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La bella la bestia e l' umano doc, Sintesi del corso di Antropologia Culturale

Definizione e descizione dei processi di razzismo, specismo e sessismo analizzando differenze e analogie dal passato fino ad oggi. Analisi specifica degli atteggiamenti più consueti nei confronti dei migranti. Analisi dei movimenti femministi in Italia e Francia

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016

Caricato il 11/03/2016

marcolarosa
marcolarosa 🇮🇹

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Scarica La bella la bestia e l' umano doc e più Sintesi del corso in PDF di Antropologia Culturale solo su Docsity! LA BELLA, LA BESTIA E L’UMANO Annamaria Rivera 1 CAPITOLO Per elaborare una definizione corretta di razzismo bisogna abbandonare la categoria di razza sebbene il termine rimandi alla credenza nelle razze umane ovvero immaginare l’umanità come divisa in unità biologicamente distinte, dotate di caratteri fisici e morali peculiari, collocate in ordine gerarchico. ( Il termine razza viene esteso agli umani dapprima con il significato di discendenza e a partire dal 700 il termine assume un significato marcatamente biologico. RAZZA: categoria immaginaria applicata a gruppi umani reali, è una metafora naturalistica che serve a nominare differenze di potere, di classe di status, e a naturalizzare(*) la stessa svalorizzazione. Si bada sul principio che istituisce un rapporto deterministi tra i caratteri genetici e i caratteri psicologici e culturali. Basandosi solo ed esclusivamente su un argomento biologista pretende di gerarchizzare ciò che è sociale e storico ovvero le collettività umane con le loro diverse culture. L’idea di razza non ha alcun valore ma ha una performatività sociale ovvero incide sulla realtà sociale e la modifica, condizione la percezione sociale dei gruppi razzizzati (=considerati e trattati come “razze“). Il colore o l’effettiva distanza culturale dal noi sono irrilevanti nella scelta delle vittime. I caratteri in base ai quali alcuni gruppi sono screditati possono essere fisici o morali, reali o presunti ma sono inventati poiché TUTTE LE RAZZE SONO INVENTATE. Per esempio: la razza ebraica. Non vi era nessun segno somatico che la giustificasse. Si inventano delle differenze che poi vengono convertiti in contrassegni fisici, in stigmi: dal momento che l’ebreo non era distinguibile per tratti somatici gli si impose un marchio ( la stella gialla) esteriore che rendesse visibile la sua differenza rispetto al noi maggioritario. STIGMA: segno distintivo in riferimento alla disapprovazione sociale di alcune caratteristiche personali. Lo stigma prescinde da qualsiasi differenza visibile e oggettiva 8dal momento che non vi sono differenze come negli Ebrei) perché è l’esito di un processo di costruzione sociale e simbolica. I tratti razziali diventano più importanti degli altri poiché sono proclamati socialmente come razziali al fine di discriminare e annientare i gruppi considerati diversi DEFINIZIONE RAZZISMO: Sistema di idee, simboli, pratiche sociali che, attribuendo a gruppi umani e agli individui che ne fanno parte differenze naturali legittima e persegue ai loro danni comportamenti e norme di svalorizzazione, stigmatizzazione, discriminazione, esclusione o sterminio. NON TUTTE LE FORME DI RAZZISMO MUOVONO DA DOTTRINE DELLA RAZZA. Nel razzismo odierno si enfatizzano differenze sociali, culturali e religiose non legate all’aspetto fisico, biologico. Alla base del razzismo odierno vi è anche un fondamento ideologico ( convinzione e credenza in un’ideologia) e cognitivo: i membri dei gruppi sono discriminati in quanto percepiti e categorizzati come diversi e pericolosi. I membri del gruppo dominante pensano che il trattamento sia normale o legittimo. RAZZISMO ODIERNO: esso è soprattutto un sistema si disuguaglianza giuridiche, economiche e sociali caratterizzato da forti scarti di potere fra i gruppi sociali coinvolti ( dimensione sociale del razzismo). Questo sistema si rafforza con 3 strategie: ESCLUSIONE:simbolica e sociale ESPULSIONE o segregazione permanente INCLUSIONE DIFFERENZIATA a scopri strumentali come i migranti usati come braccia da lavoro. Tale sistema è legittimato da leggi e norme che producono una stratificazione di disuguaglianze in termini di accesso alle risorse sociali e materiali ( lavoro, istruzione, servizi sociali). Si parla di RAZZISMO ISTITUZIONALE. Gli stereotipi se incorporati nel sistema legale di uno Stato può diventare la modalità abituale di relazionarsi con i minoritari. (*) NATURALIZZAZIONE: tendenza a spiegare certi fatti SOCIALI come fenomeni naturali. RAZZISMO: Insieme di dispositivi che, in un sistema di ineguaglianze sociali, contrappone un gruppo dominante a uno o più gruppi dominati. Serve ad attenuare le differenze interne al gruppo dominante, rafforzandone in senso identitario e comunitario. Il noi maggioritario si crea grazie al sentimento di ostilità verso gli altri gruppi. Se il noi si crea per opposizione agli altri è perchè il senso civico è debole e le relazioni sociali basate sulla reciprocità sono sostituite dalla cultura dell’individualismo e dell’egoismo. Cosi la comunità diventa una comunità razzista. A creare il sistema-razzismo