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L'Europa nel secondo Cinqucento, Dispense di Storia

La politica interna ed estera della Spagna di Filippo II nel secondo Cinquecento, con particolare attenzione alla repressione delle minoranze religiose e alla guerra contro i Paesi Bassi e l'Inghilterra. Viene inoltre descritta l'egemonia spagnola in Italia e la trasformazione politica, economica e sociale dell'Inghilterra sotto il regno di Elisabetta I. Il testo fornisce un quadro storico dettagliato dell'Europa del periodo.

Tipologia: Dispense

2018/2019

In vendita dal 26/08/2022

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Scarica L'Europa nel secondo Cinqucento e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! L’EUROPA NEL SECONDO CINQUECENTO La Spagna Filippo II LA POLITICA INTERNA Alla morte di Carlo V nel 1556, sale al potere il figlio Filippo II. La politica che questi sceglie di perseguire è quella del rafforzamento del potere monarchico attraverso un rigido centralismo: • relega le Cortes (parlamenti spagnoli) a ruoli sempre più marginali, avvalendosi, nell’azione di governo, dei Consigli, organi consultivi composti da membri dell’alta nobiltà; • cerca di unificare il territorio spagnolo dando ad esso un’identità comune attraverso la religione, secondo il concetto di limpieza de sangre (“purezza del sangue”, secondo cui tutti gli ebrei o discendenti di ebrei non avevano accesso alle cariche pubbliche); • secondo un’ideale universalistico della monarchia, reprime le minoranze protestanti tramite i tribunali dell’Inquisizione spagnola; • istituisce Madrid come capitale nel 1561 e vi sposta la corte. La sua repressione non si scatena solo contro protestanti, ma anche contro i conversos, ebrei convertiti al cattolicesimo, e i moriscos, musulmani convertiti al cattolicesimo: in particolare questi ultimi, dopo un conflitto di due anni, vengono prima deportati e in seguito espulsi dal regno. Allo stesso modo Filippo II si scaglia conto il potere dell’alta nobiltà, riducendone i diritti e i privilegi. LA POLITICA ESTERA In politica estera si scontra principalmente con Impero ottomano, Portogallo Paesi Bassi e Inghilterra. Nel 1571, interviene al fianco di Venezia contro l’Impero turco, che aveva conquistato il dominio veneziano di Cipro l’anno precedente: la flotta spagnola sconfigge quella ottomana nella battaglia di Lepanto. Nei Paesi Bassi, si era ampiamente diffuso il calvinismo, che incitava il popolo a ribellarsi contro il sovrano che violava la loro libertà di coscienza. Appena salito al potere, Filippo II aveva affidato il governo di quei territori alla sorellastra Margherita d’Austria, che si era dimostrata tollerante nei confronti dei calvinisti. Si era inoltre diffuso il protestantesimo, contro il quale il sovrano spagnolo emana una serie di disposizioni, sottovalutando, tuttavia, la reazione sia dei protestanti che dei cattolici, contrari all’intromissione del re negli affari locali. Per questo motivo, nel 1567, Filippo invia una spedizione armata al comando del duca d’Alba conferendo poteri assoluti al cosiddetto Tribunale dei torbidi o Tribunale di sangue. Il duca d’Alba instaura un regime di terrore che causa il malcontento popolare e porta al saccheggio di Anversa nel 1576. Filippo II, dopo aver sedato la rivolta, decide di allontanare il duca e invia don Giovanni d’Austria, il vincitore di Lepanto, perché cercasse un accordo con i ribelli. Alla sua morte prende il potere Alessandro Farnese, che riconosce le autonomie dei territori olandesi secondo il cosiddetto divide et impera: • i Paesi Bassi meridionali costituiscono l’Unione di Arras rimanendo comunque domini spagnoli; • le province protestanti del nord, prima si alleano nell’Unione di Utrecht, in seguito, nel 1581, dichiarano decaduto Filippo II e si autoproclamano indipendenti con il nome di Repubblica delle Sette Province Unite. Tuttavia verranno riconosciute indipendenti solo alla fine della Guerra dei Trent’anni. I rapporti tra Filippo e il regno inglese si inaspriscono quando Elisabetta I si schiera a fianco dei Paesi Bassi a sostegno della causa protestante: la Spagna attacca direttamente l’Inghilterra nel 1588 dopo aver armato la gigantesca flotta della Invencible Armada. Questa spedizione si rivela, tuttavia, un fallimento e termina con la perdita del controllo dei mari e degli oceani degli spagnoli, sconfitti dalla flotta inglese. IL DECLINO DELLA SPAGNA Alla fine del ‘500, la Spagna è costretta a dichiarare quattro volte la bancarotta, a causa della mancanza di un