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L'Italia fascista (Mussolini), Appunti di Storia

L'Italia fascista di Mussolini (immagine del paese, cultura e scuola, economia fascista)

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 24/05/2023

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Scarica L'Italia fascista (Mussolini) e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! L’ITALIA FASCISTA Nella seconda metà degli anni 20, lo Stato fascista in Italia è una realtà consolidata nelle sue strutture giuridiche come il partito unico (Pnf), la Milizia, i sindacati di regime e riconoscibile anche dalle sue manifestazioni esteriori come le adunate dei cittadini in uniforme, il culto del capo, la propaganda. La caratteristica fondamentale era la sovrapposizione tra due strutture → il partito e lo stato, il cui punto di congiunzione era il gran consiglio del fascismo (organo di partito) investito di importanti funzioni costituzionali. Sopra a tutti vi era poi il capo del governo e duce del fascismo, Mussolini. Lo stato ebbe un ruolo prioritario rispetto al partito → utilizzò i prefetti, funzionari di Stato, per portare i suoi ordini dal centro alla periferia, utilizzò la Polizia di Stato per controllare l’ordine pubblico e reprimere il dissenso Dalla fine degli anni Venti si assistette ad una vera e propria fascistizzazione del Paese, con due ostacoli: la Chiesa e la monarchia, che fecero del fascismo un totalitarismo imperfetto. L’iscrizione al Pnf diventò una pratica di massa, nacquero organizzazioni collaterali al partito: ∙ L’Opera nazionale dopolavoro (1925) che si occupava del tempo libero di migliaia di lavoratori ∙ Comitato olimpico nazionale (CONI, 1927) che aveva lo scopo di incoraggiare e controllare le attività sportive ∙ Fasci giovanili, Gruppi universitari fascisti (Guf) e l’Opera nazionale Balilla (1926) che forniva ai ragazzi tra i 12 e i 18 anni un supplemento di educazione fisica, qualche rudimento di istruzione premilitare e un indottrinamento ideologico. ∙ L’organizzazione dei Figli della lupa, per i bambini sotto i 12 anni Il 99% della popolazione si dichiarava cattolica e quindi Mussolini si sentì obbligato a cercare un’intesa politica con la Chiesa che prese la forma dei Patti Lateranensi (11 febbraio 1929). Essi si articolavano in tre parti: ∙ Trattato Internazionale → la Santa Sede riconosceva lo Stato italiano e la sua capitale e si vedeva in cambio riconosciuta la sua autorità sullo Stato della Città del Vaticano ∙ Convenzione Finanziaria → l’Italia si doveva pagare al Papa un’indennità per la perdita dello Stato pontificio ∙ Concordato → che regolava i rapporti interni tra Stato e Chiesa: stabiliva l’esonero dei preti dal servizio militare, gli effetti civili del matrimonio religioso, l’insegnamento della religione cattolica a scuola, il libero svolgimento della propria attività a tutte le organizzazioni dipendenti dall’azione cattolica. I Patti lateranensi furono un vantaggio per la Chiesa → grazie ad essi venne rafforzata la sua presenza nella società (potere che aveva da tempo perso) e nonostante non si schierò mai contro il fascismo, educò i giovani ai suoi valori, con l’obiettivo di formare una classe dirigente capace all’occorrenza di sostituire quella fascista. (Cosa che avverrà dopo la Seconda guerra mondiale) L’altro ostacolo al fascismo era rappresentato dal re → restava la più alta carica dello Stato, a cui spettava il comando delle forze armate, la scelta dei senatori, il diritto di nomina e revoca del capo del governo. (durante il fascismo il re non esercitò nessuno di questi poteri, ma in caso di crisi, tutto sarebbe tornato dalle mani di Mussolini alle sue) L’IMMAGINE DELL’ITALIA FASCISTA L’immagine dell’Italia nel ventennio fascista è testimoniata da cinegiornali di attualità, foto ufficiali, dalla stampa illustrata → i ritratti di Mussolini erano esposti nelle scuole, negli uffici, nei luoghi pubblici e per le strade; il fascio littorio (insegna del potere dei magistrati di Roma antica) divenne il simbolo del regime. Ne erano ornati edifici pubblici, monumenti, cartoline, copertine di libri; le