contribuisce anche la dimensione comunicativa e discorsiva. I mezzi di comunicazione di massa rafforzano e diffondono stereotipi e cliché, incrementando le immagini negative sulle minoranze. Tutto ciò aggrava l’ineguaglianza sociale delle minoranze e rafforza il razzismo. A causa anche dal ruolo dei mezzi di comunicazione si determina la saldatura tra il razzismo istituzionale ( il pregiudizio parte dall’élite che definisce leggi e pratiche sociali e comunicative conquistando le classi popolari) e il razzismo popolare (il pregiudizio si diffonde a livello popolare e viene incoraggiato dall’élite per interessi economici). Tale unione si verifica anche nel presente. La crisi economica favorisce i meccanismi che tendono a indirizzare la frustrazione e il rancore popolare verso i capri espiatori. Le politiche e le norme italiane riguardo le persone immigrate tendono a screditarle, a tenerle in uno status legale e sociale debole e incerto in una condizione di precarietà lavorativa. POLITICHE ITALIANE DI INTEGRAZIONE: riassumono il peggio dei modelli degli altri paese europei. sono di tipo vetero-tedesco: le persone immigrate sono trattate come lavoratori ospiti, forza-lavoro temporanea, priva di diritti e tutele quindi sfruttabile. sono assimilazioniste: pretendono che le persone immigrate aderiscano al sistema culturale e valoriale italiano, senza dar loro il diritto di cittadinanza. sono multiculturaliste: tendono a etnicizzare le minoranze di origine immigrata, considerandole in base alle loro origini e culture senza alcun riconoscimento della pluralità culturale nella sfera pubblica. Il razzismo attuale è frutto di una lunga sedimentazione e di passato vergognoso segnato dall’ anti- semitismo fascista e dall’ antigiuadaismo cattolico. Non si è mai svolta un’opera di elaborazione e repressione del passato da quale invece si sono ereditati stereotipi che permangono nella nostra società e si riattivano. IL SESSISMO: coniato negli anni del 1960. Sessista è chi proclama e giustifica la supremazia di un esso sull'altro. ANALOGIE TRA SESSIMO E RAZZISMO: Tra sessismo e razzismo c'è un parallelismo nei dispositivi ideologici che reggono i due sistemi di svalorizzazione entrambi basati su processi di naturalizzazione o biologizzazione. in entrambi i sistemi il linguaggio e le pratiche discorsive danno per scontato che il referente, il normale si incarni nel noi: il noi maggioritario se intendiamo la razza dominante o il noi maschile ugualmente dominante per il sessismo. Il noi, maggioritario e maschile, ha il potere di definizione poiché è esso che definisce universale e che definisce gli altri e l'altro genere come particolari. Esso elabora le norme alla base delle gerarchie fra i sessi e fra maggioranze e minoranze. sono sistemi di dominio complessi e dalle dimensioni molteplici. ideologica, discorsiva, sociale, politica. Il noi -maschile e maggioritario - definisce anche la norma della sessualità istituendo l'eterosessualità come normale a partire dal quale vengono poi commisurate tutte le altre forme di orientamento sessuale. Quindi il SESSISMO IMPLICA DUE FATTORI: la subordinazione del femminile al maschile e la gerarchizzazione della sessualità. DEFINIZIONE SESSISMO: designa l’insieme di idee, stereotipi, norme giuridiche, pratiche sociali e comportamenti individuali e collettivi, che concorrono a perpetuare e legittimare la gerarchia e la disuguaglianza tra sessi. Quest’ultima comprende una dimensione economica, sociale, giuridica, simbolica, linguistica. Esso non è riducibile all’antifemminismo. La gerarchia non discende dalle semplici differenze sessuate. La ragione per cui il superiore si trova sempre sul versante maschile è una conseguenza della considerazione delle donne come una risorsa che appartiene all'uomo perchè possano riprodursi. Per tale motivo il rapporto è gerarchizzato. Oggetto delle pratiche del sessismo sono anche gli omosessuali o i maschi eterosessuali fragili, “effemminati” che sono assimilati al genere femminile e trattai di conseguenza. Una delle forme in cui viene espressa l’inferiorizzazione dei diversi è la femminilizzazione ( esempio: una leggenda attribuiva agli ebrei le mestruazioni). Quindi anche i rapporti fra uomini possono riprodurre il modello gerarchico dei rapporti di genere. Può accadere che uomini appartenenti a popolazioni discriminate siano femminilizzati e le donne virilizzate. ORIENTAMENTO COSTRUTTIVISTA: la differenza tra i generi è l’esito di un processo storico e di una costruzione sociale e culturale. RAPPORTO DI CONTINUITA’: le varie forme di razzismo hanno imitato l’esperienza e il modello di relazione asimmetrica tipici del dominio fra i generi. DEFINIZIONE SPECISMO: ideologia della centralità e superiorità della specie umana su tutte le altre, che finisce per negare ai non umani la qualità di soggetti di vita emotiva e cognitiva. Sessismo e razzismo sono legati anche allo specismo. ANTROPOPOIESI: è il farsi dell’umano e cioè il maturare del senso di sé. E’ un processo che si avvia mediante l’attiva negazione dell’altro-da-sé. Da ciò viene l’assegnazione al campo inferiore della natura si essere diversi dal noi che ne giustifica il loro assoggettamento e il loro dominio. Partendo dalla separazione tra umanità e