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L'evoluzione del jazz negli anni, Appunti di Educazione musicale

Come il jazz si è evoluto nel corso degli anni

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 03/09/2021

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Scarica L'evoluzione del jazz negli anni e più Appunti in PDF di Educazione musicale solo su Docsity! Istituto Tecnico Economico - Liceo Linguistico “Gadda Rosselli” Il Jazz: la rivolta delle emozioni contro la repressione Martina Antoniazzi Classe 5A Liceo Linguistico Esabac Anno scolastico 2017-2018 INDICE MOTIVAZIONE ................. ie 3 INTRODUZIONE ......................... iii 4 STORIA * Leorigini .5 * Diffusione nella società americana .... 6 e Iljazz durante itotalitarismi e la Seconda guerra mondiale . .7 * Bebop, controla discriminazione razziale .8 . Le jazz de Paris ... EVOLUZIONE E RIVOLUZIONE MUSICALE: DALL JAZZ AL POP.................M. ii 10 MODAL JAZZ, MILES DAVIS, KIND OF BLUE ...................... iii 14 - So what: considerazioni personali SUl Drano ................ rire 15 SITOGRAFIA ............. iii 17 MOTIVAZIONE 2 LA STORIA L'ORIGINE Per conoscere e comprendere l’origine della musica jazz bisogna risalire al XVII secolo ovvero al periodo che coincise con la tratta degli schiavi neri. Questi venivano prelevati dalle coste dell’Africa occidentale da navi di commercianti europei, per essere poi portati in America dove venivano venduti ai proprietari terrieri che li sfruttavano per lavorare incessantemente nei loro campi. Allontanati definitivamente dalle loro terre, gli schiavi neri persero a poco a poco il ricordo delle loro origini, ma rimase impressa nel loro inconscio la memoria di certi suoni, dei ritmi ossessivi, di balli e cerimonie, di un modo particolare di fare musica in gruppo, una musica vissuta ed improvvisata. Gli schiavi africani apportarono, dunque, nel nuovo mondo, una ricca varietà di ritmi, melodie, danze e tradizioni pronte a mescolarsi con la cultura dei padroni americani. Nelle colonie latinoamericane i riti e i costumi degli schiavi neri venivano in buona parte tollerati e l'incrocio tra musiche nere e bianche partorì nuovi generi musicali. Diversamente le colonie inglesi furono più repressive. Difatti agli schiavi di colore fu proibito di seguire le proprie tradizioni e di suonare la propria musica. Di conseguenza la popolazione nera fu costretta ad apprendere la musica dei bianchi che erano obbligati a suonare agli eventi dei padroni. Le usanze africane non scomparvero del tutto, ma sopravvissero nelle campagne dove le comunità oppresse di schiavi davano voce alle loro emozioni attraverso i canti popolari religiosi chiamati “spiritual”, i canti di lavoro, le cosiddette “work songs” e le melodie eseguite per svago. Tra questi assunsero un'importanza sempre più rilevante gli spiritual e i canti gospel che ebbero origine dai canti protestanti inglesi che si diffondevano nelle comunità protestanti, all’interno delle quali i predicatori si proponevano di accogliere e di convertire gli schiavi neri al cristianesimo. Di conseguenza queste melodie, nate dalla fusione di musiche e tradizioni afroamericane ed europee, diventarono una sorta di forma di adorazione verso Dio. Le work songs, invece, erano dei canti composti da incitamenti e grida improvvisati dagli schiavi durante le ore di lavoro e servivano ai lavoratori come uno sfogo per alleggerire la fatica. Spesso erano proprio i padroni ad obbligare i servi a cantare cosicché non pensassero alla loro condizione e non organizzassero piani di fuga o ribellione. Verso la metà del 1800 il popolo afroamericano fu liberato dalla schiavitù in seguito alla guerra di secessione. La libertà ottenuta era, in realtà, solo apparente in quanto i neri continuavano a vivere nelle solite misere condizioni e