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L'Italia nella prima guerra mondiale, Appunti di Storia

L'anno della neutralità, il governo Salandra, il dibattito sull'intervento, il patto di Londra, le spallate di Cadorna, la disfatta di Caporetto, la vittoria di Vittorio Veneto. La vittoria mutilata.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 04/08/2021

User1705
User1705 🇮🇹

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Scarica L'Italia nella prima guerra mondiale e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! L’ITALIA NELLA GRANDE GUERRA L'Italia entra in guerra nel 1915, a fianco di Inghilterra e Francia. La guerra in Italia si combatte su due fronti: Trentino e Isonzo contro l'Austria e fu una guerra devastante virgola in quanto l'Italia non era pronta. 1. 1914 - l'anno della neutralità A. La scelta del governo Salandra Nel 1914, dopo la dichiarazione di guerra dell'Austria, Luigi Cadorna vuole mobilitare le truppe ma il presidente Salandra si oppone perché il governo sa che l'opinione pubblica sarebbe stata contro l'entrata in guerra a favore dell'Austria, in quanto è stato nemico storico e attuale perché ancora dei territori italiani come il Trentino e Trieste. Anche agli austriaci non piacciono gli italiani, perché l'Austria ha del risentimento per la loro vincita del Risorgimento nonostante la perdita di molte battaglie. Inoltre, non ci sono più le condizioni storiche per allearsi con l'Austria, l'avevano fatto solo per andare contro alla Francia, ma ora non c'è più questo astio. Infine, il governo legge bene il trattato difensivo della triplice alleanza e si rende conto che l'Austria, avendo attaccato per prima, avrebbe dovuto consultare anche l'Italia prima di entrare in guerra, ma così non fu e quindi il governo Salandra decise per la neutralità. A questo riguardo si sviluppa un grande dibattito pubblico tra interventisti e neutralisti. B. Il dibattito sull'intervento Il dibattito nasce dal fatto che non ci fu quello slancio di solidarietà nazionale causato dalla guerra punto si sviluppò quindi un dibattito che divise l'Italia in due: o Neutralisti: non vogliono entrare in guerra - Giolitti» l'esercito non è pronto, come non lo è il sistema industriale e secondo lui si ottiene di più con la neutralità. - Chiesa Cattolica» la guerra non dovrebbe essere fatta contro l'Austria in quanto sono cattolici anche loro. - Socialisti riformisti» la guerra sarebbe andata a vantaggio dei capitalisti e quindi avrebbe impoverito la classe operaia. Siccome in Italia la maggioranza è cattolica o socialista, la maggioranza è contro la guerra. o Interventisti: sono a favore della guerra e sono la minoranza molto attiva - Interventisti democratici» come Salvemini e i repubblicani, pensano che la guerra avrebbe portato a termine l'unione nazionale e che le masse sarebbero state le fautrici del Risorgimento democratico. - Socialisti rivoluzionari» la guerra industriale avrebbe usurato il capitalismo e poiché gli Stati sono borghesi, la guerra avrebbe fatto collassare la borghesia e sarebbe stata possibile una rivoluzione del proletariato. - Nazionalisti»+ sostengono che la guerra vinta avrebbe trasformato l'Italia in un'egemonia internazionale - Liberali conservatori» la guerra avrebbe favorito la grande industria e vogliono l'entrata in guerra per arricchirsi. - Benito Mussolini+ è di formazione socialista e dal 1914 sarà il direttore del giornale socialista L'Avanti. All'inizio era contro la guerra ma nell'ottobre del 1914 fu espulso dal partito perché divenne a favore. Lui vuole un rinnovamento politico e un rinnovamento morale, in quanto l'italiano umile e sottomesso si sarebbe dimostrato coraggioso. Fonda quindi un nuovo giornale chiamato // popolo d'Italia. 2. L'Italia in guerra Nel 1915 l'Italia entra in guerra in un modo particolare, con una forzatura politica contro la democrazia. Non entrerà con la triplice alleanza ma con la triplice intesa. A. 1915: il patto di Londra e la forzatura del parlamento Nella primavera del 1915, gli interventisti intensificarono la loro azione di propaganda a favore della guerra, organizzando manifestazioni nelle principali città italiane. | vertici militari erano a favore della guerra e spingevano per l'entrata, mentre il governo esitò e non prese posizione, attivando la diplomazia. In particolare, il ministro degli Esteri italiano Sidney Sonnino ebbe numerosi incontri diplomatici con alti esponenti del governo di Vienna per valutare se la neutralità italiana poteva essere compensata dalla cessione di alcuni territori sotto il controllo austriaco. La neutralità sarebbe stata infatti vantaggiosa per l'Austria perché l'impero, già stremato, sarebbe sicuramente collassato con l'ingresso dell'Italia a lato della Triplice Intesa. L'Austria, tuttavia, si dichiarò disposta a cedere soltanto una parte del Trentino e nient'altro, quindi il 26 aprile 1915 il governo italiano firmò il cosiddetto Patto di Londra impegnandosi entro un mese a entrare in guerra con Francia, Gran Bretagna e Russia contro l'Austria. In caso di Vittoria all'Italia furono promessi il Trentino, l’Alto-Adige, Trieste, l'Istria, la Dalmazia e una parte delle colonie tedesche in Africa. Questo patto, tuttavia, fu firmato in segreto, senza il consenso del Parlamento, che avrebbe dovuto quindi ratificare con il proprio voto il Patto di Londra. Nel maggio 1915 il Patto venne reso pubblico e iniziò un mese definito da D'Annunzio “Maggio radioso” pieno di scontri e dibattiti accesi e violenti tra stampa e parlamento, neutralisti ed interventisti e del parlamento contro il governo e il re. o Stampa vs parlamento In particolare, nel quotidiano “Tribuna” Giolitti fu attaccato pubblicamente dai nazionalisti e Mussolini pubblicò un articolo in cui definì il Parlamento il bubbone dell'Italia. o Neutralisti vs interventisti Soprattutto D'Annunzio durante il mese di maggio scese in piazza esaltando gli interventisti e andò nei teatri a fare dei comizi per convincere la popolazione che l'entrata in guerra fosse giusta. Nella sua idea la guerra era una grande esperienza morale che avrebbe permesso all'italiano medio una vita fuori dall'anonimato e inoltre sarebbe stata un'esperienza estetica in quanto la velocità e l'enormità delle macchine erano fonte di bellezza. D'Annunzio inaugurò in questa occasione un nuovo stile politico: infatti, parlava
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