animalità l’uomo ha inaugurato un ciclo che lo ha portato a escludere dalla sfera dell’umanità un gruppo umano dopo l’altro. PROCESSO DI REIFICAZIONE: L’uomo considera e tratta gli animali al pari delle cose, ovvero come oggetti inerti, dominabili e sterminabili. SESSIMO-RAZZISMO-SPECISMO: implicano tutte l’idea di natura inferiore da soggiogare. Tutte hanno la stessa matrice, il desiderio di annullare l’altro-da-sé che non sia riconoscibile come parte del proprio sé. IL dominio sulla natura ha innescato il processo di svalutazione degli altri esse viventi e del genere femminile, percepito e trattato come natura ostile da soggiogare. Nella semantica occidentale dei rapporti di dominio si ricorre spesso alla metafora dell’animalità. Per inferiorizzare gli altri e il genere femminile è frequente il ricorso alle figure metaforiche della sub-umanità elaborate sulla base del riferimento all'animalità o meglio alla bestilità, cioè alla parte più oscura, pericolosa e negativa attribuita agli animali. Definita mediante metafore zoologiche. DONNA: come cagna, cioè come essere dalla sessualità animalesca e indomabile. ANALOGIA SESSIMO-RAZZISMO-SPECISMO: La tendenza a negare a coloro che apartengono a gruppi alterizzati ogni individualità e singolarità. Essi non sono percepiti in quanto individui singolari. Se è colto individualmente viene considerato un esemplare di un'entità collettiva omogenea ( il sesso, la razza, l'etnia) in ogni caso utile ad affermare per contrasto l'identità del noi. L'unica specie è quella umana alla quale viene contrapposta l' animalità che include la varietà estrema delle specie non umane. Alla base del razzismo e del sessismo c'è lo stesso meccanismo: noi opposti a tutti gli altri. PER SOVVERTIRE QUESTO MODELLO occorre mostrarne la parzialità: esso è nato dal pensiero occidentale che tende a disporre a poli opposti natura e cultura, umani e non umani. Questo modello dualistico è privo di senso per buona parte delle tradizioni culturali non occidentali per cui non è universale. DEFINIZIONE REIFICAZIONE: disposizione e pratica sociale che conduce a trattare soggetti diversi da noi come oggetti inerti o come cose o merci. Il sistema capitalistico ha portato la reificazione alle conseguenze estreme della mercificazione dei viventi (animali e donne). ANIMALI: nel loro caso la mercificazione è totale a tal punto che le industrie di sfruttamento non parlano più solo di riproduzione bensì di produzione dell'animale: come se gli animali fossero solo materiale corporeo che è compito del lavoro umano formare e riprodurre. N.B. ciò vale per gli oggetti che vengono lavorati e prodotti dagli uomini. Qui l'animale è considerato puramente come un oggetto infatti si usa il verbo produrre al posto del verbo realmente appropriato che è riprodurre. L'animale è il simbolo della vittima del potere, vittima inerme oltretutto poiché il potere non ha da temere nessuna resistenza da parte loro. VIVENTI: la tendenza a mercificare i viventi è all'opera nello sfruttamento della forza-lavoro dei migranti costretti a lavorare in condizioni schiavili. Sono braccia da lavoro in senso letterale delle quali non si percepisce più l'appartenenza al corpo infatti essi sono concepiti e trattati come puro oggetto, privo di sensibilità ed emozioni. Può accadere che i lavoratori si rivoltino ma neanche questo è sufficiente per essere riconosciuti pienamente umani. Per piegare la ribellione bastano ulteriori tecniche di potere come la deportazione compassionevole assimilabile a trasporto e stordimento degli animali prima dell'abbattimento. La distruzione del sistema razzista presuppone sia la rivolta delle vittime sia la trasformazione dei razzisti stessi e quindi la decomposizione interna della comunità istituita dal razzismo o sessismo. La distruzione del sistema sessista prevede la rivolta delle donne e la decomposizione della comunità dei maschi. Il capitalismo è la compresenza dei processi più avanzati con dimensioni economiche, sociali e culturali arretrate. Il capitalismo, nonostante le sorti progressive, non è mai riuscito ad eliminare il passato. Bisogna diffidare dei facili ottimismi progressisti: la discriminazione non è un residuo arcaico del passato destinato a dissolversi presto bensì un tratto che appartiene alla modernità. La società dello spettacolo ha prodotto, con il suo ribaltamento di ruoli e costumi del femminile e maschile, il mutamento delle forme di riduzione della donna a oggetto di merce per meglio dire a merce- spettacolo. Non si tratta di una degradazione a merce del corpo femminile ma di una vera e propria sostituzione, di una totale disumanizzazione del femminile che invece rende umano l'oggetto, lo assimila al corpo vivo e alle sue forme. Un'altra pratica usata è quella dell'utilizzo dei corpi femminili come tangenti, merci di scambio (per soldi) di un sistema di corruzione. La donna è diventata una tangente come un'altra ovvero una merce come un'altra per utilizzatori sporadici o costanti. E' innegabile che vi sia una complicità di una parte della popolazione femminile rispetto a questo utilizzo dei corpi femminili. La pratica descritta non è tipica della mercificazione al tempo della società dello spettacolo poichè lo scambio sessuo-economico è