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L'età moderna. Dalla scoperta dell'America alla Restaurazione., Sintesi del corso di Storia Moderna

sintesi completa di storia moderna

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 03/11/2021

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Scarica L'età moderna. Dalla scoperta dell'America alla Restaurazione. e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! L’ETA”' MODERNA CAP. 1: Il sogno dell’impero, la realtà di monarchie e repubbliche All’inizio del 16 secolo, Carlo V d’Asburgo, in seguito a varie eredità, riunisce sotto di se un enorme insieme di possedimenti: dal padre ereditò i domini d'Asburgo, concentrati nell'attuale Austria; della nonna l'eredità borgognona, formata dalla Franca Contea, Paesi Bassi; dalla madre le corone di Castiglia e d'Aragona, che includono regno di Sicilia, Napoli e Sardegna, e le nuove colonie americane. Sembra, quindi, realizzarsi la rinascita del Sacro Romano Impero, ma alla morte di Carlo V il regno, e quindi l'eredità asburgica, venne diviso in due tronconi: egli lascia al figlio Filippo Il le corone di Castiglia ed Aragona e al fratello Ferdinando: Austria, Boemia ed Ungheria e con questa divisione muore il progetto di un unico impero cristiano europeo. Nuove monarchie L'elemento più importante nello sviluppo delle società europee all’inizio dell’età moderna è la formazione di poteri monarchici. In questi ambiti Il potere dei sovrani si esercita più fortemente che nel passato. Il re assomiglianza di Dio, era immaginato come colui che punisce e premia, raddrizzando i torti e ricompensando i meriti. Le qualità principali di un sovrano erano la nobiltà e la generosità che si dovevano accompagnare alla protezione dei beni e delle vite dei sudditi e la difesa della religione cristiana. Tra Quattro e Cinquecento si ebbe una crescita del potere del re. E ciò comporta l'inclinazione dei sovrani a liberarsi di ogni struttura di potere che minacci la corona è la tendenza a porre la loro sovranità considerata come voluta da Dio è indipendente da ogni altro potere esterno, quindi, una sovranità che non riconosce alcun potere terreno superiore al proprio. Nel corso del ‘900 si ebbe la creazione di un’entità superiore quale la monarchia, incentrata sulla figura di un sovrano, parsa come presupposto per affermare un principio di uguaglianza dei sudditi. La prima e più importante monarchia sulla scena europea è quella di Francia, erede del regno franco e retta dalla monarchia dei Valois che nella lunga guerra contro l’Inghilterra — guerra dei Cent'anni 1337/1453 - riuscì a cementare l’unità del regno nella difesa dalle pretese di dominio inglese. In Inghilterra, dopo la sconfitta nella guerra dei Cent'anni, vi furono una serie di conflitti intestini fra le casate contrapposte degli York e dei Lancaster che si contendeva il diritto alla successione al trono inglese (guerra delle Due Rose 1455/85), indebolisce l'autonomia della corona, rendendola dipendente dall’aristocrazia, dal clero, dalle città e dal Parlamento. Soltanto con Enrico VII, la monarchia inglese ritrova la sua capacità di azione politica, favorita da una potente flotta militare e una notevole espansione commerciale e marina. Successivamente, Enrico VIII separerà la Chiesa d'Inghilterra da Roma, dando vita alla Chiesa anglicana, posta sotto lo stretto controllo della corona. Gli altri stati iberici, a seguito del matrimonio di Ferdinando Il d'Aragona con Isabella di Castiglia (i re cattolici), creano un potente esercito comune per condurre a termine il processo di riconquista della Castiglia meridionale ancora sotto il dominio arabo/musulmano. Grazie alla creazione nel 1478 di uno speciale tribunale ecclesiastico, l’Inquisizione spagnola, riusciranno ad imporre, con la forza, l'uniformità religiosa cristiana (espulsi gli ebrei, poi si cerca di convertire al cattolicesimo la popolazione di fede mussulmana). Solo dopo l'acquisizione del regno di Navarra si incomincia a parlare di Spagna. Le Vecchie realtà La crescita delle «nuove» monarchie (Francia, Inghilterra, Spagna) avviene in un continente caratterizzato da un universo di organizzazioni statali frammentato e multiforme. In questo periodo la Germania, formalmente sotto la sovranità del Sacro romano impero, si presenta come una confederazione di entità territoriali e politiche diverse: piccole città Stato affiancate da grandi principati laici ed ecclesiastici. Due sono le principali differenze tra l'impero e le «nuove» monarchie: il carattere elettivo e non ereditario del titolo imperiale, l’imperatore viene eletto da un corpo elettorale composto da sette grandi elettori (quattro laici, tre ecclesiastici); l’esistenza in tutto il territorio dell'impero di poteri autonomi formalmente soggetti all'autorità imperiale, ma svincolati dal suo potere. L'imperatore viene eletto fra i membri di una sola dinastia: Asburgo. Questo, è unito ad un‘accorta politica di alleanze matrimoniali che creano un forte blocco territoriale nell'Europa centro-orientale capace di circondare l'impero ottomano ad oriente. Anche i sovrani della Russia pretendono di essere i legittimi eredi dell'impero romano affermando che la loro sovranità deriva dall'impero romano d'Oriente. Però sia l'impero ottomano, sia quello russo, hanno grande difficoltà a governare grandi estensioni territoriali molto diversificate, istituzioni e tradizioni differenti, lingue, culture e fedi religiose diverse. L'Italia diventa un vero e proprio campo di battaglia. Alla fine del 400, l’Italia risulta divisa varietà di entità politiche diverse: città indipendenti che si reggono in forma di repubbliche eredi dei liberi comuni medievali. Le più importanti repubbliche sono: Venezia che ha costruito un ampio impero commerciale e si è espansa territorialmente; Firenze che aveva dato vita ad uno Stato di dimensioni regionali; Genova che aveva creato una serie di basi commerciali sparse nel mediterraneo. Però la repubblica viene considerata una forma di governo adatta solo a comunità cittadine o Stati di piccole dimensioni. Alla fine del Quattrocento l’Italia risulta divisa in numerosi stati medio/piccoli, incapaci di assoggettarne altri, ma capaci di opporsi ad essere assorbiti dagli altri: il ducato di Savoia, la repubblica di Genova, il ducato di Milano, la repubblica di Venezia, la signoria di Firenze, lo Stato della Chiesa, il Regno di Napoli. Con la pace di Lodi (1454) i maggiori stati della penisola avevano siglato un accordo che mirava al rispetto del principio di equilibrio. Nel 1494, il re di Francia, Carlo VIII, scende in Italia con l'intento di acquisire il regno di Napoli, ma il pontefice Alessandro VI promuove un'alleanza antifrancese che costringe Carlo VIII a ritirarsi. A Firenze intanto dopo la morte di Lorenzo il Magnifico, il potere dei Medici viene rovesciato da una rivolta di impronta repubblicana. Successivamente Girolamo Savonarola, riesce ad influenzare il governo repubblicano della città spingendola ad allearsi con la Francia. Alessandro VI scomunica Savonarola che viene condannato al rogo nel 1498. In un secondo tempo, nel 1512, le forze ispano-pontificie ristabiliscono la signoria dei Medici. Nel 1499, il nuovo re di Francia, Luigi XII, si accorda con Ferdinando il Cattolico per spartirsi il Regno di Napoli. Intanto il papa Giulio con la cosiddetta “Lega Santa” costituisce un'alleanza per scacciare i francesi dell’Italia. Nel 1513 Luigi XII è costretto ad abbandonare la penisola. Nel 1515, il nuovo re francese Francesco I, con il trattato di Noyon, Milano viene assegnato alla Francia e Napoli alla Spagna. Nel 1521 Carlo d’Asburgo muove nuovamente guerra alla Francia, il re francese, rinuncia ad ogni pretesa sull'Italia e cede a Carlo Vi territori dell’ex ducato di Borgogna (trattato di Madrid). A questo punto papa Clemente VII dà vita ad una lega anti ispanica con Venezia, Milano, Genova e la Francia. L'esercito di Carlo V torna in Italia e riesce ad occupare Roma, con i suoi mercenari tedeschi, i lanzichenecchi. Dopo un ultimo conflitto si avrà la pace di Cateau-Cambresis con cui i francesi sono espulsi dall'Italia. Carlo V, nominato imperatore da papa Clemente VII nel 1530, vorrà espandere il suo potere, ma non ci riuscirà per l’espansionismo dell'impero ottomano nel Mediterraneo, per le continue guerre con la Francia, per la riforma protestante in Germania. Di fronte a tale situazione, affida ad un unico erede, il figlio Filippo, l'insieme dei propri domini. Nel 1555-56, Carlo cede al figlio Filippo i Paesi Bassi e la Franca Contea, le corone di Castiglia e d'Aragona e i domini italiani; al figlio Ferdinando, attribuisce il governo dell’Austria promuovendolo imperatore nel 1558, poco prima di morire. CAP.2: Ordini, ceti e forme della rappresentanza Alle soglie dell'età moderna, la società era organizzata gerarchicamente in parti che, disposte in un preciso ruolo, creano l’equilibrio dell'insieme. Vi sono tre gruppi chiaramente distinti: gli oratores, quelli che pregano, il clero; i bellatores, quelli che combattono, i guerrieri; i faboratores, quelli che lavorano, tutti gli altri. La funzione del clero, garantire alla comunità la benevolenza divina, è considerata la più importante, di conseguenza gli ecclesiastici devono godere degli onori sociali principali. Il clero è perciò nella società europea di antico regime il primo ordine o primo stato. con il nascente impero ottomano riuscirà a rendere difficili i monopoli portoghesi; nel 1506 le spezie vengono sottoposte al monopolio reale: è la corona che fino al 1570 si assume la responsabilità di acquistare le spezie in Asia e rivenderle in Europa attraverso la “Casa da India”. La corona si riserva il monopolio dell’esportazione verso l'India dell'argento del corallo. CAP.4: Umanesimo e Rinascimento Umanesimo e Rinascimento possono essere considerati momenti successivi di un medesimo processo culturale che nasce e si sviluppa in Italia fra il Tre e Quattrocento e che assume dimensioni europee nel secolo successivo. Per Umanesimo si intende un movimento intellettuale caratterizzato da un atteggiamento nuovo nei confronti del mondo antico, cioè della Grecia e di Roma. Il poeta Francesco Petrarca invita allo studio ed analisi dei testi latini. Nelle biblioteche monastiche in tutt’Europa si riscoprono opere di autori dell’antichità da tempo dimenticati. Altro aspetto essenziale dell’Umanesimo è il ritorno della cultura della Grecia antica in Europa, autori come Aristotele vengono studiati in greco e non in traduzioni latine. L'invenzione della stampa a caratteri mobili ebbe un ruolo fondamentale nella diffusione e circolazione delle idee umanistiche e rinascimentali in tutta Europa. Precedentemente i testi erano realizzati a mano da amanuensi, prima su pergamena e poi su carta. L'invenzione dei caratteri mobili, tradizionalmente attribuita a Gutenberg, consentì di abbassare notevolmente il prezzo dei libri favorendone la diffusione. La riflessione dei testi antichi porta ad elaborare una visione diversa del mondo. Nel medioevo, la centralità della figura di Dio aveva portato all’ideale di vita contemplativa, di rinuncia dei beni delle passioni. L'esempio dei classici sottolineava invece l’importanza dell'individuo e delle sue azioni nel mondo. La cultura umanistica elabora un nuovo ideale; mettendo in risalto la dimensione pubblica, politica e sociale dell’individuo. Leonardo da Vinci, uno dei maggiori protagonisti dell’epoca rinascimentale, è l'esempio di questo nuovo ideale. Egli nutre grande fiducia nelle capacità dell’uomo ed è spinto da una curiosità insaziabile verso ogni aspetto della realtà che lo circonda; per lui l’uomo deve perseguire la conoscenza attraverso l'osservazione diretta della natura. Nel mondo rinascimentale l'artista conquista rispetto e prestigio all’interno della società, il suo lavoro assume un alto valore intellettuale. Altri grandi esempi di artisti rinascimentali sono Filippo Brunelleschi e Michelangelo Buonarroti. Il quadro politico del Rinascimento italiano è caratterizzato da notevoli tensioni e conflitti e da un grande contrasto tra valori politici dell'antichità e realtà contemporanea. Nella visione cristiano medioevale la natura è semplicemente la raffigurazione della potenza e della volontà di Dio, mentre, gli eventi straordinari sono i segno della sua ira. Con l’Umanesimo la natura viene vista come oggetto da studiare ed indagare e questo avviene dopo la riscoperta di testi filosofici e scientifici classici. Però, gli stessi intellettuali dediti alla riscoperta della cultura classica, sono anche affascinati da dottrine e idee occulte ed esoteriche quali la magia, l'alchimia, virtù magiche, terapeutiche, spirituali. Queste teorie si scontrano spesso con la rigida posizione della Chiesa. CAP.5: La Riforma protestante Durante la prima metà del XVI secolo si diffondono in Europa idee cristiane sulla religione e sulla vita diverse da quelle insegnate dalla Chiesa cattolica. Le nuove idee cristiane sottolineano che l'insegnamento di Cristo propone un'etica della donazione e del sacrificio molto lontana dalla pratica della Chiesa interessata all’accumulazione di beni materiali e di potere. Nasce il richiamo ad una riforma della Chiesa per farla ritornare alla spiritualità tipica delle origini. Erasmo da Rotterdam, con il suo testo Das Lob der Torheit, L’elogio della follia (1509), critica l’immoralità della Chiesa, il potere eccessivo del pontefice e la corruzione. Nel 1517 Martin Lutero diffonde 95 tesi teologiche che sconvolgono il mondo cattolico distruggendo per sempre l’unità della Chiesa. Le sue idee porteranno ad una profonda spaccatura fra Chiesa cattolica e protestanti. Lui afferma che le Sacre Scritture dichiarano che l’unica salvezza per l’uomo discende dalla grazia di Dio che dona al singolo la vita eterna; stando alle Sacre scritture la Chiesa non svolge alcun ruolo ed il papa non è nominato. Per Lutero l’opera di mediazione tra l’uomo e Dio che la Chiesa pretende di esercitare è del tutto inutile, se non addirittura dannosa. Il tradizionale insegnamento cattolico affermava che solo attraverso la Chiesa potevano veder accompagnata la loro anima verso il Paradiso, il più delle volte dopo un lento passaggio in Purgatorio dove i peccati venivano scontati ed annullati. Per ridurre la pena bisognava, non solo svolgere opere di carità, ma anche fare offerte in denaro alla Chiesa. | Papi, così, cominciarono a vendere indulgenze che garantivano la cancellazione dei peccati peri vivi e lo sconto di pena per i defunti. Nel 1517, papa Leone X, per rastrellare ancora più denaro, bandisce un’indulgenza plenaria, ed il tutto assume i tratti di una vera e propria compravendita. La posizione luterana porta ad affermare che solo la fede autentica sottrae l’uomo al peccato originale, le indulgenze sono quindi un’impostura: esse significano spacciare una virtù che non si possiede e arricchirsi di un bene divino, la grazia. Grazie alla stampa e alla traduzione in tedesco, gli scritti di Lutero hanno una sorprendente circolazione in Germania. La straordinaria diffusione delle idee luterane evidenzia il fatto che esse interpretano bisogni largamente diffusi nella società del tempo. In secondo luogo, alcuni sovrani trovano nelle idee luterane la possibilità di ridurre l'influenza della Chiesa non solo in campo religioso ma anche politico e mirano, attraverso il controllo delle strutture ecclesiastiche, ad impadronirsi degli ingenti beni della Chiesa. Egli, dichiarando che solo la Sacra Scrittura è l’unica autorità legittima a cui il cristiano deve fare riferimento nella sfera religiosa, nega qualunque valore al ruolo sacro del sacerdozio e del papato. Nel 1518 Lutero viene invitato a Roma per essere processato, ma viene difeso dal duca di Sassonia Federico Il il Saggio che lo mette al sicuro in un rifugio segreto. Nel 1520, il papa Leone X condanna esplicitamente la dottrina di Lutero e un anno dopo viene ufficialmente scomunicato. Lutero