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L’Europa in camicia nera riassunto, Schemi e mappe concettuali di Storia Contemporanea

Riassunto del libro, tutti i capitoli

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 11/01/2023

caterinaakajana
caterinaakajana 🇮🇹

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Scarica L’Europa in camicia nera riassunto e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! L’EUROPA IN CAMICIA NERA. L’ESTREMA DESTRA DAGLI ANNI NOVANTA AD OGGI Capitolo primo - Un necessario bilancio storico Il tema della destra radicale europeo-occidentale è stato al centro di tanti dibattiti e studi in tutto il mondo, e forse proprio per questo si è giunti ad avere ricostruzioni scandalistiche massmediatiche piuttosto che analisi alla ricerca della verità. Ad oggi siamo giunti alla necessità di indagare in maniera multidisciplinare per fare un po’ di ordine sulla questione, seppur il giudizio storico sia in continuo aggiornamento. Nel contesto territoriale dei paesi europeo-occidentali, lo sviluppo delle destre radicali negli ultimi trent’anni presenta fattori decisamente importanti: esistono sicuramente delle tendenze ideologiche trasversali a più contesti nazionali, ma questo è spesso dovuto a schieramenti istituiti come risposta a dinamiche sovranazionali. Mussolini sintetizzava il fascismo come una risposta alla realtà del tempo in cui si vive, fatta da altrettanti contenitori politici, coalizioni guerriere e chiese ideologiche sincretiche* (*sincretismo: convergenza di elementi ideologici già inconciliabili attuata in vista di esigenze pratiche). La sua chiave di lettura può permetterci di porci cinque brevi domande sulle destre radicali europeo- occidentali: 1. Laboratori e/o tendenze comuni? In diversi casi osserviamo come formazioni di destra (ma anche di sinistra) si sviluppino in contesti politici specifici ma vengano poi considerati “modelli vincenti” da riprodurre in altre nazioni sperando negli stessi effetti: questi esempi vengono descritti come “laboratoriali” e un esempio può essere il “caso italiano”, con l’avvento della coalizione delle destre plurali dal 1994 ad oggi. Diversamente è possibile suddividere i fenomeni secondo categorie storico-politologiche in modo da “uscire dalla torre di Babele”, per menzionare il politologo dell’Università di Bologna Piero Ignazi, il quale suggeriva di svolgere una prima divisione precedente a successive classificazioni che vede “estrema destra tradizionale” ed “estrema destra post-industriale”. Se si assume come cesura l’impatto della globalizzazione sulle società, alcuni aspetti si dimostrano più importanti del parlare di substrati fascisti: l’immigrazione, la profonda ristrutturazione della produzione e del lavoro, la digitalizzazione e la ricollocazione della politica tra snazionalizzazione (privazione di caratteri nazionali) e transnazionalizzazione. Vanno integrati anche altri aspetti che rendono il cittadino globale vittima di una devastante solitudine che lo porta alla ricerca di nuove identità e alla costruzione di comunità escludenti. Gli assunti fondamentali su cui poggia la pervasività delle destre radicali contemporanee sono: - La perdita nella globalizzazione della distinzione tra etnocentrismo ( = tendenza a giudicare la storia, la struttura sociale e la cultura dei gruppi umani diversi dal gruppo cui si appartiene secondo i valori propri di questo, tenuto come ideale centro e punto di riferimento dell’analisi), xenofobia ( = avversione indiscriminata nei confronti degli stranieri e di tutto ciò che proviene dall’estero) e razzismo ( = qualsiasi discriminazione esacerbata a danno di individui e categorie fondatasi sulla presunta superiorità di una razza sulle altre o su di un’altra) - Il bisogno apparente di sicurezza che diventa centrale, causato dalla fine dei sistemi statali di welfare state ( = lo stato sociale, vale a dire l'insieme delle politiche sociali che proteggono i cittadini dai rischi e li assistono nei bisogni legati alle condizioni di vita e sociali) 2. Sfondamento a sinistra e/o estremismo di centro? Da una parte la destra radicale ha saputo in vari momenti aumentare il proprio consenso in un contesto sociale proletario, dall’altra i periodici exploit elettorali hanno più radicalizzato i partiti centristi che eliminato quelli socialdemocratici (socialisti). A causa della globalizzazione abbiamo assistito ad un impoverimento delle classi medie ed è da qui che bisogna partire per comprendere i comportamenti politici occidentali e delle nostre democrazie. Tale declassamento della classe media permette la nascita di una “borghesia asociale”, caratterizzata da panico diffuso, arroccamento e ripiegamento, e proprio grazie a questo fenomeno nasce a sua volta la radicalizzazione identitaria e securitaria di alcuni partiti moderati e liberali, che sembrano mostrarsi più accoglienti verso le tendenze di destra più radicali. Inoltre, un ruolo fondamentale va attribuito all’inadeguatezza dei compromessi socialdemocratici e in generale di ogni cultura, sindacato e partito di sinistra che hanno contribuito a disorientare l’elettorato di classe, che ora si sente orfano di identità, di lavoro e di rappresentanza: il Lavoratore, protagonista del secondo Novecento, perde ogni valore diventando parte di un’atomizzata “anonima forza lavoro”, che si rivela essere precaria. Dall’unione di questi fattori nasce il sodalizio reazionario che comporta il sostegno alle destre sia da parte della ex classe operaia, sia della ex borghesia. 1 3. Populismo e/o identità? Oltre all’analisi delle destre radicali è sorta negli ultimi anni anche quella del populismo, in particolare del nazionalpopulismo. Il cuore del populismo è l’opposizione tra Popolo ed élite dominanti, idealizzando e glorificando il Popolo come fonte di valori positivi. È chiaro che esistano diversi approcci politici all’idea di popolo, quali demos - etnos - classe - plebe, che permettono maggiori delimitazioni nel terreno di analisi. I sistemi politici democratico-rappresentativi attuali risultano sempre più logorati e aumenta la richiesta di due poli inconciliabili: un rapido e netto esercizio del Comando e maggiore partecipazione alle scelte. È chiaro come i due concetti siano in antitesi totale. Nel background del populismo però, individuiamo concetti cardine quali l’antintellettualismo e l’iperpersonalizzazione del leader (nel caso della destra i concetti sono subordinati alla xenofobia), ed il risultato è la creazione di un “paese reale” contrapposto ad un mondo di “parassiti”, che possono identificarsi in diversi gruppi politici o sociali. Pertanto il nazionalpopulismo si può considerare parte integrante della destra radicale per il suo pensiero tradizionalista, identitario, antidemocratico e autoritario, e questo melting pot ideologico è terreno fertile per l’affermazione politica delle destre radicali. 4. Immaginari e/o megafono? Con l’identificazione dei “parassiti” si arriva alla propagazione di “hate speech” fomentati anche dal mondo del web. L’utilizzo mediatico dei discorsi d’odio è funzionale al raggiungimento di un’affermazione elettorale, poiché l’esponente politico dimostra così facendo rispetto, autorità ed equilibrio pur portando contenuti radicali. Il fatto che questi esponenti si ritrovino a confrontarsi con la “realtà immediata” in cui viviamo, dove la figura di Internet amplifica, unifica e semplifica le politiche e i messaggi delle destre radicali, rende i loro messaggi ancora più comunicabili e comunicanti. I social network producono una narrazione forte e polarizzata in cui la verità è spesso di chi produce continuamente fake news dalla rapidissima propagazione, che anche quando smascherate continuano a diffondersi incontrollatamente. Un elemento costitutivo dei social network è proprio quello di promuovere le idee più popolari a discapito di quelle migliori, e anzi che promuovere la discussione, la quale stimola lo spirito critico, ci permette di chiuderci in silos sociali che eliminano ogni forma di diversità o disomogeneità. I siti web, forum, blog e profili social delle destre sono ormai come degli eserciti in grado di sponsorizzare le loro posizioni ideologiche ed egemonizzare il discorso pubblico, e questo è avvenuto per due motivi: il primo è che le destre radicali hanno assunto la comunicazione contemporanea come campo di battaglia politica, intendendola come un terreno prioritario e determinante; il secondo invece è insito nella profonda capacità presente da sempre nel dna delle delle destre radicali di capacità mitopoietica (da mitopoiesi: tendenza ad interpretare la realtà in termini mitologici) a partire dal concetto di Tradizione, cuore della cultura di destra. Possiamo concludere quindi che le destre hanno consciamente miscelato questi elementi dai quali hanno prodotto, sfruttato e inasprito una disarticolazione sociale già esistente, come prodotto del postfordismo. I concetti di Comunità e Patria vengono continuamente rimodellati sul corpo sociale con il fine di difendere la Nazione, che se omogenea e depurata è l’unico mezzo per il raggiungimento del benessere. 