sistema produttivo in grado di generare ricchezza e di evitare l’esigenza di acquistare prodotti dall’estero, della mancanza di una classe borghese dedita alle attività commerciali ed all’inefficienza dei prelievi fiscali straordinari, tanto da rendere necessari prestiti bancari difficilmente estinti. L’Italia: l’egemonia spagnola e gli Stati indipendenti Nel ‘500, In Italia, la Spagna possiede i regni di Sicilia, Sardegna e Napoli, il Ducato di Milano e il cosiddetto Stato dei Presìdi, una serie di porti sulle coste toscane, mentre il resto della penisola è formalmente autonomo ma dipendente politicamente dallo Stato spagnolo. Nel corso del secolo: • nel Ducato di Milano aumenta il controllo spagnolo con l’avvento della Controriforma, nonostante il ducato avesse mantenuto le proprie prerogative politiche; • nel Ducato di Savoia, il duca Emanuele Filiberto riesce a sconfiggere Filippo II e a conquistare buona parte del Piemonte, trasferendo la capitale a Torino nel 1563; • in Toscana, Cosimo I de’ Medici trasforma la repubblica fiorentina in uno Stato regionale, creando un apparato di governo ed estendendosi fino a conquistare la vicina repubblica di Siena. Nel 1569, viene riconosciuto granduca di Toscana dal papa, titolo che rimarrà ereditario per la sua famiglia; • la repubblica di Venezia riesce a mantenere una sua autonomia, ma il suo monopolio di commerci con l’Oriente viene intaccato da Inglesi, Olandesi e Turchi. I Veneziani riusciranno a far fronte a tutto ciò investendo grazie ai proventi dei domini sulla terraferma. L’Inghilterra di Elisabetta I Alla morte di Maria la Cattolica nel 1558, salì al trono Elisabetta I Tudor figlia di Enrico VIII. L’Inghilterra visse con lei un processo di trasformazione politica, economica e sociale. Elisabetta figlia del re d’Inghilterra Enrico VIII e di Anna Bolena, dichiarata illegittima dal padre poiché la madre viene accusata di adulterio e giustiziata, diviene regina e conquista il favore popolare mostrandosi attenta a comunicare con i sudditi, per mantenere il contatto con il popolo. A quell’epoca una regina nubile era considerata una pericolosa stranezza e l’assenza di eredi diretti poteva disporre il paese al pericolo delle lotte per la successione. La sua politica puntava al rafforzamento dell’anglicanesimo, ripristinando il book of the Common Prayer con l’atto di uniformità del 1559, riaffermando quattro anni dopo l’autorità della corona sulle questioni religiose riportando così in vigore l’atto di supremazia. In questo modo Elisabetta suscitò la ribellione e la rivolta dei cattolici. Queste rivolte culminarono nel 1569 in un’insurrezione in seguito repressa e nella scomunica, nel 1570, di Elisabetta da parte del papa Pio V. Maria Stuart, cattolica, regina di Scozia, era stata costretta ad abdicare in favore del figlio Giacomo VI, in seguito alla rivolta dei lord era fuggita in Inghilterra. LO SVILUPPO DELL’ECONOMIA: LE CAMPAGNE E I COMMERCI Durante il regno di Elisabetta ci furono significative trasformazioni nelle campagne. Fino ai primi decenni del ‘400 la maggior parte dei terreni apparteneva alla Chiesa cattolica, alla corona o ai latifondisti feudali, che non si occupavano direttamente della resa delle terre ma le concedevano in uso ai coltivatori. Lo strumento di trasformazione fu la politica delle enclosures, delle recinzioni che delimitavano gli appezzamenti di terreno sui quali non esisteva la proprietà privata cioè i campi aperti (openfields). Le materie prime furono uno dei fattori propulsivi dello sviluppo economico inglese: si diffuse l’utilizzo del carbone, mentre nella manifattura fu il settore tessile a conquistare posizioni di rilievo. In questo periodo si incentivò lo sviluppo della marina mercantile grazie alla disponibilità di merci per l’esportazione; nacquero così imprese commerciali private come le compagnie di commercio organizzate nella corporazione dei Merchant Adventurers di Londra, che diedero impulso anche alla ricerca di nuovi mercati. Particolarmente importante fu la compagnia delle Indie orientali di cui Elisabetta firmò lo statuto nel 1600. In questo modo l’Inghilterra entrò in competizione con la Spagna, per il controllo delle rotte atlantiche usando lo strumento della guerra di corsa: la regina stessa finanziava e autorizzata le imprese dei corsari, alcuni dei quali divennero personaggi leggendari (il più famoso fu Francis Drake, che circumnavigò il globo), favorendo, quindi, pure la pirateria pur di indebolire il commercio spagnolo.
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