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L’Europa è un avventura, Sintesi del corso di Filosofia morale

Sintesi del testo di Zygmunt Bauman

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 08/01/2020

omarteno
omarteno 🇮🇹

4.3

(44)

10 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica L’Europa è un avventura e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia morale solo su Docsity! L’Europa è un avventura Zygmunt Bauman 1.Un avventura chiamata Europa Il testo si apre con il Mito delle principessa Europa e di suo fratello Cadmo (pag.3.) attraverso queste vicende si arriva alla storia, della nascita,fondazione della città di Tebe . Commentando questo mito Denis de Rougemont sostenne che “Cercare l’Europa (nel nostro caso mitico la principessa ) significa crearla! Secondo il saggista Svizzero l’Europa esiste attraverso la sua ricerca dell’infinito, ed è questo moto di ricerca perpetua che egli definisce Avventura “. Vengono illustri ulteriori miti da Bauman quello dei Fenici che intenzionalmente si misero alla Ricerca del Continente che successivamente prenderà il nome di Europa, e quello Biblico, (Genesi 9,7-9,27) in cui Noè dopo il diluvio spedì Iafet in Europa, al quale non diede nessuno strumento di successo, se non la valentia , l’industria e la promessa di un espansione infinita (Dilatio) C’è un filo rosso che intreccia tutte queste storie che Bauman ci pone dinnanzi: l’Europa non è qualcosa che si scopre bensì una missione , qualcosa da fare, creare. Sebbene le storie si presentino divergenti ed eterogenee, in tutte notiamo che l’Europa è un Avventura. Secondo Bauman il precursore o prototipo dell’ Uomo Europeo era Odisseo, in quanto Avventuriero, rispetto agli amanti della pace e della tranquillità(Pag.5). Successivamente viene introdotta la figura del poeta Polacco Aleksander Watt il quale avava svelato il mistero del” tipo europeo “, il quale presenta una serie di caratteristiche e principi che Watt rivede in un Armeno . Da ciò Bauman deduce che :uno l’” Essenza dell’ Europa “ tende a precorrere la “ Europa Reale”, e rientra nell’essenza dell’”essere europei” avare un ‘ essenza che sta sempre un passo avanti alla realtà e una realtà che sta sempre un passo indietro l’essenza . Secondo : mentre l’Europa Reale quella dei Politici può ben essere una nozione geografica o un entità circoscritta nello spazio , l’essenza dell’Europa non si riduce né all’una né all’altra. Non si è per forza Europei soltanto perché si capita nascere o di vivere in una città segnata sulla carta politica dell’Europa :si può essere Europei anche se non si è mai stati in nessuna di quelle città. Questa duplicità ci impedisce di capire in maniera chiara quando si parla di Europa a quale dei due concetti ci si riferisce; da questa nebulosità concettuale, nasce una impossibilità di separare in modo chiaro e distinto la questione dell’essenza dai fatti della realtà. L’Europa geografica non ha mai avuto confini fissi ed è improbabile che ne acquisirà, finche l’essenza continuerà a fluttuare liberamente connessa solo vagamente a una qualche regione dello spazio. L’Europa concepita come ideale (chiamato “Europeismo” ) non può essere negata all’altro , dal momento che incorpora il fenomeno dell’alterità. La vita Europea è condotta nella presenza costante e in compagnia degli altri e dei diversi, e il modo di vita europeo è una negoziazione continua che prosegue a dispetto dell’alterità e delle differenze. Questa civiltà misurata in base ai suoi orizzonti e alle sue ambizioni era e rimane un modo di vita allergico alle frontiere , anzi ad ogni fissità e finitezza; è una cultura intrinsecamente espansiva. L’Europa ha scoperto la cultura , ha individuato il mondo come cultura , facendola diventare conoscenza comune. Secondo Denis de Rougemont l’Europa ha scopeto tutte le terre della Terra , ma nessuno ha masi scoperto l’Europa: essa ha dominato tutti i continenti , uno dopo l’altro, ma non è mai stata dominata , da alcuno di essi : e ha inventato una civiltà che il resto del mondo ha tentato di replicare , oppure è stato costretto con la forza a replicare mentre non è mai accaduto il contrario; possiamo definire l’ Europa “ Funzione Globalizzante”. Goethe definì Prometeica la cultura Europea. Bauman analizza che coloro i quali tendono a mettere in luce le caratteristiche uniche e il ruolo storico dell’ Europa, vengono tacciati di Eurocentrismo. Ma questa secondo il sociologo è un accusa che andrebbe indirizzata alla vecchi tendenza Europea , cioè quando in nome della missione civilizzatrice si praticavano atrocità (pag.12). Ma invece quella accusa non vale per una sobria valutazione della funzione di “lievito” e di “principio motore” che l’Europa ha avuto nel processo di Unificazione dell’Umanità in tutto il pianeta, un processo lungo, tortuoso e ancora lontano dall’essere completato. L’Europa ha inventano anche il bisogno e il compito di culturizzare la cultura .L’Europa è stata la prima a capire che il mondo è fatto dalla cultura, ma anche la prima a scoprire / decidere che se la cultura è fatta dagli uomini fare cultura è (può essere dovrebbe essere) un lavoro destino/vocazione/compito dell’uomo. Ad eccezioni di poche nicchie di difficile accesso, l’intero pianeta è stato rifatto secondo il modello europeo: chi vi ha accettato di buon grado o viceversa vi si è arreso riluttante , la modalità trasgressiva dell’esistenza che l’Europa aveva fatto sua, si è irradiata fin nelle regioni più remote del pianeta;Verso la fine del XX secolo, la missione dell’Europa era ormai compiuta se non necessariamente nella forma e con i risultati sognati dai paladini e profeti del mondo civilizzato, quello pacifico della “perfetta unificazione civile nel genere umano” asserita da Immanuel Kant . La missione realmente compiuta si è dimostrata la diffusione globale della modernizzazione più sfrenata e il degenerato progresso economico. Wolf Lepenies sostiene che l’Europa sta incanutendo in un mondo che ringiovanisce ogni anno di più; Secondo il Fondo monetario Internazionale se la tendenza in atto sarà rispettata , di qui al 2010 tre paesi europei del G-8 , e cioè Italia , Francia e Gran Bretagna , saranno scalzati da altrettante potenze economiche più giovani . “Con il venir meno della superiorità produttiva dell’Europa le idee europee impallidiscono davanti ad altri sistemi guida intellettuali”. Anche se questa trasformazione è stata in parte eseguita dall’Europa, alla fine non sembra sia stata fatta per l’Europa , e i suoi beneficiari non ammettono di essere dell’Europa né sono riconosciuti come tali. Con suo grande segmento e delusione , persone che hanno bisogno di aiuto e di diritto a indennizzi per i danni alla loro vita . Questo viene fatto perché si mette a tacere ogni scrupolo morale si pone fine ai rimorsi di tipo morale: in fin dei conti abbiamo a che fare con nemici che odiano i nostri valori e non sopportano il nostro modi di vivere libero e democratico. In questo modo i fondi che potrebbero essere usati per ridurre le disparità vengono utilizzati per ingrassare l’industria degli armamenti con una serie di effetti collaterali benefici per la Patria. Questo atteggiamento di minaccia alla sicurezza consente anche di liberare il perseguimento di fini economici dalle irritanti pastoie imposte dal controllo democratico , rimodellando come esigenze militari scelte politiche,in questo modo come nel caso Americano oltre ai nemici esterni vengono anche colpiti supposti nemici interni. Il mondo Occidentale che si presenta a noi tramite le parole di Bauman è un mondo ripiegato su se stesso,un mondo un mondo insicuro che deve essere reso sicuro per gli occidentali trasformati in turisti e commercianti che dialogano con l’indigeno attraverso il commercio. In questo nuovo mondo insicuro la parola chiave è sicurezza .In questo mondo insicuro come il nostro la liberà personale di parola e l’accesso a tutte le cose che un tempo associavano con la democrazia, possono entrare in conflitto col bisogno supremo di sicurezza e quindi vanno ridimensionate o sospese. Bauman sostiene che in un mondo globalizzato , dove la condizione di ciascuno , ovunque si trovi , determina ed è determinata dalla condizione di tutti glia latri , non si può più avere libertà e democrazia in un solo paese solo o soltanto in pochi paesi scelti. Le sorti della libertà e della democrazia in ciascun paese si decidono e si stabiliscono sulla scena globale , e soltanto su questa scena possono essere difese con qualche realistica probabilità di successo duraturo . Nessuno Stato , per quanto armato fino ai denti , risoluto e intransigente , ha più il potere difendere dei valori seguiti in Patria al tempo stesso voltando le spalle ai sogni agli aneliti di chi sta fuori dai suoi confini. Ma voltare le spalle è ciò che fanno gli Stai fortezza Europei e i loro discendenti. Quindi l’Europa deve tornare ad essere avventurosa cioè deve darsi una nuova missione planetaria globale;ma a differenza del passato quando la trasgressione, l’avventura Europea era imposta in maniera coercitiva ai vinci, oggi gli interessi dell’Europa e quelli dei popoli oltre i confini Europei non solo coincidono ma si sovrappongono . Bauman analizza la Carta dell’Identità Europea adottata da un associazione Europa-Union Deutschland. Il capitolo dove mi soffermo perché legato al concetto della nuova avventura è quello dell’Europa come comunità di responsabilità; Nel mondo odierno , in cui siamo diventai tutti interdipendenti , l’Unione Europea ha una responsabilità particolare verso il resto del mondo , e che soltanto tramite la cooperazione , la solidarietà e l’unità l’Europa può dare un contributo efficace a risolvere i problemi mondiali. L ‘Unione Europea dovrebbe dare un esempio per quanto riguarda la difesa dei diritti umani e la protezione delle minoranze .Questo progetto è un utopia ? l’Europa stessa è