proseguivano il loro opprimente lavoro nei campi che, ufficialmente, non poteva più essere considerato come una forma di schiavitù, tuttavia di fatto lo era, poiché in molti stati, soprattutto sudisti, il concetto di “sfruttamento” della manodopera nera era ancora molto diffuso. Cominciò all’inizio del XX secolo la diffusione di un genere che sarebbe diventato fondamentale per la nascita vera e propria del jazz: il blues. Il termine “blues” deriva dall'espressione popolare “to be blue” ovvero sentirsi tristi. Nelle strofe del blues l'universo doloroso e misero del nero afroamericano si traduceva in poesia, ma si trattava di una composizione nuova, malinconica perché il cantante del blues non cantava ciò che aveva, ma ciò che non possedeva e che non avrebbe potuto avere. Scaturiva, di conseguenza, una sofferenza che veniva tradotta in melodia. Il blues fu uno dei principali predecessori della musica jazz insieme ad un altro genere innovativo: il ragtime che nacque a Saint Louis verso la fine del 1800 dalla fusione tra la musica nera colta e quella popolare. Consisteva in una musica vivace, essenzialmente pianistica di cui il maggior rappresentante fu Scott Joplin. A New Orleans il ragtime si evolse in un genere che coinvolgeva più strumenti i quali, suonando assieme, andavano a comporre una banda. Nacque così un nuovo genere musicale, del tutto 5 rivoluzionario: il jazz che ruppe con la tradizione e che permise di dare voce ad un popolo oppresso che, grazie a ciò, poté ritrovare quella libertà che da sempre gli era stata negata. Le origini del temine “jazz” non sono ancora certe. Potrebbe derivare dal nome di un musicista nero Jazzbo oppure dal termine francese “jaser” ovvero chiacchierare. Altri invece ritengono che possa derivare dall'espressione generale di New Orleans “Jazz them boy!” ovvero “coraggio ragazzi!” DIFFUSIONE NELLA SOCIETÀ AMERICANA La patria indiscussa del jazz è New Orleans, città del Mississippi che viene sopranominata “The Big Easy”. Proprio in questa città nacquero le prime orchestre che suonavano per le strade nei giorni di carnevale, accompagnavano le manifestazioni elettorali, seguivano i funerali e si esibivano nei locali più malfamati del quartiere a luci rosse di Storyville. Una delle peculiarità che rendono decisamente interessante la musica jazz è che, pur essendo nata da un popolo che veniva solitamente emarginato e disprezzato dalla società, aveva attratto molti musicisti bianchi che avevano accolto le innovazioni di questo genere e le avevano fatte proprie. Difatti il primo disco di musica jazz venne inciso casualmente da un quintetto di bianchi, l’Original Dixieland Jazz Band. Il 1917 fu un anno di svolta per la musica jazz. Vennero chiuse le case di tolleranza di Storyville, che erano i principali luoghi di ritrovo dei musicisti, dove quest'ultimi potevano esibirsi e guadagnare. Inoltre l'utilizzo del porto di New Orleans per l’ormeggio di navi da guerra contribuì ad aumentare la difficoltà nel trovare lavoro su uno dei battelli che percorrevano il Mississippi. Di conseguenza molti artisti di colore iniziarono a migrare verso il nord del Paese, verso metropoli dove le prospettive di fama e di guadagno erano maggiori. A Chicago c'erano dei ragazzi bianchi giovanissimi che si erano appassionati al jazz, avevano accolto questo genere e avevano dato origine ad una nuova era, l'era del jazz di Chicago. A questi si aggiunsero anche i musicisti neri che avevano lasciato New Orleans e si erano stabiliti maggiormente a Chicago convertendo questa città nella nuova culla del Jazz. Il jazz cominciò a spopolare soprattutto fra i giovani facendo ballare i ragazzi americani, aiutato dalla sua diffusione via radio; difatti il boom del jazz sarebbe scoppiato proprio grazie alla radio che accelerò in modo esponenziale la comunicazione da regione a regione. Sbarcò