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L'ottocento-R. Bonavita, Sintesi del corso di Letteratura

Riassunto completo del libro "L'ottocento" di Riccardo Bonavita, utile per l'esame di lineamenti di letteratura contemporanea del prof. D'intino, università degli studi La Sapienza.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 13/01/2021

biancan99
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Scarica L'ottocento-R. Bonavita e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura solo su Docsity! L’OTTOCENTO- D’INTINO CAPITOLO 1 Rivoluzione francese 1789. Ultimo decennio del 700 in Europa: guerre tra Francia repubblicana e potenze monarchiche che cercano di contrastare i moti rivoluzionari (austria, inghilterra, prussia, russia). Italia: viene interessata dal conflitto nel 1796, quando un’armata di Napoleone Bonaparte occupa nord e centro della penisola. Suscita grandi aspettative in chi crede negli ideali di libertà della rivoluzione. 1797: trattato di Campoformio: napoleone si allea con l’austria creando delusione. 1796/1799: nel resto della penisola dà vita a nuove repubbliche, dove abolisce titoli nobiliari e privilegi e dove sancisce la libertà di stampa e opinione. La francia si appropria delle principali risorse, quindi controlla gli altri governi, mentre le classi meno abbienti non vedono cambiamenti. 1799: crollo delle repubbliche sotto l’insorgenza di popolani e contadini. Una di queste abbatte la repubblica partenopea. I simpatizzanti sopravvissuti diffondono in Europa e Italia la filosofia storicista (importanza della conoscenza storica sulle altre discipline) e le teorie antropologiche di G. Vico. Intanto Bonaparte riconquista la penisola. 1804: si proclama imperatore dei francesi. 1805: si insedia sul trono del regno d’italia. Questo regime dà vita ad una svolta autoritaria, ma avvia anche una serie di riforme, guadagnando il consenso della classe dirigente. La centralizzazione amministrativa rende necessaria la formazione di nuovi funzionari civili -> sviluppo di nuova borghesia. Italia stringe legami con la Francia. Questo assetto dura fino al 1815, anno della caduta di Bonaparte a Waterloo. -> inizio RESTAURAZIONE. LETTERATI TRA IMPEGNO E PROPAGANDA: la prod. Letterario del triennio 1796-1799 non di distacca da neoclassicismo (tendenza artistica ispirata alla perfezione dei classici greci e latini) e primitivismo (vera dimensione dell’essere umano, abbandono della modernità). Muta la condizione sociale dei letterati. Il monopolio dell’attività letteraria passa dai chierici ai laici. Per gli intellettuali ci sono nuove possibilità di carriera nell’amministrazione pubblica. Accademie perdono rilievo, mentre i salotti lo acquisiscono. Libertà di stampa e di associazione offrono nuove possibilità ai giovani intellettuali che vogliono intervenire nella vita pubblica: si fa strada la figura dell’intellettuale militante. Questa politicizzazione degli intellettuali trova spazio nella fioritura dei giornali. Nasce giornalismo politico che punta a far sviluppare opinioni per coinvolgere i cittadini. Con il colpo di stato di Bonaparte (1805) si chiude la stagione del giornalismo politico. Però i governi napoleonici cercheranno sostegno negli intellettuali per promuovere lo sviluppo culturale. Nascono cosi gli intellettuali FUNZIONARI. Tra loro spicca Vincenzo Monti. Chi invece, come Foscolo, proclama l’indipendenza viene marginalizzato. Milano sempre più centrale sotto punto di vista letterario. 1802: vi nasce va Società Tipografa De’ Classici Italiani -> inizio dell’industria editoriale milanese. In Italia, tuttavia, il pubblico alfabetizzato/istruito è minore rispetto all’europa. Manca una produzione lett. Di livello medio. LINGUA, CULTURA E GUSTO STILE “IMPERO”: 1796-1814: aumenta influenza del francese sull’italiano. Questo stimola la tendenza al recupero dell’italiano. Antonio Cesari, fautore del purismo, propone di ampliare il VOCABOLARIO DELLA CRUSCA con vocaboli tratti dai testi volgari (soprattutto del 300). Il legame con la Francia tende ad isolare l’Italia da lingue come inglese e tedesco che già elaboravano innovazioni romantiche. Infatti, lo stile dell’impero napoleonico rievoca la magnificenza dell’antica Roma imperiale. Vengono mobilitati grandi artisti neoclassici (es. canova). Trionfo della bellezza ideale, fatta di grazia, misura ed equilibrio. L’isolamento dell’Italia non la fa entrare in contatto col pensiero idealistico nascente in Germania. Continua a dipendere dal pensiero illuminista, soprattutto dal sensismo (sostiene che l’intera attività psichica si forma esclusivamente sulla base delle sensazioni fisiche e del loro combinarsi). Anche la prod. Letteraria non si distacca dal neoclassicismo. Accresce il divario tra letteratura alta e lett. Rivolta alla maggioranza dei lettori. Gli autori che vogliono acquisire fama stabile devono aggraziarsi la stretta cerchia di critici. Si delinea un canone letterario neoclassico, dove gli scrittori seguono i modelli lett. E il repertorio mitologico dell’antichità greco-latina. Scena dominata da Monti e Foscolo. Monti conquista il vertice del mondo lett. Fino ai primi anni della Restaurazione. Foscolo, invece, rivendica indipendenza, restando dissidente e innovatore. Traccia in un saggio la gerarchia dei generi lett. Neoclassici: più in basso mette novella e romanzo (intrattenimento), più in alto la storia, la lirica, la tragedia e l’epopea. MONTI, CUOCO, GIORDANI: IL CANONE NEOCLASSICO: Monti (1754-1828): dopo il poemetto antirivoluzionario “In morte di ugo bassville” (1793) abbandona la corte del papa e si trasferisce a milano. Qui si modella alle tematiche rivoluzionarie, rinnegando il poemetto. Cerca di riaffermare il prestigio delle istituzioni lett. Di fronte all’instabilità politica dell’epoca. Mette a punto una lingua poetica alta. I cambiamenti politi sono però troppo veloci e molte opere restano incompiute. classici un nuovo mito che abbia stesso fascino e immediatezza di quelli greci antichi. Questo mito è ripartito in 3 inni: 1. La nascita delle grazie, decisa da Venere per placare gli istinti bestiali degli uomini; 2. Un rito propiziatorio alle tre dee; 3. La fuga delle grazie ad Antartide per sottrarsi ai desideri impuri. Ricorre spesso all’allegoria, concepita come personificazione di un’idea astratta. Il progetto non verrà concluso. Ne pubblicherà pochi frammenti nel 1822. Al crollo dell’impero, si schiera con chi vuole tenere in vita il regno d’italia, sottraendolo alla francia. Nel 1815 rifiuta di giurare fedeltà al trono austriaco e sceglie l’esilio prima in svizzera poi inghilterra, dove vivrà ai margini perché estraneo ai codici dell’aristocrazia inglese. Non andrà d’accordo neanche con gli altri esiliati per la sua contrarietà al romanticismo. Come critico specialista riesce a conquistare pubblico inglese. Scrive saggi sulla lett. Italiana. 