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L’Europa fra il 1850 e il 1870, Seconda rivoluzione industriale, L’Italia unita, Appunti di Storia

Appunti discorsivi, dettagliati e organizzati su - 1848 - tensione tra Francia e Germania - Bismarck - Giappone - Economia e società nell’era della Seconda rivoluzione industriale - Destra storica - Sinistra storica - Crispi - crisi di fine secolo

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 29/06/2023

gabrielepige
gabrielepige 🇮🇹

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Scarica L’Europa fra il 1850 e il 1870, Seconda rivoluzione industriale, L’Italia unita e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! L’Europa fra il 1850 e il 1870 Nel ’48 termina il processo di rivolte borghesi avviatosi nel 1776: in gran parte d’Europa, infatti, la borghesia ha ottenuto il potere, politico ed economico, ma, dove non l’ha ottenuto, rinuncia alle rivoluzioni per evitare di accrescere il ruolo del proletariato, che mira a rivolte più radicali. Le rivolte del ’48, diffusesi dalla Francia all’area tedesca e poi all’Italia, solo in apparenza sono fallimentari, perché in realtà stravolgono l’ordine precedente, che, dal 1814, mirava alla Restaurazione: muta infatti l’orizzonte, che ora punta all’unificazione dei territori divisi e alla democrazia. In Francia, trionfa la parte repubblicana moderata con Luigi Napoleone Bonaparte, che nel 1853 diventa Napoleone III. Le rivolte hanno quindi un esito conservatore e moderato, che favorisce uno sviluppo industriale, economico e coloniale. In Italia, la prima guerra d’indipendenza si conclude con la sconfitta, ma il nuovo orizzonte punta all’unificazione. In Austria, Metternich, il promotore della Restaurazione, viene cacciato e non torna neanche dopo il fallimento delle rivolte. Nella confederazione tedesca, l’obiettivo dell’unificazione inizialmente fallisce: a capo dell’Assemblea costituente viene posto il re di Prussia, che però rifiuta di ricevere il potere dal popolo, in quanto vuole riceverlo per la sua forza militare. Sotto la guida del primo ministro prussiano, Otto von Bismarck, l’unificazione viene completata. Egli attua una divisione dei poteri, con il potere economico che spetta alla borghesia e quello politico alla nobiltà terriera e militare degli Juncken, riducendo il ruolo del Parlamento, incaricato solo del bilancio dello Stato. Accresce poi l’esercito, che diventa il più potente d’Europa: sconfigge Austria (1866) e Francia, nella decisiva battaglia di Sedan, che sancisce la Prussia come migliore potenza militare. L’anno successivo, i principi tedeschi si riuniscono a Versailles e proclamano il re di Prussia imperatore di Germania, il kaiser Guglielmo I, che ora accetta la corona poiché l’ha ottenuta con il suo esercito. Inizia la fase di tensione tra Francia e Germania che terminerà soltanto con la Seconda guerra mondiale: i giornali e l’opinione pubblica rivestono un ruolo fondamentale, in quanto vengono utilizzati per scatenare l’odio verso il nemico. Con la guerra franco-prussiana sembra poi nascere il nazionalismo, la variante aggressiva del patriottismo (il sentimento di esaltazione del popolo e della nazione: ad esempio Mazzini pensa una Giovine Italia all’interno di una Giovine Europa, esaltando le individualità di ciascuna nazione). Sia l’unificazione italiana sia quella tedesca vedono il trionfo di una monarchia preesistente, ma - il caso della Prussia è quello di un’unificazione dall’alto, in quanto la ottiene senza il bisogno di una partecipazione popolare - in Italia, invece, rivestono un ruolo fondamentale i garibaldini e le insurrezioni nell’Italia centrale: c’è quindi una spinta dal basso. Questo perché in Italia lo Stato non è così forte come in Prussia, tanto da non poter escludere la partecipazione popolare e non lo potrà fare neanche nei momenti di crisi successivi. La debolezza del Regno d’Italia è determinata anche dall’ostilità di papa Pio IX, che arriva a vietare ai fedeli di partecipare alla vita politica, attraverso il non expedit (non concesso). Bismarck è convinto che il teatro della storia sia l’Europa (visione eurocentrica) e, per questo, rifiuta il colonialismo, ma incoraggia Francia e Inghilterra, per farle indebolire e dissipare energie. Si concentra invece a creare alleanze europee per evitare una nuova ascesa della Francia (revanscismo, da revanche): la principale è la Triplice Alleanza (1882), stipulata tra Germania, Austria (ex-avversario in declino) e Italia (debole militarmente, ma la corte ammira Bismarck e ha avuto attriti coloniali con la Francia: nel 1881 la Francia occupa la Tunisia, obiettivo dell’Italia, per cui si scatena una guerra commerciale). Bismarck tenta di inglobare anche la Russia, che è però in contrasto con l’Austria per il controllo dei Balcani e che trova poi la Francia come fornitrice di capitali. A Berlino si tiene poi una conferenza geografica, in cui di fatto si discute dello smembramento e della divisione dei territori dell’Africa. Inghilterra: Africa orientale, dall’Egitto al Sudafrica (abitato dai boeri, di origine europea che parlano l’afrikaans) Francia: Algeria e Senegal Portogallo: Angola Belgio: Congo Il Giappone vive dalla seconda metà del XVII secolo un isolamento commerciale, politico e culturale, fino a quando, 2 secoli dopo, alcune navi statunitensi minacciano i giapponesi di aprire i loro porti per gli scambi commerciali. Lo shogun a capo del governo attua quindi una profonda riforma, che prevede: - il ritorno del potere nelle mani dell’imperatore - un processo di industrializzazione dall’alto, rispetto a quello inglese di fine ‘700, perché intrapreso dall’imperatore e dalle classi dirigenti - una riforma dell’esercito e la produzione di armi da fuoco, che porteranno a sconfiggere la Russia (1905) e a prendere la Manciuria: per la prima volta una potenza europea viene sconfitta da un paese asiatico e ciò conta dal punto di vista psicologico per gli altri paesi asiatici. Economia e società nell’era della Seconda rivoluzione industriale Tra il 1873 ed il 1896, l’Europa è interessata da una fase di crisi economica, causata da - speculazioni della borsa sui soldi che sarebbero arrivati in Germania dalla Francia, cioè l’acquisto di azioni perché crescano nell’immediato. L’economista Keines ha paragonato la borsa ad un’iniziativa di alcuni giornali statunitensi, in cui i lettori devono scegliere la foto che potrebbe piacere maggiormente al pubblico. - sovrapproduzione, una caratteristica tipica delle crisi economiche del capitalismo, poiché l’industria produce più merce di quanto il mercato possa assorbire, mentre le crisi precedenti erano state agricole, per mancanza di cibo. C’è quindi uno squilibrio tra domanda e offerta, in quanto la seconda prevale: la domanda è minore perché l’agricoltura europea subisce la concorrenza di quella americana, caratterizzata da costi di produzione bassi, sviluppo dei trasporti ferroviari e transatlantici, costo più basso delle terre, che determinano un prezzo più basso del grano. Gli europei cercano allora di imporre dazi doganali, ma si rendono conto che tengono alto il prezzo del grano e il costo della vita, che ricade sui poveri e sull’industria. (protezionismo: politica economica che vuole proteggere un determinato settore nazionale dalla concorrenza straniera; si contrappone al liberismo, che teorizza in generale la libertà, in questo caso di commercio, e ritiene che lo Stato debba essere solo arbitro e non intervenire nell’economia, guidata da una mano invisibile, riprendendo la teoria di Adam Smith: l’unione degli egoismi dei soggetti crea un equilibrio). L’economia europea ne esce ridimensionata ed è caratterizzata da 1. raggruppamenti di più aziende (trust), che ottengono così il monopolio in alcuni settori: esso esclude la concorrenza e permette di imporre il prezzo. 2. riorganizzazione della produzione industriale, con la catena di montaggio: Henry Ford segue la teoria di Taylor, che porta all’aumento della produttività e dei salari (Scientific management, 1911: mentre fino ad allora l’operaio conosceva il lavoro, ora il processo produttivo ed il prodotto vengono studiati dalla direzione in modo scientifico; il simbolo diventa l’orologio, perché la mansione, semplice, viene definita in un tempo preciso). 3. colonialismo ed imperialismo, poiché le colonie garantiscono materie prime a basso costo e rappresentano un luogo in cui esportare capitali, costruendo industrie e infrastrutture, con manodopera a basso costo - la Cina è costretta ad aprire alcuni porti - l’Inghilterra in India, dove produce l’oppio per venderlo in Cina, che si oppone causando le guerre dell’oppio (Vittoria incoronata imperatrice nel 1876) - la Francia in Indocina. Mentre in Asia gli europei si trovano di fronte a Stati plurisecolari e organizzati, in Africa ad etnie e non entità statali. Si assiste ad un allargamento dei sistemi politici ed elettorali e, per questo, la politica si rivolge alla pancia degli elettori, proprio attraverso imperialismo e nazionalismo, che esalta la missione e la superiorità della nazione ed è accompagnato dal razzismo, la missione della razza bianca. Il razzismo è alimentato dalle teorie sull’evoluzione della specie di Darwin, poiché alcuni estendono il suo pensiero al mondo umano e creano il concetto di razza, sostenendo la superiorità di alcune su altre perché più adatte a sopravvivere (Darwinismo sociale). Si sviluppa poi l’antisemitismo: anche se l’odio secolare verso gli ebrei stava scemando, riemerge a fine ‘800, poiché indica un nemico interno per ottenere consensi, indirizzare l’odio popolare e scaricare la tensione. L’episodio più emblematico è l’Affaire Dreyfus del 1896: in seguito alle tensioni tra Francia e Germania, i francesi scoprono che una spia ha passato delle informazioni militari ai tedeschi, per cui viene accusato un ufficiale di origine ebraica, Dreyfus, ma senza prove apparenti; infatti si scopre di lì a poco che non è il colpevole. Tuttavia il comando non ammette l’errore e vuole dimostrare che gli ebrei cospirano contro il
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