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L'idealismo romantico e la vita di Hegel, Appunti di Filosofia

L'idealismo romantico, corrente filosofica post kantiana, e la vita di Georg Wilhelm Friedrich Hegel, importante filosofo tedesco. Viene descritto il pensiero di Hegel riguardo alla religione cristiana e alla storia del popolo ebraico. Viene inoltre presentata la sua opera principale, la Fenomenologia dello spirito, e altre opere degne di nota.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 08/07/2022

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dominic-roselli 🇮🇹

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24 documenti

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Scarica L'idealismo romantico e la vita di Hegel e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! L’idealismo romantico Con idealismo romantico si indica la grande corrente filosofica post kantiana, che nasce in Germania nel periodo romantico, ma avrà numerose ramificazioni. Fichte e Schelling i fondatori dell'idealismo romantico, lo chiamano trascendentale o soggettivo o assoluto. L'attributo trascendentale tende a collegare l'idealismo con il punto di vista Kantiano, che aveva fatto del “io penso” il principio fondamentale della conoscenza. La qualifica soggettivo tende a contrapporre l'idealismo alla visione di Spinoza, che aveva ridotto la realtà a un principio unico ossia la sostanza, ma intendendola in termini di oggetto o di natura. L'aggettivo assoluto sottolinea che l’io o lo spirito è il principio unico di tutto e che al di fuori di esso, non c'è nulla. Per Kant l’io era qualcosa di finito, in quanto non creava la realtà ma si limitava a ordinarla secondo forme a priori, per questo sullo sfondo dell'attività dell'io si stagliava l'incognita della cosa in sé. I critici li canta criticavano la cosa in sé ritenendola inammissibile. Per l'idealismo non esiste un soggetto senza oggetto né un io senza il non io perché un'attività senza ostacolo sarebbe un’entità vuota e astratta dunque impossibile. HEGEL Vita Georg Wilhelm Friedrich Hegel, tedesco, nato a Stoccarda il 27 agosto del 1770. Si appassiona di filosofia e si laurea in filosofia e teologia all’Università di Tubinga dove fece amicizia con altri due importanti filosofi: Schelling e Hölderlin. Un evento che lo colpì particolarmente e che tracciò in modo indelebile la sua vita e la sua filosofia: la rivoluzione francese e i suoi principi fondanti, la libertà e l’uguaglianza. Hegel condivide completamente questi principi rivoluzionari. Uno dei primi lavori di Hegel fu il precettore (un lavoro abbastanza tipico dell’epoca che era sostanzialmente l’educatore, l’insegnante dei bambini e dei giovani ricchi) e lo fece dapprima a Berna e poi a Francoforte. In questo periodo Hegel scrisse le sue prime opere che però non furono pubblicate, rimasero inedite fin dopo la sua morte. Tra i primi scritti si annoverano La vita di Gesù del 1795, La positività della religione cristiana del 1795 o 96, scritti che parlano della religione cristiana (era laureato in filosofia e in teologia). Alla morte del padre, Hegel si trasferì a Jena, sempre in Germania. Lì nel 1801 pubblicò il suo primo scritto che era un saggio di filosofia questa volta intitolato Differenza fra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling. Nello stesso anno pubblicò De orbitis planetarum. Per due anni poi collaborò con Schelling presso il Giornale critico della filosofia. Diventa poi professore di filosofia a Jena nel 1805 e anche redattore capo di un giornale che si ispirava alla politica napoleonica. Nel 1807 Hegel scrive la sua opera principale intitolata Fenomenologia dello spirito. Successivamente, Hegel si sposta a Norimberga sempre in Germania, dove diventa direttore del ginnasio della città e poi si sposta a Heidelberg sempre in Germania assumendo il ruolo di professore di filosofia ed infine a Berlino sempre come professore. In questi anni scrive altre opere degne di nota che sono: Scienza della logica Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio Lineamenti di filosofia del diritto Hegel muore a Berlino, probabilmente di colera, il 14 novembre del 1831. Opere Le prime due opere scritte da Hegel sono La vita di Gesù e La positività della religione cristiana, dove passa da una visione kantiana ad una post kantiana. “Lo spirito del cristianesimo e il suo destino”. In quest’opera, Hegel ripercorre a livello filosofico la storia del popolo ebraico contenuta nella Bibbia, dal diluvio universale fino ad arrivare alla diaspora. Secondo Hegel, il diluvio universale segna una scissione (una divisione) tra il popolo ebreo e la