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L'Influenza di Roma nel Classicismo del XVIII secolo, Appunti di Storia Dell'architettura Contemporanea

Appunti su Piranesi, Wickelmann, William Kent, Robert Adam, Chambers e Wyatt.

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 06/12/2019

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nunzia-nozomi-campione 🇮🇹

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Scarica L'Influenza di Roma nel Classicismo del XVIII secolo e più Appunti in PDF di Storia Dell'architettura Contemporanea solo su Docsity! CLASSICISMO NEL XVIII SECOLO L’INFLUENZA DI ROMA Durante questo periodo, l’Italia non possedeva un unico centro cultuale, nè un’architettura unitaria. Tuttavia, nella prima metà del XVIII secolo, Roma esercitò una forte influenza in Europa e in tutto il mondo. Catalizzatore di questo processo fu Piranesi. Piranesi È un disegnatore vedutista. La sua forte influenza a Roma è dovuta dalla sua incredibile capacità evocativa e dalle sue raffigurazioni dei monumenti della Roma antica e moderna. Alcuni di questi disegni sono ingigantiti, ampliando la normale visuale dell’occhio umano (Realtà trasfigurata). Disegnava anche edifici, scenari di totale fantasia, rendendo perfino la rovina interessante (pittoresco). Esempio, “carcere d’invenzione”, con immagini di sotterranei, ruderi e scale, rendendo il tutto misterioso e profondo. Origini artistiche barocche (dovute alla sua formazione a Venezia), anche se prediligeva lo stile romano grazie al suo trasferimento a Roma: fu molto influenzato da Panini, che lavorò precedentemente per vent’anni con Juvarra. Un’altra città che influenzò Piranesi fu Napoli grazie ai dipinti di Luca Giordano e dagli scavi di Ercolano. Piranesi, a sua volta, influenzò i progetti immaginari degli studenti francesi che concorrevano per il Gran Prix dell’Accademia di Francia. Realizzò diversi libri e tavole come “Prima parte di Architetture e Prospettive” (che conteneva immagini di rovine di fantasia), “Le antichità romane” (con piante, sezioni, aspetti costruttivi degli edifici della Roma Antica, con l’applicazione dell’archeologia alla progettazione), “Le vedute di Roma” (con tavole raffiguranti gli edifici romani), “Della magnificenza et Architettura de Romani”, nel quale sosteneva che gli Etruschi furono gli unici fondatori della civiltà romana e che avessero perfezionato la pittura, la scultura e le arti tecniche prima di loro; queste tavole sottolineano la varietà e ricchezza delle decorazioni architettoniche romane; non ci sono ovviamente fonti a sostegno di questa sua teoria), “Parere sull’Architettura” (illustrato con combinazioni di motivi egizi, greci, etruschi e romani). Nell’esercizio dell’architettura, Piranesi ebbe risultati meno felici e minore influenza. Ricostruì la chiesa di S.Maria del Priorato e la piazza antistante alla sede del Sovrano Ordine dei cavalieri di Malta sull’Aventino a Roma, con colonne commemorative a rilievi e affiancate da obelischi e urne, la cappella ha delle superfici ornate da piccoli particolari ricchi di simbolismi dei cavalieri di malta, con carattere militare e antico. Wickelmann Tra gli artisti attratti da Roma nel corso del XVIII secolo, pochi ebbero più influenza di Wickelmann. È il primo vero critico dell’arte greca (anche se non andò mai personalmente in Grecia), individuandola come arte assoluta. Fu consulente nel progetto di Villa Albani a Roma, lavorando e influenzandosi a vicenda con Carlo Marchionni, che alludeva ad una finta rovina anche se era di nuova realizzazione e nonostante la stessa Roma fosse una città in rovina. Anche se la villa ha un’impostazione tardo barocca, è ricoperta internamente ed esteriormente da statue e rilievi antichi e neoclassici. Questo è evidente soprattutto nei due templi greci formati da portici connessi alle ali della villa in cui si fondono sculture e colonne neo-antiche, dove si può notare l’influenza di Wickelmann, avvertibile anche nel Tempietto Diruto, una finta rovina formata prevalentemente da frammenti