5. Camerati vecchi e/o nuovi? Una prima opinione diffusa ma erronea è che nelle società europee occidentali non sia mai stato superato completamente il passato fascista e collaborazionista, e che pertanto sia rimasta un’abitudine alla ricerca dell’uomo forte che ha consentito a un substrato della destra di resistere dal 1945 ad oggi. Durante la Guerra Fredda, nell’Europa Atlantica c’è stata tolleranza verso formazioni politiche fasciste o fascisteggianti e che tante realtà più o meno vicine alla destra radicale siano state arruolate all’interno del complesso meccanismo anticomunista della NATO. Inoltre, dopo la Seconda Guerra Mondiale i processi di epurazione sono stati per lo più blandi, mentre si è optato per una lenta metabolizzazione anche a causa del consenso di massa che i regimi avevano costruito nelle realtà nazionali. Fin dalla fine degli anni Quaranta i futuri neo-fascisti hanno istituito coordinamenti europei detti “Internazionali Nere”, e la Strategia della Tensione Europea tra anni Sessanta e Settanta ha permesso ai gruppi di destra radicale di disporre di impunità giudiziaria e altre scorciatoie. L’esempio storico in questo senso è stato il Movimento Sociale Italiano fino alla metà degli anni Novanta, mentre negli anni Settanta i gruppi extraparlamentari italici Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale. Si può dunque presumere che ci sia stato un unico passaggio di testimone tra generazioni in nero, frutto di strategie provenienti da progetti passati e non di qualcosa che nasce da una consapevole adesione giovanile o da nuove tendenze. In realtà è necessario sottolineare come la diffusione della destra radicale nel contesto europeo e nordamericano sia avvenuta anche grazie ad alcune subcultura giovanili arruolate per produrre un nuovo corpo militante. Infatti, dagli anni Ottanta-Novanta è attivissimo un neonazismo transnazionale alimentato da reti musicali, bande di strada o calcistiche, strutture economiche e mode, in generale contesti aggregativi difficili da arginare. 2 Per quanto concerne MSR, il movimento tentò di unificare più gruppi e occhieggiare al mondo naziskin, ma i risultati sono molto simili a quelli di Democracia Nacional, con risultati per nulla incoraggianti alle elezioni del 2000 e del 2004. I fondamenti degli studi che analizzarono la continua debolezza della destra radicale iberica era rintracciabili in: 1. La adesione profonda e consensuale del popolo spagnolo alla democrazia 2. L’attaccamento al re Juan Carlos 3. Il posto conquistato nell’UE 4. La rapida transizione/modernizzazione del Paese 5. L’assenza di una vera immigrazione di massa In realtà ascoltiamo pareri discordanti rispetto a tali punti, come quello dello storico Jiménez che individua i limiti della destra radicale nel: 1. Configurarsi ancora come neo-franchisti e reazionari (come nei casi Fuerza Nueva, Frente Nacional o il cattolicesimo tradizionalista) 2. Tardiva comprensione dell’impatto sociale dell’immigrazione sulla società spagnola (Democracia Nacional) 3. Non sapersi mostrare come formazioni politiche che avvalorano violenze xenofobe neonaziste 4. L’incapacità di costruire un polo unico che si presenti come nazional-populista e non neofascista Chiaramente la capacità del Partido Popular di essere vicino alle istanze conservatrici è stato può potente limite allo sviluppo di un blocco di destra, e molti contesti di centro-destra nell’Europa Mediterranea sono stati caratterizzati da casi di “estremismo di centro. Dal 1996 al 2004 il Presidente del Governo della Spagna è stato José María Aznar (Partido Popular) e il suo successore dal 2004 al 2011 è stato José Luis Rodríguez Zapatero (PSOE). Non bisogna pensare però che la Spagna tra Aznar e Zapatero sia stata un continuum omogeneo e coerente politicamente e anche socialmente: Aznar governava con un’impostazione ideologica conservatrice, accettando la pluralità della Spagna come “nación de naciones”, inserendo il franchismo nella storia della patria ma descrivendolo come un’anomalia storica dopo la quale il progresso liberale ha continuato la sua marcia, disconoscendo l’intransigenza della Chiesa Cattolica spagnola ed esaltando la monarchia come fattore di coesione in una Spagna unica ma eterogenea. Aznar attuò una ristrutturazione liberista del PP con la creazione della Fundación para el Análisis y los Estudios Sociales (FAES), con cui sostituì il vecchio pensatoio politico del suo partito (Fundación Cánovas del Castillo) con una nuova istituzione culturale in grado di fornire una formazione interna per il PP.  La sua missione principale è promuovere il dibattito di idee, la formazione politica e sviluppare i principi ideologici che sostengono la destra politica. Informalmente è conosciuto come "il laboratorio delle idee del PP" e si costituisce come un  think tank di detto partito. In realtà nonostante la forte presenza di ideologia neoliberista, la cultura politica del PP di Aznar “seppe dar vita a una curiosa miscela di culture di destra, anche radicali, dove ai tecnocrati ultra-liberali che hanno preso a modello la Thatcher e Reagan si affiancano personaggi dal passato franchista”. Nell’era Zapatero venne attuata una secolarizzazione* (anche legislativa) che sancì la crisi del Cattolicesimo tradizionalista iberico, che mostrò scarsa capacità di penetrazione sociale: tale processo è ben rappresentato alla crisi del suo organo di riferimento, la rivista “Verbo” (* = passaggio di cose o istituzioni dalla dipendenza del potere ecclesiastico a quella del potere civile, laicizzazione). L’irrisolto perdurante nella società spagnola è stato la memoria del franchismo, o meglio della figura di Franco. Il centrismo radicale europeista di Aznar fu in grado di attrarre malvolentieri anche l’elettorato di destra, e non a caso l’esperienza della cultura politica del PP è diventata, insieme a quella di Berlusconi, uno dei motori dello spostamento a destra del Partito Popolare Europeo. Le tensioni xenofobe e le violenze neonaziste non erano terminate però: significativo è l’episodio di El Ejido, un centro agricolo dell’Andalusia che doveva molto alla manodopera migrante di origine nordafricana per il processo produttivo delle campagne; nel febbraio del 2000 un fatto di cronaca nera, la morte di una giovane in un mercato locale per mano di un magrebino, fece scatenare una caccia allo straniero, una rivolta razzista alla quale la polizia e il sindaco locale assistettero inermi. Questo episodio imbarazzò moltissimo il Parlamento Europeo, Madrid e il PP, facendo entrare il tema immigrazione nell’agenda politica. In questa occasione si distinse un piccolo partito di destra, il Grupo Independiente Liberal (GIL), il cui fondatore è Jesús Gil, ex-presidente dell’Atletico Madrid e sindaco della città di Marbella. Il suo partito aveva trionfato su posizioni ultra-liberiste e xenofobe alle amministrative del 1999 di Ceuta e Melilla (enclave spagnole sulla costa mediterranea del Marocco), e anche il sindaco di El Ejido gli apparteneva. Di fatto, questo mini-partito ebbe exploit ridotti solo in quegli anni, ma fu comunque un segnale che qualcosa nella 5 destra spagnola stava evolvendo, e storicamente rappresentò il primo esempio di partito nazional-populista che mise al centro del suo programma politiche fiscali ultra-liberiste e un’innovativa strategia mediatica. Troviamo altri esperimenti politici che si delineavano a partire da territori periferici e successi locali, ad esempio Plataforma per Catalunya (PxC), un partito che dal 2002 al 2011 unì rappresentanti in piccoli centri della Catalogna promettendo politiche più securitarie e rigide nei confronti dell’immigrazione, con punte di islamofobia, con il motto “Primero los de casa”. PxC riuscì ad eleggere consiglieri comunali in vari comuni, soprattutto Vich, e dopo il 2009 riuscì ad espandersi in tutta la Catalogna e nella zona metropolitana di Barcellona. Non riuscendo a risolvere controversie interne tra un’ala indipendentista e una favorevole a costruire con altre forze un progetto nazionale, PxC andò in pezzi e si frammentò in più formazioni politiche, con il risultato di disperdere il patrimonio elettorale di PxC prima che aderisse a Vox: - SOMos Identitarios (SOM) dal bastione di Vich - L’indipendentista Som Catalans La tendenza catalano-indipendentista di destra riuscì ad includere parte dell’estremismo giovanile di quelle zone, coprendo bande neonaziste locali. Un altro esperimento politico territoriale nazional-populista fu España2000 (Es2000), che analogamente a PxC ottenne alcuni consiglieri comunali in piccoli centri e mantenendo una ristretta rappresentanza nelle municipali del 2011. A differenza del partito precedentemente nominato però, il programma elettorale di Es2000 cercava di articolare posizioni accentuatamente xenofobe con rivendicazioni di welfare per i soli spagnoli, centralizzando il criterio della preferenza nazionale e sostenendo il modello societario focalizzato sulla famiglia patriarcale. Un elemento cardine per la cultura della destra radicale in Spagna fu sicuramente la “sacra” convinzione della rigida omogeneità della nazione, oltre a sfruttare l’impatto sociale dei processi globali sul paese, come l’aumento dei flussi migratori. Il Partido de la Ciudadanía (CS) nel 2005 rappresentò uno spazio politico esterno al PP che sembrò possibile nel contesto della crisi. Con la nascita dei neoliberal-conservatori di Ciudadanos veniva aggiunto al tavolo della destra conservatrice spagnola un nuovo giocatore stabile, vale a dire il fondatore brillante Albert Carlos Rivera che riuscì ad entrare con il suo partito in Parlamento con il 14%. Il bacino elettorale di CS comprende un pezzo del vecchio elettorato popolare (liberi professionisti, impiegati etc.) senza riuscire a sottrarre ai Popolari lavoratori poco qualificati e piccoli imprenditori (agricoli), coinvolgendo quindi la parte più dinamica della classe media. Gli studi hanno confermato nel comportamento elettorale una fedeltà di classe costante fissa dal 1986 al 2000, che arreso lo scenario nettamente bipartitico. La crisi finanziaria globale del 2008 fa sì che dal 2009 2011 la Spagna accumuli uno dei più alti tassi di disoccupazione dell'Unione Europea: ciò fa nascere un diffuso sentimento di opposizione che si manifestò in diversi modi. Il governo Zapatero cade prematuramente nel 2011 è fino al 2018 salì alla guida del paese il conservatore Mariano Rajoy. Questo peggiorò ulteriormente la situazione facendo aumentare il