costitutivo delle relazioni sessuali in molte società. Quindi possiamo ipotizzare che l'utilizzo dei corpi come tangenti ne è una tra le tante varianti. Lo scambio sessuo- economico è lo strumento per eccellenza del processo di subordinazione della donna e della sua sessualità. In molte società è considerato normale e praticato abitualmente. La sessualità asimmetriche, implicante un compenso economico diretto in denaro o dissimulato sotto forma di dono e vantaggi, è la regola costante delle relazioni di genere ed è il prodotto della divisione sessuale del lavoro. Lo scambio è unidirezionale: i ragazzi danno un compenso in denaro o un dono. Le ragazze si concedono in cambio di denaro. La donna non è partner dello scambio che si svolge tra uomini ma solo oggetto di esso: in alcune società con il versamento del compenso alla famiglia della sposa lo sposo e l'intera sua parentela compravano il diritto di valersi dei servizi sessuali della donna. Nella società birom della Nigeria esistono forme di relazioni femminili extraconiugali dette njem: il pagamento del compenso matrimoniale dava al marito il diritto di cedere ad altri i servizi sessuali della moglie in cambio di una capra per esempio. La donna esigeva compensi dal proprio amante njem e ne traeva vantaggi economici e sociali. Esso garantiva alle donne un certo grado di autorità e autonomia QUAL' E' LA NOVITA' DELLA DONNA TANGENTE? Forse risiede nel fatto che la sessualità femminile sia merce di scambio in moneta all'interno di un sistema dominato dal mercato e dalla corruzione radicata da essere divenuta sistema di governo. Sia nel caso Birom che nel caso italiano delle escort a dirigere il gioco sono gli uomini: la donna è prestata agli uomini ma allo stesso tempo si fa prestare ( è quindi consapevole e consenziente) per ricavarne vantaggi per sé e per la famiglia. Il conflitto fra i sessi p sempre mutevole secondo le fasi storiche. L'attuale destabilizzazione dei ruoli sessuali è dovuto a mutamenti strutturali. Nella sfera pubblica si sta affermando il principio dell'uguaglianza tra generi anche se in Italia l'ideologia della subordinazione naturale delle donne è ancora pronunciata pubblicamente a differenza che negli altri stati. La novità di oggi non è un potere maschile senza autorità poichè era presente gia in passato. Esso è sempre stato senza autorità tanto da essere obbligato a costruire dispositivi e linguaggi per simulare l'autorevolezza maschile e occultare l'autorevolezza femminile. Perfino nella società del patriarcato le donne esercitavano in alcuni ambiti un potere reale ma taciuto e denegato dalla sfera pubblica. (ad esempio nella società birom). Oggi la crisi della sessualità maschile è più evidente a causa di uno sgretolamento della barriera fra i ruoli sessuali. Ma la crisi della sessualità e della relazione con il sesso femminile è costitutiva della stessa virilità tradizionale che spesso mascherava tendenze omosessuali. Quindi esisteva anche in passato. (*) POSTPATRIARCATO: nuova configurazione del conflitto fra sessi. LA NOVITA' DI OGGI E' che la narrazione della virilità è divenuta meno credibile che in passato. Inoltre gli uomini appaiono spaventati dalle rappresentazioni e dalle immagini dell'intraprendenza delle donne, più che dalla realtà di una loro autonomia effettiva che è piuttosto debole in Italia. L'autonomia delle donne resta infruttuosa poichè incapace di tradursi in azione politica, si agire pubblicamente e esercitare egemonia. ITALIA: Non bisogna vantarci del lascito del femminismo. Dovremmo allarmarci per la condizione penosa delle donne e per l'opera costante di umiliazione e offesa della dignità femminile. Il ruolo della donna viene mortificato come il suo corpo e la sua immagine e ciò causa il fenomeno della donna-tangente. Il sistema televisivo rappresenta la donna come oggetto sessuale. I programmi televisivi, quelli d'informazione e d'intrattenimento sono improntati a un unico modello: quello della ragazza seminuda, ammiccante che si esibisce per gli ospiti e per il pubblico privata di parola. La tv è uno strumento importante dell'apparato di potere che si è definito in Italia. Finisce per condizionare il linguaggio sia dei politici, sempre più sessista, ma anche la stessa struttura del potere politico e delle istituzioni. Influenza anche l'opinione pubblica, il senso comune e l'immaginario collettivo i quali riempiti di discorsi sessisti e razzisti finiranno per seguire i politici nelle loro imprese sessiste e razziste. 