1827: dopo morte, acquista grande rilievo nell’imaginario delle generazioni risorgimentali. CAPITOLO 2 (la svolta romantica sotto la Restaurazione): LA RESTAURAZIONE E I SUOI NEMICI: 1815: congresso di Vienna. Austria, Russia, Prussia ridisegnano i confini per scongiurare l’insorgenza napoleonica. Fino al decennio 1830/40, il continente è dominato da santa alleanza (Austria, Russia, Prussia) che aboliscono innovazioni sociali, economiche e amministrative: epoca della RESTAURAZIONE. Tornano privilegi feudali e censura della stampa. In tutta europa si scoprono identità nazionali che non coincidono con i principi del congresso. In Italia, imprenditori e proprietari terrieri più innovatori premono per unificare il paese. Nasce una rete di associazioni segrete, la CARBONERIA, che cerca di rovesciare i sovrani assoluti. 1820/21: un’insurrezione di militari spagnoli innesca rivolte in tutta europa. L’esercito austriaco sconfigge gli insorti e dà il via alla repressione. 1830: in Francia arriva al trono Luigi Filippo, che introduce riforme liberali. 1831: i carbonari e i liberali vogliono spodestare i sovrani senza essere repressi. Insorgono Parma, Modena e stato pontif. Ma l’austria interviene e reprime. Questo fallimento evidenzia l’inefficacia della carboneria, quindi grazie agli esiliati prende corpo un altro movimento: la GIOVINE ITALIA, guidato da Mazzini. LA CULTURA ALL’OPPOSIZIONE Il potere politico cerca di impedire la circolazione di idee contrarie all’ortodossia cattolica. L’istruzione pubblica e gratuita viene abolita ovunque tranne che nel Lombardo-veneto. L’insegnamento di base è affidato alle istituzioni ecclesiastiche o ai privati. Decadono le università. L’intellettuale, escluso dall’impego pubblico, deve guadagnare con l’insegnamento privato o con il lavoro editoriale. La divisione in più stati aumenta il POLICENTRISMO CULTURALE. Il centro dominante resta milano, dove nasce la figura del letterato DI PROFESSIONE che vive grazie alle sue opere. 1816: i giovani autori romantici lanciano un’offensiva contro il canone classicista e fondano il primo periodico di opposizione, “IL CONCILIATORE” che diffonde con linguaggio vivace e informale le innovazioni e le idee liberali. “L’antologia” diventa, dopo il conciliatore, la rivista più diffusa e autorevole dell’epoca. Diretta da Viusseux e redatta da Montani e Tommaseo, pubblica contenuti inerenti ai più svariati ambiti. Nel 1833 sarà soppressa dalla santa alleanza. A Roma prevale l’ANTIQUARIA, cioè lo studio dilettantesco dell’archeologia romana. Il governo pontificio combatte ogni influsso esterno chiudendo le frontiere. La rete dei centri culturali italiani si estende anche all’estero pechè molti intellettuali vivono in esilio (parigi, londra, bruxelles). In tutta europa, i libri di successo romantici sono ristampati abusivamente e venduti sottobanco. POETICHE ROMANTICHE E INNOVAZIONI LETTERARIE IN EUROPA: i capisaldi illuministi sono messi in crisi da nuove generazioni di intellettuali che attribuiscono più importanza alla sfera dei sentimenti individuali e alla sfera religiosa. Il mondo delle arti è percorso da una serie di innovazioni di temi, riconducibili al concetto di romanticismo, le cui origini risalgono alla germania e all’inghilterra del XVIII secolo per contrastare la francia dei lumi. Si celebra l’architettura gotica del medioevo mentre si riscopre il teatro di Shakespeare, grazie alla figura del genio del sublime, che esaltano l’artista capace di creare svincolandosi da ogni regola. Ai modelli greco-latini della tragedia si oppone il patrimonio della poesia popolare e delle saghe celtiche del nord. Sorgono anche nuovi generi come la poesia sepolcrale ed il romanzo gotico, che attraggono i lettori destando spavento. Johann G. Herder (1744-1803): tra il 1760 e 80 rifiuta l’egemonia del classicismo e propone un approccio storico-genetico alle opere del passato: il valore di una cultura non dipende dalla vicinanza ad un modello ideale, ma dalla sua originalità e dalla capacità di esprimere il carattere profondo di una nazione. Le sue proposte sono raccolte da un gruppo di scrittori in una nuova tendenza chiamata STURM UND DRANG (tempesta e impeto). Per esaltare la forza del genio Goethe e Schiller scrivono tragedie che rompono la regola delle 3 unità. Burger, invece, fa rivivere le leggende fantastiche e spettrali del medioevo nordico. La svolta si ha fuori dai circuiti ufficiali della cultura francese. Chateaubriand (1768-1848) illustra con “il genio del cristianesimo” le bellezze della religione cristiana, demolita dall’illuminismo. 1802: pubblica “Renè” che ritrae le inquietudini postrivoluzionarie. Il protagonista è assillato da un dolore senza nome che non trova sfogo in qualcosa di preciso -> MAL DU SIECLE, vuoto interiore. La francia illuminista è scalzata dalla germania, dove nasce l’IDEALISMO, che pone l’accento sul ruolo fondativo dell’IO. Questa filosofia si svilupperà grazie ad Hegel, per il quale ogni evento storico e culturale è spiegabile in termini razionali (tesi, antitesi e sintesi). Nel circolo di scrittori, filosofi e poeti di jena nasce la teoria del romanticismo. Schlegel distingue la poesia classica da quella romantica: la prima ruotava intorno alla mitologia, la moderna manca di un centro e se lo deve creare partendo dallo scavo dell’io. Essa si ispirerà alla lett. Del medioevo. Il fratello sdi Schlegel sostiene che l’arte non segue regole universali, ma si sviluppa secondo leggi interne ed individuali. L’arte classica è quella dei greci e latini, mentre quella romantica trae le sue origini dal cristianesimo medievale ed è in continua evoluzione. La diffusione europea di queste teorie è favorita da Madame de Stael, la quale organizza un centro di elaborazione politico-culturale da cui fa circolare le nuove tendenze romantiche. In italia e francia si accendono gli scontri tra tradizionalisti e innovatori. In Inghilterra, i giovani scrittori non si sentono coinvolti dalle nuove tendenze. 1798: la critica fissa questa data come inizio del romanticismo inglese. Anno di pubblicazione delle BALLATE LIRICHE di Wordsworth e Coleridge, i cui versi adottano un linguaggio vicino al quotidiano. Poesia: l’importanza attribuita ai sentimenti scatena un’esplosione della lirica con le pulsioni dell’io e la dimensione evocativa sempre più presenti. L’epica esce di scena, sostituita da ballate o da poemi narrativi o teatrali (Byron). Prosa: il pubblico decreta il successo del romanzo, un genere libero capace di adattarsi al gusto e di attrarre grazie alla suspense. Scott conquista il pubblico con “waverley” e “ivanhoe” creando il nuovo genere di romanzo storico. Lo fa fondando da una parte il romance (racconto epico cavalleresco) e dall’altra il novel (romanzo, narrazione prosaica e realistica). Cosi, il narratore trasporta il lettore in età remote, ma non inverosimili. Stendhal, Balzac, Dickens privilegiano una rappresentazione cruda e realistica della società contemporanea. L’AFFERMAZIONE DEI ROMANTICI IN ITALIA: In italia, la polemica tra classicisti e romantici si accende a Milano. Il fronte classicista comprende i più tradizionalisti ma anche quelli più liberali come Giordani. Ludovico di Breme: aristocratico liberale che con i suoi saggi oppone ai precetti classicisti il furor poetico e il patetico. La poesia moderna è più utile per analizzare la vastità del sentimento. I romantici milanesi saranno sempre divisi tra l’identificazione nelle nuove tendenze romantiche e la loro formazione illuminista (vedranno sempre la storia come un progresso inarrestabile guidato dalla ragione). 