il sogno di Aragona e Castiglia, dopo aver battuto i francesi in Italia ed esser stato egemonia continentale degli Asburgo. incoronato dal papa, Carlo appare in grado d’instaurare quell’ordine imperiale Alle guerre in atto contemporaneamente con Francia e impero ottomano si europeo che il suo cancelliere, Mercurino Arborio di Gattinara (1465-1530), somma poi un altro elemento non meno rilevante, costituito dalla nascita e aveva teorizzato. Un impero capace di richiamarsi tanto al modello della Roma dalla diffusione della Riforma protestante in Germania, con la dura imperiale, quanto a quello carolingio e medievale, ma anche segnato dalla forte conflittualità religiosa e politica che ne consegue (cfr. infra, cap. 5). A partire impronta degli Asburgo, quella dinastia che, secondo la visione di Carlo e dei dagli anni Trenta, la Lega di Smalcalda, l’alleanza politico-militare dei principi suoi consiglieri e propagandisti, è chiamata da Dio a una missione universale. E protestanti tedeschi, rappresenta una spina nel fianco per la politica di Carlo V. tuttavia una serie di fattori minano alla base il sogno – più accarezzato e Nei due decenni successivi l’alleanza fra la Lega e i sovrani francesi, disposti a propagandato che davvero progettato concretamente – di una monarchia stringere accordi anche con infedeli ed eretici pur di infrangere il sogno di universale. potenza asburgico, costituisce un pericolo mortale per l’esistenza stessa del Il primo elemento destabilizzante è rappresentato dall’espansionismo Sacro romano impero. Carlo si impegna a fondo nello scontro, giungendo ottomano nel Mediterraneo. Guidato in quegli anni da un sultano abile e anche a un certo punto a cogliere una vittoria militare che pare decisiva, a intraprendente come Solimano II detto il Magnifico (1520-66), l’impero Mühlberg, nel 1547. Quattro anni dopo, tuttavia, il rinsaldarsi dell’unione tra ottomano realizza una duplice offensiva: nei Balcani, con la conquista di principi protestanti tedeschi e corona francese ripropone il problema negli Belgrado (1521) e di due terzi dell’Ungheria (1526), fino a porre l’assedio a stessi termini e Carlo risulta incapace di sconfiggere la coalizione dei suoi Vienna (1529), e nel Mediterraneo orientale, dove viene occupata l’isola di nemici, cui dà indirettamente man forte il sultano ottomano. Rodi (1522). Al medesimo tempo, la pirateria barbaresca del Nord Africa, la Di fronte a tale situazione Carlo V si rende perfettamente conto cui base principale è Algeri, sostenuta dall’impero ottomano compie numerose dell’impossibilità di realizzare nel corso della propria vita l’agognata egemonia scorrerie a danno delle popolazioni cristiane rivierasche del Mediterraneo continentale. Egli immagina il proseguimento della missione imperiale occidentale, specialmente di quelle sotto il governo di Carlo V (Italia affidando a un unico erede, il figlio Filippo, l’insieme dei propri domini. meridionale, Sicilia, Sardegna, penisola iberica). Per un momento la lotta Questa ipotesi, però, l’unica, a ben vedere, che avrebbe consentito all’idea contro gli ottomani «infedeli» sembra far rivivere lo scontro delle crociate e i imperiale di riprendere vigore, grazie a un’indispensabile stabilità dinastica, combattenti spagnoli sono visti come la spada del cattolicesimo. Tuttavia, finisce per naufragare. Non è solo l’ostilità di Ferdinando d’Asburgo, fratello di malgrado l’impegno diretto di Carlo, che decide di guidare personalmente le Carlo V, cui era stata promessa la successione al soglio imperiale, a impedire forze ispano-imperiali nel tentativo di debellare la pirateria, e nonostante la tale soluzione, ma anche l’avversione dei Filippo dei Paesi Bassi e degli altri domini borgognoni testimonia l’attaccamento di Carlo, costretto ad arrendersi di fronte al fallimento del suo sogno imperiale, a un ideale egemonico basato su una potenza dinastica, che di quel sogno costituiva certamente la parte più concreta e moderna. Bibliografia M. Berengo, L’Europa delle città. Il volto della società urbana tra Medioevo ed età moderna, Einaudi, Torino 1999. F. Bosbach, Monarchia universalis. Storia di un concetto cardine della politica, Vita e Pensiero, Milano 1998 (ed. or. 1988). K. Brandi, Carlo V, Einaudi, Torino 1961 (ed. or. 1937). O. Brunner, Terra e potere, a cura di P. 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Data la pervasività della visione cristiana nel mondo medievale e in quello della prima età moderna, gli ecclesiastici non si limitano alla pur fondamentale cura delle anime. Il clero secolare, vale a dire che vive nel secolo, inserito nella società (formato da sacerdoti, parroci e vescovi inquadrati in diocesi) e quello regolare, quello cioè che vive separato dal mondo in monasteri e conventi, seguendo una «regola» (formato da monaci, frati e da tutto il multiforme mondo degli Ordini e delle Congregazioni religiose) assolvono a importanti funzioni sociali. Oltre alla sfera sacra, basata sull’amministrazione dei sacramenti e sulla predicazione, le diverse componenti ecclesiastiche amministrano ingenti patrimoni, sono titolari di poteri pubblici, ovverosia governano in prima persona città e territori (è il caso dei vescovi-principi nel Sacro romano impero, ma anche dello Stato pontificio e di molte altre realtà minori), gestiscono istituzioni educative, sanitarie e assistenziali, consigliano e Alle soglie dell’età moderna, nell’Europa cristiana, l’universo naturale è guidano le coscienze di politici e sovrani. ritenuto essere preordinato e predisposto da Dio per la salvezza dell’uomo. Ne Quest’insieme di funzioni spiega perché il primo ordine o primo stato sia discende che anche il mondo sociale, sentito come parte integrante presente, come vedremo, nelle principali istituzioni politiche rappresentative dell’universo, è visto come un insieme che funziona, o dovrebbe funzionare, dei ceti proprie del continente europeo (Parlamenti, Cortes, Stati generali). entro un disegno divino. Da qui la tendenza a immaginare la società, A fianco del clero anche i guerrieri svolgono una funzione vitale, quella di analogamente agli organismi viventi, come organizzata in parti che, proteggere, mediante le armi, le vite e i beni di tutti. E, anche in questo caso, gerarchicamente disposte, dipendono l’una dall’altra e hanno un preciso ruolo attorno a una funzione sociale ritenuta decisiva si forgia e si legittima nel creare l’equilibrio dell’insieme. Questo orientamento, che chiamiamo nell’Europa medievale la costituzione di un gruppo ben individuato, una scelta organicistico e/o funzionalistico, ispira una divisione basilare della società in tre che ha conseguenze decisive sull’assetto sociale successivo. Come il clero, i gruppi chiaramente distinti fra loro: gli oratores, quelli che pregano, e cioè il guerrieri devono essere mantenuti e anche ad essi vanno riservati particolari clero; i bellatores, quelli che combattono, ovvero i guerrieri; i laboratores, quelli onori. Ma, diversamente dal clero, i guerrieri sono un gruppo sociale che si che lavorano, tutti gli altri. Queste tre funzioni sociali sono immaginate come riproduce, che perpetua non solo i propri beni e privilegi, ma anche il ricordo complementari e, al contempo, disposte gerarchicamente: il primato, la delle proprie genealogie, fatte risalire, miticamente, ad antichi progenitori, funzione sociale più importante è attribuita al ruolo religioso. Coloro che sono spesso appartenenti al ceppo dei conquistatori barbari. Il che frappone una il tramite con la sfera del sacro vengono distinti dagli altri individui e barriera, non invalicabile ma tangibile, tra loro e gli altri. costituiscono un gruppo sociale separato – il clero – che si occupa di garantire all’intera comunità la benevolenza della divinità e di schiudere a ciascun essere umano le porte di accesso alla vita eterna. A causa della scelta della Chiesa di imporre al clero il voto di castità, questo gruppo sociale di norma non si 2.1. Nobili riproduce e i suoi membri vengono perciò selezionati a ogni generazione tra membri degli altri ordini. Il riconoscimento della primazia del clero come gruppo sociale distinto Anche la nobiltà affianca ben presto al proprio originale ruolo militare compiti di direzione politico-amministrativa. Si tratta in pratica di una delega Per tutte queste ragioni l’ordine nobiliare non è stato nella società europea da parte del sovrano di funzioni di governo, politiche, amministrative e occidentale un gruppo sociale chiuso e impermeabile. In Europa nobili non giudiziarie (giurisdizione). Tale delega, prevalentemente connessa alla solo si nasce, ma anche si diventa: in teoria attraverso lente pratiche sociali concessione di un titolo e di un feudo abitato, finisce per divenire perpetua, nobilitanti, come l’esercizio di alte cariche politiche e amministrative ovvero costituendo perciò la base di un ordinamento quasi separato e su cui il potere attraverso il servizio della corona, cioè quale ricompensa per attività meritevoli del sovrano si viene molto riducendo. Un feudo, infatti, non è una proprietà a favore del sovrano in campo militare e/o civile; in pratica, la nobilitazione si privata, ma nel corso del Medioevo i nobili hanno acquisito la facoltà di raggiunge più frequentemente attraverso al significa anzitutto mantenere l’uguaglianza fra i membri della corporazione, sostentamento di vedove e orfani degli iscritti. La cassa comune serve inoltre a impedendo con statuti e regolamenti che qualcuno di essi diventi troppo ricco finanziare attività caritatevoli o di comune interesse e a coprire le spese e potente a danno degli altri iscritti. In secondo luogo, le corporazioni mirano giudiziarie in caso di controversie fra gli associati. ad acquisire di fatto e possibilmente di diritto il monopolio nei diversi ambiti Le corporazioni acquistano, in virtù del loro peso economico, sociale e manifatturieri o commerciali a danno dei concorrenti che non ne sono politico all’interno delle realtà urbane, un notevole grado di controllo sulle membri. Di conseguenza, nel corso del Medioevo, le corporazioni divengono attività produttive e sul mercato del lavoro: in molte realtà europee, esse istituzioni in grado di controllare minutamente i rispettivi settori di attività, esercitano, tramite propri tribunali, la giurisdizione sulle controversie fra i loro stabilendo le regole cui ciascun artigiano deve attenersi nella produzione e membri e spesso decidono direttamente – o sono in condizione d’influenzare ciascun