natura, una natura che si ribella, una natura che uccide attraverso un diluvio che spazza via ogni cosa che incontra, tranne l’arca di Noè e le persone e gli animali che erano al suo interno. Questo evento così drammatico per il popolo ebraico lo ha portato a rifugiarsi nella fede, a credere in Dio e trovare rifugio in lui. Quindi, secondo Hegel, la natura cattiva, imprevedibile e castigatrice viene contrapposta alla figura di un Dio che salva che protegge che ama e a cui è sottomesso non solo l’uomo ma anche la natura stessa. Sempre secondo Hegel, il popolo ebreo ha quindi scelto di focalizzare la sua attenzione su un Dio amorevole ma anche molto geloso che vuole che gli ebrei si dedichino a lui in modo totale allontanandosi anche dagli altri popoli perché si crea così un divario tra il popolo eletto da Dio che è appunto il popolo ebreo e tutti gli altri popoli. In questo modo il popolo ebreo non solo ha come nemico la natura ma si è persino inimicato tutti gli altri popoli. Praticamente, secondo Hegel, il destino segnato degli Ebrei è un destino che si sono scelti loro con le loro decisioni, con la loro chiusura in sé stessi. Però ad un certo punto, arriva una rivoluzione e questa rivoluzione ha il nome di Gesù che porta un messaggio di amore e di fratellanza di tutti gli esseri umani che sono uguali di fronte a Dio a prescindere dalla razza. E qui si contrappongono due mentalità diametralmente opposte: da un lato la mentalità chiusa e ovattata degli ebrei e dall’altra la mentalità di Gesù che si avvicina molto alla mentalità greca dell’epoca, una mentalità aperta e libera dove il rapporto con la natura è un rapporto armonioso e rispettoso della natura stessa, in “spirito di bellezza” come dice lui stesso. Quindi da un lato abbiamo l’ebraismo che rappresenta la scissione, la divisione e quindi l’infelicità mentre dall’altro abbiamo la grecità che rappresenta l’armonia tra gli uomini, l’armonia tra uomo e Dio e Iniziamo con l’idea in sé e per sé che è anche chiamata idea pura ed è l’idea in sé e per sé. È l’idea vergine, incontaminata dal mondo esterno. Quindi l’idea in sé e per sé è per antonomasia la tesi perché così è. Poi abbiamo l’idea “fuori di sé”, anche denominata “idea nel suo essere altro” perché appunto è fuori di sé ed è rappresentata dalla natura che è la manifestazione spazio-temporale della realtà che ci circonda. Quindi l’idea si aliena, esce da sé stessa per scoprire il mondo in modo empirico, esplorare la natura e quindi si contrappone all’idea in sé e per sé perché non è più pura, chiusa in sé stessa ma è dentro il mondo. E questa è l’antitesi. Ed infine abbiamo l’idea che “ritorna in sé” che è lo spirito che si fa natura e poi ritorna all’uomo. E questa è una sintesi perché si fa natura ma acquisisce coscienza e consapevolezza di sé nell’uomo. Queste idee sono i tre momenti strutturali di Hegel, ai quali fa corrispondere tre branche in cui viene diviso il sapere filosofico e sono: la logica, la filosofia della natura e la filosofia dello spirito. La “scienza dell’idea in sé e per sé” è la logica con la dottrina dell’essere, dell’essenza e del concetto. Perché la logica? Perché la logica, con l’essere, l’essenza e il concetto è una scienza che prescinde dal mondo esterno, parte dall’implicito (in sé) per poi esplicarsi (per sé) ma pur sempre al suo interno. La scienza dell’idea fuori di sé, invece, è la filosofia della natura ovviamente con la meccanica, la fisica e la fisica organica. Ed infine abbiamo la filosofia dello spirito che è la scienza dell’idea che ritorna in sé. E in questo abbiamo: - La filosofia dello spirito soggettivo perché si focalizza sul soggetto, sull’uomo, sull’individuo con l’antropologia, la fenomenologia e la psicologia - La filosofia dello spirito oggettivo perché si focalizza su qualcosa di oggettivamente come il diritto, la moralità e l’eticità - Ed infine la filosofia dell’assoluto che guarda oltre, vero l’assoluto, verso l’infinito, come l’arte, la religione e ovviamente la filosofia. La dialettica Nel primo momento, il momento astratto o intellettuale si concepisce ciò che è esistente in modo statico e con una molteplicità di aspetti separati tra loro. (TESI) Il momento intellettuale è, secondo Hegel, il momento più basso della ragione perché il pensiero si ferma in modo rigido a ciò che vede nella realtà. La rigidità di questo pensiero è data dal fatto che ci si limita solo a vedere le uguaglianze di queste molteplicità secondo i principi di identità e di non-contraddizione. Poi passiamo al secondo momento, quello dialettico o negativo-razionale. In questo momento le determinazioni statiche e rigide del momento astratto