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La bella, la bestia e l umano, Sintesi del corso di Antropologia Culturale

Riassunto Antropologia

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016

Caricato il 10/11/2016

Ilaria1993_
Ilaria1993_ 🇮🇹

4.4

(31)

18 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La bella, la bestia e l umano e più Sintesi del corso in PDF di Antropologia Culturale solo su Docsity! red36;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;LA BELLA, LA BESTIA E L’UMANO Annamaria Rivera La premessa è introdurre alle analogie e ai nessi fra sessismo e razzismo. Dopo i concetti-chiave, si passa ai dilemmi teorici. Esempi il trattamento simbolico dei corpi altrui, soprattutto femminili, fino agli stupri di guerra; temi dibattito pubblico sulle relazioni fra maggioranza e minoranze (velo islamico e mgf), la realtà sociale e politica italiana. L’autrice intende sviluppare la conoscenza di xenofobia e razzismo, integrandolo con il sapere dell’impegno femminista acquisito dall’antropologia. Altro tema è quello animalista: riflessione continua di dominio e reificazione. Adorno propone una dialettica negativa, secondo cui il sé umano si produce con l’attiva negazione dell’altro da sé. Riguarda tutti i rapporti, anche uomini/donne e noi/altri. È un tema estraneo alla riflessione femminista italiana, mentre ben presente in altri paesi. Infine suggerisce una postura relativista per evitare l’etnocentrismo, trascendere l’universalismo e immaginare un modello di universalità concreto, situato e sessuato. La definizione di alcuni concetti-chiave Per elaborare una definizione corretta di razzismo bisogna abbandonare la categoria di razza anche se il termine rimanda alla credenza nelle razze umane cioè immaginare l’umanità come divisa in unità biologicamente distinte, dotate di caratteri fisici e morali peculiari, in ordine gerarchico. Il termine razza viene esteso agli umani dapprima con il significato di discendenza e a partire dal 700 il termine assume un significato BIOLOGICO. RAZZA: categoria immaginaria applicata a gruppi umani reali, è una metafora naturalistica che serve a nominare differenze di potere, di classe di status, e a naturalizzare la stessa svalorizzazione. Si basa sul principio che istituisce un rapporto deterministi tra i caratteri genetici e psicologici e culturali. Basandosi solo su un argomento biologista gerarchizza ciò che è sociale e storico ovvero le collettività umane con le loro diverse culture. L’idea di razza non ha alcun valore ma ha una performatività sociale ovvero incide sulla realtà sociale e la modifica, condizione la percezione sociale dei gruppi razzizati = considerati e trattati come razze. Il colore o la distanza culturale dal noi sono irrilevanti nella scelta delle vittime. I caratteri in base ai quali alcuni gruppi sono screditati possono essere fisici o morali, reali o presunti ma sono inventai poiché TUTTE LE RAZZE SONO INVENTATE, la razza ebraica o quella slava per esempio. Non vi era nessun segno somatico che la giustificasse. Si inventano delle differenze che poi vengono convertiti in contrassegni fisici, in stigmi: dal momento che l’ebreo non era distinguibile per tratti somatici gli si impose un marchio (la stella gialla) esteriore che rendesse visibile la sua differenza rispetto al noi maggioritario. STIGMA: segno distintivo in riferimento alla disapprovazione sociale di alcune caratteristiche personali. Lo stigma prescinde da qualsiasi differenza visibile e oggettiva dal momento che non vi sono differenze come negli ebrei perché è l’esito di un processo di costruzione sociale simbolica. I tratti razziali diventano pi importanti degli altri poiché sono proclamati socialmente come razziali al fine di discriminare e annientare i gruppi considerati diversi. RAZZISMO: sistema di idee, simboli, pratiche sociali che, attribuendo a gruppi umani e agli individui che ne fanno parte differenze naturali legittima e persegue ai loro danni comportamenti e norme di svalorizzazione, stigmatizzazione, discriminazione, esclusione o sterminio. NON TUTTE LE FORME DI RAZZISMO MUOVONO DA DOTTRINE DELLA RAZZA. Nel razzismo odierno si enfatizzano differenze sociali, culturali e religiose non legate all’aspetto fisico, biologico. Alla base del razzismo odierno vi è anche un fondamento ideologico (convinzione e credenza in un’ideologia) e cognitivo: i membri dei gruppi sono discriminati perché percepiti e categorizzati come diversi e pericolosi. I membri del gruppo dominante pensano che il trattamento sia normale o legittimo. RAZZISMO ODIERNO: esso è soprattutto un sistema di disuguaglianze giuridiche, economiche e sociali, con forti scarti di potere fra i gruppi sociali coinvolti (dimensione sociale del razzismo). Questo sistema si rafforza con 3 strategie: ESCLUSIONE: simbolica e sociale; ESPLULSIONE o segregazione permanente; INCLUSIONE DIFFERENZIATA a scopi strumentali come i migranti usati come braccia da lavoro. Tale sistema è legittimato da leggi e norme che producono una stratificazione di disuguaglianze in termini di accesso alla risorse sociali e materiali (lavoro, istruzione, servizi sociali). Si parla di RAZZISMO ISTITUZIONALE (in Italia i clandestini). Gli stereotipi se incorporati nel sistema legale di uno Stato può diventare la modalità abituale di relazionarsi con i minoritari. NATURALIZZAZIONE: tendenza a spiegare certi fatti