1820/40: una nuova generazione di scrittori rinnova il sistema dei generi in accordo con la crescita dell’industria editoriale. corretta. Inoltre, vuole inserire nel romanzo la realtà quotidiana, ma nell’italiano letterario mancano parole riguardanti la vita quotidiana. Deve inventarsi una lingua che sappia far convivere correttezza dello scritto e spontaneità del parlato. si orienta verso la PARLATA TOSCANA CONTEMPORANEA: impiegata da tutti gli strati sociali, ma anche erede della tradizione lett. Nazionale. Manzoni finge di non essere l’autore della storia, ma colui che ha ricopiato un manoscritto anonimo del 600. Lo fa per sottolineare l’aderenza ai fatti storici. Crea così distanza fra sé e i fatti presentati ritagliandosi uno spazio per commentare gli aspetti morali. Azzeccagarbugli: con lui si introduce un tema fondamentale, il contrasto tra formalismo delle leggi scritte che incombono sui poveri analfabeti e la realtà dei rapporti di forza che opprimono i deboli. Lui maneggia le leggi solo per compiacere i potenti. Gertrude: con lei riesce ad inserire un romanzo nel romanzo. Racconta di come sia stata costretta a chiudersi in convento e di come qui sia stata sedotta. Spunto per indagine sulla violenza esercitata da famiglia e istituzioni. Innominato: per la sua inquietante grandezza si ispira ai titani di Byron. Il romanzo si chiude col ritorno alla normalità degli sposi che meditano sulle loro peripezie e concludono che l’unica risposta a tutto è la fiducia in Dio. Un lieto fine parziale, poiché la tanto invocata Provvidenza non si manifesta come un chiaro progetto che ricompone gli eventi terreni. La trama è volutamente intricata, ricca di suspense, colpi di scena. È un grande e dettagliato affresco delle mentalità e condizioni di vita di tutti gli strati della lombardia secentesca. Altra svolta rivoluzionaria introdotta da manzoni sta nel rappresentare lo spazio sociali collocandosi dalla parte dominati, ponendo al centro della storia lavoratori del popolo. La povertà, i soprusi entrano nella trama come argomenti di massima importanza. Trova un limite nel filtro linguistico e concettuale tra discorsi e pensieri dei popolani, tradotti in un italiano impeccabile. Un secondo limite è l’elusione delle passioni amorose e della sessualità, autocensura che dipende dall’esigenza di creare un’arte che eviti di stimolare pulsioni e susciti sentimenti utili solo alla maturazione di un’etica cristiana. Enorme successo -> manzoni successore di monti al vertice del mondo lett. Italiano. 1840: il romanzo approda all’edizione definitiva, libera da residui lombardi e toscano libresco che offra agli italiani un modello linguistico unitario. La versione finale presenta anche un’appendice in cui esamina il processo contro gli untori accusati di aver diffuso la peste, sostenendo che la sentenza emessa dai giudici sia stata fatta solo per compiacere il governo che cercava espiatori. 1850: “del romanzo storico e in genere de’ componimenti misti di storia e d’invenzione”. Il romanzo storico gli appare ora come un genere contraddittorio, in quanto l’impiego di precisi riferimenti storici produce inganno, facendo sembrare vere anche le parti fittizie. Alle rappresentazioni lett. Della storia occorre sostituire la critica storica che cerca verità nel passato. GIACOMO LEOPARDI: LA RAGIONE, LA LIRICA E IL RISO DEI MODERNI: (1798-1837): nasce a Recanati (stato della chiesa) da famiglia aristocratica con scarse risorse economiche. Formazione cattolica conservatrice. Dai 14 anni studia da solo ed impara latino, greco ed ebraico. Questi anni minano la sua salute. Si allinea al gusto classicista e conosce Giordani, che lo introduce al purismo e al neoclassicismo. La sua famiglia sogna per lui una carriera ecclesiastica. Questo scontro continuo gli renderà sofferente la vita a recanati. Si dedica completamente alla poesia e a riflessioni filosofiche. 1818: “discorso di un italiano intorno alla poesia romantica”: si schiera con i classicisti e contro i romantici. Respinge l’idea romantica di adattamento alla modernità, poiché ritiene che SCIENZA e RAGIONE abbiano impoverito i sensi dei moderni. Rileva una frattura tra sensibilità degli antichi e dei moderni. 1817: inizia ad annotare spunti creativi, teorie e ragionamenti nello “zibaldone” (miscuglio), non destinato alla stampa, ma che uscirà nel 1898. Stile sintetico e scorrevole. Maggior parte di pensieri stesa tra 1821/23 che restituisce un pensiero in continua evoluzione. Teoria iniziale leopardiana: la ragione è la causa dell’infelicità umana, perché il suo sviluppo, che produce l’avanzamento della civiltà, mette in ombra le preziose illusioni presenti negli uomini antichi grazie alla natura. La ragione, inoltre, è nemica della natura perché annienta l’immaginazione, l’amor patrio e l’eroismo, tutte fonti di felicità antiche. Da qui la superiorità degli antichi sui moderni. La ragione è un acquisto IRREVERSIBILE: non si può tornare alla condizione naturale. Teorie successive: abbraccia teorie empiriste e sensiste settecentesche, fondandosi sulla concreta evidenza delle percezioni materiali. -> TEORIA DEL PIACERE: gli uomini provano un desiderio di piacere che non può placarsi perché è insito nel fatto stesso di esistere, né può trovare piena soddisfazione perché è immenso per essere placato. Da qui deriva, per lui, la difficoltà di fare poesia in un’epoca in cui le illusioni sono spente e l’immaginazione è dominata dalla ragione. Si prefigge di creare nelle sue opere delle “sembianze di infinito”, grazie ad effetti e parole che producono un effetto di vaghezza. Distingue due categorie lessicali: i TERMINI che hanno un significato univoco e le PAROLE PROPRIE che hanno un significato ricco di sfumature. Queste sono parole poeticissime che destano idee vaghe ed indefinite. Oltre a parole vaghe, individua delle situazioni che possano suscitare sensazioni simili: una veduta ristretta, un canto lontano, la luce soffusa. -POESIA- 1818/23: esplora contemporaneamente canzoni e idilli. Nascono le due prime raccolte poetiche. 1824 : CANZONI. Poesia difficile. Parole auliche e lontane dall’uso comune, inversioni sintattiche e latinismi. Metafore e similitudini oscure e complesse. Affida a questa poesia filosofica la rappresentazione delle sue teorie sul conflitto natura/ragione e antichi/moderni. Leopardi si spinge fino a RICREARE i versi degli antichi, non imitarli. “ultimo canto di saffo”: esprime la sofferenza della più grande poetessa lirica dell’antichità, saffo. “bruto minore”: si uccide quando la rep. Romana cade sotto la dittatura di cesare. Entrambi danno voce all’infelicità umana nell’età antica. Tutti e due pronunciano monologhi esprimendo il loro dolore ed inveendo contro il destino. Alla fine si suicidano in uno scenario lirico e vago. “alla primavera”: lamenta la fine di un felice universo immaginario in cui grazie alla mitologia gli uomini credevano che la natura fosse animata dalla loro stessa vita e partecipe delle loro emozioni. Ormai la parte materna della natura è oscurata dall’analisi razionale che ha distrutto le favole mitologiche. “alla sua donna”: invocazione amorosa e disperata e paradossale della donna perfetta e irraggiungibile perché vive nel mondo delle “eterne idee” platoniche. Le canzoni verranno trascurate dai contemporanei. 