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Crisi Politica e Sociale in Italia negli Anni Ottanta: Fine Prima Repubblica, Schemi e mappe concettuali di Storia Contemporanea

La crisi politica e sociale in Italia negli anni Ottanta, dalla nascita della Repubblica e della Costituente, alla fine della Prima Repubblica. Il periodo è caratterizzato da problemi di ordine pubblico, separatismo, crisi economica e finanziaria, e la contestazione studentesca. Vengono descritte le principali riforme del centro-destra e del centro-sinistra, la spinta alla modernizzazione e l'ampliamento dei diritti, e la stagione di violenze e trame oscure. Il documento illustra anche la collaborazione tra i grandi partiti di massa e la crisi del sistema politico.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 03/07/2022

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Scarica Crisi Politica e Sociale in Italia negli Anni Ottanta: Fine Prima Repubblica e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! L’Italia repubblicana Dalla nascita al 1992 Una proposta di periodizzazione 1945-1948: La nascita della Repubblica e la Costituente 1948-1953: Il centrismo degasperiano 1953-1960: Crisi del centrismo e miracolo economico 1960-1968: Il centro-sinistra 1968-1973: Fine della Golden Age 1973-1979: Compromesso storico e Solidarietà nazionale 1979-1987: Gli anni Ottanta 1987-1992: Crisi del sistema politico Il centrismo degasperiano • Elezioni del 18 aprile 1948: netta affermazione della Dc, percepita dagli elettori come garante della permanenza dell’Italia nel blocco occidentale guidato dagli Usa; sconfitta di socialisti e comunisti, uniti nel Fronte Popolare. La Dc beneficia del sostegno americano e della Chiesa • De Gasperi dà vita a una coalizione centrista (Dc insieme ad alleati minori: repubblicani, socialdemocratici, liberali), mentre sinistre (Psi, Pci) e destre (monarchici e neofascisti del Msi) sono all’opposizione • Luglio 1948: attentato a Palmiro Togliatti da parte di un giovane estremista di destra; gravi scontri nel Paese, ma prevale la generale volontà di evitare una lacerazione civile dopo le tragedie della guerra • Inizia la ricostruzione. “Linea Einaudi” in campo economico e finanziario. Intorno al 1950 il paese è già tornato ai livelli produttivi d’anteguerra • Politica estera: adesione al Patto Atlantico (1949) e partecipazione ai primi passi dell’integrazione europea (Unione europea dei pagamenti; Ceca) • Duro scontro sociale e politico: ondate di licenziamenti nel quadro della ristrutturazione aziendale; mobilitazione delle sinistre sul piano sindacale e contro la guerra in Corea Il centrismo degasperiano/2 • Linea di De Gasperi: gradualismo riformatore, per stabilizzare il quadro sociopolitico, alimentare un processo di sviluppo economico, realizzare una maggiore eguaglianza sociale • Principali riforme del centrismo: riforma agraria (latifondo meridionale, Delta del Po, Maremma toscana; progetto di creare un ceto medio contadino sostenitore del blocco di governo); istituzione della Cassa per il Mezzogiorno (piano infrastrutturale per la modernizzazione del Sud); Piano INA-Casa (legge Fanfani per l’edilizia popolare); riforma tributaria di Vanoni (introduce l’obbligo della dichiarazione annuale dei redditi, base per una più equa politica fiscale redistributrice) • Queste riforme alienano al governo il sostegno della destra (uscita dei liberali dall’esecutivo), mentre prosegue la dura opposizione delle sinistre (permane una forte compressione dei salari e dei consumi). La Dc subisce una serie di sconfitte alle elezioni amministrative del 1951-1952, specie al Sud, dove crescono in particolare monarchici e neofascisti • De Gasperi, dinanzi a un possibile crollo del centrismo, resiste alle pressioni conservatrici per aprire a monarchici e neofascisti, e cerca di blindare la sua maggioranza con una riforma della legge elettorale in senso maggioritario (65% dei seggi alla coalizione che raggiunge il 50% più uno dei voti). Le opposizioni bollano il provvedimento come “legge truffa” Crisi del centrismo e miracolo economico • Elezioni del 1953: la coalizione centrista non riesce