a New York negli anni 20 e sopravvisse quasi di nascosto alla Crisi del 1929 che aveva spazzato via tutto. Durante la Depressione (1930-34) il jazz fu più vivo che mai poiché rappresentò una sorta di svago e di distrazione dai drammi del periodo in cui emersero alcuni tra i più grandi jazzisti, tra cui il compositore e pianista Duke Ellington. In quegli anni il jazz non si suonò solo nei locali dei ghetti neri, ma anche molti teatri ospitarono i più famosi gruppi jazz, segno che la musica venuta dal sud attirava un pubblico sempre più numeroso e quindi costituì un buon affare per gli impresari. Si incominciò, inoltre, ad incidere molti dischi di musica jazz. Negli Anni ’30, "L'età del jazz" veniva raccontata negli scritti di Francis Scott Fitzgerald il quale raccontava delle big band che facevano scatenare ragazzi e ragazze americani sulle piste da ballo dei locali clandestini dove gli alcolici, vietati dal proibizionismo, diventavano leciti. Egli sentiva la necessità di dare voce non solo ai suoi turbamenti, ma a quelli di un'intera generazione che si ritrovava scaraventata in un mondo ostile e crudele, costretta a vivere le sofferenze della Guerra Mondiale perdendo le illusioni e gli ideali. La necessità di comunicare questo smarrimento spinse grandi autori, artisti e musicisti a comporre opere del tutto innovative nella tecnica e nel contenuto, in quanto esemplari di un periodo di instabilità e di caduta delle certezze del passato. IL JAZZ DURANTE | TOTALITARISMI E LA SECONDA GUERRA MONDIALE 6 GERMANIA Il 31 maggio 1938 il governo nazista promulgò una legge contro tutte le forme d’arte che venivano considerati prodotti della cosiddetta “arte degenerata”. Venne proibita qualsiasi manifestazione della musica jazz e di qualsiasi altra avanguardia musicale, mentre si proponeva il ritorno all'equilibrio della musica classica con la ripresa dei grandi musicisti tedeschi quali Bach, Beethoven e Wagner. Non si trattava solo di una questione estetica, ma, per lo più, genetico-razziale. Per il jazz fu addirittura varato un regolamento specifico discriminante- persecutorio prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale da parte delle autorità naziste allo scopo di limitare l’espressione dei musicisti ed adeguare le composizioni al senso ariano di moderazione e di disciplina. La radio costituiva uno dei mezzi più potenti per influenzare le masse e di conseguenza la musica che avrebbe dovuto, da un lato, intrattenere il popolo tedesco e i soldati al fronte mentre, dall’altro, istruire i cittadini alla riscoperta dell’autentico sangue musicale ariano. Durante la guerra il jazz venne proibito in Germania anche se si configurava come un ambito passatempo e un genere musicale importante per le SS che ne favorivano l'esecuzione poiché rappresentava un fattore di sfogo e di svago. Anche per i prigionieri e per i musicisti questa musica aveva una certa importanza in quanto permetteva loro, almeno per pochi istanti, di evadere col pensiero dall’inferno dei lager nazisti. EUROPA Il jazz diventò molto popolare soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale poiché fu il momento storico in cui riuscì a raggiungere tutte le masse diffondendosi anche in Europa. La musica jazz e la Seconda Guerra Mondiale ebbero una forte e reciproca influenza. Il jazz contribuì a tenere alto il morale dei soldati impegnati sul fronte di guerra in quanto costituiva uno dei pochi divertimenti che potevano concedersi ed era inoltre un'utile distrazione dagli orrori vissuti quotidianamente sui campi di battaglia. Allo stesso tempo fu di conforto per i loro cari rimasti ad attenderli in patria. La musica e ogni altra forma di svago concessa sul fronte erano stimoli fondamentali in quanto aiutavano e motivavano i giovani ad impegnarsi in battaglia per riuscire a tornare a casa il più presto