mercante nel commercio di un determinato manufatto, i prezzi le autorità cittadine – in tema di emigrazione e immigrazione di manodopera, minimi e massimi delle merci, i salari da corrispondere ai lavoranti, l’orario che innovazioni tecnologiche e conservazione delle conoscenze tecniche relative ai essi devono rispettare e così via. All’interno delle città europee, generalmente, procedimenti produttivi. le corporazioni vengono distinte in arti maggiori, che raggruppano i mestieri Inoltre esse assumono spesso funzioni di difesa delle città dai pericoli esterni che godono di maggior prestigio economico e sociale, e arti minori, che e compiti di tutela dell’ordine pubblico o viceversa sono potenziali motori di accolgono i mestieri più umili. A partire dalla seconda metà del XIV secolo le rivolte. Partecipano con un ruolo di spicco, a seconda della loro importanza, al corporazioni conoscono un progressivo irrigidimento delle normative di complesso sistema delle cerimonie cittadine, siano esse di natura secolare accesso: s’incrina così il meccanismo tradizionale di ricambio all’interno delle (come l’ingresso di sovrani e principi) o religiosa (come le feste dei santi corporazioni con l’ingresso di nuovi membri; gli apprendisti stentano a patroni e le principali celebrazioni liturgiche). Esse in sostanza organizzano, raggiungere il rango di maestri, in quanto privi del denaro necessario ad avviare distinguendola e gerarchizzandola, una parte importante dello spazio sociale dei una propria bottega e per pagare le tasse sempre più elevate per l’iscrizione alle non nobili e dei non ecclesiastici. corporazioni e sono quindi costretti a diventare semplici salariati. La struttura interna delle associazioni corporative è di tipo rigidamente gerarchico. All’apice di essa si trova la direzione collegiale composta dai maestri oppure, nel caso dei mercanti, da coloro che vantano un’attività affermata e le 2.3. Una società di ceti e privilegi maggiori entrate. L’assemblea dei maestri elegge i capi della corporazione, rinnovabili generalmente ogni uno o due anni, e fissa le regole cui ogni Alla funzione religiosa e militare corrispondono gruppi sociali separati, maestro deve attenersi nell’esercizio della propria attività e nella formazione ciascuno dei quali ha una propria scala sociale interna, una gerarchia, e che degli apprendisti. Coloro che governano le corporazioni sono chiamati giurati fanno riferimento rispettivamente al potere religioso (il papa) e a quello politico nella Francia del Nord, consoli o baiuli nella Francia del Sud, sindaci, abati o (il monarca, sia esso imperatore o re). A questi gruppi vengono perciò attribuiti priori in Italia, Meister nelle regioni di lingua tedesca. Per verificare il rispetto specifici ruoli sociali, un complesso di risorse simboliche e materiali e, come si delle norme emanate, ciascun maestro ha la possibilità di ispezionare i luoghi di vedrà, specifiche rappresentanze nei massimi organismi politici. attività (laboratori, botteghe, magazzini, banchi ecc.) degli altri membri della Ma come si distinguono, tra loro e rispetto agli altri, la gran massa degli corporazione per verificare l’osservanza delle normative: ad esempio, se le individui delle società d’antico regime che non sono né ecclesiastici né nobili? merci vengano prodotte in maniera conforme alle disposizioni corporative È evidente che il succitato schema tripartito non offre una descrizione della oppure se gli apprendisti siano trattati bene e gli insegnamenti relativi al maggioranza della popolazione, accomunata da una troppo generica funzione mestiere vengano loro impartiti in modo corretto. Le corporazioni sono spesso lavoratrice. Le persone che compongono il cosiddetto «terzo stato» si affiancate da organizzazioni religiose di laici, le confraternite, che aiutano a differenziano perciò secondo il ceto di appartenenza. Il ceto è un gruppo sociale costruirne e cementarne l’identità, ponendone i membri sotto la protezione di specifico, giuridicamente riconosciuto e creato per svolgere un ruolo sociale uno specifico santo. A ciascuna corporazione è inoltre sovente legata una particolare. In ordine crescente, dai meno ai più prestigiosi, è possibile società di mutuo soccorso. Ogni membro, infatti, versa una quota in un fondo distinguere i vari gruppi artigianali, suddivisi in corporazioni, e poi i titolari di che – laddove la legge non è uguale per tutti, ma diversa a seconda dei ceti – professioni (avvocati, medici, notai), i titolari degli uffici pubblici e infine i tutte le questioni di precedenza divengono cruciali. Non è in gioco infatti una mercanti. Occorre sottolineare che solo attraverso l’appartenenza a uno di mera infrazione delle regole condivise, ma una profonda violazione questi gruppi istituzionalizzati (e cioè facendo parte di un corpo collettivo, ad dell’identità individuale e di gruppo. Se, ad esempio, oggigiorno a un incrocio esempio la corporazione dei ciabattini) un individuo può praticare qualcuno alla guida di un’auto passa con il semaforo che indica il rosso o senza legittimamente un mestiere e avere voce pubblica (ed esercitare così una dare la precedenza a destra, egli viola il codice della strada e si rende qualche influenza sulla vita della comunità). In altre parole, nelle società di responsabile di un comportamento scorretto, o forse anche pericoloso, ma non antico regime, ciascuno nasce alla vita collettiva in quanto entra a far parte di direttamente insidioso nei confronti di coloro che ha disinvoltamente superato. un corpo sociale che gode di riconoscimento giuridico. Da quel momento in In antico regime, viceversa, il passare avanti con una carrozza senza cedere il poi le qualità connesse a quel corpo, dette privilegi, rivestono e proteggono passo alla carrozza di un individuo appartenente a un ceto superiore anche l’individuo suo membro. Ciò che contraddistingue i diritti viene concesso distinguersi da quella di più recente investitura. A partire dalla metà del XVI con estrema parsimonia solo a coloro tra i grandes che meritano un trattamento secolo, per questa ragione prendono ad avere un grande ruolo le onorificenze, speciale, un segno di distinzione da esibire nelle cerimonie pubbliche. riconoscimenti che distinguono solo i più degni di essere onorati. Nell’Inghilterra del primo Seicento, a causa della vendita di titoli nobiliari minori, quali quelli di scudiero e cavaliere, è necessario creare un titolo nuovo, il baronetto, per soddisfare la fame di distinzione dei folti ranghi della nobiltà 2.4. Le forme della rappresentanza politica minore. Un’importante funzione viene svolta in questo senso dagli ordini militari e Questa società che pensa se stessa come parte di un ordine dato, immutabile cavallereschi. Sorti spesso nel Medioevo per combattere gli infedeli e svolgere in quanto divino, si rappresenta secondo forme prestabilite, che prevedono che le funzioni connesse all’immagine del guerriero generoso e caritatevole – figura un individuo partecipi della vita politica non in quanto tale, cioè come persona, tipica della tradizione cristiana – tali ordini, nel corso dell’età moderna, servono ma in quanto parte di un ordine o ceto. Organismi sopraindividuali cioè, dotati in pratica per venire incontro alla richiesta sociale di distinzione, creando una di un riferimento preciso all’ordine voluto da Dio, detentori di conseguenza di sorta di aristocrazia internazionale. Il più prestigioso tra essi è quello religioso-propri diritti e organizzati autonomamente in funzione dei fini collettivi a cui cavalleresco di San Giovanni di Gerusalemme, fondato agli inizi del XII secolo sono naturalmente preposti. La società politica nasce perciò dalla composizione in Terrasanta e quindi stabilitosi a Rodi e, dal 1529, nell’isola di Malta, da cui il di questi corpi sociali, immaginati come gerarchicamente disposti, ma anche nome di Ordine di Malta. Assai prestigioso è poi l’Ordine del Toson d’oro, come funzionalmente legati l’uno all’altro in modo da comporre un organismo istituito dal duca di Borgogna Filippo il Buono nel 1430, il cui titolo di gran unitario. maestro passerà agli Asburgo dopo la morte di Carlo il Temerario (cfr. supra, Nelle monarchie europee tali idee comportano la presenza, a fianco del cap. 1). Di origine medievale sono anche i tre ricchi e potenti ordini militari sovrano, di corpi rappresentativi più o meno ampi che si richiamano alla castigliani di Santiago, Calatrava e Alcántara, del cui controllo, alla fine del Magna Curia, l’assemblea dei rappresentanti dell’antico regno franco. In tutte Quattrocento, si impadroniscono i re cattolici. Nel corso del XVI e XVII le principali monarchie europee, medievali e poi moderne, il re è così secolo tutte le monarchie europee si dotano di nuovi ordini militari e affiancato da un’assemblea dei rappresentanti del regno. Non si tratta però di cavallereschi o utilizzano in maniera massiccia quelli già esistenti per soddisfare un’assemblea elettiva, come avviene nelle moderne democrazie, in quanto tale le richieste di distinzione dei gruppi aristocratici. Tipico è il caso dell’Ordine di istituzione è composta da rappresentanze di ciascun ordine e svolge Santo Stefano, istituito dal duca di Toscana (1562), e di quello dei Santi un’importante funzione, quella del consiglio politico, e ha la rilevante Maurizio e Lazzaro, creato dal duca di Savoia (1572). prerogativa di autorizzare l’imposizione di nuove tasse. Secondo un Il ricorso a tale strumento si spiega con il fatto che l’aumento dei titoli orientamento diffuso, infatti, il sovrano decide su tutte le più importanti nobiliari finisce per creare problemi anche nelle fasce più esclusive della questioni (anzitutto la pace e la guerra) solo dopo aver ascoltato il parere dei nobiltà. Nella Castiglia cinque e seicentesca, ad esempio, la scala nobiliare rappresentanti degli ordini del regno. culmina con la qualifica di grande. I cosiddetti grandes, oltre ad avere la In Inghilterra, in Scozia, a Napoli e in Sicilia questa assemblea si chiama precedenza nelle cerimonie pubbliche, godono del privilegio di rimanere con il Parlamento. Nel caso inglese il Parlamento è diviso in due Camere: la Camera cappello in testa in presenza del re, laddove tutti gli altri devono restare a capo dei lord o dei pari del regno (detta anche camera alta, non elettiva) dove scoperto in segno di sottomissione, ma soprattutto hanno il diritto di essere siedono i signori cui il sovrano ha concesso titoli di nobiltà e delegato la trattati