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La biografia e il pensiero di Immanuel Kant, Appunti di Filosofia

La biografia e il pensiero di Immanuel Kant, filosofo tedesco del XVIII secolo. Si descrive la sua formazione, gli studi scientifici e filosofici, la sua produzione letteraria e le influenze che hanno caratterizzato il suo pensiero. In particolare, si approfondiscono le tre Critiche, le opere principali di Kant, e la sua critica al razionalismo. Si analizzano inoltre le influenze di Newton, Hume, Rousseau e Cartesio sulla sua filosofia.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 20/09/2023

itsseren
itsseren 🇮🇹

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Scarica La biografia e il pensiero di Immanuel Kant e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! IMMANUEL KANT LA BIOGRAFIA Kant nacque a Konigsberg (attuale Kaliningrad) il 22 aprile 1724. Il padre era un sellaio, mentre la madre era seguace della religione pietista. Proprio per questa influenza della madre, Kant fu iscritto al collegio Fredericianum, dove ricevette una formazione basata sui principi etici. Dal 1747 al 1754 Kant fece il precettore, solamente nel 1755 ottenne il dottorato e la licenza per insegnare. Iniziò ad approfondire i suoi studi prima in ambito scientifico (in particolar modo leggendo Newton); si dedicò anche allo studio dei metafisici tedeschi, gli empiristi inglesi e Rousseau, sviluppando un pensiero completo in ambiti differenti, dalla scienza fino all’etica. Nel 1770 divenne professore, con la dissertazione (=esposizione di una questione di interesse scientifico o letterario ampia e particolareggiata) De mundi sensibilis atque intellegibilis forma et principiis. Undici anni dopo, Kant iniziò a pubblicare quelle che saranno i suoi più grandi capolavori: - 1781 Critica della ragion pura  limiti e capacità della ragione in ambito gnoseologico; - 1788 Critica della ragion pratica  ambito morale; - 1790 Critica del Giudizio  armonia della natura; Per Kant la sua città fu una grande certezza, amava Konisberg e non la lasciò mai. Gli ultimi anni della vita di Kant furono piuttosto complicati, sia per motivi di salute che per il conflitto con le autorità politiche. Infatti, morto il sovrano illuminato Federico il Grande nel 1786 e salito al trono il suo successore, Federico Guglielmo II, in Prussia il clima tra gli intellettuali mutò, a causa dell’affermazione della censura. Nel 1793 Kant pubblicò un’opera, La religione nei limiti della semplice ragione, per cui fu accusato di aver travisato la dottrina cristiana. Kant si difese, ma fu costretto a smettere di trattare questioni religiose nei suoi scritti. Morì nel 1804. GLI SCRITTI PRECRITICI E LA CRITICA AL RAZIONALISMO Nelle tre Critiche Kant sviluppa tre tematiche, ossia la scienza, la metafisica e la morale. Prima di giungere a queste opere, Kant aveva pubblicato degli scritti definiti “precritici”, in cui si sofferma sull’approfondimento della scienza newtoniana e l’indagine critica nei confronti della metafisica. La principale opera risalente a questo periodo è La storia universale della natura e teoria del cielo. In quest’opera, Kant spiega la formazione dei diversi mondi e dei diversi sistemi celesti a partire da una nebulosa originaria, per il solo effetto delle forze di attrazione e repulsione. Dunque, Kant costruisce un’ipotesi di formazione del sistema dell’universo applicando la teoria di Newton, utilizzando i principi del meccanicismo per spiegare i fenomeni fisici. L’intervento divino risulta essere limitato alla sola creazione della materia e delle sue leggi. Tuttavia, il meccanicismo risulta essere adeguato a Kant per spiegare i movimenti dei corpi, ma non i fenomeni del mondo vivente. Un altro elemento importante degli scritti precritici è la critica al razionalismo: in particolare, Kant intende ridimensionare la logica nell’ambito conoscitivo. Infatti, per Kant la logica non permette di elaborare nuovi concetti, ma solo chiarire quelli già posseduti dall’individuo. LE INFLUENZE NEL PENSIERO KANTIANO o Newton  equivale in campo scientifico a Rousseau. Come Rousseau aveva scoperto la natura dell’uomo, così Newton aveva colto le leggi capaci