possibile. In quegli anni molti musicisti jazz si arruolarono volontariamente nell'esercito, altri, invece, portarono i loro concerti negli Stati Uniti o, quando possibile, anche all'estero, contribuendo a diffondere i valori americani nel mondo. Se da un lato il jazz ebbe un impatto importante sulla guerra, dall'altro anche la guerra influì notevolmente sul genere musicale americano. A causa dei razionamenti della benzina, viaggiare era diventato più difficoltoso: c'erano meno autobus a disposizione delle orchestre e i treni, spesso, erano occupati dai soldati che partivano o tornavano dall'Europa. In quegli anni, inoltre, una forte tassa sugli intrattenimenti serali decretò la chiusura di molte sale da ballo americane che non riuscivano più a sostenere i costi di gestione in un momento già piuttosto difficile dal punto di vista economico. Fu, dunque, un periodo piuttosto difficile per il jazz, ma che non ne determinò la scomparsa, anzi contribuì alla nascita di un suo nuovo stile: il bebop. EVOLUZIONE E RIVOLUZIONE MUSICALE: DAL JAZZ AL POP Le origini musicali del Jazz sono: - WORK SONGS Gli schiavi costretti a lavorare duramente nei campi di lavoro cantavano per ore ed ore per accompagnare i movimenti ripetitivi eseguiti durante il lavoro. Spesso le melodie venivano improvvisate e dotate della carica ritmica tipica delle tradizioni musicali africane. Questi canti, caratterizzati dalla ripetitività delle frasi musicali, si basavano spesso sulla contrapposizione fra un solista che intonava il brano e ne cantava le varie strofe e il coro che rispondeva con una breve frase a ogni frase del solista. Queste alternanze tra solista e coro, che viene detta “stile responsoriale” (cioè domanda e risposta), è tipica di tutti i canti afroamericani e passerà nel jazz. I testi delle work songs inizialmente erano insignificanti, ma in seguito affrontarono argomenti legati alle condizioni di vita degli schiavi di colore, a volte addirittura di velata protesta sociale. - SPIRITUAL & GOSPEL Nacquero in seguito ad un avvicinamento dei neri alla chiesa cristiana; erano canti di argomento religioso nati dall'esigenza di spiritualità in quanto gli schiavi si rivedevano nelle storie narrate nell’Antico Testamento. Da un punto di vista musicale gli spiritual conservavano lo stile responsoriale (a domanda e risposta) delle work songs fondendo, però, elementi di derivazione africana con altri di carattere europeo tratti dalle corali protestanti che gli schiavi ascoltavano in chiesa e musicalmente sono simili alle work songs, ma mentre gli spiritual trattavano principalmente testi dell'Antico Testamento ed erano eseguiti senza accompagnamento musicale ovvero a cappella, i gospel, il cui termine deriva da “God” Dio e “spell” parola, risalgono agli anni '30 del novecento e trattavano argomenti più spirituali, legati alla fede ed erano solitamente accompagnati da strumenti. - BLUES Con l'abolizione della schiavitù la popolazione nera fu costretta a migrare dalle campagne alle città per cercare lavoro. Nacque, cosi, il blues, un canto solistico non religioso che raccontava fatti della vita quotidiana: storie d'amore, esperienze del carcere, fatti di cronaca, racconti sul lavoro o vicende politiche. In esso veniva descritto l'universo di miseria e di emarginazione in cui vivevano i neri americani. Molto probabilmente il termine “blues” deriva dall'espressione “avere i diavoli blu in corpo”, cioè essere pervasi da uno stato di profonda malinconia che poteva essere scacciato solamente con la musica. Gli strumenti che venivano utilizzati per accompagnare il canto erano principalmente: la chitarra, il banjo e qualche semplice percussione mentre solo in seguito si aggiunse il pianoforte. Altra caratteristica del blues è l'utilizzo delle cosiddette “blue notes” che corrispondono al terzo e al settimo