con familiarità dal sovrano, costretto ad esempio a rivolgersi a loro per giurisdizione sulla popolazione dei feudi loro assegnati, oltre a un certo iscritto con l’appellativo di cugini e ad invitarli in varie occasioni ad accedere a numero dei vescovi e abati del regno. Nella Camera dei comuni, invece, particolari momenti della sua vita privata (come i pasti). A seguito però siedono i rappresentanti delle città e delle terre abitate non infeudate. In dell’inflazione del titolo di grande, che diviene relativamente comune, la più Francia e nei Paesi Bassi questa assemblea, divisa in tre Stati di cui fanno parte i antica e reputata nobiltà richiede e ottiene un’onorificenza che la distingua rappresentanti dei tre ordini, si chiama «Stati generali». In Francia tuttavia, oltre territori della corona d’Aragona, il diritto di rimostranza per atti regi compiuti agli Stati generali, riuniti di rado, esistono alcune corti di giustizia, chiamate a detrimento dei privilegi acquisiti ( fueros) è particolarmente garantito e ciò Parlements, tra le quali la più importante è quella di Parigi, che ha il privilegio, rende le sedute assai difficili da gestire. Nel caso del Parlamento inglese, poi, le tra l’altro, di verificare la congruità degli editti regi alla tradizione giuridica del attribuzioni dei rappresentanti del regno includono il diritto a chiedere la regno e quindi di effettuare o negare la loro registrazione fra le leggi ufficiali. In modifica di decreti e a proporre specifiche normative, nonché un potere Castiglia viceversa le riunioni dei rappresentanti del regno, chiamate Cortes, giudiziario di ispezione e di giudicatura nei confronti di funzionari della non prevedono l’obbligo dei sovrani di convocare nobili e clero, di modo che corona. esse vedono la presenza dei soli procuratori delle città. Viceversa in Aragona, Non è dunque un caso se, a fronte di queste difficoltà di gestione delle Catalogna e Valencia le assemblee, dette Corts, sono organizzate secondo la assemblee rappresentative, i sovrani tendano a convocarle il meno possibile e tripartizione degli ordini in camere, dette bracci. Nei territori del Sacro solo in caso di necessità. Vedremo come una delle tendenze delle «nuove romano impero, infine, esiste un’assemblea cui spetta l’approvazione delle monarchie» sarà quella di tentare di fare a meno dei Parlamenti, cercando leggi, il Reichstag (dieta), cui partecipano i sette principi elettori, numerosi altrove i mezzi finanziari necessari alla loro politica. prelati, principi e signori di vario grado e i rappresentanti di 85 città imperiali. S. Cerutti, R. Descimon, M. Prak (a cura di), Cittadinanze, in «Quaderni storici», nuova La costruzione di una legittimità dinastica, sottratta all’alea dell’elezione e serie, 89, 1995. stabilmente fissata, è così al centro dell’affermazione della monarchia. Il regno G. D’Agostino (a cura di), Le istituzioni parlamentari nell’Ancien Régime, Guida, Napoli di un sovrano viene inteso come parte di una più ampia missione, quella di una 1980. dinastia cui Dio ha affidato le sorti di un regno per il benessere dei sudditi e la C. Donati, L’idea di nobiltà in Italia. Secoli XIV-XVIII, Laterza, Roma- Bari 1988. difesa della fede. Contribuisce a ciò una concezione della sovranità ammantata A. Guenzi, P. Massa, A. Moioli (a cura di), Corporazioni e gruppi professionali nell’Italia di tratti soprannaturali, di cui il segno forse più vistoso è la credenza, diffusa in moderna, Franco Angeli, Milano 1999. epoca medievale e nei primi secoli dell’età moderna, che i re di Francia e A.M. Hespanha, Introduzione alla storia del diritto europeo, Il Mulino, Bologna 2003 (ed. or. Inghilterra fossero addirittura in grado di guarire con il tocco magico della loro 1977). mano una diffusa malattia infettiva, la scrofola. E.H. Kantorowicz, I due corpi del re. L’idea di regalità nella teologia politica medievale, Einaudi, Torino 1989 (ed. or. 1957). È parte integrante di questo processo di legittimazione sacrale una teoria J.- P. Labatut, Le nobiltà europee dal XV al XVIII secolo, Il Mulino, Bologna 1999 (ed. or. della monarchia, studiata dallo storico tedesco Ernst H. Kantorowicz, che 1972). prevede una sorta di sdoppiamento della figura del sovrano, che finisce, a S. Laudani, Le corporazioni in età moderna: reti associative o principi d’identità? , in «Storica», III, imitazione delle due nature di Cristo, umana e divina, per avere anch’egli due 8, 1997, pp. 125-45. corpi. Da una parte vi è la persona del re, il suo corpo fisico e mortale, caduco e O. Niccoli, I sacerdoti, i guerrieri, i contadini. Storia di un’immagine della società, Einaudi, destinato a perire; dall’altra, vi è la figura del re che incarna simbolicamente un Torino 1979. corpo immateriale, politico e spirituale, che si estende ad abbracciare il suo P. Prodi, Il sacramento del potere: il giuramento politico nella storia costituzionale dell’Occidente, Il regno e che non muore né può morire mai. Esso rappresenta l’eternità del Mulino, Bologna 1992. potere monarchico, indipendentemente dalle vicende terrene dei singoli B. Salvemini, Potere e gerarchie sociali, in Storia moderna, Donzelli, Roma 1998, pp. 395-426. sovrani regnanti. Al re in carne e ossa si affianca così il corpo spirituale o «mistico» del sovrano che, come figura della monarchia, perde le sue caratteristiche di finitezza umana per ascendere a una funzione semidivina di garante dell’ordine terreno. Quel che più conta è che questo secondo corpo abbraccia e raccoglie in sé la comunità politica e offre ad essa un principio di unità e un sentimento di continuità e identità. Bibliografia S. Bertelli, Il corpo del re. Sacralità del potere nell’Europa medievale e moderna, Ponte alle Grazie, Firenze 1990. R. Bizzocchi, Genealogie incredibili. Scritti di storia nell’Europa moderna, Il Mulino, Bologna 1995. A. Black, Guilds and Civil Society in European Political Thought from the Twelfth Century to the Present, Methuen and Co., London 1984. O. Brunner, Vita nobiliare e cultura europea, Il Mulino, Bologna 1982. 3. La scoperta dell’America e gli imperi coloniali per circumnavigare l’Africa, allo scopo di aggirare il Levante dove il commercio delle spezie è in mano agli intermediari veneziani ed è reso spesso difficoltoso dalle tensioni politiche fra i diversi regni musulmani. Un altro monopolio, questa volta dei mercanti arabi dell’Africa settentrionale, che gli esploratori trecenteschi tentano di spezzare è quello dell’oro. Per tutta l’età medievale, infatti, le modeste quantità di questo metallo prezioso che circolano nel continente europeo provengono dalle miniere del Senegal e del Niger. I sovrani di queste terre ne fanno, infatti, oggetto di scambio, insieme agli schiavi, con tessuti e sale portato dai mercanti arabi del Nord Africa; sono questi ultimi a immettere l’oro nei circuiti commerciali del Mediterraneo e dell’Europa. In tale contesto, tra il 1336 e il 1341, due navigatori genovesi al servizio della corona portoghese hanno scoperto le Canarie, un arcipelago a circa 160 chilometri a largo della costa africana, abitato da una popolazione indigena. La scoperta non dà, però, luogo ad alcuna forma d’insediamento, a causa delle drammatiche vicende della peste nera di metà Trecento. Solo nel 1403 una 3.1. Commerci extraeuropei, rotte atlantiche e tecniche della spedizione castigliana occupa le Canarie: una volta sterminati gli indigeni, verrà impiantata nell’isola la coltivazione della canna da zucchero. navigazione Una questione assai rilevante è quella dello sviluppo delle tecniche navali e degli strumenti di navigazione. Per solcare il Mediterraneo lungo le linee Nel corso del XV secolo, l’intensificarsi dei traffici fra i maggiori centri costiere le imbarcazioni utilizzano più i remi che le vele. Nel Quattrocento, mercantili del tempo, Venezia e Genova, e i porti dell’Europa settentrionale, l’introduzione di innovazioni provenienti dall’Europa settentrionale, quali la favorisce lo sviluppo di alcune città iberiche affacciate sull’Oceano Atlantico. In velatura composta (ossia formata da più di un albero e di una vela) e il timone particolare, Cadice e Lisbona rappresentano gli scali ideali per una fiorente unico dritto di poppa al posto del tradizionale remo, Levante e gli unici europei a possedere notizie ai naviganti. L’avvio delle esplorazioni atlantiche produce una vera e piantagioni di canna da zucchero sono i veneziani (nelle isole di Creta e propria domanda di rappresentazioni efficaci di terre e rotte. Sono la riscoperta Cipro). Il clima delle Azzorre risulta però poco propizio a tale coltivazione, e la traduzione latina, nel 1409 (cui farà seguito l’edizione a stampa nel 1479), spingendo i colonizzatori portoghesi a concentrarsi sul grano e sul guado, una di un testo di età ellenistica fino ad allora ignoto, la Geografia, opera pianta da cui viene estratto un colorante naturale utilizzato nella produzione dell’astronomo e geografo Tolomeo di Alessandria (110-160 d.C.), a fornire tessile. nuovi e preziosi elementi alla nascente scienza della cartografia. A Firenze, nel L’intensa attività di esplorazione delle coste dell’Africa occidentale svolta dai clima culturale di un Umanesimo che guarda con particolare attenzione alla portoghesi è legata alla necessità di approvvigionarsi di oro e, soprattutto, di cultura greca ed ellenistica, il matematico, astronomo e geografo Paolo dal schiavi africani per le piantagioni di canna da zucchero di Madera e delle Pozzo Toscanelli (1397-1482), sulla scorta dell’opera di Tolomeo, elabora una Azzorre, evitando la mediazione dei trafficanti arabi. Nel 1445 le navi carta nautica che invia al re del Portogallo con una lettera in cui spiega il portoghesi approdano alle isole di Capo Verde e quindi si spingono sempre più percorso più breve da seguire per giungere alle favolose Indie, come vengono a sud in Sierra Leone (1460) e nel golfo di Guinea (a partire dal 1469). Qui, nel definiti i territori dell’Estremo Oriente da cui provengono le spezie. Questo 1482, viene costruita la stazione commerciale fortificata di São Jorge de Mina, testo sarà in seguito inserito nell’opera storica di un altro umanista, la Historia dalla quale i mercanti lusitani possono attingere al mercato dell’oro del Sudan e rerum ubique gestarum di Enea Silvio Piccolomini (in seguito papa Pio II), sulla della Costa d’oro. Comincia allora a maturare l’idea di raggiungere le Indie quale il navigatore genovese Cristoforo Colombo (1451-1506) formerà le sue aggirando via mare il continente africano, del quale, peraltro, non sono note le conoscenze geografiche. reali dimensioni. 