malcontento sociale, che a livello elettorale si manifestò nel voto di nuovi partiti, ad esempio la formazione “Podemos” che si collocò a sinistra de PSOE divento nel 2016 la terza forza del paese. A cavallo tra 2013 2014 alcuni dissidenti del PP diedero vita a VOX, una formazione neoliberista, xenofoba, fortemente cattolica e nazionalista.di fatto una realtà politica marcatamente nazionalpopulista. A fondare questo nuovo soggetto politico furono alcuni dissidenti del Partido Popular, un gruppo fortemente conservatore, parte di una nuova generazione politica anche anagraficamente. È significativo che nel “progetto VOX” si riconobbero Javier Ortega Smith, grande ammiratore di Primo de Rivera, il futuro leader del partito Santiago Abascal e la antiabortista-antifemminista Rocío San Martín. Alla base di VOX si riciclarono tendenze di destra che il PP aveva utilizzato per far fronte comune contro Zapatero, ma che non furono riconosciute in Rajoy, che non resse la complessità una volta al governo. Egoisticamente il PP aveva arruolato tutti i partiti anti izquierdas (anti-sinistra) come: - L’”Associazione Vittime del Terrorismo” - Le antiabortiste “Fatti Sentire!” - L’”Alleanza per il Diritto alla Vita” - Il potentissimo network radiofonico dei vescovi iberici “Cadena de Ondas Populares” Inoltre importante come il Partito Popolare antichi-Zapatero era riuscito ad avere l'appoggio di siti web di informazione politica e riviste decisamente radicali (“Razon Española”, “Empresas Politicas”, “Verbo”, “La Gaceta”). E in questo mondo approssimatosi al partito popolare a metà anni 2000 vanno inclusi anche la Fondazione per la Difesa della Nazione Spagnola e la vecchia Fondazione Nazionale Francisco Franco. VOX fu un'esperienza in grado di far fare un salto di qualità notevole alla destra radicale spagnola e di collegarla esperienze europee e immaginari politici come quelli della Lega di Matteo Salvini in Italia, del Front National di Marine Le Pen in Francia, dell’UKIP in Inghilterra o dell’Alternative für Deutschland in Germania. 6 L'inizio della strada elettorale di VOX fu in salita e con poche soddisfazioni. Da decenni la destra spagnola scontava la mancanza di un soggetto-partito di riferimento, e le Europee del 2014 risultarono sfiorarono il successo grazie all'importante sostegno mediatico di network liberal-conservatori. Tra il 2014 il 2016 furono pochi gli osservatori politici che badarono a VOX. Santiago Abascal collaborò con il giornalista politico Kiko Méndez-Monasterio, il quale era l'ex direttore del periodico web “La Gaceta” apparteneva il gruppo editoriale “Intereconomía”. Nel 2015 i due pubblicarono un manifesto politico conservatore, strutturando un programma (utilizzato fino al 2019 in Andalusia) fortemente spostato a destra che prevedesse: - Un drastico passaggio allo Stato centrale di molte competenze - La riduzione della spesa pubblica - L'abolizione delle spese di successione - Il blocco dell’immigrazione - Un piano nazionale di incentivo alla natalità - La lotta contro il terrorismo islamico - La salvaguardia legale di alcune pratiche quali la corrida, la corsa dei tori e alcune festività religiose - La cancellazione della “Ley de Memoria Historica y Democratica” che regola la memoria pubblica del franchismo - L'abolizione delle leggi zapateriste sulla “violenza di genere” e “contro l’omofobia" La vicenda di VOX si sviluppò inoltre in un panorama economico-sociale molto delicato, che ride il doppio attentato fondamentalista di Barcellona nel 2017 e il referendum per l'Indipendenza della Catalogna nello stesso anno. VOX si schiera apertamente contro la gestione economica del governo e ogni possibilità di indipendenza della regione catalana, ribadendo le sue posizioni islamofobiche e razziste. Il 2018 fu un anno politico decisamente problematico per i grandi partiti governativi, e dopo il terremoto causato dalla gestione della questione catalana il leader socialista Pedro Sanchez fece uscire definitivamente dalla scena politica Rajoy, così il PSOE prenderà le redini del paese con il sostegno di Podemos, di Izquierda Unita e della sinistra catalana. La situazione è perfetta per una forza politica reazionaria come VOX. Il partito ebbe un grande successo nelle elezioni regionali dell'Andalusia, e riuscì a integrare il suo forte nazionalismo con un’attenzione sicuri Italia alle difficoltà del sud della Spagna, che ovviamente la zona pestata dei flussi migratori e dalla crisi socio-occupazionale. I toni propagandistici del partito di Abascal sono forti e sintetizzati nello slogan “Reconquista” e VOX fu subito coinvolta nelle consultazioni per formare il governo di centro-destra andaluso. Nel febbraio 2019 ci fu una nuova crisi di governo in Spagna, perché la sinistra catalana tolse l'appoggio a Sanchez che mandò il paese alle urne anticipatamente per la quarta volta in tre anni: la politica spagnola fu quindi preso in ostaggio da una spirale elettorale. Per la prima volta nella Spagna post-franchista un partito di destra radicale otteneva un risultato simile (10,26%) ed entrava a pieno titolo in parlamento come quarto schieramento del paese. VOX ottenne nel maggio 2019 quattro europarlamentari e 45 seggi su 864 nelle regionali: localmente risultò avere eletti in ogni assemblea regionale al voto, mentre all'interno del parlamento UE aderì al “European Conservative and Reformists Group” capitanato da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Le difficoltà politiche delle sinistre causarono nel novembre 2019 nuove elezioni anticipate, nelle quali si osserva VOX diventare la terza forza del parlamento iberico con il 15,1%. Le varie tornate del 2019 hanno consolidato VOX quale forza politica nazionale, attribuendole il titolo di referente politico per un mondo di destra, deluso dal conservatorismo del Partito Popolare. Non è un caso che ciò sia avvenuto in uno scenario di notevole affanno delle grandi forze politiche e durante una pluriennale fase di ingovernabilità nella Spagna della crisi. I toni polemici usati da VOX miravano a creare un immaginario di purezza e di abitudine al compromesso, d'altronde il sistema politico iberico era stato il primo, quasi in parallelo con l’Italia, ad assistere alla nascita di varie opzioni populiste e protestatarie, sintomo sia di una difficoltà del sistema sia ad una faticosa adesione ai dettami dell'Unione Europea. VOX è riuscito a dipingersi come l'unico vero soggetto politico ferocemente anti-socialista, è riuscito a sfruttare l'emorragia di consensi del Partito Popolare ed ultimo ma non per importanza, a sedurre quella parte nostalgico-franchista che ha trovato una seconda giovinezza a partire dall'onda nazionalista provocata dalla questione catalana. Terzo capitolo - Tra impero e provincia: l’anomalia portoghese Seppur ci siano dei parallelismi e una sincronici con la disintegrazione del regime di Franco, la caduta del regime parafascista portoghese avvenne da una cesura netta, non in maniera graduale: lo Stato autoritario dato “Estado Novo” (di Antonio Salazar e Marcelo Caetano) fu rovesciato il 25 aprile 1974 dalla cosiddetta “Rivoluzione dei Garofani” dei militari democratici. Successivamente nacque la “Terza Repubblica” dove osserviamo la promozione di scelte progressiste e di elezioni democratiche da parte dei giovani della sinistra, i quali si adoperarono per smantellare il regime. 7 Il primo test davvero rilevate fu la scadenza elettorale del 2015, dove il centro-destra si presentava come “salvatore della Patria”: sebbene il CDS-PP aveva più volte criticato Coelho, essi crearono un’alleanza per l’ennesima volta, “Portogallo Avanti”. Ecco i risultati delle urne: l’alleanza prese il 40%, i Socialisti di Costa il 34% e l’estrema sinistra (Bloco de Esquerda) crebbe notevolmente in termini di seggi in parlamento, in maniera del tutto inaspettata. Dopo il tentativo di Coelho di formare un governo, il compito passò alla sinistra composta da PS con Bloco de Esquerda e Verdi, mettendo Portogallo Avanti in opposizione. Costa capitanò uno strano esperimento politico governativo volto a dare una nuova rotta al Portogallo con riforme sociali radicali: il governo delle sinistre si poneva in forte discontinuità con l’idea dell’inevitabile riduzione della spesa pubblica puntando alla ripresa del turismo. La destra ne fu spiazzata e sperò fino all’ultimo che le proposte radicali della sinistra radicale non potessero coesistere con l’attenzione ai conti promessa dai Socialisti: incredibile ma vero, l’esperimento di Costa funzionò e la destra dovette arrendersi alla popolarità acquistata dalle sinistre. Il mondo della destra quindi, continuava a muoversi nell’ambito giovanile e intellettuale, osservando da lontano esperienze sorelle europee. La newsletter web “Identitario” fu protagonista di questo processo, la quale inoltre si intrecciò al progetto Causa Identitaria (CI), un gruppo che voleva introdurre nel neofascismo portoghese un modo di fare politica. Il progetto parti nel 2007/2008 e proprio negli anni della crisi cercò di allacciare i delusi dell’instabile PNR. A livello europeo sostennero questa causa le tendenze culturali portoghesi vicine alla nouvelle droite (nuova destra) francese, l’immaginario portato avanti dal “Bloc Identitaire” dell’Oltralpe e dal neofascismo italiano, nel personaggio di Gabriele Adinolfi e nel mondo di CasaPound Italia. Questi momenti di approfondimento nazionale europeo erano volti a costruire un linguaggio comune che potesse permettere la strutturazione di una moderna destra radicale, la quale fosse in grado di agire nel contesto della globalizzazione e della crisi. Questo lavorò si svolse contemporaneamente ai grandi meeting europei (2005-2013) e progressivamente le delegazioni portoghesi si strutturarono proprio a contatto con le strutture politiche