1826: VERSI. Escono i primi idilli. L’idillio è un genere lirico della poesia ellenistica: brevi bozzetti di vita di campagna ritratti dal vero. Nel 700 le scene bucoliche erano astratte, mentre negli idilli leopardiani troviamo concrete immagini di vita recanatese. Stile molto semplice, sintassi lineare, lessico meno elevato, ambientazioni tratte dal quotidiano. “la sera del dì di festa” e “alla luna”: si presenta il contrasto tra serenità della notte illuminata dalla luna e angoscia dell’io poetante -> dolore intimo. La gamma lessicale e le situazioni sono quelle indicate nello zibaldone, utili a rievocare sensazioni di vaghezza e infinito. “infinito”: scarto decisivo dalla tradizione. L’io poetante esplora le sensazioni e i sentimenti che sgorgano dentro di lui. La poesia è al presente: tempo della narrazione lirica e tempo in cui si svolge l’esperienza coincidono facendo sì che il lettore possa immedesimarsi e condividere l’esperienza dell’io. Scelta di vocaboli vaghi. Andare spesso a capo -> interrompere continuità sintattica, lasciando per un istante in sospeso il senso. Molte cose cambiano tra la composizione di versi e canzoni e la loro pubblicazione. 1823: va via da recanati. Vive a milano e bologna, emancipandosi economicamente. Matura una SVOLTA FILOSOFICA: - Sostiene ora che tutto ciò che esiste è composto solo da aggregazioni di materia, la quale è in grado di pensare e sentire. La materia degli individui subisce le mutazioni a cui è esposta la materia inorganica. La causa del dolore umano sta nella contraddizione tra sistema della natura (universo inanimato) e vite dei singoli. La poesia ha funzione consolatoria e vitalizzante: “aggiunge un filo alla tela brevissima della nostra vita”. CAPITOLO 3 (dopo il romanticismo: letteratura e unificazione nazionale) 1840-1860 ALLA CONQUISTA DELL’UNITà: sono anni di crescita frenetica del capitalismo industriale -> aumento attriti fra governi assolutisti e ceti emergenti della borghesia e del proletariato industriale nascente. Il secondo inizia ad organizzarsi per chiedere migliori condizioni di vita adottando teorie egualitarie riprese dal “manifesto del partito comunista” si Marx ed Engels. Gli intellettuali che si interessano alla vita politica del paese si pongono il problema dell’unificazione e del modello di governo del paese. emergono diverse correnti: 1- Mazzini (1805-1872): la nazione è sia una comunità popolare voluta da dio, si un patrimonio di memorie storiche e culturali. Il risultato è una “religione politica”, sintetizzata nello slogan “DIO E POPOLO”. 2- Gioberti (1801-1852): occorre riunire gli stati italiani in una confederazione presieduta dal papa. Ipotesi “neoguelfa”. 3- Balbo (1789-1853): pubblica “le speranze d’italia” (1844) in cui sostiene un cauto realismo politico. Ridimensiona la superiorità degli italiani e spiega come secondo lui il progetto federativo potrà essere realizzato solo sotto la guida dei Savoia. Queste tre correnti si alternano alla guida del paese, mentre ottengono minore successo: 4- Cattaneo (1801-1869): l’unità nazionale deve essere raggiunta attraverso un rep. Federale, conciliando libertà democratiche e autonomie locali. 5- Pisacane (1818-1857): sostiene la necessità di formare un esercito popolare rivoluzionario che, facendo leva sul proletariato, realizzi l’unificazione politica. 1846: elezione di Pio IX: introduce riforme liberali aumentando speranze neoguelfe. 1848: insurrezione in sicilia innesca manifestazioni in tutta europa per chiedere concessioni ai sovrani. Carlo alberto di savoia attacca Austria -> PRIMA GUERRA D’INDIPENDENZA. Riforme revocate, gli austriaci sconfiggono i piemontesi e riconquistano lombardo-veneto. Stretta repressiva sulla penisola. -> lo stato sabaudo diventa punto di riferimento per i fautori dell’unificazione. 1859: grazie all’alleanza con la francia, vince SECONDA GUERRA D’INDIPENDENZA contro austria e annette lombardia, toscana, emilia e romagna. 1860: volontari guidati da Garibaldi sbarcano in sicilia, conquistano il regno borbonico. Cavour invia esercito alla conquista di marche e umbria per riunirse alle camicie rosse di garibaldi. 17 marzo 1861: proclamata la nascita del REGNO DI ITALIA. Manca il lazio (governato dal papa) e veneto (dominato dall’austria). MILITANZA PATRIOTTICA E MERCATO EDITORIALE: questo periodo verrà rinominato RINASCIMENTO (rinascita della nazione italiana). La maggior parte degli intellettuali si schiera contro governi assolutisti -> figura dell’INTELLETTUALE MILITANTE che dedica le sue energie all’unificazione, prendendo le armi o diventando leader politico. Sviluppo industriale -> crescente urbanizzazione Nelle città torna il GIORNALISMO POLITICO. Sviluppo di un’editoria tesa ad espandere il suo pubblico e trasformare le piccole aziende librarie in grandi cade editrici, per passare ad una moderna produzione industriale. Città più coinvolte: torino e firenze. Torino nuova capitale culturale, dove confluiscono patrioti ed intellettuali. Milano: fondazione del “politecnico” di Cattaneo, rivista che promuove una cultura laica e razionalista, parlando di scienza, studi economici e sociali e umanisti. Lui adotta una prosa nitida, aggiornando il classicismo di giordani e leopardi e realizzando una lingua comunicativa e diretta. Tenca fonda invece il “crepuscolo”, difendendo una linea patriottica liberale-moderata in opposizione al governo austriaco. Crea una CRITICA MILITANTE, che giudica gli autori in base alla loro capacità di rappresentare efficacemente la vita attuale della società. SVILUPPI E CRISI DELLE PROPOSTE ROMANTICHE: generi letterari del periodo unificazione: - Saggistica di argomento storico, civile e politico. - Generi di finzione: produzione di livello medio-basso, non si affermano personalità dominanti. Due tendenze fondamentali: lett. Di propaganda patriottica/ricalcare generi e motivi romantici e realisti di stile europeo. - Poesia: veicolo più sfruttato per la propaganda risorgimentale. Mameli compone l’inno repubblicano “canto nazionale”. Prevale un altro filone di poesia che banalizza i temi fantastici della poesia romantica. I lettori apprezzano il sentimento estenuato, le atmosfere del sogno, dettagli preziosi e toni aulici in cui primeggia Prati. Niccolò Tommaseo (1802-1874): più autorevole esponente lett. Delle tendenze spiritualiste e sentimentali. Nella sua prod. In versi percorre molti motivi e generi. Risultati originali ottenuti dalle liriche di confessione dei suoi tormenti interiori da cattolico inquieto. Giuseppe Giusti (1809-1850): prende le distanze da tommaseo ricollegandosi al filone comico- realistico. Rivisita in chiave satirica eventi e malcostumi contemporanei, non uscendo mai dai confini del buon senso. Entra in crisi il romanzo storico, ormai esaurito. Gli si preferisce la rappresentazione della realtà sociale. Questa tendenza si impone anche in italia ed è lanciata da “fede e bellezza” (1840) di Tommaseo dove si dà importanze all’analisi psicologica e alla descrizione realistica della vita privata. Dal punto di vista tecnico, lo spazio del narratore onnisciente è ridotto, mentre il linguaggio si attiene al fiorentino popolare. La crisi del romanzo storico ancora non intacca l’italia quando Rovani pubblica “cento anni”, un romanzo ciclico e storico. Realizza una carrellata