3.2. Alla conquista dell’Oriente: il Portogallo fra Quattro e Cinquecento Capo di Buona Speranza. Ci vogliono però dieci anni prima che, nel luglio 1497, un altro portoghese, Vasco da Gama, parta da Lisbona con una flotta di quattro navi, riesca a circumnavigare buona parte dell’Africa e ad attraversare l’Oceano Indiano, approdando infine a Calicut (nell’odierna India) nel maggio 1498. La scoperta della nuova rotta per l’India pone però non pochi problemi. Infatti Calicut, così come gli altri territori di quest’area, dai quali partono i carichi di spezie – contrariamente alle leggende europee del tempo –, è abitata da popolazioni di religione musulmana. Inoltre il commercio delle spezie è saldamente in mano ai mercanti arabi, che le trasportano via mare fino ai porti del Golfo Persico o del Mar Rosso, da dove giungono – attraverso itinerari terrestri – nel Mediterraneo orientale. Viene quindi a cadere l’illusione dei portoghesi di saltare l’intermediazione dei mercanti «infedeli». In secondo luogo, l’intera area compresa fra l’Oceano Indiano, il Golfo Persico e il Mar Rosso è un vero e proprio crocevia di commerci e civiltà, antiche quanto quelle mediterranee. Qui, a differenza che in Africa, i portoghesi hanno molto poco da offrire in cambio del prezioso pepe e delle altre spezie, soprattutto stoffe, miele, zucchero e corallo. Il solo mezzo di pagamento accettato dai Le esplorazioni geografiche fra Quattro e Cinquecento mercanti orientali – a parte il corallo, assai ricercato in Asia – è l’argento. L’atteggiamento portoghese diventa quindi da subito aggressivo, al fine di imporre prezzi bassi alle spezie ai produttori indiani. Per riuscire a battere il Nel corso delle loro spedizioni lungo la costa dell’Africa, i portoghesi sovrano di Calicut, essi mettono in pratica una tecnica cui i conquistatori fondano basi commerciali costiere che rappresentano allo stesso tempo europei faranno spesso ricorso in seguito: approfittano dei contrasti politici ed indispensabili punti di rifornimento di cibo e acqua per le navi ormai troppo economici esistenti fra i principi della zona. Pertanto nel 1500 riescono a lontane dalla madrepatria. Inoltre le difficoltà del ritorno in Europa, ostacolato insediarsi a Cochin, città rivale di Calicut, dalla quale intraprendono il dai venti contrari e dalle bonacce stagionali, costringono i navigatori lusitani a commercio delle spezie con l’Occidente. Nel 1502 arriva una nuova esplorare nuove rotte, allontanandosi dalle coste africane verso l’alto mare. Essi spedizione lusitana formata da 14 navi armate di cannoni, le quali bombardano infatti si rendono ben presto conto che, per viaggiare agevolmente alla volta del Calicut e ne obbligano il sovrano ad aprire le porte agli scambi con il Portogallo, le navi devono sfruttare venti e correnti diversi da quelli utilizzati Portogallo. Nel 1504 la corona portoghese pone termine alla fase di piena all’andata, compiendo un’ampia svolta in direzione nord-nord-est. Vengono libertà di commercio delle spezie, decretando che queste ultime debbano essere così inaugurate le due rotte che permettono di raggiungere con relativa facilità obbligatoriamente ammassate presso la Casa da Mina di Lisbona, la quale le coste atlantiche dell’Europa dall’Africa occidentale: la volta da Guiné e quella provvede a rivenderle a un prezzo prestabilito. da Mina, in uso rispettivamente a partire dal 1443 e dal 1471. A partire dal 1505 i portoghesi creano una serie di stazioni commerciali fra Le esperienze accumulate nel corso delle esplorazioni delle coste africane e le coste dell’Africa orientale e quelle dell’India occidentale, volte ad assicurare il delle prime navigazioni in alto mare consentono alla marineria lusitana di controllo delle rotte commerciali dell’Oceano Indiano. L’ideatore ulteriormente con la creazione di un insediamento a di spezie e sete preziosissime – navigando verso occidente, basandosi sulla Macao, sulla costa meridionale della Cina, nel 1557. Nella città indiana convinzione della sfericità della terra. Il progetto di Colombo è stato peraltro risiedono il viceré, massima autorità civile e militare, e il vedor da fazenda, già bocciato, in quanto irrealizzabile e troppo dispendioso, dal re del addetto a sorvegliare le merci e i traffici, nonché preposto all’arsenale navale, Portogallo, tanto più che questi ha impegnato le sue risorse nel sostenere la alla zecca e ai magazzini del pepe. Inoltre, a partire dal 1506, le spezie vengono circumnavigazione dell’Africa. Un identico parere viene espresso dai sottoposte al monopolio reale: è la corona che, da allora sino al 1570, si assume consiglieri della regina Isabella. Alla fine, però, Colombo ottiene il denaro l’onere di acquistare le spezie in Asia e di rivenderle in Europa, con i relativi necessario a equipaggiare tre caravelle, in parte dalla corona castigliana e in enormi profitti, attraverso la Casa da India – come viene ribattezzata la Casa da parte dai mercanti genovesi che hanno già finanziato la conquista e la Mina – e i propri rappresentanti ad Anversa, la maggiore piazza commerciale colonizzazione delle Canarie. europea d’inizio Cinquecento. La corona si riserva infine il monopolio Il 12 ottobre 1492 le tre navi, dopo oltre due mesi di navigazione, dell’esportazione verso l’India dell’argento e del corallo. approdano sulla terraferma: si tratta di un’isola delle attuali Bahamas, alla quale nell’arcipelago che sarà in seguito battezzato Filippine. L’impresa di Magellano Colombo dà il nome di San Salvador, prendendone possesso a nome della è però coronata solo parzialmente da successo, non solo per la durata e l’alto corona castigliana. Quindi la spedizione tocca Cuba ed Española (Santo costo del viaggio in termini di vite umane e navi – fanno ritorno solo il 10% Domingo). Il genovese è convinto – e lo resterà fino alla morte – di avere degli uomini e una sola nave –, ma anche perché, ad eccezione delle Filippine, raggiunto non una terra sconosciuta, ma le propaggini di Cipango, come è buona parte dei territori asiatici, ivi compresi le isole Molucche, grandi chiamato a quel tempo il Giappone. Poiché infatti scopo primario della sua produttrici di spezie, rientrano, in base al trattato di Tordesillas, nella sfera impresa è l’apertura di una nuova via per i traffici con l’opulento Oriente, è d’influenza portoghese. comprensibile come Colombo cerchi di sovrapporre alla nuova realtà Nel frattempo la corona castigliana autorizza lo sfruttamento delle nuove «scoperta» le poche notizie, spesso leggendarie, disponibili su Catai e Cipango. terre americane: le isole di Santo Domingo e Cuba si riempiono di alcune Con il rientro di Colombo in Spagna, nel 1493, si apre la fase delle migliaia di soldati, nobili decaduti e avventurieri spinti dalla brama di oro. Gli esplorazioni delle terre a occidente dell’Oceano Atlantico. Sin dall’inizio, la indigeni vengono presto obbligati a cercare le pagliuzze di metallo prezioso scoperta delle nuove rotte atlantiche pone alla corona portoghese e a quella presenti nei fiumi e sono sottoposti a uno sfruttamento disumano. Lo castigliana il problema della delimitazione dei rispettivi diritti. L’espansione sfruttamento e le malattie (come il vaiolo e il morbillo), sconosciute nel Nuovo della fede cristiana rappresenta per entrambe la motivazione ufficiale e, per così Mondo e giunte con gli europei, provocano il crollo della popolazione di Santo dire, propagandistica delle spedizioni alla ricerca di una via diretta per Domingo da circa 600.000 persone nel 1492 a 27.000 del 1514, fino a 10.000 l’Estremo Oriente. Di qui il ricorso al pontefice, somma autorità spirituale e al del 1530. Il ciclo delle risorse aurifere delle Antille si esaurisce negli anni 1513-contempo giuridica della cristianità, perché elimini ogni ragione di contesa tra i 18 e di conseguenza i castigliani avviano la coltivazione della canna da sovrani di Castiglia e Portogallo. Nel 1493, papa Alessandro VI emette tre zucchero, sull’esempio delle Canarie. Anche le piantagioni necessitano però di bolle in cui stabilisce una linea di demarcazione corrispondente a un meridiano molta manodopera e, vista la progressiva estinzione delle popolazioni a 100 leghe di distanza (circa 330 miglia nautiche) dalle isole Azzorre. Tutte le autoctone, i dominatori cominciano ad acquistare schiavi negri dai mercanti terre conquistate e scoperte che si trovano a ovest di tale linea vengono portoghesi che controllano i traffici del golfo di Guinea. Si tratta comunque di attribuite alla corona di Castiglia e quelle a est ai sovrani del Portogallo. Tale un commercio di alcune centinaia di schiavi all’anno, che raggiungerà le pronunciamento non è però ritenuto soddisfacente dalle due parti che, con il dimensioni di una vera e propria tratta solo nel XVII e, soprattutto, nel XVIII trattato di Tordesillas (giugno 1494), si accordano per spostare la linea di secolo (cfr. infra, cap. 20). spartizione a 370 leghe dalle isole di Capo Verde. Con questo atto, le due La ricerca dell’oro è la molla per l’ulteriore espansione castigliana sul corone si arrogano in pratica il diritto di sovranità su buona parte della terra, continente americano. Mentre in Asia i portoghesi hanno incontrato civiltà incuranti del fatto che i territori in questione siano abitati da altre popolazioni. con cui l’Europa ha rapporti da secoli, nel Nuovo Mondo i castigliani entrano Effetto inaspettato del trattato di Tordesillas è l’attribuzione dell’odierno in contatto con civiltà del tutto ignote, assai diverse fra loro per livelli di Brasile alla corona lusitana. Infatti nel 1500, effettuando un’ampia manovra sviluppo. In alcune zone le popolazioni indigene vivono organizzate in tribù, verso ovest per raggiungere l’Africa meridionale, una flotta portoghese al praticando la caccia e la pesca, nonché la coltivazione del mais – un cereale comando di Pedro Álvares Cabral viene spinta dai venti sulle coste brasiliane e sconosciuto nel continente europeo –, che richiede assai meno cure del grano e prende possesso del territorio a nome della corona lusitana. fornisce rese assai maggiori. In altre e vaste zone del Nuovo Mondo sono Solo con il viaggio compiuto dal fiorentino Amerigo Vespucci, nel 1501, presenti società assai evolute sotto il profilo dell’organizzazione politica, prende corpo l’idea che le terre scoperte da Colombo non facciano parte comprendenti popolazioni