italiane e francesi, sviluppando un pensiero identitario ed “euroasiatico”: CI organizzò un grande incontro internazionale a Lisbona con i capi del CI e del PNR, oltre a cento delegati da tutta Europa. Anni dopo nacquero, anche grazie a queste esperienze, le succursali portoghesi della tendenza neofascista (es. Escudo Identitario). Questo mondo si incrociò spesso con quello neonazista quando Machado fondò “Nova Ordem Social”, tuttavia la comparsa di questi circoli metapolitici basati sulla ricerca intellettuale e sulla pratica militante, contribuì a dare un nuovo volto giovanile alla destra radicale portoghese, avvicinandola ai movimenti neofascisti mediterranei innovativi. La nascita del governo di Costa nel 2015 aveva messo all’angolo la destra con delle scelte coraggiose in materia di welfare da parte della sinistra, e i successi come il drastico abbassamento dell’Iva per le strutture turistiche, l’aumento del salario minimo e delle pensioni, una nuova legislazione per il lavoro, avevano creato un’ondata di successo e di consenso intorno ai governi di Sinistra. Nel 2016 continuava la radicata tendenza che vedeva la Penisola Iberica in generale immune da partiti di destra radicale in grado di sfondare nell’opinione pubblica, seppur ci fu la vittoria alle Presidenziali di un anti-abortista del PSD. Il 2019 sarebbe stato l’anno decisivo per le sorti della destra, nelle occasioni delle Europee della primavera e delle Politiche dell’autunno. Era da poco nata la coalizione di destra Chega! (Basta!), con a capo l’ex-PSD André Ventura alleato al blocco nazional-populista dei nostalgici del PPM e alcune associazioni cattolico-conservatrici. Ventura era uscito dal PSD formando un partito a sua volta chiamato Chega e aveva iniziato a costruire la sua coalizione elettorale. In quanto ex giornalista e aggressivo commentatore sportivo, egli si era reso pubblicamente conoscibile come voce scomoda e lontana dal politically correct, e questo fu il suo biglietto da visita per la scena politico-mediatica. Queste furono le proposte radicali di Chega, dalla castrazione chimica per chi era colpevole di abusi sessuali a pene durissime per i reati di corruzione, dalla cancellazione dell'aborto alla deportazione coatta degli immigrati irregolari. Tutte le proposte sono mantenute a oggi in un possibile programma. Incredibilmente però, le Europee 2019 videro uno spostamento a sinistra del paese: Socialisti al 36%, PSD comunque con un 24%, CDS-PP 6,6% e i nuovi di Chega solo un 1,6%. Il quadro a destra stava comunque mutando, perché i discorsi radicali di Chega sull’immigrazione e sulla comunità Sinti portoghese non erano più così inaccettabili. Nelle Politiche dell’autunno ci fu la tornata elettorale meno frequentata della storia portoghese e la vittoria andò di nuovo alle sinistre. Il partito di Ventura rappresentò però una vera notizia a destra prendendo l’1,4% ed eleggendo a deputato nella circoscrizione di Lisbona il suo leader, ed egli fu il primo politico di destra così radicale in Parlamento nella storia del Portogallo democratico. Il partito ruotava molto attorno alla figura di Ventura e sulla sua forza comunicativa, nonostante ciò il frutto del successo del partito non era visto come il frutto del suo solo lavoro, infatti stava crescendo nel paese un risentimento verso chi guidava, verso i leader. È indiscutibile però che Chega sia incentrato su un leader dai toni securitari e giustizialisti. 10 L’intelligente strategia di Ventura si è sviluppata soprattutto attorno alla campagna elettorale presidenziale di fine gennaio 2021: il sistema costituzionale portoghese prevede un'elezione diretta del presidente della Repubblica, la cui carica ha solo compiti di arbitro ma non ingerenza in esecutivo; inoltre vi era una consolidata abitudine dei partiti a proporre un proprio candidato, senza che egli fosse ritenuto il più rappresentativo dello spirito del partito, tanto che a volte si presentava una figura per poi preferirne un’altra. Il merito di ventura fu quello di riuscire a rendere le presidenziali un grande sondaggio di opinione sul suo partito, sia dimostrandosi come la vera unica forza di opposizione, sia trasformando le elezioni in una scontro campale, con proposte scioccanti ed esibizioni di endorsement* come quello di Matteo Salvini (* = dichiarazione o azione in sostegno di un candidato politico, di un'iniziativa, di un partito). Contando una scarsissima affluenza alle urne a causa dell'emergenza Covid e la riconferma di Rebelo de Sousa (presidente del PSD per tutti gli anni Novanta e poi ministro, considerato già riconfermato anche se in carica dal 2016, è oggi il Presidente della Repubblica Portoghese), Chega ottenne l’11,9% di voti e anche se l'obiettivo di Ventura era il secondo posto, è indubbiamente riuscito a raggiungere il suo obiettivo personale con la costruzione di una posizione radicale in Portogallo a destra del CDS-PP, e offrendosi come possibile futuro partner in alleanza con il centro-destra. Capitolo quarto - La svastica sul Partenone: la destra radicale in Grecia Anche la Grecia ricorda un passato dittatoriale, con il cosiddetto Regime dei Colonnelli (aprile 1967 - luglio 1974): a sostegno dei colonnelli nacque un'alleanza tra gli industriali, una parte del ceto contadino e la piccola borghesia; l'instaurazione del regime e di fatto un colpo di Stato all'interno dell'esercito stesso, dove ad agire furono gli ufficiali di grado intermedio e di estrazione borghese, non fedeli al re Costantino; non a caso quando i Colonnelli presero il potere, gran parte dell'Arma volto le spalle al sovrano. A differenza del fascismo e del nazismo, il Regime dei Colonnelli non ebbe un partito unico, né penso mai a costruire un “uomo nuovo”, ma ciò non toglie che si rivelò allo stesso modo autoritario e repressivo del dissenso. Con la fine della Strategia della Tensione Europea e la morte delle ragioni d'essere della dittatura non si può dire che sopravvisse una formazione unitaria della destra radicale. Complesso e il rapporto della società greca con l'esperienza dittatoriale, e la classe dirigente partitica a destra della nuova nazione lo vivrà o con sentimenti contrastanti o con trascorsi politici estremamente dolorosi. Un altro elemento fondamentale per comprendere le peculiarità della destra greca è rappresentato dalle tensioni continue con la Turchia: oltre agli scontri dei primi decenni del Novecento, ricordiamo: - Il mancato riconoscimento da parte della Turchia della "Madrepatria Azzurra", un'area di mare, come territorio greco, che comporterà una risoluzione dell'ONU nel 1982 - Gli scontri sul tema dei migranti e su quello delle fonti energetiche - Il ruolo mediale della Nato, di cui entrambi paesi fanno parte - La “questione di Cipro”: con “questione cipriota” si intende la situazione di tensione e guerra effettiva venutasi a creare sull'isola di Cipro  tra le comunità  greco-cipriota  (maggioritaria) e quella  turco- cipriota (minoritaria) e che si è articolata in varie fasi a partire dal 1963. Allo stato attuale la situazione non è ancora risolta e ha condotto alla spartizione dell'isola tra la  Repubblica di Cipro  greco-cipriota, riconosciuta internazionalmente e membro dell'Unione europea, e l'autoproclamata Repubblica Turca di Cipro del Nord  (RTCN), che occupa il terzo settentrionale dell'isola ed è riconosciuta solamente dalla Turchia. È evidente come le campagne contro la Turchia, comune a tutte le destre europee, abbiano in Grecia un peso notevole. La Grecia si trova anche coinvolta nei flussi migratori che investirono i Balcani negli anni Novanta a seguito della dissoluzione della Jugoslavia, sì ma tuttora attivo il rapporto con la nascita della Macedonia al confine nord del paese. Anche questa questione sarà terreno fertile per l'opinione pubblica nazionalista e irredentista, e naturalmente per partiti e movimenti di destra. Durante la seconda metà degli anni Settanta alcuni partiti di destra ottenere buoni risultati, ricordiamo il partito conservatore Nea Demokratia, Nuova Democrazia (ND), che governò la nazione ellenica dal 1977 al 1981. All'opposizione osserviamo i loro nemici del Panellinio Sosialistiko Kinima, più comodamente Movimento Socialista Panellenico (PASOK). Nuova democrazia vede subito sorgere formazioni radicali che riuscirono a mantenere una certa presenza sulla scena elettorale anche dopo la dittatura, ad esempio la coalizione nazionalista Ethniki Parataxis, Schieramento Nazionale (EP). Già nel 1982 l'estrema destra greca era stata ridimensionata in termini di rappresentanza politica, si può già parlare di irrilevanza. Ciò nonostante Nuova Democrazia perse tantissimi votanti pur vincendo le elezioni, ed essi finirono coinvolti nello Schieramento Nazionale. Questo non comporta la scomparsa di una violenta presenza di destra radicale, infatti tra il 1967 il 1984 vennero censiti circa 150 gruppi neofascisti, in alcuni casi anche paramilitari. 