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L'impero russo nell'800, Appunti di Storia

L'impero russo nell'800, caratterizzato dal potere autocratico dello zar e dalla presenza di diversi popoli con tradizioni diverse. Si parla della situazione delle campagne, della servitù della gleba e della nascita di diverse correnti di pensiero, tra cui gli occidentalisti, i slavofili o populisti e i marxisti. Viene descritta la nascita del Partito Operaio Socialdemocratico Russo e la rivoluzione russa del 1905. Si parla anche della guerra civile e della fine della dinastia dei Romanov.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 17/10/2022

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Scarica L'impero russo nell'800 e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! IMPERO RUSSO NELL̓800 Lo zar esercitava un potere autocratico e assoluto, senza il controllo di nessun Parlamento. era appoggiato dallʼaristocrazia,esercito, dalla burocrazia imperiale e dalla Chiesa Ortodossa, che insieme rappresentavano il 5% della popolazione e detenevano tutti i privilegi. L̓ IMPERO RUSSO ERA COMPOSTO DA DIVERSI POPOLI CON TRADIZIONI DIVERSE(FINLANDESI,POLACCHI ,MONGOLI,GEORGIANI,UCRAINI ..) I RUSSI VERI NON SUPERAVANO IL 45 % DELLA POPOLAZIONE Le campagne erano arretrate: Chiese, monasteri e grandi famiglie (circa 3000) possedevano il 90% delle terre coltivabili, che facevano coltivare da contadini in condizioni servili (servi della gleba). Lo zar Alessandro II nel 1861 abolì la servitù della gleba, ma i contadini dovevano pagare un riscatto al proprietario per avere la terra che coltivavano; molti non se lo potevano permettere e così furono favoriti i kulaki, medi proprietari terrieri, che accumularono terre comprandole a poco prezzo dai contadini. Anche gli altri settori erano arretrati e la Russia dipendeva per i prodotti industriali. Dal 1870 si tentò di sviluppar L̓ industria nazionale e tra il 1885 e il 1898 la produzione industriale crebbe in vari settori del 400%. Ma lo sviluppo industriale qui non fu naturale di uno sviluppo di una borghesia industriale e imprenditoriale, perché fu imposta dallo Stato, con i capitali dello stato o di potenze estere come Francia, Germania e Inghilterra. OPPOSIZIONE AL ZARISMO Occidentalisti (intellettuali, studenti e piccola borghesia istruita, la cosiddetta intellighenzia): progresso sul modello europeo (economia capitalistica + democrazia). Slavofili o populisti (dal 1881 «socialrivoluzionari»): ostili a borghesia e proletariato, sostenevano che lo sviluppo doveva partire dai contadini: lo Stato doveva essere sostituito da comunità agricole. Prevedevano metodi terroristici (lo zar Alessandro II nel 1881 fu assassinato da un populista). Marxisti: accettavano il capitalismo come fase preparatoria ad una rivoluzione borghese, a sua volta preparatoria a quella socialista. Si impegnavano per diffondere una coscienza di classe nel proletariato e a usare metodi di lotta democratica e non terroristica. Fondarono nel 1898 il POSDR (Partito Operaio Socialdemocratico Russo). POSDR Partito Operaio Socialdemocratico Russo nato a fine Ottocento, di ispirazione marxista MENSCEVICHI Convinti che la rivoluzione socialista, auspicata da Marx, dovesse avvenire in maniera lenta e graduale dopo la maturazione del capitalismo, ma il capitalismo in Russia non era ancora decollato perché la sua economia continuava ad essere prevalentemente di tipo agricolo. BOLSCEVICHI Respingevano il gradualismo riformista e avanzavano di conquistare subito il potere, ponendosi alla testa del proletariato operaio e dei contadini poveri, da qui la necessità di un partito di lotta. LA RIVOLUZIONE RUSSA La domenica di sangue 9 gennaio 1905 zarista spara su una manifestazione pacifica davanti al palazzo a San Pietroburgo, uccidendo più di mille persone. I manifestanti sono per lo più contadini e operai che protestano per il peggioramento delle