3 CAPITOLO I corpi non sono mai neutri, sono sempre corpi sociali, cioè culturalmente plasmati per mezzo di pratiche educative: ogni cultura ha il proprio modello etico ed estetico di corpo e specifiche procedure di modellazione dei corpi. I corpi degli altri (esempio gli emigrati) sono sottoposti a duplice vincolo: sono modellati dalla cultura di provenienza con le sue consuetudini e pratiche sociali e sono percepiti e rappresentati dalle categorie sociali della società d'arrivo. GLI ATTEGGIAMENTI PIU' CONSUETI VERSO I MIGRANTI 1 procedimento teorico: Si oscilla fra l'invisibilizzazione e l'iper-visibilizzazione dei loro corpi. Nella realtà quotidiana sono rese invisibili per lo più come forza-lavoro e spesso succede che aumentando esse diventino ingombranti e percepite come minacciose. I media raramente raccontano della loro condizione di sfruttamento e dipendenza, in genere esse sono occultate dal velo del disconoscimento e dell'insignificanza. Le persone straniere, in maggioranza donne, che svolgono lavori di cura sono il pilastro del welfare state all'italiana. Se queste lavoratrici vengono rese visibili è solo per insultare come badanti. Allo stesso modo l'esaltazione dei prodotti tipici italiani e l'invito a valorizzarli celano una realtà incontestabile: buona parte di ciò che costituisce il "tipicamente nazionale" (agrumi, parmigiano) è il risultato del lavoro delle persone migranti a nero, mal pagato e molto duro. I braccianti sono costretti a condizioni di esistenza servili. Sono sottoposti ad una subordinazione multipla poichè dipendono dai loro sfruttatori e dai caporali al loro servizio sia per il salario che per l'alloggio. Tutto ciò espone i braccianti anche a ricatti e molestie. Al contrario quando si tratta di stranieri che commettono trasgressioni i media sono sempre pronti ad indicare la nazionalità che viene occultata se uno straniero è vittima. Se si tratta di stupri femminili il sistema d'informazione enfatizza quelli commessi da stranieri. Una seconda retorica è quella della stereotipizzazione: i corpi reali scompaiono in favore di corpi costruiti sulla base di stereotipi. Non sono più individui ma tipi irrigiditi dai cliché e stereotipi che riguardano la rappresentazione dei corpi. (tipi = il clandestino delinquente, l'immigrato rapinatore). Queste immagini vengono proposte più volte dai media, dai politici e dal senso comune e sono il risultato di pregiudizi razzisti e sessisti: donne viste come aliene o sottomesse o intraprendenti di criminalità. Terzo procedimento retorico: indistinzione-magmatizzazione: la cronaca e la televisione ci propongono immagini che rimandano ad un corpo collettivo nel quale sono cancellati i confini individuali. Neanche da morti i corpi altrui sono riconosciuti come singolari, continuano ad essere definiti clandestini, insegni di un nome e ciò dimostra tutta la de-umanizzazione di cui i migranti e profughi sono oggetto. Il quarto dispositivo è quello della distinzione-marchiatura. Si allude alle procedure simboliche che incidono lo stigma sui corpi altrui nella forma della marchiatura o di un trattamento distintivo (esse posti in un centro di detenzione per migranti ) L'esempio che rappresenta il procedimento della distinzione-marchiatura è il confinamento nei lager di Stato. LINGUAGGIO: quando sottrae i corpi dall'invisibilità lo fa per trattarli come onnipresenti, proliferanti e minacciosi. Riproduce la figura del migrante come minaccia da controllare, disciplinare e correggere anche nel corpo. I corpi alieni sono anche figure proiettive alle quali si affida la rappresentazione di angosce individuali e collettive legate ai problemi irrisolti della nostra identità e del rapporto con il nostro passato ( come l'identità nazionale). NESSO RAZZISMO-PASSATO DELL'ITALIA: riguarda l'incapacità di fare i conti con la storia del proprio razzismo anche coloniale. Riguarda anche la persistenza di un rapporto problematico col passato di emigranti, spesso percepita come una vergogna da dimenticare. Alla nostra società manca la facoltà di ammettere e riconoscere come normale la realtà dell'immigrazione e della pluralità culturale. Non si riesce ad elaborare il passato e rispondere ai cambiamenti del presente in vista di un futuro migliore. Ci sono circostanze e condizioni storiche dove riscontriamo un legame tra sessismo e razzismo che sfociano in forme di violenza. ESEMPIO: guerra civile della ex Jugoslavia, in Bosnia Erzegovina con lo stupro delle donne della parte avversa. Era un'arma per colpire i nemici e mostra la continuità fra odio, violenza etnica e violenza delle donne. Lo stupro nasconde sempre una volontà di annientamento dell'identità della donna. Ovunque ci siano guerre civili spesso si verifica la pratica dello stupro di massa contro le donne che, oltre ad essere una conseguenza del conflitto, è considerata come un'arma. Lo stupro è finalizzato: a colpire le potenziali generatrici di futuri nemici contaminandole con il proprio seme e, nel caso, a procreare figli bastardi; serve anche a umiliare gli uomini nemici. Attraverso lo stupro si alterizza il gruppo rivale e si afferma la propria identità. FRANCIA: FEMMINISMO DI STATO è portabandiera di questo orientamento. Questo orientamento ha denunciato solo un genere di violenze definibile come sessiste: quelle commesse dai giovani arabi (poligamia, velo, burqa, matrimoni forzati). Hanno occultato la trasversalità della violenza sessista che come sappiamo vengono fatte in tutti gli ambienti sociali indipendentemente dalla cultura e dalle origini. Così facendo hanno legittimato il luogo comune che considera il sessismo un fenomeno esogeno e importato attraverso l'immigrazione arabo-musulmana. ISLAMOFOBIA: porta vanti gli stessi argomenti del femminismo francese nascondendosi dietro la difesa della laicità ( ma al tempo stesso non criticano l'esposizione dei simboli del cattolicesimo) Tra coloro che vanno contro i simboli e i luoghi di culto musulmani e sostengono il proibizionismo del velo vi sono