stata contraddistinta da uno spirito utopico. Quindi un continuo oscillare tra un dover essere e l’essere , ed è per questo che essa è continuamente un laboratorio di esperimenti. Oggi l’Europa può essere considerata una fortezza regionale a più livelli che si barrica dietro gli steccati ma che deve guardare quel dovere essere assumendosi delle responsabilità planetarie che sono impegnative e scomode ma anche impellenti (Pag.37-38).Quindi Bauman si spinge a sostenere che il ruolo dell’Europa deve continuare a essere quello di chiudere il cammino dell’Umanità realizzando quella perfetta unificazione civile ipotizzata da Immanuel Kant (pace perpetua). Alla luce dell’esperienza l’Europa ha imparato che il rifiuto della legge come fonte di validità per basarsi unicamente sulla violenza ,è stato la causa principale del declino di quasi tutti gli Imperi nel corso della Storia; essa rifiuta fortemente di considerare la forza(la violenza) come fonte di giustizia e ancor di più di confonde le due cose . Questo ha portato due eminenti politologi Russi a sostenere che l’Europa non poteva adottare le regole americane senza tradire le sue conquiste del dopoguerra. Secondo Robert Kagan è ora di smetterla di fare finta che Europei ed Americani abbiano la stessa concezione del mondo . Secondo Kagan gli USA rimangono impantanati nella storia quando esercitano il potere nel anarchico mondo hobbesiano , mentre l’Europa si sta già muovendo verso il mondo Kantiano della pace perpetua nel quale diritto , contrattazione e cooperazione hanno la meglio là dove una volta regnavano violenza e la forza bruta. L’Europa è pronta a mostrare come si transita da un mondo Hobbesiano alla perfetta unificazione civile del genere umano. Quindi grazie al suo passato l’Europa è in una posizione migliore rispetto a qualsiasi altra parte dell’umanità per cogliere quella sfida e ribadire in maniera convincente e realistica che quando è in gioco un modo di vivere assieme su un pianeta trasformato in una fitta rete di dipendenza reciproca non ci sono alternative praticabili né plausibili , dal momento che non è più possibile raggiungere tanto meno garantire la sicurezza e il benessere di un a parte del globo se non si estende a tutti, formalmente come nei fatti il diritto a una vita sicura e dignitosa . Bauman ritorna quello che sembra essere ormai uno dei temi centrale del discorso ossia denuncia alla globalizzazione dei mercati;è qui cita George Monibiot che arriva postulare una catastrofe climatica con rischi per la specie umana se i mercati continuassero a governare le nostre economie;mentre da Robert Fine e Wolf Lepines arriva il grido di ri-politicizzare l’economia per evitare la soppressione, la scomparsa la distruzione dell’integrità democratica. Quindi interpretando Bauman l’Europa deve avviarsi a questa Grande Trasformazione, Nuova Avventura “Stadio 2” anche per evitare la catastrofe politiche e la scomparsa dell’esistenza stessa del genere umano. 2. All’ombra dell’impero L’Europa non si era mai trovata vivere con l’avvilente consapevolezza della propria inferiorità e a provare la necessità di guardare con ammirazione i modelli di vita predicati e praticati da altri, sforzarsi di correggere il proprio operato per adeguarlo a tali modelli, emulare e/o misurarsi con loro innalzando le proprie allo stesso livello. Questo ha colto dunque l’Europa impreparata. Secondo Zbigniew Brzezinski l’America si trova al vertice nei quattro decisivi ambiti di potere globale: esercito, economia, tecnologia e cultura. E’la combinazione di questi quattro aspetti a fare dell’America l’unica completa superpotenza globale. Aggiunge Joseph S. Nye jr.” e dai tempi di Roma che una Nazione non sovrasta così le altre.” Ma davanti al nuovo ruolo di Superpotenza unica, in posizione di egemonia mondiale incontestata , i leader e i commentatori degli Stati Uniti si sono fatti cogliere impreparati. La nuova situazione globale si presenta dominata dal nuovo impero Americano, il quale non sembra al momento ( visto il repentino mutamento di scenario) dotato di risposte strategiche razionali e ben ponderate; Quindi possiamo dire che ci troviamo dinnanzi ad una prospettiva quanto mai incerata che Tzvetan Todorov e Kenneth Jowitt hanno condensato nella formula “nuovo disordine mondiale”. Nel bilancio statunitense del 2003 le spese per gli armamenti sono arrivate al 40per cento del totale mondiale. Questo ci fa capire che la forza coercitiva è l’unica risorsa su cui gli Usa possano fare affidamento , in qualsiasi momento:gli armamenti di cui loro dispongono non hanno rivali sul pianeta. Del resto già Montesquieu a proposito dell’Impero Romano sosteneva che , uno Impero nato con la guerra non può che mantenersi con la guerra. Bisogna anche dire che le armi di cui si dispone determinano le decisioni politiche. Come mostra l’iniziativa Americana in Iraq che viene proposto dal saggista Todorov quale esempio di questo atteggiamento ; questo