prosegue con la sua predicazione asserendo che ogni cristiano è chiamato ad un rapporto diretto con Dio e dunque, tutti i fedeli possono amministrare i sacramenti e predicare la parola di divina. Gli unici sacramenti riconosciuti da Lutero sono il battesimo e l’eucarestia. Siccome egli continua a attaccare l’autorità del papa, l'avidità della Chiesa e la sua ingerenza nel potere terreno viene scomunicato quale eretico. Grazie alla presa di distanze delle interpretazioni radicali del suo pensiero, Lutero mantiene la solida alleanza con i principi tedeschi, mentre si va strutturando una vera e propria Chiesa luterana. Quattordici città rifiutano di sottomettersi all'imperatore e stilano un documento di protesta, da qui il nome di “protestanti”. | principi protestanti si riuniscono in una Lega di Smalcalda, che ottiene, nella pace di Augusta (1555), il riconoscimento dell’esistenza della confessione luterana nel loro territori e con essa viene sancito il principio “cuius regio eius religio”, secondo il quale i sudditi devono praticare la religione scelta dal proprio sovrano. Altri protestantesimi: gli anabattisti a Zurigo, che sostengono il battesimo come scelta adulta e consapevole; i calvinisti prima a Basilea e poi a Ginevra, seguaci di Giovanni Calvino che accentua l’idea della predestinazione: solo il Signore conosce quali anime saranno salvate, però gli uomini sono chiamati ad operare con zelo nella società in quanto verranno giudicati in base al buon esito delle loro azioni. | calvinisti in Francia vengono chiamati ugonotti. In Italia si fondono con i valdesi, seguaci di Valdo di Lione. Anglicanesimo: Ben presto anche Enrico VIII avverte l’importanza dell'occasione che la diffusione delle idee protestanti gli offre: ridurre l'influenza del papato sulla politica e sulla società inglese. Nel caso specifico dell’annullamento del matrimonio di Enrico VIII con Caterina d'Aragona, di fatto il papa era fermamente contrario e visto l'atteggiamento negativo sulla sua richiesta di divorzio da parte di Clemente VII, il sovrano inglese ne approfitta per spezzare il legame di sudditanza spirituale alla Chiesa romana. Nel 1534 con l’Atto di supremazia, egli si proclama unico e supremo capo della Chiesa d’Inghilterra affidando all’arcivescovo di Canterbury il governo degli affari ecclesiastici. CAP.6: La frontiera mediterranea e l’impero ottomano Grazie a Maometto II, Bayezid Il e Solimano il Magnifico il dominio dei sultani si estende dal Marocco alla Persia. L'impero ottomano è una grande potenza sia territorialmente, sia politicamente. Alla base della potenza ottomana vi è una efficace organizzazione amministrativa e militare; a capo di un impero vastissimo ed abitato da popolazioni diverse, unite sola dalla fede mussulmana, vi è il sultano che è il capo supremo. La sua reggia è il palazzo di Topkapi a Istanbul. La parte esterna del palazzo è la sede del governo centrale dove si trova la sala del Gran consiglio centrale presieduto dal gran visir (divar), scelto personalmente dal sultano egli detiene un potere pari a quello del suo sovrano che può destituirlo in qualsiasi momento dal suo incarico e decidere di condannarlo a morte. La religione ufficiale è quella mussulmana-sunnita; la base del diritto è costituita dal Corano, il muftì di Istanbul, la più alta autorità religiosa. Nondimeno nell’impero vige una grande tolleranza religiosa. Pur avendo trasformato diverse chiese in moschee, i mussulmani non hanno interesse a far convertire chi professa una fede diversa, ne intendono cancellare le diversità - lingua, tradizioni — delle varie popolazioni che essi governano. La popolazione è divisa in due gruppi; una costituita da chi è al servizio del sultano: militari, autorità civili e religiose esentati dalle imposte; l’altra dai contadini, artigiani, mercanti che sono obbligati al pagare le tasse. Con la morte di Carlo V, il suo impero è diviso fra il fratello, Ferdinando ed il figlio Filippo II. Prioritaria per Filippo Il è la lotta all’eresia protestante che è portata avanti dal tribunale dell’Inquisizione spagnola (1478) — un inquisitore generale, affiancato da un consiglio, di fatto controlla le coscienze e il comportamento dei sudditi. A partire dal 1560 Filippo Il cerca di fermare l'espansione dei mussulmani nel Mediterraneo sferrando un attacco contro la pirateria araba dell’Africa del nord, l’esito di questa sua azione militare è però limitato nel tempo. Nel 1571, l'impero ottomano conquista l'isola di Cipro, un possedimento della repubblica veneziana e importante snodo commerciale e strategico. La Santa Sede vede nell’avanzata ottomana una minaccia mortale all'esistenza stessa della religione cattolica e papa Pio V si fa promotore di una crociata contro «il pericolo turco». Solo nel 1571 prende vita la Lega Santa a cui aderiscono: Filippo II, le repubbliche di Venezia e di Genova, i ducati di Savoia e di Toscana, Malta, ma non la Francia. Il 7 ottobre 1571, a Lepanto, la flotta cattolica ottiene una importante vittoria contro quella ottomana; ma questa vittoria non viene sfruttata perché la Lega Santa si scioglie a causa di dissensi tra Venezia e la Spagna. Filippo Il e Selim Ill siglano una tregua (1581) perché entrambi sono costretti a spostare i loro eserciti su altri teatri bellici. CAP.7: La chiesa in armi: l’Europa della Controriforma Una delle vie per risolvere il problema protestante sarebbe stata la convocazione di un concilio ecumenico, la riunione straordinaria di tutti i vescovi eletti dalle singole comunità, ma né Leone X, né Clemente VII si muovono in questa direzione. Solo papa Paolo III convoca il concilio a Trento nel 1544(prima ancora a Mantova). La scelta di Trento come sede del concilio duplice significato: si tratta di una città italiana punto di vista geografico situata in un territorio che fa per te è stato romano impero, inoltre, è la capitale governata da un principe-vescovo. Inoltre, la vicinanza di Trento ai paesi di lingua tedesca costituisce un segnale di apertura verso il mondo protestante. Con il concilio il Papa vuole imporre l'autorità della Chiesa ed intraprendere la lotta contro gli eretici; l’imperatore punta ad una soluzione di compromesso che gli consenta di salvaguardare la sua autorità in Germania. Il concilio si concluderà solo nel 1563. autorità e il ripristino del cattolicesimo come religione ufficiale. Ovviamente le provincie a maggioranza calvinista reagiscono e riprende la guerra: esplodono rivolte guidate dai calvinisti che si uniscono sotto il comando di Guglielmo d'Orange. | Paesi Bassi sono ormai divisi in due aree: Provincie Unite ribelli, a egemonia olandese e calvinista; e provincie cattoliche. Le prime, dichiarano Filippo Il tiranno e cercano un nuovo sovrano nel fratello del re di Francia, duca d'Angiò, che però non si dimostra all’altezza. Alla morte del principe d’Orange, gli stati generali delle provincie ribelli decidono di evocare a sé la piena sovranità proclamandosi autorità suprema della nuova entità statale delle Province Unite (1589). Negli anni successivi, nelle Province Unite prende una forma più definita il regime di tipo repubblicano. Si afferma l'egemonia dell'Olanda, la provincia più ricca e popolosa; alla famiglia Orange viene riconosciuto il comando dell'esercito; e per motivi commerciali viene siglata una tregua con la corona spagnola. Le Province Unite riescono a trovare una sostanziale stabilità sino al 1612 quando scade l'armistizio con la Spagna dove riprende una lunga fase di guerra; le Province Unite colpiscono la monarchia cattolica nei possedimenti coloniali e nei suoi interessi commerciali. Si giunge, infine, al trattato di Munster in cui la corona spagnola rinuncia alle sue pretese di sovranità sulle sette Province Unite nel 1648. CAP.10: Economia e finanze nel secolo dei genovesi Solo nei primi decenni del XVI secolo si registra una crescita generalizzata in molte aree europee. Infatti, la popolazione europea passa dai 45 milioni alla fine del Trecento, raggiungendo nel secolo successivo i 69 milioni e all’inizio del Seicento gli 89 milioni, recuperando e superando nettamente i livelli precedenti la peste nera. | tassi di crescita sono diversi da paese e pase e aumenta anche il tasso di urbanizzazione, soprattutto per quanto riguarda le città in cui risiedono attività manifatturiere e commerciali come Londra, Siviglia e Lisbona; Milano e Venezia in Italia. Questo incremento si deve a una flessione della mortalità: infatti, le epidemie di peste e di altre malattie come il vaiolo e il tifo hanno gradi di diffusione e influenza minori rispetto al passato; a ciò si accompagna un aumento della natalità e un tasso di mortalità infantile più basso, quindi un maggior numero di bambini che raggiungono l’età adulta. Inoltre, si abbassa l'età del matrimonio, e per le donne aumenta il periodo in cui possono avere figli. Le conseguenze sono l'aumento della domanda sulle derrate alimentari, e da ciò deriva la crescita dei prezzi dei prodotti agricoli come il cereale, alla base della dieta della maggior parte della popolazione europea. In conseguenza della peste le superfici coltivate subiscono una riduzione, mentre ora tornano ad ampliarsi: vengono messe a coltura non solo terre paludose e zone boschive, ma anche quelle destinati a prati e pascoli per il bestiame. In Inghilterra, ad esempio, dove è diffuso l'allevamento ovino, si ha un’inversione di tendenza a favore della cerealicoltura. I processi della cerealicoltura si legano all'ampliamento delle terre coltivate e allo sviluppo intensivo dell'agricoltura. La precarietà degli equilibri demografici e dell'agricoltura del Cinquecento emerge dalla carestia che colpisce il continente alla fine del secolo, trasformandosi in una vera e propria crisi di sussistenza che implica un calo delle nascite e un aumento della mortalità, causato dalla diffusione di epidemie di peste tra la fine del XVI secolo e l’inizio del Seicento. Produzione manifatturiera: Nel XVI secolo la produzione manifatturiera attraversa una fase di espansione per quanto riguarda il settore tessile, minerario e edilizio. Lo sviluppo delle armi da fuoco e le esigenze di raffinazione dei metalli danno impulso all’industria siderurgica. | maggiori produttori sono l'Inghilterra e la Svezia, dove risiedono giacimenti di carbone di ferro e grazie alla disponibilità di legname. 10 Di notevole importanza è la questione dell’allume, ossia, un minerale utilizzato per la tintura dei tessuti, e nel XV secolo la miniera di allume più conosciuta è quella di Focea in Asia Minore, controllata dai mercanti genovesi. Nel 1455 con l'espulsione dei genovesi da parte degli ottomani, che conquistano l’intera regione; sale alle stelle il prezzo del minerale e nel 1462 venne scoperto un grande giacimento di allume a Tolfa, presso Civitavecchia, nello Stato della Chiesa, che ne affida il controllo ai mercanti fiorentini, i quali lo commercializzano in tutta l'Europa, portando a un aumento della manodopera. Raddoppia la produzione dell’allume, in parte destinato all'esportazione; si verifica una crescita della produzione tessile e, in seguito, alla grande richiesta di prodotti, si sviluppano nuove manifatture, come in Castiglia a Toledo, significative nella fabbricazione dei panni di lana. Lo Stato di Milano attraversa una fase di crescita nel settore serico (settore della seta), diventando il principale polo produttivo; questa attività infatti contribuisce al 22% del valore totale di quelle cittadine e al 15% di quelle dello Stato. Anche altre città del nord della penisola sviluppano produzioni di qualità non altrettanto elevata, come Pavia, Mantova e Venezia; la produzione si sviluppa anche in quelle del sud, come Palermo, Napoli e Messina. Dunque, le città italiane si specializzano nel settore serico, con prodotti di alta qualità, assai richiesti nei mercati dell'Europa del nord e del Levante mediterraneo, mantenendo i salari dei lavoratori tra i più elevati del continente, di fronte al crescente costo della vita. Le manifatture inglesi traggono vantaggio dalla domanda di tessuti di qualità inferiore con la produzione di tessuti di qualità media e bassa. L'aumento della pressione fiscale deve fare i conti delle resistenze delle popolazioni, dei ceti privilegiati, delle istituzioni e dei corpi territoriali, così come con l’arretratezza degli strumenti di accertamento della ricchezza. Lo strumento a cui fanno ricorso sovrani, repubbliche e comunità locali per sostenere i costi della guerra è quello dell’indebitamento. Già nei secoli precedenti è diffusa la prassi, da parte di sovrani, aristocratici e pontefici, di contrarre prestiti a breve scadenza con le compagnie di banchieri. Strada diversa quella seguita dei comuni del nord Italia, della Germania e delle Fiandre; i governi municipali si finanziano tramite forme di indebitamento, che poggiano sulla fiducia dei cittadino- investitori, dando forma al debito consolidato, basato sull’emissione di titoli pubblici che garantiscono una rendita fissa e sicura derivante da specifiche entrate fiscali; solo così i comuni sono in grado di richiamare l'investimento di denaro liquido da parte dei mercanti, enti, imprenditori ecc. In Italia, i maggiori comuni (Venezia, Firenze e Genova), in via di trasformazione in Stati regionali, sono tra i primi che attuano questo processo di istituzionalizzazione del debito “pubblico”. Gli interessi provengono dalle tasse sui commerci, che ricadono maggiormente sui ceti minori e con bassi salari. Altra forma di indebitamento pubblico è la vendita delle cariche pubbliche, vendute al “miglior offerente”. Si tratta di un fenomeno diffuso ovunque, ma soprattutto in Francia dopo che, nel 1604, il re Enrico IV decide di mettere una tassa che devono pagare tutti i detentori di una carica pubblica. Si tratta dunque di una tassa annua proporzionale al valore degli uffici, chiamata “paulette”. Questo favorisce una vendita sempre più forte, che consente a delle famiglie di esercitare lo stesso ruolo per generazioni. Il commercio di denaro: Questo uso del debito diventa sempre più connesso all'attività di banchieri e finanziatori privati. Emerge l'elemento della fiducia come tramite per ottenere il credito, e per muovere il denaro da una parte ad un’altra. La lettera di cambio, è lo strumento che permette di muovere il denaro fra un “datore” ed un “traente”. Essa, è un accordo privato nel quale prenditore o traente ottiene la promessa di pagamento di una determinata somma da lui versato al banchiere che si impegna a fargli pagare il denaro nella moneta della località straniera 11 dei suoi interessi da un altro banchiere. Il beneficiario può indicare sulla lettera la propria volontà che la somma in questione sia versata a un’altra persona. La lettera di cambio nasconde molto spesso un’operazione di prestito a interesse. La Chiesa vieta infatti il prestito a interesse. La questione dei prezzi: Nel XVI secolo i prezzi, soprattutto il treno delle spirali, aumentano un po’ comunque. | prezzi dei cereali e delle derrate alimentari sono maggiori di quelli del manufatti tessili e metallici. L'idea di rivoluzione dei prezzi è stata comunque sottoposta a revisione in quanto a lungo basata su dati erronei circa le quantità di metalli preziosi americani giunti in Europa. sono soprattutto coloro che vivono i salari a subire l'effettivo peso dell'aumento dei prezzi. Non solo i braccianti agricoli ma anche gli operai dei settori manifatturieri e edilizio urbani vedono contro il loro potere d’acquisto in termini di derrate alimentari. La Repubblica di Genova: Genova è la città europea in cui emerge maggiormente questa classe di banchieri-mercanti a partire dalla fine del 1400. La sua espansione è già iniziata nel XII secolo, quando emerge come une delle repubbliche marinare più potenti. Dal XIII secolo Genova comincia ad espandersi verso le Fiandre e l'Inghilterra, aprendo nuove rotte commerciali. Con la scoperta dell’America la presenza genovese in Spagna e nei suoi domini diventa