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Italia agli inizi del Novecento: Sviluppo industriale, classe operaia e letteratura, Appunti di Italiano

L'Italia agli inizi del Novecento, un paese agricolo con sviluppo industriale e proletariato organizzato. L'emigrazione interna e la colonizzazione mascherano i problemi economici. Giolitti al potere nel 1903, politica di accordo tra partiti e provvedimenti a favore della classe operaia. Nascono riviste come 'La Voce', 'L'Unità' e 'Lacerba'. Svevo e Pascoli importanti autori. Svevo, di origini ebraiche, pubblica dal 1880. 'Senilità' fallisce, ma 'La coscienza di Zeno' è un successo in Francia. Pascoli, di origini contadine, studia a Firenze e Bologna, si avvicina al socialismo. Inizia carriera di insegnante nel 1884, formazione positivista.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 05/10/2022

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niccolo-puzzo 🇮🇹

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Scarica Italia agli inizi del Novecento: Sviluppo industriale, classe operaia e letteratura e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! L’Italia dei primi del 1900: L’italia ai primi del novecento era un paese sostanzialmente agricolo, che vede però un primo sviluppo industriale ed una costituzione di un proletariato cittadino, che diventa una classe sociale forte, organizzata e consapevole. L’inurbamento causa un’emigrazione interna. I problemi economici del paese vengono spesso velati attraverso le campagne di colonizzazione da parte del governo italiano, conquistando la Libia infatti il governo ottenne un successo di facciata. Nel 1903, Giovanni Giolitti salì a capo del governo, avviando una politica di accordo tra i partiti, inaugurando quindi una nuova concezione di stato, non piu come repressivo ma come mediatore dei conflitti sociali. Giolitti prese inoltre importanti provvedimenti a favore della classe operaia, tutelando in particolar modo donne e bambini. Il suo governo finì però nel 1913, in seguito al patto gentiloni, che non ebbe il risultato sperato. Le Riviste: Nel 1908 venne fondata “La Voce” da parte di Giovanni Prezzolini, inizialmente definita come una “palestra di incontri e discussioni”, con un preciso impegno educativo. La divisione che si creò però internamente tra la dirigenza portò ad un distaccamento del socialista Gaetano Salvemini, non piu a favore dei vociani, che vennero poi definiti dallo stesso come “antidemocratici e interventisti”. Salvemini fondò nel 1911 “L’Unità”, una rivista esclusivamente politica e socialista. Successsivamente anche Papini si distacco dalla “Voce”, per fondare la rivsita “Lacerba”, una rivista di stampo esclusivamente futurista e interventista, che terminò la sua pubblicazione nel 1915, con l’inizio della guerra. Nasce a Bari invece nel 1903, per mano di Benedetto Croce, “La Critica”; una rivista volta a diffondere il pensiero idealistico dell’autore nella cultura italiana. Italo Svevo: pseudonimo di Aron Hector Schmitz, Svevo fu uno degli autori di maggiore spessore della letteratura italiana. Nasce a Trieste nel 1861 da un’agiata famiglia borghese, seguendo degli studi di stampo ebraico, date le origini della madre Allegra Moravia. Hector venne poi mandato assieme ai suoi fratelli in Germania, dove studiò materie utili per portare avanti l’attività del padre, commerciante di vetrami. La sua aspirazione a diventare un autore lo portò alla pubblicazione di testi a partire dal 1880, nel giornale triestino “L’indipendente”. Nel 1892 pubblicherà “Una vita”, con lo pseudonimo di Italo Svevo. La morte della madre nel 1895 segnò lo scrittore, che riuscì a superare il trauma solo con il matrimonio con la cugina Letizia Veneziani, nel 1896, assieme alla quale ebbe inoltre una figlia. Svevo decise poi di entrare nella ditta dei suoceri, che lo portarono a fare un salto di classe