eminente filosofo cerca di rintracciare la causa di tale conflitto, perché è ovvio che la lotta al terrorismo non può essere essa la causa scatenante del bombardamento Usa nelle città Irachene. Ma davanti a questa guerra Todorov sostiene che sia addirittura impossibile individuare una ragione implicita che abbia fatto scattare il conflitto. Bauman ritiene plausibile l’ipotesi che la guerra all’Iraq sarebbe stata scatenata per impossessarsi del petrolio,ma non è questa il vero nocciolo del discorso .Perché la guerra non ha mai cause razionali , non né ha bisogno. Tutta la razionalità che serve all’Impero per sopravvivere si riduce alla possibilità di fare guerra come gli pare e piace. Ma non bisogna pensare che questo atteggiamento Americano sia una dimostrazione di forza o una esibizione dei muscoli; perché la potenza degli Usa non è infinita al punto da non dover sottostare ai limiti che hanno afflitto gli Imperi del passato determinandone la fine. Il sociologo dopo aver analizzato il rapporto tra colonizzatori e colonizzati nell’era dell’ Imperialismo, arriva a sostenere che oggi come già sostenuto non esistono altri che possano o vogliano candidarsi al ruolo di Impero Mondiale . Ciò non significa che i poteri del Nuovo Impero Americano siano meno vincolanti rispetto ai poteri dell’Imperialismo Occidentale di un tempo, e tanto meno che l’attuale Impero goda di una illimitata libertà d’azione ostinatamente sfuggita all’Occidente continuare a indugiare ai suoi sogni di una pace perpetua kantiana solo perché gli Usa si sono assunti il compito di rendere il mondo hobbesiano adotto alla vita dell’uomo. Bauman mette in guardia dai rischi di un mondo hobbesiano perché se esso viene abbandonato a se stesso,non alcuna possibilità di “autoriformarsi”. Esso ha effetti dannosi su tutte le parti del pianeta e sulla loro interazione, e tali effetti hanno altissime probabilità di acuirsi e di sfuggire al controllo, com’è loro tendenza intrinseca. I vantaggi chi i vari attori possono ricavare da una prolungata situazione di assenze di regole sono cronicamente incerti e i costi per difenderli ogni giorno più alti, anche se non si vuol tener conto del prezzo che si paga in termini di esistenza umane scartate per difenderli. Ma uno degli elementi attorno a cui ruota questo Saggio è la denuncia alla degenerazione del Capitalismo; Bauman sostiene che l’assenza di un avversario il vero tallone d’ Achille d’un capitalismo che dilaga trionfa fluttua liberamente e si insinua dappertutto. Per mezzo secolo un nemico formidabile, temile e fin troppo reale a ha difeso il capitalismo dalle sue conseguenze patologiche dei sui eccessi peggiori e più preoccupanti. Finché il nemico era un autentico altro portatore di una modalità di vita alternativa esso poteva indurre il capitalismo ad autolimitarsi e autocorreggersi. Oggi il capitalismo affronta numerosi concorrenti desiderosi di sedersi allo stesso tavolo da gioco …. Ma il capitale non incontra mai è chi proponga e incarni realisticamente una forma di vita alternativa che implichi l’abolizione del casinò. Ciò che ci viene presentata è l’Europa nei cosi detti “gloriosi trenta”(periodo che dovrebbe andare dal 1945 al 1973, condizionale perché il sociologo non precisa cosa siano questi gloriosi trenta ); in questo epoca l’Europa avava costruito una terza via rispetto ai modelli allora vigenti all’Est e all’Ovest del globo. Questa nuova prospettiva era lo Stato Sociale aveva nell’obbiettivo della piena occupazione l’elemento essenziale : espressione sintetica in cui si riaffermava l’indispensabilità di ogni cittadino per la ricchezza e il benessere della società nel suo insieme. Ciò andava di pari passo con il postulato della pienezza dei dritti di cittadinanza : il cittadini avava diritto, in quanto consumatore a condividere i benefici dell’incremento della ricchezza nazionale, ma anche diritto a partecipare alla creazione di tale ricchezza e dunque alla conduzione degli affari pubblici e alla definizione della natura degli interessi pubblici. Ma negli anni settanta l’avvento della rivoluzione neoliberale scompagina tutto questo;a ciò va aggiunto che i partiti socialdemocratici artefici in passato insieme , alla democrazia cristiana della creazione dello Stato Sociale Europeo, quando vengono rieletti in Europa nel periodo post Reagan- Thatcher si mettono a picconare lo Stato Sociale. Invece di riaffermare il controllo pubblico sulle risorse pubbliche essi hanno ceduto al libero gioco delle forze di mercato ulteriori fette del patrimonio nazionale e reso disponibili alla ricerca del profitto e all’accumulazione del capitale nuove risorse, in precedenza escluse dalla mercificazione. Ancora una volta la globalizzazione , l’eliminazione dei vincoli e degli obblighi locali del capitale e la conseguente extraterritorialità delle grandi forze economiche hanno reso lo Stato Sociale in un solo Paese una contraddizione i termini (pag,75-80) . Cercando di