adunanze coreografiche, gli scolari che sfilavano in formazione militare indossando la camicia nera e armati di fucili di legno, i discorsi del duce. Il fascismo promosse lo sviluppo demografico → con assegni familiari per i lavoratori, favorendo le assunzioni dei padri di famiglia, con premi per le coppie più prolifiche. Ovviamente questo si contrapponeva al processo di emancipazione femminile che il fascismo infatti non favorì. Lo sviluppo demografico e il forte processo di urbanizzazione non furono sufficienti a cancellare l’arretratezza dell’Italia → solo un abitante su 100 possedeva l’auto, uno su 70 il telefono, 1 su 40 la radio, contro un rapporto di 1/20 per auto e telefono e 1/7 per la radio in Francia e Inghilterra alla vigilia della Seconda guerra mondiale. L’arretratezza economica e civile fu per certi aspetti funzionale al fascismo → che predicava il ritorno alla campagna, la sanità della vita campestre, la ruralizzazione. La fascistizzazione riguardò però soprattutto i ceti intermedi, piccola e media borghesia, perché erano i più sensibili ai valori esaltati dal regime → nazione, gerarchia, ordine sociale LA CULTURA E LA SCUOLA Il fascismo dedicò molta attenzione alla scuola e al mondo della cultura ai fini del consenso. Dopo la ristrutturazione dell’istruzione pubblica già avvenuta da Gentile nel 1923, con l’avvento del fascismo tutto fu intensificato → controllo degli insegnanti, dei libri scolastici e introduzione nel 1930 del testo unico per le elementari. L’università godette di maggiore autonomia, ma non si oppose mai al fascismo. Quando fu imposto ai docenti il giuramento di fedeltà al fascismo pochissimi si rifiutarono → anche gli ambienti dell’alta cultura si allinearono al regime, anche apertamente (Pirandello, Marconi, Mascagni, Volpe, Gentile) Il controllo del fascismo fu molto più intenso nel campo della cultura e dei mezzi di comunicazione di massa: tra il 1922 e il 1926 ci furono la censura e il controllo diretto su articoli, pubblicazioni. ↓ Nel 1937 al Ministero per la Cultura popolare (Minculpop) era affidata la sorveglianza della stampa, ma l’ultima parola spettava sempre a Mussolini. Il regime controllava anche le trasmissioni radiofoniche, affidate all’ente di Stato Eiar (progenitore della RAI) Altri importanti strumenti di propaganda furono poi il cinegiornale d’attualità → prodotto dall’Istituto Luce (ente statale) proiettati nelle sale cinematografiche, sovvenzionate dal regime, all’inizio di ogni proiezione. ECONOMIA FASCISTA Come politica economica venne proposto il corporativismo (via di mezza tra capitalismo e socialismo) che consisteva nella gestione diretta dell’economia da parte delle categorie produttive, organizzate in corporazioni. ↓ Esse generarono una nuova burocrazia, ma il fascismo ottenne comunque risultati dignitosi, creando enti ed istituzioni che durarono anche dopo il regime. Dal 1922 al 1925 per volere del Ministro delle Finanze De Stefani, il fascismo adottò una politica economica liberista con lo scopo di rilanciare la produzione e l’iniziativa privata → Ciò causò un aumento dell’inflazione, un aumento del deficit con l’estero e una forte diminuzione del valore della lira (1 sterlina=145 lire). Dal 1925 invece ci fu un cambiamento voluto da Volpi, Ministro delle Finanze, con l’inaugurazione di una politica protezionista basata su deflazione, stabilizzazione monetaria e intervento dello Stato in materia economica. Furono due i provvedimenti più importanti: ∙ La battaglia del grano → per il raggiungimento dell’autosufficienza nel settore dei cereali, sia attraverso l’aumento della superficie coltivata a grano, sia attraverso l’uso di tecniche più avanzate; questo risultato fu raggiunto a discapito però di altri settori quali l’allevamento e le colture ortofrutticole da esportazione. ∙ Quota novanta → con lo scopo di rivalutare la lira, portandola al valore di 1 a 90 nei confronti della lira (90 lire= 1 sterlina). Il risultato fu raggiunto limitando il credito e con l’aiuto di banche statunitensi che elargirono un grosso prestito all’Italia.
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