così diverse da poter essere definite imperi dagli dell’Asia, ma siano un vero e proprio Nuovo Mondo. Una volta assodato che si europei. Tuttavia gli imperi azteco e incaico non dispongono di una tecnologia tratta di un nuovo continente, i navigatori al servizio della corona castigliana sufficiente a resistere all’urto con la civiltà europea. Le armi da fuoco – unite a riprendono la ricerca di una rotta per l’Oriente. È Ferdinando Magellano, un notevoli dosi di spregiudicatezza e crudeltà – danno ai conquistadores castigliani portoghese al servizio dell’imperatore sacerdote ordinato in America (1512), conduce una quarantennale battaglia La brama di oro e pietre preziose rappresenta la principale preoccupazione culturale a favore del riconoscimento dei diritti umani degli indios, negando la dei conquistadores, che si dedicano alla sistematica e violenta spoliazione di città e legittimità dell’occupazione delle loro terre e dello sfruttamento cui essi sono popolazioni. Vengono inoltre avviate attività di estrazione dell’oro nelle sottoposti. Le denunce di Casas – la più famosa è quella affidata alla Brevísima miniere già note agli indigeni, che sono spesso ridotti in condizioni di schiavitù relación de la destruyción de las Indias, scritta nel 1542 e pubblicata nel 1551-52 – per lavorarvi. restano inascoltate, perché cozzano contro i cospicui interessi economici dei Più tarda è la decisione del Portogallo di procedere alla colonizzazione del conquistatori. Paradossalmente lo stesso Casas si mostra favorevole Brasile. Secondo la tecnica consueta, infatti, fin verso il 1530 la corona lusitana all’importazione in America di schiavi africani, pur di risparmiare alle preferisce utilizzarne le coste per istituirvi punti di approdo per le navi dirette popolazioni indigene il lavoro nelle miniere e nelle piantagioni. verso le Indie. Tuttavia l’interesse di mercanti privati di varia origine Superata la fase delle esplorazioni e della conquista vere e proprie, ha inizio parte loro, gli encomenderos sono obbligati a fornire alla corona castigliana il nei decenni centrali del XVI secolo il consolidamento della sovranità della proprio servizio militare. corona castigliana, per mezzo della creazione di istituzioni preposte al governo Sin dalla sua prima comparsa, contemporaneamente alla colonizzazione degli immensi territori dell’America centrale e meridionale. Anche lo delle Antille, l’ encomienda diviene tuttavia oggetto di tensioni fra la società sfruttamento delle risorse naturali comincia a perdere quei tratti di mero coloniale e il sovrano, poiché quest’ultimo avverte il pericolo della nascita di saccheggio che, accompagnato da crudeltà di ogni genere, ha caratterizzato la un’aristocrazia nel Nuovo Mondo, nel quale l’autorità regia è assai debole. Nel prima fase della conquista, per trasformarsi in un’attività relativamente 1512-13 Ferdinando d’Aragona – reggente del trono di Castiglia dopo la morte organizzata che coinvolge tanto i privati quanto la corona. Nella seconda metà di Isabella – promulga le leggi di Burgos (dal nome della città in cui si trova la del secolo la notevole diminuzione demografica degli indios spinge le autorità corte), con le quali accetta l’ encomienda, ma sottolinea la dipendenza diretta castigliane a raggruppare con la forza i superstiti in villaggi e a procedere alla degli indigeni americani dal sovrano. La corona non possiede però gli vendita delle loro terre ai coloni. Il lavoro forzato degli indigeni viene quindi strumenti concreti per dare attuazione a queste leggi. Le terre conquistate sono utilizzato nelle grandi fattorie dove si praticano l’allevamento e l’agricoltura di fatto sotto il controllo di un ceto formato dai conquistadores o dai loro (viene introdotta con successo la coltivazione delle banane, del tabacco, del discendenti. Per tale motivo, il tentativo di Carlo V di riaffermare l’autorità caffè e della canna da zucchero). Le preesistenti forme di riscossione dei tributi, regia in America con le Nuevas Leyes del 1542- 43, in questa e altre materie – fra basate sulle prestazioni di lavoro e la fornitura di prodotti, si perpetuano fino le quali il trattamento disumano degli indios –, cozza contro l’ostilità delle città alla metà del Cinquecento. Da questo momento si diffonde la pratica del coloniali e dello stesso Hernán Cortés, diventato uno dei maggiori proprietari pagamento in denaro delle tasse dovute ai dominatori, da cui discende della Nuova Spagna (Messico). In seguito allo scoppio di rivolte contro ogni l’obbligo per gli indios di partecipare all’economia monetaria, ricevendo un limitazione dell’autonomia dei municipi e del potere degli encomenderos, tali salario per le attività che viene loro imposto di svolgere. leggi vengono revocate nel 1545-46. Malgrado i successivi tentativi dello stesso A differenza dei portoghesi, i conquistadores cercano di dar vita in America a Carlo V e poi di Filippo II per ridurre progressivamente il ruolo delle forme di organizzazione del territorio secondo gli schemi della loro terra encomiendas, esse restano l’asse portante delle società coloniali. La forza di d’origine. Una volta sottomesse le popolazioni indigene, essi organizzano città questo strumento giuridico si esaurisce solo alla fine del Cinquecento, a causa e villaggi e istituiscono municipi che, data la lontananza dalla madrepatria e dal del tracollo demografico delle popolazioni indigene per via delle malattie controllo della corona, assumono notevoli poteri. Ecco perché la monarchia giunte dall’Europa e delle pessime condizioni di vita: nel viceregno della castigliana cerca di ottenere un certo controllo della vita coloniale: come freno Nuova Spagna gli indigeni passano da circa 25 milioni nel periodo 1519-30 a ai continui conflitti fra i conquistadores intorno allo sfruttamento delle ricchezze solo 1,1 nel 1601-1605. americane nasce l’istituto giuridico dell’ encomienda de indios. In una situazione Anche per quanto riguarda i rapporti economici con le colonie americane, nella quale i diritti di proprietà sulla terra tolta con la violenza agli indigeni la corona castigliana cerca di creare strumenti efficaci per assicurarsi i più ampi sono talvolta labili, tale strumento consente di regolare i rapporti fra i benefici possibili. Sin dal 1503 essa istituisce a Siviglia la Casa de Contratación, conquistatori. L’ encomienda non riguarda affatto il possesso della terra, ma un ufficio regio che ha il monopolio dell’organizzazione dei traffici prevede semplicemente che il sovrano affidi a ciascun colono un certo numero commerciali con le colonie, ivi compreso quello dei metalli preziosi. Per il di indigeni americani ( encomendar vuole dire infatti affidare), ai quali questi resto ampie sono le possibilità d’investimento per gruppi finanziari e mercantili s’impegna a insegnare i principi della fede cattolica. In cambio, gli indios sono non solo castigliani, ma anche genovesi, fiamminghi e tedeschi. Inoltre la Casa tenuti a prestare il proprio lavoro nelle case, nelle miniere e nelle terre de Contratación provvede a esigere le imposte sulle merci in partenza e in dell’ encomendero. Sebbene il dominio sulla manodopera indigena non nasca dalla arrivo dall’America ed esercita la giurisdizione penale e civile su tutte le cause proprietà della terra da parte del colono, esso finisce per acquisire alcune relative al commercio e alla navigazione. D’ora in avanti Siviglia, con il suo caratteristiche tipiche del feudalesimo europeo. In primo luogo, il lavoro porto affacciato sull’Oceano Atlantico, diviene il maggiore snodo economico-nell’ encomienda è obbligatorio e non retribuito. Inoltre i conquistatori finanziario per i rapporti fra l’Europa e le colonie castigliane nel Nuovo stabiliscono il proprio dominio su determinati territori, con i relativi villaggi, Mondo, sebbene nel 1529 Carlo V apra al commercio con l’America altri nove che sono tenuti a versare tributi in natura, oltre alle prestazioni di lavoro. Da porti castigliani. Accanto alla Casa de Contratación, che dipende dalla corona, tutti i manufatti (armi, utensili metallici, tessuti, strumenti nautici ecc.) di cui R. Romano, I conquistadores: meccanismi di una conquista coloniale, Mursia, Milano 1974. hanno bisogno. In cambio, oltre all’oro e alle perle, essi – a partire dal 1530 – R. Romeo, Le scoperte americane nella coscienza italiana del Cinquecento, Laterza, Roma-Bari inviano a Siviglia zucchero, cuoio, legnami pregiati e coloranti naturali (indaco 1988 (ed. or. 1953). e cocciniglia). Dopo il 1570, è l’argento del Messico e del Perù a rappresentare N. Wachtel, La visione dei vinti. Gli indios del Perù di fronte alla conquista spagnola, Einaudi, la principale voce delle esportazioni dalle colonie americane. Cambia anche la Torino 1977 (ed. or. 1971). tipologia delle merci importate: infatti man mano che, ai primi del XVII secolo, la vite, il grano e l’olivo, nonché le manifatture di tessuti di bassa qualità, impiantati nel Nuovo Mondo rendono i coloni sempre meno dipendenti per tali prodotti, le importazioni dalla Castiglia riguardano in misura crescente i manufatti di qualità (tessuti di lusso, vini e alimenti pregiati, calzature, carta, orologi, oggetti metallici ecc.). Le manifatture castigliane non sono però in grado di far fronte all’aumento della domanda di tali merci o di produrle a prezzi alla portata dei coloni. Pertanto comincia a prosperare un duplice contrabbando: quello dei mercanti portoghesi, francesi e inglesi che, violando il monopolio castigliano, introducono i propri prodotti nelle colonie 4. Umanesimo e Rinascimento maniera scorretta, a causa di errori di trascrizione operati nel corso dei secoli dai copisti, ossia da coloro che materialmente redigevano i testi in forma manoscritta, prima – ma il fenomeno è presente anche dopo – dell’invenzione della stampa. Un altro aspetto essenziale dell’Umanesimo è dato dal «ritorno» della cultura della Grecia antica in Europa, dove essa era sostanzialmente scomparsa nel corso del Medioevo, al punto che la conoscenza stessa della lingua greca si era perduta e autori come Aristotele erano stati letti e studiati solo in forma parziale, nelle traduzioni latine elaborate dai dotti del mondo musulmano. Nel tentativo di superare lo scisma fra la Chiesa cattolica e quella ortodossa, nel 1438-42 si tiene un concilio a Ferrara (poi trasferito a Firenze) che dà modo a numerosi eruditi greci di recarsi in Italia e di stabilirvisi, contribuendo in ampia misura alla diffusione della conoscenza