interpretare le parole di Bauman , egli si auspica una creazione di uno Stato sociale a livello federale , capace di ampliare il ruolo dell’Europa nell’arena cosmopolitica. Se volgiamo le spalle retrospettivamente allo Stato Sociale ci accorgiamo di come esso possa essere considerato come una prolungata controffensiva alla paura scesa sugli Americani egli Europei con la Grande depressione che avava svelato la fragilità delle basi sociali del benessere degli individui anche quelli più fortunati. Bauman ci conduce all’interno della trasformazione dell’idea di sicurezza, che ancora oggi vige negli Stati ma non è più quella pensata da Roosevelt poi successivamente da Beveridge. Oggi la sicurezza e quella del corpo degli effetti personali non più quella del nostro posto nella società ,della dignità personale, del rispetto di sé;è la sicurezza nei confronti di coloro che violano la nostra proprietà e degli estranei sulla porta di casa,non e più la sicurezza da colori i quali ci privano di un posto di lavoro ci negano la nostra umanità, ci privano del rispetto di noi stessi. Viene introdotta la figura di Ulrich Beck parla dei rischi delle possibilità , cioè che si verifichino i disastri attualmente presi di mira dai governi. Ma ciò che deve interessarci e che i rischi sono sempre invisibili:per temerli occorre essere informati della loro esistenza e raramente hanno cause evidenti. Per fare un esempio prossimo dire che impensabile immaginare o negare la fame ma le minacce alla incolumità (safety) possono essere facilmente immaginate. In sintesi i Rischi possono essere dissimulati o negati ma anche inventati .Quanto alle ragioni per cui dobbiamo temere per l’incolumità possono essere tenute segrete o confutate , ma anche essere oggetto di fantasie . Michail Bachtin parla di timore ufficiale che viene utilizzato dai poteri terreni per farsi obbedire dai loro governati, tale timore è una replica del timore cosmico cioè una paura naturale e ancestrale che gli esseri Umani avvertono di fronte all’onnipotente e imperscrutabile Natura. Secondo me Bauman utilizzi un po’ in maniera strumentale Bachtin per dirci che: Il potere terreno, per ingraziarsi i governati e conquistare la fedeltà deve produrre un “capitale di paura”calcando la mano su ciò che temono. Affinché la sua presa sia salda , gli oggetti umani devono essere resi e mantenuti , in condizioni di vulnerabilità e paura( qui è palese il collegamento con il primo capitolo i cui si descrive la situazione post 11/09/2001).La vulnerabilità e l’incertezza umane sono alla base di qualsiasi potere politico. Ma ancora una volta il sociologo muove la sua denuncia verso il Capitalismo. In una società moderna di tipo Capitalistico, retta dal mercato, le iniziative individuali sono esposte ai rischi e ai capricci della concorrenza e ciò assicura la vulnerabilità’insicurezza. Lo Stato ( non quello Sociale che sarebbe l’unico in grado di porre un argine Pag.86-86)se ne lava le mani della vulnerabilità e incertezze che derivano dalla logica del libero mercato ridefinita adesso come problema privato, gli individui devono gestire e affrontare ciascuno per proprio conto , con le sue risorse private. Adesso però gli Stati devono cercare altre vulnerabilità e incertezze di tipo non economico su cui poggiare la propria legittimità. Focalizzano l’ apprensione sul solo ambito dell’incolumità personale delle paure che scaturisco dalle minacce arrecate nei confronti dei corpi umani …. e più di recente dal terrorismo globale e dalle armi di distruzione di massa. A differenza dell’insicurezza che nasce del mercato ,fin troppo viabile perché possa essere ignorata , l’insicurezza alternativa va artificialmente acuita almeno fortemente drammatizzata , e deve essere martellata in modo insistente.. per incutere un adeguato timore ufficiale e al tempo stesso arginare, e far passare in secondo piano le apprensioni per l’insicurezza prodotta dell’economia , contro cui l’amministrazione statale non può e /o non vuole far alcunché. Questo genere di paura , unitamente al meccanismo che presiede al sua produzione e ai suoi usi è un prodotto del mondo hobbesiano . Ed anche il principale fattore che fa si che quel mondo rinasca costantemente. Non vengo esamine da me le pagine da 89 a 91. 