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L'Europa alla conquista del globo nella seconda età moderna (XVII - XVIII secolo), Appunti di Storia Economica

- La nascita del mercantilismo; - Il primato economico e commerciale olandese; - Lo sviluppo della tratta atlantica degli schiavi; - Il cambiamento delle mode e dei costumi a seguito delle scoperte geografiche

Tipologia: Appunti

2019/2020

In vendita dal 12/11/2021

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Scarica L'Europa alla conquista del globo nella seconda età moderna (XVII - XVIII secolo) e più Appunti in PDF di Storia Economica solo su Docsity! L’EUROPA ALLA CONQUISTA DEL GLOBO IN ETA MODERNA (XVII-XVIII sec.) # L’EMERGERE DEL MERCANTILISMO: IN CHE COSA CONSISTE QUESTA NUOVA POLITICA? Dopo aver trattato approfonditamente della prima fase di scoperte geografiche, dove Spagna e Portogallo hanno avuto la voce grossa, affrontiamo la seconda fase che vede l'Europa alla conquista del globo. Prima però, chiediamoci: come mai Spagna e Portogallo non sono diventate le principali potenze mondiali dopo essere state le prime ad avviare le scoperte geografiche? I motivi sono distinti: da un lato il Portogallo era di dimensioni troppo ridotte e non deteneva le risorse necessarie al fine di imporsi a livello globale, d’altro canto la Spagna, come abbiamo già visto, non è stata in grado di approfittare della ghiotta occasione che le si era presentata: l’afflusso di ricchezza non ha generato prosperità e avanzamento dal punto di vista economico (paradosso spagnolo), anzi ha aiutato altre potenze che esportavano prodotti finiti. Come studieremo in questa sezione, i Paesi che effettivamente si imporranno a livello globale sono Olanda e, più di tutti, Inghilterra. Prima considerazione doverosa da fare: il successo degli olandesi, inglesi (e in parte anche dei francesi, anche se la Francia rimarrà sempre una delle potenze economicamente più avanzate, ma mai tra i primi posti), passa attraverso l’adozione, tra il XVI e il XVIII secolo, di una nuova politica economica, ovverosia il mercantilismo, al fine di aumentare la prosperità e la potenza degli Stati stessi. Da questo si deduce subito come, il mercantilismo, sia una politica non pacifica, anzi, l’idea è quella di imporsi a scapito di altri Pae: Oltre l’idea nazionalista, si diffonde sempre più l’idea che siano le manifatture e i commerci i veri pilastri della ricchezza di uno Stato: anche se la maggior parte della popolazione vive ancora di agricoltura, ci si rende comunque conto che è il settore secondario ad avere l’importanza maggiore. La stessa agricoltura, infatti, viene vista come un’attività poco redditizia, ma solo come base per l’alimentazione della popolazione del Paese (contro tale visione si svilupperà la fisiocrazia, che invece ingloba la maggior parte della popolazione. La fisiocrazia, tuttavia, reagisce sì al mercantilismo, ma in un momento durante il quale si pongono le basi della Rivoluzione Industriale, quindi rimarrà fine a stessa e limitata). Di conseguenza, Francia, Inghilterra e Olanda decidono, attraverso l'adozione del mercantilismo, di: 1. Sostenere le manifatture: al fine di aiutarle economicamente e contenere i loro costi, decidono di favorire misure atte ad incrementare la popolazione. Una popolazione numerosa, infatti, permette di: a. Mantenere il costo del lavoro basso, attraverso salari molto modesti; b. Sostenere le velleità di potenza degli Stati in caso di guerra. Attualizziamo: se oggi la maggior parte dei Paesi opta per una politica pacifica, è semplicemente perché conviene, data la scoperta delle armi di distruzione di massa! In età moderna, le battaglie colpivano per lo più coloro che le combattevano, ovverosia i soldati. 2. Sostenere il commercio internazionale. Superando certi condizionamenti religiosi dei secoli precedenti, si fa sempre più strada l’idea (tipica del calvinismo) che la ricchezza individuale sia un valore: se la Chiesa cattolica pensava infatti che fosse illecito arricchirsi senza fare fatica (applicando, ad esempio, un tasso di interesse usurario ai prestiti concessi), le nuove professioni religiose credono che l’individuo possa arricchirsi in maniera legittima attraverso l’ applicazione di un interesse razionale. Addirittura, si comincia a credere che la stessa ricchezza individuale sia una diretta volontà divina: cambia quindi radicalmente il pensiero economico occidentale, il quale trova le sue origini, appunto, nella cultura protestante. Oltre al sostegno delle manifatture e del commercio internazionale, diventa fondamentale per lo Stato mercantilistico mantenere una bilancia commerciale attiva. Come fare? Si spingono al massimo le esportazioni di prodotti finiti (meglio se di lusso, ad un alto valore aggiunto), limitando le importazioni (privilegiando soprattutto quelle di materie prime): solamente in questo modo si potrà determinare