del greco antico, anche grazie al fatto che essi recano con sé numerosi codici manoscritti di autori dell’età classica, in particolare Platone (427-347 a.C.). Il contributo più importante all’elaborazione della filologia, quale disciplina 4.1. Lo studio dei classici e la filologia autonoma dal punto di vista metodologico, viene dall’opera di Angelo Ambrogini, detto Poliziano (1454-94). Nella sua Miscellanea egli espone i criteri principali dell’esame erudito dei manoscritti, dalle prove paleografiche Umanesimo e Rinascimento possono essere considerati momenti successivi all’ortografia, all’ usus scribendi, ancora in uso oggi nella critica del testo. Per il di un medesimo processo culturale che nasce e si sviluppa in Italia fra Tre e Poliziano la ricostruzione del testo nella sua originalità serve a comprendere in Quattrocento e che assume dimensioni europee nel corso del secolo seguente. maniera ottimale il contesto storico nel quale esso è stato prodotto. Con il termine di Umanesimo (dall’espressione latina humanae litterae) si Non sono solo i testi letterari a passare al vaglio dell’occhio attento degli definisce un movimento intellettuale caratterizzato da un atteggiamento nuovo studiosi. Lorenzo Valla (1405-57) analizza con il metodo filologico il nei confronti del mondo antico, cioè della Grecia e di Roma. La civiltà classica documento che tradizionalmente segna la nascita della Stato della Chiesa, viene considerata un modello ineguagliabile di cultura, cui attingere e cui mediante l’atto di cessione di Roma e del Lazio fatta dall’imperatore ispirarsi per elaborare una nuova concezione del mondo. Antesignano di un Costantino (280 ca.-337) a papa Silvestro I (314-35). Valla nella De falso credita nuovo modo di guardare alla classicità è il poeta Francesco Petrarca (1304-74), et ementita Constantini donatione svela come il documento in questione altro non che già alla metà del Trecento invita allo studio dei testi latini e alla riflessione sia che un falso, fabbricato in un momento successivo a quello della presunta sui loro contenuti. redazione. Lo testimonia l’uso di espressioni linguistiche non attestate nel IV Nel corso del Quattrocento queste sollecitazioni vengono raccolte da secolo d.C., ma comuni nell’VIII. diversi uomini di cultura che portano alla luce codici, dimenticati da secoli Figura rilevante nella cultura umanistica europea è quella di Erasmo da nelle biblioteche monastiche di tutta Europa, e riscoprono moltissime opere di Rotterdam (1466 o 1469-1536). Personaggio dalla profonda sensibilità autori famosi nell’antichità e da tempo dimenticati. Uno degli scopi religiosa, Erasmo si impegna a conciliare le istanze della fede con il rigore programmatici di questa operazione di ricerca è quello di restituire alla sua intellettuale. Egli ritiene che la traduzione latina della Bibbia, la cosiddetta purezza la lingua latina. Il latino, infatti, utilizzato durante l’intero Medioevo Vulgata, in uso da circa un millennio nella liturgia ecclesiastica, sia un testo negli ambienti religiosi e colti, appare, nel XIV e XV secolo, notevolmente costellato di errori dei copisti. Pertanto, così come auspica un ritorno al diverso rispetto a quello utilizzato nei versi di Virgilio e nelle prose di cristianesimo evangelico delle origini, egli si dedica a elaborare un’edizione Cicerone. Si pongono così le basi per la fondazione di una nuova disciplina, la critica del testo greco del Nuovo Testamento, con traduzione latina a fronte. filologia, grazie alla quale si restituiscono alla forma originale testi tramandati in 4.2. La nascita e la diffusione di un mezzo rivoluzionario: la decennio successivo in tutti i maggiori centri italiani. Grazie all’attività degli stabilimenti tipografici, dove si realizza in poche ore stampa L’esempio che proviene merito soprattutto degli artigiani tedeschi che lasciano Magonza per stabilirsi dalla classicità è invece quello dell’importanza dell’individuo e delle sue azioni altrove. In Italia le prime tipografie nascono fra gli anni Sessanta e Settanta del nel mondo per il raggiungimento del bene più prezioso, la gloria. I classici Quattrocento a Venezia, Roma, Subiaco e Foligno, per poi svilupparsi nel forniscono molteplici esempi di comportamenti virtuosi e di atti eroici che vengono premiati con il plauso unanime. La cultura umanistica elabora, «meccanica», ossia un lavoro manuale, era considerato avvilente: raramente pertanto, un ideale caratterizzato da un nuovo atteggiamento nei confronti quindi un rampollo di buona famiglia poteva intraprendere una carriera nel della vita. Innanzitutto viene sottolineata la dimensione pubblica, sociale e mondo dell’arte. Generalmente il pittore lavorava in una bottega, dove si politica nel senso etimologico del termine (dal greco polis, città) in cui si deve realizzavano i prodotti più diversi: non solo dipinti a soggetto sacro o profano, svolgere l’esperienza umana. In contatto con i propri simili, nell’esercizio di ma anche cassapanche per corredi nuziali, suppellettili per la casa, bandiere, numerose attività, non solo politiche e militari, ma anche culturali e ludiche, gualdrappe e così via. A partire dal XVI secolo si afferma, invece, l’idea che che contribuiscono a sviluppare le qualità proprie della sua natura, l’uomo l’artista possa e debba lavorare in solitudine, seguendo non solo i desideri del rinascimentale è artifex suae fortunae, artefice del proprio destino e delle proprie committente ma anche la propria ispirazione. Il lavoro dell’artista viene, fortune, anche materiali. quindi, apparentato a quello delle arti liberali, considerato un’attività di alto Un personaggio che sembra riassumere in sé le diverse caratteristiche del valore intellettuale. modello rinascimentale è Leon Battista Alberti (1404-72). Figlio di un Questo notevole cambiamento avviene in virtù di diversi fattori. In primo mercante, egli si rifiuta di seguire le orme paterne e diviene architetto, teorico luogo, cambia l’educazione dell’apprendista. Valore esemplare ha, da questo della pittura e dell’architettura (come testimoniano le sue opere De pictura e De punto di vista, l’esperienza del giardino di San Marco, promossa a Firenze da re aedificatoria), autore di opere scientifiche ( Ludi matematici), di una commedia, Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico, mecenate e collezionista (cfr. supra, di opuscoli e di dialoghi filosofici. Alberti elabora una peculiare visione del cap. 1). Qui Lorenzo il Magnifico accoglie giovani promettenti, ai quali fa mondo nel dialogo La famiglia, scritto intorno al 1433. L’opera, scritta in lingua impartire un’educazione di tipo umanistico e liberale e non solo i rudimenti volgare e divisa in tre libri, ha come protagonisti alcuni mercanti che discutono dell’arte alla quale hanno deciso di dedicarsi. sui problemi che il capo di una famiglia deve affrontare. Assume un valore A imprimere una svolta nella pubblica considerazione nei confronti degli rivoluzionario, a fronte di quanto fino a quel momento affermato dai moralisti artisti è anche la sempre maggior qualificazione che serve per concepire e e dai teologi, il valore che Alberti, attraverso le parole di uno dei personaggi realizzare le opere desiderate dai grandi mecenati dell’epoca. A questo principali, Giannozzo, attribuisce al denaro. Non solo esso è indispensabile proposito, un profilo significativo offre la figura di Filippo Brunelleschi (1377-all’uomo per vivere, ma è anche in stretta relazione con l’uso del tempo: infatti 1446), architetto, ingegnere e scultore. Brunelleschi applica le regole della solo colui il quale sa impiegare proficuamente il proprio tempo può conseguire prospettiva matematica e della proporzionalità per progettare le sue opere. Egli i propri scopi e ottenere ciò che desidera. Lo scorrere del tempo, tratto si avvale di raffinate conoscenze scientifiche e meccaniche per realizzare il suo caratterizzante dell’esperienza umana, in contrasto con l’eternità che capolavoro, la cupola della chiesa di Santa Maria del Fiore a Firenze, che viene contraddistingue la figura di Dio, è specchio della laicità di Alberti, nella innalzata senza bisogno di centine (strutture portanti provvisorie). In virtù delle convinzione che nulla possa essere precluso all’uomo. sue cognizioni di geometria egli elabora anche la prospettiva, che consente la Grande fiducia nelle capacità dell’uomo nutre anche uno dei maggiori rappresentazione della tridimensionalità all’interno di uno spazio protagonisti dell’epoca rinascimentale: Leonardo da Vinci (1452-1519), bidimensionale, come quello rappresentato da un dipinto, privo quindi della pittore, scultore, architetto, ingegnere e scrittore. Autore di capolavori della profondità. pittura, come La gioconda, Leonardo è mosso da una curiosità insaziabile verso A impersonare in maniera compiuta la figura dell’artista rinascimentale, ogni aspetto della realtà che lo circonda, come testimoniano i suoi numerosi dotato di grandi risorse intellettuali e irriducibile alla disciplina dettata dal disegni. Secondo Leonardo, l’uomo deve perseguire la conoscenza non committente, è sicuramente Michelangelo Buonarroti (1475-1564), pittore, mutuandola dagli scritti degli antichi, ma attraverso l’osservazione diretta della scultore, architetto, ingegnere e poeta. Notissimo per i suoi capolavori, dagli natura. Le diverse nozioni di ottica, geometria, anatomia, geologia, botanica, affreschi della Cappella Sistina al Mosè alla cupola di San Pietro, Michelangelo è fisica, idraulica e balistica che egli trae dall’esame dei fenomeni fisici altrettanto conosciuto fra i contemporanei per l’ombrosità del carattere. Famosi confluiscono in progetti di macchine avveniristiche. sono gli scontri dell’artista con uno dei suoi più importanti mecenati, papa All’interno del mondo rinascimentale un luogo privilegiato spetta all’artista Giulio II, protettore di Bramante (1444-1514) e di Raffaello Sanzio da Urbino – pittore, scultore o architetto che sia –, che per la prima volta conquista (1483-1520). Il pontefice tollera le asperità caratteriali di Michelangelo non rispetto e prestigio all’interno della società. In precedenza il professare un’arte solo perché vuole che egli rimanga al suo servizio, ma anche perché si va diffondendo nei mecenati un atteggiamento di disponibilità nei confronti dei Machiavelli appare esemplare. Dopo essersi ricavato con astuzia e spietatezza capricci e delle eccentricità degli artisti. un’ampia signoria territoriale tra Romagna