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L'imperialismo -> COMPLETO!, Sintesi del corso di Storia

Spero possa esservi utile... c'ho lavorato tantissimo affinché potesse essere davvero completo e approfondito!! :)

Tipologia: Sintesi del corso

2011/2012
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Caricato il 07/06/2012

martigna92
martigna92 🇮🇹

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Scarica L'imperialismo -> COMPLETO! e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! L’imperialismo Il termine “imperialismo” venne coniato in Francia negli anni ’50 dell’Ottocento in relazione alle mire espansionistiche di Napoleone III; poi si diffuse in Inghilterra negli anni ’70 per definire il programma di espansione coloniale del governo britannico. Infine, il termine passò a indicare la politica di conquista territoriale delle potenze europee, degli Stati Uniti e del Giappone. L’imperialismo proseguì la politica coloniale europea iniziata con la scoperta dell’America, ma diede a essa una forte accelerazione. Questo fenomeno caratterizzò soprattutto il periodo che va dal 1870 al 1914, definito dagli storici l’età dell’imperialismo. In pochi anni circa un quarto della superficie terrestre del globo venne spartito fra pochi stati: la Gran Bretagna aumentò i propri territori di circa 10 milioni di kmq, la Francia di 9, la Germania di 3 milioni, il Belgio e l’Italia di 2 milioni e mezzo. In sintesi, l’imperialismo fu una corsa alla colonizzazione, guidata dai governi in accanita competizione tra loro, che ebbe come obiettivo l’estensione dei confini nazionali.si vennero così a formare degli imperi costituiti da colonie (territori governati direttamente) e protettorati (territori controllati indirettamente attraverso i governi locali). L’IMPERIALISMO seguì un modello di conquista militare e politica che vide in primo piano l’intervento degli stati IL COLONIALISMO ANTECEDENTE era stato per lo più affidato alla penetrazione economica operata dalle compagnie commerciali e dai privati. IL COLONIALISMO TRADIZIONALE, invece, seguiva il controllo di zone circoscritte, rilevanti per il loro interesse strategico e commerciale. • Quali furono le ragioni che motivarono questa corsa alla spartizione del mondo? Le ragioni economiche si riassumono nel fatto che i territori coloniali rappresentavano mercati privilegiati di sbocco per le merci, fonti di risorse naturali e di materie prime a prezzi vantaggiosi, luoghi in cui investire i capitali in eccesso: da questo punto di vista fu fondamentale l’apertura del canale di Suez, in quanto non solo portò alla conquista dell’Africa, ma soprattutto accompagnò un’ampia apertura commerciale che si spingeva sino al Medio Oriente, rendendo quindi possibili gli scambi con le Indie. Inoltre, con il crescere della competizione economica e con l’affermarsi delle barriere protezionistiche, divenne sempre più importante per le economie avanzate disporre di ampie aree commercialmente protette al cui interno sviluppare correnti di traffici e di investimenti. Il contesto economico è dunque pervaso da un’importante evento: Tra il 1873 e il 1896 l’economia internazionale attraversò un periodo di crisi, passata alla storia come la “grande depressione” di fine ‘800. A questa crisi gli Stati risposero intervenendo nella vita economica: si passò dal “capitalismo concorrenziale” al “capitalismo organizzato”. Nel senso che gli Stati presero a sostenere l’economia nazionale in tre modi: • Con il protezionismo, ovvero con l’introduzione di alte tariffe doganali al fine di proteggere la produzione nazionale dalla concorrenza estera; • Incentivando la produzione nazionale con le commesse statali (“ordinazione da parte dello Stato di qualcosa” - specie nel settore militare) e agevolando finanziariamente la grande industria nazionale; • Con la politica imperialista: infatti l’estensione territoriale offriva nuovi sbocchi commerciali alle produzioni nazionali, penalizzate dalle varie “guerre doganali”; inoltre permetteva, nei casi più fortunati, di accaparrarsi materie prime a basso costo. Un ruolo decisivo lo ebbero però anche le ragioni politiche: al di là degli immediati vantaggi economici derivanti dalla conquista di questo o quel territorio, si era affermata nei principali stati europei la volontà di realizzare politiche di prestigio e di potenza per acquisire posizioni di forza nei rapporti internazionali. Il contesto politico: l’unificazione tedesca, seguita alla vittoria della Germania sulla Francia, aveva radicalmente cambiato i rapporti di forza in Europa. La Germania era diventata il perno dell’equilibrio e Bismark il protagonista delle relazioni internazionali. L’abile politica diplomatica del cancelliere tedesco fu in grado di garantire la pace nel ventennio 1870-90. Si trattava però di una pace carica di tensioni. Due erano le questioni