sempre più consistente ed influente. Un esempio è dato dai fratelli genovesi Battista e Gaspare Centurione, che nel 1508, aprono la più importante compagnia bancaria per il commercio fra Spagna e l'America. Con la nascita della Repubblica Genovese il legame fra Genova e la Spagna non è più solo economico ma politico, in quanto la città si lega alla monarchia iberica. Un dato che mette in evidenza il forte peso finanziario dei banchieri genovesi è nei registri degli asiento. Nel cinquecento l’asiento è una forma di contratto stipulata fra il re spagnolo ed un privato cittadino. Fra la fine del XVI e il XVII secolo diventa un contratto fra la corona e privati per l'importazione di schiavi africani nelle colonie. La presenza Genovese è composta anche da marinai e soldati. Si stima che all’inizio del cinquecento siano circa 10.000 in Spagna. Oltre alla Spagna, la loro presenza è attestata anche a Lisbona, Londra, Anversa, a Roma, dove, dalla fine del Quattrocento, fondano una chiesa della “nazione Genovese”. Con l'ascesa al trono di Filippo II, nel 1556, la monarchia spagnola è sempre più indebitata, e incapace di pagare i creditori. Molte compagnie commerciali e finanziare genovesi falliscono, venendo progressivamente sostituite da gruppi di mercanti fiamminghi. Con gli inizi del XVII secolo “l’epoca dei genovesi” in Spagna è ormai finita. CAP.11: L'affermazione del Barocco L'etimologia della parola «Barocco» deriva dalla parola portoghese Barocco, che indica una perla difettosa, dalla forma irregolare. L’irregolarità, la ricerca dell’insolito, la volontà di stupire sono i tratti che definiscono il gusto barocco che si diffonde in Europa fra il 1580 e il 1680. Quasi per reazione alle forme di controllo che la Chiesa controriformista esercita sugli individui, gli artisti cercano l’originalità. E’ Roma la città dove l'intervento strutturale e decorativo in gusto pienamente barocco è maggiormente deciso. Nella costruzione di una capitale in grado di affascinare chi giunge, la Chiesa controriformistica vede uno dei mezzi migliori per attuare la propria propaganda e contrastare la diffusione di idee protestanti. Essa, cerca di operare un controllo sulla produzione artistica con la censura. Paradossalmente, mentre si sviluppa un movimento culturale che sembra rifiutate ogni regola, cresce il tentativo di arginare e ricondurre entro certi limiti le libertà artistiche che si diffondono. L'intervento del potere politico nella sfera della cultura è finalizzato ad ottenere il consenso dei sudditi. Il teatro, in particolare è il frutto dell’armonica sinergia fra molteplici arti: pittura, scultura, letteratura, musica. La spettacolarità del teatro diviene un elemento anche della vita pubblica. 12 arbitrario esercitato da una autorità ritenuta illegittima ha un preciso limite, oltre il quale provoca inevitabilmente la rivolta dei sudditi. CAP. 14: La Rivoluzione inglese Nel 1603, alla morte di Elisabetta I, si estingue la dinastia dei Tudor; la corona passa al nipote Giacomo Stuart (1566/1625) re di Scozia. Giacomo IV di Scozia e | d'Inghilterra era figlio di Maria Stuart, la regina cattolica di Scozia fatta imprigionare e poi giustiziare da Elisabetta |. Giacomo si trova a governare sia sulla Scozia, paese convertito al calvinismo, dedito all'allevamento e governato dal una forte nobiltà, da un Parlamento e dalla chiesa calvinista; sia sull’Inghilterra, paese con una ricca agricoltura, un artigianato attivo e un commercio marittimo in espansione, governato da un Parlamento in cui la camera dei Lord rappresenta la nobiltà e l’alto clero; la camera dei Comuni il resto della popolazione; la religione è anglicana. La situazione religiosa ed ecclesiastica è particolarmente complessa: Elisabetta | aveva cercato di non radicalizzare la differenza tra anglicani e cattolici ancora molto presenti in Irlanda. Introdurre un’uniformità religiosa appare un dovere imprescindibile perché la compresenza di diverse fedi potrebbe condurre alla distruzione dei regni. Difatti Giacomo I, pur cercando di aumentare il suo controllo nel campo religioso, tollera la coesistenza di religioni diverse, anche la cattolica. Anche il progetto di fondere le due corone, unendone le istituzioni, viene respinto dal Parlamento. Pure in Inghilterra si impone lo stile economicamente caro delle altre corti europee. Le entrate finanziare della corona sono: rendite di terre regie, tariffe doganali, proventi feudali. Solo in caso di guerra il Parlamento può autorizzare nuove tasse. Ma sia l'inflazione, sia la propensione alle spese di Giacomo rendono le entrate statali insufficienti. Si ricorre alla vendita di uffici e di titoli nobiliari, riuscendo però a sanare solo parzialmente la grave situazione finanziaria. Il sovrano è obbligato a chiedere nuove tasse al Parlamento, sempre molto restio a concederle. Sotto Elisabetta, l'Inghilterra era stata il principale alfiere della lotta antiasburgica e il sostenitore della resistenza anticattolica in tutt'Europa. Giacomo I, preferisce il ruolo di mediatore e pacificatore. Risorge lo spirito di rivalità nei confronti con la Spagna. Questo atteggiamento è ben visto da Giacomo che spera di sfruttarlo. Il Parlamento inglese è però più propenso ad un netto impegno anticattolico in politica estera. Anche il matrimonio dell’erede Carlo con Enrichetta Maria, sorella del re di Francia, e la conseguente concessione della libertà di culto cattolico a Londra per la corte della regina, introduce un elemento di scarsa sintonia con gli umori della Nazione espressi dal Parlamento inglese. La fulminea scesa a corte di George Villiers (1592/1628), nobile minore e uno dei più ricchi signori d'Inghilterra, divenuto duca di Buckingham suscitò diffusa avversione fra gli aristocratici. Dotato di indubbie qualità, era riuscito, grazie alla sua posizione privilegiata a raggiungere una posizione di primato sul piano politico, ma il controllo della corte non garantisce automaticamente quello del Parlamento. Alla morte di Giacomo I, e con la successione di Carlo sul trono inglese, (1625) cade anche la speranza di un'alleanza con la Francia in funzione antispagnola con la pace firmata da francesi. La prospettiva di un trionfo cattolico si sovrappone allo scontento per lo strapotere di Buckingham. Il Parlamento è favorevole ad una guerra navale che colpisca la Spagna nelle sue ricche colonie. Carlo | scioglie il parlamento che era entrato in aperto contrasto con Buckingham il quale impone un prestito ai sudditi, la Camera dei Comuni richiede al re, in cambio dei sussidi richiesti, di firmare una Petizione dei diritti, che proibisca per il futuro nuove tassazioni da essa non autorizzate. Il successivo assassinio di Buckingham, accolto con manifestazioni di gioia, aggrava la situazione. Il sovrano decide di prendere in mano la situazione e torna a sciogliere il Parlamento (1629). Durante gli undici anni di governo diretto da parte di Carlo | (1629/40) non volendo convocare il Parlamento, ricorre a banchieri/mercanti per finanziarsi concedendo privilegi e monopoli commerciali, e imponendo anche ai sudditi imposte e reprimendo duramente ogni dissenso. 15 In politica estera, la guerra dei Trent'anni crea disorientamento e timori nella corte inglese, rimarcati dall'arrivo di Maria de Medici. Anche le Chiese d'Irlanda e di Scozia si ribellano al tentativo del re di uniformarle all’anglicanesimo: di fronte all’aperta ribellione della Chiesa presbiteriana Scozzese, Carlo | arriva ad inviare una spedizione militare che viene però sconfitta e ilre è obbligato a recedere. Nel 1640, Carlo | è, suo malgrado, obbligato a convocare il Parlamento per finanziare la guerra. Appena convocato il Parlamento chiede di discutere prima sulle proprie proteste alla corona e solo dopo delle richieste finanziare per la guerra agli scozzesi. E così, dopo appena tre settimane, il sovrano decide di licenziare il Parlamento (Short Parlament) e far arrestare alcuni componenti. Le trattative con gli scozzesi si complicano poiché essi pretendono un elevato risarcimento finanziario per i loro costi di guerra. Carlo | è costretto a riconvocare il Parlamento che di fatto non si sarebbe più fatto sciogliere (Long Parlament). L'azione del Parlamento ha il sostegno popolare. Viene chiesto al re di firmare un decreto di colpevolezza per tradimento contro il conte di Strafford suo primo ministro; sotto la pressione dell'opinione pubblica londinese Carlo | cede, finendo col firmare la condanna a morte di Strafford che verrà decapitato. Successivamente, il Parlamento ribadisce illegalità di ogni tassazione senza consenso parlamentare ed ordina la distruzione di tutto l'apparato di governo volto alla repressione. A questo punto, però, il Parlamento incomincia a dividersi su come affrontare altri provvedimenti, mentre vi è l'accordo sul limitare il potere del sovrano, sorgono disaccordi su come procedere nel governare il Paese. Vi è chi sostiene che il Parlamento deve tornare a svolgere solo una funzione di controllo sull'operato di governo esercitato dal sovrano e dai suoi consiglieri; altri propendono per una più stretta tutela da parte del Parlamento sul sovrano che ha mostrato ripetutamente di voler accrescere la sua autorità sottraendosi ai controlli previsti e assumendo posizioni filocattoliche. Nel 1641, un'improvvisa rivolta cattolica nell'Irlanda sconvolge gli equilibri politici del paese. A questo punto, Carlo | tenta l’azione di forza ordinando l'arresto dei leader dell’opposizione che riescono però a fuggire e a dar vita a manifestazioni di protesta. Il re si ritira a York, coi suoi fedeli. Nel 1642, con l'arruolamento di un esercito di volontari da parte di Carlo I, inizia la guerra civile. Il Paese si spacca in due: le regioni del Nord e del Sud-Ovest con il sovrano; Londra, l'Est ed il Sud-Est con il Parlamento. Da un punto di vista sociale, la maggioranza dei Lord e della piccola nobiltà rurale rimane fedele al re; gli artigiani e i ceti professionali sostengono il Parlamento. Nel 1645, l’esercito regio viene annientato dall'esercito avversario che nel frattempo è stato riorganizzato e messo sotto il comando di Oliver Cromwell (1599/1658); il re si arrende alle truppe scozzesi che lo consegnano al vittorioso schieramento parlamentare. Il panorama politico appare ora ben diverso dall’inizio della guerra civile. Tra i soldati, come tra gli artigiani, si discute liberamente della forma di governo e dei rapporti Stato/Chiesa; delle radici e della legittimità dell’autorità. Per quanto riguarda la Chiesa si confrontano tre posizioni: la purificazione da riti cattolici; l'omologazione della chiesa inglese a quella scozzese; lasciare spazio alle autonomie delle libere assemblee, pur nel quadro di una Chiesa nazionalista. A Londra, gruppi radicali, come i livellatori, non solo propongono tolleranza religiosa, ma anche l'elezione di un nuovo Parlamento a suffragio generale maschile, sull'esempio olandese. Un movimento radicale, detto degli indipendenti, chiede lo scioglimento del Parlamento, la sua totale riforma ed il mantenimento della linea di fermezza nelle trattative con il re. La maggioranza parlamentare è, invece, favorevole a una conciliazione con Carlo I, che intanto cerca di prendere tempo nel tentativo di riorganizzarsi militarmente anche alleandosi con gli scozzesi. Nel 1647, la decisione parlamentare di sciogliere l’esercito suscita la rivolta delle truppe guidata da Oliver Cromwell; tutti i cittadini hanno uguali diritti politici e la conseguente facoltà di eleggere i loro rappresentanti, la sovranità risiede nel popolo, il potere della corona va molto limitato e la Camera dei Lord addirittura abolita. Nel 1647, Carlo | riesce a fuggire e un anno dopo, un esercito 16 scozzese invade l'Inghilterra, ma viene sconfitto dalle forze parlamentare. Però subito dopo questa vittoria, lo schieramento inglese torna a dividersi: l’esercito vuole processare il sovrano, mentre il Parlamento cerca nuovamente una possibile mediazione. Un reggimento dell'esercito «ripulisce» il Parlamento espellendone gli elementi più conservatori; il sovrano viene processato, condannato a morte e decapitato, in nome del popolo il 30 gen.1649. Tre mesi dopo, la Camera dei Lord è abolita e proclamata la repubblica, il Commonwealth. CAP.15: Il Seicento fra crisi e trasformazioni Le indagini demografiche applicate al XVII secolo ci dicono che la crescita della popolazione europea, che nel corso del Cinquecento era avvenuta rapidamente, conobbe invece una battuta d’arresto; in alcune aree si registrò addirittura una diminuzione. L'Europa rimase inchiodata a una cifra complessiva di circa 100 milioni di abitanti (includendo anche l’Europa orientale, i Balcani e la Russia). Questi dati sono significativi, poiché nel passato, ben più di oggi, solo un aumento della popolazione poteva documentare una situazione di benessere economico e sociale, dovuto a raccolti agricoli più abbondanti, alla diminuzione delle malattie e delle guerre, a un'alimentazione più sana. Nel corso del XVII secolo, soprattutto l'agricoltura rallentò la sua produzione, con il risultato che i generi alimentari presero a scarseggiare in molte zone d'Europa. Ne consegue l’aumento del rischio che i terreni si impoveriscano ulteriormente quindi, si parla di una piccola età glaciale dovuta al peggioramento delle condizioni climatiche. Nel corso dei Seicento malattie e carestie impedirono una crescita del trend demografico generale, nel senso che il numero dei nuovi nati riusciva a fatica a compensare o a superare di poco, quello dei morti. Sappiamo che nei primi anni del XVII secolo la Spagna perse l’8% dei suoi abitanti; altre epidemie, provocate dalla peste, colpirono l'Inghilterra intorno al 1625, l'Europa centrale e l’Italia verso il 1630. A ridurre le popolazioni non erano solo le epidemie ma anche le guerre: gli esercii mercenari saccheggiavano case e granai, con danni gravissimi per il tessuto economico e sociale. Si calcola che nel corso della guerra dei Trent'anni (1618-48), la Germania perse oltre tre milioni di abitanti. La quantità dei morti fu tale che fu necessario oltre un secolo per tornare alla stessa densità di popolazione del periodo precedente. Questo calo demografico era la spia di una situazione di crisi più generalizzata, le cui cause vanno cercate, anzitutto, nelle difficoltà dell'economia. Lungo il cinquecento la resa dei terreni era cresciuta grazie ai dissodamenti di nuove terre e a opere di bonifica; le tecniche agricole non avevano però conosciuto significativi progressi. Parallelamente, però, la popolazione era assai aumentata, e con essa si erano moltiplicate per due le bocche da sfamare. E così già verso la fine del Cinquecento la produzione agricola risultava appena sufficiente a sfamare la popolazione. A peggiorare le cose furono anche le cattive scelte politiche da parte degli stati del Seicento. Essi, infatti, accrebbero un po’ ovunque il prelievo fiscale, sottraendo così risorse ai miglioramenti agricoli e a nuovi investimenti nei trasporti, nelle bonifiche ecc. Mantenere gli eserciti e reclutare forze nuove, stipendiare una massa crescente di funzionari pubblici, conservare un alto tenore di vita per i nobili: tutte queste esigenze indussero i governi dell’epoca a imporre tasse pesantissime. Specialmente in Spagna e in Italia esse fecero crollare il tenore di vita delle classi medie e popolari, provocando un diffuso malcontento e anche, qua e là, rivolte sanguinosamente represse. La crisi non colpì tutti i paesi europei allo stesso modo; anzi, il Seicento fu un periodo di grandi trasformazioni nella geografia economica del continente. Nacquero “diverse” Europe, avviate a percorrere cammini sempre più differenziati. 