a ottenere il premio di maggioranza. Inizia una fase di governi centristi deboli • Esce di scena De Gasperi, che muore nel 1954. Resta la centralità della Dc, ora guidata da Fanfani, favorevole all’intervento statale in economia: in tale ambito va ricordata la nascita dell’Eni, creatura di Enrico Mattei; nel 1956 viene creato il Ministero delle Partecipazioni statali • La Dc acquisisce ulteriore potere con il controllo della macchina amministrativa e di enti e aziende pubbliche: si completa il passaggio dai vecchi notabili ai nuovi “mediatori” democristiani sul territorio • Prosegue la crescita economica, favorita dall’inserimento del paese nella Golden Age occidentale e nella integrazione europea (Ceca, istituzione della Cee con i Trattati di Roma) • Grazie al disgelo internazionale e interno, trovano applicazione una serie di provvedimenti previsti a suo tempo dalla Costituzione (1956, si insedia la Corte Costituzionale; 1958, inizia i suoi lavori il Consiglio superiore della magistratura) Il centro-sinistra/2 • Prime riforme del centro-sinistra: nazionalizzazione dell’industria elettrica; scuola media unica; tassazione dei titoli azionari (viene subito modificata in senso restrittivo, a riprova delle difficoltà nel processo riformatore) • Diverse riforme restano invece inattuate: regionalismo, riforma urbanistica e programmazione economica. Le forze moderate continuano a esercitare una forte influenza • Le elezioni del 1963 non premiano il centro-sinistra: democristiani e socialisti perdono voti, avanza il Pci • Nasce il centro-sinistra organico col governo Moro, su basi più moderate • Dietro le quinte vengono esercitate pressioni in senso conservatore: nel 1964 viene approntato il Piano Solo per il mantenimento dell’ordine pubblico con mezzi straordinari da parte dei Carabinieri; il “tintinnar di sciabole” (definizione di Pietro Nenni) serve a intimidire le componenti più riformatrici del centro-sinistra • La partecipazione al governo provoca una spaccatura nel Psi: nel 1964 avviene la scissione a sinistra del Psiup • La formula del centro-sinistra viene mantenuta sino ai primi anni Settanta, ma i governi che si succedono hanno gravi difficoltà nel gestire i problemi di una società sempre più articolata e complessa Fine della Golden Age • Nel 1968 anche in Italia esplode la contestazione studentesca, rivelatrice delle contraddizioni generate dalla modernizzazione accelerata • In Italia il movimento degli studenti assume una connotazione marxista e rivoluzionaria più che in altri paesi occidentali. Gli studenti cercano un collegamento con la classe operaia, individuata come interlocutore privilegiato. Con l’autunno caldo (1969) il centro della protesta si trasferisce nelle fabbriche • Il sindacato assume un particolare rilievo nella vita pubblica, in ragione anche delle difficoltà di un sistema politico bloccato (la maggioranza è in difficoltà, la principale forza d’opposizione – il partito comunista – non può aspirare al governo a causa dei vincoli della guerra fredda) • La spinta che viene dalla società conduce in ogni caso alla adozione di alcune importanti riforme (1970): Statuto dei lavoratori, istituzione delle Regioni, legge sul divorzio • Il paese entra in una stagione di violenze, attentati e trame oscure: strage di piazza Fontana (1969, inizio della “strategia della tensione”), rivolta di Reggio Calabria, tentativi e voci di colpo di Stato Fine della Golden Age/2 • Alla crisi politica e dell’ordine pubblico si aggiunge anche quella della economia: lo shock petrolifero aggrava una situazione già difficile per l’alta conflittualità sociale e l’aumento della spesa pubblica. Anche l’Italia, paese dipendente dal punto di vista energetico, sperimenta la stagflazione • Scandali finanziari e politici indeboliscono ulteriormente la credibilità del sistema. Per ovviare al problema dei finanziamenti illegali alla politica, viene approvata una legge sul finanziamento pubblico dei partiti (1974) • Per uscire dalla crisi generale e contrastare la minaccia di una svolta autoritaria, il segretario del Pci Enrico Berlinguer lancia la proposta del “compromesso storico” (1973): una