grado della scala maggiore abbassate di un semitono e ciò perché i neri, abituati al sistema musicale africano, avevano parecchie difficoltà ad intonare la scala musicale occidentale. Dal punto di vista musicale, il blues nacque dalla sintesi di due tradizioni diverse: quella degli spiritual e del canto africano, che lo imparentava con i canti di lavoro, e quella della musica popolare europea, soprattutto delle ballate del nord. Fra i primi cantanti di blues si annoverano Muddy Waters e Bessie Smith. Intorno agli anni ‘50 viene utilizzata anche una versione più ritmata del blues detta “RHYTHM AND BLUES” 10 Il blues e gli spiritual si fusero, quindi, con la musica bianca europea di stampo popolare e diedero origine al JAZZ. JAZZ Il Jazz è un genere del tutto rivoluzionario caratterizzato dal ritmo sincopato che conferisce al brano un andamento vivace e scattante, dall'armonia e il dialogo tra gli strumenti, ma soprattutto dall’improvvisazione polifonica o di un singolo strumento. Con la fine della guerra di secessione del 1895, molte basi militari vennero chiuse e con esse vennero sciolte le bande militari con conseguente svendita di strumenti musicali usati che vennero acquistati dai neri. Nella città di New Orleans si assistette alla nascita delle prime brass band, complessi musicali formati principalmente da ottoni, che accompagnavano cortei funebri e feste. La musica iniziò a trasformarsi in una vera e propria occasione di lavoro per i neri. Con l'aggiunta di chitarre, contrabbasso, pianoforte e batteria si formarono così le prime jazz band come la King Oliver's Creole Jazz Band in cui suonò il celebre musicista Louis Armstrong. La musica suonata da queste band prese il nome di “Stile New Orleans” caratterizzate dall’alternanza tra frasi musicali suonate da tutto l'insieme e frasi in cui a turno gli strumenti eseguivano delle sezioni improvvisate. Il ritmo e la melodia erano vivaci e brillanti. Quasi tutti i musicisti suonavano “a orecchio” e spesso, soprattutto durante gli assoli, variavano la propria parte improvvisando secondo l’estro del momento. L'improvvisazione rappresenta una delle caratteristiche della musica jazz; il jazz infatti è una musica “fatta sul momento”, non destinata a essere scritta e quindi il musicista può operare con grandissima libertà, creando qualcosa di sempre differente e assolutamente personale tanto che, se si ascoltassero molte versioni dello stesso brano suonate dai medesimi musicisti, esse sarebbero sempre diverse l'una dall'altra. Dal Jazz derivano i seguenti generi musicali: - RAGTIME & DIXIELAND I musicisti bianchi desideravano cimentarsi con questo nuovo genere musicale originando così il Dixieland chiamato anche “anima bianca del jazz” che si affermò attorno agli anni 20 nei locali da ballo di Chicago e New York. Il Ragtime (letteralmente “tempo stracciato”) è invece un genere di jazz pianistico diffusosi a partire dalla fine del 1800 nei saloni e nei club privati dove i pianisti di colore dovevano intrattenere con la loro musica gli avventori. Viene considerato come la prima espressione strumentale della musica afroamericana che fino ad allora si era espressa solo localmente. Tra i principali esecutori di questo genere ricordiamo Scott Joplin e Jelly Roll Morton. La diffusione di questo genere musicale provocò due diverse reazioni: da una parte scandalizzò la critica tradizionalistica che vedeva in questa musica qualcosa di volgare, mentre dall'altra attirò l’attenzione di illustri musicisti europei come Debussy e Stravinskij che composero dei pezzi ispirati da questo genere musicale. 