11 Nel 1981 la Grecia entrò nella CEE e il governo passò da Nuova Democrazia al Movimento Socialista Panellenico, che resterà fino al 1989 mentre il leader di ND diventerà Presidente della Repubblica. Negli anni Ottanta il mondo della destra radicale greca fu reso irrisorio poiché le varie tendenze non riuscirono a fare coalizione, nonostante gli sforzi del partito Unione Politica Nazionale (EPEN) che nacque in polemica con Nuova Democrazia e mantenne simpatie non nascoste con i Colonnelli. Dalla federazione giovanile dell’EPEN ne uscirà nel 1985 il leader che fonderà Alba Dorata. Un’altra formazione politica minore fu il Komma Proodeutikon, Partito dei Progressisti (KP), che prese il nome dal partito conservatore degli anni Cinquanta, sciolto dal Regime, ed ebbe come leader Markezinis, personaggio noto e gradito al mondo filo-monarchico che ebbe un ruolo di mediazione nell'ultima fase della dittatura. EPEN e KP rubarono a ND il 5% dei consensi negli anni Ottanta. Per parte degli anni Novanta invece la destra radicale non raggiunse più dello 0,4%. Nel 1993 il fondatore e leader di ND, Mitsotakis, è costretto a dare le dimissioni da Primo Ministro dopo una confessione pubblica sulla “questione sul nome della Macedonia”: con la dissoluzione della Jugoslavia nel 1991 nacque come nuovo stato quello che al tempo fu chiamato “Repubblica (ex-Jugoslava) di Macedonia”, e la disputa riguardava, oltre al nome, anche alcuni simboli storici e alcuni passaggi contenuti nella costituzione dello stato balcanico, oltre a causare il blocco da parte della Grecia  dell'adesione della Macedonia ad alcune organizzazioni internazionali, in particolare l'Unione europea e la NATO, in virtù del potere di veto. Al momento della proclamazione dell'indipendenza del nuovo Stato, il governo greco sollevò tre obiezioni che ne impedivano il riconoscimento: 1. La prima, sull'utilizzo del nome "Macedonia", in virtù del fatto che il termine (ritenuto dalla Grecia parte esclusiva della propria storia e della propria eredità culturale[1]) indica anche l'odierna  regione greca Macedonia; 2. La seconda relativa alla bandiera originalmente adottata dalla Repubblica macedone, su cui campeggiava la  Stella di Vergina, simbolo della dinastia di  Filippo il Macedone (padre di  Alessandro Magno), in quanto la Grecia rimproverava alla nuova Repubblica di essersi appropriata indebitamente di un simbolo dell'antico Stato di Macedonia; 3. Infine, la terza obiezione riguardava alcune clausole incluse nella costituzione della nuova Repubblica, che potevano essere interpretate come presagio di possibili pretese territoriali su regioni settentrionali della Grecia La caduta del governo di ND e la convocazione a nuove elezioni attivarono la destra radicale, che pensò di poter sfruttare questo scivolone con la nascita di nuove formazioni, ad esempio Politiki Anixi, Primavera Politica (PA), fondata da Samaras dopo aver abbandonato ND ed essere stato espulso dal governo da Mitsotakis nel 1992. Il partito si mosse per tutta la campagna elettorale attaccando Nuova Democrazia e contribuendo in modo significativo alla sua sconfitta a opera dei Socialisti del PASOK. PA mantenne sempre posizioni nazionaliste e fortemente conservatrici e mantenne, prima di rientrare in ND, in media 300 mila voti tra il ’94 e il ’99. Con le Europee del 1994 la destra radicale beneficiò al massimo dello spaesamento di ND, con la nuova formazione Elleniko Metopo, Fronte Ellenico (EM), fondata da Plevris, un saggista xenofobo leader di un gruppo neonazista durante il Regime dei Colonnelli che, nella Strategia della Tensione Europea, svolgeva il ruolo di collegamento con i gruppi neofascisti extraparlamentari italiani. Politicamente il Fronte Ellenico si focalizzò su: - L’importanza di opporsi all’integrazione europea - La necessità di una politica militarista contro la Turchia e la macedonia - L'importanza di chiudere le frontiere per arginare l'immigrazione albanese, accusata di portare criminalità Il partito mantenne uno scarso appeal elettorale ma riuscì a diventare polo di attrazione per giovani fascisti. Le legislative del 1996 rappresentarono il primo vero momento di verifica della destra radicale greca nel suo complesso: ricordiamo l’auto-scioglimento della EPEN, l’irrilevanza definitiva di PG ed ES e i pochi successi del Fronte Ellenico. Fino alla data spartiacque però, il periodo dalla metà degli anni Ottanta fu cruciale per la destra radicale greca: sia l’Unione Politica Nazionale (EPEN), sia Prima Linea (PG) sia il Fronte Ellenico (EM) formalizzarono il passaggio di testimone tra vecchi fascisti e uomini del regime dei colonnelli e giovani estremisti neri, i quali rappresenteranno il futuro della destra radicale. Il Fronte Ellenico nel 1998 provo a candidare il suo nuovo leader Vordis alle elezioni comunali e a dar vita a una coalizione con Alba Dorata nelle europee 1999: in entrambi casi ottenne esiti bassissimi, ma nonostante ciò continua insistere sulle elezioni locali. A dare veri argomenti sulla destra radicale fu il processo di disintegrazione della Jugoslavia, nelle sue implicazioni sulla questione macedone. Nel 2000 nacque il LAOS, Raggruppamento Popolare Ortodosso, fondato da un ex-deputato espulso da ND, Karatzaferis. Questo fatto rappresenta una grossa innovazione per il mondo conservatore, e questa formazione tradizionalista ortodossa, xenofoba e nazionalpopulista ebbe un exploit mediatico poco prima delle elezioni nazionali del 2000, ponendo al centro del suo programma elettorale la priorità alla nazione e il no all'immigrazione. 12 L’attenzione dei media internazionali si incentrò su: - Come il “metodo Alba Dorata” fosse diventato l’esempio, in contesto di crisi economica, del connubio tra attività mutualistica a favore di soli cittadini e pratica militante/violenta di strada - Raid squadristici, presidi anti-immigrati e propaganda securitaria - Le generose distribuzioni di viveri alle famiglie indigenti I paragoni con la Germania degli anni Trenta risultano fuori luogo, ma è chiaro che queste pratiche xenofobo-mutualistiche non furono da esempio per altri movimenti neofascisti europei occidentali. Si registrò inoltre un aumento delle aggressioni a sfondo razziale. La sovraesposizione mediatica internazionale velocizzò le indagini giudiziarie che gravavano sul partito e la goccia che fece traboccare il vaso, ovvero fece scatenare un’ondata di sdegno e manifestazioni antifasciste in Grecia, fu l’omicidio di un noto musicista hip-hop antifascista ateniese per mano di un membro di Alba Dorata. Pochi giorni dopo la morte del giovane la polizia arrestò Michaloliakos e altri tre deputati con l’accusa di aver fondato una “organizzazione criminale”. Da questo caso iniziarono a uscire allo scoperto dati molto preoccupanti: più di un poliziotto su due aveva votato nel 2012 per Alba Dorata e si scoprì che il partito disponeva di una struttura paramilitare di tremila uomini e squadre. Due alti dirigenti della polizia diedero le dimissioni, e alla fine del 2013 un’inchiesta dell’antiterrorismo fece incarcerare il gruppo dirigente del partito, Michaloliakos compreso, con gravi accuse di carattere associativo. Incredibile ma vero, nell’immediato tutto questo non penalizzò troppo lo schieramento, che mantenne risultati pressoché uguali i termini di percentuali alle elezioni: solo alle Politiche del luglio 2019 li tirò completamente fuori dal Parlamento, e ciò decretò la fine di ogni scudo politico. Le indagini avevano portato all’incriminazione di quasi settanta dirigenti di Alba Dorata, e negli atti processuali fu equiparata ad una vera e propria banda criminale. Dopo la caduta si riscontrarono purtroppo colpi di coda criminali, come il raid al Memoriale della Shoah di Salonicco e i suoi cimiteri ebraici, oltre alle perpetue aggressioni razziste. Sicuramente le condanne definitive in tribunale hanno messo la parola “fine” al partito di Alba Dorata, va considerato tuttavia che il partito resse cinque anni di indagini nonostante gli arresti e le incriminazioni. Cil che veramente lo indebolì fu la capacità di Nuova Democrazia di recuperare la destra, riaffermando le nette posizioni anti-immigrazioni, la richiesta di pene più severe per pedofilia e spaccio di droga, e naturalmente la forte critica all’UE. Capitolo quinto - Über alles: il caso tedesco La violentissima esplosione dell’estremismo di destra tedesco nei primi anni Novanta va contestualizzata nell’impatto che ebbe, sotto moltissimi aspetti, la Riunificazione tedesca (Wiedervereinigung) nei territori della ex-DDR, Germania dell’Est. L’esplosione di violenza neonazista giovanile fu scioccante ma la nascita di tali nuclei nella ex-DDR non è così spontanea come spesso viene dipinta. Con la Riunificazione osserviamo di fatto un’annessione pacifica della DDR nella BRD (DDR = Germania Est, Deutsche Democratische Republik / BRD = Germania Ovest, Bundesrepublik Deutschland), e la popolazione del regime socialista si trova impreparata all’idea di una consultazione democratico-rappresentativa. L’esperienza della DDR termina ad ottobre e già a dicembre ci si reca alle urne per l’elezione del nuovo Parlamento, con una presenza al 90% sulle schede elettorali di partiti della BRD. Vinse la vecchia compagine governativa che aveva guidato dal BRD dal 1987: il partito che ottenne la maggioranza fu la Christlich Democratische Union - Deutschland (CDU, Unione Cristiano-Democratica + CSU, Unione Cristiano- Sociale) di Helmut Kohl, con il 34% la Sozialdemokratische Partei Deutschlands (SPD, Partito Socialdemocratico Tedesco), che cercava di intercettare il voto comunista dell’est, e con l’11% circa la Freie Demokratische Partei (FDP, Partito Democratico Liberale). Solo il 2,2% andò al partito erede del SED, il Sozialistische Einheitspartei Deutschlands (Partito Socialista Unificato Tedesco), partito socialista che guidò la DDR, il Partei des Demokratischen Sozialismus (PDS). Kohl diventa la nuova guida della BRD, la cui rapida unificazione avvenne dal punto di vista formale, amministrativo, monetario ed economico in generale. L’impresa non fu facile e ciò venne dimostrato dalle violenze razziste in quegli anni, senza contare che la Germania scontava problemi sociali dovuti all’impatto della globalizzazione (tantissime domande d’asilo). Un interrogativo importante rimane come fosse possibile che nella ex-DDR ci fossero già così tanti giovani neonazisti. I territori dell'est presentavano una realtà sociale in cui la mancanza di una cultura e di un'esperienza democratico-rappresentativa causava squilibri sociali, i quali sfociavano nel razzismo. Anche se legalmente cinque erano i partiti operanti, nella DDR la SED aveva un