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La caduta della Repubblica Romana, Appunti di Storia

Quali sono le cause, e le conseguenze, della caduta della repubblica Romana?

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 06/01/2019

Mattia_Lupica
Mattia_Lupica 🇮🇹

4.3

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44 documenti

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Scarica La caduta della Repubblica Romana e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Appunti di Storia Romana autore: Mattia Peter Lupica La crisi della Repubblica Roma viene influenzata dalla cultura greca Alla fine delle guerre puniche Roma diviene la superpotenza più importante; il problema, però, era che la società romana era ancora dominata dall'antica nobiltà dei patrizi, che non volevano adeguarsi ai tempi. Una parte di patrizi erano avversi alla cultura greca(vuol dire che, in un certo modo, si opponevano ad essa); dalla Grecia erano giunte persone di elevata cultura, come medici, filologi e grammatici: ad esempio, nel 155 a.C. Diogene fonda la scuola della filosofia stoica. Il luogo in cui cultura romana e cultura greca convergevano di più (ovvero, si legavano) era il “circolo degli Scipioni”, i cui componenti credevano che solamente la cultura potesse elevare la potenza di Roma. Uno dei membri principali fu Panezio, filosofo stoico, che influenzò Cicerone tanto che lo stesso modellò il suo trattato De Officis sulle opere di Panezio. Il contatto con il mondo greco, perciò, portò Roma ad un cambiamento dei costumi: i ricchi sfoggiavano preziosi gioielli e abiti sempre più ricercati; la cucina e l'alimentazione diventarono più raffinate. Le donne ottennero maggiori libertà e perse un po' di potere il pater familia La società di Roma dopo le guerre puniche: il proletariato urbano, i cavalieri, le aziende agricole e il mercato degli schiavi Le guerre puniche avevano fatto la fortuna di alcune classi, ma non del proletariato urbano che fu raso al suolo. Gli obblighi militari, infatti, costrinsero i contadini ad abbandonare le campagne per le città; al ritorno dalla guerra , oltre che a trovare gli appezzamenti (i campi) distrutti, trovarono altre colture, come quella dei cereali. Non avendo più soldi per convertire le vecchi coltivazioni in oliveti e vigneti, decisero di vendere le proprie terre agli aristocratici, sperando però di farsi assumere. La maggior parte dei contadini, d'altro canto, si riversò in città in quanto disoccupati. Il governo, per arginare questa situazione, donava grano e distraeva questa “folla di disoccupati” con giochi nel circo. La nuova ricchezza rappresentata dal bottino di guerra era in mano ai cavalieri(i cittadini più ricchi e possessori di grandi capitali e possedimenti commerciali), che adesso cominciano a dedicarsi anche all'industria ed al commercio su larga scala (e, in più, si facevano assegnare degli appalti). Dato che lo stato non era in grado di riscuotere i tributi, spettava proprio ai cavalieri fare ciò; essi, infatti, erano incaricati di incassare i tributi nei territori sottomessi versando, poi, una quota fissa allo stato e tenendosi la restante parte. Detto in altre parole: più incassavano e più si arricchivano. L'aristocrazia, in questo periodo, possedeva molte terre che decise di organizzare dal punto di vista produttivo in fattorie, affidate ai fattori che n un certo modo dirigevano il lavoro di braccianti e schiavi. La produzione agricola divenne una parte fondamentale della vita economica. Sul finire del II secolo a.C. il mercato degli schiavi erano diventato una della attività commerciali più redditizie del Mediterraneo e di Roma. Gli schiavi erano sottoposti a fatiche fisiche estenuanti, sottoalimentati e abbandonati quando si ammalavano gravemente: erano trattati come oggetti, “arnesi”. Catone nel De Agricoltura disse che “vanno eliminati come un arnese rotto”. La vita politica e i problemi esteri: la corruzione di aristocrazia e magistratura e i problemi “esterni” Eh si, cari ragazzi: la corruzione non è solo un problema della società del nostro tempo, ma ha radici molto lontane. Molti disoccupati erano diventati clientes delle grandi famiglie, le quali li usavano come “oggetto” di manovra politica indicando loro come votare nelle assemblee: insomma, difendevano tramite loro i propri interessi. Le Magistrature, intanto, si erano letteralmente corrotte: chi intraprendeva una carriera politica lo faceva per diventare, molto spesso e volentieri, un console. Gli