loro condizioni e invocano e la protezione dello Zar. Seguono scioperi e rivolte. un ammutinamento, il primo «Soviet» e la «Duma» giugno-ottobre 1905 Cresce nei confronti dello zar anche tra la borghesia (i cosiddetti cadetti di ispirazione liberale) e tra l e̓sercito . Famoso della nave corazzata Potëmkin nel porto di Odessa, che diede il via ad altre rivolte. A San Pietroburgo nasce il primo Soviet (un consiglio dei lavoratori), che si presenta come organismo politico. Lo zar Nicola II promette libertà politiche e concede di un Parlamento, la Duma (che in realtà non ebbe mai un ruolo effettivo) Agosto del 1914 la capitale San Pietroburgo (fondata da Pietro il Grande nel 1703) diventa PIETROGRADO. Il suffisso slavo grad (città) sostituisce il burg di origine tedesca: questo perché la Russia è entrata in guerra accanto allʼIntesa contro gli Imperi Centrali. La città si chiamerà Pietrogrado fino al 1924, alla morte di Lenin, quando in suo onore verrà rinominata Leningrado. Nel 1991, dopo il crollo del regime comunista, riprenderà il nome di San Pietroburgo. trattative di pace con gli Imperi centrali, ma la Germania impone delle condizioni molto dure: la Russia deve cedere alcune regioni tra Bielorussia e Caucaso, rinunciare ai Paesi baltici e riconoscere lʼindipendenza a Finlandia e Ucraina, il che significa rinunciare a un terzo della popolazione e a una metà degli impianti industriali del paese. Si giunge così al trattato di Brest-Litovsk, stipulato il 3 marzo 1918 nellʼomonima cittadina dellʼattuale Bielorussia (oggi la località si chiama Brest). Nel frattempo le potenze dellʼIntesa spaventate da un contagio rivoluzionario, cominciano ad appoggiare le forze antibolsceviche, inviando in Russia delle truppe inglesi, francesi, americane, italiane e giapponesi. Scoppia così la guerra civile, che vede fronteggiarsi da un lato lʼarmata rossa, ossia le milizie rivoluzionarie bolsceviche guidate da Trotskji,dallʼaltro lato lʼarmata bianca, filo-zarista e conservatrice, appoggiata, oltre che dallʼintesa anche dai kulaki (piccoli proprietari terrieri) e da una parte dei muziki (contadini), questi ultimi ancora legati al vecchio mondo religioso russo, rispettoso del potere della Chiesa Ortodossa e dello zar. La lotta è furibonda e registra molte atrocità da una parte e allʼaltra. Inoltre le potenze occidentali impongono un blocco economico al fine di indebolire i bolscevichi. La guerra dura due anni circa, si conclude nella primavera del 1920. Alla fine i Rossi ottengono lʼappoggio delle masse contadine, timorose di perdere quel poco che avevano conquistato in caso di vittoria dei bianchi. I ROMANOV Durante la guerra civile, il 16 luglio del 1918 lo zar, la moglie e i loro figli vennero giustiziati dal soviet di Ekaterinburg nel timore che fossero liberati dai controrivoluzionari. I loro corpi vennero fatti a pezzi, bruciati e sepolti in una cava. Il luogo della sepoltura è stato individuato nel 1978, ma solo nel 2008 sono stati identificati i resti di tutti i componenti della famiglia. In piena guerra civile, nel 1918, entrò in vigore la Prima Costituzione Sovietica: essa affermava i diritti del popolo sfruttato e oppressoʼʼ e prevedeva che il nuovo Stato diventasse una repubblica federale (URSS: Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche), alla quale si potessero aggregare liberamente (in realtà furono conquistate dai bolscevichi durante la guerra civile) le eventuali altre repubbliche socialiste che si fossero formate sia sul territorio dell e̓x-impero sia oltreconfine (Ucraina, Azerbaigian, Georgia, Armenia, Bielorussia). p. q. r. p. q. r. Il partito operaio socialdemocratico russo cambiò ufficialmente nome e diventò il partito Comunista e tutti gli oppositori dei bolscevichi furono dichiarati fuorilegge, fu reintrodotta la pena di morte e venne creata la Ceka, una polizia politica. Quando i comunisti presero il potere, la situazione