SOCIALI come fenomeni naturali. RAZZISMO: insieme di dispositivi che, in un sistema di ineguaglianze sociali, contrappone un gruppo dominante a uno o più gruppi dominati. Serve ad attenuare le differenze interne al gruppo dominante, rafforzandone in senso identitario e comunitario. Il noi maggioritario si crea grazie al sentimento di ostilità verso gli altri gruppi. Se il noi si crea per opposizione agli altri è perché il senso civico è debole e le relazione sociali basate sulla reciprocità sono sostituite dalla cultura dell’individualismo e dell’egoismo. Cosi la comunità diventa una comunità razzista e l’immigrato l’antidoto dell’anonimo (ibidem). A creare il sistema-razzismo contribuisce anche la dimensione comunicativa e discorsiva. I mezzi di comunicazione di massa rafforzano e diffondo stereotipi e cliché, incrementando le immagini negative sulle minoranze. Tutto ciò aggrava l’ineguaglianza sociale delle minoranze e rafforza il razzismo. A causa anche del ruolo dei mezzi di comunicazione si determina la saldatura tra il razzismo istituzionale (il pregiudizio parte dell’élite che definisce leggi e pratiche sociali e comunicative conquistando le classi popolari) e il razzismo popolare (il pregiudizio si diffonde a livello popolare e viene incoraggiato dall’élite per interessi economici). Tale unione si verifica anche nel presente. La crisi economica favorisce i meccanismi che tendono a indirizzare la frustrazione e il rancore popolare verso i capri espiatori. Le politiche e le norme italiane riguardano le persone immigrate tendono a screditarle, a tenerle in uno status legale e sociale debole e incerto in una condizione di precarietà lavorativa. POLITICHE ITALIANE DI INTEGRAZIONE: riassumono il peggio dei modelli degli altri paesi europei. • sono di tipo vetero-tedesco: le persone immigrate sono trattate come lavoratori ospiti, forza-lavoro temporanea, priva di diritti e tutele quindi sfruttabile. • sono assimilazioniste: pretendono che le persone immigrate aderiscano al sistema culturale e valoriale italiano, senza dar loro il diritto di cittadinanza. • sono multiculturaliste: tendono a etnicizzare le minoranze di origine immigrata, considerandole in base alle loro origini e culture senza alcun riconoscimento della pluralità culturale nella sfera pubblica. Il razzismo attuale è frutto di una lunga sedimentazione e di passato vergognoso segnato dall’ anti-semitismo fascista e dall’ antigiudaismo cattolico. Non si è mai svolta un’opera di elaborazione e repressione del passato da quale invece si sono ereditati stereotipi che permangono nella nostra società e si riattivano. IL SESSISMO: coniato negli anni del 1960. Sessista è chi proclama e giustifica la supremazia di un esso sull'altro. ANALOGIE TRA SESSIMO E RAZZISMO: • Tra sessismo e razzismo c'è un parallelismo nei dispositivi ideologici che reggono i due sistemi di svalorizzazione entrambi basati su processi di naturalizzazione o biologizzazione. Dobbiamo analizzare le cause e le strutture che hanno reso possibile, in modi variabili secondo i periodi storici, l'inferiorizzazione del genere femminile, le condizioni di produzione ( la donna vista come cosa. Si passa dal termine riproduzione al termine produzione ) 2 CAPITOLO RAPPORTO TRA SESSISMO-RAZZISMO. Sessismo e razzismo sono interconnessi storicamente e congiunti da molti legami. • RAPPORTO DI ANALOGIA: il sesso come la razza o viceversa. I due processi di differenziazione procedono da una logica simile che fa perno sui dispositivi dell'essenzializzazione, della naturalizzazione e della reificazione. NEL RAZZISMO: I tratti razziali non sono considerati come peculiarità individuali bensì sono adoperati come marchi. Quest’ultimi sono intesi come manifestazioni esteriori dell’essenza o della sostanza di una categoria alla quali gli individui apparterrebbero da esserne determinati nei caratteri morali e comportamentali. Essi non sono più individui ma tipi rappresentanti una categoria. NEL SESSISMO: il carattere sessuale è segno distintivo. Il sesso non è una mia peculiarità bensì sono questo o quel sesso poiché è esso che determina la mia identità. Nella nostra società l’identità di genere è concepita come: 1. Oggettiva, ovvero radicata nella biologia, nel sesso 2. Attribuita alla nascita e una volta per sempre 3. Prevalente rispetto ad altri indicatori di identità 4. Esclusiva ovvero i caratteri attribuiti ad un genere non lo sono all’altro La differenziazione dei sessi dà luogo alla gerarchia fra i generi: il genere femminile viene istituito come particolarità; Il genere maschile, al contrario, è identificato con l’umanità e l’universalità. Ciò non avviene in tutte le società (esempio: negli inuit, in cui l’essere uomo o donna non è legato al sesso ma è il frutto di esperienze, di ciò che si è appreso ad essere nelle relazioni sociali ) poiché le ripartizioni dei compiti che caratterizzano le società occidentali non hanno valore universale ma sono invece delle costruzioni culturali. Esempio di Mila Busoni: in questa società essere uomini non significa avere un sesso maschile, come essere donne non significa avere un sesso femminile; è il frutto esperienziale appunto. • RAPPORTO DI INTERCONESSIONE: i processi di inferiorizzazione con oggetto estranei, donne, omosessuali, ecc…, appartengono ad un sistema storico costruito da forme complementari di esclusione e dominio. E’ un’ ipotesi plausibile, dice