più preoccupanti: • Lo spirito di revanscismo della Francia dopo la sconfitta del 1870; • Le rivendicazioni nazionaliste nei Balcani, unite alle ambizioni territoriali di Austria e Russia, desiderose di espandersi in quell’area. Bismark ricercò una politica d’equilibrio tra gli Stati europei. Per quanto riguarda la Francia: 1. Da un lato le concesse di estendere i propri domini coloniali dando così sfogo al suo revanscismo; 2. Dall’altro la isolò politicamente con vari accordi internazionali, il principale dei quali fu il Trattato della Triplice Alleanza del 1882 fra Germania, Austria e Italia. Per porre fine alla crisi balcanica, invece, nel 1878 Bismark convocò il Congresso di Berlino che ridimensionò le pretese russe in quell’area e sancì l’indipendenza dal non si può dichiarare di dominio personale un determinato territorio, bensì, attraverso l’occupazione militare, ci si può battere per averla. • Si capisce bene che molti Paesi, come Germania, Olanda, Italia e Portogallo, avevano un unico scopo relativamente alla conquista africana: ovvero quello di ottenerne prestigio agli occhi delle altre potenze europee, così da non essere esclusi dal rango di queste ultime. L’Italia, per esempio, pur non avendo un esercito organizzato e una preparazione economica, negli anni dal 1885 al 1890 acquista l'importante città portuale di Massaua, estendendo così il controllo italiano nell'entroterra. Nonostante nel 1890 l'Eritrea viene ufficialmente dichiarata colonia italiana con capitale Massaua, l'Italia continua la sua espansione verso l'entroterra, portando alla “Battaglia di Amba Alagi” del 1895, svoltasi tra le truppe italiane e quelle etiopi. Nel 1896 gli italiani vengono però sconfitti, e tale evento segna la fine dell’età imperialista per l’Italia. La questione del Congo fu risolta con una spartizione: a Leopoldo, re del Belgio, fu riconosciuta la sovranità personale sullo Stato Libero del Congo, con un piccolo sbocco sull’Atlantico. La Francia ebbe i territori sulla riva destra del fiume Congo e dell’alto Niger, la Germania il protettorato su Togo e Camerun, e l’Inghilterra il territorio dell’attuale Nigeria. (L’Africa sud-orientale) Il progetto della Gran Bretagna prevedeva l’unione dei territori della regione del Nilo e i possedimenti dell’Africa sud-orientale. Per questa ragione, tra il 1885 e il 1895, gli Inglesi partirono dalla Colonia del Capo, risalirono fino al bacino dello Zambesi e al Lago Niassa e occuparono il Kenya e l’Uganda. Le conquiste britanniche si scontrarono però con la presenza della Germania in Tanganica. Nel 1890 la Gran Bretagna riconobbe la presenza tedesca in Africa orientale e in cambio ebbe l’isola di Zanzibar, importante base commerciale tra l’India e l’Africa. I Francesi nella loro espansione si erano spinti fino in Sudan: nel 1898 le truppe britanniche si scontrarono con una guarnigione francese che aveva occupato la fortezza di Fashoda. L’incidente portò a sfiorare la guerra. Si ricompose perché sia la Francia che la Gran Bretagna erano consapevoli di dover fare fronte comune per contenere l’aggressiva espansione tedesca. Da quel momento i rapporti tra Francia e Inghilterra furono più distesi e ciò aprì la strada a un’intesa. La regione del Capo di Buona Speranza era stata colonizzata nel XVII secolo dagli Olandesi ed era divenuta poi britannica al tempo delle guerre napoleoniche con il nome di Colonia del Capo. I discendenti dei coloni olandesi, i Boeri o afrikaners, avevano fondato più a nord le due repubbliche indipendenti dell’Orange e del Transvaal. La scoperta dei giacimenti d’oro e di diamanti avevano poi spinto la Gran Bretagna a concentrare nella regione i propri interessi. Grazie a un ricco uomo d’affari, Cecil Rhodes, gli inglesi poterono espandere le loro conquiste fino allo Zambesi, dove fu fondata la Rhodesia. Nel 1885-86 la scoperta di altri ricchi giacimenti di diamanti nel Transvaal e nell’Orange, favorì la massiccia immigrazione inglese (gli uitlanders) alla ricerca di fortuna, scatenando l’accesa opposizione dei Boeri. Gli uitlanders, ovvero gli immigrati inglesi, furono decisamente discriminati dai Boeri e la tensione crebbe fino alla dichiarazione di guerra. Il conflitto anglo-boero durò dal 1889 al 1902, e si concluse con la vittoria della Gran Bretagna. Transvaal e Orange furono annessi all’Impero britannico. Nel 1910 furono uniti alla Colonia del Capo, per formare l’Unione Sudafricana. La spartizione dell’Asia La colonizzazione europea dell’Asia era già cominciata prima dell’età dell’imperialismo: - la Francia si era attestata nella penisola indocinese; - la Gran Bretagna in India, Ceylon, Hong Kong e Singapore; - l’Olanda dominava l’arcipelago indonesiano; - il Portogallo occupava Macao, Goa e parte dell’isola di Timor; - la Spagna possedeva le Filippine; - la Russia si stava espandendo verso la Siberia e l’Asia