economica era disastrosa (autoconsumo in campagna, industrie nel caos, inflazione alle stelle). Il comunismo mise in atto allora una politica economica autoritaria d e̓mergenza: tutta la terra fu nazionalizzata, furono statalizzate le grandi e medie industrie, fu soppresso il libero mercato a favore del controllo statale del commercio e della distribuzione. Lo stato quindi controllava ogni settore dell e̓conomia Il comunismo di guerra consentì di rifornire l e̓sercito fino alla fine della guerra civile, ma si alienò le simpatie di contadini e di altri simpatizzanti dei bolscevichi. Ci furono varie sommosse, ma la più famosa fu quella dei marinai della base navale di Kronstadt, che avevano sempre appoggiato la rivoluzione. La spietata repressione della rivolta dimostrò che si viveva ormai in uno stato accentrato e autoritario Nel 1921 si ritenne opportuno finire il durissimo Comunismo di guerra e si inaugurò una nuova politica economica: I contadini potevano coltivare per le loro necessità, consegnare allo Stato una parte del raccolto e vendere le eccedenze. Venne legalizzato il commercio spicciolo (anche per limitare il mercato nero) Lo stato mantenne il controllo solo delle fabbriche con più di 20 dipendenti e venne creato un sistema industriale misto, statale e privato. La NEP fece uscire la Russia dalla carestia e la stabilizzò. Allʼinterno el Partito Comunista dellʼunione Sovietica (PCUS) fu proibito il frazionismo: non ci dovevano essere contrasti tra fazioni. Un militante poteva esprimere le sue posizioni nel dibattito interno al partito, ma una volta che la decisione veniva presa, era vincolante per tutti ed era vietato contestarla o anche solo manifestare il proprio dissenso. Questo modello venne poi applicato a tutti i partiti comunisti europei. Si accentuò così il carattere autoritario: la dittatura del proletariato era diventata la dittatura di un partito unico, o meglio ancora di un ristretto numero di dirigenti bolscevichi , come Trockij, Lenin, Kamenev e Stalin. CAPITALISMO Per capitalismo si intende il sistema economico fondato sull'impiego del capitale costituito da denaro e beni materiali allo scopo di sviluppare l'attività diretta alla produzione di beni e di fornire un profitto a chi tale capitale ha impiegato. I possessori del capitale sono chiamati capitalisti. Lo sviluppo capitalistico avviene quando nelle loro imprese i capitalisti, dopo aver acquistato macchine e materie prime, pagato le retribuzioni agli operai e agli impiegati, venduto le merci prodotte, realizzato un guadagno personale, ottengono un profitto. Tale surplus va ad allargare e migliorare il ciclo produttivo. Scopo costante del capitalista è battere la concorrenza. SOCIALISMO Il socialismo è un insiemse delle teorie economiche, dei movimenti e dei sistemi politici che mirano a realizzare eguaglianza politica, sociale ed economica di tutti gli uomini e a creare nuove forme di giustizia sociale. Si pongono in polemica con la società borghese, ma cercano di attuare le loro riforme in modo graduale, dentro il sistema democratico, promuovendo riforme e accettando le regole del sistema politico parlamentare. COMUNISMO Il comunismo è lʼinsieme delle dottrine, dei movimenti e dei sistemi politici, economici e sociali che sostengono lʼabolizione (parziale o totale) della proprietà privata e la fine dello sfruttamento dei lavoratori. A tale scopo chiede che i mezzi di produzione diventino collettivi (collettivizzazione) e che i beni e i prodotti siano distribuiti secondo i bisogni di ciascuno. Il comunismo teorizza la rivoluzione del proletariato, che instauri una dittatura del proletariato in vista dellʼabolizione delle classi sociali e del sistema. In realtà da Lenin in poi la dittatura del proletariato viene usata come scusa per instaurare regimi totalitari, illiberali e intolleranti, con un unico partito al potere.
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