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L'Italia Fascista degli anni 30, Dispense di Storia

gli sforzi economici del regime, l'iri e l'economia, il lavoro, la conquista dell'Etiopia e le leggi razziali

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 27/10/2022

lisa-di-donna
lisa-di-donna 🇮🇹

4.5

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Scarica L'Italia Fascista degli anni 30 e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! L’ITALIA FASCISTA DEGLI ANNI 30 GLI SFORZI ECONOMICI DEL REGIME Prima del 1929 la situazione economica italiana era instabile. l'Italia era un paese in larga parte rurale e l’ agricoltura era arretrata con poca meccanizzazione. Il regime fascista fece molti sforzi per bonificare i terreni incolti e per modernizzare la produzione nei campi. Venne lanciata la cosiddetta “battaglia del grano”: l'obiettivo da raggiungere era l'autosufficienza produttiva di frumento nel paese. La battaglia dei buoni risultati e l'agricoltura nel complesso migliorò. Migliorò anche la produzione industriale. In tal modo il fascismo si debito con i proprietari agrari e gli industriali che ne avevano apertamente sostenuto il regime. questa “fase liberista” del regime cioè, di agevolazione del libero mercato capitalistico, negli anni 20, fu incarnata dal ministero delle finanze Alberto de Stefani. L’IRI E L’ECONOMIA Ovviamente la crisi di Wall Street nel 1929 peggiorò la situazione economica in Italia la domanda dei beni calò gli acquirenti diminuirono. Le grandi fabbriche si salvarono solo grazie all'intervento del governo fascista, che moltiplicò soprattutto le commesse militari cioè gli ordinativi di armi materiali e rifornimenti per l'esercito. Fu questa la “fase dirigista” del regime in campo economico. Nel 1933 fu creato l’IRI: istituto per la ricostruzione industriale: pensato per sostenere temporaneamente le banche industrie in difficoltà e poi non fu più eliminato. (fino al 2002) Lo Stato che aveva anticipato capitali per comprare le aziende in crisi, si ritrova così imprenditore cioè proprietario di molte attività economiche. In tal modo quella italiana divenne un'economia mista ossia in parte privata in parte pubblica. Lo Stato era quindi il proprietario dei beni e la protezione di essi e anche la valorizzazione. NEL MONDO DEL LAVORO Il fascismo voleva regolare ogni aspetto della vita sociale e si intromise anche nei rapporti tra i padroni e lavoratori. Esso sciolse tutte le organizzazioni sindacali esistenti e fondò 22 corporazioni, una per ciascun settore economico con rappresentanti sia dei lavoratori sia degli imprenditori. Il termine corporazione si richiamava alle associazioni medievali dei lavoratori che all'interno di città operavano con regole proprie. Venne scritta nella carta del lavoro nel 1927 dal giurista Alfredo Rocco. Esso ha così imposto l'ideale della collaborazione tra le classi sociali sotto la supervisione del partito. Lo Stato corporativo sembrava meno capace di creare la giustizia nei rapporti sociali e nelle professioni. Di fatto l'abolizione dei sindacati mise l'Italia sotto la supervisione del partito che controllava tutto in questo modo i lavoratori si ritrovarono imbavagliati e neutralizzati con basse paghe. Mussolini personalmente incentivò le nostre nascite e multo’ i celibi. LA CONQUISTA DELL’ETIOPIA Mussolini dava molta importanza alla politica estera e voleva rinnovare l’Italia, così nel 1935 nell'Africa orientale dove l'Italia già possedeva Somalia ed Eritrea,un forte esercito invase l’Etiopia che era allora uno dei pochi Stati rimasti indipendenti in Africa retto dall'imperatore Haile’ Selassie’. Gli italiani vinsero la resistenza etiope utilizzando anche gas e altri mezzi proibiti. il 5 maggio del 1936 il generale Badoglio entrò vittorioso nella capitale a Addis Abeba e l'Etiopia fu unita alle tre e nella nuova colonia dell'Africa orientale. Questa conquista riguarda un'area periferica poverissima e il regime mostrava questo come una vittoria epica. Le nuove terre africane costituivano l'impero italiano e l'opinione pubblica italiana orgogliosa raggiunse il culmine del suo consenso.
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