collaborazione tra i grandi partiti di massa come quella avvenuta nella fase fondativa della Repubblica • Il Pci, che ha condannato l’invasione sovietica della Cecoslovacchia, cerca di elaborare un modello di comunismo democratico che lo legittimi a entrare nell’area di governo (eurocomunismo) • Prosegue nel frattempo la modernizzazione e la stagione di ampliamento dei diritti: nel 1974, un referendum conferma la legge sul divorzio; nel 1975 viene introdotto il nuovo codice di famiglia Gli anni Ottanta • All’inizio del decennio si ritorna a una formula di centro-sinistra, in una edizione aggiornata chiamata “pentapartito” (dai cinque partiti di maggioranza: Dc, Psi, Psdi, Pri, Pli) • Si formano i primi governi non a guida democristiana dal 1945: dapprima il governo Spadolini (1981), poi dopo le elezioni del 1983 nasce un esecutivo presieduto da Craxi, nuovo leader di riferimento della politica nazionale • I governi Craxi riflettono l’esaurirsi della spinta a sinistra degli anni Settanta. Nell’autunno 1980, la marcia dei quarantamila della Fiat a Torino ha segnato la prima grave sconfitta del sindacato. Nel 1984 il governo Craxi introduce tagli al meccanismo della scala mobile. Il referendum abrogativo al riguardo, voluto dai comunisti, apre una contesa a sinistra molto aspra e si conclude con una vittoria di Craxi • Nella politica di fermezza verso i sindacati, Craxi si trova a incarnare il clima neoliberista degli anni Ottanta, ma in modo assai parziale: restano infatti decisamente elevati il livello della spesa pubblica e dell’intervento statale in economia (ciò alimenta sprechi e corruzione) Gli anni Ottanta/2 • Le criticità strutturali del modello italiano di governo vengono compensate dalla ripresa economica che si registra a partire dal 1984. Processi di modernizzazione del tessuto produttivo favoriscono un nuovo ciclo di sviluppo, sebbene permangano alti tassi di disoccupazione • L’economia italiana dimostra una rinnovata vitalità: le difficoltà dei grandi gruppi vengono compensate dalla crescita della piccola e media impresa; nel ruolo di spinta, il tradizionale triangolo industriale viene sostituito dai distretti specializzati e dal definitivo decollo del Nord-Est; grande dinamismo si registra anche nel settore dei servizi e del terziario avanzato • Ombre dello sviluppo: volume esorbitante della “economia sommersa”, caratterizzata da lavoro nero ed evasione fiscale; livelli elevati di corruzione; crescita della criminalità organizzata, che gestisce i propri fiorenti traffici in una vera e propria economia parallela • Il paese esce dall’emergenza terroristica: si chiude la strategia della tensione; le Brigate Rosse vengono smantellate • La revisione del Concordato (1984) ne modifica le clausole più anacronistiche e riflette i cambiamenti della società Crisi del sistema politico • I contrasti fra Dc e Psi conducono nel 1987 a nuove elezioni: appaiono nuove forze come i Verdi e le Leghe regionali, dalle quali nascerà la Lega Nord. I partiti tradizionali conoscono una crisi crescente dei consensi, mentre avanza l’idea che sia necessaria una riforma del sistema politico • Il pentapartito affronta il nodo delle riforme, ma senza approdare a risultati concreti. Fallisce anche il tentativo di riforma interna della Dc concepito da Ciriaco De Mita • Rallenta anche l’economia: a partire dal 1990 si registra una crisi che coinvolge molte imprese, anche importanti; la competitività italiana appare gravemente penalizzata da fattori come l’inefficienza della pubblica amministrazione, l’inadeguatezza delle infrastrutture, gli arretramenti nel campo degli investimenti e della ricerca, l’elevato deficit del bilancio statale. Svaniscono gli ottimismi degli anni Ottanta e si inizia a parlare del ritardo italiano nel nuovo contesto della globalizzazione • Di insufficiente preparazione italiana si parla anche a proposito della applicazione dell’Atto unico europeo (1986), che entro il 1992 prevede il rafforzamento della cooperazione politica e la rimozione definitiva delle barriere alla circolazione di merci e capitali nello spazio comunitario
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