17 finanze (periodo del co/bertismo), tassa i costosi prodotti provenienti dall’estero e nel contempo riduce i dazi doganali sulle materie prime importante per favorire le lavorazioni interne. Con questa sua politica egli vuole scoraggiare l'acquisto di prodotti esteri e sostenere la creazione di numerose manifatture interne che portino la Francia all’autosufficienza. Luigi XIV si propone come un re cattolico la cui azione è volta a restaurare un’unione tra potere politico e potere religioso, aspirando a diventare il capo della Chiesa francese. Questa sua posizione di non accettare alcuna subordinazione al papato, provoca durissimi contrasti con la Curia papale. Nel 1681, convoca un'assemblea di sacerdoti che approva i Quattro articoli: * ilsovrano e il governo non sono soggetti all’autorità ecclesiastica negli affari temporali; * la superiorità dei concili sui pontefici (come era stato stabilito del Concilio di Costanza); * ilsovrano deve esercitare la sua autorità in conformità delle tradizioni galliche; * le decisioni del Papa possono essere considerate definitive solo se approvate da tutta la Chiesa. Già a partire dal 1679, Luigi XIV aveva anche incoraggiato soprusi e danni alle comunità protestanti e in particolare degli ugonotti. Tutto ciò causerà l’esilio di circa 200.000 ugonotti verso l'Olanda, la Svizzera, l'Inghilterra e la Germania. Luigi XIV è molto attento a eliminare quei poteri che possono essere concorrenti all'autorità sovrana. Egli cerca di integrare l'aristocrazia offrendole maggiori occasioni di servizio nell'esercito, nella marina e nell’amministrazione. La reggia di Versailles diviene un notevole polo di attrazione per tutti i nobili, e il sovrano cerca di convincere la nobiltà ad assecondare la sua politica. Nei confronti del Parlamento parigino, il sovrano si mostra inflessibile nell’impedire forme di ingerenza nelle sue scelte politiche, su altre questioni adotta una strategia flessibile. CAP.18: La Seconda Rivoluzione inglese e l'affermazione della potenza britannica In Inghilterra, a partire dagli anni settanta, ritorna una diffidenza tra Carlo Il Stuart e il Parlamento, perché quest’ultimo sospetta che il sovrano voglia riafferrare una politica filo cattolica quando Giacomo, duca di York e successore al trono, si converte al cattolicesimo. Nel 1673, il Parlamento approva il Test Act, una legge che esclude per 150 anni i cattolici da tutte le cariche civili e militari, poi una seconda legge che esclude i lord cattolici dalla Camera alta. In Parlamento l'opposizione Whîig, mercanti ed aristocratici che si oppongono a Carlo II, cerca di far approvare una legge per escludere Giacomo dalla successione, la legge viene però respinta dai Tories (banditi), il partito di corte. Dunque nella salita al trono di Giacomo Il i contrasti con i Lord puritani cresce ulteriormente. La rottura definitiva avviene quando la corona abolisce il Test Act, concedendo ai cattolici libertà di culto (Dichiarazione di indulgenza). A questo punto sia i Whig che i Tories chiedono soccorso a Guglielmo III d'Orange d'Olanda che aveva sposato Maria Stuart, figlia di Giacomo Il. Nel 1689, Guglielmo Ill sbarca in Inghilterra e raggiunge Londra dove viene proclamato sovrano assieme alla moglie. Guglielmo e Maria, accettando il Bill of Rights, la Dichiarazione dei diritti, in base al quale il Parlamento diventa l'organo rappresentativo con piena podestà legislativa e facoltà esclusiva di imporre le tasse, rafforzano la stabilità della nuova corona. Il cambio di dinastia, la caduta degli Stuart e l'ascesa di Guglielmo e Maria d'Orange, viene definita come «rivoluzione gloriosa e pacifica», essendo stato relativamente consensuale e non violento. Con la cosiddetta “Seconda Rivoluzione inglese” si stabilizza l’idea di un potere condiviso tra il popolo, rappresentato dal Parlamento e il sovrano, cade l’idea di sovranità di diritto divino e di potere assolutistico, mentre si afferma quella di un patto tra il re e i cittadini inglesi che sancisca la separazione dei poteri legislativo/esecutivo, la libertà di parola, di stampa e di culto ribadite con il Tolleration Act del 1689, dove si abolirono le leggi contro conformisti, puritani (calvinisti e anglicani), ma non contro i cattolici; si sancisce l’inviolabilità della proprietà privata e l’imammissibilità di un esercito permanente in tempo di pace. 20 Il sovrano mantiene: il diritto di veto sulle leggi approvate dal Parlamento; la direzione della politica estera e la nomina dei ministri, che sono però soggetti al giudizio politico del Parlamento. Il Parlamento con l’Act of Settlement (1701) esclude i cattolici dalla successione dinastica. Alla morte di Guglielmo Ill sale altrono Anna, altra figlia di Giacomo II, poi data la sua scomparsa, iltrono passa agli Hannover. Guglielmo I di Hannover si trova ad affrontare nel 1715, l'insurrezione della Scozia che contesta la sua unione, nel 1707, con l'Inghilterra. Inizia un lungo periodo di predominio dei Whig nel Parlamento inglese. Giorgio I, tedesco estraneo alla politica inglese, delega largamente il potere esecutivo ai ministri scelti tra i Whig, il più importante è Robert Walpole, che diventa il solo contatto fra il sovrano e gli altri ministri. Nasce in questo modo la figura del primo ministro che non è solo fiduciario del sovrano, ma anche capo della maggioranza parlamentare da cui egli deve ottenere la fiducia per poter governare. Ora il re regna, ma non governa: è garante delle istituzioni e simbolo dell'identità nazionale. Nel XVIII secolo, il Regno Unito diventa uno Stato a cui guardare con ammirazione, sia per il suo sistema di poteri divisi, sia per le libertà garantite, sia per la rappresentatività bicamerale. Quando al particolare sistema politico si unirà anche il fascino della grande potenza commerciale, marittima e militare, l'imitazione degli usi e dei costumi inglesi dilagherà in Europa. Nel continente sono sempre meno usate le antiche istituzioni rappresentative dei ceti, la pressione dell'opinione pubblica incomincia a farsi sentire attraverso i libri e le gazzette, mentre la discussione politica avviene in luoghi informali quali i caffè ed i salotti in cui si confrontano le opinioni di gruppi sociali. Prendono vita anche società segrete tra cui si distingue la Massoneria, nata proprio a Londra nel 1717, che si richiama alla tradizione delle corporazioni di mestieri del Medioevo. Si tratta di una associazione di eletti che rifiuta discriminazioni di nascita, si ispira ad idee di pace, fratellanza, tolleranza e pratica una mutua solidarietà tra i propri membri che si diffonde ampiamente in tutta l’Europa. CAP.19: I NUOVI ASPETTI POLITICI EUROPEI NELLA 1° META’ DEL '700 Il XVIII secolo si apre con una lunga e quasi interrotta serie di conflitti politici. Lo scopo non era più quello di difendere «la vera fede», ma mantenere l'equilibrio fra i diversi attori politici europei. Queste guerre rispondono all'esigenza di mantenere o stabilire interessi territoriali e dinastici. Nel teatro continentale la presenza della Francia va a sostituire quella della Spagna, che non è più la potenza di riferimento, ma un paese in declino sociale e politico, il grande malato dell'Europa. Appaiono anche altre aggressive potenze: Inghilterra, Province Unite, Russia, Svezia, Prussia. L'instabilità politica di quegli anni è alimentata anche della potenza assoluta, e le resistenza dei poteri territoriali. Da un lato i sovrani tendono ad intervenire maggiormente sui propri complessi dinastici, sulle forme istituzionali; dall'altro i vari territori esigono che vengano rispettate le proprie esigenze e prerogative. L'idea che un sovrano, anche se non nato in quello Stato, deve rispettare le tradizioni, i costumi e le tradizioni del territorio. 19.1. LA GUERRA DI SUCCESSIONE SPAGNOLA Essendo Carlo Il d'Asburgo privo di discendenza vengono siglati accordi per la spartizione del suo regno tra gli Asburgo d'Austria e la Francia di Luigi XIV. Ad Inghilterra e Province Unite interessano i mercati delle colonie americane della Spagna. Quando però, nel 1700, Carlo Il designa proprio erede Filippo d'Angiò, Filippo V di Spagna, nipote di Luigi XIV, si realizza un asse franco-spagnolo; contro questo schieramento Leopoldo | d'Asburgo, che rivendica la corona di Spagna, convince Inghilterra e Province Unite a formare con lui una coalizione a cui aderiranno anche Prussia, Portogallo, ducato di Savoia e principi tedeschi. Le operazione belliche, iniziate nel 1702, volgono a favore dello schieramento antifrancese. In Catalogna scoppia una ribellione contro Filippo V; in Italia gli austriaci sconfiggono le truppe franco- spagnole; la flotta inglese occupa Gibilterra. Quando però muore Giuseppe | nel 1711 e sale al trono Carlo VI, candidato anche al trono spagnolo, la coalizione che combatte i Borbone si sfalda perché molti sono contrari al ruolo superiore che Carlo VI potrebbe assumere in Europa. 21 Con i trattati di Utrecht e di Rastadt (1713/14), la Spagna e le sue colonie americane, viene assegnata a Filippo V Borbone che si impegna a non riunire i territori spagnoli alla corona francese, l'Inghilterra ottiene Gibilterra, importanti territori nell'America settentrionale (Terranova, Nuova Scozia, Canada, oltre all’asiento : appalto del commercio degli schiavi nelle Americhe). All'impero austriaco vanno i Paesi Bassi meridionali, il regno di Napoli, il regno di Sardegna, lo stato di Milano; inizia il periodo dell'egemonia austriaco in Italia, finisce quella spagnola. Il duca di Savoia ottiene il regno di Sicilia e può quindi ora vantarsi del titolo regio. Ma questa radicale nuova spartizione dell'Europa, viene poco dopo rimessa in discussione; Filippo V tenta la riconquista dell'Italia, cercando di occupare Sardegna e Sicilia. Una violenta reazione internazionale stronca questo tentativo spagnolo e tutto viene riconfermato; tranne l'assegnazione della Sardegna che è più vicina al Piemonte e quindi più difendibile ai Savoia che cedono la Sicilia. 19.2. UNIONI E CONQUISTE Il caso della rivolta in Catalogna mostra bene come esistano possibilità di resistenza dei territori; d'altra parte in uno Stato conquistato con la forza, il principe dispone di una maggior libertà di intervento perché il cosiddetto diritto di conquista lo libera dal rispettare i privilegi e i contratti stipulati dai suoi predecessori. Tutto può essere rinegoziato premiando chi lo ha sostenuto. In Spagna, Filippo V avvia un processo di unificazione politico-amministrativa delle corone di Castiglia e d'Aragona riducendo il grado di autonomia dei due singoli regni cattolici; questo favorirà il sorgere di due schieramenti: l'uno che sostiene il modello di Stato centralizzato, élites castigliane, l'altro gruppi dirigenti provinciali che cercano di tutelare le autonomie locali. Anche in Inghilterra, Anna Stuart avvia un processo di integrazione di Scozia e Inghilterra, dall'unione dei due regni nascerà la Gran Bretagna. Difatti, si tratterà di una annessione della Scozia che perderà la propria autonomia giuridico-amministrativa e anche il Parlamento, con adesione a quello britannico; per molti scozzesi questa apparirà come un’ingiustizia inaccettabile. La Scozia si ribellerà due volte - 1714 e 1745 - in nome dei propri diritti e di una identità separata. Anche in Irlanda si verificano episodi di ribellione contro il dominio inglese, che getterà le basi necessarie a dar vita al movimento indipendentista irlandese del XIX secolo. 19.3. LE GUERRE DEL NORD E LA SUCCESSIONE POLACCA Anche per il controllo del Mar Baltico, un'area importante per i traffici commerciali marini dell'Europa nord-orientale, si susseguono guerre. Dal 1655 al 1660 l'egemonia in quest'area era stata assunta dalla Svezia sotto la dinastia Vasa. Ma la nobiltà della Levonia - Estonia/Lettonia - mal sopportava la corona svedese e chiese aiuto allo Zar, Pietro il Grande, il quale, alleandosi con Danimarca e Polonia, attacca la Svezia. A sorpresa, il giovane sovrano svedese Carlo XII, con il sostegno di Gran Bretagna e Province Unite, riesce a sconfiggere la Danimarca ed invade la Polonia. Ma viene sconfitto dalla nascente potenza militare russa; così, mentre la Russia entra a far parte delle grandi potenze europee, la Svezia vede declinare il suo controllo del mar Baltico, ed il suo ruolo politico-militare nell'area. Anche la guerra di successione polacca evidenzia l'instabilità politica di questa zona dell'Europa. Alla morte di Augusto Il (1733), Stanislao Leszczynski, che era già stato sostenuto dalla Svezia, avanza nuovamente pretese di successione al trono appoggiato dalla nobiltà polacca e dalla Francia - Luigi XV ha sposato la figlia di Stanislao (1725) -; contro di lui si pone Augusto III, figlio del defunto sovrano, appoggiato dalla Russia che invade la Polonia. | Borbone di Francia e di Spagna si alleano contro gli Asburgo; i francesi invadono la Lorena e Milano, gli spagnoli la Sicilia, Napoli. La successiva pace di Vienna (1738) stabilisce: - il trono polacco viene attribuito ad Augusto III; - a Stanislao Leszezynski viene riconosciuto, solo a titolo vitalizio - alla morte toccherà alla figlia -, il ducato di Lorena; - a Francesco, marito di Maria Teresa figlia di Carlo VI, in cambio del ducato di Lorena, viene dato il granducato di Firenze, - estintasi la dinastia dei Medici -; - a Carlo Borbone, figlio di Filippo V di Spagna, vengono attribuiti i regni di Napoli e di Sicilia. 22 Il principale produttore di manufatti di cotone è il Bengala - India nord/orientale- dove sono sorte basi commerciali inglesi e francesi. Nel 1690 viene fondata a Calcutta l'agenzia EIC che di fatto controlla l'esportazione dei tessuti indiani verso l'Europa con accordi coi mediatori locali. L'invasione del mercato britannico di tessuti di cotone a basso prezzo fa si che vengano adottati provvedimenti a favore delle manifatture inglesi col risultato di aumentare la produzione interna di tessuti di bassa qualità, ma con prezzi competitivi, che vengono riesportati in Europa ed in America. Conseguentemente cresce l'importazione di cotone grezzo da lavorare in Inghilterra. Altro importante prodotto che i mercanti britannici introducono in Europa è il tè cinese. Si inizia a pagare questo prodotto con una merce illegale assai richiesta sul mercato cinese: l'oppio. Grazie alla produzione di quest'ultimo in Bengala, regione dove hanno instaurato ottimi rapporti, gli inglesi riescono ad assumere il controllo del redditizio commercio del the dalla Cina. I manufatti tessili e ilthe favoriscono lo spostamento delle attività della compagnia inglese sulla costa orientale dell'India: sede principale Calcutta da dove inizia una progressiva penetrazione nella vita politica indiana per tutelare i consistenti interessi commerciali. Nel 1744, la rivalità economica tra Francia e Gran Bretagna si trasforma in scontro aperto nel quale sono coinvolti anche i principi indiani; gli accordi finali mirano a rendere neutrali tutti i territori al di la del Capo di Buona Speranza. Di fatto però la supremazia navale inglese rimane incontrastata. Anche nel corso della guerra dei Sette anni, le forze britanniche sconfiggono quelle francesi. Il trattato di pace afferma l'egemonia britannica in India con il controllo dei territori del Bengala. La Compagnia francese delle Indi orientali comincia a declinare; sarà soppressa nel 1790. Gli inglesi assumono il monopolio del salnitro necessario per la fabbricare la polvere da sparo che finiscono per pagare con merci europee di cui loro stessi fissano i prezzi con enormi guadagni. Giungono infine a fornire prestiti in denaro ai principi indiani e ad assumere il controllo della riscossione delle imposte e dell'amministrazione delle finanze di territori sempre più vasti. L'intermediazione dei mercanti indiani viene superata con una trattativa diretta coi produttori; inoltre avendo ottenuto il controllo sulle entrate pubbliche del ricco Bengala possono servirsi dell'attivo di bilancio per acquistare the e seta in Cina e coprire le proprie spese amministrative. Dal 1757 al 1780, Londra preleva in Bengala e trasferisce in Inghilterra oltre 38 milioni di sterline. Nel 1773 il Parlamento inglese, viste le rimostranze contro il monopolio commerciale della EIC, nomina il primo governatore generale del Bengala arrivando poi a porre la compagnia sotto il controllo politico, finanziario e militare delle autorità di Londra abolendo infine il monopolio stesso. 