3. Dallo Stato Sociale allo Stato di Scurezza L’ingresso in questo capitolo avviene attraverso un breve racconto di Kafka La Tana;dopo averci illustrato un po’ la trama il saggista tira le fila del discorso. Secondo lui gli esseri Umani hanno fatto della paura il sinonimo della loro vita , tanto che la loro vita ha senso solo se si ha paura; quindi siamo caduti in una vera e propria dipendenza dalla paura , ne siamo assuefati. Ce ne occorre una dose ogni giorno e, come accade alle vere assuefazioni le dose di ogni giorno deve essere superiore a quella del giorno prima. Anche in questo caso arriva l’attacco al sistema consumistico , qui viene presa di mira l ’industria dei beni di consumo. Essa ha trovato nella paura la miniera d’oro inesauribile e autorigenerantesi , la paura è una risorsa pienamente e realmente rinnovabile. Ma il punto centrale per Bauman è questo, è soprattutto in Europa che la dipendenza dalla paura e l’ossessione della sicurezza hanno fatto la carriera più spettacolare negli ultimi anni. In questo capitolo come già visto il sociologo riprende un tema già affrontato nei due capitoli precedenti, mo lo sviscera ulteriormente il tema dell’Insicurezza. Essa nella sua versione moderna è intrisa di sospetto verso il prossimo e le sue intenzioni, del rifiuto o dell’impossibilità di confidare nella costanza e affidabilità del resto dell’Umanità. Bauman riprende le tesi di Castel Robert secondo cui l’insicurezza moderna nasce da due elementi i quali si presentano per primi in Europa. Essi sono: Donzelot non esiste oggi una linea di separazione tra inclusi ed esclusi, una frontiera emetica e impermeabile(sicura !). Adesso analizzo le pagine che vanno da 113 a 119;qui Bauman ormai non può proprio farne a meno, diventato suo cavallo di battagli l’ennesima critica alla società dei consumi;Buona parte della spesa in ricerca e sviluppo dei colossi del marketing è impiegata per produrre consumatori. I nuovi prodotti suscitano l’attenzione dei consumatori in quanto promettono loro ciò di cui hanno bisogno :ma questi ultimi saprebbero forse di cosa hanno bisogno e dove andarlo a cercare se non venissero adeguatamente illuminati?Nulla vende ben come ciò che può essere utilizzato per combatte la paura ;essa è il sintomo più importante del passaggio di potere dallo Stato al mercato è la politica del taglio delle tasse , che comprata la restituzione al mercato delle risorse che lo Stato in precedenza avava prelevato per finanziare la sicurezza individuale prodotta socialmente. Tocca così all’industria dei consumi capitalizzare sulla paura altrimenti trascurata. C’è sempre poi l’ultima insuperabile linea di trincea:la paura di farsi cogliere con gli oggetti di ieri, che servivano ad arginare le paure dall’altro ieri.. Ma c’ è sempre l’altro elemento caro al Saggista lo Stato Sociale;il suo successo comporta il ristagno o la scomparsa del mercato e pertanto lo Stato Sociale è il primo ostacolo che le forze del mercato devono rimuovere dalla via verso il successo. Ma questo ha una conseguenza disastrosa, perche lo Stato avendo rinunciato a liberare i governati dalla paura per i rischi dell’esistenza ha perso la legittimazione su cui esso ha fondato per gran parte della storia moderna la richiesta ai governati di sottomettersi alle legge all’ordine. Ma adesso sembra secondo ciò che ci dice Bauman non si possa tornare indietro perché si innescherebbe una micidiale reazione le cui conseguenze negative verrebbero attribuite all’incompetenza dell’autore del tentativo e pertanto usate , in quanto errori di “politica economica” come prove a carico dello Stato. Ma questo Stato ormai delegittimato deve ricercare un legittimazione alternativa;questa viene individuata nella difesa dell’incolumità personale..Per consentite che questa legittimità alternativa funzioni l’Europa ha bisogno di una strategia . Questa si basa sul far salire il più possibile il costo del rischio dell’ingresso illegale in Europa tramite i trafficanti di essere umani. In tal modo si aprono nuovi, ampi spazi per la criminalità contro cui i governi si daranno molto da fare al fine di proteggere l’incolumità minacciata dei loro cittadini. Il continuum “migrazione- criminalità - sicurezza” consente agli Stati Europei di trovare la loro nuova potente legittimazione in questa inedita miscela di politica di ordine e d’immigrazione. L’11 settembre ha aperto uno spazio ulteriore , e ancor più ampio per sviluppare la nuova legittimazione uno spazio non solo è enorme per dimensione, ma presenta anche altri vantaggi , assente se i timori per la sicurezza si concentrano sui profughi;qui non li analizziamo perché ci fuorvierebbe .L’intenzione di compiere un attentato terroristico equivale per definizione a una prova di disumanità e dunque essere accusati di tale intenzione è più che sufficiente per essere esclusi in modo motivato del trattamento riservato a chi fa parte del genere umano. Concentrando le paure pubbliche sulla miccia al terrorismo e l’attenzione pubblica sulla guerra al terrorismo , le autorità costituite acquisiscono una libertà di manovra che non sarebbe ottenibile né immaginabile contro qualsiasi altro nemico pubblico vero o presunto. Anche il terrorismo è il prodotto inevitabile del modo in cui procede la globalizzazione dell’interdipendenza planetaria degli uomini;ed esso potrà esaurirsi soltanto con la fine del nuovo disordine mondiale, fonte inesauribile di una forza che si rinnova continuamente. Ma ciò che siamo chiamati a scegliere è se il pianeta debba restare terreno fertile per il terrorismo , perpetuando ed esasperando un sistema di terra di frontiera senza regole o riformarlo in modo da rendere più difficile per i semi del terrorismo ,di germogliare e gettare radici. La vera guerra contro il terrorismo dovrebbe essere uno sforzo concentrato per rendere il pianeta ospitale per l’umanità, e dunque inospitale per i nemici dell’umanità (pag.119-124). 