anche alcune donne che ricoprono i ruoli pubblici. Una schiera di femministe hanno fatto una battaglia contro il velo e sembrano ignorare l'ambivalenza del significato del velo. Il velo è per le femministe lo strumento di oppressione delle donne musulmane e, attraverso loro, di tutte le donne. Ciò lascia trapelare una concezione eurocentrica di emancipazione forzata delle straniere. PENSIERO FEMMINISTA ITALIANO: non ha indagato l'intreccio effettivo tra sessismo e razzismo. Questo è un suo ritardo dovuto ai pregi e ai limiti della sinistra degli anni '70 che comprendeva anche i gruppi femministi i quali sostenevano le ragioni delle lotte di liberazione delle popolazioni oppresse senza fare distinzioni di culture e colori. A volte sorvolavano sulle specificità storiche e culturali da cui nascevano queste esperienze. Non valorizzavano il versante della lotta contro la discriminazione e il razzismo che alcune esperienze contenevano. Non hanno colto dai movimenti antirazzisti stimoli per indagare il contributo che il razzismo ha dato alla costruzione del sistema sessista. Non ha colto né analizzato fenomeni come la xenofobia e il razzismo verso persone minorate (omosessuali, transessuali).Secondo Perilli a questa inadempienza ha probabilmente contribuito il sopraggiungere dell'egemonia del PENSIERO DELLA DIFFERENZA, tendenza nata con gli anni 80. Differenza significa: differenza primaria alle quali tutte le altre sono subordinate. Questa ha ostacolato la comprensione dell'intreccio tra sessismo e razzismo, in un contesto italiano che non fa i conti col proprio passato coloniale. Il Italia, a differenza che nel resto d'Europa, sono caduti i freni inibitori che rendevano impronunciabili enunciati razzisti in pubblico. I ministri si permettono di insultare i migranti e i rom con banali cliché. Ci sono forme diffuse di razzismo istituzionale e popolare dimostrate dall'osservazione della realtà e dalla lettura attenta della cronaca. Più recentemente il femminismo italiano ha cercato di colmare il ritardo analizzando la xenofobia e il razzismo: hanno denunciato la tendenza ad etnicizzare lo stupro e il femminicidio. Esempio: un omicidio commesso da un rom ha scatenato una campagna politica e mediatica accesa. Tra le proposte istituzionali vi fu la convocazione di un Consiglio dei ministri che creò un decreto-legge che attribuiva ai prefetti la facoltà di espellere dall' Italia i cittadini per motivi di sicurezza. Nello stesso momento molti stupri venivano svolti da uomini autoctoni che però furono quasi ignorati dai media e non necessitavano l'intervento del Consiglio dei ministri poiché il colpevole non era uno straniero. 5 CAPITOLO Il pensiero femminista non si può ridurre ad un modello di parità ed eguaglianza di stampo liberale. In alcune sue correnti ha infatti sviluppato una critica del modello liberale e del suo falso universalismo che invece deve essere definito universalismo particolare, fondato su una monocultura dove l'umanità è bianca, maschile e europea. I due dispositivi alla base di questa società sono la naturalizzazione delle donne e la neutralizzazione della visione andocentrica (spacciata come neutra e universale). Negli anni più recenti i movimenti femministi rivendicano l'estensione e la piena applicazione dei principi liberali. E' sottinteso il dogma secondo il quale il noi occidentale possiede il monopolio esclusivo della modernità ed è caratterizzato da un progresso nelle relazioni fra i generi, così da poter esercitare un potere pedagogico sugli altri e altre. In Francia svanisce questo pensiero femminista e si assume un'inclinazione differenzialistica ovvero ognuno a casa propria per coltivare la propria differenza. In apparenza non affermava la superiorità di una popolazione bensì proclamava di opporsi ai processi di ibridazione per salvaguardare le diversità etniche. Sostenevano, però, l'incomunicabilità tra le diverse culture e quindi avveniva una chiusura sociale, di esclusione e discriminazione. Tenere conto delle differenze implica la rinuncia all'uguaglianza formale però il modello universalista finisce per affermare un'unica identità legittima ovvero quella del gruppo dominante. Questo tema rimanda alla questione de modelli di integrazione: Modello anglosassone: riconosce alle minoranze diritti collettivi come il diritto all'espressione della cultura d'origine nella sfera pubblica. Questo modello incrementa nelle collettività minoritarie il potere di élite spesso tutte maschili che pretendono di parlare a nome della comunità intera. Modello francese: riconosce diritti individuali universali e rifiuta i criteri di distinzione basati sulla comune cultura, religione. Questi due modelli sono opposti considerando gli ideali alla loro base ma hanno prodotto effetti sociali simili: discriminazione, emarginazione sono il risultato di processi che accomunano tutta l'Europa Il FEMMINISMO HA 2 MODELLI DA SUPERARE: MODELLO UNIVERSALISTA-ASSIMILAZIONISTA: pretende di dettare norme universali basate sulla norma bianca-maschile-aggioritaria-europea. Il femminismo critica proprio la norma dominante. MODELLO DIFFERENZIALISTA-MULTICULTURALISTA: chiede il rispetto per tutte le tradizioni culturali. Il femminismo dovrebbe mettere in discussione tutte