20.4. RUOLO DEL MEDITERRANEO NELLA NUOVA DIVISIONE INTERNAZIONALE DEL LAVORO Nel corso del XVIII secolo il Mediterraneo cessa di essere l'area commerciale più intensa e profittevole. | traffici dell'Atlantico sono diventati più importanti e sono comparse nuove mercanzie. Inoltre, alcuni paesi come l'Italia e la Spagna, sino ad allora all'avanguardia nella produzione manifatturiera, hanno visto declinare le proprie attività economiche ed hanno perduto il controllo della commercializzazione dei loro prodotti. Ora sono le flotte olandesi, inglesi e francesi che dominano gli scambi nel bacino del Mediterraneo. Solo le correnti di traffici marittimi a breve distanza sono ancora gestite da città di tradizione mercantile come Genova, Marsiglia, Barcellona. Il mezzogiorno d'Italia conosce una notevole penetrazione economica britannica. La Sicilia esporta grano, vino, seta greggia, sale, sodio; ed importa manufatti inglesi, francesi e tedeschi, spezie orient. Grazie alla notevole incremento della coltivazione del gelso nelle campagne italiane la penisola italiana produce ben 75% di tutta la seta greggia e di filato di seta europea che però viene esportata verso le manifatture della Francia, della Germania meridionale e dell'Inghilterra. La parte centro-settentrionale dell'Italia si specializza nella produzione e vendita di filato di seta, ossia un prodotto semilavorato; mentre il Mezzogiorno si dedica soprattutto all'esportazione di seta greggia. 25 CAP. 21: VITA URBANA E MONDO RURALE A partire dall'ultimo decennio del Cinquecento le condizioni della maggioranza delle popolazioni europee peggiorano. La crescita demografica si traduce in un aumento dell'offerta di manodopera che porta ad una riduzione dei salari con conseguente aumento dei profitti per i proprietari terrieri. L'ampia domanda di prodotti agricoli destinati alla vendita dei mercati cittadini spinge i proprietari ad aumentare l'estensione delle coltivazioni pagando bassi salari ai braccianti. Nel contempo l'aumento dei prezzi riduce ulteriormente il potere di acquisto dei salari percepiti. Altra ragione di impoverimento delle popolazioni e la progressiva eliminazione della piccola proprietà dovuta all'indebitarsi dei contadini coi grandi proprietari terrieri, per superare il momento di crisi, ed alla successivo sequestro delle piccole proprietà vista la loro diffusa insolvenza. Molti contadini diventano braccianti salariati. Per molti anni le condizione economiche delle popolazioni contadine non migliorano, mentre le rendite dei grandi proprietari terrieri sono alte. «Il sistema economico sembra muoversi in una sorta di equilibrio di stagnazione». 21.1. UN'EUROPA A DUE VELOCITA' Nell'area del Mediteranno, Spagna ed Italia meridionale, contrassegnate: dalla pratica del maggese, (un anno ogni tre un terzo dei campi riposano); dalle presenza dei latifondi con contratti di affitto di lunghissima durata le esportazioni delle derrate agricole sono possibili per l'estensione delle terre coltivate e con la stagnazione demografica. Però in Catalogna e Italia centro-settentrionale la situazione è diversa perché, grazie all'abbondanza di acqua, si sviluppa lo sfruttamento intensivo della terra. Con l'investimento di capitali si realizzano canali, si impiantano alberi da frutta e vigneti, si introducono nuove colture, come il mais. Un lento, costante progresso. In Germania si diffondono la coltura della patata e delle piante foraggiere per l'allevamento. In Russia le tecniche di coltivazione sono assai arretrate, medievali; nei grandi latifondi la cerealicoltura si basa sullo sfruttamento della manodopera legata alla terra che lavora, servi della gleba. Diversa è la situazione nelle Province Unite; qui le colture si alternato: grano/avena/riposo; in questo modo si cerca di limitare l'impoverimento dei campi visto che l'unico concime utilizzato è quello di provenienza animale con la conseguente necessità di sviluppare anche gli allevamenti. Le piante foraggiere, erba medica, trifoglio, rape, leguminose, che vengono alternate alla coltivazione dei cereali, permettono di ripristinare la capacità produttiva dei campi. La connessione fra agricoltura e allevamento non solo mantiene i terreni più fertili, ma produce latticini da esportare. Tuttavia le campagne olandesi non raggiungono i tassi di sviluppo delle coltivazioni inglesi. 21.2. LE <<ENCLOSURES>> E LA RIVOLUZIONE AGRICOLA IN INGHILTERRA L'Inghilterra adotta le nuove tecniche agricole dei Paesi Bassi sviluppandole ulteriormente. | terreni vengono divisi in quattro parti in cui si alterna la coltivazione di: grano / rape / orzo / trifoglio; in questo modo, scompare il maggese; si ricostruisce la fertilità dei campi con piante - rape, trifoglio, leguminose- capaci di fissare elementi azotati al terreno e che forniscono nutrimento al bestiame dal quale si ricava letame per concimare e latticini da commercializzare. Questa rivoluzione agricola porta ad una crescita dei rendimenti grazie all'integrazione tra allevamento e agricoltura; l'Inghilterra diventa esportatrice di cereali, reinvestendo poi i profitti. Prende il via il processo della recinzione dei terreni (enclosures) che sempre più limita i diritti comunitari - raccolta di legna ed altri prodotti - sui terreni aperti -open fields-. | grandi proprietari terrieri per massimizzare i guadagni riescono ad ottenere leggi che permettono l'accorpamento e la recinzione delle proprietà danneggiando sia piccoli proprietari, sia le comunità. Nel nome dell'affermazione dei diritti di proprietà privata della terra, favorito da nuove leggi, il processo di recinzione assume ritmi vertiginosi. Dal punto di vista economico le enclosures portano a condizione ottimali per coltivare grandi estensioni di terreni che produco per la vendita dei prodotti e non più per l'autoconsumo. Gli incrementi della produzione sono in parte dovuti anche all'introduzioni di strumenti agricoli migliorati: aratro più leggere e invenzione della seminatrice. Dal punto di vista sociale la recinzione dei terreni causa 26 gravi sconvolgimenti: riduzione dei piccoli proprietari terrieri che sono anche coltivatori diretti; drammatiche condizioni di vita di chi viveva sulle terre delle comunità, queste persone diventano semplici braccianti o migrano verso le città; in ogni caso le loro condizioni di vita peggiorano notevolmente sino alla povertà. 21.3. LE NUOVE COLTURE L'abbandono della cerealicoltura verso l'introduzione di nuove coltura provenienti dall'America - mais, patata, peperone, fagiolo - avviene in modo lento, ma costante in diverse zone europee. La coltivazione del mais, iniziata in Spagna, si estende in Provenza, Italia, Slovenia, Ungheria; in Italia questa coltivazione ha il vantaggio di adattarsi a condizioni diverse: in alcune regioni viene utilizzato per l'autoconsumo dei produttori permettendo a questi di vendere il grano più ricercato; il mais diventa la base alimentare della popolazione contadina e di quella più povera delle città. Più lenta è l'introduzione della patata, dapprima considera solo una curiosità botanica, poi utilizzata come mangime per l'allevamento degli animali, e solo nell'Ottocento coltivata intensamente. Anche altri alimenti coloniali -cacao, caffè, the, incominciano ad essere consumati in Europa. Cresce anche il consumo di alimenti europei: burro, olio, carne e pesce: soprattutto arringhe e merluzzo pescati nell'Oceano Atlantico che, -baccalà o stoccafisso-, arriva a nuove regioni europee. 21.4. LE FORME DELLA PRODUZIONE MANIFATTURIERA Gli studiosi individuano tre forme di produzione manifatturiera presenti sin dal basso Medioevo: 1) Produzione domestica: manufatti destinati all'autoconsumo familiare; nelle campagne; 2) Produzione artigianale: lavoratori specializzati producono oggetti destinati alla vendita; questo tipo di produzione che richiede investimenti di capitali per l'acquisto di materi prime, di attrezzi, si svolge nelle città dove esistite la possibilità di commercializzare questi beni. Esistono diversi livelli di questo tipo di produzione: dai piccoli artigiani - fabbri/calzolai - alle grandi officine con salariati. A volte la produzione artigianale evolve in lavorazioni a domicilio: un mercante imprenditore, che ha provveduto ad acquistare la materia prima, gestisce le varie fasi di lavorazione non in una sua struttura, ma nella case dei lavoratori stipendiati, vendendo alla fine del ciclo produttivo la merce. Inizialmente questo tipo di produzione è urbana, successivamente si sviluppa anche nelle campagne dove i contadini possono dedicarsi a questa attività nei periodi di minor occupazione nel lavoro dei campi, riuscendo cosi ad integrare i loro magri redditi. In alcune regioni europee questo tipo di produzione finisce col divenire l'attività principale delle popolazione. Alcuni studiosi a proposito di questo evento parlano di un fenomeno di proto industrializzazione che avrebbe preparato la rivoluzione industriale addestrando i lavoratori all' attività manifatturiera. L'argomento è discusso perché alcune di queste area cadranno in crisi con la rivoluzione industriale. 3) Produzione accentrata: la manodopera salariata si concentra in un solo luogo sotto un'unica direzione. Si tratta del settore edilizio, cantieristico, estrattivo o di complessi procedimenti produttivi. Spesso questi tipi di produzione sono promosse dal potere politico per produrre navi o armamenti. CAP. 22: FAMIGLIA, GENERE, INDIVIDUO La prima area di socialità di un individuo è costituita dalla famiglia. Con il termine famiglia si può intendere sia: - gruppo di persone che risiedono sotto lo stesso tetto; sia: gruppo di persone legate da relazioni di parentele, anche se non vivono insieme. La famiglia è il luogo dove si strutturano le prime differenze dell'identità individuale. L'identità sessuale, maschi o femmine, è inserita in un contesto culturale che porta a ruoli diversi e in parte contrapposti. Queste due identità diverse, identità di genere, sono alla base di ruoli sociali distinti. Inoltre, la famiglia riproduce i valori gerarchici che fondano le strutture sociali. In essa si trovano insieme individui adulti già formati e bambini/adolescenti da formare alla vita sociale. Attraverso il processo chiamato educativo, ragazze e ragazzi apprendono le regole fondamentali del gioco sociale e, contemporaneamente, 27 la saggezza un cibo prelibato adatto solo a palati raffinati capaci di giovarsene; la disprezzata superstizione rimane il pasto ineluttabile del volgo. Questo atteggiamento di superiorità conduce alla teorizzazione dell'assoluta libertà del pensiero in contrasto con i vincoli intellettuali imposti dalle autorità civili e religiose. Successivamente, il libertinismo, inteso come individuale ricerca di libertà interiore, finisce per influenzare i costumi di vita nella ricerca di un piacere svincolato dalle norme religiose e di costume sociale. Per questo il termine «libertino» finisce per identificare un individuo dai comportamenti licenziosi, amorale. 23.2. L'ILLUMINISMO FRANCESE Con la morte di Luigi XIV (1715), inizia per la Francia un'epoca di allargamento degli orizzonti culturali. A Parigi si respira una nuova atmosfera resa possibile dagli intensi rapporti con la Gran Bretagna e da una maggior libertà di stampa che consente la diffusione di idee eterodosse. Giungono testi di libertini, a volte provocatori, come quello di Bernard de Mandeville: La favola delle api, un alveare prospera finché i suoi membri mantengono costumi viziosi, mentre va in rovina quando essi assumono comportamenti virtuosi; la morale comportamenti eticamente criticabili, diventano utili al benessere economico collettivo; vizi privati diventano pubbliche virtù. L'attrazione per l'Inghilterra, testimonia l'insoddisfazione degli intellettuali francesi per le condizioni del regno. Nel 1721, Montesquieu nel libro “Lettere persiane”, evidenzia le condizioni di arretratezza in cui si trova la Francia. Con vena polemica antidispotica si denuncia la superstizione, il dogmatismo religioso, a cui si contrappone la libertà di pensiero e la tolleranza religiosa. Anche nelle successive opere di Montesquieu, ed in particolare nel Lo spirito delle leggi (1748), pietra miliare del pensiero Illuministico europeo, aleggia lo spirito liberale. Tre sono gli universi politico- sociali descritti: la monarchia, la repubblica, il dispotismo. L'autore, pessimista sulla natura profonda delle passioni umane, propone la divisione dei poteri come strumento per la conservazione della libertà. La monarchia parlamentare/costituzionale «all'inglese» viene considerato il miglior sistema politico per la conservazione delle libere istituzioni. Nel 1734, con la pubblicazione delle “Lettere inglesi” di Voltaire, la Gran Bretagna diviene peri francesi il modello alternativo a quello francese ed al suo dispotismo, intolleranza, arretratezza. Per Voltaire, l'Inghilterra rappresenta ciò che la Francia non è: libera e aperta alle discussioni filosofiche ed alle teorie newtoniane, lontana dalla rigidità dell'antico regime. La pubblicazione delle Lettere inglesi procurò all'autore problemi con la giustizia a causa delle teorie esposte, ma anche un'enorme notorietà in tutt'Europa. Con Voltaire l'Illuminismo diventa un movimento intellettuale, caratterizzato dalla volontà di esercitare un'influenza sulle scelte dei governi , che si batte in ogni parte del continente per il progresso civile. Lo stesso Voltaire diventa per alcuni anni il consigliere di Federico Il di Prussia; poi, disilluso da Federico II, si ritira a Ginevra dove, oltre a celebri romanzi, scrive due opere storiche fondamentali: Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni, - ricostruzione della storia europea da Carlo Magno a Carlo V d'Asburgo, e il secolo di Luigi XIV - storia della Francia dall'avvento di Luigi XIII alla morte di Re Sole -. In questi testi, Voltaire non si sofferma solo sugli avvenimenti bellici e vicende dinastiche, ma cerca di analizzare i fenomeni sociali complessi per coglierne i tratti essenziali. Includendo anche vicende extraeuropee. Vengono illustrati i vizi del fanatismo religioso, dell'intolleranza ideologica per indicare la strada di un futuro migliore. Il secolo di Luigi XIV appare a Voltaire un'epoca di splendore nazionale con realizzazione culturali ed artistiche, progresso economico e civile, stabilizzazione politica. Delineando gli splendori del secolo passato, appaiono più evidenti i mali presenti, e cioè la povertà materiale e morale della nazione. 23.3. L'<<ENCYCLOPÉDIE>> L'Illuminismo appare come un movimento intellettuale coeso grazie al fatto che un gruppo di philosophes riesce nella difficile impresa di raccogliere il nuovo sapere in un'opera a stampa aperta al contributo dei più originali pensatori del tempo. Il filosofo/scrittore Denis Diderot (1713/84), e il matematico Jean-Baptiste Le Rond d’Alembert (1717/83) sono gli 30 ideatori dell'Encyclopédie, progenitrice delle moderne enciclopedie, che raccoglie subito un grande consenso arrivando ad una tiratura per l'epoca elevatissima: oltre 4.000 copie. Un'impresa editoriale senza precedenti: 60.000 voci distribuite in 17 volumi e 11 tavole illustrate, che può giovarsi del lavoro di opere antecedenti quali il Dizionario filosofico di Voltaire. La pubblicazione di quest'opera, iniziata nel 1751, subisce interruzioni a causa di attacchi e condanne dal mondo conservatore e clericale; solo nel 1772 la gigantesca impresa è compiuta. Caratteristica saliente dell'Encyclopédie è l'attenzione riservata alla scienza ed alle tecniche; alla luce della ragione il pensiero scientifico-matematico. porta alla scoperta delle leggi che regolano la vita Nel XVII secolo vi è una veloce crescita delle discipline scientifiche: - classificazioni delle specie vegetali e animali - analisi dei microorganismi - ricerche chimiche e per riconoscere e riprodurre le correnti elettriche - accumulazione dell'elettricità, pila Franklin / Galvani / Volta. La fiducia nelle capacità delle ragione si estende anche all'analisi del mondo umano: sensismo ricondurre la conoscenza umana ai dati dei sensi; materialismo - visione di tipo meccanicistico della natura e dell'umanità, escludendo i principi dogmatici, come l'esistenza dell'anima o di Dio. Questo nuovo tipo di impostazioni filosofiche sono estese anche alla comprensione dei fenomeni sociali, con conseguenze di enorme rilievo sulla percezione della società. 