di esprimere i fenomeni naturali. o Hume  mette in discussione il rapporto di causa-effetto, svegliando Kant dal sonno dogmatico. o Rousseau  Ritiene che sia la ragione stessa a indicare i propri limiti poiché, essendo autonoma, non può venir diretta dall'esterno. o Cartesio  Kant ritiene che l’Io penso sia la facoltà che permette di formare la conoscenza, mentre Cartesio collegava con la formula “cogito ergo sum” la facoltà del pensare all’esistenza. Inoltre, il grande contributo di Cartesio alla filosofia moderna è dato dall'aver posto un primo elemento tra il soggetto e l’oggetto: l’idea. Infatti, l’uomo non conosce direttamente le cose, ma le idee su queste. Solo Kant risolverà definitivamente questa questione. cui le cose ci appaiono. Di conseguenza, non percepiamo il modo in cui un oggetto è realmente, ma solamente come ci sembra. Il fenomeno è composto da materia e forma. La materia sono le singole sensazioni/caratteristiche di un oggetto (il colore e la forma per esempio); la forma, invece, è l’unione delle varie sensazioni. Le de forme pure dell’intuizione sono lo spazio e il tempo. Lo spazio è la forma del senso esterno, mentre il tempo è la forma del senso interno. Analizzando le scienze, Kant nota che l’aritmetica si fonda sull’intuizione temporale pura, la geometria sulla pura intuizione spaziale. Nella seconda parte della Critica della ragion pura, la Logica trascendentale, Kant amplia il suo ragionamento, identificando anche i concetti, ossia gli elementi della conoscenza intellettuale. L’unione di intuizioni e concetti è la fonte della conoscenza. La Logica si divide a sua volta in Analitica e Dialettica. Nell’Analitica, Kant distingue le categorie, detti anche concetti puri, che rielaborano i dati sensibili e li connettono ai giudizi. Sono suddivisi in quantità, qualità, relazione e modalità, quattro macrocategorie suddivise a loro volta in tre sottocategorie. L’universalità delle categorie è assicurata da una facoltà, l’Io penso. Questo concetto viene considerato come il principio universale di unificazione, ed è il requisito affinché si possa conoscere il mondo. L’Io penso è equiparabile al “cogito ergo sum” di Cartesio, poiché la facoltà di pensare, per Cartesio, permetteva all’uomo di affermare la propria esistenza. Un altro parallelo che si può fare è con il pensiero illuminista. Infatti, anche gli Illuministi pensavano che la ragione, la capacità di pensare, fosse propria di tutti gli uomini e, perciò, universale. Terminata l’Analitica, Kant definisce due concetti cardine della sua filosofia: il fenomeno e il noumeno. Il fenomeno è il prodotto della conoscenza sensibile (spazio-tempo, categorie, Io penso). Il noumeno è il prodotto di una conoscenza intellettuale e non pratica (l’idea di mondo, di anima e di Dio.) Il noumeno è considerato da Kant in due sensi: un primo negativo, secondo cui il noumeno è un oggetto di cui non abbiamo esperienza sensibile, e un secondo positivo, secondo cui il noumeno è oggetto di un’intuizione intellettuale. Il concetto di noumeno, seppur negativo, è indispensabile, poiché serve a definire i limiti della conoscenza umana. Il mondo noumenico è oggetto di analisi dell’ultima parte della Critica della ragion pura, e verrà poi ripreso nella Critica della ragion pratica. Nella Dialettica trascendentale si analizzano i fondamenti della metafisica dogmatica. Protagonista di questa analisi è la ragione, considerata la facoltà del pensiero che si rivolge di ciò che si trova oltre l’esperienza. La ragione opera secondo le idee, riprese dalla filosofia platonica. Le idee sono necessarie, e non si può dare loro una giustificazione oggettiva. La metafisica è l’unione di tre idee: l’idea di anima, l’idea di Dio e l’idea di mondo. L’idea di anima  L’anima è la sostanza semplice che permane identica nel corso del tempo. Secondo Kant, questa considerazione è sbagliata, in quanto basata su paralogismi, degli pseudo-ragionamenti. L’errore di questo ragionamento consiste nella trasformazione dell’Io penso in una sostanza sussistente. Ciò non è possibile, in quanto non possono applicarsi le categorie della sostanza all’Io penso, che non è un oggetto ma una facoltà. L’idea di mondo  Il