Balibar, che la comunità razzista e la comunità dei maschi siano una sola comunità se è vero che tutte le categorie dell’immaginario razzista sono sovradeterminate sessualmente. Tutto ciò si riflette nei processi di categorizzazione e nel linguaggio. Nel primo caso la categoria uomo allude sempre alla totalità umana mentre la donna designa unicamente la categoria “femmina”. Il secondo problema, quello del linguaggio, cerca di essere risolto attraverso un processo di correzione del linguaggio in senso non sessista ma non si hanno risultati. Il sessismo linguistico continua ad essere insediato nella società e nelle istituzioni: nella burocrazia, nei governi, in politica, nei mass media i quali incrementano e legittimano le cattive abitudini linguistiche. Nelle rappresentazioni mediatiche accade di far risaltare il maschile a discapito del genere femminile. Lo stesso meccanismo avviene nelle rappresentazioni degli altri; A volte le caratteristiche dell’altro vengono occultate, altre enfatizzate. Quando l’altro è vittima o è autore di un’azione eroica non si cita la nazionalità, l’etnia. Quando viene commesso un reato la nazionalità viene sempre enfatizzata. Al pari del maschile c’è il bianco che è istituito come normale, universale. Il colore della pelle viene menzionato de la cronaca riguarda i minoritari, i razzizzati. Non è un criterio descrittivo bensì una categorizzazione razzialista. GRUPPO MAGGIORITARIO: bianco, autoctono, maschio, cattolico, eterosessuale. Questo è il termine di riferimento in base al quale sono categorizzati tutti gli altri • RAPPORTO DI CONTINUITA’: le varie forme di razzismo hanno imitato l’esperienza e il modello di relazione asimmetrica tipici del dominio fra i generi. DEFINIZIONE SPECISMO: ideologia della centralità e superiorità della specie umana su tutte le altre, che finisce per negare ai non umani la qualità di soggetti di vita emotiva e cognitiva. Sessismo e razzismo sono legati anche allo specismo. ANTROPOPOIESI: è il farsi dell’umano e cioè il maturare del senso di sé. E’ un processo che si avvia mediante l’attiva negazione dell’altro-da-sé. Da ciò viene l’assegnazione al campo inferiore della natura si essere diversi dal noi che ne giustifica il loro assoggettamento e il loro dominio. Partendo dalla separazione tra umanità e animalità l’uomo ha inaugurato un ciclo che lo ha portato a escludere dalla sfera dell’umanità un gruppo umano dopo l’altro. PROCESSO DI REIFICAZIONE: L’uomo considera e tratta gli animali al pari delle cose, ovvero come oggetti inerti, dominabili e sterminabili. SESSIMO-RAZZISMO-SPECISMO: implicano tutte l ’idea di natura inferiore da soggiogare. Tutte hanno la stessa matrice, il desiderio di annullare l’altro-da-sé che non sia riconoscibile come parte del proprio sé. IL dominio sulla natura ha innescato il processo di svalutazione degli altri esse viventi e del genere femminile, percepito e trattato come natura ostile da soggiogare. Nella semantica occidentale dei rapporti di dominio si ricorre spesso alla metafora dell’animalità. Per inferiorizzare gli altri e il genere femminile è frequente il ricorso alle figure metaforiche della sub-umanità elaborate sulla base del riferimento all'animalità o meglio alla bestialità, cioè alla parte più oscura, pericolosa e negativa attribuita agli animali. Definita mediante metafore zoologiche. DONNA: come cagna, cioè come essere dalla sessualità animalesca e indomabile. ANALOGIA SESSIMO-RAZZISMO-SPECISMO: La tendenza a negare a coloro che appartengono a gruppi alterizzati ogni individualità e singolarità. Essi non sono percepiti in quanto individui singolari. Se è colto individualmente viene considerato un esemplare di un'entità collettiva omogenea ( il sesso, la razza, l'etnia) in ogni caso utile ad affermare per contrasto l'identità del noi. L'unica specie è quella umana alla quale viene contrapposta l' animalità che include la varietà estrema delle specie non umane. Alla base del razzismo e del sessismo c'è lo stesso meccanismo: noi opposti a tutti gli altri. PER SOVVERTIRE QUESTO MODELLO occorre mostrarne la parzialità: esso è nato dal pensiero occidentale che tende a disporre a poli opposti natura e cultura, umani e non umani. Questo modello dualistico è privo di senso per buona parte delle tradizioni culturali non occidentali per cui non è universale. DEFINIZIONE REIFICAZIONE: disposizione e pratica sociale che conduce a trattare soggetti diversi da noi come oggetti inerti o come cose o merci. Il sistema capitalistico ha portato la reificazione alle conseguenze estreme della mercificazione dei viventi (animali e donne). ANIMALI: nel loro caso la mercificazione è totale a tal punto che le industrie di sfruttamento non parlano più solo di riproduzione bensì di produzione dell'animale: come se gli animali fossero solo materiale corporeo che è compito del lavoro umano formare e riprodurre. N.B. ciò vale per gli oggetti che vengono lavorati e prodotti dagli uomini. Qui l'animale è considerato puramente come un oggetto infatti si usa il verbo produrre al posto del verbo realmente appropriato che è riprodurre. L'animale è il simbolo della vittima del potere, vittima inerme oltretutto poiché il potere non ha da temere nessuna resistenza da parte loro. VIVENTI: la tendenza a mercificare i viventi è all'opera nello sfruttamento della forza- lavoro dei migranti costretti a lavorare in condizioni schiavili. Sono