23.4. LA NATURA DEL VINCOLO SOCIALE Buona parte dello sforzo intellettuale dei cosiddetti illuministi è diretta a fondare su basi nuove la visione della società. Esclusa l'impostazione di tipo metafisico - l'organizzazione sociale dipende dalla volontà divina. Si cerca di stabilire su presupposti diversi la morale collettiva. Per gli utilitaristi, l'uomo va guardato per quello che è e non per quello che dovrebbe essere, le sue azioni sono mosse dal desiderio di massimizzare il proprio utile e il proprio piacere. Questo desiderio non va demonizzato, ma indirizzato a vantaggio del bene collettivo. La realtà sociale va studiata alla luce di leggi e regole che determinano il comportamento umano. Per Francois Quesnay (1694/1774) anche l'economia va studiata come una formazione naturale dotata di proprie leggi. Solo dalla natura deriva il valore delle merci e non dalla loro trasformazione e commercializzazione; le derrate agricole devono poter circolare liberamente, deve esserci la maggior libertà d'azione possibile; lo slogan diventato virale in tutta Europa della prima dottrina economica liberista. «laissez faire, laissez passer» lasciare fare, lasciare passare. Cosi i cosiddetti fisiocratici espongono la prima dottrina economica dichiaratamente liberalista; per loro l'unica leva legittima in mano al governo è quella fiscale: la rendita terriera va tassata. Successivamente, per Adam Smith (1723/90) - il padre dell'economia politica moderna - coniuga il pensiero dei fisiocratici con quello utilitaristico che vede nell'egoismo la base del benessere sociale. Secondo Smith, ciò che rende utile collettivamente le azioni egoistiche degli individui è l'esistenza del mercato, la «mano invisibile» che regola, ordina e distribuisce la ricchezza. Però, a differenza dei fisiocratici egli ritiene che il valore delle merci sia frutto del lavoro umano, attività artigianali, industriali, commerciali. Per lui quanto più si lascia il mercato libero di esprimere l'efficienza del suo meccanismo, tanto più si rende possibile accrescere la ricchezza della nazione. Però, mentre per Smith la divisione sociale del lavoro, la ripartizione di mansioni specifiche nelle nascenti fabbriche, costituisce la chiave di volta del progresso umano; per il pensatore ginevrino Jean-Jacques Rousseau (1728/78) questa divisione è un grave arretramento della condizione di felicità dell'uomo. Da questa degenerazione, iniziata con l'instaurarsi della proprietà privata, era derivata la diseguaglianza sociale. Nel Contratto Sociale (1762) Rousseau tratteggia una repubblica ideale basata su un contratto sociale stretto fra gli individui che ne fanno parte. Questo contratto non si base su presupposti utilitaristici, ma sulla condivisione di uno stesso comune sentire che consente il superamento delle singole volontà individuali, giungendo alla nascita di una unica volontà generale. 31 Merito di Giuseppe Beccaria (1837/94) -Dei delitti e delle pene - l'aver evidenziato il carattere inumano di pratiche giudiziarie quali la tortura e pena di morte. Per lui la pena non deve essere una vendetta sociale, ma deve essere indirizzata tanto alla condanna, quanto al recupero del colpevole. CAP. 24: IL DISPOTISMO RIFORMATORE Nella seconda metà del XVII secolo si registra una tendenza dei sovrani a modificare gli assetti giuridici, economici e politico-sociali dei loro regni. Questa riforma delle regole amministrative ed economiche rappresenta una novità. Per secoli il sovrano è stato il difensore degli equilibri stabiliti, a lui è stata riconosciuta una funzione restaurativa, non riformatrice, intervenendo per ripristinare l'antico ordinamento voluto da Dio che la corruzione della vita sociale ha guastato. La nuova tendenza riformatrice mira a migliorare l'efficienza della macchina statale a fini bellici. Per ingrandire i propri domini a spese delle dinastia concorrenti occorrono forti eserciti che, essendo formati da mercenari, comportano notevoli spese; da qui l'esigenza di nuovi introiti fiscali. Bisogna, quindi, vincere la resistenza dei popoli ottenendo l'assenso delle assemblee rappresentative a nuove tassazioni; eliminare esenzioni concesse negli ani precedenti a città e regioni privilegiate. Vista la difficoltà ad ottenere il consenso delle assemblee a nuove tasse i sovrani iniziarono a governare senza convocare i vari tipi di rappresentanza dei sudditi. Essi, cercano di aumentare le imposte legittime, di ridurre le esenzioni e di ottimizzare i redditi dei loro patrimoni personali. In questo periodo prendono il via gli studi di quelle che oggi sono la scienza delle finanze e scienza dell'amministrazione che si connettono con la politica economica, fiscale e monetaria. Nel corso del Seicento cresce la consapevolezza che la potenza politica e militare è legata alla forza economica degli Stati: derrate alimentari sufficienti a sfamare i sudditi, attività manifatturiere e commerciali in crescita capaci di attrarre investimenti anche dall'estero, ci fu anche l'aumento della popolazione. 24.1. IL RUOLO CRESCENTE DELLA SFERA PUBBLICA Le rivoluzioni di metà Seicento danno il via ad un dibattito sulle questioni fondamentali della vita pubblica;- in particolare al ruolo della Chiesa e della religione-, anche in strati sociali diversi dai gruppi dirigenti. Successivamente vi sarà però un ridimensionamento di questa tendenza di apertura. La diffusione delle gazzette - progenitori dei giornali - aumenta; questi fogli raccontano i principali avvenimenti politici/bellici/ carattere sociale, dando il via ad una riflessione sui difetti della società. Anche i sovrani, che sempre più tendono ad usare una podestà straordinaria, si trovano obbligati a spiegare ai propri sudditi come mai utilizzino una prerogativa cosi speciale. In mancanza di tali chiarimenti essi potrebbero apparire come tiranni. Il loro operare non è solo più giustificato dalla presunzione che sia Dio a volerli sul trono, ma anche dalla necessità di darsi da fare per il bene della comunità, per alleviare le sofferenze degli oppressi e dei poveri. Si apre una contraddizione fra queste nuove dottrine volte a legittimare il fondamento della sovranità e il concetto di diritto divino. Inizia anche un'analisi dei risultati ottenuti dalle politiche dei Paesi stranieri confrontandoli. Nasce anche la figura dell'intellettuale come consigliere del principe. Concorrono a dar forma a questa nuova figura personaggi di diversi ceti: sacerdoti, funzionari, professionisti; persone culturalmente influenti che tendono con le loro proposte a scardinare l'ordinamento esistente. 24.2. LA GUERRA DEI 7 ANNI (1756-63) La cosiddetta guerra dei Sette anni, il primo conflitto bellico planetario, muta i rapporti di forza tra le potenze europee. Nei due secoli precedenti la rivalità era stata tra gli Asburgo titolari della corona imperiale- spagnoli e austriaci, ei sovrani di Francia, Valois/Borboni. Con la guerra dei Sette anni, la Francia si allea con gli Asburgo per fronteggiare la crescente potenza della Gran Bretagna alleata alla Prussia. All'origine del conflitto vi sono le rivalità fra Francia e Gran Bretagna per i possedimenti coloniali in America e India; e l'occupazione della Slesia da parte della Prussia in contrasto con gli Asburgo. Nel 1756, gli schieramenti sono: Francia, Russia, Svezia e impero asburgico, contro Prussia e Gran Bretagna. 32 CAP. 25: LA NASCITA DEGLI STATI UNITI D'AMERICA La rivolta delle colonie americane contro il dominio britannico (1775/83), da cui nacquero gli Stati Uniti d'America, è un evento centrale della storia mondiale. Come già era successo nei Paesi Bassi che si ribellarono alla corona spagnola dando vita alle Province Unite, una popolazione conduce una guerra vincente per l'autodeterminazione scegliendo poi il proprio sistema di governo. Questa rivolta si basa su principi repubblicani, sull'idea che l'origine della sovranità risieda nel popolo. L'assetto politico/istituzionale che deriva dal questa rivoluzione americana è di stampo liberal-democratico implicando il riconoscimento di una serie di diritti individuali ed afferma il principio di eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, regolando anche l'equilibrio fra i vari Stati nati dalle ex colonie in un nuovo governo federale di tipo presidenziale. Questo assetto socio-politico è molto diverso da quelli degli Stati settecenteschi europei dove primeggiano monarchie, ceti e privilegi, retaggi feudali, assenza di libertà. Agli osservatori europei in questa nuova società la ricchezza è molto più livellata, la giustizia meglio distribuita, le libertà individuali garantite. Da questa rivoluzione nascerà una nazione che assumerà un ruolo di primo piano sulla scena mondiale. 25.1. IL MONDO COLONIALE NORD-AMERICANO In America settentrionale la penetrazione inglese comporta la creazione di una serie di basi commerciali lungo la costa atlantica per scambi con le popolazioni indigene. Questi insediamenti sono formati da artigiani e commercianti a cui si aggiungono delinquenti indesiderati in madrepatria. Una popolazione giovane in costante crescita spinta dal desiderio di benessere. AI primo gruppo di colonie, il cosiddetto New England, localizzato a settentrione si va a affiancando un altro gruppo di colonia legata alla formazione di alcuni grandi centri commerciali portuali, tra cui New York e Phiiladelphia. Le colonie americane sono una società meno portata ad attribuire valore alle tradizioni e gerarchie. Gli abitanti sono accomunati dal professare un credo riformista di tipo calvinista che ritiene inadeguata la Chiesa anglicana considerata troppo vicina all'odiato papato romano. Nelle città prevalgono comportamenti più liberi, nelle campagne le comunità religiose controllano la vita. Le colonie godono di ampi margini di autonomia amministrativa, incentrati sulle assemblee rappresentative elettive; il controllo del governo inglese è di natura economica. Le colonie sono obbligate a commerciare con la madrepatria, la quale, compromette le diverse merci a tassazioni varie. | governatori, inviati dalla corona, nelle varie colonie adottando una pragmatica politica di compromesso con le assemblee rappresentative degli abitanti, evitando scontri. 25.2. NIENTE TASSE SENZA RAPPRESENTANZA: LE RAGIONI DI UN CONFLITTO All'origine dei dissidi, fra le colonie e la Gran Bretagna vi sono contrastanti interessi economici e fiscali. Oltre a tassare le merci il governo di Londra pone dei vincoli allo sviluppo economico delle colonie; la disparità di trattamento fra le imprese della madrepatria e quelle coloniali alimenta il malcontento dei coloni. Un altro punto di contrasto è di natura politica: la partecipazione popolare alle scelte governative e i limiti del potere sovrano. Mentre nella madrepatria chi paga le tasse può eleggere proprie rappresentati in Parlamento, questo diritto è negato ai coloni americani. Inoltre, nelle colonie possono essere imposte misura di natura giuridica-fiscale senza contattare le assemblee. Vittoriosa nella guerra dei Sette anni, la Gran Bretagna si trova a governare su territori molto estesi, ma le colonie sono consapevoli di avere interessi propri, a volte distinti da quelli della madrepatria. Il governo di Londra, volendosi rifare degli enormi costi della guerra appena vinta, vara una serie di provvedimenti miranti ad esercitare un maggior controllo economico su quei vasti territori. Oltre ad un accresciuto prelievo fiscale, a Londra viene introdotta un'apposita tassa lo Stamp Act nel 1766, per finanziare i costi amministrativi in America. Il fatto che questa tassa, votata dal Parlamento inglese in cui i coloni non sono rappresentati, sia stata imposta senza approvazione delle assemblee locali viene considerato un atto di dispotismo che attacca la libertà 35 e la proprietà dei sudditi. Alcune assemblee coloniali dichiarano illegali le tasse imposte senza il loro consenso. Si reclama un netto legame tra cittadinanza e pagamento delle imposte: no taxation without rapresentation; niente tassazione senza rappresentanza. Negli anni 1760/70, esplodono tensioni per nuove imposizioni fiscali nelle colonie. Inoltre nel 1773, il governo britannico assegna il monopolio del commercio del tè nelle colonie americane alla Compagnia inglese delle indie orientali. Contro questa nuova imposizione scoppia la protesta nel porto di Boston che viene ricordata come Boston Tea Party, un gruppo di coloni gettano in mare il carico di tè di una nave della Compagnia. 25.3. LA GUERRA D'INDIPENDENZA La reazione di Londra è durissima; il porto di Boston viene chiuso e un governatore assume ampi poteri. Nel 1774, una nuova legge - Quebec Act - istituisce nell'ex colonia francese un governo senza rappresentanza legale, procedure giudiziarie senza la giuria e libertà di culto ai cattolici. La risposta dei coloni fu la convocazione di un congresso dei rappresentati delle tredici colonie a Philadelphia che assunse una linea moderata e di conciliazione cercando un compromesso. Re Giorgio III decide però di reagire con la forza a quella che considera una ribellione. Nel 1775, inizia la guerra di indipendenza. Le colonie organizzano un esercito comune sotto il comando di George Washington. Inizialmente il più esperto esercito inglese ha la meglio sulle mal equipaggiate milizie coloniali. In Europa Benjamin Franklin sensibilizza l'opinione pubblica che si schiera a fianco degli insorti americani; partono anche numerosi volontari. Nel 1776, il Congresso americano approva la Dichiarazione d'indipendenza di Thomas Jefferson in cui sono definite le ragioni della ribellione: diritto naturale dei popoli alla vita, alla libertà ed alla ricerca della felicità. Questi diritti sono inalienabili; un governo che li ostacoli deve essere abbattuto. Nel 1777 l'esercito americano consegue la prima vittoria a Saratoga. Negli anni successivi, aiuti militari e rifornimenti arrivano dalla Francia e Spagna che sono entrati in guerra contro Londra. Dopo tre anni (1781) l'esercito britannico viene sconfitto definitivamente a Yorktown. Con il trattato di Versailles (1783), la Gran Bretagna riconosce l'indipendenza delle sue ex colonie nord-americane che hanno assunto il nome di Stati Uniti d'America. 