Scarica L'Età Vittoriana in Inghilterra (1837-1901) e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! INGHILTERRA L'età vittoriana (1837-1901) politica interna La regina Vittoria salì al trono del Regno Unito nel 1837, a soli diciotto anni, e regnò per ben 63 anni. L'Inghilterra vittoriana era un paese di grande prosperità economica, di stabilità politica, di pace sociale e di sviluppo. Era la maggiore potenza coloniale del mondo con un IMPERO che nel 1900 contava circa 400 milioni di persone, più di un quarto della popolazione mondiale. Lo sviluppo industriale superava quello degli altri paesi europei con un numero di addetti nel settori pari all'incirca alla metà della popolazione attiva. La produzione di ferro e carbone si avvicinava alla metà di quella prodotta dal mondo intero. L'Inghilterra aveva la rete ferroviaria più sviluppata d'Europa e una flotta mercantile di gran lunga superiore a quella degli altri paesi. Londra era il centro finanziario e commerciale di riferimento per tutti gli stati europei. Il paese aveva la popolazione più alfabetizzata e le istituzioni più libere di tutta Europa. Gli Inglesi avevano un tenore di vita decisamente superiore agli altri e la borghesia del'età vittoriana elaborò un modello di vita che diventò lo stile borghese per eccellenza. Laboriosità, moderazione, rispettabilità, uniti al culto del lavoro e all'orrore per lo spreco del denaro, furono i valori dominanti alla fine dell'Ottocento. Stabilità politica. Gli anni tra il 1870 e il 1914 furono anni di stabilità politica per l'Inghilterra, anche se i progressisti whigs e i conservatori tories si alternarono alla guida del paese. I cambiamenti non si tradussero mai in brusche inversioni di rotta: sia gli uni che gli altri governarono all'insegna del liberalismo, condividendo gli elementi di fondo riguardo alle riforme sociali e alla politica coloniale e entrambi dovettero confrontarsi con la questione operaia e con quella irlandese. Protagonisti della politica inglese fino al 1886 furono i due primi ministri William Gladstone, leader del Partito Liberale, e Benjamin Disraeli, del Partito Conservatore. Si aprì per il paese un a lunga stagione di riforme e di progressiva democraticizzazione della vita politica che portò ad un'importante RIFORMA ELETTORALE nel 1885: il suffragio venne esteso a tutti i cittadini maschi con famiglia a carico. Fu inoltre concesso il diritto di sciopero e il riconoscimento legale delle Trade Unions, i sindacati fino ad allora solo tollerati. Sul piano sociale fu in generale adottata una politica di grande apertura verso i lavoratori per evitare una contrapposizione frontale con il movimento sindacale. La crisi economica di fine secolo, la fine della stagione delle riforme sociali, l'insoddisfazione del mondo del lavoro per la politica governativa, rafforzarono le organizzazioni del movimento operaio inglese. I lavoratori iniziarono ad acquisire maggiore coscienza politica e agli inizi del nuovo secolo, nel 1906, nacque il Labour Party di ispirazione socialista, ma non marxista: divenne il terzo partito inglese con cui conservatori e liberali dovettero fare i conti. La questione irlandese. Tra i problemi più gravi per l'Inghilterra vi era la questione irlandese che aveva radici lontane. Da secoli gli irlandesi avevano preso a ribellarsi agli inglesi che dominavano l'isola, ma vi erano in Irlanda anche contrasti interni fra cattolici e protestantie fra chi voleva l'indipendenza dal Regno Unito e chi mirava alla semplice autonomia politica.