braccia da lavoro in senso letterale delle quali non si percepisce più l'appartenenza al corpo infatti essi sono concepiti e trattati come puro oggetto, privo di sensibilità ed emozioni. Può accadere che i lavoratori si rivoltino (caso di Rosarno a gennaio del 2010) ma neanche questo è sufficiente per essere riconosciuti pienamente umani. Per piegare la ribellione bastano ulteriori tecniche di potere come la deportazione compassionevole assimilabile a trasporto e stordimento degli animali prima dell'abbattimento. La distruzione del sistema razzista presuppone sia la rivolta delle vittime sia la trasformazione dei razzisti stessi e quindi la decomposizione interna della comunità istituita dal razzismo o sessismo. La distruzione del sistema sessista prevede la rivolta delle donne e la decomposizione della comunità dei maschi. Il capitalismo è la compresenza dei processi più avanzati con dimensioni economiche, sociali e culturali arretrate. Il capitalismo, nonostante le sorti progressive, non è mai riuscito ad eliminare il passato. Bisogna diffidare dei facili ottimismi progressisti: la discriminazione non è un residuo arcaico del passato destinato a dissolversi presto bensì un tratto che appartiene alla modernità. La società dello spettacolo ha prodotto, con il suo ribaltamento di ruoli e costumi del femminile e maschile, il mutamento delle forme di riduzione della donna a oggetto di merce per meglio dire a merce-spettacolo. Non si tratta di una degradazione a merce del corpo femminile ma di una vera e propria sostituzione, di una totale disumanizzazione del femminile che invece rende umano l'oggetto, lo assimila al corpo vivo e alle sue forme. Un'altra pratica usata è quella dell'utilizzo dei corpi femminili come tangenti, merci di scambio (per soldi) di un sistema di corruzione. La donna è diventata una tangente come un'altra ovvero una merce come un'altra per utilizzatori sporadici o costanti. E' innegabile che vi sia una complicità di una parte della popolazione femminile rispetto a questo utilizzo dei corpi femminili. La pratica descritta non è tipica della mercificazione al tempo della società dello spettacolo poiché lo scambio sessuo - economico è costitutivo delle relazioni sessuali in molte società. Quindi possiamo ipotizzare che l'utilizzo dei corpi come tangenti ne è una tra le tante varianti. Lo scambio sessuo-economico è lo strumento per eccellenza del processo di subordinazione della donna e della sua sessualità (Tabet). In molte società è considerato normale e praticato abitualmente. La sessualità asimmetriche, implicante un compenso economico diretto in denaro o dissimulato sotto forma di dono e vantaggi, è la regola costante delle relazioni di genere ed è il prodotto della divisione sessuale del lavoro. Lo scambio è unidirezionale: i ragazzi danno un compenso in denaro o un dono. Le ragazze si concedono in cambio di denaro. La donna non è partner dello scambio che si svolge tra uomini ma solo oggetto di esso: in alcune società con il versamento del compenso alla famiglia della sposa lo sposo e l'intera sua parentela compravano il diritto di valersi dei servizi sessuali della donna. Nella società birom della Nigeria esistono forme di relazioni femminili extraconiugali dette njem: il pagamento del compenso matrimoniale dava al marito il diritto di cedere ad altri i servizi sessuali della moglie in cambio di una capra per esempio. La donna esigeva compensi dal proprio amante njem e ne traeva vantaggi economici e sociali. Esso garantiva alle donne un certo grado di autorità e autonomia. QUAL' E' LA NOVITA' DELLA DONNA TANGENTE? Forse risiede nel fatto che la sessualità femminile sia merce di scambio in moneta all'interno di un sistema dominato dal mercato e dalla corruzione radicata da essere divenuta sistema di governo. Sia nel caso Birom che nel caso italiano delle escort a dirigere il gioco sono gli uomini: la donna è prestata agli uomini ma allo stesso tempo si fa prestare ( è quindi consapevole e consenziente) per ricavarne vantaggi per sé e per la famiglia. Il conflitto fra i sessi è sempre mutevole secondo le fasi storiche. L'attuale destabilizzazione dei ruoli sessuali è dovuto a mutamenti strutturali. Nella sfera pubblica si sta affermando il principio dell'uguaglianza tra generi anche se in Italia l'ideologia della subordinazione naturale delle donne è ancora pronunciata pubblicamente a differenza che negli altri stati. La novità di oggi non è un potere maschile senza autorità poiché era presente già in passato. Esso è sempre stato senza autorità tanto da essere obbligato a costruire dispositivi e linguaggi per simulare l'autorevolezza maschile e occultare l'autorevolezza femminile. Perfino nella società del patriarcato le donne esercitavano in alcuni ambiti un potere reale ma taciuto e denegato dalla sfera pubblica (ad esempio nella società birom). Oggi la crisi della sessualità maschile è più evidente a causa di uno sgretolamento della barriera fra i ruoli sessuali. Ma la crisi della sessualità e della relazione con il sesso femminile è costitutiva della stessa virilità tradizionale che spesso mascherava tendenze omosessuali. Quindi esisteva anche in passato. (*) POSTPATRIARCATO: nuova configurazione del conflitto fra sessi. LA NOVITA' DI OGGI E' che la narrazione della virilità è divenuta meno credibile che in passato. Inoltre gli uomini appaiono spaventati dalle rappresentazioni