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LA CADUTA DELL'IMPERO ROMANO + RIASSUNTO SULL'IMPERO BIZANTINO, Schemi e mappe concettuali di Storia Medievale

Storia delle invasioni barbaricheStoria dell'Europa medievaleStoria Economica MedievaleStoria dell'Impero Romano

Riassunto delle cause che portarono alla caduta dell'Impero Romano + Riassunto sulla storia bizantina negli anni successivi alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente con accenni alla sua caduta avvenuta nel 1453

Cosa imparerai

  • Come hanno contribuito le invasioni barbariche alla fine dell'Impero Romano d'Occidente?
  • Come ha contribuito la struttura economica rigida all'andamento della decadenza dell'Impero Romano d'Occidente?
  • Perché la politica espansionistica dell'Impero Romano d'Occidente è stata abbandonata a favore della difesa dei confini?

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 02/07/2022

SoloAle
SoloAle 🇮🇹

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Scarica LA CADUTA DELL'IMPERO ROMANO + RIASSUNTO SULL'IMPERO BIZANTINO e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! STORIA MEDIEVALE LA CADUTA DELL’IMPERO ROMANO D’OCCIDENTE E LA NASCITA DEI REGNI ROMANO-BARBARICI Sul motivo della decadenza molti storici sono divisi su più cause, ma tutti ritengono per certo che non fu una sola la causa scatenante ma un concatenarsi di cause, nessuna delle quali volutamente finalizzate a ciò, che portarono al crollo della respublica romana. Le cause principali furono: 1. Una struttura economica non flessibile: il cui funzionamento poggiava sulla capacità di prelevare tasse (per lo più derrate alimentari) da redistribuire poi in tutto l’Impero, che grazie alla sua unità sotto un’unica guida consentiva l’assenza di barriere alla circolazione delle merci. 2. La rottura dell’unità: una volta venuta meno, i presupposti per il funzionamento di questo sistema andarono a scomparire; se le invasioni barbariche furono un successo lo si deve anche ai fattori interni all’Impero. Tra questi vi era il peso politico dei pretoriani, l’inflazione, l’impoverimento delle campagne, l’aumento dei poveri in città e le epidemie 3. Le invasioni barbariche: da sempre presenti mirate questa volta non solo alla semplice razzia, ma anche a trarre i vantaggi che i cittadini romani godevano da tempo. Per questo già dal II secolo d.C. si abbandonò la politica espansionistica per concentrare tutte le forze sul mantenimento dei confini, specialmente per i barbari provenienti dall’est che si erano stanziati oltre il grande limes (cioè confine fortificato) renano-danubiano. Ma dopo la morte di Costantino nel 337 d.C. non si riuscirono più a contenere le intrusioni, con i barbari che si insediarono nei territori dando vita a nuove realtà che presero il nome di regno romano-barbarici. Per cercare di preservare l’Impero, l’imperatore Teodosio prese una drastica decisone, dividendo in due parti l’impero e affidandole ai suoi due figli. Ad Arcadio fu affidata la parte orientale mentre Onorio divenne imperatore della parte occidentale. Ma ormai le invasioni barbariche erano sempre più un problema difficile da gestire sia per la parte occidentale che per la parte orientale, per la difesa militare dell’Impero sempre più indebolita poiché i cittadini romani erano pochi inclini agli obblighi della leva militare. Per questo motivo, già tra il II e il III secolo d.C. l’esercito era composto soprattutto da mercenari; l’Impero, di fatto cominciò ad assoldare intere tribù barbare. A molte di queste fu permesso di stanziarsi all’interno del territorio della respublica in cambio del servizio militare, regolato da precisi strumenti giuridici:  regime della foederatio: che comportava l’obbligo di combattere per Roma e difendere l’Impero dietro un pagamento di un compenso  sistema del hospitalitas: consisteva loro di stanziarsi in un determinato territorio ricevendone in cambio un terzo (tertia), o proventi e quote fiscali che corrispondevano come fonte di sostentamento. Alla fine del IV secolo le pressioni dei barbari sui confini della respublica acquisì una dimensione senza precedenti tanto da registrare un colossale movimento migratorio di popolazioni nomadi originarie dell’Asia, forse a causa del clima, che si insediarono in Occidente in prossimità del Mar Nero. Esemplare fu, infatti, la sconfitta del 9 agosto del 378 nella piana di Adrianopoli in Tracia, dove i Visigoti sbaragliarono l’esercito romano e nella battaglia morì lo stesso imperatore Valente; segno ormai dell’imminente tracollo della parte Occidentale dell’impero. In seguito al termine di una convulsa stagione che vide succedersi sul trono figure imperiali deboli figure nel 475 il patrizio Oreste depose l’imperatore Nepote e lo sostituì con il suo giovanissimo figlio Romolo. I contingenti dei barbari che costituivano l’esercito sfruttarono questa fragilità per pretendere lo status di federati, ma davanti al rifiuto di Oreste, nominarono re l’ufficiale barbaro Odoacre che uccise Oreste e depose Romolo. Dopodiché restituì le insigni imperiali a Costantinopoli e giunse in Calabria a seguito dei monaci che fuggirono durante il periodo iconoclasta. L’APOGEO DELL’IMPERO BIZANTINO Con l’imperatore Michele III (842-867) la corte di Bisanzio per splendore poteva rivaleggiare con quella di Baghdad, capitale del califfato arabo. Sotto la sua guida ci fu una rinascenza culturale che portò ad un periodo di splendore politico che poi raggiunse l’apice sotto la dinastia macedone; in quel periodo inoltre fu completata la cristianizzazione di slavi e bulgari fino ai territori russi, grazie a diversi esponenti tra cui Cirillo e Metodio (inventori dell’alfabeto cirillico usato ancor oggi nelle popolazioni slave). Grazie a diverse spedizioni militari riuscirono nel IX secolo a riconquistare l’Italia meridionale, eccetto la Sicilia ancora in mano agli arabi, riorganizzandola nei temi di Longobardia (Puglia), di Lucania e di Calabria. Il tema era un decentramento del potere con un’amministrazione e un esercito propri. Strutture di quel periodo ancor oggi presenti in Calabria sono: il Monastero di S. Adriano, Chiesa di S. Marco, S. Maria del Patire e la Cattolica di Stilo che al suo interno presenta affreschi che richiamano l’arte che era in voga a Costantinopoli. Divenuta ormai, per l’ultima volta, arbitro degli affari interni e riottenendo un certo prestigio politico- culturale, Bisanzio rivendicò il suo ruolo di Impero universale; ed è alla luce di questi avvenimenti che si comprende l’insanabile frattura fra la Chiesa d’Oriente e quella d’Occidente, che culminò poi nello scisma del 1054 DECLINO DELL’IMPERO BIZANTINO: TRA CROCIATE E MINACCIA TURCA L’Impero bizantino, soprattutto in seguito alle crociate si vede sempre più costretto ad una dimensione regionale. A questo si aggiunse la spinta delle tribù turche dei selgiuchidi che ridiede forza alla spinta espansionistica islamica ma non solo; in Occidente, infatti, una popolazione di origine nordica, i Normanni, minacciava i territori bizantini che in seguito riuscì a conquistare. Anche i diversi privilegi che l’Impero diede alle repubbliche marinare di Venezia, Pisa e Genova furono dannose, poiché queste fondarono delle colonie in Oriente totalmente indipendenti dall’autorità bizantina. Queste cause aggiunte alla perdita di iniziativa economica e militare, alla svalutazione monetaria determinarono una recessione economica, segnarono l’inizio della fine dell’impero bizantino. La fine avvenne nel 1453 quando Costantinopoli cadde sotto le armate di Maometto III; l’impero provò invano a sollecitare un sostegno da parte dell’Occidente cercando dunque una sorta di riconciliazione tra le due Chiese, attraverso diversi concili (l’ultimo fu il concilio di Firenze avvenuto nel 1439) senza però ottenere nulla.
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