Centrale. Nell’età dell’imperialismo, la possibilità di accedere dal Mediterraneo al Mar Rosso, tramite il Canale di Suez diede nuovo impulso all’espansione europea in Asia. L’India, colonia britannica del ‘700, per un centinaio di anni fu governata dalla Compagnia delle Indie, per conto della Gran Bretagna. Nell’800 la Compagnia delle Indie controllava un territorio vastissimo che comprendeva l’odierna India, il Pakistan e il Bangladesh, con una popolazione che nel 1881 aveva raggiunto circa 200 milioni di persone. La politica della Compagnia delle Indie mirava alla modernizzazione dell’India con la diffusione della legislazione e della civiltà occidentale. Ma le trasformazioni avevano causato malcontento tra la popolazione. L’episodio più grave scoppiò nel 1857 con la ricolta dei Sepoys (soldati indiani arruolati dall’esercito britannico), estesa nella valle del Gange e nell’India centrale. Dopo una violenta repressione, il governo britannico decise di sciogliere la compagnia e di assumere il controllo diretto della colonia tramite un viceré con poteri quasi assoluti. L’azione politica britannica fu più cauta rispetto a quella della Compagnia delle Indie: burocrazia ed esercito furono ristrutturati in modo da affiancare funzionari indiani a elementi britannici. Le esigenze amministrative dell’impero diedero vita a poco a poco a una classe media locale istruita, composta da maestri, funzionari, impiegati e professionisti. Dal punto di vista economico, l’azione del governo britannico si concentrò nella costruzione di grandi opere pubbliche, come ponti, strade e ferrovie, per consentire l’incremento degli scambi commerciali e il controllo militare di tutto il paese. Nel 1876 la regina Vittoria assunse il titolo di “Imperatrice dell’India”, a conferma del grande interesse del governo per la colonia indiana. Molto meno positiva fu invece l’amministrazione delle aree rurali dove viveva l’80% della popolazione indiana. La mancata riforma agraria, la forte pressione fiscale e l’importazione di tessuti dalla Gran Bretagna, che aveva distrutto l’industria cotoniera locale, resero ancora più dura la vita dei contadini. Nel 1885, dalla fusione di varie organizzazioni della classe media indiana nacque il Congresso Nazionale Indiano. Il Congresso in origine non era un partito, ma una libera assemblea in cui rappresentanti una volta all’anno potevano avanzare le loro proposte al governo. Per esempio, dal congresso venne formulata la richiesta di riforme graduali e di una rappresentanza degli interessi indiani al Parlamento di Londra. Per reazione alle scarse concessioni del governo, nel 1910 nacque all’interno del Congresso una corrente estremista guidata da Bal Gangadhar Tilak. Tilak rivendicò il diritto dell’India all’autogoverno e i suoi uomini compirono atti di violenza verso i funzionari britannici e gli indiani collaborazionisti. Il governo britannico reagì con la repressione, ma cominciò a concedere contemporaneamente una certa autonomia alle assemblee locali. (Le guerre dell’oppio e l’apertura della Cina) L’interesse delle potenze europee, degli Stati Uniti e del Giappone in area asiatica, si concentrò soprattutto sulla Cina. A metà del XIX secolo l’impero cinese era il paese più popolato del mondo con una popolazione di 400 milioni di abitanti. Dotata di enormi potenzialità economiche, la Cina mostrava tuttavia i sintomi della decadenza: all’immenso territorio dell’impero - che comprendeva anche la Mongolia, la Birmania, la Manciuria, il Vietnam e la Corea – non corrispondeva una reale forza politica e amministrativa. Il malcontento verso la dinastia imperiale Manciù e i suoi funzionari (i mandarini) era diffuso. Per questa ragione, tra il 1849 e il 1868, scoppiarono numerose rivolte contadine, puntualmente represse con durezza dal governo. Isolato completamente dall’esterno, l’Impero cinese, non aveva relazioni diplomatiche con nessuna potenza estera; l’unico porto accessibile ai commercianti stranieri era quello di Canton. Nei primi decenni dell’800 erano cresciuti particolarmente i traffici commerciali con gli inglesi, interessati a importare thè, seta, tessuti e porcellane. La merce più richiesta dai cinesi, poco attratti dai prodotti occidentali, era invece l’oppio che, tuttavia, in Cina era proibito. Le tensioni tra gli inglesi e il governo imperiale causarono la prima guerra dell’oppio, così chiamata perché determinata dal rifiuto cinese di importare l’oppio. La guerra si concluse nel 1842 con la vittoria della Gran Bretagna. La pace impose alla Cina di aprire i porti agli stranieri e di cedere la città di Hong Kong agli inglesi. La seconda guerra dell’oppio (1856-60) terminò con la completa sconfitta della Cina che fu costretta ad aprirsi al commercio straniero e a stabilire relazioni diplomatiche con gli Stati occidentali.
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