storica di costumi, mode, ambienti, personaggi fittizi e reali, dibattiti in una narrazione che va dal 1750 al 1850. ROMANZO DI APPENDICE: subentra dopo la metà del secolo. Lanciato in Francia da Eugene Sue e Alexandre Dumas. Sono romanzi che escono a puntate, in appendice a giornali e periodici molto seguiti, capaci di incuriosire e appassionare i lettori. NARRATIVA RUSTICALE: in area milanese nasce la tendenza di rappresentare in chiave filantropica- edificante il proletariato contadino. Lo spunto è raccontare le sofferenze dei pover che vivono e lavorano nelle campagne. Uno dei maggiori esponenti è Caterina Percoto. LA PAROLA SCENICA DI GIUSEPPE VERDI: sulle scene teatrali domina il MELODRAMMA: dramma teatrale cantato con accompagnamento musicale. Giuseppe Verdi (1813-1901): è l’unico artista capace di appassionare tutte le classi sociali. Molto sensibile agli umori del suo pubblico. “Nabucco”(1842): ottiene grande popolarità diventando con manzoni il grande artista nazionale e simbolo dell’unificazione (“patria si bella e perduta”). Altro tema per lui importante sono i conflitti familiari che ruotano attorno al padre, severo tutore in lotta coi figli. Non si limita alla ricerca musicale, ma dirige il lavoro dei librettisti, alternando situazioni estreme e colpi di scena per suscitare tensione emotiva. Capolavori della maturità -> trilogia popolare: - “rigoletto” (1851) - “il trovatore” (1853) - “la traviata” (1853) Qui l’accompagnamento orchestrale sottolinea passaggi cruciali della tragedia, mentre le parti vocali rendono con eccesso e crudezza le passioni dei protagonisti. Con “don carlos” (1867) e “aida” (1871) tratteggia psicologie complesse e contraddittorie. “otello” (1887) e “falstaff” (1893): sorprendenti interpretazioni di Shakespeare. Per gli ultimi libretti si avvale di Arrigo Boito, scapigliato. IPPOLITO NIEVO – LE AVVENTURE DELL’IO E LA NASCITA DELLA NAZIONE: (1831-1861): unico scrittore capace di dialogare a distanza cin i grandi realisti europei. Infanzia trascorsa in un castello del Friuli, luogo chiave del suo universo narrativo. Nel 1848 entra in contatto con i mazziniani. Storia d’amore con Matilde Ferrari che anima una serie di lettere sentimentali. Successivamente si dedica alla scrittura, toccando tutti i generi: da argomenti rusticali al romanzo storico al racconto umoristico-filosofico. 1857/58: “le confessioni di un italiano” con cui si svincola dalle convenzioni dei generi all’epoca prevalenti. La sua nuova poetica consiste in un’attitudine realistica a rappresentare tinte vivaci, Dà voce ad un nuovo stato d’animo, lo SPLEEN: un senso di nausea astratta e assoluta che esprime il disagio per la perdita di significato e punti di riferimento nella vita di una metropoli moderna. Aspetto tecnico: contrappone metafore e termini ricercati a termini bassi e crudamente realistici. Attribuisce enigmatici significati spirituali alla sinestesia (associazione di due parole appartenenti a due diverse sfere sensoriali). Flaubert (1821-1880): 1857: “madame Bovary” in cui dissezione l’universo piccolo borghese raccontando la vita di una donna inquieta, insoddisfatta della vita di provincia, che sfoga nell’adulterio e nelle frustrazioni. Scrittura oggettiva, senza interventi del narratore. Fondamentale l’IMPERSONALITà, quindi per riportare i pensieri di emma usa un nuovo procedimento, il DISCORSO INDIRETTO LIBERO. Con entrambi assistiamo ad un fenomeno tipico della lett. Modera: lo scarto di tempo tra la creazione dell’opera ed il momento in cui questa sarà realmente apprezzata. Alcuni tratti della lett. Di flaubert ispirano autori influenzati dal POSITIVISMO. Termine creato da Comte per identificare lo stadio scientifico del sapere umano. Abbandonare astratti principi ideali per dedicarsi all’analisi di dati concreti. Ulteriore slancio al positivismo arriva poi da Darwin che, con le ricerche esposte in “l’origini delle specie per selezione naturale” (1859), dimostra che la natura è governata dalla lotta per l’esistenza tra diverse specie che causa una SELEZIONE NATURALE, grazie alla quale sopravvivono solo i più forti. In “l’origine dell’uomo” (1871) spiega la TEORIA DELL’EVOLUZIONE. Taine utilizza le concezioni positiviste nello studio dei fenomeni letterari e artistici, sostenendo che anche le creazioni culturali sono prodotte dall’interazione da 3 fattori: razza, ambiente e momento. Emile Zola (1840-1902): trasporta i precetti positivisti nel suo ciclo di romanzi “Rougon-Macquart” (1871-1893). Lancia la tendenza lett. Del naturalismo che descrive il mondo sociale con la stessa oggettività con cui la “storia naturale” descrive quello animale e vegetale. 1880: “il romanzo sperimentale”. Sostiene che il compito dei romanzieri sia partire dall’osservazione di fenomeni sociali e psicologici, quindi elaborare un’ipotesi interpretativa e poi verificarla. Il narratore, oltre ad eclissarsi, si sforza di riprodurre il modo di parlare dei personaggi. La personalità, le scelte e i destini dei suoi personaggi rispettano il principio di Darwin della lotta per l’esistenza, e sono determinata da razza, ambiente e momento. Temi: affronta ogni aspetto della vita sociale, ma dà grande importanza alle conseguenze gravi dell’organizzazione capitalistica e liberale. INTELLETTUALI INTEGRATI E RIBELLI ANTIBORGHESI: periodo post unificazione: panorama editoriale inondato da produzioni memorialistiche, volte a tramandare il modello risorgimentale alle nuove generazioni. Giulio cesare Abba tratteggia il ritratto più vitale dell’epoca con “da quarto al volturno. Noterelle di uno dei mille” (1880). Figura dell’intellettuale: si sana la frattura fra il mondo degli intellettuali e quello del potere. Lo sviluppo impresso all’insegnamento pubblico apre nuovi spazi di lavoro per gli intellettuali. Si affacciano anche le donne, anche se, a causa del predominio maschile, sono spesso relegate a ruoli meno prestigiosi come scrittrici di romanzi d’intrattenimento o maestre elementari. Lo scrittore che entra nel sistema dell’insegnamento è ormai libero da preoccupazioni economiche può, quindi, praticare anche il genere meno spendibile, la poesia. Nasce così il POETA-PROFESSORE (carducci ad esempio). A causa dello sviluppo industriale dell’editoria, si pone il dilemma della scelta tra autonomia e mercato (seguire il gusto del pubblico o il proprio). Su questa lunghezza d’onda, nasce a Milano, vent’anni dopo rispetto a parigi, una situazione analoga a quella bohemienne, la SCAPIGLIATURA, ovvero intellettuali che vivono alla giornata praticando attività ribelli e disordinate. “la scapigliatura” (1862) di Cletto arrighi è un romanzo che li ritrae come una casta bizzarra e squattrinata, propugnatrice di brillanti utopie. La rivolta scapigliata non riesce ad imporsi. LA SAGGISTICA LETTERARIA DA DE SANCTIS AI POSITIVISTI: lo studio e l’insegnamento della lett. Italiano occupano un ruolo cruciale nella cultura post- unitaria. I capolavori di dante, petrarca e boccaccio sono i monumenti che l’italia contemporanea deve riprendere per riconquistare il prestigio di un tempo. De Sanctis (1817-1883): è un critico, la cui attività si basa sullo stabilire un legame tra ideali patriottici, interpretazione critica e insegnamento della lett. Italiana. Rinnova il genere