potere totale nella vita politica dello stato socialista tedesco. L’identità ideologica della DDR era fondata sul concetto di “Repubblica Antifascista” che caratterizzava la comunicazione pubblica e i programmi scolastici, che presentavano però forzature propagandistiche e rimozione della Shoah: da alcuni sondaggi sui giovani della Germania dell’est emerge che un quinto degli intervistati minimizzava il Terzo Reich e valutava positive alcune politiche per la Germania di 15 allora, mentre le figure più giovani prendevano posizioni xenofobe e non si dimostravano critici nei confronti di Hitler. Negli anni Ottanta la Germania Ovest agevolò l'ingresso di estremisti di destra nella Germania Est per servirsene in funzione anticomunista, questa strategia figlia delle logiche della guerra fredda fu poco lungimirante.in quegli anni nacque il fenomeno detto naziskin, ovvero esistevano nella DDR 40 gruppi di teste rasate neonaziste, concentrate in tutta Berlino est, Francoforte sull’Oder e generalmente nei Länder del Nord e al confine con la Polonia. Le bande naziskin compirono moltissimi casi di violenze contro ebrei e migranti, e se in una parte il fenomeno è riconducibile alla risposta giovanile della paranoia poliziesca e autoritaria del sistema di controllo sociale della DDR, resta che nella Germania unificata l'estremismo di destra passò da 22.000 unità a 40.000, con almeno 50.000 giovani dell'ex Germania dell'est disposti a commettere violenza di stampo nazista, di cui quasi 10.000 naziskin organizzati in bande. Le cifre dei reati commessi impressionarono l'opinione pubblica, la stampa e la politica tedesca, tanto che il governo di Kohl rielaborò in maniera restrittiva le norme costituzionali sull’immigrazione, abbassando la testa di fronte alla violenza in maniera inopportuna. Eppure nella Germania Est l'estremismo di destra veniva combattuto con l'arresto e l’incarcerazione senza nemmeno rimanere una questione limitata al raggio d'azione della DDR, infatti avvenivano spesso scambi di prigionieri tra le due Germania durante la Guerra Fredda, dove capi neonazi venivano “riscattati” come atto avverso alla democratica dissidenza politica: caso emblematico di questo sistema fu Frank Hübner, che fu acquistato come prigioniero politico dalla Germania Ovest per poi essere rimandato nella Germania dell'Est per riorganizzare la comunità neonazista della sua città. Di fatto un’azione sporca della BRD nei confronti della morente Germania dell’Est. Soprattutto in territorio di Baviera, l'eredità dell'estrema destra nella nuova Germania riunificata non era cosa di poco conto: la formazione politica di riferimento era la Nationaldemokratische Partei Deutschlands (NPD, Partito Nazionaldemocratico tedesco) del 1964. Il partito includeva un giornale e un “servizio d'ordine“ con divisa, che donava alla formazione un aspetto paramilitare e un'attrezzatura per il combattimento corpo a corpo. Fino agli anni Novanta, la NPD fu ritenuta un partito morente, con un ridottissimo sostegno elettorale. Il programma di rinascita nazionale del partito si basava su: - Un mix di rivendicazioni pangermaniche - Un anticomunismo profondo (con l’uscita della BRD dalla NATO) - La salvaguardia della cultura teutonica - Pochissimi accenni antidemocratici e rivendicazioni vagamente religiose Nonostante i tentativi, la NPD occupò sempre un posto importante nel nazismo tedesco ed europeo, senza mai essere sciolta per legge. La normativa della Germania Ovest, che venne poi applicata a tutta la Germania riunificata, prevedeva la possibilità di messa fuorilegge di un partito, movimento o associazione che venisse ritenuta contraria ai principi democratici fondamentali della Repubblica Federale: fu questo il destino di diversi movimenti neonazisti o nazionalisti, ma che causerà la continua mobilità degli estremismi; sempre per legge è previsto il divieto di utilizzo del simbolo del movimento sciolto, la chiusura di media a esso collegati, il sequestro di sedi e conti bancari. Il caso giudiziario della NPD è controverso, in quanto osserviamo la legislazione più severa d'Europa non riuscire ad arginare politicamente tale formazione. La NPD fu un vero palcoscenico mediatico per i vecchi membri delle SS e all’occorrenza mostrò anche il suo sostegno a politici conservatori della Baviera. Un altro partito di destra radicale nella nuova Germania fu la Deutsche Volkunion (DVU, Unione Popolare Tedesca), nata nel 1971 dall’editore Gerhard Frey, proprietario del settimanale nazionalista e anticomunista “National Zeitung”, inizialmente destinato ad un pubblico di ex-militari. La DVU portò avanti una campagna contro l’integrazione europea della Germania, contro l’aumento della criminalità causata dall’immigrazione e prendendo posizioni in merito all’urgenza, dopo la guerra, di reclamare i territori persi in favore della Polonia. Seppur con alti e bassi, insieme alla NDP la DVU rappresentò un rifugio per l’estremismo giovanile neofascista tedesco. A Monaco di Baviera nacque nel 1983 da alcuni transfughi dalla CSU Der Republikaner (REP, I Repubblicani), che si mostrarono polemici nei confronti della gestione dei fenomeni migratori. Si presentarono come partito liberal-conservatore nato contro la corruzione e la vigliaccheria politica. Il nuovo leader che radicalizzerà la destra del partito è Franz Schönhuber, consigliere del governatore Strauss (presidente della CSU e della Baviera) ed ex giovanissimo membro delle Waffen-SS. Schönhuber era entrato nella CSU e nella corte di Strauss, ma il suo passato creò scalpore negli anni Ottanta, e prima di essere espulso dal partito pubblicò il testo autobiografico “Ich war dabei”, letteralmente io c’ero/io ero parte, il quale alimentò il dibattito storico sui media. Nel 1985 si impossessò dei REP incamerando militanti della NDP e DVU, riorganizzò il partito e nel 1987 puntò all’elettorato CDU+CSU con un programma securitario, xenofobo e difensore della famiglia tradizionale, che gli permisero un 7,1% alle Europee per la Germania Ovest nel 1989. 16 Con la morte di Strauss, Schönhuber accentuò l’immagine di partito d’ordine approfittando di una fase di turbolenza sociale, e mentre i consensi per i REP salivano, calavano quelli per la CSU. I toni securitari e nazionalisti dei REP attirarono diversi tutori dell’ordine e gli iscritti negli anni Novanta oscillarono tra i 14 e i 20 mila, ottenendo i numeri più importanti tra le organizzazioni della destra radicale tedesca. Schönhuber giocò molto sulle paure sociali legate all’immigrazione, alla ristrutturazione del welfare e alla perdita di prosperità di una parte della società tedesca, guadagnandosi un elettorato proveniente da diversi ceti, largamente maschile e a bassa scolarizzazione. Il partito era suggestivo di uno spirito orgogliosamente e vigorosamente tedesco e il suo progetto politico fu tra i più moderni in un paese occidentale che visse il fascismo: Schönhuber teneva insieme contenuti radicali e un elettorato moderato, pur rimanendo un riferimento per le frange estremistiche. Il mondo giovanile neonazista tedesco era articolato in moltissime mini-organizzazioni locali composte dai naziskin: questa subcultura fascistizzata e mutevole era divenuta cifra unica di tutto l’estremismo di destra tedesco e si declinava in bande locali inclini ad una selvaggia violenza contro migranti e giovani di fazioni opposte. Nonostante i ripetuti episodi violenti, il fenomeno emerse pallidamente nel dibattito pubblico, con un’attenzione lievemente più profonda all’attentato dinamitardo all’Oktoberfest di Monaco nel 1980. Il responsabile rimase vittima dell’attentato e ciò spostò le indagini sulla destra radicale e sul circolo sportivo (paramilitare) dell’attentatore, il Wehrsportgruppe Hoffmann. Se non nel numero di atti criminali, le formazioni naziskin sono sempre state difficilmente rintracciabili. Tra gli anni Ottanta e Novanta i naziskin puntano in mirino su due nemici diversi, prima i giovani dell’estrema sinistra, poi i migranti. Con il primo circuito musicale internazionale di nazi-rock, il Blood & Honour, notiamo un irrobustimento della galassia naziskin tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta. L’esempio più strutturato fu il Freiheitliche Deutsche Arbeiterpartei (FAP, Partito dei Liberi Lavoratori Tedeschi), fondato nel 1979 dall’ex membro dell’NPD Friedhelm Busse e da Martin Pape. Successivamente inglobò la più importante organizzazione giovanile neonazista della Germania Ovest, la ANS-NA, Fronte d’Azione Nazionalsocialista, e nello stesso anno il FAP venne messo fuorilegge. Con l’innesto giovanile il FAP diventò il partito di riferimento dei naziskin tedeschi, tantissimi furono i crimini commessi dai partecipanti e gli arresti che ne seguirono, e ovviamente nacquero delle piccole formazioni al limite del paramilitare. Michael Kühnen, notissimo leader carismatico dell’ANS-NA, fu una figura di spicco che puntò su Berlino e sulla penetrazione delle sue bande nell’hinterland attorno a Brandeburgo, finché nel 1991 morì per AIDS. Un evento che scatenò diverse manifestazioni in cui la partecipazione giovanile neonazista fu copiosa fu la morte per suicidio in carcere di Rudolf Hess, ultimo grande gerarca nazista che era stato ritenuto clinicamente pazzo, ma che per la destra radicale fu vittima di un accanimento giudiziario, che lo portò al gesto estremo. Moltissimi furono i cortei per questa figura e altrettante furono le violenze razziste dei neonazi che, dal 1989 al 1999, insanguinarono la BRD. I numeri dei giovani estremisti era in salita, ciononostante nessuna formazione politica fu abbastanza forte da costituire un soggetto politico nazionale di effettiva consistenza, anche a causa della continua messa fuorilegge dei nuclei territoriali attivi. Dopo un grave attentato alla Sinagoga di