e dalle immagini dell'intraprendenza delle donne, più che dalla realtà di una loro autonomia effettiva che è piuttosto debole in Italia. L'autonomia delle donne resta infruttuosa poiché incapace di tradursi in azione politica, di agire pubblicamente e esercitare egemonia. Le variabili di status, genere, specie si intrecciano in forme più complesse di qualsiasi modello dicotomico (maschio/femmina). L'intreccio tra forme molteplici di dominio- subordinazione fa sì che le stesse persone possano essere al tempo stesso agenti di oppressione e oppresse. Gli unici a non esercitare alcuna forma di potere sono i bambini e gli animali. Dall'animale il potere non ha da temere alcuna ribellione che non possa essere piegata con un ulteriore tecnica di potere. Esempio: se il cane morde il bambino i genitori lo sopprimono. Il peso della gestione domestica grava sulle donne, oltre alle inadempienze dello Stato c'è la mancata partecipazione degli uomini ai compiti domestici. Il lavoro delle colf è indispensabile. Solo grazie al lavoro delle migranti le donne possono arrivare ad una parziale emancipazione. Le donne impiegando personale domestico di colore sfruttano direttamente queste donne e usufruiscono dei privilegi di una struttura di classe razzizzata. Da ciò nascono dei paradossi: Questo è il PRIMO PARADOSSO CENTRALE DEL FEMMINISMO: le identità di razza, classe producono i conflitti fra le donne ma è lo stesso genere femminile ad essere fonte di differenziazione sociale. SECONDO PARADOSSO per queste lavoratrici la migrazione è stata una scelta soggettiva, di emancipazione o per sottrarsi all'oppressione dei rapporti patriarcali. TERZO PARADOSSO: migrando esse possono realizzare una avanzamento di status per la propria famiglia nel paese di origine: da emigrate quando ritornano in patria per brevi periodi godono di un prestigio sociale. Ma tutto ciò gli costa la rinuncia alla promozione sociale nel paese d'immigrazione in cui la divisione dei ruoli e l'ideologia patriarcale si riflette anche nel lavoro. Esempio: lavorano duro e mandano i soldi a casa, ciò gli permette di farli star bene economicamente anche s e lui qui conduce una vita precaria che non gli permette di avanzare di classe sociale. L'ordine patriarcale della società di origine, legato all'arretratezza e alla dipendenza dal paese ha condizionato l'esistenza di entrambi. La scelta dell'uomo di emigrare ha garantito alla famiglia un avanzamento sociale ma non a lui che subisce, al contrario, discriminazioni razziali. TEMA DELL'INTERSEZIONALITA': le gerarchie sociali sono determinate dall'interconnessione fra le relazioni di genere, di classe, di status. Questi ordini di relazioni si combinano a loro volta con altre dinamiche di strutturazione gerarchica della società: in base alla generazione, all'orientamento sessuale, alla nazionalità e alla specie. L'approccio intersezionale parte dal presupposto che le diverse forme di gerarchizzazione e dominio non vanno considerate come singolari poiché nelle loro dinamiche ed effetti sono interconnesse. Tanto che, come abbiamo già detto, le stesse persone possono essere al tempo stesso sia dominanti che dominati. Le donne bianche e quelle etnicizzate subiscono ugualmente gli effetti del sistema patriarcale e del sessismo. Le donne banche però hanno dei privilegi di cui le donne straniere on godono a causa degli effetti della discriminazione etnica e del razzismo. Perfino chi ha un basso status sociale può esercitare un ruolo dominante per esempio facendo prevalere la supremazia del genere maschile o l'appartenenza ad una specie. Le donne anche se sono vittime di discriminazioni di genere possono dominare in base al privilegio della nazionalità, all' appartenenza ad una classe superiore e alla maggioranza. Il sistema patriarcale non si perpetuerebbe senza la complicità di una parte del genere femminile. Allo stesso modo il sessismo si perpetua poiché ha un consenso: nei gruppi minoritari gli individui maschi compensano illusoriamente l'emarginazione con il controllo sulle donne anche attraverso forme di sfruttamento sessuale. Ci sono forme esplicite di complicità anche con il sistema razzista da parte di migranti: in Italia ci sono immigrati nelle file della Lega Nord, principale imprenditore politico del razzismo. Le umiliazioni subite possono mettere in crisi il senso di sé e a volte nasce il desiderio di porsi dalla parte dei propri persecutori pur di non essere più vittime. Il razzismo non è un'attitudine intrinseca a una categoria sociale, è infatti un fenomeno variabile in cui ruoli e bersagli mutano: chi ne è stato vittima può diventare complice. CRITICHE AL NEOFEMMINISMO BIANCO Il tema dell'intersezionalità si è affermato grazie alla critica del neofemminismo bianco avanzata dal «Black feminism». Le femministe africane, già fra gli anni 60 e i 70, rimproverano al movimento femminista l'orientamento universalista in realtà etnocentrico e quindi particolarista. Era incapace di includere la condizione delle donne non bianche, non borghesi e non eterosessuali. Anche la corrente dei Postcolonial studies ha criticato l'etnocentrismo femminista ma soprattutto ha contribuito all'analisi dell'articolazione fra razza, genere e classe sociale. Ha mostrato come etnocentrismo e razzismo attuali si combinano con altri processi di categorizzazione. Questo contributo viene però criticato e ne vengono evidenziati dei