vengono messe in discussione, vengono messe in movimento e vengono relazionate con altre determinazioni. Quindi non si basa più sul principio dell’identità (quello è uguale a quello) ma si basa sul principio negativo-razionale di contraddizione ossia metto in relazione quella determinazione con il suo opposto, negando quindi la determinazione e creando così il suo opposto. Quindi il concetto di bene deve essere necessariamente affiancato al concetto di male che è il suo opposto, così come il caldo con il freddo. (ANTITESI) Ma veniamo al terzo momento, che è il momento speculativo o positivo-razionale. Se nel momento precedente noi abbiamo rilevato gli opposti, in questo momento li uniamo insieme perché ci rendiamo conto che la realtà è fatta da entrambi, sia dal bene che dal male, sia dal caldo che dal freddo, e così via. E che quindi un concetto non può esistere nella realtà se non perché esiste anche il suo contrario . (SINTESI). L’Infinito hegeliano coincide con il raggiungimento dell’ intero cioè con il suo completo sviluppo per cui esso può rivelarsi per ciò che è in verità. Da questi 3 momenti del pensiero si capisce che c’è per Hegel una forte differenza tra intelletto e ragione. L’intelletto per il filosofo è il grado più basso della ragione perché è un pensiero statico e non dinamico, non in divenire. E questo pensiero rigido e statico considera gli enti soltanto escludendoli tra loro ed è il caso del primo momento astratto o intellettuale. La ragione invece implica un pensiero dinamico, con continuo divenire come avrebbe detto Eraclito con il suo panta rei. Questo pensiero non si ferma a valutare gli enti secondo una logica di esclusione ma riesce a definire gli opposti (bene e male per intenderci) e a unirli insieme facendone una sintesi. Ecco che quindi tornano i due concetti fondamentali di finito e infinito (è la prima tesi di fondo del sistema hegeliano, secondo cui il finito si risolve nell’infinito). Per Hegel l’intelletto rappresenta il finito, il limitato, il parziale e l’astratto mentre la ragione rappresenta l’infinito perché con la ragione può muoverti in modo illimitato, viaggiando con la mente senza fermarti mai. Quindi riprendiamo i nostri tre momenti: 1. il primo momento che è quello astratto o intellettuale è il momento della tesi in cui si afferma un concetto utilizzando i principi di identità e di non-contraddizione (quello è bene perché è bene) 2. il secondo momento è quello dialettico o negativo-razionale che è il momento dell’antitesi che si contrappone alla tesi perché contrappone per l’appunto il concetto al suo opposto (esiste il bene perché c’è il male e il bene e il male sono tra loro contrapposti) 3. il terzo e ultimo momento è il momento speculativo o positivo-razionale in cui i due opposti (bene e male nell’esempio che ti ho fatto) si uniscono insieme in una sintesi in cui si riafferma in modo più potente il concetto iniziale (ossia il bene). E questa riaffermazione la si può fare con una negazione della negazione, che è quindi una riaffermazione. Se io nego due volte, affermo. Così come due cariche negative, meno per meno fa più, e questa è la riaffermazione che Hegel chiama con il termine tedesco Aufhebung che è un sostantivo che significa abrogazione, eliminazione, abolizione. In sostanza con l’Aufhebung Hegel conserva sia la tesi che l’antitesi facendone una sintesi. Critica a Kant e agli illuministi/romantici Hegel si contrappone agli illuministi, perché gli illuministi esaltavano l’intelletto come il giudice della storia e per questo motivo dovevano necessariamente sostenere che il reale non fosse razionale. E quindi la razionalità negli illuministi assume un connotato astratto e parziale. Passiamo ora alla contrapposizione con Kant che era un grande sostenitore della filosofia del finito, e all’interno di questa filosofia del finito era contemplata l’antitesi tra essere e dover essere e quindi tra realtà e ragione. Quindi per Kant realtà (ossia essere) e ragione (ossia dover essere) sono in antitesi mentre per Hegel coincidono. Inoltre, Hegel critica aspramente l’idea kantiana di voler indagare la facoltà del conoscere a priori, ossia prima di procedere a conoscere. Quindi sostanzialmente fare teoria senza aver iniziato a fare pratica. Come dice Hegel, è assurdo che uno voglia imparare a nuotare senza buttarsi in acqua. Hegel si contrappone anche ai romantici per due macromotivi: 1. il primo è che per i romantici il primato non è della ragione ma è del sentimento, dell’arte o della fede 2. la seconda critica è nei confronti dell’atteggiamento individualista dei romantici.
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