le tradizioni compresa quella occidentale. Nel momento in cui si mette in discussione la supremazia dell'Occidente e della maggioranza si innescano polemiche antirelativiste: esse sostengono che il sistema culturale dominante deve essere assunto come metro di misura universale e che chiunque dubiti di questo assume un atteggiamento erroneo. Quello che viene invocato è un universalismo sbagliato: è sorretto dalla convinzione che i nostri valori sono universali e devono essere imposti alle altre culture anche con la forza. Prima di ogni possibilità di dialogo si deve smettere di pensare le culture come universi autonomi, separati e non comunicanti. La convivenza tra eguali e diversi necessita di confronti, di dialoghi ed è necessario quindi decentrarsi e rielaborare i propri valori assumendo una postura critica e relativista. POSTURA RELATIVISTA: si parla di postura ovvero una disposizione metodologica e non ideologica e dottrinale. Questa postura unita al superamento delle disuguaglianze sociale porterà al superamento dell'etnocentrismo e alla costruzione di un progetto di liberazione del femminile. Per spiegare la postura relativista si ricorre a due esempi: la polemica intorno alle modificazioni dei genitali femminili in Italia e l'affaire del velo in Francia e Italia RELATIVISTA: (*) riconoscimento del valore soltanto relativo, e non oggettivo e assoluto, della realtà o di fatti. Le considerazioni variano tutte da individuo a individuo, da cultura a cultura, da epoca a epoca. 1 ESEMPIO: MODIFICAZIONE DEI GENITALI FEMMINILI Cercare di capire un certo sistema simbolico, una pratica sociale differente dai nostri non significa condividerlo né approvarlo. ma si prova a decifrarne le logiche concettuali e sociali ed a ricostruire il contesto e i mutamento storici. Le MGF sono ormai superate e ciò grazie al coinvolgimento attivo delle donne che vivono nei paesi in cui le MGF sono praticate. Per comprendere i significati legati a queste pratiche bisogna analizzare e "tradurre" i codici differenti in modo da cogliere la complessità sociale e culturale dell'evento. Le MGF non possono essere ridotte a pura violenza sui corpi femminili. Fanno parte delle modificazioni permanenti del corpo finalizzate alla differenziazione di genere che valgono come marchi identitari, come marchio di appartenenza ad un gruppo sociale. Esse erano inserite nel contesto di rituali e cerimonie di passaggio. Le MGF interessano almeno 40 paesi. Le MGF comprende 4 tipi di pratiche dalla meno alla più invasiva. Gli intereventi vengono praticati in età differenti secondo i paesi e i contesti. In Africa si tende ad anticipare l’intervento ad un’età sempre più tenera e ciò finisce per togliere alla pratica il valore di rito di passaggio e lo trasforma ancora di più in un marchio distintivo di genere. Anche la nostra società ha forme di modificazioni dei corpi che le altre culture considerano raccapriccianti come i piercing dei genitali, la chirurgia estetica e il cambiamento di sesso. IL PROBLEMA DEL NOME “MUTILAZIONE” La designazione “ Mutilazione dei genitali femminili” risulta essere un’etichetta esito di una valutazione etnocentrica poiché il termine allude a una deformazione e deturpazione quando invece, le MGF, sono parte di un rito finalizzato a rimodellare i corpi femminili secondo un ideale di bellezza socialmente condiviso. Non deve essere ridotto a semplice violenza dell’integrità fisica. Infatti, in alcuni paesi, esse vengono definite circoncisioni: si ricorre allo stesso termine per entrambi i sessi. Con la circoncisione, in entrambi i casi, si vuole cancellare la bisessualità originaria fondata sulla presenza in entrambi i sessi di organi dell’altro sesso. L’atteggiamento comune è vedere le modificazioni altrui come mutilazioni e le proprie come perfezionamenti occultando sia il carattere culturale delle pratiche altrui sia il carattere cruento delle proprie. Ciò non riguarda solo l’atteggiamento occidentale. La designazione “ Mutilazione dei genitali femminili” può interdire la possibilità di dialogare con le donne interessate poiché si sentono offese dal termine usato in quanto non si allinea con la percezione soggettiva della propria esperienza. Le mutilazioni però perdurano anche grazie al consenso di una parte del mondo femminile. Alcune donne si vogliono sottoporre all’intervento perché temono l’emarginazione sociale. Questa pratica non è percepita come violenza bensì come segno di attenzione della famiglia verso la figlia. La percezione dei genitali modificati viene interiorizzata come normale che le donne operate giustificheranno e perpetueranno questo costume con le loro figlie. Per contro ci sono madri che lottano per il superamento della pratica in questione. In Occidente è diffuso il luogo comune che le modificazioni dei genitali femminili sono svolte da società arcaiche ma ciò non è vero. Un altro luogo comune da smentire è quello secondo cui questo rito è prescritto dal Corano. Le autorità religiose musulmane non avevano in passato un orientamento univoco sull’obbligo o il divieto della circoncisione. Oggi molte autorità sono contro ogni tipo di mutilazione così che uno dei fattori che spingono le donne a rinunciare è proprio l’Islam. LA DISPUTA ITALIANA SULLE MGF In