mondo è inteso come la totalità delle condizioni dei fenomeni. La pretesa dell’uomo di conoscere il mondo nella sua totalità porta a una serie di antinomie, cioè coppie di proposizioni in contraddizione tra loro. L’errore sta proprio nel considerare il mondo nella sua totalità esistente in sé. L’idea di Dio  Dio è inteso come un Essere supremo, originario e perfetto, che richiede tutti i predicati racchiusi in sé. Questo non può che essere un’idea. La ragione non può trasformare questo concetto ideale in una realtà. A questo punto, Kant critica le tre prove tradizionali dell’esistenza di Dio. 1. la prova ontologica: passaggio erroneo e arbitrario dal piano logico a quello ontologico 2. la prova cosmologica: utilizzo indebito della categoria di causalità al di fuori dei fenomeni 3. la prova fisico-teologica: il concetto di Essere necessario è un puro concetto della ragione Sulla base del ragionamento sviluppato nella Dialettica, Kant scrive la Critica della ragion pratica. LA CRITICA DELLA RAGION PRATICA (1788) In questa critica Kant cerca di conoscere il mondo della metafisica, distaccandosi dal metodo indicato nella Critica della ragion pura. La ragione ha una legge a priori, che è quella del dovere, che è universale e valida per ogni uomo. Questa legge morale si esplica attraverso l’imperativo categorico (tu devi), che esprime un comando incondizionato e non è subordinato a nessun’ipotesi. Diverso dall’imperativo ipotetico, che è un comando condizionato indirizzato a un obiettivo preciso. L’imperativo categorico si esprime con tre formule diverse: - “Agisci in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere in ogni tempo, come principio di legislazione universale”  il fine ultimo di un evento particolare deve potersi inserire in un contesto più ampio, quello universale - “Agisci in modo da trattare l’umanità, tanto nella persona tua quanto nella persona di ogni altro, sempre come fine e giammai unicamente come mezzo”  la razionalità deve essere il fine e non il mezzo - “Agisci in modo che la tua volontà possa essere considerata come istituente una legislazione universale”  la legge morale scaturisce dalla ragione umana. Così, si delineano le caratteristiche della morale kantiana. La morale kantiana deve essere fondata sulla ragione, perciò è detta formale: la ragione indica la forma, ma non il contenuto delle azioni. Questa, essendo basata su un principio logico, sarà una morale rigoristica, che esclude sentimenti, passioni e desideri. Un’altra caratteristica è l’autonomia della morale. Infatti, essendo la ragione contenuta in ognuno di noi, la morale ci rende liberi e autonomi nel prendere le decisioni. Questa caratteristica echeggia i principi della Rivoluzione francese, a cui Kant aderì, e quelli sono contenuti tutti nelle caratteristiche della morale kantiana. La libertà è l’autonomia della morale; l’uguaglianza è la facoltà universale della ragione; la fratellanza si esprime nel secondo imperativo categorico, poiché Kant afferma di dover agire per sé stessi e per gli altri. Per Kant, la natura umana era maligna, e per questo ogni individuo doveva lottare con sé stesso, al fine di arrivare al bene. Dunque, in questa Critica, a differenza della Critica della ragion pura, Kant arriva alla conoscenza dell’anima, del mondo e di Dio (la metafisica) attraverso una serie di postulati (elementi che non devono essere dimostrati). Dio, l’anima e il mondo sono dei postulati morali, necessari per l’etica. Il primo postulato è la libertà. Perché ci sia una vita morale, è necessario poter scegliere tra bene e male, conoscendo la differenza, e per scegliere è necessario ci sia libertà. Tuttavia, per Kant la libertà non è la facoltà di poter fare qualsiasi cosa, ma una restrizione delle possibilità. Frustrato dal fatto che non è in grado per natura di compiere esclusivamente il bene, l’uomo ha la necessità di estendere la sua esistenza, postulando l’immortalità dell’anima. Il postulato di Dio, infine, si spiega con il fatto che Dio è un essere perfetto, in cui è sottinteso il concetto di bene assoluto. Solamente con l’esistenza di Dio l’uomo aspirare effettivamente al bene.
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