11 - SWING Il 1929 segnò l’anno della crisi causata dal crollo della borsa di Wall Street. Negli anni seguenti il pubblico manifestò l'esigenza di ascoltare una musica più orecchiabile, più ballabile e più spensierata. Nel decennio tra il 1935 e il 1945 si diffuse lo stile Swing caratterizzato da un ritmo più regolare e da sezioni improvvisate più controllate. Nacquero le cosiddette “big band” che arrivavano a comprendere ben 18 esecutori, interpreti di un genere musicale che guardava allo stile responsoriale tipico della tradizione afro-americana. In quel periodo i musicisti più importanti furono Benny Goodman, Duke Ellington e Glenn Miller. Tuttavia, mentre Duke Ellington, che era direttore d'orchestra, pianista e compositore, rivoluzionò l'orchestra scrivendo i suoi brani come un vero e proprio compositore classico, Benny Goodman, invece, viene ricordato come il creatore della prima grande band formata da musicisti “bianchi” e “neri”. - BEBOP Nella prima metà degli anni ’40 si diffuse il bebop, un jazz nero in contrasto con lo swing che nacque dall'esigenza di riportare il jazz al suo spirito originario, espressione cioè della cultura e della sensibilità della tradizione afro-americana. Tra i maggiori rappresentanti del bebop vi sono Charlie Parker e Dizzie Gillespie. Le caratteristiche principali del bebop erano soprattutto il ritmo irregolare caratterizzato da frasi estremamente frammentate e la libera improvvisazione per una musica che è prevalentemente da ascoltare e non da ballare. I boppers ovvero i musicisti praticavano questo nuovo stile utilizzando piccole orchestre e cercavano di recuperare gli aspetti più profondi della musica jazz. Il pubblico a cui si rivolgevano era molto ristretto e gli atteggiamenti che assumevano durante i concerti erano spesso provocatori. - COOL JAZZ Il cosiddetto “jazz freddo” si sviluppò a partire tra gli anni ‘50 e ‘60 a Los Angeles. Contrapposto al bebop, si caratterizzò per l'uso di ritmi e temi più distesi e di uno stile più rilassato e melodico. Inizialmente venne considerato come una risposta “bianca” al “nero bebop anche se in realtà vi furono molti artisti neri che contribuirono al successo di questo nuovo genere. - FREE JAZZ Diffuso tra Chicago e New York, era basato sulla libera improvvisazione collettiva e aveva una forte connotazione sociale perché era associato alle rivendicazioni sociali degli afro-americani. Il genere rivestì e riveste, perciò, una grande valenza sociale e si diffuse soprattutto accanto alle lotte contro la discriminazione razziale guidate da Martin Luther King. = JAZZROCK Chiamato anche “fusion” nacque verso la fine degli anni sessanta ed è un genere musicale, tutt'oggi diffuso, che combina elementi di jazz, rock e funk. Questo stile fonde elementi tipici del jazz a una strumentazione tipicamente rock. I musicisti utilizzano strumenti elettrici, ad esempio le tastiere, che hanno un ruolo predominante nel determinare il suono. La contaminazione avviene anche a livello stilistico, sia nell'accompagnamento, dove linee tipicamente funk tendono a sostituirsi ai più tradizionali accompagnamenti jazz, sia, più in generale, nella struttura del pezzo. La fusion è caratterizzata da sonorità morbide e leggere, spesso considerate easy di facile ascolto, in quanto più vicine alla struttura armonica di un brano pop piuttosto che a quella del jazz. 12 I è BNij= NÉ st Da fi n sf ; i PRS Il primo elemento che compare nella val) "dssdlo del pianista Bill Evans che, attraverso di s ripetizione di alcuni accordi e un breve lussegdirsi di arpeggi, prepara l'ascoltatore e lo A introduce all’interno di una vera e propria conversazione musicale. Man mano che la composizione prosegue, al dialogo si aggiungono sempre più strumenti ad ognuno dei quali ad un certo punto della composizione è concesso un assolo, una sorta di monologo accompagnato in sottofondo da due strumenti che sono la base di quasi tutta la composizione: il pianoforte di Evans e la batteria di Jimmy Cobb. Una delle caratteristiche più interessanti e particolari delle parti “dialogate” del brano è