4. Verso un mondo ospitale per l’Europa Questo quarto capitolo si presenta come un labirinto , non si riesce a capire dove il saggista ci voglia condurre. Voglio riportare il concetto di identità Europea di Bauman presente ne primo capitolo ; essa è la tendenza rincorrere una identità che però si ostina a non farsi raggiungere. Dopo di ciò possiamo analizzare un po’ il capitolo; Bauman passa in rassega l'identità europea designata da Tzevatan Todorov . Il quale ha fornito un elenco di valori che dovrebbero costituire l’identità Europea. Tale qualificazione si riferisce soltanto all’origine dei valori:essi sono distintamente europei in quanto elaborati in quella parte del pianeta che si tende a descrivere come “Europa propinante detta”.Al primo posto da Todorov colloca la razionalità . In sintesi potremmo dire che essere Razionali, nel significato che all’idea di Razionalità è stato dato e che essa ha acquisito nel corso della storia Europea, significa non essere mai scevri del sospetto che i precetti della ragione siano stati letti , interpretati o applicati male, e che dunque qualche aggiustamento sia opportuno e urgente. Al secondo posto c’è la giustizia, anche qui in estrema sintesi posso dire che il modo per avvicinarsi il più possibile alla definizione di “società giusta”è affermare che la società lo è soltanto se non si reputa sufficientemente giusta da sé quindi è determinata a esserlo di più. Ancora la giustizia è il valore che salvaguardia il bene comune dagli eccessi della promozione egocentrica di sé. Come ultimo valore la democrazia, citiamo il preambolo della delle leggi emanate dall’antica agorà ateniese, “ritenuto buono dall’assemblea del popolo”.Ma ciò che ci interessa è che Democrazia significa che essa esiste solo attraverso l a perseverante e tenace partecipazione dei cittadini . Una volta che tale partecipazione vien messa a dormire la democrazia finisce (Pag.129).Non esiste pertanto , e non possono esistere una democrazia e una società autonoma in cui i cittadini non siano a loro volta autonomi , ossia dotati di una libertà individuale e di una responsabilità individuale. I due valori , democrazia e libertà , si realizzano l’un l’altro ;ciascuno di essi realizza se stesso nel realizzare l’altro. La tesi di Bauman è che proprio la combinazione di tutti i valori sopra ricordati ha avviato l’Europa alla sua avventura continua non ancora finita . Arriva poi la parte in cui il sociologo si sofferma ad analizzare il concetto di Stato – Nazione. La nascente federazione europea è ora alle prese con il compito di ripetere ciò che fece all’inizio dell’era moderna lo Stato- Nazione, riconiugando potere e politica, che attualmente procedono separati in direzione opposta. Ma molti scettici sostengono che la fedeltà alle regole civiche e politiche non è in grado di sostituire i “legami etnico culturali”e che al cittadinanza è impraticabile su una base di mera civiltà. In sostanza gli scettici del progetto europeo escludono a priori che la legittimazione su base nazionale del potere statale sia stato un episodio storicamente limitato , uno dei tanti modi alternarvi di riunificazione tra potere e politica. Questo matrimonio non è un esito scontato e che una volta combinato l’unione possa a volte rilevarsi tempestosa come una procedura di divorzio .In questo momento tra Pag. 132-134 Bauman si scagli contro i detrattori del Progetto Europeo ma anche contro i sostenitori di un “Patriottismo Eroico”.Ma quello che qui ci interessa è che l’Unione Europea non sarà uno , né può essere una copia ingrandita dello Stato Nazione. Chi si oppone al Progetto Europeo sono proprio quegli Stati Nazione riluttanti a cedere ciò che resta della loro sovranità, un tempo piena. Oggi ci sono due direzioni cui sembra andare o dovrebbe andare l’Avventura Europea; la logica dell’Arroccamento locale e logica della responsabilità globale . La prima ha la funzione di arginare la marea di bloccare e trattenere entro le frontiere continentali i capitali scappati dalle stalle dello Stato Nazione. In altri termini la logica dell’arroccamento consiste nel ricostruire a livello dell’Unione Europea l’economia nazionale entro i confini della sovranità territoriale di uno Stato Nazione, cosa oggi non più possibile .Questa strategia tende a cercare una soluzione locale a problemi globali. La logica della responsabilità globale (e una volta che tale responsabilità sia stata riconosciuta e fata propria, dalla aspirazioni globali)è rivolta , almeno in linea di principio , ad affrontare in modo diretto , e al loro livello i problemi sorti a dimensione globale. Essa deriva dall’assunto secondo cui soluzioni durature e