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L'Europa alla fine del Quattrocento - Storia moderna - Capitolo 1, Dispense di Storia Moderna

Storia Moderna parte 1: L'EUROPA ALLA FINE DEL QUATTROCENTO.doc

Tipologia: Dispense

2012/2013

Caricato il 05/02/2013

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michela.clima1 🇮🇹

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Scarica L'Europa alla fine del Quattrocento - Storia moderna - Capitolo 1 e più Dispense in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! L’EUROPA ALLA FINE DEL QUATTROCENTO: L’immagine geopolitica dell’Europa delle origini dell’età moderna non ha nulla a che vedere con l’Europa di oggi, nemmeno dal punto di vista etnico-religioso. Tre erano i ceppi religiosi diffusi nel continente: prevalente quello cristiano, pur scosso al suo interno da fenomeni ereticali; diffusa non omogeneamente quella ebraica, vittima di perpetue persecuzioni d’ordine non solo religioso ma anche politico-economico; infine il ceppo Islamico, radicato nel regno di Granada (Sunniti) e nei Balcani (Sciiti). I confini politici erano di una mobilità estrema a causa della moltitudine di insediamenti statali. L’EUROPA ORIENTALE: Dalle steppe russe alla penisola iberica, l’assetto geopolitico d’Europa viene completamente ridisegnato in pochi decenni. La Russia, alla fine del quattrocento, non era ancora un’entità statale, ma un agglomerato di grandi feudi principeschi: per quanto riguarda la religione, i monaci bulgari vi avevano diffuso il cristianesimo ortodosso, religione che fu favorita anche dall’influenza dell’Impero latino di Costantinopoli-Bisanzio. Il principato di Mosca, derivato dal 1200 dal condottiero Gengis Khan (condottiero dell’Impero Mongolo, che portò alla conquista della maggior parte dell'Asia Centrale, della Cina, della Russia, della Persia, del Medio Oriente e di parte dell'Europa orientale, dando vita al più vasto impero terrestre della storia umana), acquisì il primato tra tutti gli altri principati russi, con l’incarico di riscuotere tributi tra gli altri feudi cristiani, incarico da cui Mosca trasse evidenti benefici economici che progressivamente la portarono a prevalere culturalmente e politicamente sulle altre entità limitrofe. Padre politico di questo nuovo aggregato statale (il Principato di Mosca), Ivan III (1462 – 1505) usò diplomazia e forza per estendere progressivamente verso occidente l’acquisizione di nuovi territori. Il suo obiettivo era estendersi fino alla Lituania ed occuparla: guerre di carattere ancora feudale. Tuttavia Ivan III fallì, in quanto la spinta militare offensiva riportò indietro il confine moscovita. Giovò però enormemente ad Ivan III la caduta di Costantinopoli in mano turca nel maggio del 1453: il sovrano moscovita si sposò con la nipote dell’ultimo imperatore romano d’oriente, Costantino XI, matrimonio che gli consentì di proporsi come nuovo legittimo imperatore. Mosca divenne la “terza Roma”, dopo la Roma capitale dell’Impero d’occidente e la Costantinopoli capitale dell’Impero romano d’oriente. I TURCHI E L’UNGHERIA: I turchi rappresentano l’immaginario negativo per eccellenza nella psicologia collettiva europea e cristiana. Portarono inizialmente in Europa il fanatismo religioso islamico cui erano stati convertiti, dal X secolo, a contatto con il califfato di Bagdad. L’islamismo musulmano portava a combattere contro gli infedeli (i cristiani) per l’affermazione e la diffusione di questa fede. La faglia, ancor oggi politicamente critica dei Balcani, è il prodotto di questo inserimento d’una nuova religione e di nuovi assetti statali all’interno di un corpo europeo fino ad allora religiosamente omogeneo. L’Ungheria, con a capo Mattia Corvino (della dinastia degli Hunyadi, e re anche di Boemia) era considerata una zona che divideva il mondo europeo occidentale cristiano da quello orientale musulmano. Tra il XV e il XVIII secolo l'Ungheria visse uno stato di guerra continua contro l'Impero Ottomano, con risultati alterni ora di vittoria (battaglia di Belgrado, 1456), ora di sconfitta (battaglia di Mohács, 1526). Con la battaglia di Mohács l'Ungheria venne divisa in tre parti: ad ovest e a nord, la cosiddetta "Ungheria Reale", controllata dagli Asburgo; ad est il principato di Transilvania, tributario della Sublime Porta (governo turco), ed a sud l'Ungheria ottomana. Le regioni del centro e del sud dell'Ungheria direttamente controllate da funzionari della Sublime Porta vennero organizzate sul modello delle altre province dell'impero ottomano: governatori turchi si stabilirono nelle principali città, mentre ampie regioni si spopolarono. Le chiese e i conventi cristiani erano stati trasformati in moschee, in conventi di monaci islamici e in bagni termali. Morto senza eredi nel 1490, la corona ungherese di Mattia Corvino passò a Ladislao II di Boemia: la politica matrimoniale riportò gli Asburgo in Ungheria, da dove erano stati espulsi. La difesa contro i turchi legittimò popolarmente il ritorno asburgico in Boemia e parzialmente in Ungheria: gli ungheresi, infatti, speravano che riunendo sotto una sola persona i regni di Boemia, Ungheria e Polonia si sarebbe potuto costituire un grande Stato in grado di opporsi efficacemente agli Ottomani. I nemici europei della potenza asburgica avrebbero