Düsseldorf, la politica tedesca si ricompattò e a novembre del 200 ci fu una manifestazione a Berlino di duecento mila persone il giorno del ricordo della “Notte dei Cristalli”: al corteo osserviamo la presenza di tutti i partiti e di molte figure di spicco; il neo cancelliere Schröder chiuse simbolicamente il parlamento e i dieci anni di violenze inaudite neonaziste. Questa non fu una vera fine, e la composizione militante del radicalismo di destra continuò a maturare radicandosi un po’ ovunque. Le intuizioni di Kühnen si rivelarono lungimiranti, nell’atto di fascistizzare nelle strade i cosiddetti “Territori Nazionalisti Liberati”: con questa denominazione le bande neonazi compiranno persecuzioni ai danni di stranieri. Per tutti gli anni Duemila, a Berlino le guide turistiche consigliano di fare attenzione agli skinhead e ad alcuni quartieri di presenza neonazista: questa mossa fu fallace, perché di fatto permise alle bande di trovare stabili luoghi dove ritrovarsi e strutturarsi al meglio in piccole organizzazioni locali inserite in reti informali. Nascono così le Freie Kameradenshaften, i Liberi Camerati (FK). L’attività FK era finalizzata all’organizzazione di raduni, concerti, assumendo per tutti gli anni Duemila un assetto da federazione giovanile informale del partito NPD. In questa galassia si riversarono più istanze del mondo neonazista: - La rete B&H e la sua ala Hammerskin, illegale in BRD - I membri con doppia tessera della federazione giovanile della NPD (Junge Nationalisten, JN) - Le bande naziskin preesistenti - Circuiti musicali clandestini Progressivamente il ramo giovanile delle FK si declina in squadre d'azione presenti nei cortei e nei quartieri, la cui denominazione fu Anti-Antifa (AAnt, Anti Antifascisti) o Autonomi Nazionalisti (AutNaz). 17 La regione della Sassonia, al confine con Polonia e Repubblica Ceca, contava a fine anni Duemila una fortissima presenza neofascista. La Sassonia e l'esempio perfetto di regione dell'ex-DDR pesantemente impoverita ma con un’importante storia industriale e risorse naturali alle spalle, oltre alle importantissime città di Dresda e Lipsia, ma nonostante i continui investimenti la disoccupazione non riuscì ad essere riassorbita. Inizialmente il voto neonazista si limitava ai piccoli centri delle zone più profonde, finché non scoppiò il "caso Dresda”. La solita galassia FK voleva strutturare una forte mobilitazione simbolica, come quella che fu per Rudolf Hess, e a Dresda esisteva da anni un appuntamento che ricordava il devastante bombardamento della città da parte degli americani nel 1945. Questo momento era supportato dalla NPD e riusciva a radunare qualche centinaia di persone, fino alle elezioni del 2007/2008: un braccio operativo delle FK diede il via ad una mobilitazione che portò in strada 10.000 neonazi giunti a Dresda per commemorare le devastazioni di quello che loro definirono “olocausto tedesco”. Fino al 2010 divenne l’appuntamento neofascista tedesco più partecipato dalla Riunificazione, finché le proteste di piazza non iniziarono ad impedire agli estremisti di destra di svolgere le manifestazioni. Nel caso della vicenda della marcia di Dresda, la NPD si dimostrò incapace di determinare la piazza e di costruire un’offerta politica che riuscisse a compattare l’agire del mondo neonazista giovanile. Voigt venne eletto al parlamento di Strasburgo nelle Europee del 2014 ma il suo partito, la NPD, rimase confinato dov’era se non per rari eventi. NDP si dovette comunque difendere da un secondo tentativo di messa fuorilegge dopo la scoperta della cellula terroristica NSU, che nel 2017 si concluderà con un nulla di fatto. La NSU, Nationalistischer Untergrund, cellula clandestina nazionalsocialista, fu un gruppo armato terroristico responsabile dal 2000 al 2007 di dieci omicidi irrisolti, rapine di autofinanziamento e attentati xenofobi con esplosivi tra cui uno a Colonia. Il paese era sotto shock e la cancelliera Merkel promise in un discorso a Lipsia fermezza contro il neonazismo, auspicando la messa al bando della NPD. Le vittime della NSU erano tutte migranti e di origini greco-turca, spesso ristoratori e freddati a colpi di pistola in tutto il paese (Monaco, Norimberga, Amburgo, Kassel, Rostock). Il gruppo fu scoperto con i cadaveri di due suicidi, Mundlos e Böhnhardt, il cui appartamento venne fatto esplodere per mano di una donna costituitasi subito dopo l’atto, Zschäpe. La pistola usata dai due per suicidarsi apparteneva ad una poliziotta uccisa misteriosamente nel 2007, e tutti e tre i coinvolti erano stati già schedati negli anni Novanta come neonazisti. Zschäpe, Mundlos e Böhnhardt avevano fatto parte del gruppo considerato dalla polizia il braccio armato di una piccola FK, che compì alcuni attacchi razzisti con esplosivi. Dopo una bomba a Jena nel 1997, I tre membri principali della NSU entrarono in clandestinità, costruendo questo gruppo armato. Il processo contro l'enne se usi svolse dal 2013 al 2018, e udienza dopo udienza divenne sempre di più uno scandalo: sul banco degli imputati andarono anche membri del sottobosco neonazista tra cui un ex dirigente della NPD, emerse che l'intelligence sapeva dell'attività criminale della NSU tramite un informatore, ma che ciò nonostante non intervenne per bloccarli; emerse anche che la stessa Kameradschft Jena, dove ci fu l’attacco del sodalizio dei tre, era stata infiltrata e fondata da un neonazista che avrebbe investito per la causa 200.000 marchi avuti dall'intelligence per la sua attività di doppiogiochista. Nel 2012 il direttore dell’intelligence Heinz Fromm scelse la pensione anticipata dopo la rivelazione stampa che dagli archivi della BfV, la Bundesamt für Verfassungsschutz, Ufficio federale per la protezione della Costituzione (un servizio tedesco di informazione la cui missione principale è la sorveglianza delle attività contrarie alla Costituzione della Repubblica Federale Tedesca) erano stati smaltiti sette i faldoni dei rapporti sull'estremismo di destra di fine anni Novanta e inizio Duemila, nel bel mezzo dell’indagine. Il processo si concluse a monaco nel 2018 con condanne abbastanza pesanti per i coinvolti, e dopo 14 anni di delitti un'udienza in cinque anni si chiuse la vicenda del più importante gruppo armato clandestino di destra dell'Europa occidentale contemporanea. Nel 2011 ci fu un’unificazione non proprio pacifica tra NPD e DVU: il leader sconfitto delle FK Worch giocò sull’orgoglio dell’ex-partito di Frey e unì un gruppo di contrari alla fusione di ciò che rimaneva della rete della Nationaler Widerstand, la Resistenza Nazionale ( = un termine collettivo e l'auto- designazione per una  rete  informale di vari gruppi indipendenti di estremisti di destra nei paesi di lingua tedesca): nacque così il partito neonazista Die Rechte - Partei für Volksabstimmung, Souveränität und Heimatschulz, ovvero La Destra - Partito per la Volontà Popolare, Sovranità e Difesa della Patria, una formazione militante e una casa-rifugio per l'estremismo giovanile autonomo dell’Ovest. Il movimento si fece notare per le posizioni neonaziste, il comportamento aggressivo nelle strade e la presenza di molti appartenenti alle FK. Ebbe dissidenze interne ed un rapporto ambiguo con PK e PNRW. Il gruppo è tuttora attivo, e nelle Europee 2019 candidò la fanatica hitleriana Ursula Haverbeck, agli arresti domiciliari per aver più volte negato l’Olocausto. Con le elezioni del 2013 Angela Merkel entrò definitivamente nella storia della BRD: la cancelliera (al potere dal 2005) poteva essere considerata con Adenauer e Kohl la personalità di governo più longeva della Germania Federale e la politica più importante della Riunificazione. Merkel aveva fatto parte di diverse Grosse Koalitionen con la SPD, e la sua vittoria nel 2013 rappresentò una vittoria comparabile (a livello di successo) per la CDU-CSU solo agli anni della Riunificazione. 20 L’immagine della politica attenta alle disuguaglianze in una Germania accogliente non era destinata a restare così popolare: era infatti noto in vista delle elezioni un nuovo progetto a destra, Alternative für Deutschland (AfD, Alternativa per la Germania), che si mostrava in aperta contrapposizione con le politiche della Merkel. La AfD rappresentava un soggetto completamente nuovo nel panorama della destra tedesca già solo per la sua genesi: nacque da un manifesto-appello sottoscritto da 68 qualificati sostenitori che si chiamava “Alternativa per le elezioni 2013”, firmato da docenti universitari, avvocati, analisti finanziari, giornalisti ed ex membri CDU. Leader del partito si offrirono due ex esponenti periferici cristiano- democratici, Bernd Lucke e Alexander Gauland. Gli obiettivi del partito erano: - Il disimpegno della Germania dall'Unione Europea intesa come zona euro - La razionalizzazione della spesa pubblica con una drastica riforma del generoso welfare state per il supporto di una massiccia riduzione del debito pubblico - Un piano energetico fondato sul nucleare - Una maggiore trasparenza degli appalti pubblici contro pratiche lobbistiche (da lobby/lobbying: gruppo di persone che sono in grado di influenzare a proprio vantaggio l'attività del legislatore e le decisioni del governo o di altri organi della pubblica amministrazione) e misure restrittive sul diritto d'asilo e i flussi migratori Tale programma riusciva a tenere insieme posizioni neoliberiste tecnocratiche (nella riorganizzazione della spesa pubblica, nel supporto della classe media e nelle privatizzazioni) con le paure securitarie e xenofobe (divieto di indossare il burka). La novità era il partito dalla visione euroscettica conservatrice e sostenuta da un volto tanto gentile, che fu capace di condizionare il discorso pubblico in un elettorato sotto i quarantacinque anni, nonostante in una nazione tradizionalmente favorevole