e Marche, il Borgia non riesce a consolidare il proprio dominio, che frana non appena muore Alessandro VI: ciò dà modo a Machiavelli di riflettere sulla sostanziale incapacità umana di contrastare in maniera convincente la «fortuna». suo signore: «onde forse si poria dir che ’l divenir institutor del principe fosse il quali la tradizione platonica si mescola a quella magico-astrologica della cultura fin del cortegiano», come dice uno dei partecipanti al dialogo. L’elaborazione egizia ed ebraica, dando origine a un sapere filosofico ed esoterico, destinato di Castiglione chiude la parabola rinascimentale. Mentre i primi umanisti cioè a essere rivelato a pochi sapienti, in grado di non farsi distrarre dalle avevano creduto negli ideali repubblicani di matrice classica, Castiglione apparenze delle cose e di essere iniziati ai segreti che consentono la sembra prendere atto del fatto che tra fine Quattrocento e inizio Cinquecento manipolazione della natura tramite le scienze «occulte». la forma politica destinata al successo è quella principesca. Attraverso le pagine La tradizionale visione dell’età umanistica e rinascimentale come del Cortegiano egli vuole, quindi, elargire consigli ai monarchi del tempo, contrassegnata da una forte impronta razionalistica ha spesso nascosto il fatto suggerendo loro di prestare ascolto ai saggi e competenti uomini di corte di cui che gli stessi intellettuali dediti alla riscoperta della cultura classica o figure si circondano. successivamente viste quali precorritrici delle novità scientifiche seicentesche Il cortegiano diviene il libro più tradotto fra Cinque e Seicento: assai (sulle quali cfr. infra, cap. 12) sono al contempo affascinati da dottrine e idee numerose sono le edizioni che si contano in tutta Europa, specialmente nelle che, alla luce dell’odierna visione razionalistica e scientifica della realtà, «nuove» monarchie. Da una parte questo testo suggerisce agli uomini di lettere appaiono del tutto prive di fondamento. Si tratta di forme teoriche e pratiche il modo di comportarsi alla corte di un principe, dall’altra esso fornisce agli che, nel nome di un preteso sapere occulto ed esoterico, promettono il aristocratici che frequentano le corti sovrane l’esempio ideale dei dominio dei segreti della natura e del mondo. L’astrologia, con la diffusa comportamenti da tenere in pubblico. Per lo stesso motivo, un successo credenza a tutti i livelli della società che gli astri, specialmente il sole, siano le altrettanto grande arride al Galateo di Giovanni Della Casa (1503-56), un libro fonti primarie della vita e della forza, oppure agenti di poteri divini dotati di che si propone di dettare gli elementi di etichetta e i principi delle buone una diretta influenza sugli eventi mondani e le fortune degli uomini o ancora maniere. che il futuro sia scritto nei moti celesti e nelle figure che l’immaginazione umana proietta sulla volta celeste, popolata di forze divine, ora benefiche ora malefiche, rappresenta uno degli elementi che – pur attraverso differenti elaborazioni concettuali – connette fra loro la cultura dell’antichità classica, 4.6. La natura e i saperi «occulti» quella medievale e quella umanistica e poi rinascimentale. Il convincimento che esista una stretta correlazione fra il mondo dei pianeti e la posizione degli Nella visione cristiana medievale la natura è semplicemente la raffigurazione astri (il macrocosmo) e quello degli eventi umani (il microcosmo), oltre a della potenza e della volontà di Dio, una realtà da ammirare nella sua bellezza o evocare la possibilità di padroneggiare la mutabilità dei destini, si lega all’idea da scrutare per cogliervi i segni dell’ira del Signore che si manifesta attraverso che il possesso dei segreti della natura e dell’universo consentono la eventi straordinari (terremoti, siccità, inondazioni). Con l’Umanesimo si fa manipolazione umana della realtà. Sulla scorta della lettura degli scritti platonici strada una visione diversa che valorizza la natura, vista come un soggetto – si parla non a caso di neoplatonismo – alcuni intellettuali umanistici relativamente autonomo, dotato di proprie regole da scoprire e indagare. La ritengono che la natura sia un’entità vivente pervasa da uno spirito divino che si riscoperta dei testi filosofici e scientifici del mondo classico, in primo luogo di manifesta attraverso forze che si attraggono e si respingono concorrendo a Platone – che giunge in Italia nella versione latina già ai primi del XV secolo – creare una profonda unità fra tutti gli esseri. Tramite la magia e l’alchimia – favorisce l’emergere di un nuovo approccio alla realtà naturale e al suo rapporto l’arte di manipolare pietre e metalli che si suppone posseggano virtù magiche, con l’esistenza degli uomini. Particolarmente importante è la figura del terapeutiche o spirituali – si ritiene quindi possibile, ai pochi detentori delle fiorentino Marsilio Ficino (1433-99), che appronta la prima edizione della necessarie e segrete conoscenze, di ottenere effetti meravigliosi e sorprendenti traduzione latina delle opere di Platone (1477), quella di alcuni scritti del utilizzando a proprio vantaggio le forze che già agiscono in natura. Figure, ad filosofo greco Plotino (205-270) e del cosiddetto Corpus hermeticum. esempio, quali quella del medico svizzero Theophrast von Hohenheim, meglio Quest’ultimo è un insieme di testi composti fra il II e il IV secolo d.C. e noto come Paracelso (1493-1541), del medico e matematico pavese Girolamo attribuiti alla mitica figura di Ermete Trismegisto (letteralmente «Ermete tre Cardano (1501-76) e del napoletano Giambattista Della Porta (1535-1615) volte grande», nome greco del dio Thot, fondatore della religione egizia), nei sono caratterizzate da una singolare mescolanza di cultura magico-alchemica e interessi scientifici che mostrano fino a che punto i saperi magici siano connessi inestricabilmente alla cultura scientifica successiva, soprattutto attraverso l’idea «magia», consistente nella profonda e razionale conoscenza delle leggi di una visione quantificabile della realtà, attraverso la matematica, e l’esigenza dell’ordine universale. Costoro infatti sono davvero in grado di leggere il di una conoscenza da conseguire con metodi empirici (cfr. infra, cap. 12). grande libro dei cieli, dove ogni mutamento può essere conosciuto perché già Inoltre, nel Quattrocento e nel Cinquecento riscuote grande successo fra gli scritto. umanisti la qabbalah (termine ebraico che significa «ricezione»), una dottrina mistica sorta all’interno dell’ebraismo nel XII secolo e diffusasi in ambienti culturali cristiani dal XIII, che, a partire dalla speculazione sulla natura di Dio e sulla derivazione dell’universo da lui, esamina la possibilità di ritornare a Dio Bibliografia attraverso molteplici mediazioni. Una delle figure più notevoli e «irregolari» un altro scritto assai importante, il De naturalium effectuum admirandorum causis M. Viroli, Dalla politica alla ragion di Stato. La scienza del governo tra XIII e XVII secolo, sive de incantationibus (1520), Pomponazzi cerca di dare un’interpretazione Donzelli, Roma 1994. «naturale» dei miracoli e degli eventi straordinari, utilizzando solo esempi F.A. Yates, Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Laterza, Roma-Bari 1981 (ed. or. dell’antichità classica, ma con evidente allusione al cristianesimo e 1964). Id., Cabbala e occultismo nell’età elisabettiana, Einaudi, Torino 1982 (ed. or. 1979). all’occultismo, e affermando che solo l’illusione o l’inganno possono far credere P. Zambelli, L’apprendista stregone. Astrologia, cabala e arte lulliana in Pico della Mirandola, agli uomini che le leggi della natura siano violabili e piegabili dagli esseri umani Marsilio, Venezia 1995. a proprio piacimento. Nella sua opera di demistificazione, il filosofo mantovano ritiene che solo gli uomini più sapienti, non disposti ad accettare le «favole» create dalle religioni, possono comprendere il segreto della vera 5. Solo la grazia salva: la Riforma protestante L’idea della reformatio, della riforma cristiana, non conduce necessariamente all’eresia, cioè all’affermazione di dottrine sulla religione, sulla struttura ecclesiale o sull’organizzazione sociale contrastanti con quelle sostenute ufficialmente dalla Chiesa; ma di sicuro alla base della formazione di dottrine poi qualificate come eretiche vi è una notevole ansia riformatrice: fare sì che la Chiesa si conformi alla volontà espressa dal suo fondatore, Gesù Cristo. Il messaggio evangelico viene assunto cioè come metro di giudizio non solo dei comportamenti, ma anche delle teorie tradizionali della Chiesa. Già nel XIV secolo dottrine eterodosse e riformatrici erano sorte e si erano diffuse in Inghilterra (con John Wycliff, 1320-84) e in Boemia (con Jan Hus, 1369-1415), basandosi sulla critica nei confronti della ricchezza smodata della Chiesa, del potere mondano conquistato dai membri del clero e del potere temporale del pontefice. Ma è soprattutto nell’opera di un pensatore e umanista olandese del secondo Quattrocento, Erasmo da Rotterdam (cfr. supra, cap. 4), che la critica nei confronti della politica della Chiesa si fa più influente e incisiva. In testi divenuti celebri come L’elogio della pazzia (1509), Erasmo Durante la prima metà del XVI secolo si diffondono in Europa idee cristiane critica aspramente la corruzione e l’immoralità della Chiesa, la presunzione sulla religione e sulla vita molto diverse da quelle insegnate dalla Chiesa ecclesiastica di possedere la verità su qualunque aspetto della vita e l’eccesso di cattolica. A prima vista non si tratta di una novità: periodicamente, nel corso potere del papa che, oltre a comportarsi nei suoi domini temporali come dei secoli precedenti, la Chiesa aveva dovuto fare i conti con l’esistenza, qualunque altro sovrano, pretendeva di governare e indirizzare la vita civile ritenuta intollerabile, di visioni del mondo ispirate al messaggio cristiano, ma in degli altri Stati. Malgrado le sue durissime critiche nei confronti del papato e diversa misura dissenzienti da quella ufficialmente affermata. I sostenitori di tali della Chiesa, allorché nacque la Riforma protestante Erasmo rimase cattolico, idee, chiamati eretici, erano tradizionalmente sottoposti a scomunica, cioè sebbene molti suoi discepoli facessero una scelta diversa. all’espulsione dalla comunità dei fedeli attraverso la privazione dell’accesso ai Tutto ciò spiega il motivo per cui quando, nel 1517, giunge a Roma notizia