25.4. LA COSTITUZIONE DEGLI STATI UNITI Sotto la spinta delle esigenze belliche nel 1781 le ex colonie britanniche avevano ceduto parte della loro sovranità ad un governo centrale di tipo confederale. Gli Articoli di confederazione costituiscono la prima Costituzione degli Stati Uniti e si configura come un trattato fra Stati sovrani ognuno dei quali è rappresentato da un delegato al Congresso federale, in pratica si tratta di un coordinamento fra i vari Stati senza alcuna autonomia in materia finanziaria. Successivamente, si afferma l'idea di dotare gli Stati Uniti di una vera e propria costituzione scritta che regoli il costituendo potere centrale. Nel 1787, viene pubblicata la costituzione che delinea una repubblica di tipo federale, con un forte potere federale dotato di una propria sovranità, parallela a quella dei singoli Stati. Si dà vita ad un Congresso formato da due Camere: Camera dei Rappresentati, eletti direttamente dai cittadini americani sulla base di una ripartizione proporzionale; Senato composto da due rappresentati nominati dai singoli Stati. L'equilibrio e la separazione dei poteri sono parte fondante del nuovo sistema istituzionale. AI Potere legislativo: sono assegnate le sfere di intervento che garantiscono l'autonomia legislativa dei singoli Stati; il potere esecutivo è incentrato sulla figura del presidente degli Stati Uniti e il potere giudiziario indipendente è articolato sulle Corti di giustizia dei singoli Stati e quelle Federali. Viene anche istruita un'apposita Corte Suprema incaricata di interpretare il testo costituzionale, proteggere i diritti dei cittadini e concludere i conflitti fra le diverse istituzioni federali e statali. Nel 1791, a completamento della costituzione viene approvato il Bi// of Rights, atto che ribadisce i diritti individuali alla vita, alla libertà di pensiero, parola e culto,alla proprietà, alla ricerca della 36 felicità. Purtroppo, indigeni/pellerossa, schiavi africani e donne restano esclusi dai diritti di cittadinanza del nuovo Stato. CAP. 26: LA RIVOLUZIONE FRANCESE Nel decennio 1789/1799 la Francia conosce la più straordinaria trasformazione politica mai realizzata nella storia dell'Europa occidentale. L'universo politico tradizionale «antico regime» viene spazzato via creando una nuova cultura politica che è ancora oggi la base della società contemporanea. La società di ordini e ceti viene sostituita da una società democratica e egualitaria. Il potere monarchico viene sostituito da un potere repubblicano esercitato dai rappresentati eletti dal nuovo potere sovrano: il popolo come nazione. Questa enorme trasformazione costituisce uno dei pilastri su cui è stata costruita la società dei secoli XIX e XX. 26.1. | LIMITI DI UN SISTEMA Il sistema politico assolutistico creato da Luigi XIV presentava due limiti: 1) La decisone di non convocare più gli Stati generali privava la monarchia di una camera di compensazione e della possibilità di cogliere gli umori dei gruppi sociali più dinamici del paese. Questa mancanza di un canale di collegamento tra la corte e la società, finisce per consentire al Parlamento di Parigi (suprema corte di giustizia civile e penale) di assumere un ruolo di supplenza nel rappresentare gli interessi del paese. Ma il Parlamento parigino finisce col non essere capace di far voce all'intera società francese; 2) La volontà di Luigi XIV di incrementare ulteriormente il prelievo fiscale, senza il consenso dei ceti del regno, incontra evidenti ostacoli sia nella nobiltà, che da tempo gode di un'ampia immunità fiscale, sia da parte della Chiesa, anch'essa esentata dal pagamento di imposte sui suoi beni. Una parte della nobiltà accetta l'ipotesi di una condivisione del carico fiscale chiedendo in cambio la partecipazione al processo decisionale, prospettiva che Re Sole esclude fermamente. In quegli stessi anni il finanziere scozzese John Law, tenta di risanare le disastrate finanze della corona emettendo cartamoneta. La banca reale emette un'enorme quantità di banconote; contemporaneamente i titoli di Stato vengono cambiati in azioni della Compagnia delle Indie occidentali; dapprima questa operazione gonfia il valore della azioni della Compagnia, ma visto il basso dividendo offerto da queste azioni il loro prezzo crolla, la Compagnia viene sciolta e la corona ritira la banconote e le obbligazioni cartacee. Parliamo di un debito 4 miliardi di lire: è la bancarotta. Sotto Luigi XV (1726/74) vi è un ritorno all'autocrazia monarchica, senza una ricerca di soluzioni per un allargamento della partecipazione politica. Per risolvere la penuria dei mezzi finanziari nelle casse dello stato si cerca di imporre misure straordinarie che però incontrano l'opposizione del Parlamento parigino. Anche il tentativo di istituire il catasto fondiario, strumento necessario per tassare tutte le proprietà terriere, viene ostacolato. A questo punto il ministro della giustizia, propone una riforma giudiziaria che prevede la riduzione del ruolo dei Parlamenti, promettendo di ritornare a convocare gli Stati generali. Questa proposta non viene accettata. Con l'ascesa al trono di Luigi XVI (1754/93), vengono ripristinati i tradizionali poteri dei Parlamenti; la ricerca di soluzioni al difficile problema del disavanzo del bilancio stata viene affidata a intellettuali riformatori come Jacques Turgot / Jacques Necker - che coltivano le teorie di Montesquieu della necessità di una divisione dei poteri e guardano con ammirazione alla monarchia parlamentare inglese e alle nuove idee dei coloni nord-americani. 26.2. UNA CRISI POLITICA All'indomani della crisi del 1774/75 - una carestia produce una serie di rivolte popolari «guerra delle farine», si ripresento il problema del debito pubblico aggravato dalle spese dovuto all'appoggio alle colonie americane nella guerra contro la Gran Bretagna. Per cercare di ottenere consenso alla sua politica di risanamento il responsabile delle finanze Jacques Necker rende pubblico il disastrato bilancio statale con l'unico risultato di essere costretto a dimettersi. 37 maggioranza girondina viene pressata dai gruppi più radicali, la fazione detta “Montagna” e dalle agitazioni di piazza dei sanculotti; la Convenzione ordina l'arresto dei deputati girondini perché accusati di agitazione controrivoluzionaria. Il sopravvento dei montagnardi porta all'approvazione della Costituzione detta dell'anno I, assai avanzata in senso democratico e prevede la divisione dei poteri, suffragio universale maschile, riconoscimento del diritto al lavoro e all'assistenza; però, questa costituzione non entrerà mai in vigore. A questo punto, mentre le forze della coalizione antifrancese invadono il paese, in diverse province esplodono sollevazioni girondine contro il soffocante potere dei giacobini e di Parigi. Il potere viene assunto dal Comitato di salute pubblica, organo straordinario di 12 membri fra i quali emergono Robespierre e Saint-Just; questo Comitato, dichiarando di voler arginare la guerra civile che sta minando la repubblica, decide l'eliminazione fisica e sistematica di tutti gli avversari politici. Inizia la fase del Terrore: dopo processi sommari cadono sotto i colpi della ghigliottina magliaia di veri o presunti avversari del nuovo regime; fra i tanti la regina Maria Antonietta, il duca d'Orleans, intellettuali e studiosi,e anche famosi leader della rivoluzione stessa come Brissot, Danton, Hebert. Il nuovo regime rivoluzionario adotta un nuovo calendario, lancia campagne di scristianizzazione, con la creazione del culto della Ragione, cerca di fronteggiare la pesante situazione economica stabilendo i prezzi e controllando la produzione dei beni. Però, lo strapotere arbitrario e repressivo del Comitato di salute pubblica finisce per causare una reazione da parte dei sopravvissuti della Convenzione che, appoggiata da un'opinione pubblica scandalizzata e terrorizzata dalle stragi, organizza un colpo di Stato. Nella notte tra il 26 e 27 luglio 1794 vengono arrestati Robespierre e Saint-Just che vengono subito ghigliottinati. Vengono poi abrogate le leggi speciali e aboliti i tribunali rivoluzionari. L'eliminazione della classe politica radicale riporta sulla scena i filo monarchici che si abbandonano a vendette cruente contro gli esponenti giacobini e sanculotti; questo periodo è ricordato come «Terrore bianco». Successivamente lo smantellamento di norme di protezione sociale, come il regolamento dei prezzi, accompagnate da un inverno assai rigido, aumentano le difficoltà economiche della popolazione facendo esplodere una rivolta a Parigi nel maggio 1795 che, però, viene repressa nel sangue. La Convenzione vara una nuova Costituzione, detta dell'anno III, improntata all'esigenza sia di sottrarre l'attività legislativa alle pressioni delle masse popolari, sia una restaurazione realista. Questa Costituzione è di orientamento assai moderato: limita la libertà di stampa e di associazione, prevede l'istituzione di un Parlamento bicamerale, tende a restituire sicurezza al potere legislativo. Due terzi dei componenti del nuovo Parlamento devono però essere già stati membri della Convenzione al fine di assicurare la continuità repubblicana della rappresentanza, evitando la possibilità di una vittoria elettorale dei filo monarchici. La Costituzione assegna poi il potere esecutivo a un Direttorio, composto da cinque membri. CAP. 27: L'EREDE IMPERFETTO: NAPOLEONE BONAPARTE La figura di Napoleone Bonaparte (1769/1821) occupa un posto di assoluto rilievo nella storia e nell'immaginario europeo tra il XVIII e XIX secolo. Grande condottiero, abile politico, eccellete stratega, egli inaugura un periodo di preponderanza francese sulla scena politico/militare del continente europeo, fatta salva la Gran Bretagna, in virtù del proprio primato economico e navale. Napoleone nasce in una famiglia della classe media, in Corsica, e dopo essere stato un generale di modeste origini acquista un potere monocratico che si trasforma poi in potere monarchico. Come per Oliver Cromwell, alla rivoluzione inglese, deve la sua ascesa a sconvolgimenti politici di vasta scala: le uniche due rivoluzioni europee che hanno visto la condanna a morte di due sovrani, Carlo I Stuart e Luigi XVI Borbone. Napoleone si proclamerà prima re e poi imperatore dei francesi e non della Francia per indicare che la sua legittimità discendeva dal consenso popolare, non da una presunta volontà divina. Da una parte, egli sa di essere l'erede della rivoluzione e contro le potenze europee legittimiste afferma il diritto dei francesi scegliersi il proprio governo, diritto che 40 è frutto della rivoluzione. D'altra parte, Napoleone sa di rappresentare la forza di un principio monarchico che, dopo la rivoluzione, va riacquistando influenza e prestigio. Molti francesi, stanchi di faide e violenze della guerra civile, desiderano affidare le redini del governo ad un uomo forte che sappia imporsi opponendosi alle due posizioni estreme esistenti nel paese: i filo monarchici, che desiderano la restaurazione dei Borbone ed il ritorno all'antico regime; i cosiddetti «giacobini», in ricordo della famosa fazione di rivoluzionari che vogliono costituire una salda repubblica ispirata ai principi della rivoluzione. Napoleone riesce nella difficile impresa di farsi accettare dalla maggioranza di questi due opposti schieramenti; è capace di presentarsi come erede della monarchia assoluta e, nel contempo, della rivoluzione. Un erede straordinario, ma ambiguo, imperfetto. 27.1. LA SVOLTA MILITARE DELLA RIVOLUZIONE Nel 1795, l'entrata in vigore della costituzione dell'anno III a causa della clausola per la quale i due terzi dei membri delle nuove Camere tra i membri della precedente Convenzione suscita la protesta dei monarchici che danno vita ad una insurrezione repressa nel sangue da un oscuro generale di sicura fede repubblicana: Napoleone Bonaparte. Viene poi nominato un Direttorio formato dagli ex membri repubblicani della Convenzione, quelli che avevano votato per la condanna a morte del re. Il Direttorio deve affrontare una situazione assai difficile: sul piano interno, assume misure represseve sia nei confronti dei monarchici, sia dei repubblicani radicali (giacobini) che non accettano la normalizzazione moderata che sta prendendo vita; congiura degli eguali; sul piano internazionale, le truppe francesi, dopo la pace separata con Prussia e Spagna, rimangono in guerra con Gran Bretagna, Impero e regno di Sardegna. Si decide un attacco a nord contro le forze dell'impero e di invadere il Piemonte per minacciare la Lombardia. Mentre l'armata che muove su Reno viene costretta a ripiegare, la spedizione inviata in Italia, sotto la guida di Napoleone Bonaparte, ottiene una serie di successi straordinari (1796). Lo stato di Sardegna si arrende, viene invasa la Lombardia e alcuni territori dello Stato della Chiesa. Con la pace di Campoformio (1797), i francesi ottengono la sovranità sui Paesi Bassi, la Lombardia, Nizza e Savoia; l'impero austriaco ottiene la repubblica di Venezia, che perde la sua indipendenza. Buona parte degli italiani appoggia gli ideali repubblicani francesi. Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia danno vita alla repubblica Cispadana, primo tricolore italiano, poi con la Lombardia nasce la repubblica Cisalpina; in Liguria nasce la repubblica ligure. Nel 1798, sotto i colpi dell'invasione francese, nasce la repubblica romana e poi la repubblica partenopea; Ferdinando IV di Borbone si rifugia in Sicilia protetto dalla flotta britannica. Solo la Gran Bretagna si oppone alla Francia repubblicana e il Direttorio decide di inviare in Egitto le armate di Napoleone nel tentativo di ostacolare gli inglesi nei loro commerci. Bonaparte sconfigge gli egiziani nella battaglia delle Piramidi (1798), ma la flotta francese viene annientata dall'ammiraglio inglese Horatio Nelson. Napoleone decide di ritornare in Francia (1799). Sul piano interno, il Direttorio, sconfitto dai monarchici nelle elezioni del 1797, con un colpo di Stato annulla i risultati delle elezioni ed allontanando i filo monarchici. Mentre nelle campagne il banditismo è ormai fuori controllo, il quadro politico rimane instabile perché nelle nuove elezioni del 1798 vincono i giacobini. Il Direttorio annulla le elezioni con un nuovo colpo di Stato e, a questo punto, l'abate Sieyes, famoso protagonista della prima Assemblea nazionale, in accordo con Bonaparte, organizza un nuovo colpo di Stato; dopo aver sciolto il Direttorio, Sieyes, Bonaparte e Ducos si autoproclamano consoli della repubblica cercando di dare stabilità alla Francia garantendo l'ordine pubblico. Difatti, però, il potere esecutivo è nelle mani di Bonaparte che controllando l'esercito ha la forza delle armi. Una nuova Costituzione, detta dell'anno VIII (25 dicembre 1799), assegna il controllo delle due assemblee legislative al triunvirato dei consoli. Napoleone, con la carica di primo console, ossia di capo dello Stato, si assicura un sostanziale predominio. 41 27.2. DAL CONSOLATO ALL'IMPERO La decisone di affidare le sorti della repubblica ad «un uomo forte» è dovuta: all'incapacità del Direttorio a «terminare la rivoluzione» e ad assicurare la stabilità politica; all'emergenza bellica creatasi con la formazione della seconda coalizione antifrancese: Gran Bretagna-Russia-Prussia-impero ottomano-Svezia-Regno di Napoli. Tra il 1788/89, in Italia vengono abbattute le varie repubbliche costitute sul modello francese. Napoleone decide di varcare nuovamente le Alpi; a Marengo (1800) infligge una dura sconfitta alle forze sarde ed imperiali. La Russia abbandona la coalizione; ne scaturisce la pace di Luneville con le altre nazioni. Sul piano interno, il nuovo regime sigla un concordato con la Santa Sede che riconosce la repubblica francese in cambio dell'affermazione del cattolicesimo come religione della maggioranza dei francesi; il papato ristabilisce il controllo sulla Chiesa francese con autorità finanziare/amministrative. Avendo consolidato la propria posizione, nel 1802 Napoleone si fa proclamare primo console a vita, primo passo per la trasformazione del consolato in monarchia. Nel maggio 1804, viene approvata la costituzione dell'anno XII, che trasforma la carica di primo console in quella, ereditaria, di imperatore dei francesi, il tutto sancito da un plebiscito. Il 2 dicembre 1804, Pio VII, nella cattedrale di Notre Dame di Parigi, consacra Napoleone imperatore porgendogli la corona che egli stesso si pone sul capo. Per legittimare la nuova situazione vengono creati nuovi titoli nobiliari assegnati a militari e funzionari fedeli all'imperatore. Napoleone procede anche al riordino: della finanza pubblica coniando una nuova moneta, il franco d'argento, garantita dalla Banca di Francia; del sistema giudiziario (controllo da parte del governo sui giudici, reazione dei tribunali d'appello). Nel 1804 viene promulgato il Codice civile, che riassume molte delle conquiste della rivoluzione (libertà individuale, laicità dello Stato, uguaglianza di fronte alla legge, abolizione del feudalismo). Rassicurati i gruppi dirigenti del paese sul rispetto assoluto del diritto di proprietà, Napoleone rafforza gli apparati di sicurezza creando una potente polizia che si dedica sia alla tutela dell'ordine pubblico per dare sicurezza alle attività economiche e commerciali, sia alla repressione di ogni forma di dissenso, anche grazie ad un'efficace censura. 