antichi disposti in maniera pittoresca sul giardino. Le origini del Pittoresco Fu ideata dalla società colta e agiata che poteva godere della natura e dell’arte attraverso i viaggi iniziati con il Gran Tour e terminati in Inghilterra, Scozia e Galles. L’uso di queste tecniche pittoriche aiuta a collocare gli edifici nel loro contesto storico, infatti l’architettura è sempre parte di un ambiente, termine che può essere interpretato sia come collocazione fisica, ma anche come collocazione storica. Da qui in poi, l’architettura iniziò a considerarsi per le sue potenzialità narrative ed evocative. Si cominciò ad apprezzare le rovine e a realizzarne di nuove, ovvero si credeva che esistessero elementi più importanti rispetto al fine stesso che voleva dare l’architetto. Per questo motivo, architetti come William Chambers, Robert Adam, cominciano a rappresentare con disegni e acquarelli come l’edificio sarebbero stati i loro edifici quando alterazioni e degrado li avrebbero convertiti in rovina. Lord Burlington e William Kent Kent, pittore, decoratore e architetto inglese, si trasferì presto in Italia per 10 anni, studiando pittura a Roma. Proprio in quel periodo incontrò Lord Burlington, producendo una comunione d’intenti che rivoluziona l’arte inglese. Burlington, intenzionato a determinare una rinascita delle arti in Inghilterra, riportò Kent dall’Italia in Inghilterra come pittore storico formatosi nella tradizione pittorica italiana. L’aspirazione era quella di promuovere uno stile nazionale fondato su quello Palladiano, immune da ogni eccesso barocco, ritornando così alla precedente cultura di Inigo Jones. Lord Burlington frequentava i pittori che decoravano il palazzo di famiglia, e, innamorandosi dell’arte si innamora anche della poesia e quindi dell’opera, proprio da questa sua passione poi sarà il fondatore dell’associazione operistica inglese. Importantissimi furono i tre volumi del “Vitruvius Britannicus”, ognuno con cento tavole, e fu concepito come testimonianza degli edifici moderni sia pubblici che privati in Gran Bretagna, sottolineando la “semplicità degli antichi” piuttosto che le forme “arbitrarie e ricercate” del Barocco. L’opera di Kent riflette diverse tendenze contraddittorie perché, pur essendosi formato nella Roma tardo barocca, aderiva alle aspirazioni stilistiche del Lord Burlington. KENSINGTON PALACE Venne decorato l’interno in 3 stili differenti: lo scalone con dipinti murali in stile barocco veneto; la Cupola Room in stile neoantico, con il soffitto a cassettoni, pilastri giganti, statue contenute in nicchie e bassorilievi sopra i camini; e la Presence Chamber, dove i soffitti riprendono Raffaello e Vasari. HOLKHAM HALL Fu concepito come scrigno per i quadri e sculture Italiane. Questo edificio è un contrasto tra una sobria facciata palladiana e un interno barocco. La pianta, con quattro padiglioni esterni, si ispira ad un’opera mai realizzata di Palladio; nella Hall d’ingresso con lo scalone, si fondono elementi delle basiliche a colonnati dell’antica Roma. Kent ed i suoi comminenti attinsero come riferimento innanzitutto ai grandiosi paesaggi dipinti da Lorrain e Poussin, con l’evocazione dei tempi classici ed edifici in rovina in ambienti pastorali, ai giardini rinascimentali italiani e alle lettere in cui Plinio il Giovane descriveva le sue ville al Laurentino e in Toscana. Robert Adam Adam adoperò a Kedleston Hall, una casa di campagna inglese situata a Derbyshire, UK. Il principale cambiamento esterno effettuato fu la facciata meridionale (sud), che venne ad assomigliare ad un’evocazione romantica dell’Arco di Costantino a Roma (intervento definito Pittoresco). Questo tema fu ripreso anche all’interno, dove la porta principale dell’enorme pronao corinzio conduce direttamente alla Great Hall, dove le pareti sono fiancheggiate da colonne corinzie e adornate da nicchie che contengono antiche sculture. Nel passaggio da questa stanza al salone, ci ritroviamo in un ambiente a cupola ispirato al
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