sacramenti, e additati come nemici della fede. Una volta che gli eretici erano che in Sassonia un oscuro monaco, appartenente, come Erasmo, all’Ordine stati condannati dalla Chiesa, l’autorità civile poteva agire con la forza contro di agostiniano, di nome Martin Lutero (1483- 1546), aveva diffuso 95 tesi loro, sino ad arrivare allo sterminio di massa, nel nome della difesa della fede e teologiche sospette di eresia – l’immagine tradizionale dell’affissione alle porte della repressione di ogni dissenso rispetto all’ortodossia confessionale. Il della chiesa del castello di Wittenberg è del tutto inventata in seguito a scopi ricorrente sorgere di dottrine eterodosse che, pur facendo riferimento agli stessi propagandistici – nessuno nella Curia romana si allarma in maniera particolare: sacri testi del cristianesimo (la Bibbia e specialmente il Nuovo Testamento), si sarebbe provveduto a farlo ravvedere, o altrimenti lo si sarebbe rimesso alla non si conformano alla dottrina insegnata dalla Chiesa cattolica ha origine santa Inquisizione, il tribunale ecclesiastico che, sotto la direzione vescovile, essenzialmente nella grande distanza tra la visione del mondo proposta dai testi era incaricato di sorvegliare e punire le idee eretiche in ogni diocesi. sacri e la realtà ecclesiale e politico-sociale concretamente esistente: l’insegnamento di Gesù Cristo, così come raccontato dai vangeli, propone infatti ai fedeli un’etica della donazione e del sacrificio molto lontana dalla pratica dell’accumulazione di beni materiali e di potere tipica della Chiesa 5.1. Le 95 tesi che sconvolsero il mondo tardo-medievale. Da tale tensione nasce il frequente richiamo, per lo più da parte di gruppi minoritari e di intellettuali, a una riforma della Chiesa che la E invece quelle 95 tesi diffuse da uno sconosciuto giovane professore di faccia ritornare a quella spiritualità e purezza ritenute tipiche delle origini, Sacre Scritture divengono in breve tempo un evento che sconvolge il mondo quando cioè il cristianesimo era solo una fede e non una religione ufficiale. cattolico, distruggendo per sempre l’unità della Chiesa. Le idee di Lutero, Dante Alighieri nella Divina commedia), ma anche della lenta liberazione dai insomma, non saranno una semplice eresia, destinata prima o poi a estinguersi peccati che vengono così, con il tempo, scontati e annullati. A mezzo tra il con la repressione, ma una spaccatura profonda nell’Europa cristiana, divisa da Paradiso e l’Inferno (sede trascendente della dannazione e della sofferenza allora in poi tra cattolici, fedeli della Chiesa romana, e protestanti, appartenenti eterna consistente nell’irrimediabile lontananza di Dio), il Purgatorio si a una delle tante Chiese e sette confessionali originate dal processo messo in presenta come una prigione temporanea, sorta di proseguimento ultraterreno moto dalle posizioni luterane. della battaglia tra le virtù e i vizi, tra lo spirito e la carne, tra l’imitazione di Alla base della riflessione teologica di Lutero vi è, come sempre, il confronto Cristo e il continuo rischio del peccato che travaglia quotidianamente la vita tra la lettura dei testi sacri e la dottrina ortodossa della Chiesa, tra il messaggio del credente. imperscrutabile e immodificabile dall’uomo. Le indulgenze sono quindi ridurre l’influenza della Chiesa non solo in campo religioso, ma anche politico, un’impostura: esse significano spacciare un credito che non si possiede e fare sociale ed economico e, in prospettiva, di assicurarsi il controllo delle strutture mercimonio di un bene divino, la grazia, donato liberamente all’uomo. E ecclesiastiche locali e di appropriarsi degli ingenti beni della Chiesa. inutili sono le preghiere indirizzate ai santi, che, proprio come la Chiesa, non Infine le dottrine di Lutero appaiono a molti gruppi sociali come lo possono intercedere per l’anima del fedele. Il culto loro prestato attraverso strumento religioso e culturale in grado di scardinare o modificare in immagini e devozioni per i loro resti mortali (reliquie) sono poi qualificati di profondità l’ordine politico-sociale esistente. Infatti esse vengono lette come superstizione. La critica radicale cui Lutero sottopone le indulgenze contiene l’affermazione di una via che assicura, attraverso l’abbattimento del potere in embrione la messa in discussione del ruolo stesso della Chiesa, del clero e mondano della Chiesa e del suo sistema di norme sociali vincolanti, maggiore dei sacramenti così come essi si sono andati articolando e sviluppando nei libertà per tutti. Secondo Lutero le Sacre Scritture sono l’unica fonte autentica secoli precedenti: è una vera e propria rivoluzione concettuale che incrina la della parola di Dio, l’unica autorità legittima cui il cristiano deve fare visione del mondo che sorregge l’ordine costituito della cristianità cattolica. riferimento nella sfera religiosa. Sulla base del principio della «sola Scrittura», egli quindi dichiara vana e senza fondamento ogni pretesa della Chiesa cattolica, così come essa si è andata configurando storicamente, di essere l’unica depositaria della facoltà d’interpretare la parola divina e di mediare fra l’uomo e 5.2. Nascita del movimento protestante Dio. Ne scaturiscono non solo la negazione di qualunque valore alla tradizione teologica cattolica, al ruolo sacro del sacerdozio e al papato, ma anche Grazie alla stampa e alla traduzione in tedesco – dato che erano state redatte l’affermazione del principio della libera interpretazione delle Scritture da parte in latino, segno che si trattava di un testo per soli dotti –, le 95 tesi e gli altri del cristiano. scritti di Lutero hanno una straordinaria circolazione in Germania. Le sue Tutti questi diversi elementi concorrono in vario modo ad assicurare la opere costituiranno circa un terzo di tutti i libri in lingua tedesca venduti tra il fortuna del movimento riformatore protestante. All’inizio le idee di Lutero 1518 e il 1525. E i libri stampati nel ventennio 1520-40 saranno circa il doppio sembrano un affare d’importanza secondaria, materia per una contesa tra frati, di quelli editi nel ventennio precedente. Tale rapida diffusione delle idee un’ennesima manifestazione del contrasto teologico e culturale tra l’Ordine luterane e il loro straordinario successo non derivano solo dal loro carattere agostiniano – che coltiva tradizionalmente le istanze più spirituali, a partire radicale o, se si vuole, rivoluzionario, ma dal fatto che esse interpretano bisogni dalla riflessione di sant’Agostino sul pensiero di san Paolo – e l’Ordine largamente diffusi nella società del tempo. Preoccupazioni di natura religiosa, domenicano, interprete della visione cattolica derivante dal pensiero di san desiderio di critica ed esigenze di mutamento rispetto all’ordinamento sociale Tommaso. Citato a comparire a Roma per esservi processato, nel 1518, Lutero ed ecclesiale trovano nelle dottrine del monaco agostiniano non solo una voce, viene difeso dal suo diretto signore, il duca di Sassonia e principe elettore ma anche uno straordinario strumento di elaborazione concettuale. dell’impero, Federico il Saggio (1486-1525), che rifiuta di farlo partire. Nel In primo luogo le dottrine luterane interpretano l’aspirazione, fortemente frattempo le vicende dell’elezione del nuovo imperatore fanno passare la avvertita in Germania e non solo, di rinnovamento morale e religioso, nonché contesa in secondo piano (cfr. supra, cap. 1). Solo nel giugno 1520 papa Leone la diffusa protesta nei confronti di un clero ignorante, invadente e corrotto. X, con la bolla Exsurge Domine, condanna esplicitamente la dottrina di Lutero, Esse attraggono e rassicurano perciò tutti coloro che condividono l’esigenza di che rifiuta di sottomettersi e, il 10 dicembre, getta pubblicamente tra le fiamme un rinnovamento profondo, sia spirituale sia materiale, della vita religiosa e il documento pontificio. degli ordinamenti ecclesiali. Inoltre, conferendo un ruolo centrale al rapporto In quegli stessi mesi il monaco pubblica alcuni importanti scritti che diretto – ossia privo di intermediari umani o sovrumani – fra l’uomo e Dio, sintetizzano il suo pensiero circa il ruolo del papato e della Chiesa e, più in grazie al libero accesso alle Sacre Scritture, la teologia luterana rappresenta un generale, la sua visione della fede cristiana. Anzitutto Lutero afferma a chiare passo importante verso una religiosità popolare più basata sulla ragione, più lettere che il pontefice non è né può in alcun modo considerarsi al di sopra comprensibile e meno magico-misterica. delle Sacre Scritture, unica fonte di verità per l’uomo. In ciò egli riprende e In secondo luogo alcuni sovrani trovano nelle idee luterane la possibilità di amplifica il pensiero di Erasmo da Rotterdam, che sosteneva l’esigenza di un ritorno alla purezza del cristianesimo originale e alla conoscenza della Bibbia. Tuttavia, nel trattato dall’eloquente titolo La cattività babilonese della Chiesa, obbliga così l’imperatore a dare seguito alla scomunica, mettendolo al bando Lutero svolge una netta critica dei sette sacramenti, affermando che essi, senza dai territori dell’impero. A questo punto, però, interviene il duca di Sassonia, il primato della fede, si riducono a semplici «sacrileghe superstizioni di opere». che provvede a mettere l’ex monaco al sicuro in un rifugio segreto (il castello di Egli pertanto rifiuta in quanto rituali insignificanti ai fini della salvezza la Wartburg), dove Lutero si dedica alla traduzione in tedesco del Nuovo cresima e l’estrema unzione. Allo stesso modo il matrimonio, istituzione Testamento – che viene stampato nel 1522 – allo scopo di consentire a tutti i umana, non ha alcuna valenza sacramentale. La figura del sacerdote come cristiani il libero accesso alla parola di Dio. Il successo di tale iniziativa è gestore del sacro, trait d’union tra mondo terreno e aldilà, viene a sua volta travolgente: tra il 1522 e il 1546 vengono infatti stampate circa 430 edizioni smantellata. L’idea stessa di un clero come ordine separato, distinto da quello dell’opera. Lutero traduce anche l’Antico Testamento, che vedrà la luce solo dei fedeli, per Lutero è abominevole: ogni cristiano è chiamato al rapporto nel 1534. Per comprendere appieno il significato e la portata di tali scelte diretto con Dio e a essere sacerdote per se stesso e per gli altri. Ne consegue occorre tener presente che la pratica di culto cattolica si fondava non solo l’abolizione
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