limiti: • la pretesa di ridurre ogni forma di razzismo alla matrice coloniale • la tendenza a proporre la visione statica di un corpo a corpo fra il colonizzatore e il colonizzato. Ma sono stati evidenziati dei pregi: • ha posto l'accento sulla dimensione al tempo stesso materiale e discorsiva del dominio coloniale e sugli effetti nel presente • prospettiva interdisciplinare e comparata • radicamento dei movimenti sociali delle donne, degli omosessuali, delle minoranze etniche Angela Davis è un delle figure più importanti del Black Feminism insieme a Bell Hoock. (scrittrici) Nei loro scritti denunciato come il vissuto delle donne nere, il loro sfruttamento e le discriminazioni non abbiano trovato posto né nei movimenti di liberazione degli africani- americani né in quello femminista. Non viene denunciato il sistema classista,coloniale e razzista. Il neofemminismo bianco aveva denunciato la famiglia come luogo di oppressione non è considerata una prerogativa dalle donne nere le quali considerano la famiglia una risorsa preziosa nei contesti di discriminazione in cui vivono. Anche nel campo dei diritti riproduttivi gli interessi erano diversi: Il neofemminismo bianco lottava per il diritto all'aborto Le femministe nere rivendicavano il diritto a mettere al mondo figli contro le politiche di sterilizzazione forzata. Bell Hoock sostiene che l'ideologia universalista alla base del femminismo bianco è il riflesso di una condizione sociale peculiare, quella delle donne bianche appartenenti alla middle class.Questa ideologia contribuisce a rafforzare il senso del dominio e per andare oltre è necessario non separare la lotta contro il sessismo dalla lotta contro lo sfruttamento e il razzismo. Mohanty, un'autrice, rimprovera alle femministe bianche di aver categorizzato come un soggetto monolitico le donne del terzo mondo e di aver proposto come universale il modello del maschio. L'affaire del velo in Francia ha mostrato che le tendenze femministe hanno alla loro base l'etnocentrismo che caratterizza quelle che si sono schierate in favore della legge del 2004 che proibisce di indossare segni religiosi ostentatori nella scuola pubblica appuntandosi contro l'abitudine delle ragazze musulmane di coprirsi il capo con un foulard. L'idea che ispira questo femminismo, come quello italiano, è che non c'è un altro modello possibile di liberazione delle donne se non quello mainstream, universalista- assimilazionista e laico-repubblicano che non contempla altre identità femminili se non le maggioritarie. FRANCIA: FEMMINISMO DI STATO è portabandiera di questo orientamento, rappresentato dall’associazione Ni putes, ni soumises. Questo orientamento ha denunciato solo un genere di violenze definibile come sessiste: quelle commesse dai giovani arabi (poligamia, velo, burqa, matrimoni forzati). Hanno occultato la trasversalità della violenza sessista che come sappiamo vengono fatte in tutti gli ambienti sociali indipendentemente dalla cultura e dalle origini. Così facendo hanno legittimato il luogo comune che considera il sessismo un fenomeno esogeno e importato attraverso l'immigrazione arabo-musulmana. ISLAMOFOBIA: porta vanti gli stessi argomenti del femminismo francese nascondendosi dietro la difesa della laicità ( ma al tempo stesso non criticano l'esposizione dei simboli del cattolicesimo) Tra coloro che vanno contro i simboli e i luoghi di culto musulmani e sostengono il proibizionismo del velo vi sono anche alcune donne che ricoprono i ruoli pubblici. Una schiera di femministe hanno fatto una battaglia contro il velo e sembrano ignorare l'ambivalenza del significato del velo. Il velo è per le femministe lo strumento di oppressione delle donne musulmane e, attraverso loro, di tutte le donne. Ciò lascia trapelare una concezione eurocentrica di emancipazione forzata delle straniere. PENSIERO FEMMINISTA ITALIANO: non ha indagato l'intreccio effettivo tra sessismo e razzismo. Questo è un suo ritardo dovuto ai pregi e ai limiti della sinistra degli anni '70 che comprendeva anche i gruppi femministi i quali sostenevano le ragioni delle lotte di liberazione delle popolazioni oppresse senza fare distinzioni di culture e colori. A volte sorvolavano sulle specificità storiche e culturali da cui nascevano queste esperienze. Non valorizzavano il versante della lotta contro la discriminazione e il razzismo che alcune esperienze contenevano. Non hanno colto dai movimenti antirazzisti stimoli per indagare il contributo che il razzismo ha dato alla costruzione del sistema sessista. Non ha colto né analizzato fenomeni come la xenofobia e il razzismo verso persone minorate (omosessuali, transessuali). Secondo Perilli a questa inadempienza ha probabilmente contribuito il sopraggiungere dell'egemonia del PENSIERO DELLA DIFFERENZA, tendenza nata con gli anni 80. Differenza significa: differenza primaria alle quali tutte le altre sono subordinate. Questa ha ostacolato la comprensione dell'intreccio tra sessismo e razzismo, in un contesto italiano che non fa i conti col proprio passato coloniale. Il Italia, a differenza che nel resto d'Europa, sono caduti i freni inibitori che rendevano impronunciabili enunciati razzisti in pubblico. I ministri si permettono di insultare i migranti e i rom con banali cliché. Ci sono forme diffuse di razzismo istituzionale e popolare dimostrate dall'osservazione della realtà e dalla lettura attenta della cronaca. Più recentemente il femminismo italiano ha cercato di colmare il ritardo analizzando la xenofobia e il razzismo: hanno denunciato la tendenza ad etnicizzare lo stupro e il femminicidio. Esempio: un omicidio commesso da un rom il 30 ottobre a Roma, ha scatenato una campagna politica e mediatica accesa. Tra le proposte istituzionali vi fu la convocazione di un Consiglio dei ministri che creò un decreto-legge che attribuiva ai prefetti la facoltà di espellere dall' Italia i cittadini per motivi di sicurezza. Nello stesso momento molti stupri venivano svolti da uomini autoctoni che però furono quasi ignorati dai media e non necessitavano l'intervento del Consiglio dei ministri poiché il colpevole non era uno straniero. 