27.3. LA MONARCHIA AMMINISTRATIVA Napoleone realizza per la prima volta nella storia europea il regime di un uomo che fonda il proprio potere sul controllo dell'esercito preoccupandosi nel contempo di legittimare il proprio ruolo tramite il consenso, espresso con il plebiscito, della maggioranza della popolazione. Gli storici hanno chiamato questo periodo cesarismo con riferimento alla dittatura imposta a Roma da Giulio Cesare che aveva imposto anch'egli fine all'esperienza di un regime repubblicano. Napoleone rappresenta per i francesi una normalizzazione che promette di conservare parte delle conquiste della rivoluzione. Si realizza una rottura dei diritti e privilegi dell'antico regime. Il perno del mutamento introdotto da Napoleone è la riforma amministrativa, la macchina statale viene impostata in modo strettamente gerarchico e piramidale. L'intero territorio francese, diviso in dipartimenti, viene controllato attraverso la nomina governativa di amministratori, prefetti, sotto prefetti con funzioni di controllo e direzione di tutti gli aspetti della vita collettiva. Lo Stato tende ad avere un ruolo sempre più incisivo producendo in questo modo un miglioramento nelle condizioni sanitarie, istruzione, efficienza amministrativa e finanze statali; contemporaneamente, la società è sottoposta ad un potere centrale che ricorre ad un serrato controllo poliziesco militare. Prende il via la formazione di personale addestrato a lavorare nelle nuove strutture pubbliche, personale in cui cresce la consapevolezza del proprio ruolo al servizio delle Stato. Si afferma il principio di fedeltà al ruolo ed agli obblighi che comporta il far parte delle strutture pubbliche. Queste nuove regole di organizzazione dello Stato verrà chiamata «monarchia amministrativa». La quantità delle direttive emanate è notevole perché si ritiene che una legge scritta e pubblica possa impedire la rinascita di poteri particolari e di privilegi; in realtà, essendo troppe le norme da rispettare i burocrati hanno un notevole spazio di manovra nell'eseguire prima una o un'altra norma. Sono i burocrati i veri protagonisti della monarchia amministrativa, che verrà esportata dai francesi come modello di 42 impiantate ovunque si voglia e chi investe i capitali impone che la produzione sia concentrata dove vi è maggior convenienza economica. Anche le vie di comunicazione sono migliorate; inizia il trasporto su rotaie che si rafforza man mano che vengono perfezionate le varie applicazioni del motore a vapore; contemporaneamente, i canali che collegano i diversi fiumi navigabili vengono ampliati e moltiplicati arrivando a costituire una fitta ragnatela che permette di raggiungere località prima isolate e difficilmente raggiungibili. La trasformazione nella struttura della produzione industriale determina un importante cambiamento nel paesaggio e nelle gerarchie urbane. Sorgono nuove popolose città laddove vi erano solo piccoli villaggi (Birmingham, Liverpool, Manchester), una struttura urbana caratterizzata dall'assenza di continuità rispetto al passato. Le città industriali sfuggono al controllo politico e sociale dell'aristocrazia terriera, nascono contrasti fra aristocratici e borghesi relativamente al mutato peso elettorale delle varie regioni: zone rurali semi spopolate, città sempre più popolose. Nelle periferie delle città industriali fabbriche a capannoni si affiancano a caseggiati fatiscenti, gli slum, dove alloggiano le famiglie degli operai; i quartieri centrali, abitati dalla nuova ricca borghesia industriale, si abbelliscono proprio grazie alle industrie circostanti. 28.3. LA NASCITA DELLA SOCIETA' INDUSTRIALE | mutamenti delle strutture produttive in Inghilterra del primo Ottocento coinvolgono anche l'insieme delle gerarchie dei valori e dei rapporti sociali. | nuovi centri manifatturieri nascono e si dilatano grazie alla forte migrazione interna dalle aree rurali del paese. L'elevata concentrazione della forza lavoro in correlazione ai nuovi ritmi produttivi, cambiano le abitudini, la mentalità e gli stessi modi di vita della nuova popolazione urbana. Si tratta di un fenomeno che si accentuerà nella seconda metà dell'Ottocento. Accanto ad un personale qualificato, proveniente dall'artigianato e dotato di stabilità sociale e lavorativa, vi sono operai privi di preparazione, ex contadini ed infine donne e bambini sfruttati. Più si scendono i gradini di questa gerarchia interna della classe operaia peggiori diventano le condizioni di lavoro. | lavoratori privi di qualifica, le donne e i bambini non hanno alcuna forza contrattuale, passano fino a quindici/sedici ore al giorno nelle fabbriche. Soltanto nel 1831 una legislazione statale vieta di impiegare nelle fabbriche ragazzi di età inferiore ai 9 anni ed introduce il tetto di dodici ore di lavoro giornaliero per i minori di 18 anni. Anche la manodopera qualificata è minacciata dall'introduzione di macchinari sempre più efficienti che determinano un risparmio di forza lavoro con conseguente disoccupazione. | sempre più numerosi disoccupati vedono nella meccanizzazione il loro nemico; da qui divampano azioni terroristiche e sommosse popolari volte alla distruzione di macchine e fabbriche. Questo fenomeno noto come luddismo, si dice sia stato Ned Ludd il primo operaio a distruggere un telaio meccanico, è però privo di caratteristiche unitarie. In alcune regioni si protesta per la disoccupazione, in altre per le dure condizioni di lavoro. In ogni caso le autorità non esitano ad utilizzare l'esercito per reprimere a schiacciare ogni tipo di protesta. Si giunge a vietare qualunque forma di organizzazione e rivendicazione operaia; lo sciopero è rigorosamente vietato. Nell'agosto 1819 un raduno di operai presso Manchester viene disperso dalla cavalleria che uccide 11 operai e ne ferisce 500. Ad ogni modo, in questi anni, sorgono le prime associazioni di mutuo soccorso per far fronte alla durezza ed ai rischi delle condizioni di vita dei lavoratori e delle loro famiglie. Nel 1824 viene autorizzata dalle autorità la creazione delle Trade Unions, le prime associazioni operaie, organizzazioni metà strada fra associazioni di mutuo soccorso e i futuri sindacati moderati. CAP. 29: RESTAURARE L'ANTICO REGIME Dopo la caduta dell'impero napoleonico le grandi potenze vincitrici (Gran Bretagna, Russia, Austria, Prussia) si trovano di fronte a una serie di importanti questioni politiche. | vincitori pensano di poter riportare il mondo politico e sociale europeo a come era prima della rivoluzione. La rivoluzione è stato il male che a sconquassato le tradizionali gerarchie sociali; il bene risiede nell'antica formula che pone a fondamento dei troni e della stabilità sociale la volontà divina. 45 Il Congresso di Vienna, giustamente famoso, è l'espressione di questo progetto di restaurazione. 29.1. IL CONGRESSO DI VIENNA Tra il novembre 1814 e il giugno 1815, il Congresso di Vienna a cui partecipano i rappresentati di tutti i paesi europei, provvede a ridefinire gli assetti politici europei. Anche la Francia è rappresentata dall'abile vescovo, Charles Maurice Talleyrand (1754/1838); questo abile politico e diplomatico era stato prima deputato agli Stati Generali (1789), poi membro dell'Assemblea Nazionale, quindi ministro degli Esteri di Napoleone ed infine artefice della sua abdicazione e fautore del ritorno dei Borbone. Talleyrand riesce a convincere le potenze vincitrici a non penalizzare eccessivamente la Francia sul piano territoriale; questo per stabilizzare la situazione e evitare contraccolpi di tipo rivoluzionario e repubblicano. La Francia di Luigi XVIII torna ai confini precedenti al 1792; l'Austria aggrega Lombardo/Veneto e ne assume il controllo. AI Regno di Sardegna viene restituita la Savoia e dati i territori della repubblica di Genova. Il granducato di Toscana agli Asburgo - Lorena; il ducato di Parma e Piacenza viene assegnato a Maria Luisa, moglie di Napoleone e figlia dell'imperatore d'Austria. Viene ripristinato la Stato Pontificio. Unificati i regni di Napoli e Sicilia creando il regno delle Due Sicilie sotto Ferdinando I. La Prussia acquisisce parte della Sassonia, Pomerania svedese, Vestfalia, Colina, Treviri. La Russia si annette la Galizia, la Finlandia e parte del regno di Polonia. La Gran Bretagna l'sola di Malta, possedimenti coloniali francese ed olandesi: Tobago, isole Mauritius, Guyana, Ceylon. In Spagna e Portogallo tornano sui troni le rispettive dinastie: Borbone e Braganza. Infine, sotto la regia del cancelliere austriaco Metterenich, prende vita la Santa Alleanza, formata da Russia, Austria, Prussia, al fine di impedire ogni tentativo di sovvertimento dell'ordine stabilito. 29.2. IL NUOVO DISPOTISMO REAZIONARIO... Il dispotismo monarchico postrivoluzionario è diverso dall'assolutismo dispotico settecentesco, che cercava di legittimare i propri interventi riformatori attraverso la retorica della felicità dei popoli mirando ad ottenere un certo consenso dell'opinione pubblica. Dopo il 1815, i sovrani si richiamano al valori tradizionali, soprattutto religiosi, per rassicurare tutti coloro che erano stati spaventati dalla rivoluzione. In questo la Chiesa cattolica svolge un importante ruolo di supporto. Si è parlato di «un'alleanza fra il trono e l'altare», una convergenza di interessi, perché la rivoluzione aveva sconvolto entrambi. La rivoluzione ha influenzato ogni forma di discorso politico e forme organizzative. La restaurazione non fu però un semplice ritorno al passato; nella tradizionale visione aristocratica la nobiltà francese era la miglior rappresentanza della Francia, con la rivoluzione, la nobiltà si trasforma in una parte politica, esattamente nella controparte della rivoluzione contro la trasparenza delle idee rivoluzionarie di un popolo deciso a difendere la sua libertà. AI contempo, il passato, e la storia sono ripensati mediante i nuovi strumenti intellettuali che la rivoluzione ha elaborato e diffuso in Europa, soprattutto grazie al nuovo concetto di popolo-nazione. 29.3. ... EI SUOI NEMICI Il diffondersi del clima poliziesco, di repressione e censura in Europa, favorisce la nascita e la diffusione delle società segrete. Il modello è quello della Massoneria, le cui regole vincolano i soci a particolari rituali e specifici comportamenti. La Massoneria era molto popolare tra le classi colte, amanti della speculazione filosofica e contrarie ad alcune posizioni della Chiesa Cattolica, per questo era stata scomunicata nel 1738. Dopo la rivoluzione i gruppi massonici danno vita a sette politiche per lottare contro il dispotismo e l'alleanza fra il trono e l'altare, nel nome delle idee liberali e costituzionali. La diffusione delle sette segrete in Europa è impressionante. In Italia è la Carboneria che promuove gli ideali di unità ed indipendenza del paese dal dominio straniero. La repressione delle idee considerate sovversive è particolarmente dura in Italia. 29.4. LIBERTA' ED INDIPENDENZA Solo in Francia, Luigi XVIII per non alienarsi un'opinione pubblica a maggioranza liberale, nel 1814, concede una carta costituzionale di impronta moderatamente liberale che prevede un Parlamento bicamerale garantendo limitata tutela dei diritti individuali e sostanziale controllo della corona sul governo. Però, questa costituzione non 46 soddisfa ne i monarchici oltranzisti, né i nostalgici di Napoleone. Nel 1820, con l'assassinio del duca Berry da parte della Carboneria, il re torna ad una politica repressiva. Dopo il 1815, altre monarchie si dotano di una Costituzione: Paesi Bassi, Svezia, Norvegia. La Gran Bretagna rimane sempre un esempio a parte con una costituzione non scritta, ma radicata. In questo periodo, il tema della libertà politica si fonde con l'aspirazione all'autodeterminazione dei popoli nel nome del diritto all'indipendenza nazionale. Se la sovranità risiede nel popolo, quest'ultimo ha il diritto di esprimere le proprie rappresentanze su base nazionale. L'esempio fondamentale è quello degli Stati Uniti d'America. La nazione diventa un soggetto in prima persona che si identifica con il nuovo Stato. La nazione è considerata l'identità intima di un popolo, popolo-nazione, e non vi è legittimità senza, o peggio ancora, contro la volontà popolare. L'investitura divina che i sovrani assolutistici ritengono di possedere viene così a essere posta profondamente in questione. CAP. 30: ANCORA LA RIVOLUZIONE Gli anni venti del XIX secolo sono caratterizzati dal ritorno alla rivoluzione. La restaurazione dell'antico regime manomesso dalla rivoluzione francese si rivela un'illusione. Epicentro del nuovo sistema rivoluzionario questa volta è la Spagna, nazione che aveva precedentemente combattuto contro Napoleone in nome dei valori tradizionali. Il paese si divide fra parte liberale, che vuole un ordinamento costituzionale e parte reazionaria, fautrice dell'assolutismo. Questa divisione raggiunge le colonie dell'America Latina dove si chiedono ordinamenti costituzionali ed indipendenza. Il linguaggio politico della rivoluzione imperniato sul concetto di sovranità popolare e su quello di popolo-nazione dotato di volontà propria è giunto sino alle colonie. Le varie nazioni aspirano a garanzie costituzionali dei diritti e all'autodeterminazione sentendosi oppressi da una dominazione straniera. La partecipazione cosciente dei cittadini alla vita pubblica avviene attraverso la delega che essi concedono ai propri rappresentati per la gestione del potere. Ma, in Germania, nasce un differente concetto di nazione-popolo che parte dalla volontà di opporsi ai modelli amministrativi e politici francesi; in questo caso l'accento è posto sulle radici ancestrali. 30.1. LA RIVOLUZIONE SPAGNOLA Negli anni della lotta contro l'occupazione francese (1808/14) si era sviluppato in Spagna un movimento liberale che coniugava la battaglia agli invasori con la richiesta di riforme politiche costituzionali. Nel 1812, a Cadice, viene proclamata una costituzione di stampo liberale che prevede un Parlamento, garanzie dei diritti dei cittadini e alcune limitazioni al potere regio. Però Ferdinando VII di Borbone, reinsediatosi nel 1813, annulla la Costituzione di Cadice, consente al clero di recuperare i beni persi durante il dominio francese, e all'aristocrazia di riavere privilegi. Poi cerca di ristabilire uno stretto controllo sulle colonie dell'America Latina sedando le ribellioni in Argentina, Cile e quelle guidate da Simon Bolivar nelle regioni settentrionali. Ma l'esercito che dovrebbe partire per le colonie si ribella e chiede il ripristino della costituzione. Successivamente, una maggioranza liberale abolisce il maggiorascato, la giurisdizione ecclesiastica e confisca i beni della Compagnia di Gesù. L'ingovernabilità spinge il sovrano ad abdicare, in conseguenza di ciò, la Santa Alleanza interviene militarmente in Spagna, il sovrano torna sul trono. Anche in Portogallo, nel 1820, una sollevazione militare proclama l'adozione della costituzione spagnola e chiede il rientro del sovrano, Giovanni VI, che si trova in Brasile; il quale rientrato ristabilisce il regime assolutistico. Nel frattempo il primogenito del monarca, Pietro, rimasto in Brasile, proclama l'indipendenza del paese assumendo, con l'accordo del padre, il titolo di imperatore. Del resto, in tutta l'America centrale e meridionale il processo di indipendenza è ormai inarrestabile. Elemento comune delle rivolte delle penisola iberica e delle colonie è il fatto che le istanze liberali e costituzionali provengono dai ranghi dell'esercito; questo perché la mobilità sociale ha consentito l'accesso ai gradi elevati di nuovi elementi non provenienti dalla nobiltà, ma da più basse classi sociali che in qualche modo risentono dei fermenti della rivoluzione francese. 47
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