all’UE. Infatti, alle Europee 2014 AfD ottenne il 7% portando a Strasburgo sette rappresentanti. La campagna comunicativa del partito insistette, oltre che sulle frontiere chiuse, sul troppo denaro speso dalla Germania per volere della Merkel nelle politiche europee, in particolare per compensare i debiti dei paesi mediterranei meno virtuosi come Grecia e Italia. Lucke e Gauland fecero leva sull'egemonia riluttante tedesca che durante la crisi albergava nell'opinione pubblica come sottolineato da diversi studi dei politologi. Anche grazie alle posizioni del partito in materia di famiglia e difesa patriottica, si evince da diversi studi ufficiali come nessun neonato partito fosse mai riuscito nella storia tedesca ad avere così rapidamente un risultato comparabile: una delle ragioni di tale consenso risiede nella capacità di comunicare i temi radicali, mutuati dalla destra radicale, senza tuttavia accostarsi al neonazismo NPD o all’islamofobia PK o di movimenti nazionalisti spontanei. Grazie al successo nel 2014 il partito divenne protagonista di numerosi exploit nei parlamenti regionali di tutte le ex Länder della Germania Est attraversate da forti pulsioni xenofobe. In Sassonia, a Dresda nel 2014 nacque un comitato islamofobo e populista, Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes (PEGIDA, Patrioti Europei contro l’islamizzazione dell’Occidente). Questo aggregato organizzava pubblici presidi nelle piazze centrali dire Dresda per fomentare i tedeschi a mobilitarsi sull'invasione migratori islamica e sul conseguente terrorismo fondamentalista. Il “leader” era uno sconosciuto web designer, Lutz Bachmann, fondatore della pagina web da cui nacque il movimento: circa 25.000 persone si scrissero con un passa parola in rete soprattutto grazie agli avvenimenti come la strage alla redazione del periodico Charlie Hebdo in Francia e l'arrivo dei profughi dalla Siria a causa della guerra. Bachmann era un cittadino qualunque e non aveva precedenti esperienze politiche, ma quando divenne presidente di PEGIDA dipende una star. Lo slogan dell'organizzazione era “Wir sind das Volk!”, “noi siamo il popolo!”, e le marce serali richiamavano le mobilitazioni della DDR organizzate dai cittadini stanchi del regime, con il significato profondo racchiuso nella gente comune che protesta contro il sistema. Anche estremisti di altre città iniziarono manifestazioni simili altrove, per esempio a Berlino, Colonia, Stoccarda e Bonn. Le parole d'ordine erano no all'immigrazione, no all'islamizzazione e no ai sussidi per i migranti. Alcune manifestazioni cominciarono ad essere vietate, ma per i mass media fu difficile fotografare la composizione sociale di chi manifestava, perché nei 122.000 follower si nascondeva una congerie di istanze anche contraddittorie: dal complottismo antiglobalizzazione e antiamericano al razzismo, a chi voleva l'obbligo della lingua tedesca epurata da ogni termine straniero a chi sosteneva istanze libertarie; sostanzialmente per le strade c'erano uomini di mezza età, giovani razzisti del ceto piccolo borghese, a volte alcuni neonazisti della NPD, e spiccavano cartelli portati dai manifestanti contro i partiti di sinistra, i Verdi, la SPD e contro la stessa stampa considerata portatrice di menzogne. Bachmann rimase in carica per poco, perché a causa di alcune foto in cui era travestito da Hitler fu costretto a lasciare l'incarico. Ciò non bastò a bloccare la carica comunicativa di esperienze patriottiche organizzate sul web che raggiunsero tutta l'Europa Centro Nord. Il mondo patriottico e sciovinista (da sciovinismo: nazionalismo angusto, esclusivo, fanatico) di PEGIDA è vivo ancora oggi soprattutto come web brand xenofobo osservato da molti partiti di destra, e nonostante le accuse della BfV di essere un volto della NPD in Sassonia, ricordiamo questo come primo fenomeno di populismo di destra nato sul web in Germania. 21 PEGIDA aprì una riflessione di metodo nella destra radicale tedesca: non si parlava più di inseguire teste rasate o giovani violenti ideologizzati, ma di intercettare un malessere profondo (pre-politico o anti- politico) figlio della crisi e di una riunificazione socio-economica ancora da instabile. Tramite internet, PEGIDA aveva scoperchiato un'insoddisfazione reazionaria che difficilmente avrebbe seguito i vecchi partiti neonazi, sempre in bilico tra legalità e illegalità, oppure troppo poco contemporanei (anche comunicativamente) da riuscire a contenere un mondo tanto complesso. Ogni formazione di destra radicale subì un cambiamento post-PEGIDA che venne alimentata da alcuni fatti di cronaca che vedevano al centro la decontestualizzazione razzista (violenze di capodanno 2016 a Colonia). NPD, la galassia FK e AutNaz si ritenevano avvantaggiati, ma non raccolsero granché pur partecipando alle mobilitazioni del mondo PEGIDA. Anche il mondo in rete risentì dell'esperienza di questo movimento, tanto che il Ministro della Giustizia tedesco (SPD) intraprese una campagna contro i contenuti razzisti sui social network, per la rapida rimozione dei post violenti e xenofobi. Torniamo alla questione di Alternative für Deutschland. Dopo l’Est il partito aveva riscosso successo ad Amburgo e Brema, centri storicamente rossi ma fortemente segnati dalla riorganizzazione produttiva della nuova economia. Frauke Petry, leader del gruppo, proseguì nella sua radicalizzazione e continuando a incassare successi locali. Soprattutto grazie alla forte retorica islamofoba AfD si impose nelle elezioni regionali ed entrando in Parlamento di sponda. Rispetto a AfD, i socialdemocratici lo accostarono ai neonazisti e alle elezioni regionali nel 2016 con lo slogan “Unbequem. Echt Mutig!”, “Scomodi, ma veramente coraggiosi!” AfD superò per la prima volta i Cristiano-Democratici della Merkel e la stampa incoronò la Petry “seconda ragazza dell’est” come anti-Merkel della politica tedesca. Anche nel 2017 il trend elettorale non cambia e AfD continua a totalizzare risultati ragguardevoli nella città-stato di Berlino, il Saarland, il Nord Reno Westfalia e la Bassa Sassonia. Alle elezioni dell’anno le proposte di AfD combinavano un’idea economica neoliberista e la necessità di modifiche costituzionali con frequenti referendum popolari. La pluralità di istanze interne al partito e la specificità territoriale rappresentarono una galassia da domare oltre che la causa del successo: si avvicinarono al partito membri periferici della NDP e figure appartenenti alla Nouvelle Droite tedesca. Il punto di riferimento del partito è sempre stato il leader del partito in Turingia Björn Höcke, spesso accusato di antisemitismo e simpatie neonaziste, fonderà una sua corrente interna chiamata L’Ala. La Petry tentò quindi di arginare le tendenze alla propria destra dissociandosi da dichiarazioni di personaggi come Höcke e dai fan di PEGIDA, ma ella stessa venne marginalizzata dal vecchio fondatore Gauland perchè ritenuta inadatta per le Federali del 2017. Lei rinunciò abbandonando AfD per fondare la sua formazione, Die Blaue Partei, il Partito Blu. Gauland era un politico esperto, e a grande maggioranza AfD scelse come leader e candidata cancelliera Alice Weidel, lesbica dichiarata, sposata con una straniera dello Sri Lanka e analista finanziaria tra Francoforte e Cina, che ovviamente appariva come scelta spiazzante poiché in apparenza moderata e liberal-conservatrice. Alle Federali il partito divenne il terzo del paese e il duo Weidel-Gauland portò AfD nel Bundestag, eccellendo su welfare-lavoro e nella narrazione di facili capri espiatori (migranti, UE, CDU), così riuscendo nel suo programma a mantenere insieme posizioni neoliberiste tecnocratiche e paure securitarie e xenofobe, sia la classe media altamente istruita sia gli ex- elettori della NPD o fan di PEGIDA. CDU e SPD restavano comunque i favoriti dal 52% del paese, ciò non toglie che la Repubblica Federale Tedesca stava risentendo pesantemente dell’impatto della crisi socio- economica. Già con l’esperienza di PEGIDA si erano poste le basi per una nuova tendenza europea giovanile di destra radicale, definita “Movimento Identitario” o “Destra Identitaria”, la quale aveva introdotto un nuovo stile di partecipazione che creava gruppi di attivisti di destra dall’immaginario fresco e dinamico, incentrando il proprio messaggio xenofobo e radicale sulla difesa patriottica dell’identità europea. I primi nuclei nacquero in Francia e in Belgio sotto la sigla Bloc Identitaire (BI), nel quale convergevano membri del Front National, di Unité Radicale e giovani neonazisti. Il BI nasceva dalla riflessione metapolitica della Nouvelle Droite francese e riuscì ad inaugurare un nuovo metodo di militare nell'estrema destra, grazie ad: - Un radicalismo molto comunicativo - Una struttura transnazionale - Una sembianza non-fascista - Un target mediamente giovanile Col passare del tempo nacque nel BI una divisione giovanile, “Generation Identitaire” (GI) che con grande abilità sui social network si diffuse capillarmente in Europa soprattutto grazie a campagne d'azione di grande impatto mediatico: di fatto in varie città europee esistevano nuclei di attivisti che diffondevano campagne e slogan comuni, con il focus di costruire un consenso diffuso e di produrre materiali grafici di attenta concezione. La prima grande campagna di GI fu la “Dichiarazione di Guerra” nel 2012 trasmessa su YouTube, il giorno dell’anniversario della battaglia di Poitiers (o di Tours, considerata per secoli come la vittoria che bloccò l'avanzata degli arabo-ispanici in Europa centrale, battaglia definitiva contro l'avanzata islamica a difesa dell'Occidente cristiano). Lo stesso giorno un nucleo di GI occupò simbolicamente con bandiere una moschea in costruzione dando il via alla propria crociata. 22
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