Italia un gran numero di bambine corre il rischio di essere sottoposto a questa pratica: può infatti accadere che siano accompagnate dalle madri nei paesi di origine dove vengono sottoposte alla mutilazione a volte però praticata da operatrici itineranti senza le giuste precauzioni igieniche e sanitarie. La strategia del medico Omar Abdulcadir dell'ospedale di Careggi nel 2004 era quella di persuadere le madri a non effettuare la pratica sulle figlie. Nei casi in cui ciò non avesse dato il giusto esito si poteva praticare una puntura di spillo sul prepuzio della clitoride (una medicalizzazione) in modo da scongiurare un intervento più invasivo e da garantire la presenza del personale sanitario. Con la puntura i significati simbolici delle modificazioni sono modificati: le tecniche, i gesti le operatrici sono parte integrante della trama simbolica di un rituale che non può essere riprodotta in un altro paese con una pratica diversa. Il progetto del medico una volta finito sulla scena mediatica divenne oggetto di critiche. Alcune associazioni di donne si schierarono contro Abdulcadir poiché sostenevano che il nuovo rito induceva nelle donne una percezione negativa del proprio corpo e del proprio sesso proprio come il rito originale. Esso inoltre finirebbe per accettare e legittimare nello spazio pubblico le MGF. Secondo loro il rituale conserva il simbolo del dominio e della sottomissione dei corpi delle donne. Un' altra obiezione è che la puntura è un intervento invasivo praticato illegalmente sulle minori. Entrambe le critiche non giustificano il rigetto della proposta di Abdulcadir. Dal dibattito mediatico venne esclusa la dimensione antropologica ovvero la riflessione sulla costruzione culturale del corpo. Si crearono due schieramenti opposti fece concludere il dibattito con la condanna morale di Abdulcadir e la bocciatura della sua proposta. Fu però anche approvata una legge nel 2006 che punisce chi in assenza di esigenze terapeutiche fa una mutilazione degli organi genitali femminili. Il rischio è che con il ricorso al penale questa pratica diventi sempre più clandestina. Secondo la Pasquinelli questa legge ha un’ impronta colonialista perchè discrimina la responsabilità delle persone sulla base della loro appartenenza etnica. Si fonda su due elementi: la Costituzione e il codice penale sono sufficienti a sanzionare ogni forma di lesione grave. se l’inviolabilità del corpo è un principio assoluto dobbiamo vietare oltre che alle mutilazioni anche la circoncisione maschile, il piercing, gli interventi chirurgici e i cambiamenti di sesso. CAMBIO SESSO: intervento distruttivo che risponde alla medesima logica simbolica che presiede alle MGF, che mirano ad eliminare l’ambiguità dai corpi femminili cancellando le tracce di mascolinità. Per noi è più semplice accettare un intervento chirurgico come soluzione del problema piuttosto che ammettere la nostra costitutiva ambivalenza sessuale. Chi si sottopone ad interventi transgender è consenziente a differenza delle sottoposte a MGF. Se non si legge in chiave etnocentrica questo costume appare come un pratica di modellazione dei corpi per renderli conformi all’ideale morale e sociale che vige nella società. Si imprime sul corpo il marchio della cultura di appartenenza. I corpi degli altri li percepiamo come difformi o connotati da particolari marchi mentre viviamo i nostri come normali nonostante siano anch’essi caratterizzati da marchi. Pasquinelli pensa che bisogna mantenere aperti i dilemmi sulle MGF. Con esse si va oltre la costruzione e il disciplinamento dei corpi, rappresentano un sistema che vuole l’assoggettamento delle donne al potere maschile. Questo sistema è creato attraverso il sistema del compenso matrimoniale infatti le aree in cui persistono le MGF sono le stesse in vi è tuttora il sistema della dote. La dote viene versata dalla famiglia dello sposo a quella della sposa in cambio di una donna vergine e operata. Questa ipotesi non si può generalizzare a tutte le società in cui vi sono ancora le MGF poichè in alcune la verginità non è valorizzata. Però tutte le società che praticano le MGF c’è alla base il controllo della fecondità e la propiziazione. Queste ultime pratiche non esigono però la valorizzazione della verginità né l’inibizione del piacere femminile ( cause delle MGF) quindi non obbligano a tale pratica. CONCLUSIONE: donne o uomini non si nasce, lo si diventa. La definizione del sesso di un individuo non deve essere data per scontata. Ha bisogno di essere costruita mediante rituali e imposizioni di marchi simbolici che valgono anche come segni di appartenenza a quella cultura particolare. Spesso i marchi sono finalizzati a eliminare le tracce dell’ambiguità sessuale o dell’ ambivalenza di genere. In altre società servono a valorizzare l’ambiguità o ambivalenza e ad istituirla come regola sociale. Il superamento di tale costume avverrà con le migrazioni, i conflitti, i cambiamenti di regime, il crescente protagonismo femminile non con una pedagogia sociale dell’Occidente che incrimina le barbarie degli altri senza riconoscere i suoi rituali come problematici. 2 ESEMPIO: L'AFFAIRE DEL VELO ISLAMICO: intreccio tra sessismo e razzismo.
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