5 CAPITOLO Il pensiero femminista non si può ridurre ad un modello di parità ed eguaglianza di stampo liberale. In alcune sue correnti ha infatti sviluppato una critica del modello liberale e del suo falso universalismo che invece deve essere definito universalismo particolare, fondato su una monocultura dove l'umanità è bianca, maschile e europea. I due dispositivi alla base di questa società sono la naturalizzazione delle donne e la neutralizzazione della visione andocentrica (spacciata come neutra e universale). Negli anni più recenti i movimenti femministi rivendicano l'estensione e la piena applicazione dei principi liberali. E' sottinteso il dogma secondo il quale il noi occidentale possiede il monopolio esclusivo della modernità ed è caratterizzato da un progresso nelle relazioni fra i generi, così da poter esercitare un potere pedagogico sugli altri e altre. In Francia svanisce questo pensiero femminista e si assume un'inclinazione differenzialistica ovvero ognuno a casa propria per coltivare la propria differenza. In apparenza non affermava la superiorità di una popolazione bensì proclamava di opporsi ai processi di ibridazione per salvaguardare le diversità etniche. Sostenevano, però, l'incomunicabilità tra le diverse culture e quindi avveniva una chiusura sociale, di esclusione e discriminazione. Tenere conto delle differenze implica la rinuncia all'uguaglianza formale però il modello universalista finisce per affermare un'unica identità legittima ovvero quella del gruppo dominante. Questo tema rimanda alla questione de modelli di integrazione: Modello anglosassone: riconosce alle minoranze diritti collettivi come il diritto all'espressione della cultura d'origine nella sfera pubblica. Questo modello incrementa nelle collettività minoritarie il potere di élite spesso tutte maschili che pretendono di parlare a nome della comunità intera. Modello francese: riconosce diritti individuali universali e rifiuta i criteri di distinzione basati sulla comune cultura, religione. Questi due modelli sono opposti considerando gli ideali alla loro base ma hanno prodotto effetti sociali simili: discriminazione, emarginazione sono il risultato di processi che accomunano tutta l'Europa sistema del compenso matrimoniale infatti le aree in cui persistono le MGF sono le stesse in vi è tuttora il sistema della dote. La dote viene versata dalla famiglia dello sposo a quella della sposa in cambio di una donna vergine e operata. Questa ipotesi non si può generalizzare a tutte le società in cui vi sono ancora le MGF poiché in alcune la verginità non è valorizzata. Però tutte le società che praticano le MGF c’è alla base il controllo della fecondità e la propiziazione. Queste ultime pratiche non esigono però la valorizzazione della verginità né l’inibizione del piacere femminile ( cause delle MGF) quindi non obbligano a tale pratica. CONCLUSIONE: donne o uomini non si nasce, lo si diventa. La definizione del sesso di un individuo non deve essere data per scontata. Ha bisogno di essere costruita mediante rituali e imposizioni di marchi simbolici che valgono anche come segni di appartenenza a quella cultura particolare. Spesso i marchi sono finalizzati a eliminare le tracce dell’ambiguità sessuale o dell’ ambivalenza di genere. In altre società servono a valorizzare l’ambiguità o ambivalenza e ad istituirla come regola sociale. Il superamento di tale costume avverrà con le migrazioni, i conflitti, i cambiamenti di regime, il crescente protagonismo femminile non con una pedagogia sociale dell’Occidente che incrimina le barbarie degli altri senza riconoscere i suoi rituali come problematici. 2 ESEMPIO: L'AFFAIRE DEL VELO ISLAMICO: intreccio tra sessismo e razzismo. Nascono polemiche che mirano all'approvazione di leggi speciali per interdire il foulard o il velo integrale. Con ciò si vuole solo riattizzare la propaganda contro l'Islam e ritenere responsabili le persone musulmane dei mali che affliggono la nostra società. Se le persone immigrate sono vittime di razzismo non si creano delle dinamiche positive finalizzate al miglioramento delle relazioni fra maggioranze e minoranze. 