sociale, proiettandosi nel mondo dell’alta borghesia, nella quale trovo una condizione di agio che lo distaccò momentaneamente dalla sfera letteraria, anche a causa del mancato successo della sua opera “Senilità”, pubblicata nel 1898. Il sequestro della fabbrica dei suoceri costrinse Svevo a ricominciare la scrittura dei suo romanzi, a partire dal 1919, anno nel quale cominciò la stesura de’ “La coscienza di Zeno”, pubblicato nel 1923 e frutto dei suoi incontri con James Joyce, che lo spinse alla pubblicazione, e con Freud, che lo aprì al mondo della psicoanalisi. L’opera non ebbe un grande successo in Italia, ma venne fortemente apprezzata in Francia, con la pubblicazione nel 1926 su “Le navire d’argent” di un intero numero dedicato all’autore e alla sua opera. In Italia, nel 1925, Eugenio Montale gli dedicò un ampio saggio sulla rivista “L’esame”, riconoscendone la grandezza dell’opera. Svevo morì però nel 1928, in seguito ad un incidente stradale. Giovanni Pascoli: nato nel 1855 a San Mauro di Romagna da una famiglia della piccola borghesia rurale, Giovanni Pascoli viveva in una tipica famiglia patriarcale, con 10 fratelli. La tranquillità della famiglia venne fortemente scossa dalla morte del padre nel 1867, ucciso da un rivale a fucilate, la cui identità non fu mai scoperta. La morte del padre portò ad una conseguente difficoltà economica, che costrinse la famiglia a trasferirsi a Rimini. La morte della madre nel 1868 segnò duramente Giovanni, dato il rapporto che con lei condivideva. Giovanni proseguì i suoi studi a Firenze presso gli Scolopi, dove terminò il liceo, per poi proseguire presso la facoltà di lettere dell’università di Bologna nel 1873. In questi anni, Pascoli si avvicinò all’ideologia socialista, partecipando a varie manifestazioni contro il governo, che lo portarono all’arresto nel 1879. L’esperienza in carcere fu per lui traumatica, tanto da allontanarlo definitivamente dalla militanza politica. Egli iniziò la sua carriera di insegnante liceale nel 1884, prima a Matera e poi a Massa, per poi arrivare a Livorno assieme alle sorelle Ida e Mariù, fino al 1895. La formazione dell’autore fu essenzialmente positivistica, dato il clima che dominava nei suoi anni di formazione letteraria Luigi Pirandello: nasce il 28 giugno del 1867 a Girgenti da una famiglia di agiata condizione borghese. dopo i suoi studi liceali, iniziò i suoi studi universitari della facoltà di lettere a Palermo, per poi trasferirsi successivamente a Roma, università dalla quale fu costretto a trasferirsi a causa di un contrasto sorto con un professore, per poi laurearsi nel 1891 all’università di Bonn. L’autore si trasferì stabilmente a Roma nel 1892 assieme a sua moglie Maria Antonietta Portulano, concedendosi esclusivamente alla letteratura, iniziando la stesura del suo primo romanzo “L’esclusa” che verrà pubblicato nel 1901. Nel 1897 inizia la propria carriere da docente come supplente presso l’istituto superiore di magistero di Roma, presso il quale diviene docente di ruolo nel 1908. L’attività teatrale dell’autore iniziò ufficialmente nel 1910, per poi intensificarsi nel 1915, anno in cui venne messa in scena la sua prima commedia “Se non così”, seguita da drammi che suscitarono scalpore tra il pubblico. L’anno della rivoluzione dell’opera teatrale pirandelliana è ufficialmente il 1921, quando il 9 maggio dello stesso anno venne messa per la prima volta in scena a Roma la sua opera maestra “Sei personaggi in cerca d’autore”, che rivoluzionò radicalmente il linguaggio drammatico e venne duramente criticato dal pubblico romano, che si sentì derubato del suo ruolo di spettatore. L’umorismo: pubblicato nel 1908, fu uno dei saggi di maggiore importanza della letteratura pirandelliana, all’interno del quale viene compresa la concezione dell’arte e della poetica dell’autore siciliano.
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