saggistico, inaugurando in italia la moderna monografia critica. Scrive, infatti, “storia della lett. Italiana” (1870-1871). La sua narrazione è costruita come un romanzo di formazione della coscienza italiana. Afferma che dopo il 1860 paesi come francia, germania e inghilt. Avevano già abbandonato la filosofia idealistica per abbracciare il positivismo. In italia questo avviene dopo il 1880. LA POESIA: LA RIBELLIONE SCAPIGLIATA E IL CLASSICISMO DI CARDUCCI L’offensiva degli scapigliati parte dalla poesia. Emilio Praga (1839-1875): usa “penombre” (1864) per contestare sia moralmente che esteticamente l’italia postunitaria. Nel preludio per dare voce al suo smarrimento, condensa scandalo e provocazione senza giungere ad un culmine. Sferza due istituzioni intoccabili dell’epoca: manzoni e la religione. L’io poetante esprime vuoto e disgusto, rinnegando il poeta tradizionale e annettendo brutto, macabro, grottesco e malsano, finora esclusi. Boito (1842-1918): grazie alla sua maestria nella metrica, arricchisce la gamma di provocazioni con rime dissacranti e nuovi effetti ritmici. Le tematiche sono quelle di praga, solo più esibite. Carducci (1835-1907): il suo successo deriva da: la sintonia raggiunta tra sua prod. Lett e il gusto della classe dirigente dell’epoca e dalla convergenza tra la sua figura pubblica e le esigenze di politica culturale italiane. Si forma in toscana dove non partecipa ai moti risorgimentali. Carducci va contro tendenza rispetto ai contemporanei e invece di imitare manzoni si ricollega a leopardi e giordani, ai quali dedica “rime” (1857). 1860: professore di eloquenza all’uni di Bologna. Aderisce alla massoneria. I testidi questo periodo saranno riuniti e suddivisi in LEVIA GRAVIA E GIAMBI ED EPODI (1882). Il lessico aulico, la metrica illustre e la ripresa classicista realizzano un nuovo genere di poesia civile. Rivendica una funzione di guida etica e politica: attacca il cristianesimo e nega autorevolezza al papa. Nell”’inno a satana” rievoca il tema dell’adorazione blasfema del demonio (baudelaire) e celebra provocatoriamente satana. 1879: una passione extraconiugale e la morte del figlio lo fanno chiudere in sé stesso. Sul piano politico, si riconcilia con la monarchia. In ambito lett, adotta una poetica dell’arte pura con l’obbiettivo di scrivere odi oggettive perseguendo armonia, levigatezza e perfezione degli antichi. 1877: “odi barbare” svolta fondamentale. Cerca di far risuonare nella lingua dei moderni la musica perduta della poesia greca e latina. Scrivendole, si richiama al capolavoro di orazio, del quale vuole riportare in vita, oltre alla metrica e alla poetica, anche le convinzioni morali e religiose -> classicismo sia estetico che etico. 1887 “rime nuove” si sforza di esprimere sentimenti più intimi non rivelandosi in prima persona. In “pianto antico” rappresenta la tragedia più atroce, la morte del figlio. Oggettiva il dolore nella metafora di un albero prosciugato dalla linfa vitale. IL DECOLLO INDUSTRIALE DELLA NARRATIVA E LA LETTERATURA PER L’INFANZIA: la narrativa di intrattenimento si sgancia sempre più da quella impegnata arrivando a mettere a punto vari sottogeneri. Il popolo può scegliere fra romanzi di appendice appartenenti a filoni diversi: soprannaturali, esotici, sociali. Riscuotono successo sempre più storie macabre, di delitti nei bassifondi ricchi di effetti patetici e terrificanti. Mentre i borghesi preferiscono romanzi mondani realistici: donne fatali, artisti in cerca di ispirazione e uomini d’affari che danno vita a intrecci. Le donne entrano nella prod. Lett. Sia come pubblico che come autrici. Il romanzo rosa il genere a loro dedicato che fa evadere le lettrici. Narrativa per l’infanzia: funzione educativa per formare i giovani con mentalità patriottica e monarchica. “cuore” di de amicis offre un campionario di tutti gli strati sociali attraverso il microcosmo scolastico. “le avventure di pinocchio” di collodi è un divertente romanzo fiabesco. Una sintesi tra il genere adulto del romanzo di formazione e quello infantile della favola. Scelte linguistiche: tutti i personaggi si esprimono alla loro maniera, con effetti di straordinaria aderenza al parlato popolare. Per tutto questo, i malavoglia sono un’opera d’avanguardia ancor più dell’Assomoir di zola. La responsabilità del racconto è delegata alle voci dei paesani e dei protagonisti. Questo fitto brusio dà vita alla narrazione detta CORALE in cui si sovrappongono prospettive diverse. La confusione data da tutte le voci è voluta per rendere il tutto ancora più realistico. Nel complesso progetto di completa abdicazione della voce d’autore restano piccole smagliature: il suo timbro affiora qua e là in qualche residuo della trad. lett. I malavoglia si scontrano subito con le resistenze del pubblico. Verga avvia quindi delle mediazioni: - “il Marito di Elena” (1882), convenzionale romanzo borghese che non la guastare agli occhi del pubblico. Intanto rilancia l’offensiva con “novelle rusticane” (1883). Punta a realizzare un ciclo zoliano anche per il teatro, ma si interrompe con “cavalleria rusticana” (1884), poiché la seconda è già un fiasco. Si dedica così d nuovo al ciclo dei vinti con “mastro don gesualdo” (1888/89): non mette più a fuoco una micro comunità, ma un singolo uomo. È l’ascesa e il naufragio di un rapace individualista che idolatra la ROBA. La fame di possesso è il motivo centrale del romanzo e motore occulto della società che conduce alla lotta di tutti contro tutti. L’uomo è disposto a recidere l’unico legame autentico (diodata). È questa repressione dei sentimenti a lasciarlo senza difesa quando, alla fine, cadrà tra i vinti. Il prezzo che paga per diventare un dominatore è la disumanizzazione e l’isolamento. Verga restituisce molto spazio alla parola del narratore: si espandono momenti descrittivi. Lo sguardo del narratore esterno è totalmente distaccato e crudele. Siccome qui la lotta non è più tra famiglia e società, ma tutti contro tutti, tutte le voci non appartengono ai due sistemi di valori (integrità e ascesa), ma sono di quei tutti che combattono per il loro interesse. Sembra essere più semplice da leggere quindi ha maggior successo. CAPITOLO 5 (esteti, decadenti e simbolisti nella crisi di fine secolo) 1889- 1903 LA CRISI DI FINE SECOLO DA CRISPI A GIOLITTI: 1887: sale al governo Crispi Problemi della crisi di fine secolo: - Crescita demografica, economia stagnante, carestie; - Tensioni sociali dovute all’inserimento di grandi masse nella vita sociale. Conseguente diffusione di sindacati e fondazione del partito socialista italiano, diviso in riformisti, massimalisti e anarchici; - Enciclica “rerum novarum” (1891) di papa leone XIII dove condanna le lotte tra classi e i movimenti socialisti. Nuovi sindacati e cooperative cattoliche in risposta a quelli laici. Nasce l’INTELLETTUALE POLEMISTA, capace di orientare il dibattito politico con il linguaggio giornalistico. Sono ultraconservatori che adottano il nazionalismo. Crispi ha il sostegno dei nazionalisti. Per rimediare alla sovrappopolazione italiana rilancia l’IMPERIALISMO COLONIALE, ma gli italiani sono sconfitti ad adua (1896). Crispi si dimette. Si apre nuova fase con Giolitti, che promuove il compromesso tra parti sociali e coinvolge nella gestione dello stato