alleati italici avevano partecipato alle guerre a fianco di Roma, offrendo un contributo decisivo per l'esito positivo. Ma Roma li trattava molto male: non dava loro le terre promesse, li sottoponeva a pesanti imposizioni fiscali e non concedeva il diritto di voto. Messi molto peggio, però, erano gli abitanti al di fuori dell'Italia (per intenderci: quelli che a Sparta erano gli iloti) perché erano sottoposti a delle vessazioni estenuanti e incessanti. I Gracchi e la politica riformista: Tiberio e Carlo Gracco Tiberio Gracco- riforma agraria Tiberio Gracco riteneva intollerabile che una parte di popolazione vivesse in condizioni disumane e di miseria assoluta, tanto che si rese conto di quanto questo avesse potuto portare Roma alla rovina. L'unica soluzione, secondo Tiberio, era quella di ricostruire la classe dei piccoli coltivatori e pertanto, nel 133 a.C., si fece eleggere tribuno della plebe, proponendo una legge agraria che avrebbe vincolato tutta la popolazione. Il problema era che, però, i senatori erano proprietari ILLEGITTIMI di terreni pubblici e, perciò, erano contrari a questa legge in quanto la consideravano come un atto di esproprio. Tiberio , perciò, fu accusato di volersi impossessare del potere e il senato votò contro di lui. Nei tumulti che seguirono fu ucciso(133 a.C.) Caio Gracco Nel 123 a.C. Caio Gracco, fratello di Tiberio, venne eletto tribuno della plebe. Con una serie di abili provvedimenti si guadagnò il sostegno dei cavalieri; inoltre ripropose la legge agraria del fratello Tiberio, costruì nuove strade e fondò colonie nelle province. Grazie a ciò venne rieletto, nel 122 a.C., tribuno. Egli, in questa circostanza, propose di attribuire la cittadinanza romana ai socii italici (gli alleati), ma questa proposta fu la causa della sua rovina: nel 121 a.C. non venne rieletto e , allora, passò alla rivolta armata non vincendola. Anzi: per evitare la morte chiese ad uno schiavo alleato con lui di sacrificarsi al posto suo, e così fu. II secolo a.C.: i capi militari al potere Morto Caio, il potere era tornato nelle mani dei senatori(optimates). A costoro, però, si opponevano i populares, nelle cui “fila” militavano cavalieri, plebei e italici. Il proletariato urbano oscillava tra le due parti, in base ai vantaggi del momento (un po' come fanno gli ignoranti nel calcio: vanno verso la squadra che vince. Se dovesse vincere contro il Genoa la Juve, loro andranno verso la Juve). La guerra giugurtina: Caio Mario Nel 112 a.C. il senato dichiarò guerra a Giugurta, re di Numidia, che aveva fatto uccidere dei commercianti italici. Nel 107 a.C., a Roma, viene eletto console Caio Mario, homo novus, poiché apparteneva ad una famiglia che mai, fin ora, aveva governato Roma. Mario riformò l'esercito, rendendo l'arruolamento volontario e aperto a tutti. Nel 105 a.C. il regno di Numidia venne domato; Caio Mario fu riletto console per ben cinque anni, nel corso dei quali sconfisse i cimbri e i teutoni(due popolazioni germaniche che minacciavano i confini. La guerra sociale, la guerra contro Mitriade, la guerra civile ed il ritorno di Silla dall'Oriente Il senato ignorava le richieste degli alleati di avere la cittadinanza romana. Nel 91 a.C. questi decisero di muovere guerra a Roma (per questo la definiamo “guerra sociale”). Le ostilità si estesero molto presto anche all'Italia centro-meridionale. Al comando del nobile Silla, l'esercito ottenne dei successi importanti, ma il senato fu costretto ad estendere la cittadinanza agli alleati onde evitare che la guerra si estendesse. Nel frattempo Mitriade stava preparando una nuova guerra: Mitriade VI, re del Ponto, aveva dichiarato guerra a Roma . Nell' 88 a.C. il senato gli dichiarò guerra, ma il popolo voleva che fosse Mario a combatterla e non Silla. Alla fine la spuntò Silla, che partì per l'Oriente. Nell'86 a.C. morì Mario e nell'82 a.C. Silla terminò la guerra con la battaglia di Porta Collina aggiudicandosi la vittoria Le riforme di Silla e la fase senatoria Silla fu nominato dittatore, con l'incarico di costituire una nuova repubblica e istituire nuove leggi. Uno dei suoi primi provvedimenti fu la redazione di liste di proscrizione, ovvero di elenchi di persone che potevano essere uccise da chiunque volesse farlo. Molti ammiratori di Silla, tra cui Crasso, approfittarono di ciò per arricchirsi con i beni delle persone uccise. Inoltre, Silla, aumentò il numero dei senatori da 300 a 600 ; per controllare le magistrature, invece,
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