2004= legge proibizionista: si vietano i segni che manifestano l'appartenenza religiosa nelle scuole pena l'allontanamento dalla scuola. Il foulard è segno di subordinazione e oppressione delle donne nonché riflesso di un ritorno alla tradizione religiosa islamica radicale. Ni putes ni soumises, orientamento femminista, offre argomenti in favore alla legge: • il foulard islamico è il simbolo unico e universale sia della sottomissione delle donne sia dell'oppressione patriarcale e sia della violenza sessista: indossando un foulard espongono le altre che non lo portano a aggressioni sessiste. • si porta avanti una missione civilizzatrice che impone di emancipare le nuove indigene reputate vittime passive di oppressione e meritevoli di essere punite con l'allontanamento dal sistema d'istruzione pubblico. Il vero bersaglio della legge non sono i segni che veicolano significati religiosi bensì i foulard delle studentesse francesi appartenenti a classi subalterne di origine maghrebina che già sono oggetto di esclusione. La legge del 2004 ignora che portare il foulard è una libera scelta e considera le ragazze col velo plagiate da adulti che se ne servono per rafforzare il dominio patriarcale. In nome della difesa della laicità, della parità tra i generi la legge ha considerato irrilevante la volontà delle interessate escludendone un certo numero dall'istruzione col pretesto di emanciparle. E’ il ripetersi del sistema colonialista che presentava i divieti come protezione della loro libertà. Molte ricerche mostrano che le ragazze non sono spinte dalle famiglie a portare il foulard ma è una liberà scelta nella maggioranza dei casi. Una strategia dei dominati ben nota è il rovesciamento dello stigma: il foulard islamico, stigma di un'appartenenza inferiorizzata, quanto più è oggetto di scandalo tanto più è esibito come segno identitario. VERO SIGNIFICATO FOULARD (HIJAB)= indossato da donne di ambiente musulmano e di origine immigrata residenti nei paesi Europei; esso segnala un codice peculiare di relazione e di comportamento fra i sessi, che può anche essere orientato religiosamente. Non c’è una corrispondenza esatta tra i significati tradizionali e i significati che chi lo indossa gli conferisce in un posto e in un determinato periodo storico: il velo può anche andare oltre i significati convenzionali stravolgendone il senso. Quel costume allora ha una valenza inedita, identitaria o rivendicativa. TRE MODI DI INDOSSARE IL VELO: • il foulard tradizionale: è il modo di abbigliarsi secondo il costume del paese di origine. Esprime così: conformismo rispetto al codice etico-estetico della società, pudore, religiosità • il foulard delle adolescenti:segno di affermazione identitaria, di autonomia o di ribellione. Nel caso della ribellione esprime desiderio di emancipazione, sfida verso la società maggioritaria. • foulard rivendicativo: scelta consapevole fatta dalle adulte che può avere un valore religioso o rivendicativo o estetico. ITALIA: il velo viene indossato da ragazze in ogni iniziativa pubblica contro la guerra globale, nelle manifestazioni contro il razzismo o per i diritti dei migranti. E’ quindi una libera scelta compiuta da donne consapevoli e istruite REGNO UNITO: le donne portano il velo nelle iniziative del movimento pacifista FRANCIA: progetto di legge che proibisce il velo integrale ovvero la dissimulazione del viso nello spazio pubblico. La Francia vuole quindi rivendicare il ruolo pedagogico della Repubblica Francese che deve educare gli altri. Si ripropone un metodo colonialista: i colonialisti dovevano civilizzare i colonizzati soprattutto sottraendo le donne dal dominio dei loro uomini. La pretesa di togliere il velo è insita in una logica di dominio: non si tratta solo di dominio o sottomissione delle donne bensì di progetti di egemonia culturale, di supremazia politica. Per andare oltre l’universalismo che si è dimostrato particolare, ed egemonico, si deve mantenere viva la tensione fra la comprensione di ciò che è particolare e la consapevolezza di ciò che dell’universale non è affatto realizzato. Solo con questa condizione si può costruire un’universalità concreta, intesa come processo non lineare e sempre aperto. PER COSTRUIRE LE BASI DI UNA POSSIBILE CONVIVENZA TRA EGUALI E DIVERSI: • bisogna riconoscere gli altri e le altre come capaci di formulare delle verità e bisogna accettare che anche loro siano portatori di qualche valore degni di essere universalizzati. • Dobbiamo essere disposti a pensare dal punto di vista dei minoritari e a eliminare gerarchie etiche, sociali. • attivare pratiche relazionali giuridiche, reciproche e flessibili in modo da sublimare politicamente i conflitti fra culture, stili di vita e sistemi di valori divergenti. FANON: SOLUZIONE DEL DILEMMA UNIVERSALE/PARTICOLARE : psichiatra, scrittore e filosofo francese, parlava di universalità e non universalismo, e di relatività e non relativismo. Secondo lui solo con l’abolizione dello statuto coloniale si poteva raggiungere il riconoscimento reciproco della relatività della propria cultura. Ciò portava al superamento del rapporto di supremazia tra colonizzatori e colonizzati e di ogni rapporto simile: fra paesi dominanti e dominati, fra nativi e migranti, fra uomini e donne, fra umani e non umani. COSA SI VUOLE RAGGIUNGERE: mondo nuovo in cui praticare un comune impegno antisessista e antirazzista in cui realizzare la liberazione del genere femminile e la liberazione di tutti coloro oppressi per ragioni razziali, di status, di cultura. Occorre raggiungere un modello di universalità concreto che non può nascere dalla pluralità dei particolari. Questo modello deve coniugare il particolare con l’universale e fondare il diritto dell’uomo e della donna a costruire la propria identità. Alla politica spetta il compito di trasformare i conflitti in progetti di liberazione per andare oltre l’ordine presente.
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