sia cattolici che socialisti. ESTETI DECADENTI E SIMBOLISTI TRA EUROPA E ITALIA: il mito positivista dell’inarrestabile progresso dell’umanità si scontra con la TEORIA DELLA DECADENZA. Questa trasformazione investe anche il mondo letterario, favorendo un’atmosfera comune fatta di inclinazione all’ESTETISMO, ricorso al tema della decadenza e l’impiego dei procedimenti utilizzati dai simbolisti francesi. Estetismo: estremizzare l’ideale parnassiano dell’arte per l’arte. Gli artisti elevano a loro ideale supremo la sapiente degustazione della bellezza e dei piaceri. Da qui la figura del DANDY che modella la propria vita come un’opera d’arte. Gusto decadente: enfatizza i tratti melodrammatici dell’immaginario tardo-romantico per creare una bellezza bizzarra e corrotta dal vizio, sottoforma di erotismo raffinato e perverso. Linguaggio volutamente indefinito, inafferrabile ottenuto con sequenze di parole, immagini suggestive, sinestesie, suggerendo che ogni aspetto del mondo ha un suo lato oscuro. Inghilterra: Dante Gabriel Rossetti è colui intorno al quale si sviluppo il gruppo estetico alla base del movimento estetico. 1848: fonda la FRATELLANZA PRERAFFAELITA. Opere che richiamano atmosfere rarefatte e sognante, ricche di dettagli preziosi in cui troviamo dolenti e trasognanti figure femminili. Swinburne: poeta che lancia il personaggio della donna fatale. Germania: Schopenhauer (1788-1860) sostiene che l’intero mondo di fenomeni percepiti dai sensi non è che un velo illusorio che copre una realtà inattingibile. Bisogna accettare che il mondo è governato da un impulso incosciente, la volontà irrazionale che ci spinge a conservarci in vita e cercare il piacere. Wagner resta influenzato da questa concezione. (1813-1883). Progetta un’opera d’arte totale che unisca parola, musica e azione drammatica. Ne resta affascinato anche Nietzsche (1844-1900) che individua nell’arte due poli opposti: apollo e dionisio. La tragedia è il genere che riesce a fondere i due poli, diventando compenetrazione tra passione estreme e opposte, vitalità ed ebbrezza. In “cosi parlò zarathustra” (1885) e “genealogia della morale” (1887) si dedica ad una critica delle illusioni artistiche e religiose. Parte dall’assunto che “dio è morto”, cioè che la religione e i suoi valori sono crollati a causa della razionalità scientifica e che dobbiamo imparare a farne a meno, accettando la vita come eterna ripetizione di atti. Questo prepara all’avvento di un SUPERUOMO capace di dire sì a questa vita. Questa capacità è la VOLONTà DI POTENZA (tensione al possesso, all’affermazione di sé). Francia: rivoluzione del linguaggio poetico. - Rimbaud (1854-1891): porta all’estremo nessi analogici, sinestesie, eliminando i collegamenti razionali tra flusso di immagini e realtà. crea immagini surreali esercitando un potere evocativo. - Verlaine (1844_1896): contribuisce alla trasformazione del linguaggio cercando di suscitare con la poesia la suggestione vaga ed indefinita della musica. Adotta registri informali per descrivere situazioni quotidiane esprimendo in prima persona gli affetti. - Mallarmè ( 1842-1898): aspira a creare una lingua suprema, separata dal quotidiano. Lo scopo delle parole non è rappresentare oggetti o sensazioni, ma suggerirle. Si deve abbandonare l’esattezza parnassiana. Questa suggestione è prodotta con il ricorso al simbolo. 1884: Huysmans pubblica “controcorrente”, il romanzo manifesto dell’estetismo. La ricerca continua della novità porta gli scrittori d’avanguardia a frammentarsi: i critici dell’epoca dividono in due poli, decadenti (verlaine) e simbolisti (mallarmè). I primi difendono difendono musicalità facile, chiarezza ed emozioni semplici; i secondi vivono la poesia come religione suprema, scrivendo con stile sofisticato ed ermetico. Per quanto riguarda il romanzo, l’alternativa a quelli naturalisti sembra essere incarnata dai romanzieri russi (Dostoevskij) ed in generale il romanzo psicologico. Italia: la svolta parte da roma e firenze. La rivista “il convito” diventa nuovo punto di riferimento. “prologo” di D’annunzio è il manifesto di estetismo antidemocratico ed elitario italiano. A firenze, emerge su tutti Conti che propone un’idea della critica come una creazione che interpreta il senso e amplifica il potere suggestivo delle opere (non riguarda più solo l’aspetto storico). GABRIELE D’ANNUNZIO, ESTETA DI PROFESSIONE: (1863-1938): nato a pescara da ricca famiglia borghese riceve una formazione classicistico- umanista. 1879: “primo vere”, prima raccolta di rime e versi barbari. Spiccano la sua padronanza lessicale e la vivida resa di sensazioni fisica e l’animazione sensuale della natura. 1881: si trasferisce a roma per inserirsi nei salotti. Il suo stile di vita è da dandy: frequenta ambienti mondani, fitti interventi letterari, frequenti scandali erotici. 1882: “cronaca bizantina” gli pubblica 2 libri: “canto novo” (gusto per metafore bizzarre) e “terra vergine”. Qui racconta scene di vita popolare abruzzese, simili a quelle veriste, ma concentrandosi, più che sul quotidiano, sul mondo primitivo, governato da istinti bestiali e circondato da una natura selvaggia e sensualmente rigogliosa. 1885: convive con le due sorelle più piccole e creano una relazione quasi morbosa per ricomporre unità familiare fondata sulla rinuncia al matrimonio. Diventano madre e moglie di P. ida si sposa e rompe il patto. Pascoli cade nello squilibrio e questo avrà ripercussioni sulla produzione. Si accosta al pensiero irrazionalista di Von Hartmann che sostiene l’esistenza di un principio inconscio che guida i fenomeni naturali secondo una segreta armonia spirituale. Conduce una vita ritirata e preferisce disseminare i propri versi su riviste e quotidiani. 1891: “Myricae”, ultima edizione arricchita nel 1911. Il titolo deriva dalle bucoliche di virgilio. La metafora delle Myricae richiama una “poesia che si eleva poco da terra” dove prevalgono linguaggio e stile dimessi. Lo fa però segnando questo abbassamento con un termine latino, lingua “alta” per eccellenza. Una sua caratteristica sarà proprio la CONTAMINAZIONE DI AULICO E UMILE. Non rinuncia neanche all’imperativo parnassiano della precisione con i termini popolareschi che indicano i minimi dettagli del mondo naturale. La struttura della raccolta dissimula la difficile creazione, fatta di anni di ricerche. Prima edizione: l’intervento soggettivo dell’io poetante è ridotto alla nuda registrazione di come gli elementi del paesaggio si imprimono nei suoi sensi. Seconda edizione: 1892. Il trauma per la distruzione della sua famiglia campeggiano in gran parte delle nuove liriche. Al motivo della distruzione del “nido” e al compianto sull’abbandono e la solitudine degli orfani, si accostano temi cari a Poe e ai simbolisti, come mistero, sogno, apparizioni spettrali e soprannaturale. Punto di svolta: si distacca dal canone parnassiano, da rappresentazioni nitide ed esatte, metrica ardua, dissimulando sempre queste novità alternando trasgressione e rispetto per la tradizione. Le novità sono procedimenti stilistici che restituiscono percezioni sfumate, impalpabili. Inoltre, Myricae diventa un raffinato concerto di sonorità povere: cinguettii di uccelli, foglie, rintocchi di campane, vento e bisbigli. Imita una vasta gamma di