da allora trovato utilmente logica e conveniente un’alleanza politico-militare con la Sublime Porta per aprire il secondo fronte (a est) che avrebbe dovuto dividere le forze asburgiche e impedir loro di concentrarsi sul solo fronte occidentale. L’IMPERO OTTOMANO: Già a metà del 1300, i turchi passarono dallo stretto dei Dardanelli, arrivando quindi a Gallipoli, lembo europeo dello stretto, da dove avevano iniziato una progressiva avanzata che li aveva portati a dilagare per la penisola balcanica fino al Danubio, facendo tabula rasa delle regioni orientali del regno di Serbia. Una battuta d’arresto nel corso della loro avanzata fu segnata non dalla reazione militare occidentale, ma dalla ripresa dell’espansione mongolica ad oriente. Solo alla morte del grande re mongolo fu possibile agli ottomani recuperare i territori persi ad oriente e riprendere la spinta offensiva verso occidente, superando le resistenze in Albania e in Ungheria (con Mattia Corvino). A vantaggio dei turchi fu anche la polemica del clero greco-ortodosso più sensibile alla polemica col cattolicesimo latino che attento alla diffusione islamica. L’Impero Ottomano, dalla metà del XIV secolo, s’era dunque progressivamente espanso fino a raggiungere le coste dell’Adriatico, da dove iniziarono sconfinamenti e scontri con i presidii veneziani. Nel 1480 la flotta di Maometto II assediò e prese Otranto, facendo strage degli abitanti, e lasciando la città l’anno seguente a causa di conflitti interni alla successione di Maometto II. L’EUROPA CENTRO-OCCIDENTALE: Il Sacro Romano Impero deteneva un territorio vastissimo, e non era un vantaggio. Questo comprendeva centralmente l’Italia settentrionale fino al canale della Manica, ad est confinava con i Balcani e ad ovest con la Francia. Ciò rendeva di fatto impossibile l’esercizio della sovranità politico-istituzionale imperiale, e le attenzioni geopolitiche erano dunque rivolte verso un baricentro di attività che comprendeva Lussemburgo, Boemia, Ungheria. SVIZZERA: Di conseguenza, uno dei primi territori a sfuggire al controllo imperiale fu (l’odierna) Svizzera, che concluse il patto di “Confederazione perpetua” (1291). Proprio la crisi interna dell’autorità imperiale consentì nel 1415 un’espansione della Confederazione, insieme all’imperatore (del Sacro Romano Impero) Sigismondo, ai danni del territorio dell’arciduca d’Austria: i confini della Confederazione giunsero al Reno. Qualche anno dopo, vano fu il tentativo di Massimiliano I (successivo imperatore) alla dieta di Worms (1495) di reinserire la Confederazione nella struttura politica dell’Impero: col trattato di Basilea del 1499 se ne staccava del tutto. GERMANIA: Sul piano giuridico-istituzionale, la situazione dei territori tedeschi dell’Impero era variegata, composta da circa settanta “città libere” che vantavano un governo autonomo, e grandi feudi (veri e propri Stati nello Stato). Non vi era alcuna confederazione tra essi. Di fatto, a questa situazione non vi era soluzione, e l’imperatore Carlo IV (2 imperatori prima di Sigismondo) legò almeno giuridicamente all’istituzione imperiale sette “grandi elettori” (1356), che di fatto erano feudatari con titolo formale di imperatore. Tra questi vi erano il re di Boemia e il duca di Sassonia. La dignità elettorale non risiedeva però nella persona (né dunque nella successione dinastica) del feudatario, ma era insita nel territorio feudale, sul quale era riconosciuta piena sovranità. Alla carenza di unità politica e di azione militare dell’Impero, si aggiungeva a contribuire alla frammentazione giuridico-politica imperiale la grande forza economica delle suddette “città libere”. La loro origine va individuata nello sviluppo economico di origine borghese, che per favorire i relativi traffici commerciali spinge a liberarsi dai vincoli della struttura feudale-aristocratica. La necessità dell’economia capitalistico-borghese si risolveva inizialmente con la dipendenza diretta dal sovrano, in grado di scavalcare la piramide gerarchica feudale: ma il crescere della potenza delle città e il decadere dell’Impero ruppe quel rapporto di dipendenza diretta, lasciando pienamente libere le città. Si formò così la Lega anseatica, composta di alcune città germaniche prevalentemente portuali: la Lega però andò progressivamente decadendo a seguito della concorrenza marittimo-commerciale delle città inglesi e olandesi, e dello spostamento verso l’Atlantico, dopo le scoperte geografiche, di importanti rotte commerciali. Ciò scaturì una crisi economica che rovinò la piccola nobiltà e peggiorò le condizioni territoriali: ebbe inizio da allora una rivolta costante che attraversò tutto il XV secolo, giungendo all’apice con la “guerra dei contadini” nel 1525, in cui furono devastate strade e terre. SCANDINAVIA: Due nuovi agglomerati statali, frutto di politiche matrimoniali, andavano costituendo il nucleo di sviluppo di Scandinavia e Borgogna. Si giunse all’unione di Danimarca, Norvegia e Svezia alla fine del XIV secolo, tramite l’assemblea di Kalmar (da cui si deve il nome dell’Unione di Kalmar). Duro fu il predominio sociale danese sull’intera penisola scandinava, a causa dell’influenza esercitata dalla regina Margherita di Danimarca (sposata con Haakonen VI di Norvegia).
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