che il primo “interlocutore” in questione è il basso di Paul Chambers che esegue un riff melodico breve e semplice e il resto del sestetto replica a ognuna delle frasi con una lamentosa figura di due note. Il “botta e risposta” tra le due parti si sviluppa su uno stesso giro melodico che si ripete, in tre tonalità diverse, per un determinato numero di battute e viene posto come introduzione e come conclusione ai singoli assoli degli strumenti. Affascinanti sono inoltre gli assoli centrali. Il primo fra questi è l’assolo di tromba di Miles Davis, elegante e soft che trasporta l'ascoltatore in una dimensione quasi sospesa ed eterea con una melodia che è energica, ma allo stesso tempo morbida come una leggera brezza. In continuità con l’assolo di Davis a metà del brano subentra John Coltrane con il suo assolo di sax (contralto) che introduce una sequenza dal suono più metallico e scattante, costituita da rapidi arpeggi e sequenze numerose di note veloci, elementi che conferiscono alla composizione una maggior leggerezza. Appena dopo Coltrane, entra Julian Cannonball Adderley con il suo sax (tenore), quasi impaziente. Quest'ultimo introduce il suo assolo con un’apertura elegante ed efficace per poi proseguire con un ritmo sempre più accelerato e dinamico. L'ultimo breve assolo è affidato a Evans alterna semplici note ad accordi apparentemente stridenti e disarmonici. Il brano si conclude con l'esposizione del tema, ripreso dall’introduzione, del dialogo fra contrabbasso e il resto della banda e con la dissolvenza finale di tutti gli strumenti. “So What"(dall’album “Kin personali sul brano SS 15 (un. 5) . “0 WUAT SR —_—e— MEI DANS Ges LG I -" Ven) 16 SITOGRAFIA ®* Video: “Cos'è il JAZZ” (estratto da I MAGNIFICI di RAI TRE) https://www.youtube.com/watch?v=vCWD1nSYnP8 * Video: “La storia del Jazz 1 di Arrigo Polillo” https://www.youtube.com/watch?v=3jKL9- x3I4M&t=80s * “Leoriginie l’evoluzione della musica jazz” http://flumentours.it/la-storia-della-musica- jazz * “Jazz” http://www.sapere.it/enciclopedia /jazz.html * “Storia della musica Jazz” https://www.scuolissima.com/2012/11/storia-della-musica- jazzhtml * “A tutto swing: la storia del jazz” https://www.focus.it/cultura/storia/a-tutto-swing-la- storia-del-jazz e “La musica al tempo delle dittature” http://www.novecento.org/dossier/la-violenza-di- stato-nel-novecento-lager-e-gulag/la-musica-al-tempo-delle-dittature * “ILJAZZELA II" GUERRA MONDIALE” http://www.music-box.it /sites/default/files/pdf/ESAMI/IL%20JAZZ 0.pdf * “Le due facce del jazz” http://www.lundici.it/2011/02/le-due-facce-del-jazz e “Registrazione dell'intervista a Maurizio Franco “Diritti civili. L'idea di libertà nel jazz degli anni '50 e '60” https://www.rsi.ch/rete-due/programmi/cultura/birdland/Diritti- civili.-L'idea-di-libertà-nel-jazz-degli-anni-'50-e-‘60-7190702.html * “Le jazz è Paris, d'hier è aujourd'hui” https://www.timeout.fr/paris/concerts-/jazz- paris-histoire e “Le jazz, une histoire transatlantique” https://france-amerique.com/fr/le-jazz-une- histoire-transatlantique / * “Paris capital dujazz” https://www.cadenceinfo.com/paris-capitale-du-jazz.htm * Materiale didattico anno scolastico 2017-18 ( “Le quartier Saint-Germain-des-Prés”) * Video: “Storia della musica- Il jazz” https://www.youtube.com/watch?v=rC07b0 e8f8&t=100s e “IlJazz”http://www.dantect.it/index.php/component/attachments/download/764 e “Modaljazz” http://www.jonathandimond.com/downloadables/Modal%20Jazz%20introduction.pdf * “Lezione 1:il sistema modale di Fabio Di Cocco” http://www.jazzitalia.net /lezioni/fabiodicocco/fdc lezione1.asp#.WyeKDrpuLIU + “Viaggio nel jazz modale” https://romalive.biz/2009/11/11/viaggio-nel-jazz-modale e “Miles Davis: 'Kind of Blue” https://www.npr.org/2011/01/04/10862796/miles-davis- kind-of-blue 17
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