suoni reali -> FONOSIMBOLISMO: inserisce onomatopee che mimano i suoni della natura (processo già utilizzato da aristofane). Il mondo classico è quindi per lui un repertorio di possibilità dimenticate alle quali attingere. Myricae ha un successo crescente: apprezzati dai critici, poi dai contemporanei e anche da media e piccola borghesia. La sua carriera ha un balzo: diventa prof universitario, mentre la sua vita privata non cambia. Si trasferisce con la sorella nella campagna toscana, periodo di fervida attività. Pubblica “miei pensieri di varia umanità”, saggio del 1903 dove dà la sua opinione sulla crisi di fine secolo. Propende per una fratellanza di tutti gli uomini sui valori della carità e dell’amore che abolisca la lotta tra classi. -> MITO DELLA RICONCILIAZIONE INTERCLASSISTA che non trova spazio. Questa ideologia sembra essere un’estensione alla società, sognata come il nido familiare. Invita i ricchi a ristorarsi nei campi (concezione simile ai simbolisti che rense accessibile a tutti gli uomini la segreta bellezza delle cose. 1897 “il fanciullino”. Espone il nocciolo di questa teoria. Istituisce un legame tra poesia e psiche primordiale. Tutti mantengono dentro di loro una traccia d’infanzia, un fanciullino che vede tutto con meraviglia. Il poeta rimette il lettore in contatto con quella parte di anima restituendogli l’incanto perduto. Per svelare la bellezza dei dettagli occorre una lingua capace di descriverli con precisione, allargando la gamma lessicale e includendo i termini delle parlate locali. Questa è la sua idea di POESIA PURA. Saggistica: dà una sua lettura della “divina commedia” dove si discosta dalla critica positivista per individuare significati allegorici. Altri suoi saggi (minerva oscura, sotto il velame, la mirabile visione) vengono stroncati dalla critica universitaria. 1897: “poemetti”. Si affronteranno argomenti più importanti. Si misura con il poemetto in forma epica. È una moderna rivisitazione dell’epillio, genere che affronta singoli episodi epici in testi di media lunghezza. La raccolta si sviluppa intorno a 2 cicli: la sementa e l’accestire, dove l’amore fra due contadini si sovrappone alle stagioni e al lavoro nei campi. L’accordo simboleggia un’armonia con la natura. Pascoli la ringrazia la natura, vedendola come madre e non matrigna, poiché anche dal male sa ricavare il bene. Narrazione svolta in terzine dantesche, condotta secondo le regole dell’epica: in terza persona da narratore onnisciente e con ritmi solenni. Tutti questi procedimenti nobilitanti sono usati per eventi bassi. Il linguaggio presenta termini tecnici, ma anche inserti dialettali. In “Italy” porterà all’estremo questa mescolanza linguistica, addirittura con due lingue. Contemporaneamente, crea versi che puntano al polo più alto del canone estetico e lett. Grazie ai suoi versi latini, si fa riconoscere e si riallaccia ad una tradizione attualizzata. Comporre in latino, per lui, è un laboratorio in cui sperimentare condensazioni di significati, montaggi narrativi e registri. Poesie in latino raccolte nei “carimina” 1914. “poemi conviviali” dedicati all’antichità greca. In generale, rappresenta greci e latini da una prospettiva ravvicinata, catturando i loro pensieri e i loro gesti quotidiani. In questo caso il lessico si accorda con i temi, spesso elevati e nobili, così come la metrica. Ma il tono non è solenne come i classicisti, infatti lui li rievoca non per imitarli, ma per dar voce alle inquietudini. 1903: “canti di Castelvecchio”. Temi bassi e ambientazione campagnola anche qui. La scelta del termine canti allude a leopardi, richiamandosi alla rappresentazione idillica della natura, ma rispingendone il materialismo illuminista. La scelta del luogo così vicino alla sua vita dà carattere più privato alle poesie. La sezione conclusiva è dedicata al paese natale (san mauro). Illustra l’ordine delle poesie come un ciclo stagionale, carico di valori simbolici. Qui, oltre a ripercorrere i motivi di Myricae, esplora nuovi filoni intrecciando basso quotidiano e sublime spirituale. Mima i metri cantilenati della musica e della poesia popolare. I toni sono volutamente ingenui per nascondere una denuncia sulle condizioni di vita del proletariato. Si nota anche un senso di smarrimento leopardiano di fronte all’immensità dell’universo. Tutti i procedimenti di innovazione del linguaggio avviati in myricae e poemetti sono qui amplificati. Le allusioni e le sinestesie suggeriscono che dietro al paesaggio fisico vi sia una realtà più profonda e sfumata che appartiene all’universo interiore. Questa interpretazione interiorizzata si traduce con il sovrapporsi di memorie, analogie, effetti di spaesamento. La musicalità è più personale: sfrutta le onomatopee e i suoni verbali per trarre giochi di assonanze sempre più raffinati. Conquista sempre più autorevolezza che lo avvicina alla POESIA CIVILE, alla quale si dedica nella sua poesia novecentesca in raccolte come “odi” (1906) e “poemi italici” (1911). Nel grande discorso “la grande proletaria si è mossa” (1911) sostiene l’invasione della Libia. Questo aspetto della sua poesia resta marginale. Le sue discrete trasgressioni rappresentano però il punto di partenza di linee evolutive della poesia italiana novecentesca. FOGAZZARO: la sua aspirazione è che la chiesa abbandoni la chiusura e avvii il dialogo con la razionalità scientifica e il liberalismo. 1881: “malombra” primo romanzo. Si ispira alla narrativa fantastica di Poe e alle atmosfere morbose di Tarchetti. (trama). Temi: drammi spirituali, conflitto sensualità/fede, atmosfere inquietanti, eccessi melodrammatici. Narratore: all’antica, che interviene spesso e carica molto e spesso i registri. Non si adegua mai alle poetiche estetizzanti dell’epoca e resta autonomo, sfociando in “piccolo mondo antico” (1895), libro della misura, dei dolori familiari e delle emozioni. (trama). Mescolanza di romanzo storico, realistico borghese e psicologico. Prosa scorrevole e narratore molto presente, registri più dimessi. Con il nuovo secolo, affronta il tema della riforma del cattolicesimo: i protagonisti dei suoi romanzi sono legati da un amore impossibile a causa di vincoli sociali o religiosi. CAPUANA: lanciato come capofila verista, prende le distanze dal naturalismo. Romanzi: “profumo” (1892), romanzo psicologico e fantastico e “il marchese di roccaverdina” (1901), storia di aristocratico che arriva gradualmente alla pazzia. DE ROBERTO: (1861-1927) rimane fedele alla tecnica verghiana, facendone uno strumento di analisi della società. Caratteristiche: riduzione del narratore, narrazione simile a un documento, voce narrante che si limita a registrare i fatti. Romanzo “i vicerè” (1894): sguardo amaro e disincantato della storia italiana recente senza abbandonare il metodo naturalistico. Invece di che il lento formarsi della coscienza nazionale, mette in luce le gerarchie e ineguaglianze sociali che sopravvivono ad ogni cambiamento politico, ovvero i retroscena della storia ufficiale. Inizia in questo periodo l’attività di Svevo che esordisce con due romanzi “una vita” (1892) e “senilità” (1898), chiaramente debitori del naturalismo in cui si affaccia un inedito senso di impotenza ed estraneità alla vita.
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