la potenza dello Stato che, di conseguenza, potrà armare eserciti, allestire flotte, perseguire l’espansione. Da questo punto di vista, la politica mercantilistica può essere interpretata come una guerra economica che, attraverso l’entrata di risorse monetarie, diventa a sostegno delle guerre vere e proprie. L'adozione del mercantilismo porta a delle conseguenze non poco irrilevanti per comprendere gli eventi che si susseguono tra il Seicento-Settecento. Tra queste troviamo: 1. Aumento dell’aggressività economica che sfocia spesso in conflitti anche armati; 2. La volontà di prosperare solo a spese di altri Stati: le relazioni economiche non possono essere armoniche, bisogna che qualche Paese sia controllato; 3. AI fine di accrescere la propria forza, le proprie fette di mercato e la propria disponibilità di beni bisogna sottrarre risorse e quote di mercato ai rivali concorrenti. In sintesi, non è difficile constatare come la politica economica mercantilistica, fin dai suoi dettami, giustifichi il ricorso alle armi e la prosperità attraverso la potenza. Tra le altre conseguenze, l’adozione del mercantilismo porta anche ad una serie di scontri tra le principali potenze europee: il più famoso è quello intercorso tra Inghilterra e Olanda (anche se la stessa Francia cercava di limitare il successo di quest’ultima). Bisogna tenere a mente che entrambe nel Seicento sono affermate come potenze economiche, ma l'Olanda diciamo che ne detiene il primato (anche se la differenza è quasi del tutto ineccepibile). L'Inghilterra, di conseguenza, nella seconda metà del Seicento, comincia ad imporsi attraverso una serie di atti: 1. NAVIGATION ACT (1651): con gli Atti di Navigazione, l'Inghilterra impone l’uso esclusivo delle navi inglesi per le merci importate. In questo modo, si raggiungono due scopi contemporaneamente: a. Si rafforza la marina nazionale; b. Si colpisce duramente il governo olandese, che fino a questo momento opera come intermediario per gli scambi commerciali con l'Inghilterra; 2. STAPLE ACT (1663): l'Inghilterra si riserva in esclusiva il commercio con le proprie colonie; 3. TARIFFE DOGANALI PROTETTIVE (1690-1704): colpiscono le importazioni e scoraggiano le esportazioni di materie prime a tutela delle manifatture nazionali. In questo modo l’ Olanda comincia a perdere progressivamente posizioni a vantaggio dell’ Inghilterra che invece, attraverso il furbo utilizzo del mercantilismo, si impone sempre più come prima potenza economica. Vedremo successivamente come tale fenomeno sia causato anche da una scelta sbagliata, ovverosia la preferenza delle spezie da parte dell’Olanda che in un secondo momento perderanno valore. # UN PASSO INDIETRO: COSA È CAMBIATO NELLA GERARCHIA DELLE POTENZE TRA FINE ‘500-INIZIO ‘600? Abbiamo visto come dopo una prima fase di espansione dominata solo dalla Spagna e dal Portogallo, la situazione cambi radicalmente nei primi anni del Seicento, in maniera drammatica per la Spagna soprattutto, sia in Oriente che in Occidente. Infatti: 1. In Occidente, il suo monopolio delle Indie Occidentali si sgretola e l’interesse inglese (ma anche francese) si trasforma da semplici azioni di saccheggio e rapina, all’insediamento e al commercio, in particolare nell’ America settentrionale; 2. In Oriente, la limitata capacità penetrativa (derivante da scarsa efficacia e flessibilità) dimostrata nel corso del Cinquecento si manifesta ancor di più nelle epoche successive, finché non si profilano, tra fine Cinquecento e inizio Seicento, due nuovi competitor mondiali, ovverosia Inghilterra e Olanda. Tuttavia, è bene precisare che fino al Settecento, anche per inglesi e olandesi la penetrazione del continente asiatico avverrà solamente per mezzo di empori commercia) La novità fondamentale introdotta dalle nuove potenze economiche emergenti è rappresentata dalla nascita delle prime due società per azioni della storia. Stiamo parlando di: 1. EIC: Compagnia delle Indie Orientali (/600 — Inghilterra); 2. VOC: Compagnia Unita delle Indie Orientali (/602 — Olanda). Tali organizzazioni segnano un deciso cambiamento del carattere dell’espansione commerciale europea: esse, infatti, divengono in breve le strutture economiche più importanti su scala planetaria. # EICE VOC: LE PRIME SOCIETÀ PER AZIONI, MA PERCHÉ HANNO COSÌ SUCCESSO? Come già accennato, EIC e VOC diventano, nei primi anni del Seicento, i primi esempi di società per azioni e sono indubbiamente la maggiore novità imprenditoriale dell’età moderna. In età preindustriale le società erano infatti solo di persone, ma comportavano una serie di difficoltà: responsabilità illimitata e solidale dei soci e vincolo temporale (dovevano essere rinnovate ogni cinque anni in caso di prolungamento dell’attività economica). Era quindi diventato molto difficile trovare finanziatori per operare su spazi oceanici.
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