realmente efficaci a problemi di dimensione planetaria possono essere individuate e dare frutti solo attraverso la rinegoziazione e la riforma del tessuto d’interdipendenza e interazioni globali. Tale logica preferisce puntare alla creazione di un nuovo tipo di asseto globale in cui le traiettorie delle iniziative economiche in qualsiasi parte del pianeta non siano più imprevedibili e dettate da vantaggi puramente momentanei, indifferenti agli “effetti secondari” ai danni collaterali e alle dimensioni sociali degli equilibri di costi e risultati. In sintesi tale logica punta per citare nuovamente Habermas, allo sviluppo di una politica che si rimetta al passo con i mercati globalizzanti. Dopodiché Bauman ci illustra le differenze tra la logica dell’Arroccamento e quella appena cita della responsabilità globale (Pag.138). La logica della responsabilità e delle aspirazioni globali, se adottata e anteposta alla logica dell’arroccamento locale, può contribuire a preparare l’Europa alla sua prossima avventura , forse ancora più grandiosa delle cambiamento sociale e morale. Dopo per dar consistenza al suo ragionamento, il sociologo si lancia in un rivisitazione storca dell’Impero di Roma attraverso lo storico Tito Livio. Con l’intento di mostraci come la tradizione Romana fosse caratterizzata dal rispetto per le diverse culture e convenzioni , per la molteplicità delle forme di vita,per la solidarietà ottenuta dalle differenze, tutto questo si cela alla base del ‘Impero Romano. Arrivano poi altri esempi storici per portare acqua al suo mulino,tra qui il Commonwealth Polacco –Lituano,questo Stato concesse alle minoranza etniche, linguistiche, e religiose in tutto il suo territorio autogoverno e rispetto delle identità culturali , evitando così gli spargimenti di sangue.. Questi due esempi vi va aggiunto un terzo Impero Austro-Ungarico imperniato sul principio di autonomia dei gruppi etnici e culture(ricordo che Bauman non è uno storico). Tutto questi esempi sono funzionali a mostrarci come la formazione delle Nazioni e degli Sati siano state contraddistinte dal principio dell’Intolleranza. In particolare le lingue Nazionali esigevano la repressione e delegittimazione dei dialetti locali,e le Chiese di Sato esigevano la soppressione delle sette religiose e la memoria nazionale aveva bisogno di annientare al memoria collettiva locale. Un ulteriore passa indietro fu fatto dopo la fine della prima guerra Mondiale , quando Woodrow Wilson aggiornò il modello di Westfalia, proclamando la sovranità di una nazione sul proprio territorio a un principio universale di umanità. Ma oggi come già detto ci tocca di vivere in un epoca diasporizzatata crescente e probabilmente inarrestabile che promette in prospettiva di trasformare tutte le regioni d’Europa in gruppi di popolazioni miste. Oggi potremmo dire che l’Europa si trova davanti ad un bivio, una scelta da intraprendere: da un lato gli immigrati che possono essere i salvatori di un Continente ormai sempre più vecchio , dall’altro lato ci sono l’ ascesa dei movimenti xenofobi in , incoraggiati da un potere ben contento di convertirli in voto. Alla luce di alcuni dati, quasi tutti i paesi che un tempo esportavano i loro surplus di popolazione oggi hanno scelto la seconda alternativa, Stati- fortezza con porte saldamente serrate e frontiere ermeticamente chiuse. Poi Bauman si sofferma su una serie di tentativi operati per cercare di trasferire informazioni da una cultura all’altra, ma tutto ciò fino a questo momento,non ha portato ad un metodo privo di rischi , impeccabile e riconosciuto (Pag.159).Ma tutti questi apporci sembrano essere unidirezionali , e non sembrano avere utilità ai fini di una convivenza e collaborazione stabile tra culture diverse. Quello che Bauman ci vuole dire e che in assenza di una comunicazione reciproca diventa praticamente impossibile elaborare un modus co-vivendi soddisfacente per entrambe le parti, che permetta di trasformare in risorsa quella varietà culturale della città che oggi viene considerata un peso. Quindi come ultima battuta è doveroso riportare “la soluzione” di Richard Sennett, il quale sostiene che il modo migliore per entrare in contatto con la differenza è quello di cooperare in modo informale ed aperto. Informale cioè senza regole di comunicazione prestabilite, poiché si confida che esse si svilupperanno spontaneamente, e che in ogni caso siano destinate a modificarsi man mano che la comunicazione si arricchisce per ampiezza , profondità e sostanza. Aperto significa che l’esito dipende dalla comunicazione e non è stabilito unilateralmente e in anticipo:si tratta di scoprire com’è l’altro senza sapere dove questo ci porterà ; è bene evitare la ferrea regola utilitaristica che fissa a priori un obbiettivo … Di Collaborazione cioè tutte le parti in causa devono trarre benefico dallo scambio e non che una di esse vinca a spese delle altre.
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